Ritenzione idrica e drenaggio dei liquidi

Ti è mai capitato, togliendo il calzino o i pantaloni stretti, di vedere un segno sulla gamba? Oppure di sentire le gambe pesanti, stanche e gonfie anche senza realmente vedere un aumento di volume?

Idratazione corporea e il segno sospetto

Con il caldo estivo sempre più persone raccontano di questi segni o sensazioni. Spesso sono trascurati, ma in realtà ci danno un indizio sulla nostra salute, in particolare sulla nostra idratazione.

L’acqua è un elemento fondamentale per la nostra composizione corporea. I liquidi corrispondono circa dalla metà ai due terzi del nostro peso: per essere più precisi circa il 55% nella donna, il 60 % nell’uomo, e circa il 70% nel bambino.
Questa acqua si trova ovviamente distribuita in tutti i liquidi corporei, e anche nei tessuti, in particolar modo in quello muscolare (presente maggiormente nell’uomo, per questo l’uomo ha una percentuale più alta).

I liquidi corporei si trovano sia all’interno delle cellule che nell’interstizio (lo spazio tra le cellule) e dovrebbero essere distribuiti in maniera precisa in questi spazi. Se accumuliamo liquidi nell’interstizio (extracellulare) andiamo incontro alla formazione di edema, cioè il gonfiore, sintomo cardine della ritenzione idrica.

La ritenzione idrica e le abitudini sbagliate

La ritenzione idrica è un disturbo molto diffuso e colpisce sia uomini che donne, ma principalmente quest’ultime.

Le cause di questo disturbo possono essere diverse: patologie cardiache, renali, linfatiche, infiammazioni e anche reazioni allergiche.
Ma la maggior ragione per cui si presenta questo disturbo sono le abitudini sbagliate:
  • abiti stretti
  • scorretta idratazione
  • vita sedentaria
  • consumo eccessivo di sale e di sostanze alcoliche

possono causare ritenzione di liquidi.

A volte, migliorando questi aspetti può essere utile alla risoluzione del problema.

In alcuni casi, nonostante tante accortezze, il problema persiste. Risulta necessario intervenire in maniera più mirata e decisa, per evitare peggioramenti. Infatti, la ritenzione di liquidi può causare un vero e proprio edema, diventando una patologia che prende il nome di linfedema o flebedema. In questi casi, l’intervento con trattamenti di drenaggio linfatico manuale risulta molto utile.

Il Drenaggio Linfatico per combattere la ritenzione

Il Drenaggio Linfatico Manuale è una tecnica di massaggio delicata e avvolgente che riesce, tramite le sue manovre, a eliminare i liquidi in eccesso facendoli riassorbire tramite il sistema linfatico.
Questa particolare tipologia di massaggio è quella maggiormente indicata per:

  • eliminare la ritenzione di liquidi
  • il trattamento di edemi traumatici o linfatici
  • il trattamento della temutissima cellulite

tutte disfunzioni caratterizzate da uno squilibrio idrico e dal malfunzionamento del sistema di riassorbimento.

Una causa frequente di ritenzione è la cattiva circolazione periferica, che si può evidenziare tramite la presenza di ematomi o di piccoli capillari, visibili sulla cute specie a livello degli arti inferiori, chiamati teleangectasie.
Questi ultimi sono dovuti alla dilatazione dei vasi capillari sanguigni, che quindi diventano maggiormente permeabili e tendono a rilasciare grandi quantità di liquidi nell’interstizio, riprendendone sempre meno.
Anche in questo caso, il drenaggio linfatico aiuta il microcircolo, eliminando i liquidi in eccesso dall’interstizio e prevenendo la formazione di nuove teleangectasie.

Un semplice test

Possiamo provare a capire la gravità del problema facendo un semplice test, comprimendo la zona dello stinco, a livello della tibia (l’osso che troviamo facilmente nella porzione di gamba che va dal ginocchio alla caviglia).
Proprio sopra la sporgenza ossea, facciamo una pressione con il dito, per circa una decina di secondi.
Se al termine di questa pressione rimane una fossetta sulla cute (segno della Fovea, vedi immagine), è il caso di chiedere un consulto presso il nostro terapista per una seduta di drenaggio linfatico manuale.

Il linfodrenaggio risulta essere utile anche quando non si evidenziano dei segni così importanti: anche un semplice segno del calzino o  la sensazione di gonfiore sono dei campanelli d’allarme da non trascurare.
Intervenendo in questo stadio, è possibile contenere il problema ed addirittura risolverlo, senza arrivare ad avere la sgradevole sintomatologia descritta in precedenza.

Perle di Salute: alimentazione e attività sportiva

Per eliminare i liquidi in eccesso, oltre al linfodrenaggio può essere utile seguire una corretta idratazione ed alimentazione, riducendo il sale e i prodotti alcolici.

Inoltre, diventa importante svolgere con regolarità attività fisica, in base alle proprie possibilità, preferendo l’attività aerobica, che comporta sforzi di bassa intensità, ma mantenuti per un lungo periodo.
Gli sport consigliati sono: le lunghe camminate (almeno 45 minuti), il nuoto e il movimento in acqua (per esempio acquagym).

Il dolore al gomito: il gomito del tennista e del golfista

Il più famoso disturbo del gomito è quello del tennista anche noto come epicondilite, o gomito del tennista.
Meno conosciuto, ma ugualmente diffuso è “suo fratello”: il gomito del golfista o epitrocleite.
Queste patologie causano dolore ed infiammazione a carico di diverse zone del gomito.
Nonostante la notorietà gli derivi dall’affliggere tipicamente alcune categorie di sportivi, i dolori al gomito possono colpire chiunque, sportivo e non.

Sintomi del dolore al gomito

I sintomi tipici sono dolore e rigidità a carico dell’articolazione del gomito e delle sue sporgenze ossee.
In casi particolarmente severi, si riscontra spesso debolezza persino nello stringere la mano, causando quindi difficoltà nelle attività quotidiane della vita, nel lavoro e nello sport.

Possibili cause del dolore al gomito

Le cause dell’epicondilite sono molteplici e vanno ricercate in disequilibri nelle articolazioni del gomito stesso, ma anche di polso e spalla!
Naturalmente, per quanto riguarda gli sportivi i difetti nella preparazione tecnico-atletica e l’utilizzo di attrezzature non idonee possono far precipitare la situazione.
Nella popolazione non sportiva, i fattori aggravanti possono essere un’erronea postazione di lavoro o l’utilizzo di uno strumento, come il mouse, non ergonomico.

La terapia manuale nel trattamento del dolore al gomito

Con la Terapia Manuale è possibile valutare la tipologia e il grado della disfunzione e, attraverso tecniche di mobilizzazione e massoterapia, riequilibrare il complesso articolare del gomito, prevenendo e curando il dolore al gomito.

La nevralgia del trigemino: cos’è, sintomi e trattamento con la riflessologia plantare

Il nervo Trigemino: cos’è

Il Nervo Trigemino è il quinto paio di nervi cranici dei dodici presenti nel corpo umano.
Costituisce un singolare complesso anatomico con una componente sensitiva tra le più articolate, in virtù della varietà di connessioni presenti all’interno della faccia.
Cornea, mucose nasali e paranasali, tessuti mucogengivali della bocca, lingua e polpa dentaria, muscoli masticatori, articolazione temporomandibolare, cute del volto, compongono una consistente quota di stimoli che giungono alla parte corticale del cervello e l’interconnessione con altri nervi cranici come il Glossofaringeo (IX) e il Vago (X) fanno sì che la quantità di stimoli legati a quest’area e danni alla trasmissione degli stessi, possono condurre a effetti più gravi rispetto ad altri distretti.

Tutta questa descrizione suggerisce i meccanismi del comune dolore acuto che si può verificare.

Anatomicamente il nervo trigemino si divide in tre branche principali:

  • la branca oftalmica che innerva prevalentemente la zona sopra le orbite degli occhi;
  • la branca mascellare che innerva la zona della mandibola e la branca mandibolare quella della mandibola.

La nevralgia del Trigemino: cause e incidenza

La nevralgia del trigemino è una sindrome dolorosa di tipo cronico a carico del nervo Trigemino. L’incidenza di tale patologia è stimata in circa 1/10.000 pazienti, anche se i numeri veri potrebbero essere significativamente maggiori per via di diagnosi frequentemente errate.
La fascia di età maggiormente interessata dal disturbo è quella degli over 50, prediligendo le donne.
La nevralgia provoca l’insorgenza di forte dolore nelle aree del volto innervate dal nervo trigemino, cioè: fronte, occhio, orecchio, naso, regione anteriore del cuoio capelluto, mento, bocca e mandibola.

La nevralgia del trigemino si manifesta con acuti attacchi di dolore, delle vere crisi di solito di breve durata (1-2 minuti), ma sono molto intensi e compaiono senza alcun preavviso.
La precisa causa della nevralgia del trigemino è ancora sconosciuta. Una delle ipotesi più attendibili, sarebbe la compressione del nervo trigemino esercitata da uno dei vasi sanguigni che vi scorrono accanto, alterando l’invio di segnali anomali al cervello.
Particolari condizioni patologiche legate all’invecchiamento come: le malattie del sistema nervoso centrale (sclerosi multipla), lesioni cerebrali, traumi, anomalie dei vasi sanguigni (aneurismi), infezioni (herpes zoster con nevralgia post-erpetica) ecc.

Manifestazione della nevralgia

Spesso convivere con la nevralgia del trigemino può risultare alquanto difficile, specie quando la sintomatologia è intensa e i rimedi terapeutici sono poco efficaci, portando a quadri di depressione e disperazione, addirittura in casi di estrema intensità al suicidio.
Gli attacchi dolorosi di nevralgia del trigemino possono interessare una o più delle tre branche; più frequentemente risultano coinvolte la branca mascellare e quella mandibolare, da sole oppure in combinazione. Soltanto una piccola parte dei soggetti colpiti da nevralgia del trigemino riferisce di dolori alla branca oftalmica.
La parte del volto che risulta colpita con più frequenza è la destra.
Alcuni soggetti possono avvertire dolore sia a destra che a sinistra, ma è rarissimo che la sensazione dolorosa si manifesti contemporaneamente in entrambe le parti.

Cura e trattamento della nevralgia del nervo Trigemino

La cura della nevralgia del Trigemino può essere farmacologica e/o chirurgica.

La terapia farmacologica consiste nell’uso di farmaci spesso usati anche per le crisi di epilessia. La cura si basa sulla loro regolare e disciplinata assunzione. Circa la metà dei casi non tollera i farmaci o non sono efficaci, quindi si deve ricorrere al trattamento chirurgico.

La terapia chirurgica consiste in alcune procedure percutanee, oggi poco invasive.
In alcuni casi si può ricorrere alla radiochirurgia, seppur risulti meno efficace rispetto al trattamento chirurgico.

Al di là di una corretta diagnosi, è necessario ricercare la causa della nevralgia per rendere qualunque terapia più efficace.

La capacità “diagnostica” di una tecnica naturale come la riflessologia plantare è praticamente sconosciuta; anche gli operatori stessi non sempre ne comprendono la potenzialità, probabilmente perché nel loro percorso formativo non hanno avuto un metodo che ha adeguatamente sviluppato il vero “check-up riflessologico”.
Grazie ad una buona tecnica riflessologica è possibile indagare circa le origini di questo disturbo, rendendo i trattamenti riflessologici più efficaci. La nevralgia del Trigemino è annoverata tra le patologie che la riflessologia cura con efficacia.

Perle di Salute – Interventi naturali

Con una terapia naturale si possono utilizzare localmente olio o infuso di sambuco, vetiver, enotera, pepe di cayenna o arnica.
Generalmente d’inverno è meglio proteggere il volto con una sciarpa, il freddo spesso scatena le crisi, anche se ad alcuni invece è proprio una borsa del ghiaccio ad attenuare il dolore, altri la borsa dell’acqua calda.

Metodi di terapia naturale come la riflessologia plantare e/o facciale, in modo complementare, possono supportare l’efficacia della medicina convenzionale.


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Sciatalgia: sintomi, cause e terapie

Sciatalgia: di cosa si tratta

Con il termine sciatalgia viene indicato un dolore che la persona avverte lungo il territorio innervato dal nervo sciatico (vedi figura a lato).

Il nervo sciatico è un nervo spinale, ossia origina dalla colonna vertebrale; in particolare appartiene a quei nervi della regione lombare che si dirigono verso l’arto inferiore innervandolo al fine di controllarne movimenti e sensibilità.

 

Sciatica o sciatalgia: sintomi e complicazioni

I sintomi peculiari di una sciatica sono un dolore che origina nella colonna lombare e che si estende o si irradia generalmente alla regione glutea, alle parti posteriori e talvolta anche anteriori o laterali, della coscia, della gamba e del piede.

I sintomi non si limitano solo al dolore ma possono comprendere disturbi della sensibilità, la quale può essere:

  • aumentata, perciò si parla di iperestesia
  • diminuita (ipoestesia)
  • disturbata: pertanto il paziente può percepire, nel territorio dello sciatico, sensazioni tipo formicolio, bruciori, sensazioni di punture di spillo, etc…

Questi disturbi di tipo percettivo cadono sotto il nome di disestesie o parestesie.

In alcuni casi  si può arrivare alla completa mancanza di sensibilità in parte od in tutto il territorio del nervo sciatico. In queste situazioni si parla di anestesia.

Altri sintomi, decisamente più gravi, possono riguardare la forza, la quale può diminuire sino alla perdita totale; in questo caso si parla di paralisi dei muscoli innervati dallo sciatico.
Il paziente può manifestare una difficoltà/impossibilità a rimanere o camminare in punta di piedi, sui talloni o manifestare una zoppia o uno “steppage”, ossia un cammino caratterizzato dal dover sollevare in modo eccessivo il piede dal pavimento poiché non più funzionanti i muscoli che sollevano la punta del piede.

Principali cause della sciatalgia

Solitamente le cause che provocano una sciatalgia sono da ricondurre ad una compressione del nervo sciatico in un punto del suo percorso.

Molto spesso questa compressione avviene a livello lombare, presso le strutture dalle quali origina; queste vengono chiamate “radici”.

Le cause più frequenti comprendono:

  • erniazione (figura) del disco intervertebrale
  • artrosi complicata dalla presenza di particolari sporgenze ossee (osteofiti) che si generano vicino alle radici dello sciatico comprimendolo
  • restringimento del canale vertebrale (stenosi spinale).

 

Altre cause possono essere problematiche legate alla mobilità delle articolazioni della colonna lombare o a carico dell’articolazione fra sacro e bacino (articolazione sacro-iliaca), oppure patologie reumatiche.

 

Persino i muscoli possono provocare un dolore di tipo sciatico, in particolare il muscolo piriforme (figura), i muscoli piccolo e medio gluteo ed i muscoli posteriori della coscia.
Questi muscoli possono essere semplicemente induriti o contratti, oppure possono ospitare dei “trigger point”, ossia dei punti grilletto miofasciali che fra le loro caratteristiche hanno quelle di proiettare il dolore a distanza e vanno opportunamente trattati.

Valutazione e terapia della sciatica

Come si può comprendere facilmente, la sciatalgia è un disturbo piuttosto complesso e che interessa parecchie strutture, dalla zona lombare sino al piede.
Quindi, al fine di impostare la cura migliore è essenziale una corretta diagnosi.

Oltre alla valutazione clinica del medico (soprattutto ortopedico, reumatologo, anestesista, neurologo o neurochirurgo), i mezzi diagnostici strumentali normalmente utilizzati vanno dalla semplice radiografia alla  TC, alla Risonanza Magnetica sino ad un esame della funzionalità del nervo chiamato Elettro-Mio-Grafia (EMG).

Le terapie, a seconda della gravità, si dividono essenzialmente in:

  • chirurgiche
  • conservative

Fra quelle conservative, una menzione particolare la si deve alle terapie manuali, e nello specifico all’osteopatia, che, quando indicata, può  apportare rapidi benefici, migliorando il dolore, la mobilità del paziente ed infine la qualità della vita del paziente.
L’osteopatia consta di tecniche manuali che si rivolgono sia ai tessuti molli che alle articolazioni, ripristinandone l’equilibrio funzionale.

Recenti studi scientifici incoraggiano inoltre a ricorrere all’agopuntura in caso di sciatalgia, dato gli ottimi risultati in termini di efficacia e l’assenza di effetti collaterali.

Perle di Salute – Sciatica e autotrattamento

Quando siamo in presenza di un dolore in regione glutea di origine muscolare, è spesso utile eseguire un autotrattamento con una pallina da tennis, secondo le seguenti indicazioni:

  • Sdraiati e individua il punto dolente nei tuoi glutei o sulla schiena.
  • Posiziona la palla da tennis in quel punto.
  • Rilassati e muovi lentamente la palla con il tuo corpo.
  • Premi la palla sul punto prescelto per 30-60 secondi o fino a quando il dolore inizia ad attenuarsi.

La terapia dell'acqua

L’acqua è uno strumento valido per aiutare ognuno a ritrovare consapevolezza del proprio corpo, poiché aiuta a porre attenzione su alcuni effetti che gli stimoli provocano in noi e, da qui, procedere per migliorare alcune delle sue fisiologiche funzioni.

La cura dell’acqua, come tradizionalmente intesa e poi più recentemente rifondata a partire da Kneipp in poi, è più di un semplice ciclo di trattamenti complementari ad altre tecniche, è un vero e proprio stile di vita in cui il soggetto paziente è altamente responsabilizzato nell’assunzione della cura quotidiana del proprio stato di salute.

La maggior parte delle applicazioni consigliate possono essere facilmente riprodotte e personalizzate a seconda del grado di intensità degli effetti che vogliamo indurre e adeguabili alle condizioni e possibilità di reazione della persona; i benefici sulla regolazione dei processi che guidano il corpo sono sempre più evidenti.

Come terapisti contemporanei possiamo riprendere alcune delle indicazioni delle tecniche idroterapiche (tradizionali e della recente trasposizione in chiave scientifica) di questa affascinante disciplina come coadiuvanti delle tecniche manuali e come utili consigli di igiene quotidiana da proporre ai nostri pazienti.

Sfruttando le capacità chimiche, meccaniche e termiche dell’acqua è possibile definire il percorso di trattamento più adatto per la gestione di alcune tra le più comuni patologie, combinando in maniera adeguata uno o più delle reazioni causate da questi stimoli, dosando accuratamente la somministrazione nel tempo e nell’intensità.

Dentizione e Terapia Craniosacrale

Le disfunzioni craniche possono influenzare la posizione dei denti e perciò un’accurata ispezione della dentatura può, di riflesso, fornire numerose informazioni riguardanti la condizione del cranio.

Lo sviluppo della forma delle arcate dentarie e del volto è significativamente influenzato anche dalla muscolatura che le circonda, internamente ed esternamente (le ossa del bambino sono ancora molto deformabili). Se, durante la crescita, questi muscoli non vengono adeguatamente stimolati, l’intero sistema potrebbe risentirne.
In questo senso, l’alimentazione riveste un’importanza assoluta: l’allattamento al seno contribuisce ad uno sviluppo armonico delle strutture ossee e condiziona positivamente la deglutizione. La suzione richiede al neonato uno sforzo che, creando pressioni notevoli all’interno del cranio, aiuta al corretto e fisiologico posizionamento delle strutture e alla gestione di eventuali lesioni.

Questo è un fattore molto importante per lo sviluppo del sistema craniomandibolare in generale.

Intorno al quinto anno di vita comincia il riassorbimento della prima dentizione: si formano diastasi fisiologiche (soprattutto tra gli incisivi) per creare spazio sufficiente per la dentizione permanente. Questo momento presenta un’alta variabilità temporale riguardante la sequenza tipica di comparsa dei denti.
Parallelamente allo sviluppo dei denti avviene una crescita coordinata delle lunghezze delle arcate dentali, delle ossa del palato e, conseguentemente, di altre ossa del cranio a queste relazionate.

Le terapie manuali, e nello specifico la Terapia Cranio Sacrale, consentono un monitoraggio di tutti quegli elementi chiave che possono determinare la salute della dentizione, prevenire e ridurre eventuali disfunzioni presenti, soprattutto se cominciate già in tenera età

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Podopatologie: cosa sono, relazioni e azioni con la riflessologia

Il termine podopatologie è stato coniato per significare stati patologici che affliggono i piedi, strutture corporee di importanza fondamentale che sostengono il nostro corpo, fondamentali nella funzione di locomozione e, soprattutto, organi di senso alla base dell’equilibrio e che si interfacciano con tutto il nostro sistema posturale.
Marco Caldironi, docente e terapista CSTM: “Ho sempre notato che alcuni argomenti, come ad esempio l’alluce valgo, suscitano sempre molto interesse in diversi ambienti, spesso anche al di fuori di un ambito didattico formativo, addirittura riesce ad essere di intrattenimento anche in qualche salotto. Ciò dimostra quanto sia impattante una patologia del genere, colpisce una buona fetta della popolazione, maggiormente quella femminile. Al di là dell’aspetto estetico, quando oltre la deviazione in valgo del 1°dito del piede si associa anche il dolore, diventa impossibile ignorare il problema.
Non c’è niente da fare, quando i piedi fanno male, hai quel dolore che ti arriva fino alla testa!Io dico sempre che i piedi sono come i denti: quando fanno male il dolore è insopportabile e, di solito, vuol dire che il danno è fatto. Ci si rende conto della loro importanza solo quando la loro funzione viene a mancare…”.

Siamo sicuri di dedicare loro le cure necessarie e che si meritano?

La biomeccanica del piede

I piedi sono strutture muscolo-scheletriche molto complesse.
Se li analizziamo sotto un profilo biomeccanico, possiamo percepirne la complessità dei movimenti che sono in grado di realizzare.
Basti pensare che a tutt’oggi non esistono endoprotesi in grado di sostituirne completamente la struttura scheletrica. Anche le protesi esterne, tipicamente quelle utilizzate nei casi di amputazione dell’arto inferiore, anche quelle tecnologicamente più avanzate, non sono in grado di riprodurre fedelmente ciò che fanno i nostri piedi.

Troppo complessi: un piede ha 26 ossa e 33 articolazioni!

Ecco che si apre un argomento di dimensioni gigantesche: la biomeccanica articolare del piede.
Pur essendo una materia molto complessa, può risultare affascinate scoprirne alcuni segreti.

Uno studio e una comprensione dei meccanismi principali, perlomeno alle linee essenziali, possono aiutare decisamente a capire quale sia la causa di molte patologie, soprattutto di quelle patomeccaniche, ossia quelle in cui un cattivo funzionamento meccanico sia fonte del danno.

Riflessologia e olismo

La visione olistica di un terapista dovrebbe spingerlo a vedere a 360 gradi non solo la persona che tratta, ma anche la conoscenza della propria disciplina, allargando le proprie conoscenze a tutto ciò che può interagire con la propria tecnica, la riflessologia plantare.
Questo, ad esempio, è il caso del riflessologo del piede che non può non annoverare tra le sue conoscenze nozioni di carattere ortopedico, vascolare, nervoso e dermatologico.

Una più profonda conoscenza della struttura del piede fornisce una maggiore consapevolezza di quello che si sta facendo. La presenza di una determinata patologia del piede può alterare qualsiasi lettura di una risposta riflessa, può inficiare la qualità del trattamento stesso, può forviare il terapista nella sua scelta terapeutica.
In buona sostanza, si tratta di capire se un punto o un’area riflessa fornisce una risposta dolorifica a causa di un problema presente al corrispondente organo o apparato, oppure se sotto quel punto o area c’è un problema intrinseco al piede.
Maggiori conoscenze poi si traducono in maggiori competenze, riducendo il rischio di trarre conclusioni sbagliate circa l’origine dei disturbi cui può essere affetto un soggetto, non basta la sola interpretazione riflessologica.

Perle di Salute: conoscere potenzialità e limiti

Il terapista riflessologo conosce le potenzialità della sua tecnica, ma è corretto che ne conosca anche i limiti.
Lo studio delle principali patologie del piede richiede qualche sforzo, l’argomento è decisamente vasto. Per non spaventarsi, si può provare con un semplice studio da autodidatta assumendo le nozioni con piccole letture quotidiane.

In alternativa, specifici corsi di aggiornamento professionale possono rilasciare tali conoscenze in tempi molto più brevi e fungere da “rompighiaccio” in quel mare di informazioni.

Congestioni nasali e raffreddore: liberi di respirare con le tecniche manuali

raffreddore

L’inverno, si sa, porta con se i malanni di stagione soprattutto congestioni nasali e raffreddore. Quello che si conosce meno è che spesso, soprattutto nel caso in cui essi vengano trascurati, possono protrarsi anche oltre la primavera!

Molte persone si avvicinano alla cura solamente dopo aver raggiunto livelli sintomatologici insopportabili.  Questo è particolarmente vero nel caso di patologie come raffreddore, tosse, sinusite, rinite, bronchite, i cui effetti arrivano addirittura a condizionare profondamente le capacità respiratorie dell’individuo, tanto da indurlo ad intraprendere un percorso, spesso tardivo, che gli consenta di tornare a respirare profondamente ed efficacemente.

Trattare le patologie respiratorie con le tecniche manuali

Con le tecniche manuali è possibile trattare le congestioni e le densità tissutali che si sviluppano dopo queste patologie, accelerando i tempi di guarigione, diminuendo le possibilità di ricaduta ed interrompendo la conservazione di uno stimolo antalgico.

Liberi dalle congestioni, liberi di respirare… a pieni polmoni!

La Terapia Craniosacrale per attivare il sistema immunitario

Il nostro sistema di difesa

Il sistema di difesa del nostro organismo è formato da cellule diverse, ognuna con funzioni specifiche, e molecole circolanti che lavorano insieme per riconoscere ed eliminare gli agenti estranei all’organismo (come batteri, parassiti, funghi e virus, ma anche cellule infettate da agenti patogeni e cellule tumorali).
Alcune di queste strutture sono presenti già alla nascita, come ad esempio le barriere fisiche (naso, bocca, saliva…), mentre altre si acquisiscono in risposta ad attacchi esterni.
Quest’ultimo gruppo di cellule risiede nelle stazioni del sistema linfatico (linfonodi), costituito da un articolato sistema di vasi, la cui presenza anche nel cervello è stata provata recentemente, smentendo la convinzione consolidata (e radicata da oltre un secolo) dell’isolamento dell’encefalo dal sistema linfatico e quindi da quello immunitario (Louveau et al., Structural and functional features of central nervous system lymphatic vessels, in Nature 533, 278 (2016)).

L’approccio osteopatico

Il dottor Still, padre dell’osteopatia, fu molto probabilmente il primo a notare il legame fondamentale fra la salute, il movimento e la libera circolazione del fluidi nel corpo, ancor prima dello studio del team di Louveau:

“Il liquido cerebrospinale è il più nobile elemento conosciuto contenuto nel corpo umano e se il cervello non fornisce abbondantemente questo liquido, il corpo rimane in condizione di invalidità.
Chi è capace di ragionare si accorgerà che questo grande fiume della vita deve essere aperto e i campi che inaridiscono devono essere irrigati subito o il raccolto della salute andrà perso per sempre”.

La stimolazione della Terapia Craniosacrale

La Terapia Cranio Sacrale, nello stimolare le strutture craniche, sfrutta la potenza trofica del liquor, che ha “intelligenza innata con cui modella la testa” e che può essere indirizzato ovunque per correggere potenziali disfunzioni, eliminare le stasi di liquidi, rendendola in questo senso efficace nella stimolazione del sistema immunitario.

In particolare, le manovre di stimolazione del IV ventricolo cerebrale, consentono di modulare gli scambi vitali dell’organismo, utilizzando l’attività disintossicante del liquido cefalo rachidiano proprio a livello del IV ventricolo, sede di tutti i principali centri del parasimpatico.

Indirettamente, sarà possibile provocare effetti rilevanti sulla funzionalità globale del sistema immunitario (ad esempio, in caso di infiammazioni croniche, come la psoriasi).

La gestione dei disturbi otorinolaringoiatrici

Data la sua capacità di drenaggio dei liquidi, il cui ristagno non fisiologico potrebbe accompagnarsi a infiammazione, la Terapia craniosacrale risulta essere un valido aiuto anche per la gestione dei cosiddetti disturbi ORL (otorinolaringoiatrici), estremamente diffusi anche tra i bambini (si stima che almeno il 20% dei bambini sotto ai 3 anni abbia già sofferto di otite – Rovers et al., Otitis media, in Lancet 363, 2004).
Queste patologie sono causate principalmente dall’ipertrofia delle canalizzazioni previste per il transito aereo (i seni aerei) le cui mucose interne tendono perciò a congestionarsi.

Si stima che i bambini soffrano in media da 6 a 8 raffreddori all’anno e che dal 5 al 10% delle infezioni delle vie respiratorie superiori siano complicate da sinusite: il trattamento craniosacrale risulterà particolarmente efficace sia per gestire che per prevenire eventuali sinusiti riportando alla fisiologica funzionalità i seni arei.

La Terapia Cranio Sacrale si dimostra un valido aiuto, insomma, particolarmente in questo preciso momento storico di pandemia, per allenare e mantenere in perfetto funzionamento la nostra immunità innata e stimolare la risposta alle infezioni respiratorie.

Perle di Salute: un aiuto dall’acqua

Un rimedio particolarmente indicato per stimolare la risposta immunitaria globale dell’organismo e facilmente eseguibile a casa, consiste nell’eseguire delle spugnature parziali con acqua fredda (dapprima a temperatura ambiente e poi il più fredda possibile) della parte superiore del corpo (arti superiori e tronco).
Questo semplice gesto, ripetuto con costanza, stimola la circolazione periferica e contribuisce a rinforzare le difese immunitarie dell’organismo.

Il dolore all'anca: un approccio con tecniche manuali dolci

L’anca è l’articolazione prossimale dell’arto inferiore, è la seconda del corpo umano per dimensioni, dopo l’articolazione del ginocchio ed è dotata di grande mobilità ed allo stesso tempo di notevole stabilità. Queste due caratteristiche, contrapposte, la espongono a tensioni, dolori e consumo precoce.

Il dolore all’anca è un disturbo che può colpire chiunque, a qualunque età e per cause diverse: ne possono soffrire sia le persone sedentarie, come chi guida, sia gli sportivi, tanto chi corre quanto chi pratica hockey o calcio.

I sintomi tipici sono dolore e rigidità a carico di anca, inguine e glutei.
Le cause sono molteplici e vanno dal sovrallenamento alla sedentarietà, dai disequilibri posturali a quelli muscolari sino a microtraumi ripetuti ed all’artrosi.

Attraverso precise tecniche manuali, dolci e mirate, è possibile influenzare positivamente la salute di questa articolazione, ritardando o prevenendo, dove possibile, l’insorgenza dei processi degenerativi che la contraddistinguono.

Per il terapista attento diventa fondamentale apprendere come curare e prevenire i disturbi che affliggono l’anca, sempre più comuni tra i nostri pazienti.
Attraverso un intenso percorso formativo, vengono fornite precise indicazioni sull’utilizzo clinico delle tecniche manuali apprese.