La spalla congelata: cos’è, sintomi e trattamento

capsulite adesiva

La spalla congelata: di cosa si tratta

La spalla congelata, o “frozen shoulder”, è anche conosciuta come “capsulite adesiva”.
Tale condizione è in generale molto dolorosa e debilitante e la mobilità della spalla è assai limitata o addirittura completamente bloccata, da cui la definizione di “congelata”, ossia immobile.
La denominazione più tecnica “capsulite adesiva” fa invece riferimento alle strutture anatomiche che risultano infiammate (capsulite) e come incollate (adesiva), data la mancanza di movimento dovuta alla retrazione della capsula articolare (vedi immagine) che, riducendo lo spazio articolare, diminuisce il movimento.

Questo disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita. La funzione della spalla è muovere la mano nello spazio e, non potendo spostare agevolmente la spalla stessa, avremo difficoltà ad utilizzare tutto l’arto superiore, compresa la mano.
Per capire quanto appena detto, provate a pettinarvi o ad indossare una maglietta senza muovere la spalla… Difficile vero?

È quindi facile intuire come e quanto la spalla congelata possa fortemente interferire con le attività della vita quotidiana, tramite la compromissione della mobilità e la presenza di un intenso e duraturo dolore, che può persino disturbare il riposo o il sonno notturno.

Possibili cause della spalla congelata

Le cause che conducono alla spalla congelata non sono ancora del tutto comprese.
Tuttavia, sappiamo che alcuni fattori possono sicuramente contribuire allo sviluppo di questa condizione. Tra i principali fattori di rischio vi sono:

Traumi o lesioni

Traumi, lesioni o infiammazioni ad una delle tante strutture della spalla (muscoli, tendini, legamenti, borsa, ossa…), come in caso di caduta, incidenti automobilistici e non, traumi e microtraumi sportivi, a volte anche solo per la ripetizione di un particolare gesto sportivo (tennis, lanciare una palla come nel baseball…) possono scatenare la capsulite adesiva. La mancanza di movimento durante il periodo di recupero da un infortunio può favorire l’insorgenza o la progressione della condizione.

Problemi di salute generali

Condizioni come il diabete, malattie cardiache, ipotiroidismo, malattie autoimmuni… sono state frequentemente associate ad un aumento del rischio o ad aggravamento nello sviluppo della spalla congelata. Queste condizioni possono influenzare la salute delle articolazioni e dei tessuti connettivi (muscoli, tendini, legamenti) aumentando l’infiammabilità e la vulnerabilità dell’articolazione della spalla.

Immobilizzazione prolungata

La mancanza di movimento della spalla per lunghi periodi, ad esempio a seguito di un intervento chirurgico o in caso di degenza prolungata, può portare alla formazione di aderenze e alla progressione della capsulite adesiva.

I sintomi e la diagnosi della spalla congelata

I tipici sintomi della spalla congelata sono dolore persistente nella spalla, talvolta peggiora durante la notte, e una progressiva ed ingravescente perdita di movimento dell’articolazione.
Oltre al dolore, i pazienti sperimentano anche una sensazione di rigidità o blocco dell’articolazione della spalla nel tentativo di eseguire, o durante, i movimenti, comunque limitati.

La diagnosi della spalla congelata di solito si basa sull’anamnesi e sull’esame fisico del paziente.  
Il medico può anche richiedere esami di imaging come radiografie, risonanza magnetica o ecografie per escludere altre condizioni simili, a conferma della diagnosi.

Il trattamento della capsulite adesiva

Il trattamento della spalla congelata è finalizzato

  • alla gestione del dolore
  • al recupero della mobilità
  • ed, in alcuni casi, a prevenire il peggioramento, poiché questo disturbo non è sempre completamente recuperabile.

I trattamenti possono essere di tipo conservativo oppure interventistici.

La terapia conservativa

La terapia conservativa utilizza un approccio multidisciplinare, ovvero più specialità intervengono nel tentativo di risolvere il problema, spaziando dalla terapia manuale a quella delle elettroterapie (TECAR, TENS, Ultrasuoni…) o alle termoterapie (impacchi caldi o freddi…) od ancora ai farmaci antinfiammatori fino alle infiltrazioni di una medicina cortisonica.
Le iniezioni di cortisone direttamente nell’articolazione della spalla possono fornire sollievo dal dolore e dall’infiammazione, consentendo al paziente di partecipare più attivamente alla riabilitazione.

La terapia manuale e la terapia fisica, le mobilizzazioni dell’articolazione, o l’osteopatia svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento della spalla congelata.

Gli esercizi mirati possono aiutare a mantenere e migliorare la mobilità articolare, ridurre il dolore e rafforzare i muscoli circostanti.
La terapia fisica può includere stretching, esercizi di mobilità, terapia manuale e modalità di terapia fisica come ultrasuoni o elettrostimolazione…

Inoltre, parte integrante e chiave del successo sono la collaborazione e l’aderenza del paziente al piano di esercizi indicati, che dovrebbero essere eseguiti anche a casa.
Questi esercizi possono essere personalizzati per adattarsi alle esigenze individuali e al grado di gravità della condizione.

La gestione efficace della spalla congelata richiede un approccio olistico e a lungo termine. Continuare con una routine regolare di esercizi di stretching e rafforzamento, anche dopo la guarigione, può aiutare a prevenire le ricadute, per altro frequenti. 

La Terapia Manuale e Manipolativa, come il massaggio terapeutico o la mobilizzazione articolare, possono essere utilizzati per migliorare la mobilità articolare e ridurre la tensione muscolare nella zona della spalla.  
Ulteriori opportunità terapeutiche di tipo conservativo possono includere terapie strumentali quali la terapia con onde d’urto, laser-terapia o tecar-terapia.

La terapia conservativa per la spalla congelata richiede pazienza e costanza, poiché i tempi di guarigione sono lunghi.
È importante seguire attentamente il piano di trattamento prescritto dal professionista del settore e non aspettarsi risultati immediati.
Inoltre, potrebbe essere consigliabile una riduzione o una modifica di tutte quelle attività che il paziente percepisce come peggiorative dei sintomi come, ad esempio, movimenti ripetitivi o stressanti.
E’ infine necessario il costante dialogo con il medico, ortopedico o reumatologo, circa l’evoluzione del disturbo per eventuali modifiche del programma terapeutico.

La terapia interventistica

La terapia conservativa rappresenta un’opzione valida e sicura per trattare la spalla congelata.
Tuttavia, un’ulteriore possibilità è rappresentata dalla manipolazione della spalla in anestesia o dalla chirurgia, oggi mininvasiva, denominata artroscopia.

Conclusioni

La spalla congelata è una condizione complessa e debilitante che richiede un trattamento tempestivo e mirato per alleviare il dolore e ripristinare la funzione dell’articolazione.
Con una combinazione di terapie fisiche, farmacologiche e interventi chirurgici mirati, insieme a una gestione a lungo termine, i pazienti affetti da capsulite adesiva possono sperare di recuperare una buona qualità di vita e una mobilità adeguata della spalla.

L’importanza di una diagnosi precoce e di un trattamento multidisciplinare non può essere sottovalutata nel garantire risultati ottimali per coloro che soffrono di questa condizione debilitante.

Perle di Salute – Gli esercizi di Codman

Eseguire tutti i giorni, anche 2 volte al giorno, per circa 20 minuti, gli “esercizi pendolari di Codman”:
Flettere il tronco ed appoggiarsi ad un tavolo con l’arto affetto lasciato pendere (vedi immagine); eventualmente utilizzare un piccolo peso (per esempio 1-2 kg tenuto al polso – polsiera).
Dondolare l’arto superiore in tutte le direzioni dello spazio, con un’oscillazione di circa 10-15 cm al massimo.

L’esercizio NON deve produrre dolore.
Questo esercizio aiuta a rilasciare la capsula articolare.

Integratori alimentari: servono veramente?

Il concetto di integrazione

Un pregiudizio comune è che il cibo di oggi non sia in grado di sopperire al fabbisogno quotidiano di nutrienti e che, quindi, vada integrato.
Il concetto di integrazione dà l’impressione di completezza, di un rimedio possibile all’idea che gli alimenti siano insufficienti ad assicurare la nostra funzionalità e, perciò, la nostra Salute.

Cosa sono esattamente gli integratori alimentari?

In Europa, la normativa di riferimento per gli integratori alimentari è la Direttiva 2002/46/CE.
Secondo tale normativa, gli integratori alimentari sono definiti come:
“Prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia mono-composti che pluricomposti, in forme predosate”.

Gli integratori alimentari possono essere sotto forma di compresse, compresse effervescenti, capsule, caramelle gommose, polveri (in contenitori dotati di misurino oppure in bustine monodose) e soluzioni liquide.

I principi attivi

Gli integratori alimentari contengono uno o più principi attivi tra i seguenti:

  • Vitamine
  • Sali minerali
  • Aminoacidi e derivati azotati (creatina, carnitina…)
  • Acidi grassi essenziali (più spesso omega 3)
  • Prebiotici e probiotici
  • Erbe, estratti e preparati vegetali (es. psillio, ginkgo, mirtillo, uva, valeriana, ginseng, eleuterococco, biancospino, curcuma, zenzero…)
  • Altre sostanze attive (coenzima Q10, fitosteroli, fitoestrogeni, melatonina, enzimi digestivi come lattasi…)

Gli eccipienti

A questi principi attivi, negli integratori alimentari si aggiungono altre sostanze chiamate eccipienti con i seguenti scopi:

  • Sostanze che consentono il mantenimento delle caratteristiche della formulazione
    Come accennato, gli integratori alimentari possono essere realizzati in forma di compresse, compresse effervescenti, tavolette, capsule, caramelle gommose, polveri, liquidi. Per far sì che queste formulazioni mantengano forma, consistenza, diluizione, rilascio delle sostanze attive dopo l’ingestione o altre caratteristiche chimico-fisiche, è necessario aggiungere alla formulazione particolari sostanze. Ad esempio, a compresse e tavolette vengono solitamente aggiunte sostanze che consentano di mantenerle sufficientemente compatte in modo da evitarne lo sbriciolamento con la manipolazione; alle compresse effervescenti vengono aggiunte sostanze che ne consentono la dissoluzione in acqua con effervescenza, appunto; alle caramelle gommose possono essere aggiunte sostanze in grado di mantenere la particolare consistenza e così via.
  • Coloranti: servono per conferire al prodotto una colorazione accattivante al fine di garantire un migliore aspetto visivo. Chiaramente, si utilizzano coloranti alimentari.
  • Agenti di rivestimento: vengono utilizzati per conferire alla superficie del prodotto un aspetto uniforme, liscio e talvolta lucido.
  • Aromi: utilizzati per conferire al prodotto un sapore gradevole.
  • Conservanti e antiossidanti: utilizzati per garantire la conservazione ottimale e la non degradazione del prodotto.

Gli integratori alimentari servono realmente

Sulle confezioni di questi prodotti è sempre riportata la frase:
“Gli integratori alimentari non vanno intesi come sostituiti di una dieta variata ed equilibrata e di un corretto stile di vita”.
Questo perché una persona in salute, che non presenta carenze di alcun tipo, che si alimenta correttamente e che adotta abitudini di vita sane, normalmente, non dovrebbe aver bisogno di ricorrere ad alcun tipo di integratore alimentare.

Quando ha senso prendere gli integratori alimentari

Quando si è in situazioni particolari quali:

  • stress
  • attività sportiva intensa
  • gravidanza
  • malnutrizione
  • malassorbimento
  • uso di farmaci e antibiotici
  • menopausa
  • anzianità
  • alcune patologie come osteoporosi o malattie cardiovascolari

in questi casi alcuni integratori possono essere d’aiuto.

Se ci sono condizioni che possono interferire con la corretta alimentazione, essa può diventare più pasticciata e carente in alcuni elementi.
Lo stress, mangiare velocemente, masticare male possono inoltre disturbare l’intestino e tutto il tratto gastrointestinale, provocando gonfiore, gastrite o reflusso.
In questi casi, integratori mirati, come uso di prebiotici e probiotici, oppure uso di vitamine quali vitamina D (di cui spesso si è carenti), o l’uso di enzimi digestivi, possono coadiuvare e fare superare meglio questi particolari momenti.

Perle di Salute – E gli effetti collaterali?

Va ricordato che alcuni integratori possono dare effetti collaterali. Per la maggior parte dei casi sono effetti blandi e molto rari proprio perché sono prodotti controllati nella loro composizione e nella quantità di principio attivo che si può inserire. Il legislatore è molto attento per garantire la sicurezza ai consumatori.
Ma va ricordato che:

  • è meglio assumere i loro ingredienti per vie naturali, attraverso una dieta equilibrata
  • non sono farmaci, quindi non hanno gli stessi effetti collaterali ma al contempo sono meno efficaci
  • non sono prodotti appartenenti a diete particolari
  • chi li usa non migliora il proprio stato di salute
  • chi non li usa non mette a rischio il proprio stato di salute
  • in caso di allergie o condizioni di salute particolari, come gravidanza o allattamento, è assolutamente necessario chiedere se è possibile utilizzare integratori alimentari al proprio medico curante
  • bisogna stare attenti ad assumerli se si sta seguendo una terapia farmacologica o se si hanno patologie