Post parto: il supporto delle terapie manuali
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Tecnicamente con “post partum” ci si riferisce alle 2 ore successive al secondamento (ovvero l’ultima fase del parto, che corrisponde con l’espulsione della placenta).
Correntemente, invece, siamo soliti utilizzare il termine “post parto” per indicare un periodo senza limiti temporali precisi, compreso tra il parto e il fisiologico ritorno alla “normalità”.
I cambiamenti intervenuti al fisico, e perdurati per un lasso di tempo piuttosto considerevole, sono arrivati al massimo della propria manifestazione. I tessuti coinvolti necessitano ora di assestamento per ritrovare un equilibrio ottimale.
Tutto questo mentre molte energie vengono costantemente spese per garantire la cura del benessere di un altro individuo completamente dipendente: spesso si tende a sottovalutare l’importanza della propria salute, proprio in nome di queste nuove responsabilità acquisite.
Senza contare che il processo di “ritorno allo status quo” potrebbe essere tutt’altro che lineare, specialmente in presenza di disturbi pregressi o creatisi durante la gravidanza.
Durante la gravidanza grandi tensioni vengono, ovviamente, accumulate nell’area del bacino e degli arti inferiori, sottoposti alle tensioni create dall’aumento di volume dell’addome. Il peso del bambino e dell’utero fanno incrementare notevolmente la forza discendente e le linee di forza risultano pertanto essere sbilanciate, minando la stabilità del corpo.
Inconsapevolmente, la donna gravida corregge la sua postura, mettendo in atto degli adattamenti muscolo-scheletrici per rimanere in equilibrio, reagendo nella maniera più economica ed efficiente possibile.
I principali aggiustamenti sono a carico del rachide lombare e del bacino: con il progredire della gestazione, aumenta progressivamente la curvatura del rachide lombare e il sacro, a causa della iperlordosi, assume una posizione più orizzontale (nutazione) ampliando così l’area su cui gravano le pressioni del peso del tronco.
Questo atteggiamento posturale genera un’iperlordosi che potrebbe perdurare anche nel post partum (convenzionalmente inteso) sottoforma di “iperlordosi residua”.
Questo fenomeno è favorito anche dall’effetto degli ormoni che rendono i legamenti più rilassati e dalla riduzione di tono dei muscoli retti addominali, che agevolano ulteriormente un’antiversione del bacino. In questo modo il corpo ritrova il suo baricentro e quindi l’equilibrio.
Alcuni comuni disturbi tipici del post partum possono originare sia da disequilibri creatisi durante la gravidanza, che essere correlati a traumi avvenuti proprio durante il parto.
In questo senso, nella fase di riabilitazione post parto avrà grande rilevanza conoscere la modalità di parto (cesareo o vaginale) affrontata.
Le strutture che maggiormente potrebbero essere soggette a traumi (di varia entità) sono chiaramente quelle che vengono più sollecitate dal peso del bambino e dai cambiamenti che questo comporta:
Tra i vari disturbi correlati al post parto, merita menzione, in quanto molto diffuso ma relativamente poco conosciuto, la diastasi dei retti addominali, che comporta l’allontanamento permanente dei muscoli retti dell’addome (la diastasi si definisce non più fisiologica se presente anche oltre sei mesi/un anno dal parto).
L’attività tonica dei muscoli dell’addome, che costituisce la parete addominale anteriore, supporta e protegge i visceri che sono presenti all’interno. Inoltre, questi muscoli svolgono un ruolo essenziale nel mantenimento della postura attraverso la stabilizzazione del bacino e della colonna toracica e lombare.
Sottoposti allo stress tensionale della gravidanza, i tessuti tendinei della Linea Alba (la struttura tendinea che connette i due retti longitudinalmente), perdono il proprio tono determinando un allontanamento permanente dei ventri muscolari.
Questo deficit funzionale, scarsamente conosciuto anche a livello medico, modificando l’assetto dell’area del bacino e del tronco, diminuisce di fatto la capacità contenitiva dei muscoli addominali e può, a sua volta, causare problemi di incontinenza, ernie, lombalgie croniche, disturbi digestivi, gonfiore addominale.
Le terapie manuali costituiscono un approccio molto efficace per riequilibrare eventuali squilibri tensionali presenti e agevolare il recupero funzionale delle strutture coinvolte e, quindi, facilitare la transizione fisica e mentale della neomamma, in maniera non invasiva e totalmente positiva.
Nello specifico sarà possibile ridurre gli spasmi nell’area del bacino con massaggi lenti e profondi, mirati a restituire la fisiologica elasticità ai muscoli del comparto gluteo e lombare, all’ileopsoas, rilassare il diaframma e il pavimento pelvico, allungare i legamenti che potrebbero contribuire alla riduzione di funzionalità di importanti strutture vascolari e nervose contigue.
Interventi specifici possono inoltre essere eseguiti con ottimi risultati su eventuali cicatrici del cesareo, allo scopo di eliminare aderenze e restituire mobilità, nonché ridurre fastidi correlati al capoparto.
Recuperare le capacità fisiche contribuirà a mantenere alto anche il morale e l’efficienza generale della neomamma.
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