Alluce valgo: non solo un problema estetico

L’alluce valgo non è solamente un problema di natura estetica, ma è una vera e propria patologia che può interessare chiunque. Provoca dolore a carico del piede di intensità variabile, da modesta a intensa, con eventuali difficoltà nell’indossare le calzature e nel camminare.

Cos’è l’alluce valgo

L’alluce valgo e caratterizzato da una deviazione più o meno marcata dell’alluce che si “storta” andando di lato, verso le altre dita del piede. In molti casi, vi è anche una deformazione “a cipolla” della base del primo dito del piede, meglio nota come testa del  primo metatarso.

L’alluce valgo affligge molte persone, soprattutto donne.
Il disturbo può essere invalidante sia da un punto di vista funzionale (dolore, difficoltà nel cammino…) sia da un punto di vista psicologico: per molte persone, infatti, il proprio piede diventa “brutto”, da nascondere, o inadatto a portare alcune tipologie di scarpa.

I sintomi dell’alluce valgo

Accanto alla deformità del piede, i principali disturbi sono:

  • Dolore locale anche di elevata intensità
  • Callosità anomale
  • Rigidità del primo dito e del piede
  • Gonfiore della parte interna della testa del primo metatarso, ossia la presenza della “cipolla” che è l’infiammazione (borsite) di una struttura denominata borsa
  • Difficoltà nell’indossare le scarpe e nel camminare
  • Possibili disturbi a carico della schiena poiché, nel tentativo di non sentire dolore (comportamento antalgico), il paziente tende a non distribuire il peso del corpo in modo equilibrato fra i due arti inferiori producendo disequilibri posturali strutturati

Il cattivo appoggio del piede può condurre a problemi a carico delle articolazioni della caviglia, del ginocchio, dell’anca e della colonna che si manifesteranno inizialmente con aumento di tensione, poi dolore e successivamente artrosi.

In alcuni casi, la persona lamenta anche un gonfiore dell’arto inferiore provocato da una deambulazione difficoltosa e dolorosa che non consente una corretta stimolazione della circolazione di ritorno.
Il paziente affetto da alluce valgo può anche soffrire di metatarsalgie, cioè dolori alla pianta del piede.

Cause dell’alluce valgo

Le ragioni che generano la deformità del piede non sono del tutto conosciute: spesso alla base vi sono fattori ereditari o familiari aggravati dall’utilizzo di calzature non adeguate. Ma il solo utilizzo di scarpe con i tacchi alti non giustifica la presenza o la formazione della patologia: infatti, non tutte le persone che li portano accusano il disturbo.

Alcune attività, che vanno dalla danza sulle punte fino ad uno stile di vita sedentario, possono essere considerate concause, come anche la rigidità e gli accorciamenti muscolari degli arti inferiori.

Un altro fattore predisponente è il piede piatto.

Pur riconoscendo concause, fattori di aggravamento e di predisposizione, in ambito osteopatico non sono considerati come l’origine del problema: esso va ricercato all’interno di un modello posturale nel quale il piede rappresenta l’elemento più basso, cioè il costituente che si trova alla base o all’inizio di un sistema più ampio.

Pertanto, una problematica può risiedere o nel piede stesso e da questi disturbare il resto del corpo, oppure trovarsi in qualunque altra parte del corpo e da questi manifestarsi nel piede.
In qualunque parte del corpo si trovi, inizialmente il problema si manifesta come una rigidità. Solo successivamente  evolve in una deformità in valgo dell’alluce, altre volte, invece, in una spina calcaneare, in una tendinite…

E’ possibile prevenire l’alluce valgo?

Prevenire l’alluce valgo è tutt’altro che semplice poiché la patologia si sviluppa lentamente, in modo progressivo e per un lungo periodo dà disturbi rilevabili solo da operatori esperti.

È utile praticare esercizi di allungamento ed effettuare  auto-massaggio dei muscoli della gamba e del piede e, ove possibile, eliminare i fattori predisponenti e le concause, compreso quello di utilizzare calzature comode e senza tacchi eccessivamente alti, evitare il sovrappeso.

Talvolta sono utili ortesi funzionali per ridurre i sintomi dovuti al sovraccarico o per divaricare le dita.
Tutori e plantari sono spesso indicati, anche se non sempre sono tollerati.

La valutazione ortopedica è essenziale per valutare il grado di severità del valgismo dell’alluce.

L’operazione chirurgica è da prendere in considerazione quando la terapia conservativa non ha prodotto risultati soddisfacenti, almeno a livello sintomatologico.

Il riequilibrio posturale è sempre indicato, sia a livello preventivo che per ridurre i sintomi dolorosi: la deformità, salvo che nelle primissime fasi, non è un obiettivo realmente perseguibile, mentre è possibile limitare un ulteriore peggioramento dell’alluce valgo.

Perle di Salute: autotrattamento per prevenire e alleviare i disturbi provocati dall’alluce valgo

Ti consiglio questi due semplici esercizi da eseguire almeno una volta al giorno:

Poni delicatamente le dita della tua mano fra quelle del piede ed effettua qualche rotazione: quest’esercizio rilassa i muscoli del piede, muove le articolazioni e allontana il primo dito dal secondo.
Fai almeno una decina di circonduzioni.

 

 


– poni un elastico fra i due alluci e una lattina fra i due piedi
– delicatamente, cerca di avvicinare i talloni generando una piacevole tensione fra i due alluci
– mantieni questa tensione per almeno 30 secondi
Ripeti 3-5 volte

Cosa si nasconde dietro il tuo mal di schiena?

Certo, la postura sbagliata, il materasso da cambiare, oppure …  le fatiche di Sisifo!  Ma cosa si nasconde dietro il tuo mal di schiena?

La schiena è sostegno e flessibilità, sorregge e sospinge. La strada davanti a sè è chiara, il bambino passa dal gattonare alla posizione eretta perché vuole esplorare il mondo.

Cosa dice la Medicina Cinese

Per la Medicina Tradizionale Cinese, il canale che percorre tutta la schiena è il meridiano della Vescica Urinaria, l’Ufficiale dei Territori e delle Città. Appartiene al Movimento ACQUA, fonte di vita e fondamento dello Yin Yang. I suoi 67 punti sono deputati al controllo di tutte le trasformazioni del Qi, l’Energia, alla regolazione dei Liquidi, delle Ossa di sostegno (le vertebre, per esempio) e alla Muscolatura Scheletrica Posturale.  In quanto movimento Acqua, è in relazione alle orecchie e alla facoltà dell’ascolto.

A livello psichico, il meridiano è associato a severità, rigore e determinazione. Rappresenta la Regola, il padre interiore, l’autorità senza autoritarismo, l’autocontrollo. Tutto il contrario del tipo smidollato, che si muove molto, ma non combina niente!

C’è tutto un mondo che la schiena esprime, circa il “farsi carico”

Eccole lì, quelle posture “a spalle in avanti”, rinforzate da chi sta molto tempo seduto, certo, ma che, accompagnate alla rigidità del trapezio, raccontano di qualcuno che non vuol chiedere a chi gli sta intorno, per paura del rifiuto alle richieste. Oppure quel dolore infrascapolare che narra di persone convinte che “essere amati” passi dal doversi sobbarcare la fatica.

Stima e autostima, sentirsi soli o incompresi … perché quel dolore tra la quinta e la settima vertebra dorsale?

È importante capire qual è il tipo di mal di schiena che ci tormenta, per affrontarlo, terapeuticamente, nei diversi aspetti che coinvolgono le aree infrascapolare, dorsale e lombo-sacrale.

Discalculia: cos'è, sintomi, cause e trattamento con la Terapia cranio sacrale

discalculia terapia craniosacrale

Tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), l’ultimo ad essere stato “scoperto” e sistematicizzato è la discalculia.

Discalculia: di cosa si tratta

La discalculia, ovvero la difficoltà di apprendimento del sistema dei numeri e dei calcoli, si presenta spesso in associazione alla dislessia ma, in alcuni più isolati casi, anche singolarmente.
La discalculia non si riferisce alle affinità più o meno spiccate che i discenti possano dimostrare nei confronti della matematica, bensì ad un disturbo vero e proprio che si presenta nonostante un’istruzione “normale”, capacità cognitive adeguate all’età di sviluppo, assenza di stress psicologici e di danni neurologici.

In particolare, la discalculia limita le abilità di scrittura e lettura del sistema dei numeri, la memorizzazione delle tabelline, l’esecuzione di procedure di calcolo.

La discalculia si distingue in:

  • discalculia primaria, che riguarda le sole abilità in campo aritmetico
  • discalculia secondaria, se associata ad altri Disturbi dell’Apprendimento come la dislessia o la disgrafia.

I sintomi della discalculia

Alla base della discalculia vi sono essenzialmente difficoltà:

  • di coordinazione motoria
  • di orientamento spaziale
  • di organizzazione spazio-sequenziale e spazio-visiva

che per uno studente discalculo sfociano in una lentezza generale di apprendimento e problematiche di vario tipo:

  • nell’identificazione dei numeri e nello scriverli anche sotto dettatura
  • nel riconoscimento delle unità che li compongono e del significato delle loro posizioni (un bambino discalculo non fa differenza tra 16 e 61, ad esempio)
  • nello stabilire i corretti rapporti tra le cifre, cui consegue la difficoltà nel numerare in senso progressivo o contare alla rovescia
  • nell’associare le quantità ai numeri
  • nel comprendere il significato dei segni delle operazioni di base

Il bambino discalculo, non avendo automatizzato le procedure di calcolo, completerà i compiti con molta fatica, a costo di moltissime energie e con scarsi risultati, spesso imputati ad un impegno non adeguato. Questo rischia di minare in maniera anche molto profonda la sua autostima e compromettere, talvolta irreversibilmente, la sua carriera scolastica.

Cause e diagnosi della discalculia

Vari studi specialistici hanno evidenziato come alla base della discalculia ci siano tanto carenze relative ad abilità motorie e percettive quanto un insufficiente repertorio di esperienze pratiche che consentono la traduzione di teorie in attività concrete ed esperimenti pratici.

La manipolazione di oggetti fin dalla piccola infanzia, ad esempio, riveste un ruolo essenziale per conoscere e concretizzare la realtà circostante e creare strutture di pensiero sempre più complesse.

L’iter diagnostico è di competenza del medico neuropsichiatra, spesso lungo e difficoltoso, data l’altissima variabilità di questi disturbi.
Quanto più precocemente viene individuata, tanto prima è possibile intraprendere percorsi di potenziamento e strategie compensative che possono rappresentare percorsi di apprendimento alternativi, tarati sulle specifiche caratteristiche individuali da associare con terapie anche manuali, che in primis consentono un recupero di autostima e conoscenza del proprio potenziale.

Terapia cranio-sacrale e disturbi dell’apprendimento

Ri-tarare la mobilità cranica e di conseguenza riequilibrare il “Movimento Respiratorio Primario che guida il fisiologico e naturale movimento delle strutture ossee craniche e la salute delle aree cerebrali ad esse correlate, consente all’organismo di riacquistare il proprio funzionamento ottimale, specialmente in quelle aree connesse all’elaborazione delle informazioni esterne; la capacità di riconoscere i numeri, ad esempio, dipende da un piccolo nucleo di cellule la cui localizzazione è stata individuata da neuroscienziati della Stanford University, in un’area della corteccia denominata giro temporale inferiore.
Questo studio dimostra come l’apprendimento sia in grado di plasmare i circuiti cerebrali, ma può suggerire anche, viceversa, come la salute della struttura di queste aree influenzi la loro funzionalità.
(Parvizi J. et al, A Brain Area for Visual Numerals, Journal of Neuroscience,  2013 Apr 17; 33(16): 6709–6715)

Posto che solo durante la seduta di terapia craniosacrale sia possibile individuare quali porzioni craniche presentino rigidità anomale o alterazioni denominate lesioni, un paziente affetto da discalculia, ad esempio, potrebbe dunque trovare giovamento nel trattamento delle zone della sfera cranica posteriore e di manovre che possano rilanciare movimenti eventualmente ridotti di queste strutture.

 

Perle di Salute: “Prediligere la conretezza!”

Un alunno affetto da discalculia fatica a rendere concrete le spiegazioni astratte e complesse riguardanti i numeri e loro funzioni: risulta quindi importante cercare di riportare ad un livello di estrema semplicità e concretezza queste teorie.
Una valida strategia potrebbe essere, quindi, quella di utilizzare materiale manipolabile per poter donare effettiva tangibilità a quanto esplicato, privilegiando dunque strategie didattiche pratiche.

Cellulite sotto esame: non solo un inestetismo

Inutile dirlo, lo specchio è un elemento fondamentale delle nostre vite, che però ci inganna molto più di quello che pensiamo! L’immagine esterna riflessa non sempre corrisponde a come ci sentiamo davvero: non sempre un bel viso o un bel corpo sono indice di Salute, ed ovviamente vale anche il contrario.
Soprattutto la parte femminile della popolazione si ritiene insoddisfatta del suo aspetto. Per molti il problema sta nei chili di troppo.
Negli anni ci è stato passato il messaggio che il grasso, chiamato in gergo “adipe”, sia sempre qualcosa di negativo, da eliminare.
Ma è veramente così? Il grasso, o adipe, è quindi un nostro nemico?

L’adipe è veramente un nostro nemico?

L’adipe è un tessuto connettivo che forma il nostro corpo e, come tutto quello che lo costituisce, ha delle funzioni particolari.

È infatti in grado di:

  • isolare il corpo dagli urti e dalle temperature pericolose
    sostiene gli organi interni
  • è un’importante riserva energetica
  • inoltre, ha una funzione endocrina, ovvero è capace di incidere sulla regolazione ormonale

Considerate le sue notevoli funzioni, l’adipe è un tessuto vitale per l’essere umano!
Questo ci permette di guardare sotto una nuova luce i nostri chili di troppo, vero?

Ma attenzione, non tutto il grasso è uguale!

Quando il tessuto adiposo è in buona salute e le sue dimensioni sono nella norma, è in grado di svolgere tutte le sue funzioni in maniera efficace, può scambiare con facilità energia ed ormoni.
Se le dimensioni degli adipociti (le cellule di “grasso”) sono normali, e le persone appaiono fisicamente normopeso, la cute è distesa, rosea ed al tatto non presenta zone con temperatura diversa.

A causa di uno stile di vita poco sano, anche l’adipe può ammalarsi, perdendo così le sue funzioni.
Le cellule, non riescono più a cedere i loro scarti e le sostanze utili: in questo modo gli adipociti aumentano le loro dimensioni e si infiammano.
Questa situazione degenera velocemente!
I sintomi iniziali possono essere sensazione di gambe gonfie, segno della calza o del pantalone.
Presto si tendono ad accumulare liquidi e chili di toppo, il colorito si spegne, diventano visibili alcuni piccoli capillari, la temperatura non è più omogenea ed infine compaiono i noduli cellulitici, ovvero la cosiddetta “buccia d’arancia”, sintomo principale della “cellulite”.
Ne risente anche l’attività ormonale e intestinale.

Spesso le persone indicano gonfiore e dolore agli arti, sia comprimendo il tessuto che nell’indossare i vestiti, fino a diventare spontaneo.
Questo disturbo si presenta sempre in concomitanza di ritenzione dei liquidi, data proprio dalla presenza di infiammazione del tessuto.

adipe
La cellulite: non solo inestetismo

La cellulite, meglio definita panniculopatia edemato-fibro-sclerotica, non è dunque un semplice inestetismo, ma un’infiammazione del tessuto adiposo, un sintomo che i nostri adipociti non riescono a lavorare nella maniera corretta.
Questa infiammazione è degenerativa, ovvero ha tendenza ad aumentare se non si fa qualcosa per interromperla.

È possibile intervenire, specie nelle prime fasi, per riportare il tessuto in condizioni di salute, migliorando anche l’estetica.
È necessario, a tal proposito, modificare prima di tutto le proprie abitudini di vita: la dieta, l’attività fisica ed eventualmente anche il modo di vestire devono essere riviste e adeguate!.

DLM
Il drenaggio linfatico manuale nel contrasto della cellulite

Un intervento utile arriva dalle terapie manuali.
Il drenaggio linfatico manuale è in grado di ridurre ed eliminare l’infiammazione cronica presente nel tessuto, eliminando i liquidi in eccesso e, con delle manovre destrutturanti, modificare l’aspetto e la consistenza della zona.
Fin dalle prime sedute i risultati sono ben visibili e permanenti, a condizione che si mantenga lo stile di vita consigliato.

Perle di salute: strategia di lotta alla cellulite

La lotta alla cellulite non può essere combattuta con un solo gesto!
È importante mantenere una dieta sana ed equilibrata, povera di sale (una delle maggiori cause di ritenzione di liquidi).
Dedicate 30 minuti al giorno all’esercizio fisico. Sono da preferire le camminate a ritmo sostenuto e gli sport in acqua. La corsa, soprattutto sui terreni duri, è da evitare poiché potrebbe aumentare l’infiammazione degli adipociti.
Trovate una scusa per camminare… parcheggiate lontano, portate a passeggio il cane, scegliete le scale al posto dell’ascensore…
Evitate i vestiti stretti che potrebbero ostacolare il naturale drenaggio dei liquidi e quindi aumentare il gonfiore e le infiammazioni.
Evitate anche di tenere le gambe incrociate, accavallate: questa postura, se troppo trattenuta, potrebbe far aumentare il ristagno di liquidi.

Chiedete una valutazione al vostro terapista che saprà consigliare la strategia che vi si adduce di più.

Il nostro specchio può farci notare solo la parte estetica del problema, ma sta a noi comprendere che questa è solo un riflesso di una disfunzione interna alla quale bisogna porre rimedio.

L’adipe non è quindi un nemico, ma è necessario imparare a trattarlo con cura perché sia un nostro alleato!

Lombalgia: sintomi, cause e trattamento

dolore lombare

A carico del segmento lombare della colonna vertebrale, la lombalgia rappresenta oggi un problema che interessa trasversalmente tutte le età, da quella adolescenziale a quella dell’anzianità, con un preoccupante incremento dei casi che coinvolgono anche bambini in età sempre minore, conseguenti all’alternanza “schizofrenica” tra la postura statica della scuola e le richieste prestazionali delle varie attività sportive che affrontano.

Caratterizzata da una molteplicità di sintomi che si manifestano con gradi, tipologie e frequenze differenti di caso in caso, la lombalgia può comportare l’interessamento del nervo sciatico, assumendo il nome di sciatalgia ed il tipico andamento del dolore dall’area sacrale-glutea fino al piede.

Lombalgia: di cosa stiamo parlando

Con il termine lombalgia si definisce un quadro sintomatologico complesso a carico del segmento lombare del rachide vertebrale, con presenza di tipologie e gradi di sofferenza variabili come indicato dal suffisso -algia (dolore generico).
Il segmento lombare interessato dai disturbi è costituito dalle 5 vertebre denominate L1-L5, che continuano il tratto dorsale fino a congiungerlo a quello sacrale, snodo chiave per la distribuzione delle forze ascendenti e discendenti tipiche della deambulazione e della statica in posizione bipede.

La curva costituita dalle vertebre lombari, definita lordosi, rappresenta per l’animale uomo una curva di adattamento evolutivo rispetto alla sua condizione di partenza di quadrupedia. Una curva che, alla stessa maniera di quella cervicale, risulta ancora in fase di conformazione ed alla ricerca di un equilibrio adeguato alle condizioni di vita cui è sottoposta.

Le posture tipiche della maggior parte delle attività lavorative svolte oggi dall’uomo rappresentano un continuo elemento di disturbo rispetto alla normale fisiologia del rachide, comportando problematiche che possono interessare tessuti e strutture strettamente connesse a livello vertebrale come il nervo sciatico, soggetto a compressione in caso di processi artrosici o degenerativi e protagonista della lombo-sciatalgia.

Lombalgia e sciatalgia: sintomi e cause

I sintomi

Il quadro sintomatologico della lombalgia e della sciatalgia è variabilmente complesso e comprende una serie di disturbi differenti.

La condizione che accomuna la maggior parte dei casi è certamente la presenza di dolore, che può essere riferito ad un singolo punto oppure esteso a tutta l’area lombare, di forte intensità in caso di evento acuto o di intensità moderata o debole nel cronico.

Oltre al dolore, la lombalgia può essere associata a:

  • sensazione di rigidità scheletrica
  • tensione muscolare eccessiva
  • variazioni di sensibilità a livello della cute
  • spasmi muscolari, debolezza
  • formicolii o intorpidimenti
  • disturbi del sonno, irritabilità
  • disfunzioni viscerali

Se il quadro sintomatologico è relativo ad una lombo-sciatalgia, allora il dolore riferito segue un percorso ben preciso, quello di irradiazione del nervo sciatico, che parte dall’area sacrale ed attraversando la coscia postero-laterale raggiunge il piede.
In questo ultimo caso, va sempre evidenziata l’eventuale differenza tra lombo-sciatalgia e sindrome del piriforme accorciato, nella quale il dolore riferito si ferma nell’area posteriore del ginocchio e non scende fino al piede.

Le cause

Le cause della lombalgia possono essere molteplici.
Le posture quotidiane, mantenute o ripetute, statiche o dinamiche, cui viene sottoposta la colonna vertebrale, comportano inevitabilmente continui adattamenti dei precisi assetti scheletrici che la costituiscono, il cui equilibrio è garantito solo da un continuo e variato movimento.

Ogni posizione assunta e mantenuta a lungo, ogni gesto ripetitivo comporta inizialmente un accorciamento a livello dei muscoli tonici, che si occupano della postura; la loro tensione di adattamento tende a trasformarsi ben presto in compensazione scheletrica, con conseguenti rischi dal punto di vista del conflitto tra lo scheletro, i muscoli ed i tessuti ad esso correlati, come nel caso della sciatalgia o della sindrome del piriforme accorciato.

Oltre a questo, possono incorrere alla generazione di un dolore lombare anche altre condizioni, come le sindromi da irritazione del colon, stipsi, candidosi, processi artrosici a carico dei dischi intervertebrali, movimenti inadeguati del corpo, stress o depressione.

massaggiare schienaIl massaggio nella cura della lombalgia

Considerando quali possano essere le cause dei disturbi legati all’area lombare, va da sé che il massaggio venga considerato, ancora oggi, come un ottimo strumento di intervento sia a livello terapeutico che preventivo.

Ogni manifestazione di dolore che possa essere associata ad un quadro di disfunzione muscolo-scheletrica o viscerale, giova degli effetti di un trattamento in terapia manuale.

Le manovre del massaggio sono applicate per raggiungere una serie di obiettivi utili alla risoluzione di questo tipo di dolori, soprattutto quando a generarli sono tensioni muscolari, blocchi articolari o irritazioni.
Il massaggio, con le sue frizioni gradualmente profonde, con gli impastamenti localizzati, con le manipolazioni tissutali, contribuisce a decontrarre le fibre muscolari, a liberarle dal connettivo “fibrotizzato” e ad allungare quelle accorciate, consentendo ai segmenti articolari interessati maggiori capacità di movimento e, di conseguenza, maggior nutrimento e benessere.

Il massaggio, la più antica forma di terapia conosciuta dall’uomo, accompagna ancora oggi i professionisti del settore, siano essi terapisti, fisioterapisti, osteopati o posturologi, nella terapia contro il dolore lombare e sciatalgico.
Unito allo stretching, alla rieducazione funzionale globale, ad una corretta alimentazione e ad un minimo di attività fisica, ripristina la corretta fisiologia della colonna mantenendola giovane e priva di dolori.

Perle di salute: prevenzione, alimentazione e movimento

Per chi soffre di mal di schiena, non esiste rimedio migliore della prevenzione.
Una volta risolto l’eventuale episodio acuto, che per livelli di dolore comporta spesso una inabilità al movimento, diviene necessario lavorare in maniera olistica per evitare il ripetersi delle condizioni scatenanti.

Un sicuro contributo proviene dall’abitudine ad un regolare movimento, sia esso camminata o altra attività “cardio”, così come una particolare cura nell’alimentazione.

Di fondamentale importanze è anche lo stretching, eseguito soprattutto per l’allungamento dei muscoli tonici (squadra a terra), o attraverso l’impiego di semplici posizioni prese dallo Yoga, molto efficaci nella risoluzione e gestione del dolore lombare e sciatico.

Dislessia: sintomi, cause e trattamento con la Terapia cranio sacrale

dislessia

Tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione, la dislessia è sicuramente il più noto e diffuso, con una frequenza del 5% (si stima la presenza di almeno uno studente dislessico per classe).

Si tratta di problematiche che non pregiudicano l’attività cognitiva ma, se non correttamente riconosciuti e affrontati, possono generare in primis disagio e senso di frustrazione nel bambino o nel ragazzo, che può sentirsi non compreso nelle sue difficoltà e vivere con disagio la scuola.

I DSA possono presentarsi da soli, associati tra loro, oppure con altri tipi di disturbo, come la difficoltà di coordinazione motoria e/o associati a disturbi dell’attenzione o del linguaggio.

Dislessia: di cosa si tratta

La dislessia è definita come “l’incapacità di integrare i requisiti linguistici della lettura, scrittura e del sillabare con le capacità intellettuali del bambino” (World Federation of Neurology, 1986), ovvero un bambino/ragazzo con DSA generalmente manifesta delle difficoltà nella conversione grafema/fonema all’inizio della prima elementare, che si trasforma successivamente in una lettura lenta e frammentaria, con molte omissioni, inversioni, sostituzioni di fonema, invenzione di parole, scarsa comprensione del significato delle singole parole e poi dell’intero testo scritto.

I sintomi della dislessia

Spesso i bambini con disturbi specifici dell’apprendimento sono poco precisi anche nei gesti e in alcune attività manuali: ogni attività, artistica e manuale, infatti, presuppone il riaggiornamento della memoria di lavoro (working memory), la pianificazione e l’organizzazione, funzioni attentive ed esecutive fondamentali per allenare e gestire al meglio una tra le funzioni più complesse come il problem solving.

Le cause della dislessia

La dislessia è causata da differenze di funzionamento nelle aree del cervello che si occupano di linguaggio, che non sono ancora pienamente comprese. Diverse aree cerebrali interagiscono in modo complesso per coordinare la manipolazione delle parole necessaria per la lettura, la scrittura e l’ortografia.

Per questo motivo, le caratteristiche della dislessia in ogni persona dipendono da quali aree sono interessate e come: ci possono essere problemi, per esempio, nel ricevere informazioni sensoriali attraverso la vista o l’udito, nel catturarle e strutturarle nel cervello, o nel recupero in un secondo momento, oppure ci possono essere problemi con la velocità di elaborazione delle informazioni.

Scansioni cerebrali di immagini mostrano che quando le persone dislessiche tentano di elaborare le informazioni, il loro cervello funziona in modo diverso da quello delle persone non affette da dislessia.

Posto che un corretto sviluppo neuromotorio consente un corretto sviluppo cognitivo e relazionale, è possibile ipotizzare come molte imposizioni effettuate dai genitori nelle fasi di crescita del bambino e nella gestione delle proprie funzioni (che portano ad esempio alla tendenza ad utilizzare solo o in modo predominante una mano, un occhio, un emisfero) possano alterare questo equilibrio.

Terapia cranio-sacrale e disturbi dell’apprendimento

Sebbene le tecniche osteopatiche, e nello specifico la Terapia cranio sacrale, non rappresenti una cura o una soluzione per questi disturbi, preme sottolineare come possa essere considerata un possibile metodo di prevenzione e talvolta di miglioramento di queste condizioni, da affiancare sicuramente alle tecniche di supporto consolidate in ambito scolastico.

Questo anche in virtù delle esperienze di molti studiosi e terapeuti, i quali evidenziano come ai disturbi del linguaggio corrispondano spesso le medesime restrizioni e rigidità craniche: se corrette, l’individuo sarà in grado di poter accedere alle risorse necessarie per rivitalizzare e dare slancio all’intero sistema.

In presenza di uno o più sintomi o comunque di dubbi specifici riguardanti eventuali ritardi nello sviluppo del linguaggio, sarebbe utile procedere quanto prima ad inquadrare la problematica presente, considerando che i DSA non diagnosticati possono condizionare fortemente lo sviluppo emotivo, la vita di relazione, il comportamento e l’acquisizione degli apprendimenti scolastici del bambino.

Perle di Salute: “Un aiuto grafico: le mappe concettuali”

Organizzare lo studio di un bambino o ragazzo dislessico può risultare complicato. Non esistendo poi un’unica tipologia di dislessia, è necessario tentare diverse strategie e infine adottare quella che risulta alla fine più efficace e adatta alle specifiche particolarità di ognuno.

Un valido supporto per rielaborare e comprendere un testo scritto, può essere dato dalla rappresentazione grafica dei concetti e della loro relazione. Questa rielaborazione consente innanzitutto di prendere coscienza dei propri processi mentali, di controllarli e regolarli (la cosiddetta metacognizione), nonché di favorire quei processi di organizzazione strutturale delle informazioni che sono alla base della memoria.

Osteopatia: scopriamo insieme cos'è, cosa cura e i suoi benefici

L’osteopatia, nata come medicina manuale alternativa, oggi è da considerarsi la terapia manuale complementare per eccellenza: ha da sempre un approccio olistico e scientifico.

Si differenzia rispetto alla gran parte della medicina tradizionale poiché guarda l’individuo nella sua totalità, considerandolo come un’unità funzionale e non come la somma di tante parti affette o meno da un disturbo. I suoi fondamenti sono basati sull’anatomia, sulla fisiologia e sulla ricerca.

L’approccio osteopatico al paziente

L’osteopatia è una forma terapeutica incentrata sulla salutogenesi, ossia volta a ritrovare la salute e l’equilibrio del corpo stimolandone, da un lato, la capacità di autoguarigione, dall’altro eliminandone tensioni e disfunzioni. L’osteopatia non è invasiva e gli unici strumenti utilizzati dall’osteopata sono le sue mani.

L’innovazione del metodo di cura va individuata nell’approccio al paziente: l’osteopatia cerca la causa primaria che ha provocato un disturbo, che può risiedere in una zona lontana da quella che accusa dolore. L’osteopata, colui che pratica l’osteopatia, ha nella sensibilità delle proprie mani gli strumenti per ristabilire l’armonia e la normalità della Salute nelle attività della vita quotidiana.

Campi d’applicazione dell’osteopatia

L’osteopatia può curare e prevenire molti disturbi, nel bambino, nell’adolescente, nell’adulto e nell’anziano. Spesso collabora con altre figure sanitarie appartenenti a varie discipline mediche o con i dentisti, poiché, assieme, risolvono problematiche riguardanti occlusione, masticazione e postura. In altri casi ancora partecipa a percorsi fisioterapici o riabilitativi complessi.

Il trattamento osteopatico può  altresì essere indirizzato:

  • alla riduzione ed al controllo del dolore,
  • alla riduzione ed al controllo dell’infiammazione
  • al trattamento delle cicatrici, anche di origine chirurgica, che siano disfunzionali o problematiche, dato che possono persino alterare il movimento delle articolazioni, della colonna vertebrale o la postura.

I principali disturbi trattati dall’osteopatia

Il trattamento osteopatico si rivolge ad un gran numero di disturbi. Opera sul corpo umano con l’obiettivo di ristabilirne la salute tramite trattamenti manuali volti a ritrovare le funzioni e la fisiologia normali, liberando e sciogliendo le tensioni delle articolazioni di tutto il corpo, della colonna vertebrale e degli arti, riequilibra gli scambi energetici, la circolazione dei fluidi recuperando globalmente la vitalità della persona.

Può curare disturbi a carico del sistema muscolare e dello scheletro, occupandosi di semplici ma dolorose contratture dei muscoli, dei trigger point, dei dolori cervicali, del dorso o della schiena, compresi torcicollo e colpo della strega.

Inoltre tratta efficacemente anche problematiche:

  • degli sportivi
  • dovute a traumi o microtraumi
  • dolori intercostali
  • da incidenti automobilistici come i colpi di frusta,
  • legate a ernie del disco, scoliosi, iperlordosi e ipercifosi,
  • come artrosi, artrite e problemi della postura

Tramite raffinate tecniche manuali, l’osteopatia può risolvere:

  • disturbi funzionali della digestione, quali mal di pancia o gonfiore, quindi acidità dello stomaco, reflusso, colite e stitichezza
  • problemi dell’apparato genito-urinario come dolori o irregolarità del ciclo mestruale, disturbi post-parto, alcuni tipi di incontinenza o di cistite ricorrente sono agevolmente affrontati e risolti.

L’osteopatia, inoltre, tratta:

  • problematiche a carico del sistema nervoso come le parestesie ed i formicolii alle mani o ai piedi, le sciatiche e le sindromi del tunnel carpale
  • alcuni disturbi del sonno o legati all’irritabilità
  • disturbi che interessano il sistema della circolazione dei liquidi o del sangue come congestioni venose o linfatiche, gambe pesanti o sempre stanche, senza riposo.

Un altro settore in cui si ottengono ottimi risultati riguarda quello del naso e dell’orecchio, potendo trattare riniti, sinusiti croniche e vertigini.

Nel novero dei disturbi che riguardano il capo l’osteopatia affronta con successo:

  • le cefalee, il mal di testa da stress, da tensione
  • il digrignamento dei denti o bruxismo
  • le emicranie
  • i problemi di nevralgie del trigemino

Utilissimo il trattamento osteopatico anche durante e post gravidanza: per i tipici mal di schiena o sciatiche od anche per la preparazione al parto, mentre, dopo quest’ultimo, il trattamento è finalizzato a riequilibrare il bacino od  al trattamento delle cicatrici da cesareo.

Osteopatia: a chi è rivolta

I pazienti che si rivolgono all’osteopata hanno qualunque età, giovani, adulti, anziani e bambini, anche neonati. In quest’ultimo tipo di paziente, si preferisce un approccio molto dolce che è quello della Terapia cranio-sacrale, disciplina appartenente al patrimonio terapeutico osteopatico, che risulta di grande utilità in caso di dislessia, colichette gassose dell’intestino, rigurgito, disturbi della dentizione ed in caso di bambini ipercinetici.

Naturalmente, per ottenere i benefici sperati, è opportuno rivolgersi ad un professionista serio, che si avvalga, in caso di necessità, della collaborazione con medici specialisti o di esami strumentali, poiché il solo uso delle mani, in clinica, può non essere sufficiente.

Perle di salute

“Una persona è giovane quanto lo è la sua schiena!”

La colonna vertebrale necessita di movimento per mantenersi in Salute: la sedentarietà è una causa nascosta di dolore alla schiena. Quindi anche una corretta posizione non ci salva dal mal di schiena!

L’unica arma efficace per combatterlo è la prevenzione e questa avviene tramite il movimento. Quale? Fai lo sport che ti piace ed aggiungici un pizzico di stretching! Fallo più che puoi e soprattutto divertiti, magari in compagnia. In caso avessi qualche tensione di troppo, puoi provare a rilassare la zona con un auto massaggio, con l’aiuto di una pallina da tennis (come in foto).

esercizio decontratturante spalla

Epicondilite o "Gomito del tennista": trattamento con l'agopuntura

L’epicondilite, o “gomito del tennista”, è un disturbo assai diffuso ad andamento cronico e recidivante. Si stima che ogni anno 7 persone su 1.000, di età compresa tra 35 e 50 anni, si trovano con il gomito bloccato dal dolore. Colpisce particolarmente soggetti che sottopongono a sforzi ripetuti i muscoli estensori dell’avambraccio e della mano oppure, invece, coloro che, per motivi lavorativi, stanno molto tempo con gli arti superiori fermi nella medesima posizione.

Per tali motivi l’epicondilite si può considerare una malattia professionale, che spesso ostacola gravemente l’espletamento delle normali attività lavorative. È bene precisare che questo disturbo ha assunto ultimamente la denominazione di epicondilopatia o epicondilalgia (dolore alla superficie laterale del gomito) e non più di epicondilite. Si credeva, infatti, che la causa fosse di tipo infiammatorio mentre, con le ultime evidenze scientifiche, si è scoperto che è invece preponderante il processo degenerativo a carico dei tendini coinvolti.

Diagnosi e trattamento dell’epicondilite

La diagnosi è squisitamente clinica, anche se un’ecografia tendinea consente di identificare le aree di degenerazione a livello dei tendini e un’aumentata vascolarizzazione dei tessuti circostanti. Generalmente questa patologia è molto ostica ed il trattamento orale, mediante antidolorifici, risulta spesso insufficiente.

Di fondamentale importanza è il riposo: inizialmente va assolutamente allontanata la causa del dolore, sia essa di origine lavorativa oppure correlata all’attività sportiva, in quelle discipline definite “stressanti” per le articolazioni, come il tennis ed il golf.

Se le terapie convenzionali dimostrano scarsa e incostante efficacia, l’agopuntura, in virtù non solo delle sue potenzialità terapeutiche ma anche dall’assenza di controindicazioni e di effetti collaterali, può rappresentare una valida soluzione e apportare benefici in brevissimo tempo.

Un trattamento precoce con l’agopuntura può ridurre la sintomatologia dolorosa, evitare la cronicizzazione del sintomo e quindi ridurre i tempi di guarigione. L’agopuntura, oltre ad avere un effetto antidolorifico, interviene e tratta anche la causa del dolore. E’ inoltre consigliata la terapia fisica e strumentale, associata a sedute di stretching della muscolatura dell’avambraccio.

Ogni singolo caso merita un’approfondita analisi ed un trattamento mirato in base alla specifica fisiopatologia. Concludendo possiamo dire che l’agopuntura, associata ed integrata agli altri metodi, contribuisce ad un migliore e più rapido recupero dalla maggior parte delle epicondiliti. L’agopuntura è una pratica medica che richiede studi approfonditi e molta esperienza.  È pertanto fondamentale, come per tutte le terapie, affidarsi a un professionista specializzato in tecniche orientali.

Il potere dell'approccio multidisciplinare nella risoluzione dei principali disequilibri

l'unione fa la forza - approccio multidisciplinare nella risoluzione dei problemi

“L’unione fa la forza”!

Chissà quante volte nella vita ci è capitato di citare questo famosissimo proverbio, utilizzato soprattutto per sottolineare il potere del lavoro di squadra nell’affrontare un problema.

La forza di un gruppo coeso, le maggiori risorse individuali a servizio degli altri, le differenti capacità di pensiero e le varie modalità di approccio alla soluzione sono infatti armi fondamentali per affrontare adeguatamente il difficile percorso verso la conquista della tanto ricercata soluzione. D’altronde è scritto anche e soprattutto in natura e la conferma ci arriva dall’osservazione delle comunità di formiche o di api, nelle quali ciascun singolo insetto partecipa costantemente, e per quelle che sono le sue caratteristiche, alla vita della comunità.

Il concetto di “unione che rafforza” può essere riportato nell’ambito della cura?

Assolutamente sì! Il patto tra paziente e terapista deve stringersi in questa precisa ottica.

In un’epoca come quella che stiamo appassionatamente vivendo, nella quale viene messa in continua discussione la troppa specificità raggiunta dalla medicina a discapito della visione di insieme dell’individuo, sembra prendere sempre più piede nel paziente l’esigenza specifica di sentirsi “compreso globalmente” da chi lo prende in carico, di sentirsi ascoltato prima che ancora che indirizzato.

Un’esigenza che lo spinge sempre di più alla ricerca di figure di riferimento che gli consentano di stringere un patto vero, forte, tramite il quale affidare i propri disagi e le proprie disfunzioni a qualcuno che li sappia accogliere in una visione di insieme che non trascuri, alla ricerca di una soluzione troppo specifica e solo illusoriamente risolutiva, la totalità degli aspetti che lo contraddistinguano, costituiti dalla sua emotività, dalla sua spiritualità e dal contenuto esperienziale che la sua vita certifica.

Questa consapevolezza nuova, questa ricerca emergente attestata dalle statistiche mondiali che vedono le terapie complementari in continua crescita, si concretizza spesso e volentieri nell’incontro con equipe appositamente costituite, nelle quali ciascun operatore/professionista opera con costante attenzione nell’intento continuo e preciso di provare ad individuare, partendo sempre dal quadro generale, l’ambito primario di intervento rispetto al problema manifestato in quel momento dal paziente.

Sostenere oggi in maniera assolutistica che di fronte ad un dolore qualsiasi soluzione sia già scritta e di semplice interpretazione risulta alquanto anacronistico, anche se si tratta di semplice mal di schiena o di mal di denti.

Ogni segno di disagio, ogni dolore, ogni deviazione dalla funzione fisiologica va prima di tutto accolta, ascoltata, abbracciata, fatta propria e solo infine tradotta nel meraviglioso linguaggio del corpo umano, tanto scientifico quanto ancora misterioso in tanti suoi aspetti.

Il terapista e la visione olistica, multidisciplinare, vincente!

Un terapista attento alla visione olistica vede aumentare l’efficacia del suo potere di intervento quanto maggiori sono le proprie competenze; ma non quelle verso uno specifico ambito dell’anatomia umana, bensì quelle che si aprono alla dimensione globale dell’individuo.

Un vero approccio multidisciplinare che gli consenta dunque di poter interpretare al meglio i vari segni del corpo, siano essi in ambito psichico, strutturale o biochimico, alfine di dare al paziente maggiori e più efficaci soluzioni.

L’operatore onesto e consapevole dei propri limiti e delle proprie lacune dovrebbe invece approfondire maggiormente la collaborazione con colleghi complementari che gli consentano, attraverso le esperienze comuni e dirette, di indirizzare comunque al meglio i propri pazienti.

Di esempi ce ne sono a bizzeffe e l’esperienza del professionista ne è intrisa di conferme: accogliere l’individuo in un percorso multidisciplinare ed accompagnarlo, passaggio dopo passaggio, alla consapevolezza di quali siano le dimensioni della propria esistenza sulle quali lavorare maggiormente, non solo crea benessere risolvendo malessere, ma contribuisce alla crescita personale dell’individuo stesso, alla sua indipendenza dalla cura, affinché l’apporto dell’operatore sia sempre di più a scopo preventivo e di mantenimento anziché interventistico.

Perché quello della salute è un equilibrio instabile, mutevole, variabile di anno in anno, di mese in mese, di giorno in giorno. Cercare il benessere non è un lavoro facile. E’ una fatica continua e costante, che possiamo condividere con il nostro operatore di fiducia. Perché se è vero che chi fa da se fa per tre, ancor più vero nella salute è che “l’unione fa la forza”!

Ma come fare ad aumentare la consapevolezza di noi stessi?

Ad esempio conoscendo le zone di Head (Head, Sir Henry neurologo inglese Londra 1861 – Reading 1940), la cui mappa definisce aree cutanee particolari il cui dolore comunica problemi di specifica origine viscerale (es. dolore o ipersensibilità alle spalle, problemi diaframmatici). Oppure ancora, conoscere l’orologio degli organi secondo la Medicina Tradizionale Cinese, che associa ad ogni risveglio notturno, a seconda della fascia di orario in cui avviene, un particolare organo sofferente (es. fascia oraria 1:00-3:00, fegato).

Perle di saggezza

Quando ricerchiamo la soluzione ad un problema di salute, proviamo a rivolgerci innanzitutto a noi stessi. La conoscenza di base di alcuni aspetti fondamentali della nostra fisiologia ci permetterebbe di meglio comprendere le origini del problema che stiamo affrontando e di riportare la nostra attenzione su ambiti di noi stessi che abbiamo smesso di curare.

Non dobbiamo fare autodiagnosi, quella lasciamola alle figure specializzate, ma imparare a riflettere sui segni che il corpo ci manda per tradurli in attenzioni verso i sistemi che stanno soffrendo, onde evitare di dover intraprendere, una volta trascurati, strade tortuose e dispendiose.

Stress e voglia di staccare la spina: intervenire con il Massaggio Connettivale

Ragazza esausta bisogno di staccare la spina

Ho proprio bisogno di staccare la spina!
Vorrei poter spegnere il cervello per qualche minuto!

Capita comunemente di dire o di sentire queste affermazioni. Un momento di stress fisico, o anche mentale, ci fa desiderare di sospendere le attività per prendere tempo, per riposare e rimetterci in forze.

A volte, però, non è possibile sottrarsi agli impegni e alle responsabilità che abbiamo e proprio per questo le terapie manuali possono diventare un grande alleato contro lo stress e i suoi sintomi.  In particolare, il Massaggio del tessuto connettivo, grazie alla sua azione sul sistema nervoso è in grado di fornire al corpo un rilassamento neurologico, diverso da quello che comunemente intendiamo con la parola Relax.

La sua azione arriva ad un livello più profondo: una sorta di reset, che permette al corpo di procedere con la sua riparazione. Come il tasto del ripristino che utilizziamo sugli apparecchi elettronici per farli funzionare quando nient’altro sembra essere stato utile.

Arrestiamo il sistema nervoso simpatico per innescare i processi di riparazione

rappresentazione dello stressIl nostro sistema nervoso, nello specifico la parte chiamata autonoma o vegetativa, può essere in grandi linee suddivisa in due parti:

  • una parte che si occupa dell’azione e della reazione
  • una seconda parte che si occupa del recupero

La prima parte è quella di cui abbiamo bisogno per svolgere le attività che richiedono maggiore attenzione, che si occupa di farci reagire di fronte ad una situazione di pericolo. Questa parte viene definita sistema nervoso simpatico. La sua attivazione, utilissima nel breve periodo, prevede però che gli equilibri del corpo vengano alterati causando alcune “lesioni”, che noi avvertiamo come stanchezza.

Se, per ragioni che non sempre possiamo gestire, manteniamo attivo questo sistema, esponiamo la nostra salute a notevoli rischi, come la maggiore predisposizione ai malanni di stagione, oppure rendiamo più faticoso il funzionamento degli organi.

Stanchezza persistenze, disturbi del sonno, sensazione di confusione, contratture e rigidità muscolare, tachicardia, sensazione di aver bisogno di un maggiore apporto di aria, ma anche difficoltà nella digestione e alterazione dell’espulsione di feci sono tutti segnali che ci indicano che il nostro sistema nervoso sta lavorando in maniera errata.

Il corpo è pronto a reagire ad eventuali attacchi, ma non ha il tempo e le risorse necessarie per ripararsi.  Diventa quindi necessario l’intervento della seconda parte, del sistema nervoso autonomo, quella che definiamo sistema nervoso parasimpatico, ovvero quello che si occupa della riparazione, che impone al nostro corpo di rallentare e prendersi il tempo di sistemare le alterazioni causate dagli sforzi precedenti.

Il sistema nervoso simpatico si attiva quando abbiamo bisogno di energia extra. Questa procedura dovrebbe innescarsi solo nelle situazioni di emergenza, mentre, nel tempo rimanente, il corpo dovrebbe avere tempo per riposare e recuperare. Purtroppo, lo stile di vita attuale rende molto difficile tutto questo.

Per questo motivo è necessario dare modo al nostro corpo di uscire da questo meccanismo di difesa: il massaggio connettivale è in grado, grazie alla sua azione sul sistema nervoso, di andare a spegnere gli input neurologici, che mantengono attive queste reazioni ad un pericolo costante, innescando così il processo di recupero.

La seduta di Massaggio Connettivale

Il Massaggio del tessuto connettivo è, per la maggior parte dei pazienti, un trattamento poco conosciuto. Questo tipo di trattamento, noto anche come reflessogeno connettivale, è in grado di agire sul nostro corpo in maniera diretta, locale, o riflessa, attraverso la via neurologica, riducendo o eliminando i dolori, stimolando la circolazione che nutre i tessuti, sciogliendo le tensioni.
Inoltre, l’importante interazione con il sistema nervoso rende questa tecnica molto efficace anche nel trattamento dei disturbi internistici.

Durante la seduta di Massaggio Connettivale, il respiro rallenta, si allentano le rigidità muscolari, la circolazione migliora facendo avvertire una sensazione di calore avvolgente, il livello di stress si abbassa e si ha una sensazione di relax mista a stanchezza.

Per tutte queste ragioni, è fortemente consigliato prendersi qualche istante di riposo dopo la seduta, dal quale vi risveglierete più energici e rilassati di prima. Pronti per affrontare tutte le sfide della giornata con una carica rinnovata!

Perle di Salute – Stress vs respirazione profonda

Nei momenti di particolare stress, possono essere efficaci degli esercizi di respirazione. La respirazione profonda impone al corpo di rallentare il ritmo del battito cardiaco e con esso la secrezione di sostanze stimolanti. Il risultato è una sedazione profonda, che consente di prendere le distanze dal problema e concedersi una piccola pausa rigenerante.

  • Mettersi in posizione comoda ed appoggiare una mano sull’addome
  • Inspirare cercando di gonfiare al massimo la pancia
  • Trattenere l’aria per un paio di secondi
  • Procedere con una completa espirazione, fino a sentire l’addome abbassato
  • Aspettare qualche secondo prima di ricominciare l’inspirazione successiva

Vi aiuterà a chiarirvi le idee, ad affrontare più serenamente la situazione e a superare il momento di grande stress!