Podopatologie: cosa sono, relazioni e azioni con la riflessologia

Il termine podopatologie è stato coniato per significare stati patologici che affliggono i piedi, strutture corporee di importanza fondamentale che sostengono il nostro corpo, fondamentali nella funzione di locomozione e, soprattutto, organi di senso alla base dell’equilibrio e che si interfacciano con tutto il nostro sistema posturale.
Marco Caldironi, docente e terapista CSTM: “Ho sempre notato che alcuni argomenti, come ad esempio l’alluce valgo, suscitano sempre molto interesse in diversi ambienti, spesso anche al di fuori di un ambito didattico formativo, addirittura riesce ad essere di intrattenimento anche in qualche salotto. Ciò dimostra quanto sia impattante una patologia del genere, colpisce una buona fetta della popolazione, maggiormente quella femminile. Al di là dell’aspetto estetico, quando oltre la deviazione in valgo del 1°dito del piede si associa anche il dolore, diventa impossibile ignorare il problema.
Non c’è niente da fare, quando i piedi fanno male, hai quel dolore che ti arriva fino alla testa!Io dico sempre che i piedi sono come i denti: quando fanno male il dolore è insopportabile e, di solito, vuol dire che il danno è fatto. Ci si rende conto della loro importanza solo quando la loro funzione viene a mancare…”.

Siamo sicuri di dedicare loro le cure necessarie e che si meritano?

La biomeccanica del piede

I piedi sono strutture muscolo-scheletriche molto complesse.
Se li analizziamo sotto un profilo biomeccanico, possiamo percepirne la complessità dei movimenti che sono in grado di realizzare.
Basti pensare che a tutt’oggi non esistono endoprotesi in grado di sostituirne completamente la struttura scheletrica. Anche le protesi esterne, tipicamente quelle utilizzate nei casi di amputazione dell’arto inferiore, anche quelle tecnologicamente più avanzate, non sono in grado di riprodurre fedelmente ciò che fanno i nostri piedi.

Troppo complessi: un piede ha 26 ossa e 33 articolazioni!

Ecco che si apre un argomento di dimensioni gigantesche: la biomeccanica articolare del piede.
Pur essendo una materia molto complessa, può risultare affascinate scoprirne alcuni segreti.

Uno studio e una comprensione dei meccanismi principali, perlomeno alle linee essenziali, possono aiutare decisamente a capire quale sia la causa di molte patologie, soprattutto di quelle patomeccaniche, ossia quelle in cui un cattivo funzionamento meccanico sia fonte del danno.

Riflessologia e olismo

La visione olistica di un terapista dovrebbe spingerlo a vedere a 360 gradi non solo la persona che tratta, ma anche la conoscenza della propria disciplina, allargando le proprie conoscenze a tutto ciò che può interagire con la propria tecnica, la riflessologia plantare.
Questo, ad esempio, è il caso del riflessologo del piede che non può non annoverare tra le sue conoscenze nozioni di carattere ortopedico, vascolare, nervoso e dermatologico.

Una più profonda conoscenza della struttura del piede fornisce una maggiore consapevolezza di quello che si sta facendo. La presenza di una determinata patologia del piede può alterare qualsiasi lettura di una risposta riflessa, può inficiare la qualità del trattamento stesso, può forviare il terapista nella sua scelta terapeutica.
In buona sostanza, si tratta di capire se un punto o un’area riflessa fornisce una risposta dolorifica a causa di un problema presente al corrispondente organo o apparato, oppure se sotto quel punto o area c’è un problema intrinseco al piede.
Maggiori conoscenze poi si traducono in maggiori competenze, riducendo il rischio di trarre conclusioni sbagliate circa l’origine dei disturbi cui può essere affetto un soggetto, non basta la sola interpretazione riflessologica.

Perle di Salute: conoscere potenzialità e limiti

Il terapista riflessologo conosce le potenzialità della sua tecnica, ma è corretto che ne conosca anche i limiti.
Lo studio delle principali patologie del piede richiede qualche sforzo, l’argomento è decisamente vasto. Per non spaventarsi, si può provare con un semplice studio da autodidatta assumendo le nozioni con piccole letture quotidiane.

In alternativa, specifici corsi di aggiornamento professionale possono rilasciare tali conoscenze in tempi molto più brevi e fungere da “rompighiaccio” in quel mare di informazioni.

Congestioni nasali e raffreddore: liberi di respirare con le tecniche manuali

raffreddore

L’inverno, si sa, porta con se i malanni di stagione soprattutto congestioni nasali e raffreddore. Quello che si conosce meno è che spesso, soprattutto nel caso in cui essi vengano trascurati, possono protrarsi anche oltre la primavera!

Molte persone si avvicinano alla cura solamente dopo aver raggiunto livelli sintomatologici insopportabili.  Questo è particolarmente vero nel caso di patologie come raffreddore, tosse, sinusite, rinite, bronchite, i cui effetti arrivano addirittura a condizionare profondamente le capacità respiratorie dell’individuo, tanto da indurlo ad intraprendere un percorso, spesso tardivo, che gli consenta di tornare a respirare profondamente ed efficacemente.

Trattare le patologie respiratorie con le tecniche manuali

Con le tecniche manuali è possibile trattare le congestioni e le densità tissutali che si sviluppano dopo queste patologie, accelerando i tempi di guarigione, diminuendo le possibilità di ricaduta ed interrompendo la conservazione di uno stimolo antalgico.

Liberi dalle congestioni, liberi di respirare… a pieni polmoni!

La Terapia Craniosacrale per attivare il sistema immunitario

Il nostro sistema di difesa

Il sistema di difesa del nostro organismo è formato da cellule diverse, ognuna con funzioni specifiche, e molecole circolanti che lavorano insieme per riconoscere ed eliminare gli agenti estranei all’organismo (come batteri, parassiti, funghi e virus, ma anche cellule infettate da agenti patogeni e cellule tumorali).
Alcune di queste strutture sono presenti già alla nascita, come ad esempio le barriere fisiche (naso, bocca, saliva…), mentre altre si acquisiscono in risposta ad attacchi esterni.
Quest’ultimo gruppo di cellule risiede nelle stazioni del sistema linfatico (linfonodi), costituito da un articolato sistema di vasi, la cui presenza anche nel cervello è stata provata recentemente, smentendo la convinzione consolidata (e radicata da oltre un secolo) dell’isolamento dell’encefalo dal sistema linfatico e quindi da quello immunitario (Louveau et al., Structural and functional features of central nervous system lymphatic vessels, in Nature 533, 278 (2016)).

L’approccio osteopatico

Il dottor Still, padre dell’osteopatia, fu molto probabilmente il primo a notare il legame fondamentale fra la salute, il movimento e la libera circolazione del fluidi nel corpo, ancor prima dello studio del team di Louveau:

“Il liquido cerebrospinale è il più nobile elemento conosciuto contenuto nel corpo umano e se il cervello non fornisce abbondantemente questo liquido, il corpo rimane in condizione di invalidità.
Chi è capace di ragionare si accorgerà che questo grande fiume della vita deve essere aperto e i campi che inaridiscono devono essere irrigati subito o il raccolto della salute andrà perso per sempre”.

La stimolazione della Terapia Craniosacrale

La Terapia Cranio Sacrale, nello stimolare le strutture craniche, sfrutta la potenza trofica del liquor, che ha “intelligenza innata con cui modella la testa” e che può essere indirizzato ovunque per correggere potenziali disfunzioni, eliminare le stasi di liquidi, rendendola in questo senso efficace nella stimolazione del sistema immunitario.

In particolare, le manovre di stimolazione del IV ventricolo cerebrale, consentono di modulare gli scambi vitali dell’organismo, utilizzando l’attività disintossicante del liquido cefalo rachidiano proprio a livello del IV ventricolo, sede di tutti i principali centri del parasimpatico.

Indirettamente, sarà possibile provocare effetti rilevanti sulla funzionalità globale del sistema immunitario (ad esempio, in caso di infiammazioni croniche, come la psoriasi).

La gestione dei disturbi otorinolaringoiatrici

Data la sua capacità di drenaggio dei liquidi, il cui ristagno non fisiologico potrebbe accompagnarsi a infiammazione, la Terapia craniosacrale risulta essere un valido aiuto anche per la gestione dei cosiddetti disturbi ORL (otorinolaringoiatrici), estremamente diffusi anche tra i bambini (si stima che almeno il 20% dei bambini sotto ai 3 anni abbia già sofferto di otite – Rovers et al., Otitis media, in Lancet 363, 2004).
Queste patologie sono causate principalmente dall’ipertrofia delle canalizzazioni previste per il transito aereo (i seni aerei) le cui mucose interne tendono perciò a congestionarsi.

Si stima che i bambini soffrano in media da 6 a 8 raffreddori all’anno e che dal 5 al 10% delle infezioni delle vie respiratorie superiori siano complicate da sinusite: il trattamento craniosacrale risulterà particolarmente efficace sia per gestire che per prevenire eventuali sinusiti riportando alla fisiologica funzionalità i seni arei.

La Terapia Cranio Sacrale si dimostra un valido aiuto, insomma, particolarmente in questo preciso momento storico di pandemia, per allenare e mantenere in perfetto funzionamento la nostra immunità innata e stimolare la risposta alle infezioni respiratorie.

Perle di Salute: un aiuto dall’acqua

Un rimedio particolarmente indicato per stimolare la risposta immunitaria globale dell’organismo e facilmente eseguibile a casa, consiste nell’eseguire delle spugnature parziali con acqua fredda (dapprima a temperatura ambiente e poi il più fredda possibile) della parte superiore del corpo (arti superiori e tronco).
Questo semplice gesto, ripetuto con costanza, stimola la circolazione periferica e contribuisce a rinforzare le difese immunitarie dell’organismo.

Il dolore all'anca: un approccio con tecniche manuali dolci

L’anca è l’articolazione prossimale dell’arto inferiore, è la seconda del corpo umano per dimensioni, dopo l’articolazione del ginocchio ed è dotata di grande mobilità ed allo stesso tempo di notevole stabilità. Queste due caratteristiche, contrapposte, la espongono a tensioni, dolori e consumo precoce.

Il dolore all’anca è un disturbo che può colpire chiunque, a qualunque età e per cause diverse: ne possono soffrire sia le persone sedentarie, come chi guida, sia gli sportivi, tanto chi corre quanto chi pratica hockey o calcio.

I sintomi tipici sono dolore e rigidità a carico di anca, inguine e glutei.
Le cause sono molteplici e vanno dal sovrallenamento alla sedentarietà, dai disequilibri posturali a quelli muscolari sino a microtraumi ripetuti ed all’artrosi.

Attraverso precise tecniche manuali, dolci e mirate, è possibile influenzare positivamente la salute di questa articolazione, ritardando o prevenendo, dove possibile, l’insorgenza dei processi degenerativi che la contraddistinguono.

Per il terapista attento diventa fondamentale apprendere come curare e prevenire i disturbi che affliggono l’anca, sempre più comuni tra i nostri pazienti.
Attraverso un intenso percorso formativo, vengono fornite precise indicazioni sull’utilizzo clinico delle tecniche manuali apprese.

Rafforzare il sistema immunitario con il Drenaggio Linfatico Manuale

Le foglie cominciano a cambiare colore, le giornate si accorciano, le stufe e i camini riscaldano le case. Siamo ormai in autunno e con le temperature più basse arriva anche l’influenza stagionale.
Fortunatamente il nostro corpo è dotato del sistema immunitario che ci protegge da eventuali malattie. Ma vediamo più nel dettaglio come funziona e come possiamo aiutarlo.

Come ci proteggiamo: la difesa immunitaria

Il sistema di difesa del nostro corpo si occupa di proteggerci da tutto quello che, dall’esterno o dall’interno, entra in contatto con il nostro organismo e che il sistema ritiene non utile o addirittura nocivo.
Questo “nemico” prende il nome di agente patogeno o antigene.
Per essere certi che l’antigene venga fermato, la difesa immunitaria ha 3 “scudi” protettivi.

La pelle e le mucose, insieme ai loro secreti (muco, saliva e succhi gastrici in particolare), si occupano di tenere i nemici lontani quando questi vogliono entrare nel nostro corpo. Se qualcuno di loro riesce a sfuggire, allora entrano in gioco delle cellule del sistema immunitario che “mangiano” qualsiasi invasore incontrino, in un processo definito fagocitosi. Se qualche antigene sfugge e continua a circolare, nonostante le prime due linee di difesa, entrano in gioco dei meccanismi più specifici, che combattono servendosi di “soldati speciali”, i linfociti T e i linfociti B. I linfociti riconoscono l’antigene e subito mettono in atto una vera battaglia per contenere il contagio ed eliminare virus o batteri tramite le loro armi, tra queste troviamo gli anticorpi.

Per quali motivi ci ammaliano?

Tutto questo ci fa capire quanto il nostro sistema immunitario sia davvero molto organizzato per proteggerci. In alcuni casi però, il nostro personale esercito immunitario non è in grado di resistere agli attacchi. Alcune malattie, le condizioni ambientali in cui ci troviamo, la dieta e più in generale lo stress di ogni tipo, abbassano le nostre difese e ci fanno diventare vulnerabili.

Perché ci ammaliano di più in inverno

A volte siamo sovraesposti ad un antigene; cioè la quantità di batteri, virus o altri patogeni, con cui veniamo in contatto, è davvero troppo elevata perché il nostro sistema immunitario riesca a bloccarla.
Questo è il caso della cosiddetta influenza stagionale. Rimanendo molto tempo al chiuso, le quantità degli agenti patogeni sono molto concentrate nell’ambiente. Una buona soluzione potrebbe essere quella di areare più spesso il locale, oppure, se possibile, trascorrere più tempo all’aria aperta.

Prevenire è sempre meglio che curare

In questo particolare anno, dove ammalarsi ci sembra qualcosa da evitare con tutte le forze, è fondamentale non farci cogliere impreparati e in molti sono già ricorsi alla prevenzione. Infatti, per restare in salute dobbiamo agire quando stiamo bene e le nostre difese immunitarie sono forti, per mantenerle tali.
Questo è il vero significato di prevenzione: agire prima!

Oltre alle cure omeopatiche, alla nutrizione,… anche le terapie manuali ci vengono in aiuto.
Il Drenaggio linfatico manuale è in grado di agire sul sistema immunitario.

Sistema linfatico e difesa del corpo vanno di pari passo. Le cellule immunitarie, infatti, sono presenti in tutto il corpo, ma per la maggioranza è presente in strutture che definiamo linfatiche. Tra queste troviamo:

  • le tonsille, accumuli di tessuto linfatico posti a formare un anello vicino alle vie di ingresso principali del corpo (naso e bocca),
  • ma anche i linfonodi, comunemente chiamati “ghiandole”, spesso in rilievo quando non ci sentiamo bene.

Proprio dei linfonodi si occupa il drenaggio linfatico manuale. I linfonodi sono delle vere e proprie stazioni di filtraggio attraverso le quali passa la linfa, un liquido trasparente presente nel nostro corpo che trasporta scorie e sostanze da eliminare.
Nei linfonodi risiedono moltissime cellule immunitarie; queste selezionano il contenuto della linfa ed attaccano eventuali nemici per eliminarli, o renderli inoffensivi.
Se siamo colpiti da un patogeno, le cellule immunitarie aumentano di numero, gonfiando il linfonodo e provocando nella persona sensazione di dolore e/o fastidio. Dopo che la battaglia viene vinta, i linfonodi ritornano alla normalità ed il dolore scompare. Per questo bisogna evitare di toccare un linfonodo dolente o ingrossato, non dobbiamo interferire con la risposta immunitaria.

Con il linfodrenaggio, e la sua manualità particolarmente leggera, riusciamo a stimolare i linfonodi sani a filtrare maggiormente la linfa, aumentandone la velocità di deflusso e, in pratica, ripulendo i filtri del nostro corpo. In questo modo, quando il sistema immunitario verrà nuovamente a contatto con un antigene, sarà pronto ad occuparsene, non dovendo smaltire i precedenti residui.

Eseguire qualche seduta di drenaggio linfatico manuale, a scopo preventivo, aiuta dunque il nostro sistema immunitario ad essere più performante nell’affrontare eventuali minacce.
Il trattamento risulta essere anche molto utile per eliminare gli strascichi di eventuali patologie pregresse, in tempi decisamente più veloci.

Perle di Salute: movimento e igiene di vita

La maggior parte dei linfonodi si trova nella regione del collo, del viso e vicino alle articolazioni (cavo ascellare, zona inguinale). Il movimento articolare è in grado di creare una leggera spremitura dei linfocentri; per questo motivo risulta sempre utile fare movimento, in particolare eseguire lo stretching del collo (come mostrato in figura) e gli esercizi di rotazione delle spalle.


E’ anche sempre consigliabile seguire una dieta sana, evitando bevande alcoliche e fumo, dormire 7/8 ore per notte e prestare attenzione all’igiene corporea.

Crampo notturno: trattamento e benefici con la terapia manuale

Crampi: di cosa stiamo parlando

Il crampo muscolare è una contrazione massimale improvvisa di uno o più muscoli; tale contrazione è involontaria, intensa e dolorosa ma, generalmente, di breve durata.
Il crampo può manifestarsi a carico di qualunque muscolo, in persone sane e di ogni età.
Possono insorgere durante o successivamente ad un’attività fisica oppure a riposo, prediligendo la notte e colpendo le gambe.
Talvolta i crampi sono un aspetto di patologie sistemiche o neuro-muscolari degenerative.

I crampi notturni

I crampi notturni sopraggiungono comunemente durante il sonno, in persone tendenzialmente sane.
Le fitte che procurano sono molto intense e spesso immobilizzano momentaneamente la parte colpita. Questa è, con maggiore frequenza, la gamba, per cui i muscoli afflitti sono quelli del polpaccio, del piede e delle dita.

I crampi notturni durano di solito pochi minuti o poche manciate di secondi, tuttavia il dolore è tale che la durata appare maggiore.

Spesso determinano frequenti risvegli della persona, la quale accusa anche un po’ di apprensione prima di andare a riposare in quanto presume o teme che il crampo le farà una sgradita visita.
Inevitabilmente il riposo può essere disturbato e la persona stanca il giorno seguente.

Possibili cause dei crampi

All’origine dei crampi notturni ci possono essere numerosi fattori:

  • quelli più frequenti sono da ricercarsi in eventuali carenze o disequilibri negli elementi necessari al normale funzionamento della contrazione muscolare come il potassio, il magnesio, il calcio, la vitamina B1, gli zuccheri, l’ATP…
  • oppure possono essere favoriti da alcune sostanze chimiche come l’acido lattico che si accumula durante l’esercizio fisico intenso, la caffeina, la nicotina…
  • in altri casi la persona può assumere alcuni farmaci o avere delle patologie che alterano il metabolismo come l’ipotiroidismo, il diabete, l’alcolismo… che possono facilitarne l’insorgenza.

La valutazione dei crampi muscolari di origine “benigna”, in persone che sono sostanzialmente sane, si concentra principalmente sulla clinica e sul racconto del paziente.

I fattori che possono contribuire alla comparsa del crampo sono:

  • la perdita di sensibilità (formicolio)
  • la rigidità
  • gli accorciamenti muscolari
  • la debolezza muscolare
  • il dolore muscolare.

Un altro fattore da indagare ed eventualmente correggere è quello che riguarda la corretta idratazione; spesso molti soggetti afflitti da crampi non ripristinano i liquidi persi durante la giornata, sia che abbiano svolto attività fisica o che abbiano lavorato normalmente con sudorazione più o meno intensa,  sia che abbiano avuto disturbi, talvolta ricorrenti come episodi di diarrea (comune magari in chi soffre di colon irritabile) o vomito, magari in donne durante i primi mesi di gravidanza.

Il trattamento dei crampi con la terapia manuale

Nella nostra esperienza, escluse problematiche sistemiche, neurologiche o neuromuscolari, il trattamento manuale di contratture e accorciamenti a carico dei muscoli della gamba, come il tibiale anteriore, il soleo ed i gemelli, ha portato grande sollievo e spesso la completa risoluzione dei crampi notturni anche in persone che ne soffrivano da anni.

In altri casi abbiamo osservato come il trattamento dei disturbi dei tratti lombare o sacrale della colonna vertebrale abbiano contribuito alla soluzione definitiva del problema.

Prevenire i crampi notturni

A seguito di quanto sopra, la prevenzione è fondamentale e consiste nello stretching dei muscoli della gamba, da effettuarsi per qualche minuto prima di andare a letto, anche se sarebbe opportuno svolgerlo più volte nell’arco della giornata.
Inoltre, è sempre auspicabile una ginnastica di tipo aerobico per tutto il corpo almeno due volte la settimana.

Il massaggio delle gambe e della schiena, in chi soffre di questo disturbo, è sempre fortemente consigliabile. Le tipologie di massaggio che vengono consigliate in questi casi sono il massaggio classico, anche profondo, il massaggio miofasciale ed il massaggio del tessuto connettivo; quest’ultimo è particolarmente indicato per favorire il normale afflusso di sangue arterioso ai muscoli, in questo caso delle gambe, al fine di migliorarne l’ossigenazione.

Perle di Salute: ecco come prevenire i crampi notturni alle gambe ed al piede!

Ripetiamo più volte al giorno e, soprattutto, prima di andare a letto i seguenti due esercizi:

1- Nell’arco della giornata e per più volte al dì, utilizzando un gradino, allungare i muscoli del polpaccio per almeno 30 secondi, come mostrato nella figura.
È particolarmente utile effettuare questo esercizio prima di andare a dormire, ripetendolo almeno 3 volte.

 

 

2- Anche questo secondo esercizio risulta particolarmente utile; tuttavia, data la tecnica, è più facile eseguirlo la sera, prima di andare a letto, per almeno 30 secondi per piede, ripetendolo almeno 3 volte (vedi foto).

Disgrafia: di cosa si tratta e intervento con la Terapia cranio sacrale

Il Disturbo Specifico di scrittura si definisce disgrafia o disortografia, a seconda che interessi rispettivamente la grafia o l’ortografia, e rientrano tra i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), disturbi che si manifestano nelle modalità di apprendimento, che comprendono, tra gli altri, dislessia, discalculia e disprassia.

Disgrafia e disortografia: di cosa si tratta

Con disgrafia si fa riferimento al controllo degli aspetti grafici, formali, della scrittura manuale, ed è collegata al momento motorio-esecutivo, che viene svolto con  minore fluidità e qualità.
La disortografia riguarda invece l’utilizzo, in fase di scrittura, del codice linguistico in quanto tale ed è all’origine di una minore correttezza del testo scritto, che viene fatta risalire ad un deficit di funzionamento delle componenti centrali del processo di scrittura, responsabili della transcodifica del linguaggio orale nel linguaggio scritto.
Entrambe, naturalmente, sono definite in rapporto alle prestazioni attese riferite all’età anagrafica dell’alunno.

Breve storia del termine “disgrafia”

Inizialmente la disgrafia fu definita agraphia, termine ideato dal medico austriaco Josef Gerstmann (1940).
Successivamente nel 1998, H. Joseph Horacek, nel suo libro Brainstorms, descrisse l’agrafia non come caratterizzata da una totale incapacità nello scrivere, ma dalla presenza di carenze nell’ambito della scrittura. In questo caso la persona affetta da tale patologia non mostra né un trauma cerebrale, che possa giustificare la problematica manifestata, né una perdita totale dell’uso della scrittura, per cui si trattava di qualcosa di diverso dall’agrafia.
Quindi era necessario effettuare una differenziazione: con agrafia si indica la perdita della scrittura derivante da un infarto o trauma cerebrale, mentre nella disgrafia la scrittura è mantenuta ma presenta delle anomalie e colpisce giovani, adulti e bambini.

Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali-5 (DSM-5) non è usato il termine disgrafia, ma questo deficit è definito tramite la frase “perdita di espressione scritta”, perché coloro che ne soffrono faticano molto in questo compito, sia a livello motorio sia cognitivo, ed è inserito nella categoria dei disturbi specifici dell’apprendimento.

Per scrivere sono necessarie una serie di complesse capacità motorie, riprodotte in sequenza, e una serie di processi volti alla elaborazione del linguaggio. Nei bambini disgrafici queste abilità non sono adeguatamente integrate. Infatti, risultano essere più lenti e hanno una serie di difficoltà nello scrivere.
Senza aiuto, un bambino con disgrafia farà sicuramente fatica a scuola, con tutte le conseguenze negative che possano verificarsi sia a livello emotivo sia comportamentale.

Classificazione e tipologia della disgrafia

Esistono sintomi riferibili a questo disturbo e nel tempo sono stati classificati in 6 diverse categorie:

  1. difficoltà visivo-motorie: si rilevano problematiche nel definire e riprodurre la forma delle lettere e la spaziatura tra le stesse all’interno delle parole, nell’organizzare la direzione delle parole all’interno della pagina, nello scrivere sulle righe ed entro i margini, nel riprodurre una forma.
  2. difficoltà motorie: nell’impugnare correttamente gli strumenti di scrittura o le forbici, nel posizionarsi comodamente.
  3. problemi di elaborazione linguistica: difficoltà di elaborare un testo e comprenderlo (come le regole di un gioco ad esempio), di mantenere la concentrazione.
  4. problemi ortografici e di scrittura a mano: le regole ortografiche sono di difficile comprensione (quindi non ci si accorge se una parola è errata nello scritto nonostante la si pronunci correttamente), difficoltà a leggere la propria scrittura che spesso risulta un insieme di corsivo e stampatello.
  5. grammatica: la punteggiatura, i tempi verbali non vengono utilizzati correttamente, le frasi non sempre sono complete.
  6. organizzazione della scrittura: difficoltà nel raccontare una storia dal principio alla fine tralasciando avvenimenti importanti, produzione di testi confusi o ripetitivi.

Esistono diverse tipologie di disgrafia, classificate in base ai sintomi emersi, con possibilità di presentarsi singolarmente o in associazione di più versioni:

  • Disgrafia dislessica: la scrittura propria è illeggibile, se copiata invece no, gravi errori di ortografia.
  • Disgrafia motoria: si associa ad un defict delle abilità motorie, a scarso tono muscolare, la scrittura è molto carente anche in fase di copiatura.
  • Disgrafia spaziale: correlata ad una difficoltà percettiva dello spazio, la scrittura ne risulta incomprensibile

Disgrafia e intervento con la TCS

Come già evidenziato per le altre DSA, la Terapia Craniosacrale può attivamente collaborare nella gestione anche di questo Disturbo Specifico dell’Apprendimento, stimolando il funzionamento di specifiche porzioni cerebrali attraverso la restituzione di mobilità alle corrispettive aree craniche.

Perle di Salute: “Videogiochi per l’attenzione!”

Non sempre, come si è soliti pensare, i videogiochi rappresentano per i bambini una forma di passatempo “tossica”.
Un recente studio dell’Università d Padova (Franceschini S., Bertoni S., Improving action video games abilities increases the phonological decoding speed and phonological short-term memory in children with developmental dyslexia in Neuropsychologia, 2018) ha infatti dimostrato come questi strumenti possano diventare un efficace strumento per gestire le DSA, elaborando un trattamento sperimentale effettuato per due settimane su alcuni bambini supervisionati da uno specialista esperto in riabilitazione neuropsicologica dello sviluppo.

Ai bambini sono stati proposti due videogiochi commerciali d’azione che richiedevano loro un rapido dispiegamento dell’attenzione visiva. Alla fine del training, i bambini sono stati suddivisi in due gruppi, in base all’andamento dei punteggi nei videogiochi. Dai risultati finali si è constatato che il gruppo con punteggi di gioco più elevati era anche quello che ha ottenuto benefici maggiori nella lettura e nella memoria.

“Questa strategia è efficace solo se i bambini, nel gioco, riescono a utilizzare efficacemente le abilità attentive e percettive che sono impiegate anche nella lettura. Il miglioramento nella velocità di lettura ottenuto dai bambini in grado di progredire nel videogioco corrisponde al miglioramento che otterrebbe un bambino con dislessia in un intero anno di sviluppo spontaneo” aggiunge Sandro Franceschini.

Fibromialgia: cos’è, sintomi, cause e terapia manuale

fibromialgia e terapia manuale

Fibromialgia: di cosa si tratta

Forse non tutti sanno che la fibromialgia è nota anche come “Sindrome di Atlante”. Questo suo nome si deve al noto Titano, dalla mitologia greca: dopo il suo tentativo di invasione dell’Olimpo, Zeus lo condanna a portare il peso della Volta Celeste sulle sue spalle. La prima vertebra cervicale deve a lui il suo nome, in quanto sostiene il peso della testa, come Atlante quello della sfera celeste.
Il paziente affetto da fibromialgia, proprio come il Titano, porta il peso di questa patologia caratterizzata da oppressione e dolore protratto, spesso nella zona cervicale.

La fibromialgia è una patologia in costante aumento e della quale, purtroppo, conosciamo ancora poco. Ne sono affetti circa il 5% della popolazione, e maggiormente di sesso femminile.

Sintomi e cause della fibromialgia

I sintomi che caratterizzano la Sindrome Fibromialgica sono vari: i più frequenti sono dolori diffusi cronici (continui da almeno 3 mesi) a livello muscolare e articolari, disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi, sonno leggero con continue interruzioni, sensazione di stanchezza al risveglio) e la condizione di stress.
Ma si possono aggiungere anche: stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, disturbi dell’umore (irritabilità e depressione), problemi respiratori, disturbi gastro-intestinali, alla vescica, cardiaci, difficoltà circolatorie, perdita di capelli, ecc…

Tutti questi sintomi, però, nel paziente fibromialgico non sono riconducibili a nessuna patologia e gli esami diagnostici non mostrano nessuna alterazione della Salute.
Il paziente, quasi scoraggiato, vaga quindi per anni di medico in medico in attesa di una spiegazione per i suoi disturbi e, solo dopo vari esami negativi, per esclusione, arriva la diagnosi di fibromialgia.

Questa patologia, che sembra così nascosta, lascia però sintomi particolarmente fastidiosi ed oppressivi. I pazienti riferiscono la sensazione di costrizione, peso, data dalla continua rigidità muscolare avvertita in particolar modo a livello della schiena e del collo.

La fibromialgia è ritenuta parte della patologie reumatiche, cioè delle malattie che colpiscono il tessuto connettivo (un tessuto presente in tutto il corpo, nella cute, ma anche negli organi) e di cui spesso si ignora ancora la causa. Si presenta come una infiammazione di basso grado, ovvero una disfunzione diffusa in tutto l’organismo che non viene rilevata dai comuni esami medici perché sotto i livelli di allerta, pur dando dei sintomi molto fastidiosi.

Sulla causa della sindrome sono ancora in elaborazione alcune ipotesi. In realtà, la fibromialgia sembrerebbe dovuta ad una serie di motivazioni: tra i fattori più interessanti abbiamo la genetica, lo stress mentale e fisico, una carenza di alcune sostanze nutritive, la permanenza di tossine nel corpo ed il disinteresse verso una particolare patologia o dolore riscontrato.

Fibromialgia vs reumatismo psicogeno

A volte la fibromialgia viene confusa con una patologia simile, il reumatismo psicogeno. In questo caso, una patologia della psiche che scatena sintomi reali, simili a quelli della fibromialgia. Questo disturbo è pero gestibile, ed in alcuni casi risolvibile, tramite terapia psicologica, contrariamente alla fibromialgia.

Approccio multidisciplinare alla fibromialgia

La terapia utilizzata per la fibromialgia (che non porta risultati nel caso del reumatismo psicogeno) è caratterizzata da un approccio multidisciplinare.
Al momento, in Europa, non esiste un farmaco indicato per il trattamento della patologia, ma viene indicato un approccio a 360°.
Terapista e paziente collaborano per cercare un equilibrio nella salute di quest’ultimo.
Le terapie proposte vanno dalle tecniche di rilassamento e gestione del dolore, consigliate dalla psicoterapia, e dal Training Autogeno, alla nutrizione con alimenti disinfiammanti e, soprattutto, le tecniche manuali, che hanno mostrato una grande efficacia nell’affrontare questa sindrome.

Le terapie manuali in aiuto ai pazienti fibromialgici

terapia manuale e fibromialgiaIl Drenaggio linfatico manuale, nei momenti di maggior dolore, riesce a calmare e sedare il paziente, spesso anche conciliando il sonno ristoratore, aspetto che nel paziente fibromialgico manca.

Il Massaggio può essere usato per distendere le rigidità, dando sollievo immediato.
In particolare, il Massaggio del tessuto connettivo, oltre ad alleviare il dolore, può trattare in maniera riflessa alcuni disturbi di natura organica, come problemi circolatori, respiratori, gastrointestinali, e urogenitali, spesso associati alla patologia.

A queste terapie deve inoltre essere integrato l’esercizio fisico nell’ottica dell’elasticità e del potenziamento muscolare. Sono indicati tutti gli esercizi di stretching, come anche yoga e pilates, e gli sport come palestra (con programma apposito), aerobica, esercizio in acqua purché sia continuativo nei giorni e con inizio graduale per evitare di aumentare l’infiammazione.

Al momento non esiste una cura per eliminare questa patologia, ma con il trattamento multidisciplinare è possibile migliorare notevolmente la qualità di vita delle persone affette da questo disturbo altamente invalidante, consentendogli di ritornare padroni della loro vita, diminuendo i dolori ed i disturbi ad essa legati.

Perle di Salute: stretching e cure termali

Come anticipato, oltre all’uso delle terapie manuali, per alleviare il dolore ed il senso di rigidità è consigliato svolgere alcuni esercizi di stretching, come quelli indicati in figura.

Inoltre, il caldo e le cure termali sono ottimi per allentare le tensioni muscolari. È possibile, nei momenti di grande tensione, fare un bagno caldo aggiungendo sale grosso all’acqua, per ottenere un effetto antinfiammatorio.

Agopuntura e prostatite: cos'è, sintomi, trattamento e benefici con l'agopuntura

prostatite

La prostatite è un processo infiammatorio a carico della ghiandola endocrina dell’apparato uro-genitale maschile conosciuta come prostata.

Prostatite, acuta o cronica: i principali sintomi

Prima di tutto occorre specificare che, clinicamente, i sintomi variano a seconda della natura della patologia. Esiste infatti una prostatite acuta e una cronica che si presentano con sintomi diversi.

La prostatite acuta si manifesta frequentemente con difficoltà a iniziare la minzione, bruciore (stranguria), aumentata frequenza (pollachiuria), anche notturna (nicturia), senso di urgenza ad urinare e di vescica non vuota.
In alcuni casi ci può essere febbre con brivido e sangue nello sperma o eiaculazione dolorosa.
È una delle infezioni più comuni dell’apparato genito-urinario maschile.
Si presenta con maggior frequenza fra i 18 e i 50 anni

La prostatite cronica rappresenta una entità clinica di frequente riscontro ed è caratterizzata da sintomi dolorosi nella regione della prostata che perdurano per almeno 3 mesi.
È quasi sempre un esito della prostatite acuta.
Gli agenti eziologici sono gli stessi delle forme acute.
Ulteriore causa è anche un reflusso di urina infetta nei dotti prostatici che si riversano nell’uretra posteriore.

Altri fattori scatenanti dell’infiammazione sono:

  • disfunzioni intestinali
  • alimentazione irregolare
  • fumo
  • sedentarietà
  • emorroidi

Solitamente non c’è febbre, ma sono presenti sintomi irritativi (aumento delle minzioni, sensazione di incompleto svuotamento, bruciori e/o dolori durante la minzione) e dolore pelvico.

Trattamento farmacologico delle prostatiti

prostatite

Le prostatiti non trattate riducono la fertilità maschile e favoriscono l’insorgenza di ipertrofia prostatica.

La terapia farmacologica della prostatite cronica prevede l’utilizzo di varie categorie farmacologiche: antibiotici, antinfiammatori non steroidei, alfa litici e farmaci neuromodulatori.

In genere, visto che non si vedono risultati con 1 o 2 mesi di trattamento, la medicina ufficiale tende a prolungare per qualche altro mese il ciclo di antibiotici. Spesso, ancora con scarsi o addirittura pessimi risultati e palesi aggravamenti.
Le conseguenze sono un indebolimento generale dell’organismo a causa dell’antibiotico che, oltre a danneggiare la flora batterica intestinale, indebolisce fortemente il sistema immunitario il quale stava già combattendo l’infezione in corso.

Trattamento con la MTC: agopuntura e fitoterapici

La Medicina Cinese cura le infiammazioni della prostata sia con l’agopuntura sia con preparati fitoterapici per “calmare il Fuoco” che la genera.
In altre parole, la prospettiva cinese individua come causa della prostatite un accumulo di Calore con sviluppo di Fuoco tossico accompagnato da stasi di Sangue.
I rimedi e i trattamenti mirano quindi a purificare il Calore, promuovere la circolazione del sangue.

Dopo un’attenta osservazione delle manifestazioni che accompagnano il disturbo, come lingua rossa senza patina o con patina gialla appiccicosa alla base della lingua (zona dei reni), e dopo la lettura del polso e l’analisi dei precursori patologici, si avvia un trattamento finalizzato a tonificare il Qi, nutrire il Rene, drenare l’Umidità/Calore, muovere il Sangue.
In questo modo, più che curare la malattia, si stimola il sistema energetico e viene così ripristinato il suo funzionamento.
Il corpo energetico, infatti, si riflette sul corpo fisico. Questo trattamento può portare, nel tempo, alla guarigione totale di una prostatite cronica se vengono risolti completamente i conflitti biologici che stanno alla base.

Inoltre, il trattamento con agopuntura è in grado di alleviare notevolmente i sintomi, soprattutto per chi ha dolori molto forti.

Agopuntura e prostatiti: i meccanismi del trattamento

Una recente ricerca dell’ospedale San Raffaele di Milano, pubblicata sulla prestigiosa rivista “Urology“, mostra come il trattamento con agopuntura sia sicuro ed efficace nei pazienti con prostatite cronica – sindrome da dolore pelvico cronico – attraverso più meccanismi:

  1. decongestiona la prostata, eliminando l’edema
  2. migliora la circolazione all’interno della ghiandola
  3. normalizza le terminazioni nervose a livello genitale e vescicale
  4. migliora il tono muscolare della vescica.

Inoltre, l’agopuntura non mostra gli effetti collaterali dei farmaci e aiuta anche a risolvere altri disturbi, spesso associati al dolore pelvico cronico, quali la depressione, la stanchezza, il mal di schiena e la scarsa qualità del riposo notturno.

Perle di Salute: Sì a vitamina A+D+E – NO a caffè, fumo e alcool

Un’alimentazione equilibrata, cioè povera di grassi e ricca di frutta e verdura (in particolar modo di ortaggi, pomodori e peperoni, in quanto dotati di proprietà antiossidanti e sostanze ricche di vitamina A, D, E e di Selenio) contribuisce sia a migliorare i sintomi della prostatite sia a prevenirla.

Ricordate che le bevande con caffeina irritano la prostata, così come una scarsa idratazione, il tabacco e l’alcool.

Disturbi del sonno: cosa sono e cosa fare

disturbi del sonno
Quando si parla dei disturbi del sonno si associa subito il problema all’incapacità di dormire bene o di prendere sonno. In realtà la quantità di disturbi del sonno è veramente infinita, come le sue cause che possono assumere mille sfaccettature.
E’ necessario prendere in considerazione due aspetti fondamentali di questo argomento che sono:
  • la quantità di sonno
  • la qualità del sonno

Qualità e quantità del sonno: la Medicina del sonno

Quando andiamo a dormire, la buona educazione ci ha insegnato ad augurare agli altri un “buon riposo”, ciò perché riteniamo che attraverso un buon sonno riusciamo a trovare ristoro alle nostre fatiche quotidiane, consapevoli che altrimenti ci troveremmo ad affrontare un nuovo giorno già difficile al risveglio.
Quante volte vi sarà capitato di aver dormito parecchie ore e svegliarvi stanchi, oppure di aver fatto un breve riposo pomeridiano e di svegliarvi sentendovi rigenerati?

Un buon equilibrio tra quantità e qualità del sonno è fondamentale per ottenere una ricarica fisica e mentale del nostro organismo.

Per i disturbi del sonno esiste la Medicina del Sonno, branca della Neurologia che si occupa della diagnosi e della terapia.
Per arrivare ad una diagnosi corretta, finalizzata al riconoscimento della causa patogena, che può essere di varia natura (metabolica, vascolare, neoplastica, psichica, socio-patica…), ci si avvale di una valutazione sia qualitativa che quantitativa del sonno, attraverso la polisonnografia dinamica, esame strumentale che registra per 24 ore l’attività elettroencefalografica, insieme ad altri parametri come il tono muscolare, l’attività respiratoria, i movimenti oculari, la frequenza cardiaca…

Il compito del neurologo non è facile perché deve valutare molteplici fattori come, ad esempio, tutte le abitudini del soggetto affetto da insonnia: l’assunzione di caffè, alcool, fumo (nicotina), cibi pesanti, attività sportiva nelle 3-4 ore prima di coricarsi e l’utilizzo di dispositivi elettronici come computer, smartphone e tablet nelle ore serali.

Insonnia: alcune cause

Le cause dell’insonnia sono varie:

  • Molto spesso l’insonnia è causata semplicemente da rumori notturni che impediscono al soggetto di prendere sonno.
  • Alla base di una scarsa qualità del sonno possono esserci fattori esterni che alterano il normale ritmo sonno-veglia, come il rapido cambiamento del fuso orario a seguito di voli trans-meridiani e i turni di lavoro notturno a rotazione.
  • Le cause possono essere di origine psichica come il disturbo bipolare, la depressione, l’ansia, gli attacchi di panico, oppure legate a problematiche neurologiche come la sindrome delle “gambe senza riposo”, un’intensa irrequietezza motoria alle gambe che impedisce al paziente di iniziare il sonno notturno.
  • Altri fattori ancora sono riconducibili a determinate malattie sistemiche quali allergie alimentari, disturbi della tiroide, scompenso cardiaco o ipertensione arteriosa, nevralgie, dolori artrosici, disturbi gastrici, asma bronchiale.

La Sindrome da apnee ostruttive del sonno

Una delle cause frequenti è la sindrome da apnee ostruttive del sonno, condizione caratterizzata da pause nella respirazione durante il sonno, dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree.
Nel primo caso si determina ipopnea, cioè il ridotto passaggio del flusso dell’aria nelle vie aeree.
Nel secondo caso si determina apnea, cioè la sospensione temporanea dei movimenti respiratori associata all’interruzione completa del flusso d’aria, per un tempo superiore anche ai 15 secondi.

Questa condizione determina una riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue, variazioni della frequenza cardiaca, aumento dei valori della pressione arteriosa e frammentazione del sonno che è la causa di eccessiva sonnolenza durante il giorno.
Le persone affette da sindrome delle apnee ostruttive nel sonno in genere sono forti russatori. Il rumore del russamento è provocato dall’aria che cerca di passare attraverso le vie aeree parzialmente ostruite e può diventare sempre più forte, finché l’ostruzione diventa completa e l’individuo smette di respirare per alcuni secondi per poi riprendere di nuovo con un rumore improvviso.
Sicuramente anche chi dorme a fianco di un russatore potrà avere disturbi del sonno!

Trattamento e cura dei disturbi del sonno

Per la cura dell’insonnia esistono trattamenti farmacologici, purtroppo sempre compresi di effetti collaterali, spesso anche importanti.

Per evitare l’utilizzo di sedativi o farmaci ipnotici, esistono rimedi di origine erboristica come valeriana, camomilla, lavanda, luppolo, passiflora, escolzia, biancospino, fiori d’arancio e di tiglio.
Bere un buon bicchiere di latte tiepido prima di andare a letto, si dimostra sempre un valido rimedio tradizionale.

Per curare i disturbi del sonno occorre mettersi in buone mani, spesso serve anche un intervento multidisciplinare che coinvolga diversi specialisti, data la vastità delle cause che vanno indagate.

Le terapie con metodi naturali non vanno ignorate, funzionano e, soprattutto, sono prive di effetti collaterali. Qualche esempio:

  • l’agopuntura, che la ricerca clinica ha evidenziato essere molto efficace nel trattamento dell’insonnia
  • il Training Autogeno, che facilita il progressivo alleggerimento di tensioni e preoccupazioni, inducendo il raggiungimento di uno stato di calma e tranquillità e l’ingresso naturale nel sonno
  • la riflessologia plantare, che, fisiologicamente, svolge un ruolo di riequilibrio psiconeuroendocrinologico, con ampio spettro sui disturbi del sonno

Perle di Salute: qualche semplice rimedio per conciliare il sonno

Cerchiamo di non cenare tardi o con cibi pesanti.
Prima di coricarci, evitiamo l’uso di schermi luminosi (es. computer, cellulare, tablet) favorendo magari la lettura di un buon libro.
Una tisana calda o anche un buon bicchiere di latte tiepido sarà una coccola che predispone il buon riposo.
Ricordate che passiamo circa un terzo della vostra vita sul materasso… siamo sicuri che sia quello giusto? Non è arrivata l’ora di sostituirlo? E il cuscino?
Pensiamoci…