La via dei punti per combattere il mal di testa – la digitopressione

La classificazione delle cefalee: primarie e secondarie

Lo sapevi che esiste una vera e propria “classifica” dei mal di testa?
Secondo la IHS (International Headache Society), sussistono ben 13 tipi di cefalea che vengono suddivisi in due grandi categorie: primarie e secondarie.

Cefalee primarie

Con questo termine si intendono quei mal di testa che sono malattie vere e proprie e non hanno una causa unica che le scatena. Sono episodi che si manifestano da soli, senza un motivo apparente:

  • Emicrania
  • Cefalea tensiva
  • Cefalea a grappolo
  • Alcune altre cefalee si innescano a causa di fattori a volte imprevedibili

Cefalee secondarie

Queste, al contrario, sono dei mal di testa che indicano altre problematiche del corpo, fungendo da sintomi. Possono derivare da:

  • Traumi cranici
  • Malattie o disfunzioni nei vasi sanguigni del cervello
  • Patologie cerebrali o di strutture adiacenti, come tumori o meningiti.
  • L’assunzione o la sospensione di sostanze come alcol, caffeina o oppiacei
  • Infezioni virali o batteriche
  • Diabete o malattie renali
  • Dolori facciali causati da problemi al cranio, collo, orecchie, naso, denti e bocca
  • Nevriti e nevralgie del cranio

Digitopressione e diagnosi energetica: la risposta cinese alla cefalea

La Medicina Cinese, fedele al suo approccio olistico e millenario, affronta il mal di testa in modo unico: attraverso la digitopressione su agopunti specifici, selezionati in base a un’attenta diagnosi energetica.
Il punto Fengchi aiuta a curare non solo il mal di testa, ma anche il torcicollo e la cervicalgia.
Chiamato “Punto del Vento”, Fengchi è il punto della primavera, quando si alza una brezza fredda ed improvvisa.
Nel corpo umano, ciò corrisponde all’emicrania, o ai crampi improvvisi.

Siglato GB20, il punto si trova sul meridiano della Vescica Biliare (Gall Bladder, in inglese), il viscere che, con l’organo Fegato, è associato all’Elemento Legno, alla primavera e alla capacità di scegliere e agire con coraggio, quando la vita ci pone di fronte ad un bivio.
Vento è un movimento di aria che cambia rapidamente direzione. La medicina cinese lo associa a dolori che, come il vento, appaiono improvvisamente e con grande intensità, proprio come certe emicranie, o come certe neuropatie che si manifestano senza preavviso con dolore intenso , ora qui ora là.
La ricerca ha confermato l’efficacia del punto Fengchi (chiamato anche “palude del vento”) nel trattamento del mal di testa.

Agopunto mirato: Fengchi (GB20)

Dove si trova il punto GB20?
Semplice, si trova sul collo, dietro all’orecchio, proprio alla base del cranio, nella fossetta tra i muscoli trapezio e sternocleidomastoideo.

Questo punto è particolarmente efficace:

  • nel ridurre le tensioni muscolari
  • favorire la circolazione sanguigna
  • contribuisce a migliorare l’udito e la vista, liberando gli organi sensoriali da una sensazione di offuscamento
  • aiuta a calmare il Vento interno
  • apre gli orifizi
  • riequilibra lo Shen
  • e si rivela utile anche nei disturbi del sonno, come l’insonnia.

Nella medicina tradizionale cinese (MTC), il “Yang del Fegato che sale e genera Vento” è una delle cause più comuni di cefalea di tipo primario, spesso legata a squilibri interni energetici e a emozioni trattenute, come rabbia o frustrazione.

Qiuxu (GB40): il punto sorgente che libera e drena

È importante ricordare che, nella maggior parte dei casi, gli agopunti non si usano da soli, ma si accoppiano, così da amplificare i loro effetti.

Per favorire il corretto fluire dell’energia nella testa, si utilizza anche il punto Qiuxu (GB-40), conosciuto come “Campo sulla collina”.
Si tratta di un punto sorgente situato sul meridiano della Vescica Biliare, particolarmente indicato nei casi in cui si manifestano sensazioni di calore o infiammazione: emicranie, arrossamento o gonfiore agli occhi, vista offuscata, dolori alla gola o al collo.

Ma i suoi benefici non si fermano qui: è utile anche per alleviare disturbi alle ascelle, dolori toracici e difficoltà respiratorie.
Qiuxu è un punto che drena in profondità ed è un prezioso alleato per un’ampia gamma di disagi.

Tipi particolari di mal di testa

Altri tipi di mal di testa includono:

  • Il mal di testa da stress
    È di tipo tensivo, il dolore sordo, lieve, continuo, caratterizzato da una pressione da entrambi i lati, come una fascia stretta che circonda la testa, davanti, ai lati e dietro, senza nausea o sensibilità alla luce e al suono, come accade nell’emicrania
     
  • Il mal di testa meteoropatico
    Ne sono afflitti coloro che sembrano avere un “sesto senso” quando cambia il tempo. Sono persone molto sensibili, percepiscono variazioni barometriche di pressione e di umidità dell’aria
     
  • Il mal di testa che passa con la caffeina: quelli che si svegliano alle prime luci dell’alba o nel cuore della notte, percepiscono il mal di testa in arrivo e corrono a farsi un caffè (anche controvoglia) perché percepito come l’unico rimedio casalingo.
     
  • Il mal di testa dentro l’orbita oculare
  • Uno dei più invalidanti, costringe a stare al buio, possibilmente anche in assenza di suoni

Digitopressione: un gesto semplice per un sollievo immediato

Ci sono diverse modalità con cui praticare la digitopressione.
Si può esercitare la digitopressione con una pressione prolungata, che si approfondisce gradualmente, utilizzando il pollice (o il dito medio), oppure ricorrendo alla penna per agopunti: uno strumento simile a un uncinetto, con la punta arrotondata. Quest’ultima rappresenta una buona soluzione, soprattutto per l’autotrattamento.

Naturalmente, il terapista predilige la sensibilità che deriva dal contatto diretto con la mano, in particolare con il pollice o con le altre dita.

  • Per tonificare, si consiglia di eseguire piccoli cerchi con il pollice, ruotando in senso orario.
  • Per disperdere, specialmente se il punto è dolente, i cerchi vanno fatti in senso antiorario.

Perle di Salute – Acqua e benessere: il rimedio più semplice e potente

A volte, basta anche un semplice sorso d’acqua per percepire un immediato senso di leggerezza alla testa. Non va mai dimenticata l’importanza di una buona idratazione!
Bevi immaginando una sorgente di montagna: limpida, che scorre tra rocce e muschi, portando freschezza e sollievo.

Il bendaggio elastocompressivo: prevenzione e terapia efficace

bendaggio elastocompressivo

Quando le gambe si gonfiano: segnali da non ignorare

Dopo una giornata trascorsa seduti alla scrivania, in piedi senza muoversi, dopo un lungo volo o un’intensa attività sportiva, le nostre gambe possono gonfiarsi, risultare pesanti e, talvolta, doloranti. Il segno lasciato dai calzini è un chiaro segnale che non va ignorato!

Il gonfiore (edema) agli arti inferiori è un fenomeno comune dopo alcune attività, soprattutto se statiche, faticose o svolte in ambienti molto caldi.
La circolazione venosa, responsabile del ritorno del sangue al cuore, e quella linfatica, che gestisce i liquidi in eccesso, lavorano contro la gravità e si basano su forze deboli per spostare i fluidi. Per questo motivo, hanno bisogno di supporto per riportare i liquidi dalle estremità (piedi e mani) verso il cuore.

I principali meccanismi che facilitano questo processo sono:

  • le valvole unidirezionali, che impediscono il reflusso dei liquidi
  • la pompa muscolare, che comprime i vasi venosi e linfatici durante la contrazione dei muscoli, spingendo i liquidi verso il cuore
  • la pulsazione arteriosa e la peristalsi intestinale, che comprimono vene e vasi linfatici, facilitando il drenaggio, in modo simile alla pompa muscolare.

L’assenza di movimento ostacola questi meccanismi, favorendo il ristagno dei liquidi nelle zone periferiche del corpo. Questo spiega perché i piedi tendono a gonfiarsi a fine giornata, specialmente in condizioni di caldo, che aumenta la permeabilità capillare e la fuoriuscita di liquidi nei tessuti.

Anche un’attività sportiva intensa può contribuire al gonfiore: i microtraumi muscolari causati dall’esercizio rilasciano sostanze infiammatorie che rendono i capillari più permeabili, mentre l’accumulo di acido lattico e altre scorie ostacola il drenaggio linfatico.

Come prevenire l’accumulo di liquidi?

Il segreto sta nel limitare l’eccessiva fuoriuscita di liquidi dai vasi sanguigni e linfatici.
Pensiamo ai tessuti corporei come a una spugna: se lasciata libera, essa si espande e trattiene molta acqua. Se invece la comprimiamo, la sua capacità di assorbimento si riduce. Questo è il principio alla base dell’elastocompressione: indossando calze a compressione o bendaggi multistrato, i tessuti non possono dilatarsi, impedendo la fuoriuscita di liquidi e facilitando il ritorno venoso e linfatico.

E se il gonfiore è già presente?

Anche in questo caso, l’elastocompressione è efficace.
La compressione non solo previene la fuoriuscita di liquidi, ma migliora la funzione muscolare: impedendo al muscolo di espandersi verso l’esterno, la contrazione muscolare genera una pressione interna maggiore, aumentando l’efficienza del drenaggio venoso e linfatico e favorendo il riassorbimento dei liquidi già presenti nei tessuti.

Tipologie di tutori elastocompressivi

Esistono due principali tipi di dispositivi compressivi:

  • Calze compressive: pratiche e facilmente indossabili in autonomia. Sono ideali per la prevenzione e il mantenimento dei risultati ottenuti dopo un trattamento.
     
  • Bendaggi elastocompressivi: composti da più strati di bende e imbottiture, sono indicati per la riduzione di edemi già presenti, poiché, confezionati su misura dall’operatore, si adattano perfettamente alle necessità del paziente.

Le calze compressive, avendo misure standard, sono meno versatili rispetto ai bendaggi per la fase di riduzione dell’edema, ma risultano più comode e pratiche per la prevenzione e il mantenimento a lungo termine.

Questi due strumenti vengono usati spesso in abbinamento: partendo con il bendaggio, che ha efficacia maggiore nella riduzione dell’edema, e proseguendo con la calza quando l’edema è ridotto e stabile.

I benefici dell’elastocompressione

L’elastocompressione offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione dell’ultrafiltrazione capillare
  • Miglioramento della microcircolazione
  • Aumento del riassorbimento dei liquidi in eccesso
  • Mantenimento dei risultati ottenuti con il linfodrenaggio manuale.

L’elastocompressione è anche utile nella prevenzione e gestione di edemi causati da sedentarietà, sforzi intensi e patologie venose o linfatiche.
Inoltre, aiuta a prevenire vene varicose, trombosi e la formazione di tessuto fibrotico, ed è un valido supporto nel trattamento della cellulite e del lipedema.

Perle di Salute – Calze compressive: un alleato per la prevenzione e il benessere quotidiano

Il vostro medico e/o il vostro terapista specializzato in linfodrenaggio potrà consigliarvi l’utilizzo più adatto di calze e bendaggi elastocompressivi.

La prevenzione è fondamentale: chi svolge lavori sedentari o rimane a lungo in piedi dovrebbe utilizzare calze compressive di classe bassa per prevenire la formazione di edemi e alterazioni della circolazione. Inoltre, la sensazione di leggerezza a fine giornata è assicurata.
Esistono modelli discreti e simili a normali calzini o collant, adatti anche a chi desidera un supporto poco visibile.
Anche per gli sportivi, le calze compressive (anche solo il gambaletto) possono essere un valido alleato, riducendo il senso di affaticamento e accelerando il recupero muscolare. Si possono trovare vari modelli specifici per lo sport.

Gli ultrasuoni: come aiutano a guarire

ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni è una tecnica terapica ampiamente utilizzata per il trattamento di dolori muscolari e tendinei, infiammazioni e lesioni dei tessuti molli.
Questa metodica sfrutta onde sonore ad alta frequenza per stimolare la guarigione e ridurre il dolore, migliorando la circolazione sanguigna e promuovendo la rigenerazione cellulare.
Ma come funzionano esattamente gli ultrasuoni e in quali situazioni vengono utilizzati?
In questo articolo proveremo a rispondere a queste domande esplorando il meccanismo d’azione, i benefici e le principali applicazioni della ultrasuonoterapia.

Come funziona la terapia a ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni utilizza onde sonore ad alta frequenza, generalmente comprese tra 1 e 3 MHz, che vengono trasmesse attraverso un dispositivo apposito chiamato manipolo o più semplicemente testina dell’ultrasuono.
Il manipolo, dotato di un trasduttore, viene posizionato sulla pelle del paziente e, grazie all’applicazione di un gel conduttore, le onde sonore (ultrasoniche) penetrano nei tessuti sottostanti.

Queste onde generano micro-vibrazioni nei tessuti, producendo due effetti principali:

  1. Effetto termico: l’energia ultrasonica causa un aumento della temperatura nei tessuti profondi, favorendo il rilassamento muscolare, l’aumento del flusso sanguigno e la riduzione della rigidità articolare.
     
  2. Effetto meccanico (cavitazione e “micromassaggio”): le onde sonore creano una sorta di “micromassaggio” a livello cellulare:
    – facilitando la riparazione dei tessuti
    – riducendo l’infiammazione
    – aumentando la velocità di riparazione di un tessuto incrementandone il metabolismo.

Grazie a questi effetti, la terapia con ultrasuoni è particolarmente efficace per accelerare i processi di guarigione e alleviare il dolore in molte patologie.

Quando si usa la ultrasuonoterapia

Gli ultrasuoni vengono impiegati in diversi ambiti della fisioterapia e della medicina riabilitativa. Alcune delle principali indicazioni terapeutiche includono:

  • Lesioni muscolari e tendinee: esiti di strappi muscolari, tendiniti e contratture possono beneficiare dell’azione degli ultrasuoni, che aiutano a ridurre il dolore e favorire la rigenerazione tissutale.
  • Infiammazioni articolari: alcuni disturbi e dolori delle articolazioni o le borsiti possono essere vantaggiosamente trattate per diminuire l’infiammazione e migliorare la mobilità articolare.
  • Dolore cronico: condizioni come la lombalgia o la cervicalgia o in generale l’artrosi possono beneficiare dall’effetto analgesico e decontratturante della terapia.
  • Recupero post-operatorio: dopo interventi chirurgici ortopedici, gli ultrasuoni possono favorire una guarigione più rapida delle cicatrici e dei tessuti operati.
  • Riassorbimento degli edemi: grazie al miglioramento della circolazione locale, la terapia con ultrasuoni aiuta a ridurre gonfiori ed ematomi post-traumatici.

Modalità di applicazione

Esistono due modalità principali di applicazione degli ultrasuoni:

  1. Ultrasuoni a contatto diretto 
    Il manipolo viene fatto scorrere sulla pelle del paziente con l’uso di un gel conduttore per facilitare la trasmissione delle onde sonore (ultrasuono a massaggio). È possibile anche mantenere il manipolo fisso sul punto di interesse terapeutico, in questo caso si parla di ultrasuoni fisso.
     
  2. Ultrasuoni in immersione 
    Utilizzati per trattare aree difficili da raggiungere, come le dita della mano o del piede, dove il manipolo viene immerso in acqua insieme alla parte del corpo da trattare.

A seconda della patologia e dell’obiettivo terapeutico, il terapista regola la frequenza e l’intensità degli ultrasuoni per ottenere il massimo beneficio.
È opportuno, quando ci si sottopone all’ultrasuono terapia, completare l’intero ciclo di trattamenti e non sospenderli al primo miglioramento.

Benefici della ultrasuonoterapia

L’utilizzo degli ultrasuoni in fisioterapia porta numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione del dolore: l’effetto termico e il micro-massaggio sui tessuti aiutano a ridurre il dolore e le tensioni muscolari.
  • Miglioramento della circolazione: l’aumento del flusso sanguigno accelera il processo di riparazione tissutale.
  • Effetto antinfiammatorio: gli ultrasuoni riducono l’edema e l’infiammazione, contribuendo al recupero più rapido da lesioni.
  • Favorisce la rigenerazione dei tessuti: stimolano la produzione di collagene, migliorando la riparazione dei tendini e dei legamenti danneggiati.
  • Maggiore elasticità muscolare e articolare: utile per chi soffre di rigidità articolare o ha subito un trauma.

Precauzioni e controindicazioni

Nonostante i numerosi benefici, la Terapia ultrasonica presenta alcune controindicazioni. Non deve essere utilizzata nei seguenti casi:

  • Presenza di Pacemaker: gli ultrasuoni possono interferire con il funzionamento dei dispositivi elettronici impiantati.
  • Gravidanza: è sconsigliato l’uso sugli addominali o nella zona lombare.
  • Neoplasie: gli ultrasuoni non devono essere applicati su tumori o aree sospette.
  • Fratture recenti: in fase acuta, possono ritardare la formazione del callo osseo.
  • Presenza di infezioni o ferite aperte: l’applicazione diretta potrebbe peggiorare la condizione.

Considerazioni finali

La terapia con ultrasuoni rappresenta uno strumento efficace e sicuro per il trattamento di molte patologie muscoloscheletriche e infiammatorie. Grazie ai suoi effetti benefici sulla riduzione del dolore, sulla stimolazione della guarigione e sul miglioramento della circolazione, è ampiamente utilizzata in fisioterapia e riabilitazione.

Tuttavia, come per qualsiasi trattamento, è fondamentale che venga eseguita da un professionista qualificato per garantire un’applicazione corretta e sicura.

Perle di Salute – Ultrasuoni terapeutici: un’alternativa ai farmaci per il dolore

Gli ultrasuoni vengono spesso utilizzati come parte di un approccio terapeutico multidisciplinare e non sempre sostituiscono completamente i farmaci.
Tuttavia, in alcuni casi, ad esempio quando si cerca di ridurre l’uso di antidolorifici a causa di effetti collaterali, o quando il dolore è principalmente muscoloscheletrico e infiammatorio, un ciclo di ultrasuoni può essere indicato.

La decisione di preferire questo trattamento rispetto alle medicine deve essere valutata attentamente da un medico che considererà il quadro clinico complessivo e le specifiche del caso

Parkinson: un cammino da affrontare insieme, con supporto e determinazione

parkinson

Quando si riceve una diagnosi di Parkinson, si può provare la sensazione di guardare una montagna altissima da scalare. È normale sentirsi spaventati o sopraffatti, ma è importante non concentrarsi unicamente sulla cima. Ogni piccolo passo è fondamentale: ogni miglioramento, anche se minimo, può fare una grande differenza nel cammino verso una vita migliore.

Che cos’è la malattia di Parkinson?

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale.In pratica, alcune cellule nervose nel cervello iniziano a degenerare. Queste cellule sono fondamentali per regolare i movimenti muscolari volontari, quindi quando vengono compromesse, i movimenti possono diventare più difficili da controllare.

I sintomi del Parkinson

I sintomi del Parkinson possono variare da persona a persona. Ecco alcuni segnali comuni legati alla performance motoria:

  • Deambulazione: rigidità muscolare che rende i movimenti più difficili e, a volte, dolorosi.
  • Scrittura: cambiamenti nel modo di scrivere, spesso con lettere più piccole.
  • Movimenti rallentati: una lentezza generale nei movimenti.
  • Espressione facciale ridotta: il viso può apparire meno espressivo.
  • Tremore: tremolio involontario che si manifesta a riposo e migliora con il movimento.

Oltre ai sintomi motori, si riscontrano anche:

  • Disturbi psicologici: depressione, ansia e alterazioni dell’umore.
  • Problemi cognitivi: difficoltà di memoria e concentrazione.
  • Disturbi del sonno: interruzioni, agitazione e movimenti involontari durante la notte.
  • Problemi digestivi: stitichezza legata alla ridotta motilità intestinale.
  • Alterazioni fisiologiche: abbassamento della pressione sanguigna in piedi, sudorazione eccessiva.

La buona notizia: la prevenzione può fare la differenza

Anche se i sintomi tendono a peggiorare nel tempo, una gestione attiva della malattia può rallentarne il decorso e migliorare la qualità della vita.
Studi dimostrano che trattamenti adeguati e una gestione integrata possono fare una grande differenza, rallentando i segni della malattia e migliorando la qualità della vita.

Massaggi, dieta e Tai Chi: un aiuto per il Parkinson

Uno degli aspetti più fastidiosi del Parkinson riguarda i disturbi del sonno e la sensazione di gambe senza riposo.

Parlando di sonno, c’è un disturbo chiamato Disturbo Comportamentale del Sonno REM (RBD), che si verifica durante la fase REM (quella dei sogni). In questa fase, il corpo si muove involontariamente.

Cosa accade?
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese (MTC), il sonno è il risultato dell’equilibrio tra energia yin e yang. Durante il giorno, l’energia yang ci mantiene attivi, mentre di notte si ritira, dando spazio all’energia yin per il riposo. Se l’energia yang non si ritira correttamente di notte, può portare a disturbi come il sonno agitato e i movimenti involontari, tipici della sindrome della gamba senza riposo.

Cosa fare in questi casi?
La MTC suggerisce massaggi mirati a stimolare specifici punti energetici per calmare l’energia yang e nutrire quella yin:

  • BL23: stimola l’energia dei reni.
  • SP10: stimola la produzione di sangue.
  • ST36 e SP6: migliorano la circolazione e nutrono le gambe.

L’approccio del terapista

Tra i meridiani straordinari, i Qiao (Yin Qiao Mai e Yang Qiao Mai) giocano un ruolo chiave. 
Qiao (pronuncia: ciao) significa “alzarsi sulle punte dei piedi”, movimento di sollevamento ma anche equilibrio.
I due Qiao Mai, lo Yin e lo Yang, controllano rispettivamente il movimento e la contrazione dei muscoli intrarotatori e adduttori, extrarotatori e abduttori.
Insieme regolano il ritmo sonno-veglia. Lo Yang Qiao Mai assorbe l’eccesso di yang, mentre lo Yin Qiao Mai interviene sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, favorendo l’equilibrio energetico.

L’importanza della dieta

Anche l’alimentazione può sostenere il percorso terapeutico.
Alimenti cotti, al vapore o bolliti sono ideali per nutrire l’energia yin.
Si consiglia di evitare cibi crudi o freddi (tipo insalate in inverno o yogurt) e ridurre l’uso di sale.

Un cammino da percorrere con cura e consapevolezza

Affrontare il Parkinson non è facile, ma con il giusto supporto, la prevenzione e un approccio terapeutico mirato è possibile rallentare i sintomi e migliorare la qualità della vita.
Che si tratti di terapie tradizionali, massaggi o discipline come il Tai Chi, ogni piccolo passo conta. L’importante è mantenere la determinazione e affrontare il cammino con consapevolezza e cura.

Perle di Salute – Il Tai Chi: una Via verso il Benessere

Il Tai Chi, antica arte marziale cinese, si rivela un’alleata preziosa per chi affronta la diagnosi di Parkinson. Grazie ai suoi movimenti lenti e armoniosi, questa disciplina è ideale per migliorare l’equilibrio e rafforzare la muscolatura.
Ogni gesto coinvolge in modo sincronizzato i quattro arti, andando oltre il semplice lavoro muscolare ed equilibrio: diventa un esercizio anche per la mente. La concentrazione necessaria per controllare i movimenti e percepire il corpo nello spazio stimola il cervello, promuovendo maggiore consapevolezza e coordinazione.

Un approccio dolce ma efficace per corpo e mente, capace di sostenere il cammino verso una migliore qualità della vita.

Drenaggio Linfatico Manuale: applicazioni e controindicazioni

drenaggio linfatico manuale

Probabilmente avete già sentito parlare di Drenaggio Linfatico Manuale; a qualcuno potrebbe essere stato persino consigliato.
Spesso il Drenaggio Linfatico Manuale (DLM) viene associato alla cellulite o ai gonfiori della gravidanza, ma il DLM presenta molte altre indicazioni, alcune delle quali meno conosciute.
Ma in quali casi può essere utile? Scopriamolo insieme!

Il Drenaggio Linfatico e il trattamento degli edemi

Il linfodrenaggio è particolarmente efficace in due ambiti:

  • il trattamento degli edemi (gonfiori causati da accumulo di liquidi) 
  • il miglioramento delle difese immunitarie

Gli edemi possono avere diverse cause:

  • alcuni sono di natura patologica, come il linfedema, un accumulo dovuto a un malfunzionamento del sistema linfatico,
  • o il flebedema, causato da difficoltà nella circolazione venosa.
    In entrambi i casi si possono osservare gambe gonfie, con segni lasciati da calze o vestiti. Tuttavia, nel linfedema la pelle appare pallida, fredda e dura, mentre nel flebedema è rossiccia, calda e più morbida, con possibile presenza di capillari visibili o vene sporgenti.
  • Un’altra patologia che causa edemi è il lipoedema, simile alla cellulite estetica.

Esistono anche edemi dovuti a cambiamenti ormonali come quelli legati al ciclo mestruale, alla gravidanza o alla menopausa.
In tutti questi casi, il linfodrenaggio può aiutare ad eliminare l’edema, migliorando l’efficienza del sistema linfatico.
I risultati possono essere sorprendenti: già dopo una seduta, gli arti possono ridursi di 1 o 2 centimetri grazie all’eliminazione dei liquidi in eccesso.

Edemi di origine traumatica o post-chirurgica

Oltre a questi tipi, possono presentarsi edemi di origine traumatica o post-chirurgica.
Dopo un trauma, il corpo reagisce con segni infiammatori: l’area si arrossa, si scalda, si gonfia, diventa dolente e risulta difficile da usare.
Una volta stabilita l’entità del danno, se non ci sono controindicazioni, si può utilizzare il linfodrenaggio per accelerare il recupero. In alcuni casi, è possibile iniziare il trattamento già 12-48 ore dopo il trauma, riducendo il gonfiore e rimuovendo le sostanze irritanti accumulate. Questo accelera i tempi di guarigione e migliora la qualità della riparazione.
Per questo motivo, il DLM è molto usato nello sport e nella riabilitazione.

Anche gli interventi chirurgici, pur finalizzati a migliorare la salute, rappresentano un trauma per il corpo. Il drenaggio manuale è consigliato, salvo controindicazioni, sia prima dell’intervento, per preparare i tessuti, sia dopo, per favorire il recupero.

Benefici del Linfodrenaggio per il sistema immunitario, l’apparato digerente e le affezioni respiratorie

Poiché il sistema immunitario è strettamente legato al sistema linfatico, il DLM può influenzarlo positivamente. Questo è particolarmente utile in ambito dermatologico, ad esempio per ridurre stati infiammatori cutanei come l’eritema. Il massaggio, applicato nelle immediate vicinanze dell’area interessata, elimina i rifiuti e le sostanze infiammatorie, riducendo così i sintomi.
 
Il DLM è utile anche per migliorare la peristalsi intestinale (i movimenti intestinali), aiutando a regolarizzare l’intestino in caso di stipsi o disturbi gastrointestinali.

Infine, il linfodrenaggio è nato per trattare affezioni respiratorie. Raffreddori, sinusiti e riniti allergiche possono trarre beneficio da trattamenti mirati al viso, sia come cura che in prevenzione, ad esempio, nel caso delle allergie stagionali.
Se correttamente eseguito, il DLM produce effetti rapidi e duraturi.

Controindicazioni e precauzioni del Drenaggio Linfatico Manuale

Come ogni terapia efficace, il drenaggio linfatico manuale non è indicato per tutti. Proprio per i suoi effetti significativi, va evitato in alcuni casi o applicato con cautela.

  • Un terapista esperto non tratterà mai un paziente con infezioni acute o malattie infettive, per evitare il rischio di propagare l’infezione.
  • Allo stesso modo, è controindicato in presenza di tumori maligni, salvo specifica indicazione medica, e in caso di trombosi venosa profonda recente.
  • In situazioni come insufficienze cardiache o renali, occorre particolare attenzione. Queste patologie, spesso associate ad edemi, richiedono un consulto medico prima di iniziare il trattamento, per valutare se il drenaggio sia sicuro e non rischi di affaticare cuore e reni.
  • Durante la gravidanza, è consigliabile evitare il drenaggio nei primi tre mesi, poiché il corpo della madre è sottoposto a numerosi e delicati cambiamenti. Dopo questo periodo, però, il linfodrenaggio diventa un grande alleato per ridurre gli edemi della gravidanza o eliminarli rapidamente dopo il parto.

Perle di Salute – L’importanza della valutazione preliminare

Il professionista esperto in drenaggio linfatico, prima di iniziare il trattamento, effettua un’attenta valutazione ponendo domande mirate per individuare eventuali controindicazioni e determinare l’idoneità del paziente alla terapia. Questo passaggio è cruciale non solo per garantire la sicurezza del trattamento, ma anche per comprendere a fondo la problematica e definire la strategia di intervento più efficace. La fase preliminare è un elemento imprescindibile che non dovrebbe mai essere trascurato.

In questo articolo ho presentato le principali indicazioni del linfodrenaggio. La decisione di applicarlo spetta comunque al terapista esperto e al medico curante, che valuteranno rischi e benefici per garantire la massima sicurezza e efficacia al paziente.

I principali traumi sportivi: come prevenirli e trattarli

trauma sportivo

Lo sport rappresenta un’attività fondamentale per il mantenimento di uno stile di vita sano ed equilibrato. Tuttavia, praticarlo, sia a livello professionale che amatoriale, comporta il rischio di traumi di varia entità.
Per questo motivo, è essenziale conoscere i principali traumi sportivi, adottare strategie efficaci per prevenirli e acquisire le competenze necessarie per gestirli in modo corretto.
Questo approccio consente di garantire una pratica sportiva sicura e sostenibile, promuovendo al contempo il benessere fisico e mentale degli atleti.

Traumi sportivi: classificazione, cause e caratteristiche principali

I traumi sportivi possono essere suddivisi in due categorie principali: traumi acuti e lesioni da sovraccarico. La loro comprensione è fondamentale per prevenire danni permanenti e garantire il recupero ottimale.

Traumi acuti

I traumi acuti sono lesioni improvvise causate da movimenti bruschi, cadute o impatti violenti.

1. Distorsioni
Le distorsioni, comunemente note come “storte”, si verificano a seguito di un movimento anomalo che coinvolge un’articolazione. Questo provoca una temporanea perdita di contatto tra i capi articolari che compongono la giuntura, causando danni di varia entità alla capsula articolare, ai tendini o ai legamenti, che possono essere stirati o lacerati.
In base alle strutture interessate, possono comparire ematomi di diversa entità.
Traumi distorsivi particolarmente gravi possono persino provocare fratture. Tra le più comuni vi sono quelle alla caviglia, frequenti tra i calciatori, e quelle al ginocchio, tipiche negli sciatori.

2. Strappi muscolari
Gli strappi muscolari si verificano quando le fibre muscolari si rompono a causa di un eccessivo allungamento o di un sovraccarico dovuto alla fatica.
Interessano frequentemente i muscoli posteriori della coscia, i quadricipiti e i muscoli della gamba, ma possono coinvolgere anche i muscoli degli arti superiori.
La gravità varia, andando progressivamente dallo stiramento alla distrazione muscolare, fino allo strappo vero e proprio, che può essere completo o parziale.
Il dolore è intenso e, a seconda dell’entità del danno, può essere accompagnato da un ematoma di dimensioni proporzionalmente importanti in base al danno subito.

3. Fratture
Le fratture possono essere causate da impatti violenti o da cadute.
Tra le più comuni in ambito sportivo si riscontrano quelle del polso, della clavicola e di tibia e perone.
In base al tipo di sport praticato, sono frequenti anche le fratture che coinvolgono le mani e i piedi, comprese quelle delle dita.

4. Lussazioni
Le lussazioni si verificano quando i capi articolari perdono in modo cronico il contatto rispetto alla loro posizione naturale. Tra le articolazioni più frequentemente interessate vi è la spalla, particolarmente vulnerabile a questo tipo di trauma.
Il danno a carico della capsula articolare e dei legamenti è generalmente grave e di entità superiore rispetto a quello causato da una distorsione.

Lesioni da sovraccarico

Le lesioni da sovraccarico derivano da movimenti ripetitivi o carichi eccessivi, causando danni progressivi a tendini, ossa e tessuti..

1. Tendiniti
Si tratta dell’infiammazione di un tendine, spesso provocata da movimenti ripetitivi o da un sovraccarico.
È una condizione comune tra i corridori, che possono sviluppare la tendinite del tendine d’Achille, e tra i tennisti, soggetti al gomito del tennista.

2. Borsiti
Sono infiammazioni delle borse sinoviali, strutture che, in seguito a microtraumi ripetuti, si irritano, si gonfiano e causano dolore intenso.

3. Sindrome da stress tibiale mediale (shin splints)
Dolore localizzato nella parte inferiore della gamba, causato da un utilizzo eccessivo e ripetitivo dei muscoli e delle ossa della zona.

4. Fratture da stress
Microfratture nelle ossa provocate da attività fisica ripetitiva e ad alta intensità, spesso dovute a carichi eccessivi senza adeguato recupero.

5. Sindrome della bandelletta ileotibiale
Un’infiammazione comune tra corridori e ciclisti, causata dallo sfregamento della bandelletta ileotibiale contro il femore. Si manifesta tipicamente con dolore localizzato nella parte laterale del ginocchio, soprattutto durante l’attività fisica ripetitiva.

Prevenzione dei traumi sportivi

La prevenzione è la miglior cura. Seguendo alcune linee guida, è possibile ridurre significativamente il rischio di infortuni.

  1. Riscaldamento e stretching
    Il riscaldamento prepara muscoli e articolazioni allo sforzo, migliorando la circolazione sanguigna e aumentando la flessibilità. È fondamentale eseguire esercizi di stretching dinamico prima dell’attività e stretching statico dopo.
     
  2. Uso di attrezzature adeguate
    Indossare scarpe specifiche per lo sport praticato e utilizzare protezioni come caschi, ginocchiere o paradenti riduce significativamente il rischio di lesioni.
     
  3. Progressività negli allenamenti
    Incrementare gradualmente l’intensità degli allenamenti consente al corpo di adattarsi in modo naturale, evitando sovraccarichi improvvisi.
     
  4. Tecnica corretta
    Apprendere e applicare tecniche corrette per i movimenti specifici dello sport praticato è essenziale per evitare sforzi errati che potrebbero causare lesioni.
     
  5. Ascoltare il proprio corpo
    Riconoscere segnali di affaticamento o dolore è fondamentale per prevenire lesioni da sovraccarico. Il riposo regolare è una componente indispensabile del recupero fisico.
     
  6. Condizionamento fisico
    Programmi mirati di rafforzamento muscolare e miglioramento della stabilità articolare aumentano la resistenza di muscoli e articolazioni agli stress meccanici.

Il Massaggio sportivo in ogni fase dell’allenamento

Il massaggio sportivo svolge un ruolo cruciale nella prevenzione e nella gestione dei traumi sportivi, offrendo benefici specifici per ogni fase dell’allenamento.

Durante la preparazione fisica, aiuta a migliorare la flessibilità muscolare e ridurre il rischio di infortuni, mentre dopo l’attività sportiva accelera il recupero, alleviando tensioni muscolari e favorendo la rigenerazione dei tessuti.

Questo approccio mirato permette agli atleti di mantenere elevate prestazioni fisiche riducendo significativamente l’incidenza di traumi e sovraccarichi funzionali, che rappresentano una delle principali problematiche nello sport.

Inoltre, il massaggio sportivo è concepito per aiutare a correggere i problemi e gli squilibri a carico di muscoli e tendini causati da un’attività fisica ripetitiva e faticosa.
Per rendere al meglio controlla quale “carburante immetti nel tuo serbatoio”! Per prestazioni ancora superiori e durature segui un’alimentazione corretta e personalizzata per uno sportivo!

Trattamento dei traumi sportivi

Una gestione tempestiva e appropriata è fondamentale per minimizzare i danni e accelerare il recupero.

1. Protocollo P.R.I.C.E. per traumi acuti
Protection (Protezione): applicare tutori, bendaggi o altri dispositivi in base al tipo di trauma e alle indicazioni mediche.
Rest (Riposo): sospendere immediatamente l’attività fisica per prevenire ulteriori danni.
Ice (Ghiaccio): applicare ghiaccio sull’area colpita per 15-20 minuti ogni ora per ridurre gonfiore e dolore.
Compression (Compressione): fasciare la zona interessata per contenere il gonfiore.
Elevation (Elevazione): sollevare l’area lesionata al di sopra del livello del cuore per favorire il drenaggio dei liquidi.

2. Terapia fisica
Dopo un trauma, la riabilitazione è fondamentale per recuperare forza, mobilità e funzionalità. Un terapista o fisioterapista specializzato può guidare in un programma di esercizi personalizzato per il recupero.

3. Terapie farmacologiche
Per gestire dolore e infiammazione, il medico può prescrivere farmaci antinfiammatori o analgesici, adattati alle esigenze specifiche del paziente.

4. Interventi chirurgici
Nei casi più gravi, come fratture complesse o lacerazioni significative di legamenti e tendini, può essere necessario un intervento chirurgico per riparare i tessuti danneggiati.

5. Riabilitazione psicologica
Gli infortuni sportivi possono avere un impatto significativo anche sul piano psicologico. Il supporto di uno psicologo dello sport può aiutare a gestire lo stress, mantenere la motivazione e affrontare il percorso di recupero con maggiore serenità.

Esempi di traumi specifici e gestione

  • Distorsione alla caviglia

Prevenzione: stimolazione propriocettiva, rafforzamento dei muscoli stabilizzatori della caviglia, utilizzo di calzature adeguate e applicazione di bendaggi sportivi preventivi.
Trattamento: applicazione del protocollo P.R.I.C.E., seguita da esercizi di equilibrio e stabilità quando indicato.

  • Tendinite al tendine d’Achille

Prevenzione: evitare aumenti improvvisi nell’intensità degli allenamenti, eseguire regolarmente stretching dei muscoli del polpaccio, e scegliere calzature adeguate in base allo sport praticato, al livello e alle proprie caratteristiche fisiche e tecniche.
Trattamento: riposo, terapia fisica (ad esempio, ultrasuoni), esercizi specifici e, se indicato da un medico specialista, utilizzo di plantari o solette ortopediche.

  • Lesione del legamento crociato anteriore (LCA)

Prevenzione: programmi di allenamento propriocettivo per migliorare l’equilibrio e rafforzare i muscoli che stabilizzano il ginocchio.
Trattamento: spesso richiede un intervento chirurgico, seguito da un lungo e strutturato percorso di riabilitazione.

Promuovere una pratica sportiva sicura

La pratica sportiva è una delle attività più benefiche per la salute, ma richiede consapevolezza dei potenziali rischi e delle strategie di prevenzione e trattamento.
Adottando un approccio prudente, utilizzando tecniche corrette e prestando costante attenzione ai segnali del corpo, è possibile minimizzare il rischio di traumi sportivi e massimizzare i benefici offerti dallo sport.

Perle di Salute – I “10 comandamenti” per prevenire un infortunio sportivo

  1. Fai sempre il riscaldamento prima di iniziare il tuo sport
  2. Fai sempre il defaticamento dopo aver terminato il tuo sport
  3. Ricordati di fare lo stretching
  4. Allenati in modo progressivo
  5. Correggi la tecnica del tuo sport
  6. Ascolta il tuo allenatore
  7. Ascolta il tuo corpo
  8. Utilizza l’attrezzatura corretta
  9. Mangia e bevi bene
  10. Segui un programma di allenamento personalizzato (con periodi di carico, scarico e riposo)

Cattiva digestione: consigli pratici per stare meglio ogni giorno

cattiva digestione

Chi di noi non ha mai detto “mi sento gonfia” oppure “ho acidità di stomaco”?
Succede a tutti, prima o poi, e con le festività natalizie alle porte è facile immaginare che queste sensazioni diventeranno comuni.
Pasti abbondanti, dolci in quantità e cibi più ricchi del solito possono metterci a dura prova, soprattutto il 25 dicembre, il 26 e a Capodanno.

Se si tratta di episodi sporadici, non c’è da preoccuparsi: una digestione un po’ lenta ogni tanto è assolutamente normale. Ma quando questi disturbi diventano frequenti e iniziano a interferire con la nostra quotidianità, è importante prestare attenzione e capire le cause.

Causa delle difficoltà digestive

Le ragioni per cui il nostro sistema digestivo può fare i capricci sono tante e diverse tra loro.
A volte c’entrano i cambiamenti ormonali, come quelli che si verificano durante il ciclo mestruale o la menopausa, che possono influire sulla motilità intestinale.

Altre volte sono condizioni mediche, come problemi all’esofago, allo stomaco, al duodeno o al colon, a modificare il funzionamento del sistema digerente, sia nella sua capacità di contrarsi sia nella produzione delle secrezioni necessarie.

Non dobbiamo dimenticare che anche i farmaci possono giocare un ruolo importante, alterando gli equilibri del nostro organismo.

E poi c’è il nostro stile di vita, spesso il principale responsabile di una digestione complicata. Fumo, alcol, stress, abuso di farmaci e un’alimentazione poco equilibrata sono tutti fattori che mettono a dura prova il nostro apparato digerente.

La dispepsia funzionale e i disturbi correlati

Tra i disturbi più comuni troviamo la dispepsia funzionale, un problema che si manifesta con dolore e malessere localizzati nella parte alta dell’addome, quella dello stomaco.

Le cause possono essere molte:

  • una motilità gastrica alterata
  • un ritardato svuotamento dello stomaco
  • un’ipersecrezione di acidi gastrici
  • una gastrite, in particolare accompagnata dalla presenza del batterio Helicobacter pylori.

Questo problema, spesso, si associa al reflusso gastroesofageo, causato da un indebolimento dello sfintere esofageo che dovrebbe impedire al succo gastrico di risalire dallo stomaco all’esofago. In altri casi, le difficoltà digestive possono essere legate a condizioni come l’ulcera duodenale, epatopatie, calcoli alla colecisti o pancreatiti.
Ogni parte del nostro sistema digestivo può contribuire, in misura maggiore o minore, a questi disturbi.

Un esempio interessante è quello del fegato e della colecisti: se il fegato produce meno bile o se la colecisti non la espelle correttamente, diventa più difficile digerire i grassi.
Lo stesso vale per il pancreas, che ha un ruolo fondamentale nella produzione degli enzimi digestivi. Se c’è un’infiammazione o un problema legato a questo organo, la digestione ne risente pesantemente.

Anche il colon, ultimo tratto del nostro apparato digerente, spesso causa fastidi.
La sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo molto diffuso, caratterizzato da dolore o tensione addominale, gonfiore, stipsi o diarrea. Anche se non è una vera e propria malattia, viene diagnosticata per esclusione di patologie più serie, come il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la celiachia o i tumori del colon.

L’importanza dello stile di vita

Se da un lato è più difficile intervenire su cause mediche specifiche, dall’altro possiamo fare molto per migliorare la nostra digestione agendo sullo stile di vita.
Come accennato, fumo, alcol, stress e cattive abitudini alimentari possono alterare il delicato equilibrio del sistema digerente.
Il fumo, ad esempio, aumenta la produzione di acidi gastrici, mentre lo stress cronico attiva il sistema nervoso simpatico, bloccando quei processi digestivi che richiedono invece un sistema parasimpatico in azione.

Vivere di fretta, mangiare velocemente o abusare di cibi poco sani sono tutti comportamenti che, alla lunga, peggiorano la situazione.
Alimentazione sana, attività fisica e sano riposo sono tutti modi per migliorare la digestione, agendo in parte anche sulla diminuzione dello stress.

Perla di Salute – Piccoli gesti quotidiani per una digestione serena

Ma allora cosa possiamo fare, concretamente, per aiutare il nostro apparato digerente?
Prima di tutto, niente sacrifici a Natale! Un giorno di stravizi non comprometterà la salute del nostro stomaco, ma è importante seguire alcune regole nella vita di tutti i giorni.

  • Mangiare pasti piccoli e frequenti è un primo passo fondamentale, perché permette di non sovraccaricare lo stomaco.
  • È altrettanto importante masticare bene: la digestione inizia già in bocca, sia dal punto di vista chimico, grazie agli enzimi presenti nella saliva, sia meccanico, con lo sminuzzamento del cibo.
  • Bisogna poi fare attenzione ai cibi grassi, che rallentano lo svuotamento gastrico, e moderare il consumo di fibre, che, sebbene utili, possono causare gonfiore se assunte in eccesso.
  • Bere acqua, almeno 1,5-2 litri al giorno, è fondamentale, ma senza esagerare durante i pasti.
  • Infine, una camminata di mezz’ora al giorno aiuta moltissimo i movimenti intestinali e, più in generale, il benessere dell’apparato digerente.

Ti fischiano le orecchie? La Medicina Cinese in caso di acufene

acufene e medicina cinese

Acufene, tinnito e er ming

Senti dei suoni? Si chiamano acufeni o tinnito, oppure, come detto in Medicina Tradizionale Cinese, er ming “orecchie che cantano come cicale”.

Il tinnitus è la percezione di un suono, spesso assimilabile ad un fischio, senza cause esterne. E’ un disturbo abbastanza frequente, si stima riguardi circa il 10% della popolazione.
Spesso ci si convive per la difficoltà di ottenere una corretta diagnosi e l’istituzione di un’adeguata terapia. In alcuni casi l’intensità dell’acufene è particolarmente rilevante da risultare invalidante.
Sia che tu senta dei ronzii, dei campanelli o delle cascate, sia che i suoni sembrino sibili, fruscii o uno stridore, che si manifestino in modo costante oppure intermittente, che siano deboli o forti, esiste un trattamento energetico mirato al sollievo dei sintomi dell’acufene.

Approccio della Medicina Tradizionale Cinese

Tutte le medicine tradizionali dell’area asiatica si concentrano sul trattamento dei canali, o meridiani energetici, responsabili della funzionalità uditiva. Conoscere il decorso e la modalità di trattamento di questi canali è importante per sostenere chi soffre di fischi alle orecchie e in caso di principio di perdita dell’udito.
Bisogna far circolare l’energia nei canali dell’area. Uno dei punti cardine della MTC è il punto Èrmen (TR21), affiancato da SI19 e GB2, fondamentali per stimolare la circolazione dell’energia nella zona.

La condizione energetica associata agli acufeni

Inoltre, si deve porre diagnosi energetica differenziata, distinguendo le forme da Vuoto da quelle da Pienezza, così da dare il giusto sostegno agli organi coinvolti nella disfunzione.
La diagnosi differenziale permette di distinguere tra le forme di acufene dovute ad una carenza di energia “corretta” e le forme d’acufene dovute a fattore patogeno, partendo proprio dal tipo di fischio accusato.
Ogni tinnito è diverso dagli altri e la Medicina Tradizionale Cinese ci aiuta a distinguere gli acufeni sulla base delle loro caratteristiche.

Acufene da Vuoto

Si tratta dell’acufene a bassa frequenza, il ronzio debole, con peggioramento nel tardo pomeriggio o la sera, oppure quando si è stanchi. Tipico dei deficit di energia, richiede un sostegno agli organi coinvolti.

Acufene da Eccesso

Acufene acuto e intenso, come un fischio, e di durata breve. Siamo nel campo degli Eccessi.
Associato a squilibri energetici, come il “Fuoco del Fegato” o disfunzioni legate a Umidità-Calore della Vescicola Biliare
Il meridiano Yáng Wéi Mài è un Meridiano Straordinario, influenza le orecchie e può essere utilizzato per quelle condizioni dovute alla “salita del Fuoco del Fegato” oppure per le malattie dell’orecchio provocate da uno squilibrio della Vescicola Biliare, come l’otorrea da Umidità-Calore.

Ogni tipo di tinnito è unico, e la MTC si distingue per la capacità di personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche specifiche del suono percepito.
Risulta molto importante trovare il trattamento adeguato che venga in  aiuto a chi soffre di acufene perché il fastidio procurato può, a sua volta, provocare altri sintomi come mal di testa, ansia, disturbi del sonno e della concentrazione.

Perle di Salute – Ritrova il silenzio interiore con l’armonia del respiro

Il respiro consapevole, praticato quotidianamente, può aiutare a calmare la mente e a ridurre l’intensità percepita dell’acufene.
Come fare:

  1. Trova un luogo tranquillo: siediti comodamente con la schiena dritta.
  2. Respira profondamente: inspira dal naso contando fino a 4, trattieni il respiro per 4 secondi e poi espira lentamente per 6-8 secondi.
  3. Visualizza il suono: immagina che il rumore nell’orecchio si dissolva dolcemente ad ogni espirazione.
  4. Punti di digitopressione: al termine, applica una lieve pressione sul punto TR21 (Èrmen) e sul punto SI19 per alcuni secondi, massaggiandoli delicatamente.

Ripetere questa pratica una o due volte al giorno può portare a un miglioramento nella percezione del tinnito, favorendo il rilassamento e una migliore gestione dello stress.

Hot Stone Massage: storia, applicazioni e benefici del calore nella terapia

Le giornate uggiose, i primi freddi, la diminuzione delle ore di luce… oltre alle foglie che cambiano colore, caratteristiche di questa stagione sono il senso di stanchezza e il forte desiderio di restare al caldo.
Non è un caso ricercare il calore quando ci si sente stanchi, affaticati, “scarichi”. Lo abbiamo sempre fatto, fin dall’antichità: i Romani si recavano alle terme, i Nativi Americani avevano le capanne sudatorie e le donne cinesi e hawaiane erano solite distendersi su pietre laviche scaldate dal sole, pratica ancora oggi molto diffusa. Mio nonno raccontava di quando andava a dormire con un mattone riscaldato nel camino, posto sotto le coperte, facendo molta attenzione a non toccarlo.

Il calore come energia vitale e strumento di guarigione

Il calore è una fonte di energia essenziale, indispensabile per consentire le reazioni chimiche che sostengono la vita. Quando ci raffreddiamo, infatti, sentiamo naturalmente il bisogno di calore per riportare il corpo a una temperatura ottimale.
Fin dall’antichità, le persone hanno utilizzato il calore in terapia: pensiamo all’istinto di riscaldare o raffreddare una zona lesionata per alleviare il dolore o accelerare la guarigione.
Tra i metodi tradizionali per applicare calore, uno consisteva nell’uso di oggetti riscaldati che, applicati sul corpo, trasferivano energia termica, contribuendo così al benessere e al recupero fisico.

Il potere del calore: dal trattamento tradizionale alle tecnologie moderne

Scaldare un corpo fa muovere più velocemente le particelle che lo compongono, aumentando così la velocità delle reazioni cellulari. Questo spiega perché il calore venga usato in terapia per accelerare alcuni processi di riparazione.
In oriente, per risolvere alcuni disturbi si scaldano aghi, composti di erbe o legni e pietre appuntite per poi passarli o premerli su specifici punti del corpo.
Oggi disponiamo di macchinari sofisticati, come la TECAR o gli ultrasuoni, che utilizzano il calore per favorire la guarigione e alleviare il dolore, impiegando tecniche moderne ma con il medesimo principio.
Sono comunque in uso altre terapie tradizionali legate all’idrobalneoterapia, molto apprezzate e diffuse, come impacchi caldi o freddi, bagni termali e bagni di paraffina. Tra queste, l’Hot Stone Massage continua a essere molto popolare per i suoi effetti benefici e rilassanti.

La nascita dell’Hot Stone Massage moderno

L’uso delle pietre calde per massaggiare il corpo è una pratica antica, da sempre integrata in varie metodologie di trattamento. L’Hot Stone Massage moderno nasce negli anni ‘90 grazie alla massaggiatrice Mary Nelson che ha sviluppato una tecnica chiamata LaStone Therapy.
La tecnica moderna prevede l’applicazione di pietre riscaldate o raffreddate sul corpo in modo statico, oltre all’utilizzo delle pietre per massaggiare la persona, offrendo una piacevole e avvolgente sensazione di calore.

Benefici del calore nella Terapia con le pietre

Alcune pietre, grazie alla loro forma particolare, possono essere utilizzate dal massaggiatore per raggiungere zone profonde ed eseguire manovre efficaci; il rilassamento dei tessuti indotto dal calore permette di lavorare in profondità.
Questo massaggio è ampiamente utilizzato nelle SPA per il suo potente effetto rilassante, ma i suoi benefici vanno ben oltre il semplice relax. Il calore applicato durante il massaggio stimola la circolazione, migliorando l’apporto di nutrienti e ossigeno ai tessuti. I tessuti si ammorbidiscono, diventano più elastici e quindi più facili da trattare; le tensioni muscolari si riducono, e con esse anche il dolore tende a diminuire.

L’applicazione di caldo o freddo esercita un’influenza significativa anche sul sistema nervoso, modulandone l’attività in base al tipo di trattamento.
Il calore ha un effetto calmante: abbassa la pressione sanguigna, rallenta il battito cardiaco e favorisce un respiro più profondo e rilassato.
Il freddo, al contrario, ha un effetto stimolante, risvegliando il corpo.
Le applicazioni fredde risultano particolarmente utili per problemi di circolazione venosa, per alleviare la sensazione di gambe gonfie o per ridurre infiammazioni locali.

L’Hot Stone Massage come strumento terapeutico completo

Un terapista, conoscendo a fondo gli effetti e le applicazioni dell’Hot Stone quale termoterapia, può utilizzare questo metodo per trattare numerosi disturbi o integrarlo come supporto ad altre terapie.
Ciò che spesso viene percepito come un semplice massaggio rilassante rivela, in realtà, un grande potenziale terapeutico. Nelle mani di un professionista, l’Hot Stone Massage diventa una risorsa versatile e preziosa in diversi ambiti terapeutici.

Perle di Salute – Hot Stone Massage “fai da te”

È possibile creare un kit “fai da te” per l’Hot Stone Massage.
Cercate pietre lisce, preferibilmente di fiume o di lago, assicurandovi che non abbiano bordi affilati. Lavatele accuratamente e poi scaldatele in una pentola d’acqua o su una superficie calda.
La temperatura deve essere moderata: testate sempre il calore sulla parte interna dell’avambraccio, e se troppo caldo, raffreddatele leggermente con acqua fredda.
Applicate un po’ di olio sia sulle pietre che sulla zona da trattare, e siete pronti per il massaggio! Sebbene le pietre di fiume trattengano il calore per meno tempo rispetto alle pietre basaltiche, offrono comunque un’esperienza piacevole e rilassante.

Mal di Schiena: tanti tipi di dolore, cause e trattamenti possibili

mal di schiena

Il mal di schiena è uno dei disturbi più comuni e diffusi a livello globale, colpendo persone di tutte le età e stili di vita: l’80% della popolazione mondiale ne è afflitto.
Il dolore alla schiena può variare in intensità e durata, con cause che vanno dalla tensione muscolare temporanea a condizioni più gravi e croniche.
In questo articolo, analizzeremo i diversi tipi di dolore alla schiena, le sue cause più comuni e le opzioni di trattamento disponibili.

Tanti tipi di dolore alla schiena

Esistono diverse tipologie di mal di schiena, classificate in base alla localizzazione e alla durata del dolore:

  • Dolore acuto: si manifesta improvvisamente e dura solitamente per un breve periodo, da pochi giorni a qualche settimana.
    Spesso è causato da uno sforzo fisico eccessivo, da un movimento brusco o da una lesione (muscolare, del disco …).
    Il dolore acuto può essere debilitante (cfr. “colpo della strega”); spesso tende a migliorare con il riposo e i trattamenti conservativi.
    Se persiste per oltre un mese, il dolore acuto diventa persistente, mentre dopo i tre mesi viene definito cronico.
     
  • Dolore cronico: questo tipo di dolore dura da più di tre mesi ed è spesso più difficile da trattare.
    Può essere continuo o intermittente e solitamente è il risultato di condizioni degenerative o problemi strutturali.
    A differenza del dolore acuto, che tende a risolversi con il tempo, il dolore cronico può essere più complesso da trattare.
     
  • Dolore localizzato: riguarda una specifica area della schiena, come la zona lombare, dorsale o cervicale.
    Il dolore può essere circoscritto e facilmente individuabile; può essere causato da uno sforzo muscolare o da una condizione specifica che colpisce quella specifica zona della colonna vertebrale.
     
  • Dolore irradiato: in questo caso il dolore si estende oltre la schiena, irradiandosi verso altre parti del corpo, seguendo il percorso dei nervi, come nel caso delle sciatalgie, nelle quali il dolore si irradia prevalentemente nella parte posteriore della coscia e della gamba seguendo il percorso del nervo sciatico.
    Questo tipo di dolore può indicare compressioni nervose come nel caso di un’ernia del disco.
     
  • Dolore riferito: questo tipo di dolore viene percepito nella schiena, ma non origina da essa, come ad esempio in caso di colica renale o di ciclo mestruale doloroso.

Le principali cause del mal di schiena

Le cause del mal di schiena sono molteplici e possono variare da condizioni lievi a problemi più seri:

  • Cattiva postura: è una delle cause più comuni, soprattutto in persone che passano molte ore sedute davanti al computer o con una postura errata durante le attività quotidiane o persino durante il sonno (materasso o cuscino non adeguati). La cattiva postura può portare a tensioni muscolari, rigidità, a compressioni vertebrali e mal di schiena cronico.
     
  • Tensioni muscolari: movimenti bruschi, sollevamento di oggetti pesanti o esercizio fisico intenso che superi le capacità del soggetto possono provocare vari tipi di lesione e dolori.
     
  • Problemi con i dischi intervertebrali: i dischi tra le vertebre fungono da ammortizzatori e possono degenerare con l’età o a causa di lesioni, portando a condizioni come ernia del disco, protrusioni o discopatie. Questi problemi possono comprimere i nervi spinali, causando dolore anche irradiato.
     
  • Scoliosi e altre deformità spinali: la scoliosi o altre condizioni che alterano l’allineamento della colonna vertebrale possono causare mal di schiena cronico mettendo sotto stress i muscoli e le articolazioni della schiena.
     
  • Artrosi e altre condizioni degenerative: con l’invecchiamento, le articolazioni della colonna vertebrale possono consumarsi e degenerare, causando condizioni come l’artrosi e la stenosi spinale (restrizione del canale in cui passano i nervi o il midollo). Queste condizioni possono provocare infiammazione, rigidità e dolore cronico.
     
  • Malattie reumatiche: esistono varie forme di artriti reumatiche che possono colpire la colonna vertebrale provocando infiammazioni intense, dolori elevati, alterazioni e deformità con gravi disabilità.
     
  • Osteoporosi: questa condizione causa l’indebolimento delle ossa, aumentando il rischio di fratture vertebrali, che possono causare un mal di schiena acuto e severo.
  • Altre cause meno comuni: infezioni spinali, tumori, problemi renali (come calcoli renali) o infezioni possono anch’essi causare mal di schiena, ma rappresentano cause meno frequenti

Trattamenti per il mal di schiena

Il trattamento del mal di schiena dipende dalla causa specifica e dall’intensità del dolore.
Esistono diverse opzioni terapeutiche, che variano dai rimedi casalinghi ai trattamenti medici più avanzati.

1. Trattamenti conservativi

  • Riposo e modifiche dello stile di vita: per il dolore acuto o causato da sforzi, il riposo può essere una delle prime opzioni. È importante, però, non prolungarlo eccessivamente, per evitare rigidità muscolare e riduzione della funzionalità o indebolimento muscolare.
     
  • Esercizio fisico e fisioterapia: programmi di ginnastica finalizzati possono aiutare a ridurre il dolore, recuperare la mobilità ed in alcuni casi a rinforzare i muscoli che si sono indeboliti. Le apparecchiature fisioterapiche (TENS, Tecar, …) sono spesso utilizzate per il controllo del dolore.
     
  • Terapia manuale: osteopatia, chiropratica e massoterapia (massaggi) possono essere impiegate per migliorare la mobilità della colonna vertebrale e ridurre la tensione muscolare.
     
  • Farmaci: i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene o naprossene sono spesso usati per alleviare il dolore e ridurre l’infiammazione. In casi più gravi, possono essere prescritti antidolorifici (oppiacei…) o antinfiammatori più potenti (cortisonici …) o miorilassanti.

2. Trattamenti medici e chirurgici

  • Infiltrazioni di corticosteroidi: per il dolore intenso, specialmente nei casi di compressione nervosa, le iniezioni di steroidi vicino ai nervi spinali possono aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore.
     
  • Interventi chirurgici: nei casi di ernia del disco, stenosi spinale o altre condizioni gravi non risolvibili con terapie conservative, può essere necessario un intervento chirurgico per risolvere il problema. La chirurgia è solitamente considerata come ultima opzione, dopo il fallimento delle altre terapie.

3. Altri approcci

  • Terapie complementari: alcune persone trovano sollievo attraverso l’agopuntura, il training autogeno, lo yoga, la meditazione che possono aiutare a rilassare i muscoli e alleviare il dolore.      
     
  • Cure termali: gli impacchi caldi o freddi a seconda dei casi o i fanghi possono essere d’aiuto.
     
  • Supporti ortopedici: In alcuni casi, l’uso di cuscini ortopedici, busti o fasce lombari possono fornire un supporto extra per la colonna vertebrale, aiutando a prevenire ulteriori danni o riducendo lo stress sulla schiena. Sono da utilizzare solo dietro prescrizione medica (ortopedico).

Gestione del mal di schiena: segnali di allarme e Buone pratiche

Il mal di schiena è un disturbo complesso che può variare molto in termini di gravità e cause.
Sebbene la maggior parte dei casi di mal di schiena si risolva con trattamenti conservativi, è importante riconoscere i segnali di allarme di condizioni più gravi, come dolori persistenti o irradianti, perdita di sensibilità o forza muscolare, oppure dolori pulsanti. In questi casi, una valutazione medica approfondita è essenziale per prevenire complicazioni e assicurare il miglior percorso diagnostico e terapeutico.

Prendersi cura della schiena attraverso una corretta postura, attività fisica regolare, controllo del peso e ascoltando i segnali del proprio corpo può ridurre significativamente il rischio di problemi futuri e migliorare la qualità della vita.

Perle di Salute – Alleviare il mal di schiena

Per alleviare il mal di schiena, mantieni una postura corretta e fai stretching regolarmente.
Evita di stare seduto troppo a lungo e fai brevi passeggiate.
Solleva i pesi, anche i più leggeri, in modo corretto,  piegando le ginocchia, come da immagine.

Per ulteriori informazioni o indicazioni personalizzate, consulta il tuo medico o terapista di fiducia, che saprà guidarti verso il miglior percorso di prevenzione e trattamento.