La Sindrome da Burnout o esaurimento da lavoro: cos'è, sintomi e trattamento con la TBS
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Lo diciamo quando ci sentiamo troppo sotto pressione, quando il carico del nostro lavoro ci pesa troppo togliendoci il respiro.
Se questa sensazione dura per un certo periodo, senza darci tregua, e noi non riusciamo a gestire lo stress causato dalla situazione lavorativa, rischiamo di finire nella trappola della Sindrome da Burnout, sentendoci sopraffatti, emotivamente svuotati, e non in grado di soddisfare le nostre esigenze.
La parola “burnout” in italiano può essere tradotta come “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”.
Questo termine compare nel 1930 nell’ambito dello sport, per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di migliorare o mantenere i risultati raggiunti.
Negli anni Settanta il fenomeno di burnout si diffonde negli Stati Uniti d’America colpendo soprattutto i soggetti che praticano le professioni di aiuto alla persona (dipendenti del comparto sanitario, assistenti sociali, insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco, ecc…).
Nel 1975 il termine di burnout viene ripreso dalla psichiatra americana C. Maslach per definire una sindrome i cui sintomi evidenziano una patologia comportamentale a carico delle professioni ad elevata implicazione relazionale.
Successivamente diventa evidente che la sindrome da burnout non coinvolge solo le “helping professions”; numerose categorie di soggetti sono a rischio e tra queste troviamo anche i liberi professionisti quali, per esempio, gli avvocati, le segretarie, i dipendenti pubblici, i manager e molti altri ancora.
Tra le numerose manifestazioni della sindrome da burnout, sono sempre presenti tre caratteristiche principali:
Il burnout insorge gradualmente e si aggrava a causa dei tentativi di gestire lo stress lavorativo in modo poco efficace o addirittura disfunzionale.
Nella sua evoluzione, si distinguono 4 fasi:
Nelle ricerche più recenti si evidenzia come la Sindrome di Burnout, oltre alle difficoltà di gestire lo stress lavorativo a livello personale, può essere sostenuta anche da alcune inadeguatezze organizzative e socio-economiche che fanno perdere di vista i bisogni dei lavoratori.
La sindrome da burnout è una situazione di forte disagio per il soggetto e può comportare diverse conseguenze nella sua vita quotidiana.
Dal punto di vista emotivo e cognitivo, i sintomi del burnout comprendono difficoltà di concentrazione, bassa stima di sé, senso di colpa, fallimento, rabbia e risentimento; agitazione, irritabilità e nervosismo; infelicità e preoccupazione costante.
Per quanto riguarda i sintomi fisici, il burnout può manifestarsi con stanchezza, insonnia, tachicardia, mal di testa, mal di stomaco, problemi digestivi, tensioni muscolari e mal di schiena, nausea, vertigini …
Il burnout può condurre il paziente ad un abuso di alcol, cibo, farmaci o sostanze psicoattive. In questo caso il problema si aggrava ulteriormente. Se non si interviene in modo professionale, si possono verificare isolamento, autolesionismo, impoverimento della vita di relazione, disturbi d’ansia, crisi di panico, depressione.
Molte figure professionali possono venire in aiuto alla persona intrappolata nella rete di burnout.
Per esempio, con il Training Autogeno si impara a rimanere più calmi e distesi. Diventa così possibile scaricare le tensioni senza influire negativamente sui vari organi, ottenendo buoni risultati sui disturbi psicosomatici. Inoltre, consente un recupero più rapido di energie psico-fisiche, una riduzione dell’aggressività, un miglioramento dell’efficienza, della concentrazione nello studio e nel lavoro, una maggiore sicurezza e fiducia in se stessi e di conseguenza un accrescimento della capacità di affrontare lo stress lavorativo.
La persona sofferente può trovare un valido aiuto rivolgendosi a uno psicoterapeuta. Per esempio, un intervento di Terapia Breve Strategica, un approccio professionale di aiuto, molto concreto e pragmatico, guiderà il paziente a ristrutturare le sue percezioni, modificare i suoi pensieri e le sue azioni trasformando le tentate soluzioni precedentemente attivate, atte a gestire la situazione lavorativa stressante, da disfunzionali in modalità di gestione della realtà adeguata e adattiva.
La vita di ogni persona ha molteplici aspetti, e quello lavorativo è solo uno di essi.
Per molti di noi il lavoro è molto importante perché, di solito, occupa almeno un terzo della nostra giornata, ci procura un sostegno economico e ci permette di percepire il nostro valore a livello sociale e individuale.
Tuttavia, l’attività lavorativa non deve diventare un aspetto preponderante o addirittura l’unico aspetto della nostra esistenza. Il nostro spazio personale e relazionale non deve essere trascurato.
Proviamo a proteggere di più il nostro spazio personale e relazionale e a non permettere alla dimensione “lavoro” di invaderlo!
Uscendo dal lavoro, alla fine della giornata, chiudiamo la porta dell’ufficio: cominciamo a chiuderla anche nella la nostra mente. Cominciamo a dare un’unica risposta a tutti i quesiti di contenuto lavorativo: “Bene, è una questione importante. Ci penserò domani, in ufficio alle 8:00. Ora, invece, torno alla mia occupazione del momento.”
Se, con costanza e con pazienza, impariamo a gestire i pensieri professionali, arrivati in un momento inopportuno, in questo modo, piano piano riusciremo a costruire un atteggiamento mentale e comportamentale che ci permetteranno di essere più presenti negli altri aspetti della nostra vita e, di conseguenza, goderli di più, sentendoci più soddisfatti e più rigenerati. L’indomani, le ore lavorative ci sembreranno meno pesanti!
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