Gli attacchi interni al benessere: una visione della medicina cinese

“La Milza aiuta lo Stomaco a veicolare le sostanze liquide”
So wen cap. 15

I gonfiori del corpo: da cosa dipendono

Tra le cause di malattia, la Medicina Tradizionale Cinese individua gli attacchi interni.
Significa che, oltre a cause provenienti dall’esterno come gli eccessi del clima o i traumi, e ad errori che si possono fare, come quelli alimentari, ci sono delle condizioni che si generano all’interno del corpo stesso.

Tra le condizioni significative che si producono all’interno vi è quella che, in medicina cinese, è detta “la comparsa di umidità”.
Detta umidità si distingue dalle altre condizioni perché porta dei segni inequivocabili, primo tra questi il rallentamento e il senso di pesantezza, nel corpo e nella mente:

  • rallentano i movimenti, le gambe si fanno pesanti
  • rallentano i pensieri, si diventa più “lenti”
  • rallenta la circolazione nelle vie del corpo, per esempio il tipico mal di testa “a casco”.

Se la circolazione rallenta, si produce intasamento, l’energia e i liquidi sono ostacolati nella loro libera circolazione.
Il pensiero si ingarbuglia, l’energia Qi (o Ki), invece di dipanarsi e distribuirsi in tutto il corpo, condensa come una nebbia e confluisce verso il centro (così come i pensieri che rimbalzano sulle pareti senza trovare la via d’uscita).
L’area del plesso solare si appesantisce, diviene rigida, gonfia. È l’umidità interna: il rallentamento blocca tutto nel centro, compare il gonfiore addominale.

Gonfiore, edema e obesità androide

L’umidità tende ad accumularsi nella parte centrale e inferiore del corpo, provocando gonfiori all’addome e una condizione simile alla obesità detta “a mela” o andride, oltre che alle caviglie, condizione accompagnata dalla sensazione di avere le gambe pesanti.
Anche i pensieri si fanno lenti e aggrovigliano, si rimugina.

La medicina cinese tratta la radice comune di edema (liquidi) e obesità (grassi), quella responsabile del rallentamento che crea l’accumulo di umidità: l’organo Yin chiamato Milza-Pancreas.

Il ruolo della Milza-Pancreas nella MTC

Tra le funzioni della Milza – Pancreas all’interno del Movimento Terra in Medicina Cinese vi è quella di “trasportare e trasformare” ciò che lo Stomaco riceve: il nutrimento, sia definito come un alimento, sia come esperienze vissute. Ci nutriamo anche di conoscenze, di letture e  relazioni, di esperienze.
Qualsiasi cosa va prima digerito e poi trasportato e trasformato per divenire parte di noi. Infine, ciò che è sovrabbondante, inutile o dannoso andrà scartato, espulso.

Nella ritenzione dei liquidi, nell’obesità e nel gonfiore, se l’ origine è interna, devono innanzitutto essere rimosse le cause del deficit responsabile del rallentamento che causa l’accumulo di umidità.
Prima di rimuovere la stagnazione (sgonfiare) e ripristinare la circolazione dei liquidi e dell’energia, è necessario sostenere il metabolismo dei liquidi, aiutando e tonificando in primis la Milza – Pancreas, uno dei cinque organi Yin della Medicina cinese.
L’organo Milza, in MTC, è responsabile anche della tonicità dei muscoli!

Un praticante di Medicina Cinese è in grado di fare una valutazione energetica per individuare qual è l’organo responsabile di tutto il rallentamento: una lingua gonfia, patinata, con impronte dei denti sul bordo può indicare una difficoltà energetica della Milza-Pancreas, che non è in grado di gestire l’umidità interna.

Strategie di trattamento: alimentazione e stile di vita

In campo alimentare

Più che mettersi a dieta, sono necessarie delle scelte appropriate.
Le scelte alimentari giuste includono limitare i cibi che creano “muco” e umidità, come latticini, zuccheri, sughi, alimenti raffinati, alcool.
LA MILZA AMA IL SAPORE DOLCE, MA NON SI INTENDE IL DOLCE DELLE MERENDINE!

Va privilegiato il consumo di alimenti che “asciugano” l’umidità quali le verdure dolci, come le carote e la zucca, le patate con moderazione; tra i cereali privilegiare il miglio. 
Così come “asciuga” la cottura arrosto (da preferire ai lessi che conservano l’umidità) e la salvia, che asciuga l’umido delle carni (ma va tolta quando si serve in tavola).

L’obesità
In MTC la persona obesa è una persona indebolita per una carenza nel processo di assimilazione degli apporti nutritivi. E’ necessario quindi un apporto nutritivo ottimale e di facile assimilazione, che rafforzi, in prima istanza, tutta l’attività̀ funzionale dell’apparato digerente.
Il tuo coach nutrizionale saprà sostenerti nel ridipingere la tavolozza delle tue portate alimentari.

Attivare lo Yang con il movimento

Per attivare lo yang e contrastare gli eccessi yin, è essenziale:
– praticare lo stretching dei meridiani, per facilitare il fluire dell’energia e sciogliere ristagni: stare all’aria aperta facendo passeggiate, ossigenare i tessuti, eliminare tossine e stimolare il sistema linfatico (la Milza è un importante organo linfoide).
– fare ginnastica al cervello: cambiare qualcosa nella routine di ogni giorno ci allena a rimanere giovani.
– scegliere un terapista che ci sostenga nel percorso: il massaggio energetico che segue i fondamenti di medicina cinese individua una serie di punti di digitopressione super efficaci per smuovere, sia in caso di edema, sia in caso di obesità.

Autotrattamento: i punti di digitopressione

Il punto Shui fen, il nono punto del canale Vaso Concezione (CV9), situato un pollice sopra l’ombelico, è specifico per drenare e favorire la diuresi: tradizionalmente è il punto che regola “la via dell’acqua”, indicato per edema e ascite, armonizza gli intestini e dissipa gli accumuli.

Amico dei massaggiatori, ma anche di chi fa riflessologia plantare e dei terapisti in genere, Dadun (LV1), il primo punto del meridiano di Fegato (LV o LR 1), è il punto di raccolta per eccellenza di tutta la spazzatura dell’organismo, utilizzato per depurare l’organismo.

Perle di Salute – Parola d’ordine: alleggerire!

Tra i vari rimedi suggeriti dalla tradizione cinese per mobilizzare l’energia, vi sono i pediluvi
Un’efficace miscela per tali bagni consiste in erbe essiccate di boccioli di arancio amaro, citronella e foglie di verbena.

La parola d’ordine in questo processo è “alleggerire”, mirando a identificare e rimuovere ciò che è inutile, superfluo o superato, che si tratti di oggetti, comportamenti o relazioni.
La pratica di allontanare o eliminare questi elementi rende più leggeri e sollevati, facilitando il riconoscimento del valore di ciò che abbiamo deciso di mantenere e aiutandoci a ritrovare il nostro centro.

L’importanza del Problem Solving nel percorso educativo

problem solving nell'educazione

L’importanza dello studio e del Problem Solving nel percorso educativo

I primi due decenni della nostra vita sono dedicati principalmente allo studio: lezioni, esercizi, compiti, interrogazioni, verifiche, esami… dalla scuola elementare all’università, anno dopo anno.
Tante persone continuano a studiare anche in età adulta per diventare più efficaci e aggiornate nell’ambito lavorativo, per imparare una nuova professione, per interesse amatoriale verso alcune discipline (arte, musica, politica, informatica, storia…).
È importante studiare perché l’apprendimento non consiste nell’accumulare semplicemente le nozioni, ma ci consente di acquisire competenze, ovvero capacità di utilizzare nel mondo reale ciò che abbiamo appreso a scuola, per affrontare sfide e raggiungere i nostri obiettivi.

Studiare ci permette di sviluppare capacità di risolvere problemi, fondamentale per avere successo nella vita personale e professionale. L’efficacia delle nostre azioni aumenta significativamente quando sfruttiamo i principi di Problem Solving.

Il concetto di problem solving

Problem Solving significa letteralmente “risoluzione di problemi”, è un processo utilizzato in molti campi specifici, compresi l’intelligenza artificiale, l’informatica, l’ingegneria, la psicologia, le scienze cognitive… 
È utile non solo per scienziati e professionisti, ma fa parte della vita di tutti i giorni, per trovare soluzioni a problemi difficili o complessi.

Identificare e definire il problema

Quando possiamo dire che ci troviamo davanti a un problema?
Un problema esiste quando abbiamo un obiettivo e non sappiamo come raggiungerlo. Se lo sapessimo, non sarebbe un problema!

Non sempre ne siamo consapevoli, ma a scuola ci insegnano a risolvere problemi seguendo le fasi fondamentali di Problem Solving.
Ciò accade, per esempio, alle lezioni di matematica. Per risolvere problemi di matematica, dobbiamo:

  • definire il problema da risolvere
  • individuare le informazioni (dati del problema) in nostro possesso e le nostre conoscenze/risorse (teoremi o formule già appresi)
  • scegliere una strategia di soluzione che ci sembra più adatta
  • applicare la strategia scelta
  • valutare il risultato ottenuto grazie alle nostre azioni.

Questo metodo si applica alla soluzione di vari problemi, non solo quelli di matematica!

Affrontare le sfide dello studio

Grazie allo studio, acquisiamo molte conoscenze utili, ma è importante non dimenticare che lo studio è un’attività che richiede impegno, fatica, dovere e obbligo.
Nel percorso di studio, che comprende comprensione, memorizzazione, apprendimento e esposizione, è possibile incontrare alcune difficoltà che impediscono di ottenere risultati positivi. A volte, il superamento di tali difficoltà richiede semplicemente un maggiore impegno, mentre in altre situazioni è necessario colmare eventuali lacune didattiche precedenti.
Tuttavia, quando la difficoltà diventa insormontabile, si trasforma in un problema. In questo caso dobbiamo applicare il Problem solving appreso nel processo didattico, al processo didattico stesso!

Applicare il Problem solving al processo didattico

Nella maggior parte dei casi, la difficoltà nello studio non è legata alle capacità cognitive (memoria, intelligenza) o motivazionali (passione, interesse), ma è piuttosto riconducibile alle strategie disfunzionali utilizzate nell’affrontare lo studio e la performance scolastica.
In altre parole, è proprio il trattamento errato delle difficoltà di studio che contribuisce a perpetuare un basso rendimento o a bloccare sempre di più la performance dello studente.
In questo caso ci serve il Problem Solving Strategico!

Problem Solving Strategico nello studio

Prima di tutto, è necessario definire il problema.
Questa è una fase cruciale, poiché ciò che viene percepito come il problema evidente spesso non è il problema reale, ma solo il suo effetto o conseguenza.
Ad esempio, uno studente in difficoltà potrebbe affermare che il suo problema è non riuscire a superare un esame; tuttavia, questo potrebbe rappresentare la conseguenza negativa di un problema più profondo legato alla preparazione all’esame. Ma in cosa consiste veramente il problema? Lo studente potrebbe utilizzare un metodo di studio poco efficace o potrebbe provare un’ansia tremenda durante l’esame che gli impedisce di esporre le conoscenze acquisite.
Analizzare attentamente la situazione, approfondire e individuare la situazione critica originale rappresenta l’unico modo per giungere a una soluzione efficace.

Il secondo passo consiste nel comprendere e descrivere le strategie di studio e le strategie di gestione delle difficoltà adottate dallo studente.
Se il problema persiste, significa che le azioni intraprese non sono affatto efficaci, anzi, contribuiscono a mantenere la situazione problematica.
Consideriamo qualche esempio: lo studente mostra incapacità persino nel leggere, concentrarsi, comprendere o focalizzare l’attenzione sul materiale di studio? Si ritrova a dedicare ore ai libri, ma sembra continuare a non comprendere nulla? Forse si tratta di uno studente “evidenziatore seriale” che utilizza il metodo di studio appreso alla scuola elementare? Sottolinea, evidenzia, ripete più volte per imparare il testo a memoria, come quando studiava le poesie alla prima elementare? Oppure, lo studente pecca di perfezionismo scolastico, il suo impegno diventa pedanteria, impegnandosi eccessivamente nel concentrarsi su minimi dettagli? Dimostra una ricerca ossessiva di completezza, esaustività e impeccabilità nello studio? Potrebbe anche essere afflitto dal panico da esame, che lo paralizza durante le interrogazioni o lo spinge a fuggire, non presentarsi all’esame? Infine, potrebbe procrastinare lo studio fino all’ultimo momento, organizzando una maratona notturna prima di un esame?

Una volta identificate le strategie disfunzionali, è essenziale cercare di bloccarle, smettendo di adottare approcci che mantengono il problema invece di risolverlo, per poi iniziare a organizzare lo studio diversamente, apportando cambiamenti concreti nel modus operandi dello studente.

Applicando nuove strategie, è fondamentale valutare costantemente i loro effetti. L’obiettivo è migliorare l’efficacia dello studio e rafforzare la fiducia dello studente nelle proprie risorse. La strategia scelta deve corrispondere all’obiettivo prefissato e può essere modificata se risulta inefficace.

Risolvere problemi complessi: un approccio sequenziale e globale

Se il problema fosse così complesso da richiedere non una singola soluzione, ma un insieme di soluzioni in sequenza, è fondamentale non affrontare insieme tutti i problemi, iniziando invece ad affrontare quello più accessibile sul momento.
Una volta risolto il primo, si passa al secondo e così via, mantenendo però, fin dall’inizio, la visione della globalità. L’intento è quello di aggiustare progressivamente il tiro, tenendo sempre bene a mente dove vogliamo arrivare, fino a giungere alla soluzione del problema sorto nel percorso didattico.

Approcci efficaci allo studio: metodi, creatività e riflessione

Lo studio ci offre la possibilità di esplorare nuove discipline, ampliare i nostri orizzonti e soddisfare la nostra curiosità. È importante riflettere su come studiamo.
La scuola fornisce molte nozioni, ma non ci insegna come imparare ad apprendere. Studiare è un’attività che richiede metodo, tempistiche e creatività. Si studia per raggiungere obiettivi, utilizzando le proprie capacità critiche, evidenziando parole chiave, gerarchizzando e costruendo schemi. Dialogare con sé stessi e con l’autore del testo è parte integrante di questo processo.
La rielaborazione personale delle nozioni in modo creativo è alla base di un apprendimento efficace e duraturo.

Perle di Salute: distrazioni e ripassi strategici

Durante lo studio, via le distrazioni

Le distrazioni sono un problema serio, non solo per i ragazzi alle prese con lo studio, ma anche per gli adulti.
Per completare un compito in modo veloce ed efficiente, è essenziale evitare tutti i tipi di distrazione:

  • inizia trovando un ambiente tranquillo, privo di rumori o interruzioni
  • metti il cellulare in modalità silenziosa (meglio ancora se spento!) e lontano dalla tua portata
  • elimina tutte le notifiche che possono interrompere la tua concentrazione
  • concentrati solo ed esclusivamente sullo studio per massimizzare la tua produttività.

Ripassi strategici

Il ripasso è fondamentale per consolidare le informazioni nella memoria a lungo termine. Per raggiungere questo obiettivo:

  • programma sessioni di ripasso regolari, in modo da rivedere ciò che hai studiato in modo preciso e mirato
  • utilizza tecniche di ripetizione spaziata, come ripassare gli argomenti a intervalli di tempo sempre più lunghi (dopo un’ora, dopo un giorno, dopo una settimana, dopo un mese), per rafforzare la memorizzazione delle informazioni apprese
  • nel periodo più intenso di preparazione all’esame, prendi l’abitudine di ripassare velocemente, la sera, quello che hai studiato durante la giornata, mentalmente e/o sfogliando le pagine lette e i tuoi appunti.