La spalla congelata: cos’è, sintomi e trattamento

capsulite adesiva

La spalla congelata: di cosa si tratta

La spalla congelata, o “frozen shoulder”, è anche conosciuta come “capsulite adesiva”.
Tale condizione è in generale molto dolorosa e debilitante e la mobilità della spalla è assai limitata o addirittura completamente bloccata, da cui la definizione di “congelata”, ossia immobile.
La denominazione più tecnica “capsulite adesiva” fa invece riferimento alle strutture anatomiche che risultano infiammate (capsulite) e come incollate (adesiva), data la mancanza di movimento dovuta alla retrazione della capsula articolare (vedi immagine) che, riducendo lo spazio articolare, diminuisce il movimento.

Questo disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita. La funzione della spalla è muovere la mano nello spazio e, non potendo spostare agevolmente la spalla stessa, avremo difficoltà ad utilizzare tutto l’arto superiore, compresa la mano.
Per capire quanto appena detto, provate a pettinarvi o ad indossare una maglietta senza muovere la spalla… Difficile vero?

È quindi facile intuire come e quanto la spalla congelata possa fortemente interferire con le attività della vita quotidiana, tramite la compromissione della mobilità e la presenza di un intenso e duraturo dolore, che può persino disturbare il riposo o il sonno notturno.

Possibili cause della spalla congelata

Le cause che conducono alla spalla congelata non sono ancora del tutto comprese.
Tuttavia, sappiamo che alcuni fattori possono sicuramente contribuire allo sviluppo di questa condizione. Tra i principali fattori di rischio vi sono:

Traumi o lesioni

Traumi, lesioni o infiammazioni ad una delle tante strutture della spalla (muscoli, tendini, legamenti, borsa, ossa…), come in caso di caduta, incidenti automobilistici e non, traumi e microtraumi sportivi, a volte anche solo per la ripetizione di un particolare gesto sportivo (tennis, lanciare una palla come nel baseball…) possono scatenare la capsulite adesiva. La mancanza di movimento durante il periodo di recupero da un infortunio può favorire l’insorgenza o la progressione della condizione.

Problemi di salute generali

Condizioni come il diabete, malattie cardiache, ipotiroidismo, malattie autoimmuni… sono state frequentemente associate ad un aumento del rischio o ad aggravamento nello sviluppo della spalla congelata. Queste condizioni possono influenzare la salute delle articolazioni e dei tessuti connettivi (muscoli, tendini, legamenti) aumentando l’infiammabilità e la vulnerabilità dell’articolazione della spalla.

Immobilizzazione prolungata

La mancanza di movimento della spalla per lunghi periodi, ad esempio a seguito di un intervento chirurgico o in caso di degenza prolungata, può portare alla formazione di aderenze e alla progressione della capsulite adesiva.

I sintomi e la diagnosi della spalla congelata

I tipici sintomi della spalla congelata sono dolore persistente nella spalla, talvolta peggiora durante la notte, e una progressiva ed ingravescente perdita di movimento dell’articolazione.
Oltre al dolore, i pazienti sperimentano anche una sensazione di rigidità o blocco dell’articolazione della spalla nel tentativo di eseguire, o durante, i movimenti, comunque limitati.

La diagnosi della spalla congelata di solito si basa sull’anamnesi e sull’esame fisico del paziente.  
Il medico può anche richiedere esami di imaging come radiografie, risonanza magnetica o ecografie per escludere altre condizioni simili, a conferma della diagnosi.

Il trattamento della capsulite adesiva

Il trattamento della spalla congelata è finalizzato

  • alla gestione del dolore
  • al recupero della mobilità
  • ed, in alcuni casi, a prevenire il peggioramento, poiché questo disturbo non è sempre completamente recuperabile.

I trattamenti possono essere di tipo conservativo oppure interventistici.

La terapia conservativa

La terapia conservativa utilizza un approccio multidisciplinare, ovvero più specialità intervengono nel tentativo di risolvere il problema, spaziando dalla terapia manuale a quella delle elettroterapie (TECAR, TENS, Ultrasuoni…) o alle termoterapie (impacchi caldi o freddi…) od ancora ai farmaci antinfiammatori fino alle infiltrazioni di una medicina cortisonica.
Le iniezioni di cortisone direttamente nell’articolazione della spalla possono fornire sollievo dal dolore e dall’infiammazione, consentendo al paziente di partecipare più attivamente alla riabilitazione.

La terapia manuale e la terapia fisica, le mobilizzazioni dell’articolazione, o l’osteopatia svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento della spalla congelata.

Gli esercizi mirati possono aiutare a mantenere e migliorare la mobilità articolare, ridurre il dolore e rafforzare i muscoli circostanti.
La terapia fisica può includere stretching, esercizi di mobilità, terapia manuale e modalità di terapia fisica come ultrasuoni o elettrostimolazione…

Inoltre, parte integrante e chiave del successo sono la collaborazione e l’aderenza del paziente al piano di esercizi indicati, che dovrebbero essere eseguiti anche a casa.
Questi esercizi possono essere personalizzati per adattarsi alle esigenze individuali e al grado di gravità della condizione.

La gestione efficace della spalla congelata richiede un approccio olistico e a lungo termine. Continuare con una routine regolare di esercizi di stretching e rafforzamento, anche dopo la guarigione, può aiutare a prevenire le ricadute, per altro frequenti. 

La Terapia Manuale e Manipolativa, come il massaggio terapeutico o la mobilizzazione articolare, possono essere utilizzati per migliorare la mobilità articolare e ridurre la tensione muscolare nella zona della spalla.  
Ulteriori opportunità terapeutiche di tipo conservativo possono includere terapie strumentali quali la terapia con onde d’urto, laser-terapia o tecar-terapia.

La terapia conservativa per la spalla congelata richiede pazienza e costanza, poiché i tempi di guarigione sono lunghi.
È importante seguire attentamente il piano di trattamento prescritto dal professionista del settore e non aspettarsi risultati immediati.
Inoltre, potrebbe essere consigliabile una riduzione o una modifica di tutte quelle attività che il paziente percepisce come peggiorative dei sintomi come, ad esempio, movimenti ripetitivi o stressanti.
E’ infine necessario il costante dialogo con il medico, ortopedico o reumatologo, circa l’evoluzione del disturbo per eventuali modifiche del programma terapeutico.

La terapia interventistica

La terapia conservativa rappresenta un’opzione valida e sicura per trattare la spalla congelata.
Tuttavia, un’ulteriore possibilità è rappresentata dalla manipolazione della spalla in anestesia o dalla chirurgia, oggi mininvasiva, denominata artroscopia.

Conclusioni

La spalla congelata è una condizione complessa e debilitante che richiede un trattamento tempestivo e mirato per alleviare il dolore e ripristinare la funzione dell’articolazione.
Con una combinazione di terapie fisiche, farmacologiche e interventi chirurgici mirati, insieme a una gestione a lungo termine, i pazienti affetti da capsulite adesiva possono sperare di recuperare una buona qualità di vita e una mobilità adeguata della spalla.

L’importanza di una diagnosi precoce e di un trattamento multidisciplinare non può essere sottovalutata nel garantire risultati ottimali per coloro che soffrono di questa condizione debilitante.

Perle di Salute – Gli esercizi di Codman

Eseguire tutti i giorni, anche 2 volte al giorno, per circa 20 minuti, gli “esercizi pendolari di Codman”:
Flettere il tronco ed appoggiarsi ad un tavolo con l’arto affetto lasciato pendere (vedi immagine); eventualmente utilizzare un piccolo peso (per esempio 1-2 kg tenuto al polso – polsiera).
Dondolare l’arto superiore in tutte le direzioni dello spazio, con un’oscillazione di circa 10-15 cm al massimo.

L’esercizio NON deve produrre dolore.
Questo esercizio aiuta a rilasciare la capsula articolare.

Trattamento del linfedema con il Drenaggio linfatico manuale

Durante i corsi di formazione faccio spesso questa richiesta: “Alzi la mano chi conosce il sistema linfatico”.
Le mani alzate sono poche, soprattutto se non si è del mestiere.
La linfologia, la branca della medicina che si occupa del sistema linfatico e delle sue patologie, è infatti una delle più trascurate tra le scienze mediche. Questo non può che rispecchiarsi nella nostra quotidianità. Per renderlo più noto, parleremo del linfedema, la patologia principale che colpisce il sistema linfatico.

Il linfedema, di cosa si tratta

Il linfedema è considerato una patologia rara. 
In realtà l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che ne siano affetti oltre 300 milioni di individui. In svizzera ci sono circa 1’500 nuovi casi di linfedema secondario ogni anno, per il primitivo, invece, non si hanno dati certi. Nella vicina Italia i casi sarebbero sui 40.000 ogni anno.

Questa patologia è poco conosciuta e quindi, per questo motivo, le persone non si recano dal medico per una corretta diagnosi, e si rivolgono al curante solo per degenerazioni e casi gravi.

Cos’è il linfedema

Il linfedema consiste in un aumento di liquidi extra cellulari, ovvero tra i vari tessuti del corpo, dovuto ad una incapacità del sistema linfatico di eliminarli.
Il linfedema è una patologia cronico degenerativa, ovvero non può essere risolta e continua a peggiorare nonostante le corrette cure.

Il principale sintomo

Il principale sintomo, e quello più visibile, è il gonfiore. La zona colpita si gonfia ed aumenta le sue dimensioni. All’inizio le trasformazioni sono lente e, se si solleva l’arto colpito, questo riesce a tornare con dimensioni normali. Successivamente l’edema (gonfiore) aumenta velocemente e non si riduce, nonostante lo si sollevi, diventando sempre più duro.

La zona gonfia, solitamente un arto (inferiore) anche se può essere coinvolto tutto il corpo, appare pallida, fredda e dura. Queste caratteristiche distinguono il linfedema da altri tipi di gonfiori, che sono normalmente caldi, rossi e morbidi, come ad esempio quelli infiammatori o dovuti a stasi venosa.

Come agisce

Nel linfedema, liquidi, proteine, sostanze di scarto (per esempio tossine) e pericolose vengono lasciate tra i tessuti dove possono creare disturbi come infiammazioni e infezioni locali.
Il sistema linfatico si occupa di trasportare liquidi, proteine e scarti , li raccoglie dall’interstizio e li elimina. Analizza anche alcune sostanze pericolose e, grazie alle cellule immunitarie presenti in abbondanza nel sistema, le neutralizza.

Le cause del linfedema

Le cause del linfedema riguardano un malfunzionamento o la mancanza di una parte del sistema linfatico. Possono essere genetiche, e quindi alterazioni presenti dalla nascita, oppure esterne, come un trauma che colpisce il sistema linfatico o un’asportazione di linfonodi, che solitamente accade dopo un intervento chirurgico per asportazione tumorale.

Trattamento del linfedema

Il linfedema non può migliorare spontaneamente, ma deve essere trattato tempestivamente per ridurlo il più possibile e/o mantenerlo stabile.
In alcune condizioni possono essere prescritti alcuni farmaci, ma generalmente la terapia per questa patologia prevede un trattamento diviso in 4 parti:

  1. Igiene e cura della zona colpita, per evitare lesioni ed infezioni
  2. Drenaggio linfatico manuale
  3. Bendaggio o indumenti elastocompressivi, per evitare un ulteriore aumento del gonfiore
  4. Ginnastica apposita, per mobilizzare la zona ed attivare il sistema linfatico

L’intervento con il Drenaggio linfatico manuale

Punto cardine nel trattamento del infedema è il Drenaggio linfatico manuale. Questa tecnica, molto lenta e delicata, consente di poter meccanicamente spostare i liquidi e le sostanze in eccesso tra i tessuti e di convogliarle nel sistema linfatico in modo che vengano eliminate.
Le manualità leggere, infatti, consentono di spostare i liquidi fino alle regioni dove il sistema linfatico è ancora presente e performante e di aumentarne la sua efficacia nella gestione degli scarti.
Con questo tipo di massaggio si riescono a ridurre i gonfiori e a migliorare anche la difesa immunitaria della zona, diminuendo la possibilità di infezioni.

Il trattamento di linfodrenaggio consente anche di eliminare le proteine, che sono la causa principale del ristagno in quanto hanno la capacità di richiamare liquidi. Se le proteine rimangono nell’interstizio, continuano a richiamare liquidi e ad aumentare l’edema; eliminandole, invece, si arresta il processo vizioso, riportando l’organismo al giusto equilibro. Questo è uno dei motivi per cui i farmaci diuretici non sono efficaci su questa patologia.

Il linfodrenaggio manuale è la terapia più efficace sul linfedema e consente, quindi, a chi ne è affetto di migliorare la sua qualità di vita, motivo per cui è indispensabile nel trattamento della problematica.

Perle di Salute – prevenire il gonfiore

Prevenire è meglio che curare: se spesso, a fine giornata, vedi sulla caviglia il segno del calzino, potrebbe essere indicato il linfodrenaggio per eliminare i liquidi in eccesso.
È sempre consigliabile svolgere almeno 30 minuiti di attività fisica al giorno, il movimento infatti aiuta il drenaggio dei liquidi.
Chi, per lavoro o altri motivi, passa gran parte della giornata fermo (in piedi o seduto), dovrebbe indossare delle calze compressive che evitano l’accumulo di liquidi. Le calze a compressione graduata possono essere acquistate in farmacia.

Fibromialgia: il peso del dolore

Quando il dolore si manifesta in più zone contemporaneamente, dalle spalle al collo, dal torace alle cosce e braccia, ed è accompagnato da stanchezza, da fatica a concentrarsi, da fiacchezza già presente al primo mattino, nonostante un adeguato numero di ore di sonno, … di cosa si tratta?

Fibromialgia, la sindrome del nostro tempo

Negli ultimi anni, si parla sempre più frequentemente di fibromialgia. Questa sindrome si aggiudica addirittura un 2°/3° posto tra le malattie reumatiche più diffuse.
Il “peso del dolore” spinge a ritirarsi, a rinunciare. 

Cos’è la fibromialgia

La fibromialgia, detta anche Sindrome fibromialgica, è una malattia che colpisce prevalentemente le donne in età adulta e si manifesta con:

  • dolori diffusi e intensi che coinvolgono muscoli, tendini e legamenti
  • aumento della tensione muscolare e rigidità in numerose sedi dell’apparato locomotore
  • affaticamento

A questi sintomi possono essere associati anche disturbi psichici, dalla depressione all’ansia.

Poiché si tratta di una sintomatologia aspecifica e comune ad altre malattie, questa patologia è difficile da accertare e spesso si arriva alla diagnosi in seguito all’esclusione di altri disturbi, come l’artrite reumatoide.
Di specifico c’è che la fibromialgia non altera gli indici d’infiammazione (come la ves), né la struttura di muscoli e tessuti fibrosi.

La fibromialgia non è una malattia reumatica degenerativa; ma il dolore cronico intenso e gli altri sintomi associati non possono essere ignorati, peggiorando la qualità di vita di chi ne è soggetto e rendendo difficile lo svolgimento delle attività quotidiane e della vita sociale.

Fibromialgia e diagnosi

I sintomi della fibromialgia sono molti e di natura diversa.
Il dolore tipicamente aumenta se è esercitata una pressione con i polpastrelli in alcuni punti sensibili, o tender points.
In generale, la diagnosi di sindrome fibromialgica si basa sulla presenza di dolore diffuso in aree simmetriche da almeno tre mesi, unito alla positività di almeno 11 di 18 punti sensibili individuati sul corpo.

Predisposizione

Se le cause della fibromialgia non sono ancora del tutto note, pare invece evidente che, alla base dell’ipersensibilità al dolore, vi sia una reazione anomala del cervello agli stimoli dolorosi. 

Si tratta quasi sicuramente di una patologia a genesi multifattoriale, dove probabilmente sono chiamate in campo cause ormonali, con alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.
In Medicina Cinese ha molte implicazioni con i Meridiani Straordinari.

La cura

Ufficialmente non esiste una cura risolutiva alla fibromialgia, ma accadono remissioni spontanee, specie se diminuiscono i fattori di stress. Arrivare a conviverci, alleviandone significativamente i sintomi, è quindi possibile.

Secondo la severità del disturbo sicuramente è utile la combinazione di diversi approcci terapeutici, accanto agli eventuali farmaci prescritti dal medico.

In accompagnamento o in alternativa ai farmaci

Innanzitutto sono raccomandati:

  • L’esercizio fisico (soprattutto attività aerobiche e stretching per allungare i muscoli)
  • Le tecniche di rilassamento per gestire lo stress (terapia cognitiva comportamentale, meditazione, tecniche di respirazione profonda).

Sicuramente tali abitudini non possono che aiutare, ma attenzione, il patto è che si provi piacere nel farli: se il primo ostacolo da superare è lo stress, non è certo con l’atteggiamento di chi fa le cose “perché devono essere fatte” che si può migliorare.
Piuttosto, meglio andare a ballare o a cantare, fare camminate nei boschi, pagaiare o piantare fiori in giardino! L’importante è avere continuità nell’attività, mantenere la disciplina dell’appuntamento.

Il contributo della Medicina Tradizionale Cinese

La Medicina Tradizionale Cinese non riconosce nella fibromialgia un unico quadro patologico, ma uno squilibrio a livello di “sistemi organico – funzionali”, cui si sommano altri fattori tra i quali una dieta irregolare, stress emozionali e lavoro fisico eccessivo.

Si tratta di agire innanzitutto con

  • un’azione disperdente sui punti dolorosi, veicolando la stasi energetica lungo il meridiano bloccato.

Secondariamente bisogna

  • tonificare le Sostanze fondamentali indebolite.

Data la manifestazione del dolore e il coinvolgimento della sfera psico-affettiva, si guarderà allo stato energetico del Fegato organo, specie nel suo aspetto yin.
Per far ciò ci si avvale del massaggio terapeutico, ma non solo:

  • Tecniche di applicazione di calore
  • Ginnastiche di lunga vita
  • Colloqui con professionisti che ci aiutino a scegliere un punto di vista modificato
  • Un ruolo fondamentale lo gioca l’alimentazione

Cos’è la medicina energetica? 
La medicina energetica basa i suoi presupposti sull’idea che accanto al nostro corpo fisico e al nostro corpo mentale esiste anche un corpo vitale, costituito da energia, il Qi (o Ki come dicono i giapponesi), dove la salute è assicurata dal fluido, ordinato e armonico scorrere dell’energia, veicolata dai meridiani.

Per qualcuno tutto ciò si esprime in termini di movimento di elettroni, di campi magnetici, delle proprietà dello spazio e del ruolo della coscienza stessa, che esprime un’intenzione, alla luce delle teorie di fisica quantistica ed epigenetica.

La dieta appropriata

Con i sintomi della fibromialgia è utile seguire un’alimentazione equilibrata e sana. In presenza di dolori con gonfiori o di dolori con senso di pesantezza o di dolore con aumentato “ingarbugliamento” dei pensieri, la dietetica in Medicina Tradizionale Cinese consiglia di evitare vivamente il consumo di zuccheri raffinati, come quelli presenti nei dolci, nei biscotti e nelle bevande zuccherate, oltre a ponderare bene il consumo di latte e latticini e di salse con intingoli.

Perle di Salute – respirare e attenuare il dolore

Le tecniche respiratorie riescono a infondere un gran senso di pace.

  • Da seduti, con la spina dorsale ben dritta, il mento rivolto verso il petto, leggermente spostato in avanti.
  • In questa posizione tira fuori la lingua e respira profondamente con la bocca, per 3/5 minuti. La respirazione deve essere la più lenta e profonda possibile, ci deve essere una notevole espansione, sia del torace, sia dell’addome.
  • Al termine inspirare trattenendo il respiro per 15 secondi circa, mentre si preme la lingua sul palato superiore.

Ripeti al massimo per tre volte al giorno.

Disturbi intestinali: trattamento con il Drenaggio linfatico manuale

La sensazione di gonfiore all’addome è sicuramente uno dei fastidi più comuni. Per quanto non se ne parli volentieri, i banchi frigo colmi di yogurt che promettono l’intestino felice, parlano chiaro: i disturbi intestinali sono un disturbo molto comune.

Trattamenti manuali che aiutano l’intestino e i disturbi intestinali

Sicuramente chi soffre di disturbi intestinali, dopo aver escluso problematiche di competenza strettamente medica, dovrà affidarsi ad un nutrizionista per stabilire la migliore dieta che riesca a conciliare le esigenze alimentari e quelle della vita quotidiana.
Non tutti sanno, però, che esistono anche altri trattamenti che possono aiutare i disturbi dell’intestino: le terapie manuali possono venire in soccorso alle strutture sofferenti e dare benefici, anche in brevissimo tempo, a volte istantanei.

Esistono tecniche riflesse, come il Massaggio delle zone riflesse del piede ed il Massaggio del tessuto connettivo, che possono agire sulla sede dei sintomi rimanendo a distanza: è possibile infatti sfruttare alcune connessioni neurologiche presenti nel nostro corpo per rafforzare le capacità di autoriparazione, il tutto senza toccare la sede del dolore.
Ma esistono anche tecniche dirette che possono dare sollievo immediato ad alcune problematiche intestinali, tra queste troviamo sicuramente il Drenaggio linfatico manuale, indicato per alleviare i sintomi e molti tipi di disturbi intestinali. 

Sistema linfatico e Sistema digerente

A livello dell’addome esiste il sistema linfatico mesenterico.
Il sistema linfatico è formato da vasi, che trasportano la linfa (un liquido che contiene sostanze di scarto e liquidi in eccesso), e linfonodi, ovvero delle piccole stazioni di filtraggio che si occupano di ostacolare eventuali agenti patogeni che vogliono invadere il nostro organismo. Nel sistema linfatico infatti circolano innumerevoli cellule immunitarie e hanno come scopo quello di proteggerci.

Il sistema digerente è la principale via d’ingresso per le sostanze provenienti dall’esterno. Il cibo che viene ingerito subisce delle modifiche fino ad essere ridotto in due tipologie di sostanze: quelle utili e quelle di scarto. Quelle utili, piene di nutrimenti, vengono assorbite dal nostro corpo e poi, tramite il circolo ematico, distribuite dove vi è bisogno. Le sostanze di scarto saranno eliminate tramite le feci.

L’intestino gioca un ruolo importante, sia come sede di assorbimento che come luogo dove vengono conservati i rifiuti fino alla loro espulsione. Proprio per questo, a livello dell’addome il nostro sistema di difesa si è specializzato particolarmente. La fitta rete di vasi e linfonodi circonda l’intestino in ogni sua parte, pronta a difendere l’organismo se qualche particella pericolosa dovesse riuscire ad entrare insieme ai nutrienti.
Il sistema linfatico, inoltre, si occupa anche di recuperare tutte quelle sostanze utili che durante l’assorbimento non sono riuscite ad entrare nella circolazione sanguigna, che vengono raccolte dai capillari linfatici, filtrate ed infine ricondotte alla circolazione ematica. A riprova di questo sappiamo che dopo i pasti, la linfa, nella zona dell’addome, assume un colore lattiginoso, quasi giallognolo, poiché raccoglie i lipidi (grassi). 

I disturbi intestinali e il Drenaggio linfatico manuale

I vari disturbi intestinali come stitichezza, meteorismo, diarrea e tensione addominale, possono provocare, o essere provocati, da un’infiammazione dei tessuti circostanti dovuta all’ingresso di alcune sostanze potenzialmente pericolose.
Ecco che il drenaggio linfatico manuale diventa una terapia utilissima: le manualità delicate e lente sono in grado di migliorare la circolazione linfatica e quindi l’attività del sistema immunitario. Il tutto senza causare dolore, ma anzi dando sollievo immediato.
Le sostanze irritanti, infatti, vengono smaltite attraverso il sistema linfatico che le elimina velocemente. I risultati possono essere subito riscontrati: oltre alla diminuzione del dolore, l’addome appare anche meno teso e gonfio per via dell’eliminazione dei liquidi in eccesso.
Il transito intestinale migliora nelle ore successive alla seduta.
Per queste ragioni il trattamento dell’addome tramite il Drenaggio linfatico manuale, ovviamente se non controindicato per altre ragioni, può essere considerato una terapia complementare al trattamento dei vari disturbi intestinali anche nei casi di sindrome del colon irritabile, disbiosi, stipsi, diarrea e meteorismo.

Perle di Salute – Il calore allevia il dolore intestinale

L’applicazione del calore può distendere la muscolatura dell’addome e quindi migliorare la sensazione di dolore dovuta alla tensione addominale.
La borsa dell’acqua calda, o un sacchettino di semi riscaldato possono essere d’aiuto per combattere momentaneamente i fastidi intestinali collegati al gonfiore.

Il Massaggio sportivo in ogni fase dell’allenamento

massaggio e sport

Il massaggio sportivo è un alleato preziosissimo per essere al top ed offrire la massima prestazione sportiva possibile.

Cos’è il Massaggio sportivo?

Il Massaggio Sportivo è una forma di massaggio orientata verso i partecipanti ad una attività sportiva. Indispensabile supporto negli sport professionistici, trova sempre maggior applicazione anche a livello amatoriale.

La fortuna di questa tecnica manuale è dovuta alla sua versatilità; si utilizza:

  • nella prevenzione degli infortuni
  • per preparare il corpo all’attività sportiva praticata
  • per mantenere il corpo in condizioni ottimali
  • per aiutare gli atleti a recuperare le energie dalle fatiche post-allenamento o post-gara

e per accelerare i tempi di recupero dopo un infortunio.

In cosa consiste il Massaggio sportivo

Il massaggio sportivo consiste in speciali stimolazioni dei tessuti muscolari per migliorarne le prestazioni e predisporre i muscoli agli intensi stimoli dell’attività fisica.
Il massaggio sportivo varia in base al tipo di attività sportiva praticata ed in virtù dei muscoli che vengono maggiormente sollecitati durante l’attività.

Massaggio Sportivo vs Massaggio classico

Possiamo avvicinare il Massaggio sportivo ad una particolare forma o applicazione del Massaggio classico poiché ne condivide alcune manualità.
Tuttavia, possiede peculiari tecniche proprie e, soprattutto, specialistiche applicazioni, in particolare di fronte ad alcuni problematiche di un atleta (esempio: gli infortuni).

Possiamo, in aggiunta, distinguerlo dalla maggior parte dei massaggi poiché viene effettuato anche localmente su singoli segmenti o distretti corporei; è sovente orientato ad un obiettivo specifico come pre- e/o post- performance sportiva o utilizzato principalmente per disturbi o problemi nel contesto di queste attività, che la persona avverte solamente durante l’attività sportiva, ma non nella vita quotidiana.

Effetti del Massaggio Sportivo

Il massaggio sportivo ha effetti generali, sia di attivazione muscolare in toto che di rilassamento globale, anche se effettuato localmente. Inoltre, aumenta la consapevolezza dell’atleta circa le sue possibilità agonistiche.

Pre-gara, post-gara e mantenimento

Possiamo suddividere il Massaggio sportivo in almeno 3 applicazioni o metodiche basilari:

  • Massaggio pre-attività o di riscaldamento: prima di un allenamento, di una gara
  • Massaggio post-attività o di defaticamento: dopo un allenamento o di una gara
  • Massaggio di mantenimento o preventivo

Il massaggio di riscaldamento

Il massaggio sportivo pre-gara o pre-allenamento viene effettuato per preparare la muscolatura prima dell’attività che deve essere praticata con l’obiettivo ulteriore di aiutare a prevenire lesioni durante la performance atletico-sportiva.
Aiuta a riscaldare i muscoli, rendendoli più flessibili, più reattivi e già pronti a reagire in modo ottimale agli stimoli dell’evento sportivo.
Un massaggio sportivo pre-gara inoltre:

  • stimola il flusso di sangue e di sostanze nutritive ai muscoli
  • riduce la tensione muscolare
  • produce una sensazione di prontezza psicologica
  • “scalda il motore prima della partenza”.

Il massaggio di defaticamento

Il massaggio sportivo post-gara, invece:

  • aiuta a ridurre quei tipici gonfiore e rigidità muscolari post-esercizio causati dall’attività sportiva
  • riduce l’affaticamento muscolare
  • velocizza il recupero energetico
  • promuove lo smaltimento dell’acido lattico
  • accelera la risoluzione del dolore muscolare dopo attività (DOMS).

Il massaggio preventivo

Il massaggio di mantenimento viene eseguito circa una volta alla settimana come parte regolare dei programmi di allenamento atletico, anche se gli atleti professionisti, che hanno i propri massaggiatori, possono sottoporsi a un massaggio di mantenimento ogni giorno.

Lo scopo del massaggio di mantenimento:

  • aumenta il flusso di sangue e sostanze nutritive ai muscoli
  • mantiene i tessuti liberi, in modo che diversi strati muscolari “scivolino” facilmente l’uno sull’altro
  • intercetta preventivamente contratture ed altri problemi muscolari o tendinei prima che diventino gravi.

In altre parole, il massaggio sportivo di mantenimento si prefigge di prevenire infortuni.

Oli e creme

Il fine di uno sportivo è il risultato; il massaggio sportivo si prefigge come obiettivo quello di massimizzare la prestazione di un atleta.
Per massimizzare gli effetti di un massaggio sportivo si possono usare diversi tipi di prodotti in commercio, in base all’obiettivo del massaggio:

  • prima di una gara si possono utilizzare creme od oli riscaldanti
  • dopo la gara, prodotti con principi decongestionanti e rilassanti
  • durante una seduta di mantenimento, prodotti con sostanze rigeneranti.

Un bravo massaggiatore sportivo deve saper effettuare anche bendaggi specifici, al fine di prevenire infortuni o favorire la ripresa dopo questi ultimi.

Deve inoltre saper effettuare degli impacchi con prodotti come fanghi od argille arricchiti eventualmente con sostanze speciali a fini antinfiammatori o decongestionanti.

Deve saper utilizzare l’applicazione del caldo e del freddo per accelerare i processi di recupero o sedare il dolore e l’infiammazione.

Perle di Salute – Non solo massaggio…

Il massaggio sportivo è concepito per aiutare a correggere i problemi e gli squilibri a carico di muscoli e tendini causati da un’attività fisica ripetitiva e faticosa.
Per rendere al meglio controlla quale “carburante immetti nel tuo serbatoio”! Per prestazioni ancora superiori e durature segui un’alimentazione corretta e personalizzata per uno sportivo!

Fertilità, concepimento e Medicina Tradizionale Cinese

fertilità in medicina cinese

Per le donne di ogni tempo e luogo è un’esperienza naturale quella d’imparare a riconoscere il proprio periodo fertile grazie a segni e “spie naturali” che lo rivelano. La conoscenza della propria fertilità è fondamentale per sviluppare consapevolezza, sia per la donna sia per la coppia, in genere.

Fertilità e sterilità

La fertilità è un complesso insieme di eventi:

  • innanzitutto generare un ovulo vitale che possa ridiscendere le tube di Falloppio
  • poi l’altrettanto imprescindibile viaggio vitale degli spermatozoi, che debbono risalire dette tube 
  • inoltre l’ovulo fecondato deve potersi impiantare all’interno dell’utero ed esser correttamente nutrito dall’organismo.

Si parla di sterilità quando una coppia non è in grado di concepire una gravidanza dopo almeno un anno di tentativi o, nel caso di donne con più di 35 anni, dopo almeno 6 mesi.
Si parla di sterilità femminile anche nel caso di donne che, pur riuscendo a rimanere incinte, a causa di un aborto spontaneo non portano a termine la gravidanza.

Il concepimento in MTC

Per la MTC, la Medicina Tradizionale Cinese, nel momento del concepimento sarà l’Anima Shen del nuovo essere, che congiungendosi con l’Energia Qi e la Forma Jing, daranno inizio ad una nuova vita, passando così dal mondo della potenzialità (il Cielo Anteriore) al nostro mondo conoscibile (il Cielo Posteriore). 
Quindi, in sostegno alla fertilità, sia femminile che maschile, bisogna innanzitutto sostenere quel che in Cina è chiamato Jing.

Il deficit di Jing e sostegno

Il Jing 精, chiamato anche Essenza, rappresenta l’energia che mantiene in vita l’essere umano.
Un deficit di Jing si manifesta nel bambino con uno scarso sviluppo osseo oppure un ritardo nello sviluppo mentale.
Negli adulti, un deficit di Jing si manifesta con segni di invecchiamento precoce (incanutimento, caduta dei capelli, osteoporosi, calo della libido) o di infertilità.
Ci sono alcune pratiche e abitudini dello stile di vita che possono essere adottati, in sostegno a tale rafforzamento.

L’arte di saper mangiare

In Medicina Tradizionale Cinese, per favorire la fertilità, sono vitali alcuni consigli alimentari: ci vogliono alimenti “ricchi di Jing”, che conservino in loro la Quintessenza della vita.
Tali sono gli alimenti freschi, appena raccolti, di stagione, a kilometro 0 e, soprattutto, con un potenziale ancora “non espresso”. Così come è nei semi, nei giovani frutti o nei giovani animali, come lo è l’uovo (piuttosto che nella gallina) o un germoglio.
L’alimentazione sana, regolare e, non meno importante, assunta in una situazione di serenità, sono consuetudini che aumentano il nostro Jing.

L’arte di saper dormire

Come ormai tutti sappiamo, il sonno ha un ruolo chiave tra i fenomeni anti-invecchiamento, anche cellulare.
Le ore spese a riposare di notte sono una sorta di “cibo” per il nostro cervello, di cui i circuiti neuronali si avvalgono.

L’arte di saper respirare

La tradizione indiana ci tramanda un’arte essenziale: il Pranayama, l’arte del respiro.
Con una respirazione controllata e consapevole si può innalzare o rinfrescare la temperatura corporea ed agire sul Sistema Nervoso.

L’infertilità, sia essa maschile sia essa femminile, in Medicina Cinese è catalogata come una sintomatologia tipica, insieme allo stress, all’invecchiamento precoce o alle perdite di sangue, che causano il temuto Vuoto di Jing.

L’infertilità femminile: l’utero freddo

Se è nella natura delle cose che le donne siano tendenzialmente più freddolose degli uomini, è pur vero che ci sono donne in cui il freddo, percepito come un “timore della penetrazione del freddo” è una paura che tende a divenire patologica.

L’utero freddo è una condizione da non sottovalutare perché può indurre ad infertilità.

Va ricordato che, in Medicina Energetica, il freddo non è solo un’energia climatica, che si produce in inverno. Il freddo può essere indotto in un ambiente, per esempio con l’aria condizionata. Vivere in un ambiente “poco caloroso”, ostile (per esempio in ufficio), induce “freddo nell’animo”!
Il freddo può anche prodursi all’interno del corpo spontaneamente, come un eccesso, per esempio se si segue una dieta alimentare prevalentemente crudista.

Come si rileva l’utero freddo?

Quando una donna, genericamente freddolosa, avverte delle fitte intense nella parte bassa dell’addome, come nei frequenti quadri di dismenorrea, si può iniziare a presumere un utero freddo. Per determinare lo stato di salute energetica della donna, descriverne il ciclo mestruale è un ottimo punto da cui partire per individuare lo stato energetico degli organi.

L’infertilità maschile

Esiste una controparte maschile all’utero freddo? Sì, è detta “freddo ai testicoli“ ed è anch’essa una condizione legata a Deficit. Riscaldare, in moxibustione, alcuni punti energetici e regolare l’alimentazione sono due rimedi che ben coadiuvano le terapie tradizionali.
Nell’alimentazione, secondo li principi della Dietetica Tradizionale Cinese, è bene introdurre cibi di natura tiepida-calda qualora si soffra di utero freddo o freddo ai testicoli.

Perle di Salute – Il respiro 4 fasi per bilanciare il sistema nervoso

In sostegno del Qi, dell’energia individuale, l’oriente suggerisce numerosi esercizi di respirazione.

Tra questi troviamo il “Respiro 4 fasi”:

Sedetevi comodi, le gambe incrociate o allungate davanti a sé, la colonna vertebrale diritta.
Portate le mani al centro del torace, con i palmi rivolti al petto.
Posizionate il palmo della mano destra contro il dorso della mano sinistra.
Premete insieme le punte dei pollici.

Gli occhi sono socchiusi.

  • Inspirate profondamente attraverso il naso e trattenete il respiro contando 15-20 secondi.
  • Espirate completamente attraverso il naso e rimanete a polmoni vuoti per 15- 20 secondi.

Continuate per 3-5 minuti, senza superare questo limite!

Il bendaggio linfatico: un supporto per eliminare i liquidi in eccesso

E’ arrivata l’estate e, nella mente di molte persone, il caldo e il sole richiamano la spiaggia ed il mare. Ma per qualcuno questo può voler dire anche sensazione di gambe gonfie, pesanti e stanche.
Chi di noi non sogna di immergere le gambe nell’acqua fresca durante un’afosa giornata estiva?

Questa sensazione di pesantezza spesso può essere accompagnata anche da gonfiore vero e proprio, quello che viene definito edema o ristagno di liquidi. Per chi ne soffre, l’acqua fredda aiuta… ma non basta!

Edema: in aiuto il drenaggio linfatico manuale

Chi presenta un edema deve seguire una terapia apposita per migliorare questo disturbo: a seconda della gravità del gonfiore e della causa che lo scatena, possono essere di grande aiuto le terapie manuali, in particolare il Drenaggio linfatico manuale.
Questa tecnica, con manovre lente e delicate, riesce a indirizzare i liquidi, che rimangono abbandonati tra le cellule, verso luoghi più idonei (come i vasi sanguigni), oppure eliminarli, se in eccesso. In caso di edemi cronici e degenerativi, che quindi non possono guarire ma peggiorano nonostante le corrette cure, come i linfedemi o i flebedemi (tipi di gonfiore che spesso si manifestano sugli arti, solitamente inferiori a causa di problematiche del sistema linfatico o delle vene) il drenaggio linfatico manuale da solo non basta; è necessario che sia accompagnato da altri interventi per evitare che degeneri.

Linfedemi e flebedemi, cosa fare

L’iter terapeutico classico di queste disfunzioni prevede:

  • sedute di drenaggio linfatico manuale
  • cura e igiene della cute (applicazione di creme o unguenti, lavaggio con appositi detergenti e/o spugne…)
  • ginnastica apposita che favorisce il riassorbimento dei liquidi e la loro circolazione nei sistemi linfatico e venoso
  • bendaggio

Proprio su questo ultimo punto ci andremo a soffermare oggi.

Il bendaggio linfatico: di cosa si tratta

Esistono vari tipi di bendaggio, alcuni stabilizzano le articolazioni, altri migliorano dolore e tensioni muscolari; quelli di cui parleremo in questa sede sono in grado di agire su edemi ed eventuali ematomi (lividi).

I bendaggi linfatici sono delle tipologie di bendaggio che agiscono sul sistema linfatico. Ne contiamo 2 principali tipologie:

Il Kinesio taping linfatico

Questa tecnica, di recente sviluppo, ha come scopo l’aumento del drenaggio superficiale dei liquidi. Si utilizzano nastri colorati (quelli del kinesio taping, appunto) per creare delle piccole increspature cutanee, le quali agiscono come le trazioni del linfodrenaggio manuale, aumentando la capacità dei capillari linfatici di riassorbire liquidi, scarti e tutto quello che rimane in eccesso nello spazio intercellulare.
È molto utilizzato per eliminare, in maniera veloce, i residui degli ematomi.
È possibile valutarne visivamente l’efficacia poiché, dopo la rimozione, si noteranno delle linee più chiare nelle zone dov’è stato applicato il nastro.

Il bendaggio multistrato

Il bendaggio multistrato è una procedura che consente di gestire edemi importanti e soprattutto di mantenere i risultati ottenuti durante il trattamento di terapia manuale fino alla seduta successiva.
È un bendaggio che si effettua con vari tipi e strati di bende e materiale di rivestimento.
Ha come scopo quello di esercitare una pressione sull’arto, evitando che si formino nuovi liquidi nello spazio extracellulare; quelli già presenti ed in eccesso vengano riassorbiti.
Può essere applicato per alcuni giorni, senza compromettere la sua efficacia, e, se abbinato all’attività fisica (anche la semplice camminata), potenzia il sistema linfatico.
Questo tipo di bendaggio può essere anche applicato sul lipoedema (cellulite) per contrastarne il peggioramento e potenziare il trattamento già effettuato.

Edema post traumatico

Che si tratti di un edema importante, o di un edema post traumatico, l’utilizzo di bendaggi linfatici è sempre un ottimo coadiuvante alla terapia manuale:

  • consente di aumentare l’efficacia del trattamento, poiché lavora anche a distanza di tempo, quando il paziente ha concluso la seduta
  • permette di guadagnare tempo e di velocizzare i tempi di reazione del corpo
  • in alcuni casi può portare alla guarigione senza bisogno ulteriori interventi (ematomi – edemi post traumatici).

Perle di Salute – Uso della calza compressiva

Se si soffre di gonfiore agli arti, una soluzione simile al bendaggio, ma di più facile applicazione, può essere l’utilizzo della calza compressiva.
Queste calze sono dei veri e propri dispositivi medici: servono per prevenire la formazione di liquidi in eccesso, o aiutare il riassorbimento di quelli già presenti. Possono essere prescritte dal medico e acquistate in farmacia.
Alcune tipologie di calze, meno performanti, possono essere acquistate senza ricetta in farmacia o nei supermercati più forniti.

Il torcicollo: sintomi, cause e rimedi

Il torcicollo

Il torcicollo è un disturbo abbastanza frequente e doloroso.
Si caratterizza per una limitata mobilità del collo, i cui muscoli sono estremamente contratti; il dolore cervicale è acuto ed intenso.
In genere, l’esordio è improvviso mentre la risoluzione, nella maggior parte dei casi, avviene spontaneamente nel giro di pochi giorni o in un paio di settimane dalla comparsa. Non mancano, tuttavia, le ricadute.Il disturbo è di natura muscolo-scheletrica, in sua presenza compiere i più semplici movimenti del capo o del collo risulta difficile; quindi, seppur il disturbo appaia banale, quando presente risulta essere abbastanza invalidante.

Le cause più comuni del torcicollo

Fra le cause più frequentemente riscontrate in caso di torcicollo, ci sono indubbiamente le contratture muscolari ed i disturbi a carico della colonna vertebrale.

Le contratture muscolari possono essere a loro volta la conseguenza per esempio:

  • di sbalzi di temperatura, il famoso “colpo d’aria”
  • aver assunto posizioni non corrette per un periodo prolungato
  • errate posture o cattiva ergonomia sul posto di lavoro
  • movimenti bruschi della testa e traumi, come ad esempio un colpo di frusta in caso di incidente.

In molti di questi casi, il torcicollo dura da qualche giorno a qualche settimana per poi risolversi.

Altre volte non si è così fortunati. Infatti, se il disturbo dovesse persistere, potrebbero essere presenti problemi più o meno importanti a carico della colonna cervicale, come ad esempio:

  • delle discopatie, ossia delle condizioni di sofferenza dei dischi intervertebrali magari legati ad un’ernia del disco o ad artrosi, ossia il consumo più o meno progressivo delle articolazioni della colonna cervicale
  • oppure, in casi meno frequenti, disturbi più gravi come la presenza di artrite o altre patologie reumatiche, responsabili di un’infiammazione cronica alla colonna vertebrale.

Non sono da escludere, fra le cause o le concause, il sovraccarico funzionale tipico di alcuni sport o di alcuni lavori che agiscono per ampi periodi di tempo.

Esiste anche una variante congenita di torcicollo: questa non ha nulla a che vedere con il torcicollo comune, appena descritto, ma è provocato da una retrazione del muscolo sternocleidomastoideo  o da malformazioni ossee delle vertebre cervicali originatesi durante la gestazione o, in alcuni casi, pare, durante il parto.

Rimedi farmacologici

Il trattamento per il torcicollo dev’essere stabilito in funzione della causa che lo ha prodotto.

A livello medicamentoso, frequentemente vengono prescritti farmaci contro il dolore (analgesici) o antinfiammatori non steroidei o steroidei (cortisonici). Altre volte si aggiungono alla terapia analgesico-antinfiammatoria dei miorilassanti.

In base alla gravità dei sintomi, il medico sceglie la via di somministrazione più indicata. Dunque deciderà se ricorrere a farmaci per uso topico, come ad esempio creme o cerotti medicati, per os (bocca) oppure ricorrere a iniezioni intramuscolari o, nei casi più gravi, anche per via endovenosa.
Se il caso lo richiedesse si può ricorrere anche ad infiltrazioni peridurali.

In alcuni casi selezionati e che necessitano di visita ortopedica o neurochirurgica, lo specialista può arrivare a prescrivere un collare ortopedico.
Se presente una malattia reumatica sarà necessaria la visita con il reumatologo.

In caso di lesioni gravi, come per esempio in presenza di importanti ernie cervicali e qualora la terapia conservativa non fosse indicata o avesse fallito, un intervento chirurgico sarà da prendere in considerazione, in quanto sarà l’unico modo per risolvere la causa del torcicollo.

Rimedi naturali al torcicollo

Non sempre è necessario ricorrere ai farmaci per curare il torcicollo.
Ad esempio, impacchi caldi applicati sul collo indurito e dolente possono portare sollievo: questo quando è evidente che il torcicollo dipenda da una contrattura muscolare.
Non è invece indicato in presenza di infiammazione. In questo caso è preferibile la crioterapia, ossia applicare una terapia fredda. A tale scopo, è consigliabile applicare sul collo indolenzito una borsa del ghiaccio (mai il ghiaccio direttamente sulla pelle). La crioterapia dovrà essere applicata intervallando applicazioni di 15 minuti e pause di durata equivalente.

Il riposo eccessivo va evitato in quanto, contrariamente a quanto si possa pensare, le articolazioni ed i muscoli con l’immobilità tendono ad irrigidirsi ed indebolirsi.
Utile invece assumere una posizione rilassante per 30 minuti seguita da movimenti all’interno di un range di non dolore meglio se è un esercizio fisioterapico leggero, specifico per il torcicollo.

Utile e risolutivi in molti casi di torcicollo sono i massaggi terapeutici e le applicazioni fisioterapiche, da selezionare in funzione dell’origine del torcicollo.

Se il dolore dura per più di una settimana e/o peggiora dal suo esordio, è consigliabile rivolgersi al medico per gli accertamenti del caso.

Da non sottovalutare anche la presenza di sintomi quali mal di testa, mal di schiena, dolore alle spalle. Il medico potrebbe prescrivere esami come radiografie, risonanza magnetica (RMN) o TAC per verificare l’origine del disturbo.

Se il torcicollo si associa a difficoltà a respirare, a parlare, a camminare o a deglutire o in presenza di debolezza o intorpidimento agli arti, è bene recarsi in pronto soccorso per verificare che non vi siano lesioni gravi e pericolose per il midollo spinale.

Perle di Salute – Come prevenire il torcicollo

Cuscini e materasso andrebbero scelti in modo oculato, così come la postazione di lavoro dovrebbe essere ergonomica.
Più in generale, è utile correggere eventuali abitudini di vita scorrette, come ad esempio le posture errate, e contrastare la sedentarietà: fare esercizi specifici sarebbe l’ideale.
Bisognerebbe anche imparare a gestire meglio stress ed ansia, poiché le tensioni vengono scaricate sulla colonna vertebrale e sulle spalle in particolare.
I massaggi, effettuati a scopo preventivo sono fra i rimedi più utili.
Attenzione ai colpi d’aria!

Organi, Visceri ed emozioni in Medicina Cinese

Le emozioni non devono essere prigioniere

Non esistono un’emozione bella e un’emozione brutta: tutte le emozioni sono funzionali al nostro vivere, tutte devono far parte del nostro bagaglio espressivo, ma nessuna deve perdurare nel tempo.
Noi non siamo la nostra rabbia, la nostra tristezza o la nostra ipereccitazione.
La Medicina Cinese lo dice a chiare lettere: le emozioni, se permangono troppo a lungo, se sono troppo intense oppure se non sono espresse, diventano causa di malattia.
Nella “Teoria degli Organi e Visceri” a ogni organo è attribuita un’emozione. L’equazione è semplice: se l’organo è in uno stato di “Salute energetica”, l’emozione sarà vissuta ed elaborata; se l’organo è in Deficit, l’emozione imputridisce, l’energia si blocca, il corpo s’irrigidisce e compare il dolore, non solo psichico, anche fisico.

Emozioni e postura

Quando un’emozione è intrappolata nel corpo, la postura cambia.
Se cambio la postura, l’emozione si rivela, dagli organi, dai muscoli, nella visione della medicina Estremo-Orientale dai meridiani; l’emozione è veicolata e riaffiora alla superficie.
E’ possibile sbloccare l’onda emotiva per iniziare un processo di bilanciamento.

SE ELABORO L’EMOZIONE IL CORPO GUARISCE – SE MUOVO IL CORPO, L’EMOZIONE SI RIVELA!

Ecco qualche esempio dove è possibile rilevare, attraverso la forma che può assumere un corpo, l’emozione che maggiormente lo abita.

Se si blocca il diaframma, le spalle “spingono” in avanti.
Le persone molto ansiose tendono ad avere le spalle ruotate anteriormente, proprio a causa dell’eccessiva rigidità del muscolo diaframma; la loro respirazione è molto alta e superficiale ed è per questo che la loro muscolatura respiratoria si irrigidisce.
Non è una questione di spalle larghe o strette. Sono le spalle in avanti o all’indietro che modificano il quadro energetico.

Con le braccia lungo i fianchi, in piedi, gli occhi socchiusi… immagina di muovere le ali per poter spiccare il volo!

Spalle alte o spalle cadenti determinano il modo emotivo con cui si vive.

Un altro esempio:
Rabbia, come la frustrazione, immobilizza le scapole.
Il trapezio, il muscolo delle spalle e del collo, si contrae. L’energia non circola e si tramuta in un’ostruzione. I pugni si serrano. Il braccio sembra diventare pesante, ma tutto ha una sua funzione. Se il braccio è bloccato, l’energia QI non arriva alle mani, si scongiura l’espressione incontrollata, magari la voglia di sferrare un pugno.

La Medicina Cinese è una medicina energetica, una medicina di Soffi

Il terapista di Medicina Cinese sa come ristabilire la corretta direzione dei Soffi (del Qi). Per esempio, l’ansia è innanzitutto il prodotto di una disarmonia tra yin e yang.
Il “treno della vita” deve continuare a correre sui suoi binari ma, se va troppo in fretta consuma tutto il carbone che lo alimenta e si rimane a secco (impoverimento dei Liquidi); se va troppo lentamente, il treno finirà per fermarsi e intasare i binari, creando ingorghi (Stasi).

Emozioni, Organi e sintomi

Dal momento che l’emozione è correlata ad un organo, se l’emozione manda l’organo in Deficit, necessariamente compariranno altri sintomi.

Tipicamente, l’ossessività, il pensiero che torna su se stesso, la preoccupazione, fa male all’energia della Milza-Pancreas.
In questo caso possono comparire sintomi quali:

  • Nausea
  • Feci liquide, non formate, fino alla diarrea post prandiale
  • Pancia gonfia e arti magri
  • Il corpo pesante e lento, stanco anche prima di iniziare a fare qualsiasi cosa
  • Lieve depressione
  • Desiderio di ricevere compassione

La testa si sente sfocata, annebbiata, non riesce a concentrarsi.

Per surfare ci vuole la coordinazione del meridiano della mente

LA Milza, Organo centrale in Medicina Cinese, corrisponde all’Elemento Terra. Il suo meridiano decorre dove c’è il muscolo psoas.
Lo psoas collega le gambe alla colonna vertebrale, mantiene l’equilibrio e sostiene la struttura ossea, agisce come stabilizzatore quando l’anca è estesa o lievemente piegata. Rende il tratto lombare libero, per surfare o per ballare.

In Medicina Tradizionale Cinese è come nella pratica del Thai Traditional Massage; questo tratto del corpo coincide con  il Meridiano di MILZA-PANCREAS.

Recentemente lo psoas si è valso il soprannome di muscolo dell’anima. Collegato al diaframma, entra in gioco  al variare della respirazione, a seconda del nostro stato d’animo e delle sensazioni di ansia.
In Medicina Cinese l’Organo deputato alla coordinazione del pensiero logico è, guarda caso, proprio Milza!

Emozioni e visceri: gli eterni indecisi

Non solo agli Organi, anche ai visceri corrispondono specifiche emozioni.

Ad esempio, il meridiano degli eterni indecisi è  la vescica biliare. 
Nei momenti della vita in cui bisogna prendere decisioni, il meridiano della vescica biliare si attiva. Se il Qi è bloccato, la persona non solo sarà un’indecisa cronica, ma potrà anche soffrire di:

  • bocca amara, specie al mattino
  • intolleranza ai peperoni
  • dolori al risveglio, che poi passano con il movimento

In letteratura si dice: “Il deficit della vescica biliare si manifesta con vertigini, vista offuscata, bocca amara, nausea, nervosismo, timidezza e mancanza di coraggio”.

Ecco dei semplici movimenti da compiere per affrontare la situazione:

  1. Alzare le braccia sopra la testa, respirare
  2. Allungarsi verso l’alto e piegarsi sul lato, respirare
  3. Tendersi e fare una torsione del bacino, respirare!

Rimanere in posizione 4/5 respiri per lato, aumentando la flessione ad ogni espirazione.

QUANDO IL TUO QI NON SCORRE E TI SENTI A DISAGIO
Che si tratti di tensione fisica o irritabilità e tensione nervosa, TRIKONASANA, la posizione del triangolo dallo Yoga, è lo stretching del grande psoas per sbloccare il diaframma, rilassare le spalle e tonificare la Vescica Biliare.

Perle di Salute – Autotestare lo stato dei meridiani è possibile – consiglio di lettura e di pratica

Grazie ai MAKKO-HO, una serie di stretching concepiti dal maestro giapponese Shizuto Masunaga, e illustrati nel suo celebre libro “Esercizi Zen per Immagini” (edizioni Mediterranee 1996), è possibile testare lo stato energetico dei 12 Meridiani Principali.
Nel testo il Maestro, oltre ai sei esercizi di base riportati di seguito, aggiunge molte altre posizioni, specificando con quali dei sintomi vanno utilizzate e a quali posizioni dello YOGA corrispondono.
La potenzialità di questi esercizi è che servono

  • sia da diagnosi (la facilità o meno, il piacere o meno dell’esecuzione, denotano eventuali bisogni dell’organo, a sua volta collegato al meridiano)
  • sia da trattamento per il riequilibrio

Cistite: approccio multidisciplinare e utili rimedi

Circa il 30% delle donne ed il 12% degli uomini
hanno sofferto di cistite, almeno una volta nella loro vita.

La cistite è una patologia molto frequente e decisamente fastidiosa, interessa una grande fetta della popolazione e in molti casi si ripresenta più volte.
Non è sempre facile trovare un rimedio per questo disturbo, soprattutto perché, a volte, si ignora la vera causa della problematica.

Sintomi della cistite

La cistite è un’infiammazione della vescica, solitamente causata da batteri.
I suoi sintomi sono i seguenti:

  • Bruciore e/o dolore e/o difficoltà nell’urinare
  • Sensazione di tensione o di pesantezza nell’area della vescica
  • Stimolo frequente ad urinare
  • Aumento del numero delle minzioni: il dolore, il bruciore e l’infiammazione rendono difficoltoso lo svuotamento della vescica, e diventa necessario recarsi varie volte in bagno
  • Urine torbide e/o maleodoranti
  • Sangue nelle urine

Diversi tipi di cistite

Anche se spesso è dovuta a batteri, questi non sono la sola causa. Esistono vari tipi di cistite:

  • Cistite infettiva: causata da batteri, virus o funghi che infettano la vescica, solitamente risalendo le vie urinarie.
    Nel 70% circa dei casi, le cistiti infettive sono causate da Escherichia coli, un batterio della flora intestinale. Se ci sono delle alterazioni della flora batterica intestinale, o l’igiene intima non è corretta, questo batterio, dalla vicina zona anale, può spostarsi verso le vie urinarie.
  • Cistite infiammatoria: anche detta ad urine sterili.
    Nelle urine non si trovano virus o batteri o altri agenti patogeni, ma le cause consistono nella presenza di sostanze irritanti per la vescica, come urine acide, ossalati o cristalli. Questo tipo di infiammazione può anche diventare cronica, mantenendo le pareti della vescica più sensibili ed esposte, sfociando in quella che viene definita cistite interstiziale.
  • False cistiti: si tratta dei disturbi che riguardano strutture vicine alla vescica, spesso erroneamente scambiati per cistiti. In questa categoria troviamo:
    – la vulvodinia (bruciore e/o dolore vaginale senza apparenti cause fisiche che lo giustifichino);
    – la contrattura della muscolatura del pavimento pelvico (che può portare ad uno schiacciamento delle strutture urinarie);
    – le problematiche nervose (es: nevralgie del pudendo) …

Ricorrenti e recidive

Le cistiti ricorrenti sono generalmente dovute al perpetuarsi di due meccanismi:

  • Cistite batterica curata con antibiotici. Gli antibiotici sono ovviamente il miglior trattamento per eliminare i batteri responsabili dell’infiammazione. Ma, eliminando tutti i batteri si altera anche la flora batterica (batteri buoni) aumentando le probabilità di infezioni da candida, un fungo che non risponde agli antibiotici.
  •  False cistiti o cistiti interstiziali non correttamente diagnosticate. Semplicemente non rispondono alla terapia perché non è quella corretta per la causa della problematica.
    Per le cistiti interstiziali il problema risiede nella vescica e bisognerebbe andare a riattivarla e migliorarne le funzionalità con esercizi, integratori o anche trattamenti riflessi.
    Sulle false cistiti, una volta individuata la reale problematica è possibile affidarsi al professionista più indicato.

Approccio multidisciplinare e utili rimedi

Essendo un problema medico, è doveroso seguire la terapia indicata dal dottore. Ma, per aumentarne l’efficacia, è utile integrare la terapia farmacologica con altri rimedi.
Si è infatti stabilito che le cistiti recidivanti migliorano solo se si interviene in maniera multidisciplinare, cioè valutando vari aspetti e varie terapie.

Tra i vari rimedi possiamo citare:

  • Seguire i consigli alimentari di un nutrizionista, come bere la giusta quantità di liquidi, ma anche assumere succo di mirtillo, che protegge le pareti della vescica dai batteri.
  • Migliorare l’igiene intima: a volte lavaggi troppo frequenti o detergenti troppo aggressivi possono essere nocivi.
  • Evitare indumenti stretti o di materiali sintetici.
  • Assumere integratori che riequilibrano la flora batterica e le mucose. Un principio attivo, spesso consigliato dai medici in caso di cistite, è il D-mannosio, che agisce sulle pareti della vescica per sfavorire l’attacco batterico.
  • È possibile lavorare sulla muscolatura pelvica, anche in maniera indiretta, tramite esercizi o tecniche apposite per riequilibrare o eliminare alcune tensioni.

Anche le terapie manuali possono intervenire per interrompere i circoli viziosi alla base delle cistiti recidivanti.
Le tecniche riflesse, come il Massaggio dei punti riflessi del piede o, in particolar modo, il Massaggio del Tessuto Connettivo, possono agire indirettamente sugli organi interessati, dando benefici concreti.

Il Massaggio del Tessuto Connettivo, eseguito su schiena e addome, agevola una risposta positiva, rapida e duratura per questo disturbo. Infatti, agisce spegnendo una sorta di “cortocircuito” che si ripete a livello del sistema nervoso per il quale la zona diventa più sensibile e, a stimoli diversi, risponde sempre con la sintomatologia della cistite.

In conclusione, per chi soffre di cistite, soprattutto recidivante, affidarsi a professionisti che indicheranno loro un percorso multidisciplinare per affrontare il disturbo consente di diminuire notevolmente l’intensità dei sintomi e il numero di episodi, fino addirittura alla guarigione, anche in tempi molto brevi.

Perle di Salute – Migliorare i sintomi della cistite

Per migliorare i sintomi della cistite si consiglia di applicare calore, sia con bagni caldi che con borse dell’acqua calda o cuscini riscaldabili.

Un altro consiglio può essere lo stretching del muscolo piriforme, da ripetere quotidianamente:

  • sdraiati, con le gambe flesse, come in figura, sovrapporre la caviglia al ginocchio dell’altro arto, afferrare quindi la coscia e portare il ginocchio verso il petto.
    Mantenere questa posizione per circa un minuto.
    Ripetere per entrambi i lati.