La gestione delle emozioni con il Training Autogeno
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Le emozioni costituiscono un aspetto importante dell’esistenza umana, ognuno ci vive e ci convive eppure, come avevano ironicamente fatto notare negli anni ’80 due psicologi, B. Fehr e A. Russell:
“Tutti sanno cos’è un’emozione finché non si chiede loro di definirla”.
Il mondo accademico e scientifico ha sempre dedicato, e continua a dedicare, un’attenzione importante allo studio di emozioni e le considera come qualcosa di universale, caratteristico a tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla cultura di appartenenza.
Lo psicologo statunitense Paul Ekman, famoso per le sue ricerche di fenomeni emotivi, definisce l’emozione in questo modo:
“Un’emozione è un processo di valutazione automatica, influenzata dal nostro passato evolutivo e personale, durante il quale sentiamo che sta accadendo qualcosa di importante per il nostro benessere, mentre una serie di cambiamenti psicologici e di comportamenti emotivi comincia a interagire con la situazione”.
Un’emozione è una reazione spontanea, fisiologica, generata da una serie di risposte neuronali, cioè si attiva nel corpo senza l’intervento della nostra volontà cosciente.
Qualsiasi stato emotivo tende a produrre modificazioni a livello neurovegetativo e muscolare e, quindi, a livello funzionale di svariati organi.
Secondo Paul Ekman le emozioni universali (primarie) sono cinque:
Ogni emozione primaria ha una determinata funzione evolutiva, che risiede nella conservazione del nostro benessere psico-fisico.
Le emozioni svolgono un ruolo molto importante per l’adattamento ai cambiamenti ambientali e, in tutta la storia dell’umanità, sono state determinanti per la sopravvivenza e per l’evoluzione della nostra specie.
Le emozioni sono forze motivanti che ci preparano all’azione: per esempio, in situazioni che inducono paura, preparano il corpo a fuggire o a rimanere e combattere.
Le persone presenti sono in grado di cogliere, o almeno di indovinare, le nostre emozioni dal nostro aspetto e dal nostro comportamento: capiscono quando abbiamo paura vedendoci impallidire, tremare o indietreggiare.
Senza la paura, che ci rende vigili, all’erta, non saremmo sopravvissuti ai pericoli.
Senza la rabbia, che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi, non avremmo saputo combattere per difenderci.
La reazione emotiva può essere utile ed adattiva in determinate situazioni, ma quando è troppo intensa e soprattutto protratta nel tempo può trasformarsi in disagio.
Pensiamo, per esempio, a uno studente bloccato nel suo percorso universitario dalla paura di non superare un esame. In questo caso, solo immaginare l’evento stressante, percepito come una “minaccia”, attiva in lui automaticamente una “risposta attacco o fuga” che provoca dei cambiamenti psico-fisici significativi (irregolarità del battito cardiaco, sbalzi pressori, aumento o diminuzione di ormoni nel sangue).
Tale attivazione, se duratura ed intensa, lo rende più vulnerabile, privo di energia, condiziona negativamente la sua quotidianità.
Se il nostro studente non riuscirà a fare i conti con la sua paura, questo stato di sofferenza rischierà di persistere, aggravandosi sempre di più.
Gli stati emotivi conducono a tensioni nella muscolatura scheletrica, viscerale e vascolare.
Cercando di reprimere le nostre emozioni, e non riuscendo ad affrontare con successo situazioni difficili, tendiamo ad accumulare tali tensioni e a non scaricarle.
Nel caso di situazioni stressanti, mal gestite, l’accumulo di tensioni può portare ad alcuni effetti sgradevoli:
A questo punto risulta evidente l’utilità di apprendere modalità per fronteggiare le situazioni stressanti e trovare metodi di gestione della sfera emotiva più efficaci.
Il Training Autogeno è un ottimo alleato nella gestione efficace e funzionale degli stati emotivi.
In questo contesto, il suo effetto è basato sul fatto che l’emotività e certe funzioni organiche sono strettamente collegate: rappresentano la globalità psicofisica.
Di conseguenza la distensione dei vari muscoli, seguita dalla sedazione dell’attività cardiaca, della respirazione e dell’attività digestiva, provoca un’induzione di calma. J.H. Schultz chiamava questo effetto “lo smorzamento delle risonanze affettive”.
In questo modo, influenzando i processi psicofisiologici nel corpo, il Training Autogeno agisce su 3 livelli:
Nella distensione ottenuta con l’esercizio di TA, gli stati emotivi sono meno intensi, le reazioni agli eventi esterni più tranquille, l’intelletto e la ragione non più sopraffatti da essi.
Il Training Autogeno può essere utilizzato con diversi obiettivi per sedare gli stress emozionali:
Grazie all’allenamento costante, il Training Autogeno diventa un ottimo strumento per far fronte ai danni psico-fisici provocati da periodi stressanti prolungati e si conferma molto utile per gestire con efficacia gli stati emotivi.
Se non abbiamo ancora imparato a fare il Training Autogeno, possiamo ricorrere ad altri metodi per aiutarci a gestire gli stati emotivi forti e per avere le idee più chiare a proposito delle situazioni che ci mettono in difficoltà. Uno di questi è la tecnica del mettere nero su bianco i propri vissuti, pensieri, preoccupazioni.
E’ un’ottima valvola di sfogo e ci permette di esternare ansie, paure, tristezza, dolore e rabbia; ne fa calare l’intensità in modo tale che poi, in seguito con una mente più obiettiva, si può riconsiderare la situazione.
Funziona meglio se scriviamo a mano, usando carta e penna.
Scrivendo, superiamo l’inibizione e ciò che ci blocca. Iniziamo a vedere con più lucidità la nostra realtà. In qualche modo, ne prendiamo le distanze per un certo tempo e riusciamo a comprendere tutto con maggiore chiarezza.
Scopri, con un professionista, quale metodo ti aiuta a recuperare più velocemente e quali tecniche di rilassamento sono più efficaci nel tuo caso!
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