Balneologia: l’acqua che cura

balneologia

Un’antica saggezza, oggi confermata

La balneologia è la disciplina che si occupa di studiare e applicare l’uso delle acque a scopo preventivo e curativo. Viene impiegata per alleviare o trattare diverse condizioni, soprattutto patologie croniche o funzionali.

Fin dai tempi antichi, l’essere umano ha riconosciuto il potere benefico dell’acqua: pensiamo ai bagni termali dell’antica Roma, luoghi di cura, benessere e socializzazione.
Oggi, grazie agli studi moderni, sappiamo che queste intuizioni avevano solide basi: le acque minerali naturali, soprattutto quelle termali, possono avere effetti terapeutici significativi.

A differenza della semplice balneazione, la balneologia ha una valenza terapeutica, supportata da studi clinici e protocolli precisi.

I meccanismi d’azione della balneoterapia

I benefici della balneoterapia derivano dall’azione combinata di stimoli chimici, termici e meccanici:

  • l’acqua calda (tra 34 e 38 °C) rilassa la muscolatura, stimola la circolazione sanguigna e attenua il dolore.
  • l’acqua fredda o tiepida ha un effetto tonificante, vasocostrittore e utile per il recupero post-allenamento o post-trauma.
  • la pressione dell’acqua esercitata sul corpo (pressione idrostatica) favorisce il ritorno venoso e linfatico, aiutando il riassorbimento dei liquidi e stimolando la diuresi (è per questo che spesso si sente il bisogno di urinare dopo un bagno o un idromassaggio!).
  • il galleggiamento riduce notevolmente il peso corporeo percepito: immergendosi fino al collo, il corpo “pesa” circa il 10% rispetto al normale, rendendo più facile muoversi e riabilitare le articolazioni.
  • le sostanze contenute nelle acque termali (come zolfo, sodio, magnesio, bicarbonati, ferro) penetrano attraverso la pelle e le mucose, esercitando effetti antinfiammatori, disinfettanti, mucolitici o rilassanti, a seconda della loro composizione.

Tecniche e applicazioni dell’idroterapia

Oltre al classico bagno termale, esistono molteplici modalità di utilizzo dell’acqua a scopo terapeutico:

  • Bagni termali: immersioni parziali o totali della durata di 10–20 minuti (acqua calda) o pochi secondi (acqua fredda -10/20 secondi). Stimolano la circolazione, rilassano e riducono il dolore.
  • Docce e getti: con temperatura e pressione variabili, possono avere un effetto stimolante o decontratturante, utili nelle patologie muscoloscheletriche o per la ginnastica vascolare.
  • Idromassaggi: l’acqua in pressione agisce come un vero massaggio, alleviando dolori muscolari, attivando la circolazione e aiutando nei casi di cellulite o lipoedema.
  • Percorsi Kneipp: camminamenti in vasche con alternanza di acqua calda e fredda, ideali per migliorare la circolazione venosa e stimolare il metabolismo.
  • Aerosol e inalazioni termali: ottime per il trattamento di sinusiti, bronchiti, riniti croniche, grazie all’azione diretta sulle mucose respiratorie.
  • Fangoterapia: applicazione locale o total-body di fanghi termali caldi o freddi, usata sia per il benessere della pelle che per patologie articolari o muscolari.

Quando l’acqua cura: indicazioni terapeutiche

La balneoterapia può essere un ottimo coadiuvante al trattamento di numerose patologie:

  • Disturbi muscoloscheletrici e reumatici: artrosi, fibromialgia, cervicalgia, lombalgia, postumi di traumi o interventi.
  • Malattie dermatologiche: psoriasi, dermatite atopica o seborroica.
  • Problemi vascolari: insufficienza venosa cronica, linfedemi iniziali.
  • Patologie respiratorie croniche: bronchiti, sinusiti, riniti.
  • Disturbi gastrointestinali e ginecologici: grazie all’effetto rilassante e antinfiammatorio di alcune acque.

Alcuni rimedi sono così utili che vengono prescritti dal medico ed alcuni preparati sono disponibili in farmacia, come le acque solfuree utilizzate come spray nasali.

Benefici, limiti e buone pratiche

Nonostante i numerosi benefici, la balneoterapia non è adatta a tutti.
È controindicata in caso di tumori maligni attivi, gravi insufficienze cardiache o respiratorie e ferite aperte o infezioni cutanee.
Va usata con cautela e solo con alcuni tipi di applicazioni su febbre o infezioni e durante la gravidanza.
Se il proprio stato di salute è alterato dovrebbe essere sempre prima richiesto un parere medico.

Le cure termali si svolgono solitamente in centri specializzati, ma alcune tecniche possono essere replicate anche a casa con l’uso di acque termali confezionate, bagni caldi e getti d’acqua come anche il doccino.
Idealmente, un ciclo completo dura 12–15 giorni, con effetti progressivi e cumulativi, già visibili dopo pochi giorni.

I benefici sono sempre più documentati e descritti in vari studi clinici.
Gli effetti principali che si ottengono con la balneologia sono:

  • la riduzione del dolore e miglioramento della mobilità articolare
  • il miglioramento dell’umore e del benessere psico-fisico che comprende anche la riduzione dello stress e della tensione muscolare.

La balneologia è una terapia efficace alla portata di tutti che può essere eseguita da professionisti, ma anche da chiunque voglia dedicarsi alla cura di sé.

Perle di Salute – Pediluvio caldo e freddo: un rimedio ideale per le gambe gonfie

Riempite 2 bacinelle grandi con dell’acqua:
– nella prima versate acqua calda (36-38°C) 
– nella seconda acqua fredda (15-20°C).
A piacere, potete arricchire l’acqua con dei Sali (sale grosso) o qualche goccia di oli essenziali.

Immergete i piedi nella bacinella con acqua calda per circa 2 minuti, poi spostateli in quella con acqua fredda per circa 30 secondi.
Ripetete l’operazione per 3-5 volte, terminando sempre con l’acqua fredda.
È possibile avvertire un leggero formicolio: è segno della riattivazione della circolazione.
Questo semplice trattamento aiuta a sgonfiare le gambe e dona un’immediata sensazione di leggerezza e benessere.

Non eseguite l’applicazione in caso di problematiche vascolari gravi (trombosi venosa profonda, flebiti, insufficienza venosa cronica grave, …) o neuropatie periferiche (come diabete con perdita di sensibilità nella zona dei piedi).

Dolore al gomito: cos’è, sintomi, cause e trattamento con la Terapia Manuale

Il gomito del tennista e del golfista

Il gomito è l’articolazione intermedia dell’arto superiore: si trova fra braccio ed avambraccio, due lunghe leve che agiscono sul gomito. Qualunque attività che coinvolga molto l’uso del gomito può provocarne usura, dolori, infiammazioni e altre patologie.

Il più famoso disturbo del gomito è il “gomito del tennista” anche noto come epicondilite.
Un po’ meno conosciuto, ma ugualmente diffuso, è “suo fratello”: il “gomito del golfista” o epitrocleite.

Queste patologie causano dolore e infiammazione in varie parti del gomito; possono inoltre provocare debolezza a carico della mano.
Nonostante la notorietà gli derivi dall’affliggere tipicamente alcune categorie di sportivi, i dolori al gomito possono colpire chiunque come, ad esempio, chi svolge lavori manuali quali operai, muratori, elettricisti, idraulici, etc.

I sintomi dei disturbi del gomito

I sintomi più comuni che caratterizzano maggiormente i disturbi a carico del gomito sono:

  • dolore locale in una sua parte
  • debolezza della mano
  • in alcuni casi gonfiore

In caso di disturbi particolarmente severi, si riscontra spesso debolezza persino nello stringere la mano, causando quindi difficoltà nelle attività quotidiane della vita, nel lavoro e nello sport.

Principali disturbi che coinvolgono il gomito

I principali disturbi che riguardano il gomito sono:

  • l’epicondilite (gomito del tennista) che comporta dolore e infiammazione nella parte laterale del gomito
  • l’epitrocleite (gomito del golfista) le cui caratteristiche sono simili all’epicondilite ma coinvolge la parte mediale o interna del gomito
  • la borsite che comporta l’infiammazione, dolore e gonfiore di una struttura del gomito chiamata borsa
  • le tendiniti dei muscoli bicipite e tricipite del braccio, caratterizzate da infiammazione e dolore a carico dei loro tendini
  • artrite e artrosi, che comportano infiammazione, rigidità, dolore ed usura di almeno una delle tre articolazioni che compongono il gomito
  • le distorsioni, le lussazioni e le fratture sono eventi traumatici che comportano lesioni e dislocazioni a carico di strutture che compongono l’articolazione del gomito (legamenti, capsula articolare, ossa).

Una menzione speciale va fatta per la lussazione del gomito nel bimbo. Questa può avvenire più facilmente poiché le articolazione del bambino sono ancora troppo elastiche a causa della sua giovinezza e movimenti apparentemente innocui possono invece risultare dannosi.

Principali cause dei disturbi al gomito

Eccetto che per distorsioni, lussazioni e fratture, le cui cause sono da imputarsi ad un trauma, l’origine delle altre patologie del gomito sono molteplici ed in terapia manuale vanno ricercate nei disequilibri delle articolazioni del gomito stesso, nel polso, nella spalla ed almeno nella colonna cervicale.

Per quanto concerne i pazienti sportivi, difetti nella preparazione tecnico-atletica e l’utilizzo di attrezzature non idonee possono innescare i sintomi.

Nel caso in cui lo sport non sia la causa, alcune professioni sono maggiormente a rischio rispetto ad altre. In questo caso si parla di patologie professionali. Esempi in questo ambito sono i già citati lavori manuali pesanti come quelli svolti da operai, muratori, elettricisti, idraulici, giardinieri che utilizzano spesso attrezzi da lavoro che producono vibrazioni come trapani, martelli pneumatici, decespugliatori, etc.

Anche altri lavori non sono esenti da rischi: ad esempio un mouse od una postazione di lavoro non ergonomici possono, nel tempo, essere concause di algia al gomito.
In ogni caso, la componente comune è la ripetitività di un movimento stressante che produce, in un periodo di tempo variabile, il problema al gomito.

Intervenire con la Terapia Manuale

Individuate le cause, ove possibile si deve intervenire per rimuoverle.
Nel caso di soggetti a rischio, o professioni particolarmente esposte, si agisce in maniera preventiva utilizzando degli appositi tutori da posizionare sull’avambraccio (seguendo le indicazioni del professionista dedicato). In tutti i casi, curata l’ergonomia del posto di lavoro, lo stretching è essenziale per prevenire i disturbi da sovraccarico.

Il trattamento nell’ambito della terapia manuale è finalizzato inizialmente alla riduzione del dolore, poi al riequilibrio dell’articolazione del gomito, al controllo ed al bilanciamento del polso, della spalla e della cervicale, regioni del corpo spesso implicate nel favorire l’insorgere di un dolore al gomito.
La manipolazione dei tessuti molli, tramite varie tecniche di massaggio, e il riequilibrio delle articolazioni sono spesso risolutive.

L’agopuntura e la moxibustione sono spesso di grande aiuto, così come l’utilizzo del ghiaccio per controllare il dolore nelle fasi acute.

Perle di Salute: stretching e auto trattamento

Per prevenire le tensioni muscolari e la maggior parte dei dolori a carico del gomito, ancora una volta lo stretching è fondamentale.
Effettualo 2 o 3 volte al giorno, o prima e dopo l’attività sportiva, per 30 o 40 secondi di fila, come mostrato nella figura 1.


Per sciogliere invece le tensioni è utile un auto massaggio sui muscoli con una pallina, per esempio da tennis, come mostrato nella figura 2.

La via dei punti per combattere il mal di testa – la digitopressione

La classificazione delle cefalee: primarie e secondarie

Lo sapevi che esiste una vera e propria “classifica” dei mal di testa?
Secondo la IHS (International Headache Society), sussistono ben 13 tipi di cefalea che vengono suddivisi in due grandi categorie: primarie e secondarie.

Cefalee primarie

Con questo termine si intendono quei mal di testa che sono malattie vere e proprie e non hanno una causa unica che le scatena. Sono episodi che si manifestano da soli, senza un motivo apparente:

  • Emicrania
  • Cefalea tensiva
  • Cefalea a grappolo
  • Alcune altre cefalee si innescano a causa di fattori a volte imprevedibili

Cefalee secondarie

Queste, al contrario, sono dei mal di testa che indicano altre problematiche del corpo, fungendo da sintomi. Possono derivare da:

  • Traumi cranici
  • Malattie o disfunzioni nei vasi sanguigni del cervello
  • Patologie cerebrali o di strutture adiacenti, come tumori o meningiti.
  • L’assunzione o la sospensione di sostanze come alcol, caffeina o oppiacei
  • Infezioni virali o batteriche
  • Diabete o malattie renali
  • Dolori facciali causati da problemi al cranio, collo, orecchie, naso, denti e bocca
  • Nevriti e nevralgie del cranio

Digitopressione e diagnosi energetica: la risposta cinese alla cefalea

La Medicina Cinese, fedele al suo approccio olistico e millenario, affronta il mal di testa in modo unico: attraverso la digitopressione su agopunti specifici, selezionati in base a un’attenta diagnosi energetica.
Il punto Fengchi aiuta a curare non solo il mal di testa, ma anche il torcicollo e la cervicalgia.
Chiamato “Punto del Vento”, Fengchi è il punto della primavera, quando si alza una brezza fredda ed improvvisa.
Nel corpo umano, ciò corrisponde all’emicrania, o ai crampi improvvisi.

Siglato GB20, il punto si trova sul meridiano della Vescica Biliare (Gall Bladder, in inglese), il viscere che, con l’organo Fegato, è associato all’Elemento Legno, alla primavera e alla capacità di scegliere e agire con coraggio, quando la vita ci pone di fronte ad un bivio.
Vento è un movimento di aria che cambia rapidamente direzione. La medicina cinese lo associa a dolori che, come il vento, appaiono improvvisamente e con grande intensità, proprio come certe emicranie, o come certe neuropatie che si manifestano senza preavviso con dolore intenso , ora qui ora là.
La ricerca ha confermato l’efficacia del punto Fengchi (chiamato anche “palude del vento”) nel trattamento del mal di testa.

Agopunto mirato: Fengchi (GB20)

Dove si trova il punto GB20?
Semplice, si trova sul collo, dietro all’orecchio, proprio alla base del cranio, nella fossetta tra i muscoli trapezio e sternocleidomastoideo.

Questo punto è particolarmente efficace:

  • nel ridurre le tensioni muscolari
  • favorire la circolazione sanguigna
  • contribuisce a migliorare l’udito e la vista, liberando gli organi sensoriali da una sensazione di offuscamento
  • aiuta a calmare il Vento interno
  • apre gli orifizi
  • riequilibra lo Shen
  • e si rivela utile anche nei disturbi del sonno, come l’insonnia.

Nella medicina tradizionale cinese (MTC), il “Yang del Fegato che sale e genera Vento” è una delle cause più comuni di cefalea di tipo primario, spesso legata a squilibri interni energetici e a emozioni trattenute, come rabbia o frustrazione.

Qiuxu (GB40): il punto sorgente che libera e drena

È importante ricordare che, nella maggior parte dei casi, gli agopunti non si usano da soli, ma si accoppiano, così da amplificare i loro effetti.

Per favorire il corretto fluire dell’energia nella testa, si utilizza anche il punto Qiuxu (GB-40), conosciuto come “Campo sulla collina”.
Si tratta di un punto sorgente situato sul meridiano della Vescica Biliare, particolarmente indicato nei casi in cui si manifestano sensazioni di calore o infiammazione: emicranie, arrossamento o gonfiore agli occhi, vista offuscata, dolori alla gola o al collo.

Ma i suoi benefici non si fermano qui: è utile anche per alleviare disturbi alle ascelle, dolori toracici e difficoltà respiratorie.
Qiuxu è un punto che drena in profondità ed è un prezioso alleato per un’ampia gamma di disagi.

Tipi particolari di mal di testa

Altri tipi di mal di testa includono:

  • Il mal di testa da stress
    È di tipo tensivo, il dolore sordo, lieve, continuo, caratterizzato da una pressione da entrambi i lati, come una fascia stretta che circonda la testa, davanti, ai lati e dietro, senza nausea o sensibilità alla luce e al suono, come accade nell’emicrania
     
  • Il mal di testa meteoropatico
    Ne sono afflitti coloro che sembrano avere un “sesto senso” quando cambia il tempo. Sono persone molto sensibili, percepiscono variazioni barometriche di pressione e di umidità dell’aria
     
  • Il mal di testa che passa con la caffeina: quelli che si svegliano alle prime luci dell’alba o nel cuore della notte, percepiscono il mal di testa in arrivo e corrono a farsi un caffè (anche controvoglia) perché percepito come l’unico rimedio casalingo.
     
  • Il mal di testa dentro l’orbita oculare
  • Uno dei più invalidanti, costringe a stare al buio, possibilmente anche in assenza di suoni

Digitopressione: un gesto semplice per un sollievo immediato

Ci sono diverse modalità con cui praticare la digitopressione.
Si può esercitare la digitopressione con una pressione prolungata, che si approfondisce gradualmente, utilizzando il pollice (o il dito medio), oppure ricorrendo alla penna per agopunti: uno strumento simile a un uncinetto, con la punta arrotondata. Quest’ultima rappresenta una buona soluzione, soprattutto per l’autotrattamento.

Naturalmente, il terapista predilige la sensibilità che deriva dal contatto diretto con la mano, in particolare con il pollice o con le altre dita.

  • Per tonificare, si consiglia di eseguire piccoli cerchi con il pollice, ruotando in senso orario.
  • Per disperdere, specialmente se il punto è dolente, i cerchi vanno fatti in senso antiorario.

Perle di Salute – Acqua e benessere: il rimedio più semplice e potente

A volte, basta anche un semplice sorso d’acqua per percepire un immediato senso di leggerezza alla testa. Non va mai dimenticata l’importanza di una buona idratazione!
Bevi immaginando una sorgente di montagna: limpida, che scorre tra rocce e muschi, portando freschezza e sollievo.

Il bendaggio elastocompressivo: prevenzione e terapia efficace

bendaggio elastocompressivo

Quando le gambe si gonfiano: segnali da non ignorare

Dopo una giornata trascorsa seduti alla scrivania, in piedi senza muoversi, dopo un lungo volo o un’intensa attività sportiva, le nostre gambe possono gonfiarsi, risultare pesanti e, talvolta, doloranti. Il segno lasciato dai calzini è un chiaro segnale che non va ignorato!

Il gonfiore (edema) agli arti inferiori è un fenomeno comune dopo alcune attività, soprattutto se statiche, faticose o svolte in ambienti molto caldi.
La circolazione venosa, responsabile del ritorno del sangue al cuore, e quella linfatica, che gestisce i liquidi in eccesso, lavorano contro la gravità e si basano su forze deboli per spostare i fluidi. Per questo motivo, hanno bisogno di supporto per riportare i liquidi dalle estremità (piedi e mani) verso il cuore.

I principali meccanismi che facilitano questo processo sono:

  • le valvole unidirezionali, che impediscono il reflusso dei liquidi
  • la pompa muscolare, che comprime i vasi venosi e linfatici durante la contrazione dei muscoli, spingendo i liquidi verso il cuore
  • la pulsazione arteriosa e la peristalsi intestinale, che comprimono vene e vasi linfatici, facilitando il drenaggio, in modo simile alla pompa muscolare.

L’assenza di movimento ostacola questi meccanismi, favorendo il ristagno dei liquidi nelle zone periferiche del corpo. Questo spiega perché i piedi tendono a gonfiarsi a fine giornata, specialmente in condizioni di caldo, che aumenta la permeabilità capillare e la fuoriuscita di liquidi nei tessuti.

Anche un’attività sportiva intensa può contribuire al gonfiore: i microtraumi muscolari causati dall’esercizio rilasciano sostanze infiammatorie che rendono i capillari più permeabili, mentre l’accumulo di acido lattico e altre scorie ostacola il drenaggio linfatico.

Come prevenire l’accumulo di liquidi?

Il segreto sta nel limitare l’eccessiva fuoriuscita di liquidi dai vasi sanguigni e linfatici.
Pensiamo ai tessuti corporei come a una spugna: se lasciata libera, essa si espande e trattiene molta acqua. Se invece la comprimiamo, la sua capacità di assorbimento si riduce. Questo è il principio alla base dell’elastocompressione: indossando calze a compressione o bendaggi multistrato, i tessuti non possono dilatarsi, impedendo la fuoriuscita di liquidi e facilitando il ritorno venoso e linfatico.

E se il gonfiore è già presente?

Anche in questo caso, l’elastocompressione è efficace.
La compressione non solo previene la fuoriuscita di liquidi, ma migliora la funzione muscolare: impedendo al muscolo di espandersi verso l’esterno, la contrazione muscolare genera una pressione interna maggiore, aumentando l’efficienza del drenaggio venoso e linfatico e favorendo il riassorbimento dei liquidi già presenti nei tessuti.

Tipologie di tutori elastocompressivi

Esistono due principali tipi di dispositivi compressivi:

  • Calze compressive: pratiche e facilmente indossabili in autonomia. Sono ideali per la prevenzione e il mantenimento dei risultati ottenuti dopo un trattamento.
     
  • Bendaggi elastocompressivi: composti da più strati di bende e imbottiture, sono indicati per la riduzione di edemi già presenti, poiché, confezionati su misura dall’operatore, si adattano perfettamente alle necessità del paziente.

Le calze compressive, avendo misure standard, sono meno versatili rispetto ai bendaggi per la fase di riduzione dell’edema, ma risultano più comode e pratiche per la prevenzione e il mantenimento a lungo termine.

Questi due strumenti vengono usati spesso in abbinamento: partendo con il bendaggio, che ha efficacia maggiore nella riduzione dell’edema, e proseguendo con la calza quando l’edema è ridotto e stabile.

I benefici dell’elastocompressione

L’elastocompressione offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione dell’ultrafiltrazione capillare
  • Miglioramento della microcircolazione
  • Aumento del riassorbimento dei liquidi in eccesso
  • Mantenimento dei risultati ottenuti con il linfodrenaggio manuale.

L’elastocompressione è anche utile nella prevenzione e gestione di edemi causati da sedentarietà, sforzi intensi e patologie venose o linfatiche.
Inoltre, aiuta a prevenire vene varicose, trombosi e la formazione di tessuto fibrotico, ed è un valido supporto nel trattamento della cellulite e del lipedema.

Perle di Salute – Calze compressive: un alleato per la prevenzione e il benessere quotidiano

Il vostro medico e/o il vostro terapista specializzato in linfodrenaggio potrà consigliarvi l’utilizzo più adatto di calze e bendaggi elastocompressivi.

La prevenzione è fondamentale: chi svolge lavori sedentari o rimane a lungo in piedi dovrebbe utilizzare calze compressive di classe bassa per prevenire la formazione di edemi e alterazioni della circolazione. Inoltre, la sensazione di leggerezza a fine giornata è assicurata.
Esistono modelli discreti e simili a normali calzini o collant, adatti anche a chi desidera un supporto poco visibile.
Anche per gli sportivi, le calze compressive (anche solo il gambaletto) possono essere un valido alleato, riducendo il senso di affaticamento e accelerando il recupero muscolare. Si possono trovare vari modelli specifici per lo sport.

Gli ultrasuoni: come aiutano a guarire

ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni è una tecnica terapica ampiamente utilizzata per il trattamento di dolori muscolari e tendinei, infiammazioni e lesioni dei tessuti molli.
Questa metodica sfrutta onde sonore ad alta frequenza per stimolare la guarigione e ridurre il dolore, migliorando la circolazione sanguigna e promuovendo la rigenerazione cellulare.
Ma come funzionano esattamente gli ultrasuoni e in quali situazioni vengono utilizzati?
In questo articolo proveremo a rispondere a queste domande esplorando il meccanismo d’azione, i benefici e le principali applicazioni della ultrasuonoterapia.

Come funziona la terapia a ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni utilizza onde sonore ad alta frequenza, generalmente comprese tra 1 e 3 MHz, che vengono trasmesse attraverso un dispositivo apposito chiamato manipolo o più semplicemente testina dell’ultrasuono.
Il manipolo, dotato di un trasduttore, viene posizionato sulla pelle del paziente e, grazie all’applicazione di un gel conduttore, le onde sonore (ultrasoniche) penetrano nei tessuti sottostanti.

Queste onde generano micro-vibrazioni nei tessuti, producendo due effetti principali:

  1. Effetto termico: l’energia ultrasonica causa un aumento della temperatura nei tessuti profondi, favorendo il rilassamento muscolare, l’aumento del flusso sanguigno e la riduzione della rigidità articolare.
     
  2. Effetto meccanico (cavitazione e “micromassaggio”): le onde sonore creano una sorta di “micromassaggio” a livello cellulare:
    – facilitando la riparazione dei tessuti
    – riducendo l’infiammazione
    – aumentando la velocità di riparazione di un tessuto incrementandone il metabolismo.

Grazie a questi effetti, la terapia con ultrasuoni è particolarmente efficace per accelerare i processi di guarigione e alleviare il dolore in molte patologie.

Quando si usa la ultrasuonoterapia

Gli ultrasuoni vengono impiegati in diversi ambiti della fisioterapia e della medicina riabilitativa. Alcune delle principali indicazioni terapeutiche includono:

  • Lesioni muscolari e tendinee: esiti di strappi muscolari, tendiniti e contratture possono beneficiare dell’azione degli ultrasuoni, che aiutano a ridurre il dolore e favorire la rigenerazione tissutale.
  • Infiammazioni articolari: alcuni disturbi e dolori delle articolazioni o le borsiti possono essere vantaggiosamente trattate per diminuire l’infiammazione e migliorare la mobilità articolare.
  • Dolore cronico: condizioni come la lombalgia o la cervicalgia o in generale l’artrosi possono beneficiare dall’effetto analgesico e decontratturante della terapia.
  • Recupero post-operatorio: dopo interventi chirurgici ortopedici, gli ultrasuoni possono favorire una guarigione più rapida delle cicatrici e dei tessuti operati.
  • Riassorbimento degli edemi: grazie al miglioramento della circolazione locale, la terapia con ultrasuoni aiuta a ridurre gonfiori ed ematomi post-traumatici.

Modalità di applicazione

Esistono due modalità principali di applicazione degli ultrasuoni:

  1. Ultrasuoni a contatto diretto 
    Il manipolo viene fatto scorrere sulla pelle del paziente con l’uso di un gel conduttore per facilitare la trasmissione delle onde sonore (ultrasuono a massaggio). È possibile anche mantenere il manipolo fisso sul punto di interesse terapeutico, in questo caso si parla di ultrasuoni fisso.
     
  2. Ultrasuoni in immersione 
    Utilizzati per trattare aree difficili da raggiungere, come le dita della mano o del piede, dove il manipolo viene immerso in acqua insieme alla parte del corpo da trattare.

A seconda della patologia e dell’obiettivo terapeutico, il terapista regola la frequenza e l’intensità degli ultrasuoni per ottenere il massimo beneficio.
È opportuno, quando ci si sottopone all’ultrasuono terapia, completare l’intero ciclo di trattamenti e non sospenderli al primo miglioramento.

Benefici della ultrasuonoterapia

L’utilizzo degli ultrasuoni in fisioterapia porta numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione del dolore: l’effetto termico e il micro-massaggio sui tessuti aiutano a ridurre il dolore e le tensioni muscolari.
  • Miglioramento della circolazione: l’aumento del flusso sanguigno accelera il processo di riparazione tissutale.
  • Effetto antinfiammatorio: gli ultrasuoni riducono l’edema e l’infiammazione, contribuendo al recupero più rapido da lesioni.
  • Favorisce la rigenerazione dei tessuti: stimolano la produzione di collagene, migliorando la riparazione dei tendini e dei legamenti danneggiati.
  • Maggiore elasticità muscolare e articolare: utile per chi soffre di rigidità articolare o ha subito un trauma.

Precauzioni e controindicazioni

Nonostante i numerosi benefici, la Terapia ultrasonica presenta alcune controindicazioni. Non deve essere utilizzata nei seguenti casi:

  • Presenza di Pacemaker: gli ultrasuoni possono interferire con il funzionamento dei dispositivi elettronici impiantati.
  • Gravidanza: è sconsigliato l’uso sugli addominali o nella zona lombare.
  • Neoplasie: gli ultrasuoni non devono essere applicati su tumori o aree sospette.
  • Fratture recenti: in fase acuta, possono ritardare la formazione del callo osseo.
  • Presenza di infezioni o ferite aperte: l’applicazione diretta potrebbe peggiorare la condizione.

Considerazioni finali

La terapia con ultrasuoni rappresenta uno strumento efficace e sicuro per il trattamento di molte patologie muscoloscheletriche e infiammatorie. Grazie ai suoi effetti benefici sulla riduzione del dolore, sulla stimolazione della guarigione e sul miglioramento della circolazione, è ampiamente utilizzata in fisioterapia e riabilitazione.

Tuttavia, come per qualsiasi trattamento, è fondamentale che venga eseguita da un professionista qualificato per garantire un’applicazione corretta e sicura.

Perle di Salute – Ultrasuoni terapeutici: un’alternativa ai farmaci per il dolore

Gli ultrasuoni vengono spesso utilizzati come parte di un approccio terapeutico multidisciplinare e non sempre sostituiscono completamente i farmaci.
Tuttavia, in alcuni casi, ad esempio quando si cerca di ridurre l’uso di antidolorifici a causa di effetti collaterali, o quando il dolore è principalmente muscoloscheletrico e infiammatorio, un ciclo di ultrasuoni può essere indicato.

La decisione di preferire questo trattamento rispetto alle medicine deve essere valutata attentamente da un medico che considererà il quadro clinico complessivo e le specifiche del caso

Parkinson: un cammino da affrontare insieme, con supporto e determinazione

parkinson

Quando si riceve una diagnosi di Parkinson, si può provare la sensazione di guardare una montagna altissima da scalare. È normale sentirsi spaventati o sopraffatti, ma è importante non concentrarsi unicamente sulla cima. Ogni piccolo passo è fondamentale: ogni miglioramento, anche se minimo, può fare una grande differenza nel cammino verso una vita migliore.

Che cos’è la malattia di Parkinson?

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale.In pratica, alcune cellule nervose nel cervello iniziano a degenerare. Queste cellule sono fondamentali per regolare i movimenti muscolari volontari, quindi quando vengono compromesse, i movimenti possono diventare più difficili da controllare.

I sintomi del Parkinson

I sintomi del Parkinson possono variare da persona a persona. Ecco alcuni segnali comuni legati alla performance motoria:

  • Deambulazione: rigidità muscolare che rende i movimenti più difficili e, a volte, dolorosi.
  • Scrittura: cambiamenti nel modo di scrivere, spesso con lettere più piccole.
  • Movimenti rallentati: una lentezza generale nei movimenti.
  • Espressione facciale ridotta: il viso può apparire meno espressivo.
  • Tremore: tremolio involontario che si manifesta a riposo e migliora con il movimento.

Oltre ai sintomi motori, si riscontrano anche:

  • Disturbi psicologici: depressione, ansia e alterazioni dell’umore.
  • Problemi cognitivi: difficoltà di memoria e concentrazione.
  • Disturbi del sonno: interruzioni, agitazione e movimenti involontari durante la notte.
  • Problemi digestivi: stitichezza legata alla ridotta motilità intestinale.
  • Alterazioni fisiologiche: abbassamento della pressione sanguigna in piedi, sudorazione eccessiva.

La buona notizia: la prevenzione può fare la differenza

Anche se i sintomi tendono a peggiorare nel tempo, una gestione attiva della malattia può rallentarne il decorso e migliorare la qualità della vita.
Studi dimostrano che trattamenti adeguati e una gestione integrata possono fare una grande differenza, rallentando i segni della malattia e migliorando la qualità della vita.

Massaggi, dieta e Tai Chi: un aiuto per il Parkinson

Uno degli aspetti più fastidiosi del Parkinson riguarda i disturbi del sonno e la sensazione di gambe senza riposo.

Parlando di sonno, c’è un disturbo chiamato Disturbo Comportamentale del Sonno REM (RBD), che si verifica durante la fase REM (quella dei sogni). In questa fase, il corpo si muove involontariamente.

Cosa accade?
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese (MTC), il sonno è il risultato dell’equilibrio tra energia yin e yang. Durante il giorno, l’energia yang ci mantiene attivi, mentre di notte si ritira, dando spazio all’energia yin per il riposo. Se l’energia yang non si ritira correttamente di notte, può portare a disturbi come il sonno agitato e i movimenti involontari, tipici della sindrome della gamba senza riposo.

Cosa fare in questi casi?
La MTC suggerisce massaggi mirati a stimolare specifici punti energetici per calmare l’energia yang e nutrire quella yin:

  • BL23: stimola l’energia dei reni.
  • SP10: stimola la produzione di sangue.
  • ST36 e SP6: migliorano la circolazione e nutrono le gambe.

L’approccio del terapista

Tra i meridiani straordinari, i Qiao (Yin Qiao Mai e Yang Qiao Mai) giocano un ruolo chiave. 
Qiao (pronuncia: ciao) significa “alzarsi sulle punte dei piedi”, movimento di sollevamento ma anche equilibrio.
I due Qiao Mai, lo Yin e lo Yang, controllano rispettivamente il movimento e la contrazione dei muscoli intrarotatori e adduttori, extrarotatori e abduttori.
Insieme regolano il ritmo sonno-veglia. Lo Yang Qiao Mai assorbe l’eccesso di yang, mentre lo Yin Qiao Mai interviene sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, favorendo l’equilibrio energetico.

L’importanza della dieta

Anche l’alimentazione può sostenere il percorso terapeutico.
Alimenti cotti, al vapore o bolliti sono ideali per nutrire l’energia yin.
Si consiglia di evitare cibi crudi o freddi (tipo insalate in inverno o yogurt) e ridurre l’uso di sale.

Un cammino da percorrere con cura e consapevolezza

Affrontare il Parkinson non è facile, ma con il giusto supporto, la prevenzione e un approccio terapeutico mirato è possibile rallentare i sintomi e migliorare la qualità della vita.
Che si tratti di terapie tradizionali, massaggi o discipline come il Tai Chi, ogni piccolo passo conta. L’importante è mantenere la determinazione e affrontare il cammino con consapevolezza e cura.

Perle di Salute – Il Tai Chi: una Via verso il Benessere

Il Tai Chi, antica arte marziale cinese, si rivela un’alleata preziosa per chi affronta la diagnosi di Parkinson. Grazie ai suoi movimenti lenti e armoniosi, questa disciplina è ideale per migliorare l’equilibrio e rafforzare la muscolatura.
Ogni gesto coinvolge in modo sincronizzato i quattro arti, andando oltre il semplice lavoro muscolare ed equilibrio: diventa un esercizio anche per la mente. La concentrazione necessaria per controllare i movimenti e percepire il corpo nello spazio stimola il cervello, promuovendo maggiore consapevolezza e coordinazione.

Un approccio dolce ma efficace per corpo e mente, capace di sostenere il cammino verso una migliore qualità della vita.

Drenaggio Linfatico Manuale: applicazioni e controindicazioni

drenaggio linfatico manuale

Probabilmente avete già sentito parlare di Drenaggio Linfatico Manuale; a qualcuno potrebbe essere stato persino consigliato.
Spesso il Drenaggio Linfatico Manuale (DLM) viene associato alla cellulite o ai gonfiori della gravidanza, ma il DLM presenta molte altre indicazioni, alcune delle quali meno conosciute.
Ma in quali casi può essere utile? Scopriamolo insieme!

Il Drenaggio Linfatico e il trattamento degli edemi

Il linfodrenaggio è particolarmente efficace in due ambiti:

  • il trattamento degli edemi (gonfiori causati da accumulo di liquidi) 
  • il miglioramento delle difese immunitarie

Gli edemi possono avere diverse cause:

  • alcuni sono di natura patologica, come il linfedema, un accumulo dovuto a un malfunzionamento del sistema linfatico,
  • o il flebedema, causato da difficoltà nella circolazione venosa.
    In entrambi i casi si possono osservare gambe gonfie, con segni lasciati da calze o vestiti. Tuttavia, nel linfedema la pelle appare pallida, fredda e dura, mentre nel flebedema è rossiccia, calda e più morbida, con possibile presenza di capillari visibili o vene sporgenti.
  • Un’altra patologia che causa edemi è il lipoedema, simile alla cellulite estetica.

Esistono anche edemi dovuti a cambiamenti ormonali come quelli legati al ciclo mestruale, alla gravidanza o alla menopausa.
In tutti questi casi, il linfodrenaggio può aiutare ad eliminare l’edema, migliorando l’efficienza del sistema linfatico.
I risultati possono essere sorprendenti: già dopo una seduta, gli arti possono ridursi di 1 o 2 centimetri grazie all’eliminazione dei liquidi in eccesso.

Edemi di origine traumatica o post-chirurgica

Oltre a questi tipi, possono presentarsi edemi di origine traumatica o post-chirurgica.
Dopo un trauma, il corpo reagisce con segni infiammatori: l’area si arrossa, si scalda, si gonfia, diventa dolente e risulta difficile da usare.
Una volta stabilita l’entità del danno, se non ci sono controindicazioni, si può utilizzare il linfodrenaggio per accelerare il recupero. In alcuni casi, è possibile iniziare il trattamento già 12-48 ore dopo il trauma, riducendo il gonfiore e rimuovendo le sostanze irritanti accumulate. Questo accelera i tempi di guarigione e migliora la qualità della riparazione.
Per questo motivo, il DLM è molto usato nello sport e nella riabilitazione.

Anche gli interventi chirurgici, pur finalizzati a migliorare la salute, rappresentano un trauma per il corpo. Il drenaggio manuale è consigliato, salvo controindicazioni, sia prima dell’intervento, per preparare i tessuti, sia dopo, per favorire il recupero.

Benefici del Linfodrenaggio per il sistema immunitario, l’apparato digerente e le affezioni respiratorie

Poiché il sistema immunitario è strettamente legato al sistema linfatico, il DLM può influenzarlo positivamente. Questo è particolarmente utile in ambito dermatologico, ad esempio per ridurre stati infiammatori cutanei come l’eritema. Il massaggio, applicato nelle immediate vicinanze dell’area interessata, elimina i rifiuti e le sostanze infiammatorie, riducendo così i sintomi.
 
Il DLM è utile anche per migliorare la peristalsi intestinale (i movimenti intestinali), aiutando a regolarizzare l’intestino in caso di stipsi o disturbi gastrointestinali.

Infine, il linfodrenaggio è nato per trattare affezioni respiratorie. Raffreddori, sinusiti e riniti allergiche possono trarre beneficio da trattamenti mirati al viso, sia come cura che in prevenzione, ad esempio, nel caso delle allergie stagionali.
Se correttamente eseguito, il DLM produce effetti rapidi e duraturi.

Controindicazioni e precauzioni del Drenaggio Linfatico Manuale

Come ogni terapia efficace, il drenaggio linfatico manuale non è indicato per tutti. Proprio per i suoi effetti significativi, va evitato in alcuni casi o applicato con cautela.

  • Un terapista esperto non tratterà mai un paziente con infezioni acute o malattie infettive, per evitare il rischio di propagare l’infezione.
  • Allo stesso modo, è controindicato in presenza di tumori maligni, salvo specifica indicazione medica, e in caso di trombosi venosa profonda recente.
  • In situazioni come insufficienze cardiache o renali, occorre particolare attenzione. Queste patologie, spesso associate ad edemi, richiedono un consulto medico prima di iniziare il trattamento, per valutare se il drenaggio sia sicuro e non rischi di affaticare cuore e reni.
  • Durante la gravidanza, è consigliabile evitare il drenaggio nei primi tre mesi, poiché il corpo della madre è sottoposto a numerosi e delicati cambiamenti. Dopo questo periodo, però, il linfodrenaggio diventa un grande alleato per ridurre gli edemi della gravidanza o eliminarli rapidamente dopo il parto.

Perle di Salute – L’importanza della valutazione preliminare

Il professionista esperto in drenaggio linfatico, prima di iniziare il trattamento, effettua un’attenta valutazione ponendo domande mirate per individuare eventuali controindicazioni e determinare l’idoneità del paziente alla terapia. Questo passaggio è cruciale non solo per garantire la sicurezza del trattamento, ma anche per comprendere a fondo la problematica e definire la strategia di intervento più efficace. La fase preliminare è un elemento imprescindibile che non dovrebbe mai essere trascurato.

In questo articolo ho presentato le principali indicazioni del linfodrenaggio. La decisione di applicarlo spetta comunque al terapista esperto e al medico curante, che valuteranno rischi e benefici per garantire la massima sicurezza e efficacia al paziente.

I principali traumi sportivi: come prevenirli e trattarli

trauma sportivo

Lo sport rappresenta un’attività fondamentale per il mantenimento di uno stile di vita sano ed equilibrato. Tuttavia, praticarlo, sia a livello professionale che amatoriale, comporta il rischio di traumi di varia entità.
Per questo motivo, è essenziale conoscere i principali traumi sportivi, adottare strategie efficaci per prevenirli e acquisire le competenze necessarie per gestirli in modo corretto.
Questo approccio consente di garantire una pratica sportiva sicura e sostenibile, promuovendo al contempo il benessere fisico e mentale degli atleti.

Traumi sportivi: classificazione, cause e caratteristiche principali

I traumi sportivi possono essere suddivisi in due categorie principali: traumi acuti e lesioni da sovraccarico. La loro comprensione è fondamentale per prevenire danni permanenti e garantire il recupero ottimale.

Traumi acuti

I traumi acuti sono lesioni improvvise causate da movimenti bruschi, cadute o impatti violenti.

1. Distorsioni
Le distorsioni, comunemente note come “storte”, si verificano a seguito di un movimento anomalo che coinvolge un’articolazione. Questo provoca una temporanea perdita di contatto tra i capi articolari che compongono la giuntura, causando danni di varia entità alla capsula articolare, ai tendini o ai legamenti, che possono essere stirati o lacerati.
In base alle strutture interessate, possono comparire ematomi di diversa entità.
Traumi distorsivi particolarmente gravi possono persino provocare fratture. Tra le più comuni vi sono quelle alla caviglia, frequenti tra i calciatori, e quelle al ginocchio, tipiche negli sciatori.

2. Strappi muscolari
Gli strappi muscolari si verificano quando le fibre muscolari si rompono a causa di un eccessivo allungamento o di un sovraccarico dovuto alla fatica.
Interessano frequentemente i muscoli posteriori della coscia, i quadricipiti e i muscoli della gamba, ma possono coinvolgere anche i muscoli degli arti superiori.
La gravità varia, andando progressivamente dallo stiramento alla distrazione muscolare, fino allo strappo vero e proprio, che può essere completo o parziale.
Il dolore è intenso e, a seconda dell’entità del danno, può essere accompagnato da un ematoma di dimensioni proporzionalmente importanti in base al danno subito.

3. Fratture
Le fratture possono essere causate da impatti violenti o da cadute.
Tra le più comuni in ambito sportivo si riscontrano quelle del polso, della clavicola e di tibia e perone.
In base al tipo di sport praticato, sono frequenti anche le fratture che coinvolgono le mani e i piedi, comprese quelle delle dita.

4. Lussazioni
Le lussazioni si verificano quando i capi articolari perdono in modo cronico il contatto rispetto alla loro posizione naturale. Tra le articolazioni più frequentemente interessate vi è la spalla, particolarmente vulnerabile a questo tipo di trauma.
Il danno a carico della capsula articolare e dei legamenti è generalmente grave e di entità superiore rispetto a quello causato da una distorsione.

Lesioni da sovraccarico

Le lesioni da sovraccarico derivano da movimenti ripetitivi o carichi eccessivi, causando danni progressivi a tendini, ossa e tessuti..

1. Tendiniti
Si tratta dell’infiammazione di un tendine, spesso provocata da movimenti ripetitivi o da un sovraccarico.
È una condizione comune tra i corridori, che possono sviluppare la tendinite del tendine d’Achille, e tra i tennisti, soggetti al gomito del tennista.

2. Borsiti
Sono infiammazioni delle borse sinoviali, strutture che, in seguito a microtraumi ripetuti, si irritano, si gonfiano e causano dolore intenso.

3. Sindrome da stress tibiale mediale (shin splints)
Dolore localizzato nella parte inferiore della gamba, causato da un utilizzo eccessivo e ripetitivo dei muscoli e delle ossa della zona.

4. Fratture da stress
Microfratture nelle ossa provocate da attività fisica ripetitiva e ad alta intensità, spesso dovute a carichi eccessivi senza adeguato recupero.

5. Sindrome della bandelletta ileotibiale
Un’infiammazione comune tra corridori e ciclisti, causata dallo sfregamento della bandelletta ileotibiale contro il femore. Si manifesta tipicamente con dolore localizzato nella parte laterale del ginocchio, soprattutto durante l’attività fisica ripetitiva.

Prevenzione dei traumi sportivi

La prevenzione è la miglior cura. Seguendo alcune linee guida, è possibile ridurre significativamente il rischio di infortuni.

  1. Riscaldamento e stretching
    Il riscaldamento prepara muscoli e articolazioni allo sforzo, migliorando la circolazione sanguigna e aumentando la flessibilità. È fondamentale eseguire esercizi di stretching dinamico prima dell’attività e stretching statico dopo.
     
  2. Uso di attrezzature adeguate
    Indossare scarpe specifiche per lo sport praticato e utilizzare protezioni come caschi, ginocchiere o paradenti riduce significativamente il rischio di lesioni.
     
  3. Progressività negli allenamenti
    Incrementare gradualmente l’intensità degli allenamenti consente al corpo di adattarsi in modo naturale, evitando sovraccarichi improvvisi.
     
  4. Tecnica corretta
    Apprendere e applicare tecniche corrette per i movimenti specifici dello sport praticato è essenziale per evitare sforzi errati che potrebbero causare lesioni.
     
  5. Ascoltare il proprio corpo
    Riconoscere segnali di affaticamento o dolore è fondamentale per prevenire lesioni da sovraccarico. Il riposo regolare è una componente indispensabile del recupero fisico.
     
  6. Condizionamento fisico
    Programmi mirati di rafforzamento muscolare e miglioramento della stabilità articolare aumentano la resistenza di muscoli e articolazioni agli stress meccanici.

Il Massaggio sportivo in ogni fase dell’allenamento

Il massaggio sportivo svolge un ruolo cruciale nella prevenzione e nella gestione dei traumi sportivi, offrendo benefici specifici per ogni fase dell’allenamento.

Durante la preparazione fisica, aiuta a migliorare la flessibilità muscolare e ridurre il rischio di infortuni, mentre dopo l’attività sportiva accelera il recupero, alleviando tensioni muscolari e favorendo la rigenerazione dei tessuti.

Questo approccio mirato permette agli atleti di mantenere elevate prestazioni fisiche riducendo significativamente l’incidenza di traumi e sovraccarichi funzionali, che rappresentano una delle principali problematiche nello sport.

Inoltre, il massaggio sportivo è concepito per aiutare a correggere i problemi e gli squilibri a carico di muscoli e tendini causati da un’attività fisica ripetitiva e faticosa.
Per rendere al meglio controlla quale “carburante immetti nel tuo serbatoio”! Per prestazioni ancora superiori e durature segui un’alimentazione corretta e personalizzata per uno sportivo!

Trattamento dei traumi sportivi

Una gestione tempestiva e appropriata è fondamentale per minimizzare i danni e accelerare il recupero.

1. Protocollo P.R.I.C.E. per traumi acuti
Protection (Protezione): applicare tutori, bendaggi o altri dispositivi in base al tipo di trauma e alle indicazioni mediche.
Rest (Riposo): sospendere immediatamente l’attività fisica per prevenire ulteriori danni.
Ice (Ghiaccio): applicare ghiaccio sull’area colpita per 15-20 minuti ogni ora per ridurre gonfiore e dolore.
Compression (Compressione): fasciare la zona interessata per contenere il gonfiore.
Elevation (Elevazione): sollevare l’area lesionata al di sopra del livello del cuore per favorire il drenaggio dei liquidi.

2. Terapia fisica
Dopo un trauma, la riabilitazione è fondamentale per recuperare forza, mobilità e funzionalità. Un terapista o fisioterapista specializzato può guidare in un programma di esercizi personalizzato per il recupero.

3. Terapie farmacologiche
Per gestire dolore e infiammazione, il medico può prescrivere farmaci antinfiammatori o analgesici, adattati alle esigenze specifiche del paziente.

4. Interventi chirurgici
Nei casi più gravi, come fratture complesse o lacerazioni significative di legamenti e tendini, può essere necessario un intervento chirurgico per riparare i tessuti danneggiati.

5. Riabilitazione psicologica
Gli infortuni sportivi possono avere un impatto significativo anche sul piano psicologico. Il supporto di uno psicologo dello sport può aiutare a gestire lo stress, mantenere la motivazione e affrontare il percorso di recupero con maggiore serenità.

Esempi di traumi specifici e gestione

  • Distorsione alla caviglia

Prevenzione: stimolazione propriocettiva, rafforzamento dei muscoli stabilizzatori della caviglia, utilizzo di calzature adeguate e applicazione di bendaggi sportivi preventivi.
Trattamento: applicazione del protocollo P.R.I.C.E., seguita da esercizi di equilibrio e stabilità quando indicato.

  • Tendinite al tendine d’Achille

Prevenzione: evitare aumenti improvvisi nell’intensità degli allenamenti, eseguire regolarmente stretching dei muscoli del polpaccio, e scegliere calzature adeguate in base allo sport praticato, al livello e alle proprie caratteristiche fisiche e tecniche.
Trattamento: riposo, terapia fisica (ad esempio, ultrasuoni), esercizi specifici e, se indicato da un medico specialista, utilizzo di plantari o solette ortopediche.

  • Lesione del legamento crociato anteriore (LCA)

Prevenzione: programmi di allenamento propriocettivo per migliorare l’equilibrio e rafforzare i muscoli che stabilizzano il ginocchio.
Trattamento: spesso richiede un intervento chirurgico, seguito da un lungo e strutturato percorso di riabilitazione.

Promuovere una pratica sportiva sicura

La pratica sportiva è una delle attività più benefiche per la salute, ma richiede consapevolezza dei potenziali rischi e delle strategie di prevenzione e trattamento.
Adottando un approccio prudente, utilizzando tecniche corrette e prestando costante attenzione ai segnali del corpo, è possibile minimizzare il rischio di traumi sportivi e massimizzare i benefici offerti dallo sport.

Perle di Salute – I “10 comandamenti” per prevenire un infortunio sportivo

  1. Fai sempre il riscaldamento prima di iniziare il tuo sport
  2. Fai sempre il defaticamento dopo aver terminato il tuo sport
  3. Ricordati di fare lo stretching
  4. Allenati in modo progressivo
  5. Correggi la tecnica del tuo sport
  6. Ascolta il tuo allenatore
  7. Ascolta il tuo corpo
  8. Utilizza l’attrezzatura corretta
  9. Mangia e bevi bene
  10. Segui un programma di allenamento personalizzato (con periodi di carico, scarico e riposo)

Cattiva digestione: consigli pratici per stare meglio ogni giorno

cattiva digestione

Chi di noi non ha mai detto “mi sento gonfia” oppure “ho acidità di stomaco”?
Succede a tutti, prima o poi, e con le festività natalizie alle porte è facile immaginare che queste sensazioni diventeranno comuni.
Pasti abbondanti, dolci in quantità e cibi più ricchi del solito possono metterci a dura prova, soprattutto il 25 dicembre, il 26 e a Capodanno.

Se si tratta di episodi sporadici, non c’è da preoccuparsi: una digestione un po’ lenta ogni tanto è assolutamente normale. Ma quando questi disturbi diventano frequenti e iniziano a interferire con la nostra quotidianità, è importante prestare attenzione e capire le cause.

Causa delle difficoltà digestive

Le ragioni per cui il nostro sistema digestivo può fare i capricci sono tante e diverse tra loro.
A volte c’entrano i cambiamenti ormonali, come quelli che si verificano durante il ciclo mestruale o la menopausa, che possono influire sulla motilità intestinale.

Altre volte sono condizioni mediche, come problemi all’esofago, allo stomaco, al duodeno o al colon, a modificare il funzionamento del sistema digerente, sia nella sua capacità di contrarsi sia nella produzione delle secrezioni necessarie.

Non dobbiamo dimenticare che anche i farmaci possono giocare un ruolo importante, alterando gli equilibri del nostro organismo.

E poi c’è il nostro stile di vita, spesso il principale responsabile di una digestione complicata. Fumo, alcol, stress, abuso di farmaci e un’alimentazione poco equilibrata sono tutti fattori che mettono a dura prova il nostro apparato digerente.

La dispepsia funzionale e i disturbi correlati

Tra i disturbi più comuni troviamo la dispepsia funzionale, un problema che si manifesta con dolore e malessere localizzati nella parte alta dell’addome, quella dello stomaco.

Le cause possono essere molte:

  • una motilità gastrica alterata
  • un ritardato svuotamento dello stomaco
  • un’ipersecrezione di acidi gastrici
  • una gastrite, in particolare accompagnata dalla presenza del batterio Helicobacter pylori.

Questo problema, spesso, si associa al reflusso gastroesofageo, causato da un indebolimento dello sfintere esofageo che dovrebbe impedire al succo gastrico di risalire dallo stomaco all’esofago. In altri casi, le difficoltà digestive possono essere legate a condizioni come l’ulcera duodenale, epatopatie, calcoli alla colecisti o pancreatiti.
Ogni parte del nostro sistema digestivo può contribuire, in misura maggiore o minore, a questi disturbi.

Un esempio interessante è quello del fegato e della colecisti: se il fegato produce meno bile o se la colecisti non la espelle correttamente, diventa più difficile digerire i grassi.
Lo stesso vale per il pancreas, che ha un ruolo fondamentale nella produzione degli enzimi digestivi. Se c’è un’infiammazione o un problema legato a questo organo, la digestione ne risente pesantemente.

Anche il colon, ultimo tratto del nostro apparato digerente, spesso causa fastidi.
La sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo molto diffuso, caratterizzato da dolore o tensione addominale, gonfiore, stipsi o diarrea. Anche se non è una vera e propria malattia, viene diagnosticata per esclusione di patologie più serie, come il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la celiachia o i tumori del colon.

L’importanza dello stile di vita

Se da un lato è più difficile intervenire su cause mediche specifiche, dall’altro possiamo fare molto per migliorare la nostra digestione agendo sullo stile di vita.
Come accennato, fumo, alcol, stress e cattive abitudini alimentari possono alterare il delicato equilibrio del sistema digerente.
Il fumo, ad esempio, aumenta la produzione di acidi gastrici, mentre lo stress cronico attiva il sistema nervoso simpatico, bloccando quei processi digestivi che richiedono invece un sistema parasimpatico in azione.

Vivere di fretta, mangiare velocemente o abusare di cibi poco sani sono tutti comportamenti che, alla lunga, peggiorano la situazione.
Alimentazione sana, attività fisica e sano riposo sono tutti modi per migliorare la digestione, agendo in parte anche sulla diminuzione dello stress.

Perla di Salute – Piccoli gesti quotidiani per una digestione serena

Ma allora cosa possiamo fare, concretamente, per aiutare il nostro apparato digerente?
Prima di tutto, niente sacrifici a Natale! Un giorno di stravizi non comprometterà la salute del nostro stomaco, ma è importante seguire alcune regole nella vita di tutti i giorni.

  • Mangiare pasti piccoli e frequenti è un primo passo fondamentale, perché permette di non sovraccaricare lo stomaco.
  • È altrettanto importante masticare bene: la digestione inizia già in bocca, sia dal punto di vista chimico, grazie agli enzimi presenti nella saliva, sia meccanico, con lo sminuzzamento del cibo.
  • Bisogna poi fare attenzione ai cibi grassi, che rallentano lo svuotamento gastrico, e moderare il consumo di fibre, che, sebbene utili, possono causare gonfiore se assunte in eccesso.
  • Bere acqua, almeno 1,5-2 litri al giorno, è fondamentale, ma senza esagerare durante i pasti.
  • Infine, una camminata di mezz’ora al giorno aiuta moltissimo i movimenti intestinali e, più in generale, il benessere dell’apparato digerente.

Ti fischiano le orecchie? La Medicina Cinese in caso di acufene

acufene e medicina cinese

Acufene, tinnito e er ming

Senti dei suoni? Si chiamano acufeni o tinnito, oppure, come detto in Medicina Tradizionale Cinese, er ming “orecchie che cantano come cicale”.

Il tinnitus è la percezione di un suono, spesso assimilabile ad un fischio, senza cause esterne. E’ un disturbo abbastanza frequente, si stima riguardi circa il 10% della popolazione.
Spesso ci si convive per la difficoltà di ottenere una corretta diagnosi e l’istituzione di un’adeguata terapia. In alcuni casi l’intensità dell’acufene è particolarmente rilevante da risultare invalidante.
Sia che tu senta dei ronzii, dei campanelli o delle cascate, sia che i suoni sembrino sibili, fruscii o uno stridore, che si manifestino in modo costante oppure intermittente, che siano deboli o forti, esiste un trattamento energetico mirato al sollievo dei sintomi dell’acufene.

Approccio della Medicina Tradizionale Cinese

Tutte le medicine tradizionali dell’area asiatica si concentrano sul trattamento dei canali, o meridiani energetici, responsabili della funzionalità uditiva. Conoscere il decorso e la modalità di trattamento di questi canali è importante per sostenere chi soffre di fischi alle orecchie e in caso di principio di perdita dell’udito.
Bisogna far circolare l’energia nei canali dell’area. Uno dei punti cardine della MTC è il punto Èrmen (TR21), affiancato da SI19 e GB2, fondamentali per stimolare la circolazione dell’energia nella zona.

La condizione energetica associata agli acufeni

Inoltre, si deve porre diagnosi energetica differenziata, distinguendo le forme da Vuoto da quelle da Pienezza, così da dare il giusto sostegno agli organi coinvolti nella disfunzione.
La diagnosi differenziale permette di distinguere tra le forme di acufene dovute ad una carenza di energia “corretta” e le forme d’acufene dovute a fattore patogeno, partendo proprio dal tipo di fischio accusato.
Ogni tinnito è diverso dagli altri e la Medicina Tradizionale Cinese ci aiuta a distinguere gli acufeni sulla base delle loro caratteristiche.

Acufene da Vuoto

Si tratta dell’acufene a bassa frequenza, il ronzio debole, con peggioramento nel tardo pomeriggio o la sera, oppure quando si è stanchi. Tipico dei deficit di energia, richiede un sostegno agli organi coinvolti.

Acufene da Eccesso

Acufene acuto e intenso, come un fischio, e di durata breve. Siamo nel campo degli Eccessi.
Associato a squilibri energetici, come il “Fuoco del Fegato” o disfunzioni legate a Umidità-Calore della Vescicola Biliare
Il meridiano Yáng Wéi Mài è un Meridiano Straordinario, influenza le orecchie e può essere utilizzato per quelle condizioni dovute alla “salita del Fuoco del Fegato” oppure per le malattie dell’orecchio provocate da uno squilibrio della Vescicola Biliare, come l’otorrea da Umidità-Calore.

Ogni tipo di tinnito è unico, e la MTC si distingue per la capacità di personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche specifiche del suono percepito.
Risulta molto importante trovare il trattamento adeguato che venga in  aiuto a chi soffre di acufene perché il fastidio procurato può, a sua volta, provocare altri sintomi come mal di testa, ansia, disturbi del sonno e della concentrazione.

Perle di Salute – Ritrova il silenzio interiore con l’armonia del respiro

Il respiro consapevole, praticato quotidianamente, può aiutare a calmare la mente e a ridurre l’intensità percepita dell’acufene.
Come fare:

  1. Trova un luogo tranquillo: siediti comodamente con la schiena dritta.
  2. Respira profondamente: inspira dal naso contando fino a 4, trattieni il respiro per 4 secondi e poi espira lentamente per 6-8 secondi.
  3. Visualizza il suono: immagina che il rumore nell’orecchio si dissolva dolcemente ad ogni espirazione.
  4. Punti di digitopressione: al termine, applica una lieve pressione sul punto TR21 (Èrmen) e sul punto SI19 per alcuni secondi, massaggiandoli delicatamente.

Ripetere questa pratica una o due volte al giorno può portare a un miglioramento nella percezione del tinnito, favorendo il rilassamento e una migliore gestione dello stress.