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Podopatologie: cosa sono, relazioni e azioni con la riflessologia

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Podopatologie: cosa sono, relazioni e azioni con la riflessologia

Il termine podopatologie è stato coniato per significare stati patologici che affliggono i piedi, strutture corporee di importanza fondamentale che sostengono il nostro corpo, fondamentali nella funzione di locomozione e, soprattutto, organi di senso alla base dell’equilibrio e che si interfacciano con tutto il nostro sistema posturale.
Marco Caldironi, docente e terapista CSTM: “Ho sempre notato che alcuni argomenti, come ad esempio l’alluce valgo, suscitano sempre molto interesse in diversi ambienti, spesso anche al di fuori di un ambito didattico formativo, addirittura riesce ad essere di intrattenimento anche in qualche salotto. Ciò dimostra quanto sia impattante una patologia del genere, colpisce una buona fetta della popolazione, maggiormente quella femminile. Al di là dell’aspetto estetico, quando oltre la deviazione in valgo del 1°dito del piede si associa anche il dolore, diventa impossibile ignorare il problema.
Non c’è niente da fare, quando i piedi fanno male, hai quel dolore che ti arriva fino alla testa!Io dico sempre che i piedi sono come i denti: quando fanno male il dolore è insopportabile e, di solito, vuol dire che il danno è fatto. Ci si rende conto della loro importanza solo quando la loro funzione viene a mancare…”.

Siamo sicuri di dedicare loro le cure necessarie e che si meritano?

La biomeccanica del piede

I piedi sono strutture muscolo-scheletriche molto complesse.
Se li analizziamo sotto un profilo biomeccanico, possiamo percepirne la complessità dei movimenti che sono in grado di realizzare.
Basti pensare che a tutt’oggi non esistono endoprotesi in grado di sostituirne completamente la struttura scheletrica. Anche le protesi esterne, tipicamente quelle utilizzate nei casi di amputazione dell’arto inferiore, anche quelle tecnologicamente più avanzate, non sono in grado di riprodurre fedelmente ciò che fanno i nostri piedi.

Troppo complessi: un piede ha 26 ossa e 33 articolazioni!

Ecco che si apre un argomento di dimensioni gigantesche: la biomeccanica articolare del piede.
Pur essendo una materia molto complessa, può risultare affascinate scoprirne alcuni segreti.

Uno studio e una comprensione dei meccanismi principali, perlomeno alle linee essenziali, possono aiutare decisamente a capire quale sia la causa di molte patologie, soprattutto di quelle patomeccaniche, ossia quelle in cui un cattivo funzionamento meccanico sia fonte del danno.

Riflessologia e olismo

La visione olistica di un terapista dovrebbe spingerlo a vedere a 360 gradi non solo la persona che tratta, ma anche la conoscenza della propria disciplina, allargando le proprie conoscenze a tutto ciò che può interagire con la propria tecnica, la riflessologia plantare.
Questo, ad esempio, è il caso del riflessologo del piede che non può non annoverare tra le sue conoscenze nozioni di carattere ortopedico, vascolare, nervoso e dermatologico.

Una più profonda conoscenza della struttura del piede fornisce una maggiore consapevolezza di quello che si sta facendo. La presenza di una determinata patologia del piede può alterare qualsiasi lettura di una risposta riflessa, può inficiare la qualità del trattamento stesso, può forviare il terapista nella sua scelta terapeutica.
In buona sostanza, si tratta di capire se un punto o un’area riflessa fornisce una risposta dolorifica a causa di un problema presente al corrispondente organo o apparato, oppure se sotto quel punto o area c’è un problema intrinseco al piede.
Maggiori conoscenze poi si traducono in maggiori competenze, riducendo il rischio di trarre conclusioni sbagliate circa l’origine dei disturbi cui può essere affetto un soggetto, non basta la sola interpretazione riflessologica.

Perle di Salute: conoscere potenzialità e limiti

Il terapista riflessologo conosce le potenzialità della sua tecnica, ma è corretto che ne conosca anche i limiti.
Lo studio delle principali patologie del piede richiede qualche sforzo, l’argomento è decisamente vasto. Per non spaventarsi, si può provare con un semplice studio da autodidatta assumendo le nozioni con piccole letture quotidiane.

In alternativa, specifici corsi di aggiornamento professionale possono rilasciare tali conoscenze in tempi molto più brevi e fungere da “rompighiaccio” in quel mare di informazioni.

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