Cicatrici che non si scordano… colpa delle aderenze!

Un intervento chirurgico, il parto, un momento di distrazione, una rovinosa caduta in bicicletta… Siamo in molti a portare sul corpo delle cicatrici a causa di un evento passato.
A volte abbiamo completamente dimenticato di possedere questi particolari segni, altre invece, a causa della posizione o di un particolare fastidio, il ricordo affiora spesso.
Ogni cicatrice è un segno indelebile, un ricordo, un momento della nostra storia passata e lì dovrebbe rimanere, nel passato.
Consentitemi di spiegarmi meglio. Come terapisti non è raro scontrarsi con pazienti che hanno un rapporto spiacevole con le loro cicatrici. Questo spesso dipende dal fatto che non sono mai state trattate.

I tempi di riparazione del nostro corpo

La cicatrice è l’esito di una lesione, ovvero il risultato di quello che il nostro corpo ha fatto per ripararsi.
Più il danno è complicato, o di grande portata, più si corre il rischio che la cicatrice causi problemi. I disturbi possono presentarsi subito dopo l’evento o a distanza di anni.

Ogni lesione impiega circa 2 anni per ripararsi completamente. Sebbene già dopo circa 15 giorni possiamo vedere la cute integra e rosa, la riparazione è ancora precaria.
Nei successivi 24 mesi andremo incontro al processo di rimaneggiamento, dove la riparazione si strutturerà sempre più fino a diventare stabile. Durante questo periodo viene determinato il futuro aspetto della cicatrice, ed è quindi essenziale che essa venga trattata adeguatamente in questa fase.

Rischi di una cicatrice trascurata

Per quale motivo è così importante intervenire? Quali sono i rischi che si corrono se non si danno le giuste attenzioni ad una cicatrice?

  • Squilibri circolatori: i vasi nella zona di una lesione vengono interrotti e quindi i liquidi potrebbero accumularsi nella zona creando gonfiore, ma anche accumuli di sostanze di scarto e quindi infiammazione.
  • Alterazioni del neurovegetativo: le terminazioni nervose presenti nella zona possono dare sensazioni alterate, come poca o troppa sensibilità ad uno stimolo esterno. Inoltre, una cicatrice “patologica” porta ad aumentare la produzione di adrenalina, alterando l’equilibrio ormonale, e quindi psico-fisico, della persona.
  • Aderenze: il tessuto di riparazione può creare dei filamenti che vanno ad ancorarsi a strutture vicine, come delle corde che impediscono i movimenti, causando danni:
    – posturali
    – muscolo-fasciali
    – organici-viscerali

La cicatrice in 3 dimensioni

Sebbene siamo portati ad immaginare le cicatrici come qualcosa di superficiale, che interessa la sola cute, dobbiamo ricordare che queste si sviluppano in tre dimensioni. Esiste anche una profondità della cicatrice.
Più una lesione è stata profonda, maggiore è la possibilità che ci siano aderenze cicatriziali e che quindi vengano coinvolte anche altre strutture.

La cicatrice addominale

Le cicatrici dovute a chirurgia addominale sono considerate quelle che maggiormente comportano aderenze (si sviluppano quasi nel 100% dei casi).
Non è raro che un paziente, dopo un intervento di questo genere, lamenti problematiche dell’intestino come meteorismo, stipsi o colon irritabile. A volte sono possibili anche dolori cronici addominali o disordini digestivi.

La cicatrice del Cesario in alcuni casi potrebbe dare disturbi del ciclo mestruale, da dolori, alterazioni del flusso, fino all’endometriosi o anche l’infertilità.

Un danno ai muscoli dell’addome (che si inseriscono a livello dell’osso pubico) potrebbe sfociare in una alterazione posturale, che ha incidenze anche sulla regione lombare o causare una pubalgia.
In altri casi il danno potrebbe manifestarsi a livello della vescica con minzioni frequenti, incontinenza o cistiti.

Trattare le cicatrici è indispensabile

Come abbiamo visto, trascurare una cicatrice può recare notevoli danni.
Per questo motivo diventa necessario, ad esempio dopo un intervento chirurgico, non dedicarsi solo alla riabilitazione della sede dell’intervento, ma anche al trattamento della relativa cicatrice.
A volte alcuni interventi ortopedici non sono considerati riusciti proprio perché la cicatrice, o le sue aderenze, ostacolano l’escursione del movimento.

Utilizzando le tecniche di terapia manuale e lo stretching si agisce per eliminare le aderenze e rendere il più possibile funzionale il tessuto cicatriziale, ridando mobilità ai tessuti ed agli organi, che riacquistano la capacità di svolgere il loro lavoro (quasi) come prima.

In questo modo è possibile realmente portare una differenza sostanziale nella vita del paziente, anche se sono trascorsi due anni dall’evento. Anche le cicatrici meno recenti reagiscono molto bene al trattamento.
Non sottovalutiamo l’importanza di una cicatrice sulla nostra Salute generale.

Qualche consiglio per chi ha una cicatrice

  • Evitare il sole per almeno i prime sei mesi. Le cicatrici non contengono melanina e quindi il rischio di causare danni alla cute (tumori cutanei) è davvero elevato. Proteggiamo sempre le cicatrici con la crema solare adeguata.
  • Evitare lunghi bagni per le prime settimane dopo la lesione.
  • Tenere le ferite idratate durante la fase di guarigione, esistono creme apposite per non far seccare troppo la “crosta” ed evitare che si rimuova prima del tempo. Alcune creme sono efficaci anche contro il prurito.
  • Evitare attività fisica per circa 2 settimane dopo una lesione, si corre il rischio di riaprire la ferita.

Se la cicatrice cambia aspetto nel corso del tempo, in genere in peggio, è necessario chiedere un parere medico. Alcuni tumori cutanei possono presentarsi in questo modo.

Perle di salute – Mobilizzare la cute

Per evitare aderenze e tensioni anomale su una cicatrice è necessario mobilizzare la cute.
In base alle dimensioni, ponete la mano o le dita sulla cicatrice.
Con pressione leggera, cercando di non andare in profondità, muovete la mano lentamente in tutte le direzioni possibili, facendo scivolare la cute sulle strutture sottostanti.
Inizialmente troverete un po’ di resistenza da parte dei tessuti, in seguito invece il movimento sarà più fluido.
Se la cicatrice è particolarmente recente, o dolente, potete fare le manovre utilizzando della stoffa morbida tra la cicatrice e la mano.
Ripetete questo esercizio per qualche minuto, una o due volte al giorno, fino a quando il miglioramento non diventa permanente.

La Sindrome di Atlante o Fibromialgia: il dolore invisibile

Tutti conosciamo il mito del titano Atlante, condannato da Zeus a portare sulle sue spalle il peso della volta celeste. A lui, da sempre, vengono associati il dolore protratto ed il senso di oppressione. Caratteristiche che, insieme al dolore avvertito sulla zona della nuca, fanno parte della Sindrome Fibromialgica definita, anche per questi motivi, proprio “Sindrome di Atlante”, una malattia poco conosciuta, molto diffusa e di difficile diagnosi.

Una corretta diagnosi

La Fibromialgia è una malattia cronica che causa principalmente dolori e rigidità articolari e muscolari. Può essere isolata o associata ad altre malattie reumatiche come l’artrite reumatoide. Gli altri sintomi sono vari e poco specifici: stanchezza, astenia, colon irritabile, difficoltà a dormire e disturbi dell’umore, motivo per cui fino a non molto tempo i medici non si spiegavano i sintomi e diagnosticavano una semplice malattia psicosomatica. Ora, per fortuna, non è più così, anche se resta comunque una malattia “misteriosa”.

Le terapie manuali nel trattamento della Sindrome fibromialgica

Anche in questo caso, come in tanti altri, il compito del terapista è soprattutto quello di intervenire per migliorare la qualità di vita delle persone, compromessa dal manifestarsi di molteplici e fastidiosi effetti che colpiscono sia l’area strutturale che quella biochimica e psicologica.

L’approccio olistico delle terapie manuali diventa parte fondamentale nel piano di trattamento per la fibromialgia ed apprendere nuove strategie costituisce un’opportunità reale di intervento per consentire ai pazienti di trovare maggiori risorse per migliorare considerevolmente la propria quotidianità.

Dolore al ginocchio: affrontare il problema con la terapia manuale

Il dolore al ginocchio è uno di quei disturbi con i quali, prima o poi, quasi tutti devono fare i conti: colpisce adulti, anziani, sportivi o sedentari; neppure i bambini ne sono esenti!

Il dolore può presentarsi dopo un trauma oppure iniziare improvvisamente, senza essere la conseguenza di incidenti oppure, ancora, insinuarsi pian piano fino a ché non diventa troppo fastidioso per essere ignorato. Ed è un problema serio, che si vorrebbe risolvere il prima possibile!

L’articolazione del ginocchio è un’articolazione ingegnosa e complessa; la più grande del corpo umano, la più stressata e la più delicata ed è continuamente al lavoro, anche nei movimenti più semplici: regge il nostro peso quando stiamo in piedi, ci consente di piegarci, alzarci, girarci. Proprio per questi motivi, il ginocchio è l’articolazione più a rischio di rotture o alterazioni della funzionalità.

Il male al ginocchio!

Il male al ginocchio può avere diverse gradazioni di dolore e andare dal fastidio sopportabile fino all’impossibilità di appoggiare il piede a terra.
I disturbi variano a seconda dell’età del paziente che ne soffre e dipendono molto dallo stile di vita. Ad esempio uno sportivo, andrà incontro a patologie legate all’usura e all’abuso delle articolazioni.
Anche i sedentari non sono esenti da problematiche perché la miglior “terapia” è tenere le articolazioni in movimento.

Il dolore può dipendere, inoltre, da problemi a una delle numerose strutture all’interno del ginocchio, dai menischi ai legamenti, dalle rotule alle cartilagini.

Capire che cosa non va e affrontare il problema

Saper valutare e fare la messa a punto dell’articolazione del ginocchio risulta essere un’irrinunciabile opportunità terapeutica.
Esaminare funzionalmente il ginocchio ed elaborare un corretto approccio terapeutico in relazione alle più comuni problematiche che interessano questo distretto risulta fondamentale per poter affrontare questa disfunzione.
La terapia manuale a livello del ginocchio,  che  comprende tecniche di mobilizzazione dirette e dolci, è in grado di modulare il dolore attraverso i suoi effetti neurofisiologici,  migliorare l’estensibilità dei tessuti e il movimento fisiologico.


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Il dolore al ginocchio nel paziente sportivo e nel paziente sedentario

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Organizzare i pasti, dalla colazione alla cena

Alimentazione: la regola d’oro

Nell’alimentazione vige una regola principe, in assoluto la più importante, che è quella di VARIARE ogni giorno e nella stessa giornata gli alimenti che si assumono.
Perché questa regola? Perché non esiste un singolo alimento che sia perfetto!

Variare significa:

  • introdurre tutti i nutrienti che ci servono
  • limitare gli elementi negativi presenti (come contaminazioni esterne o presenza di nutrienti non salutari)
  • evitare la noia

Una volta le diete dimagranti erano sinonimo di “punizione”, forse ancora oggi c’è questo pensiero (sbagliato!)  legato ad un regime privo di colori e di sapori ed estremamente monotono!

Alimentarsi è un piacere che coinvolge tutti e 5 i nostri sensi: vista, olfatto, gusto, in primis, ma anche tatto ed udito sono importantissimi (se una patatina non “crocchia” la percepiamo come meno buona).
Avere un buon rapporto col cibo è fondamentale per godere di questo piacere, per socializzare, per mantenere un corretto peso corporeo e per non entrare in dinamiche sbagliate con esso.

Ma in questa società in cui manca il tempo è possibile?
La risposta è sì, con una buona organizzazione ed il piacere di farlo.

Prima di tutto: organizzare i 5 pasti

Intanto è necessario cercare di impostare bene la giornata.
I 5 pasti consigliati nascono dalla conoscenza dei ritmi fisiologici di fame e sazietà che ci appartengono:

  • colazione
  • pranzo
  • cena
  • 2 spuntini: a metà mattina e a metà pomeriggio

sono i 5 pasti che dovremmo fare.
Chiaro che se una persona ha tempi molto diversi a causa, per esempio, del lavoro, di turni o altro, i pasti possono diventare 4 saltando uno spuntino, ma mai rinunciando ad uno dei 3 pasti principali.

La colazione

Dovremmo alzarci affamati dopo almeno 8-10 ore di digiuno notturno; se ciò non accade dovremmo provare ad anticipare la cena, renderla più leggera e magari puntare la sveglia 10 minuti prima al mattino per permettere al corpo di fare passare più tempo prima di sedersi e fare la colazione.
Abituatevi ad apparecchiare alla sera la tavola (una bella tovaglia colorata, tazze, cucchiaini, tovaglioli, zucchero, fette biscottate o cereali ecc..).
Se avete figli date il buon esempio e, se compatibile con i tempi lavorativi, fate colazione insieme a loro.

Gli spuntini

Per gli spuntini si può sempre pensare a frutta di stagione, inserita in opportuni contenitori se siete in giro, oppure a frutta secca come noci o mandorle, più pratica da trasportare.

Pranzo e cena

Per organizzare gli altri pasti è fondamentale fare una spesa intelligente che vi permetta di avere tutti i cibi di cui avete bisogno a disposizione, in caso contrario si rischia la monotonia e la noia, di cui si è accennato all’inizio, che non sono amiche della sana alimentazione.

Pranzo e cena possono includere un primo piatto e/o un secondo piatto in funzione alle necessità ed al tempo disponibile. Le verdure dovrebbero essere sempre presenti.
Per chi dispone di meno tempo, si possono creare piatti unici, come ad esempio riso venere con verdure e seppioline oppure pasta integrale e fagioli rossi.

Come per gli spuntini, è sempre possibile portarsi il pasto in opportuni contenitori, per chi non ha possibilità di avere una cucina a disposizione.
Per coloro che hanno, invece, a disposizione una mensa o un ristorante è consigliabile scegliere un secondo piatto semplice, in modo che non sia troppo condito e pesante da digerire.

Per rendere agevoli, piacevoli e varie le diverse giornate, ogni sabato ritagliatevi il tempo necessario e stabilite sommariamente cosa vi piacerebbe mangiare durante la settimana.
Buttate giù un elenco dei pranzi e delle cene tenendo liberi i giorni del weekend ed eventuali inviti a cena

Perle di salute – L’organizzazione settimanale

Partire dall’organizzazione settimanale per avere una buona gestione giornaliera dei pasti è fondamentale.

Quando create la vostra lista settimanale di alimenti tenete sempre in considerazione queste cose:

  • non esagerate con le frequenze di formaggi ed affettati tenendoli a disposizione in quei giorni in cui si ha meno tempo a disposizione
  • garantite almeno due – tre pasti in cui sia presente il pesce
  • usate frequentemente (se non creano disturbi) i legumi come secondo piatto che può essere anche una scelta molto veloce in quanto disponibili legumi precotti
  • variate il tipo di primo piatto (non solo pasta o riso, ma anche farro, orzo, grano saraceno, quinoa…)
  • variate, sfruttando i colori, frutta e verdura (dal radicchio viola al finocchio bianco ecc…)

e ricordate: mai la stessa cosa ogni giorno!

La Spina Calcaneare: prevenire e trattare la regina del dolore al piede

Un sassolino nella scarpa… questa immagine potrebbe essere la rappresentazione della persona che soffre per la presenza di una spina calcaneare a livello del calcagno.
Le persone che hanno un dolore al piede sono moltissime ed in costante aumento: il disturbo affligge sia gli sportivi che le persone più sedentarie.
Forse non tutti sanno che potrebbe trattarsi della spina calcaneare, o sperone calcaneare, disturbo più comune di quanto si pensi.

La fascite plantare, e la sua evoluzione la spina calcaneare, sono la causa più frequente di dolore al di sotto del calcagno: l’infiammazione può colpire l’inserzione della  fascia plantare e/o la tuberosità calcaneare. Oppure può interessare altre strutture come il nervo calcaneare mediale e/o il nervo misto per l’abduttore dell’alluce.

La spina calcaneare è la conseguenza di alterazioni posturali globali causate da:

  • scarpe sbagliate e inadatte
  • stile di vita troppo sedentario o, al contrario, eccessiva attività fisica
  • sovrappeso, obesità

che per anni hanno sovraccaricato il piede.
Il risultato è la formazione di uno sperone osseo, molto doloroso, nella regione inferiore al calcagno.

Primi sintomi

I primi sintomi della spina calcaneare sono un dolore acuto nella zona del tallone ed una deambulazione faticosa, soprattutto al mattino, al momento del risveglio, “a freddo”, e verso la fine della giornata.
Il dolore aumenta alla palpazione della fascia plantare “sotto stress” (flettendo ed estendendo le dita e la caviglia). Ciò nonostante, il 20% circa dei portatori di spina calcaneare convive con questo problema, senza neppure rendersene conto.

Cause, prevenzione e trattamento della spina calcaneare

Le cause principali che conducono alla spina calcaneare ed alla fascite plantare sono i disequilibri articolari ed i microtraumi ripetuti, condizioni spesso concomitanti.
Altre concause possono essere un piede rigido soprattutto se cavo, retrazione del soleo e/o dei gastrocnemi, disequilibri e retrazioni principalmente a carico dei muscoli plantari.

Il trattamento della spina calcaneare dipende dalla presenza o meno della sintomatologia e può prevedere una terapia conservativa (o non-chirurgica) oppure una terapia chirurgica (poco frequente).

Rilevare e trattare le prime modifiche dell’atteggiamento del piede con le sue conseguenze è un’irrinunciabile opportunità terapeutica: ripristinare l’equilibrio del piede.
Il trattamento manuale aiuterà a ridurre la risposta infiammatoria e diminuire la probabilità di sviluppare gli speroni ossei. Inoltre, l’impostazione di un iter terapeutico mirato consente un buon controllo dei sintomi nel 90% dei casi, senza ricorrere alla soluzione chirurgica.

La medicina tradizionale ritiene indispensabile l’intervento chirurgico quando la terapia conservativa non ha avuto alcun successo e quando i sintomi si protraggono incessantemente, di norma, per 9-12 mesi.

Squilibrio energetico? Una questione di Yin-Yang

Le origini del concetto Yin-Yang

È sorprendente a pensarci, ma il concetto di yin-yang risale al libro Dào Dé Jīng (道德 經) di Lǎozi, scritto circa 2600 anni fa, in Cina.
In questo testo si dice che gli uomini, la loro armonia, l’evoluzione che compiono e la possibilità di preservarsi in salute sono regolati dal medesimo meccanismo: lo yin-yang, l’alternanza armonica di contrazione/ espansione, di azione/ riposo.

Il punto bianco (lo yang) in campo scuro (lo yin), così come il punto scuro in campo bianco, raccontano che nulla esiste in senso assoluto, tutto è già presente a livello embrionale, proprio all’apice del suo opposto. Come l’amore con l’odio o il bene ed il male.

Eraclìto, l’eminente filosofo greco presocratico, scrive: “Ciò che è opposto si concilia, dalle cose in contrasto nasce l’armonia più bella e tutto si genera per via di contesa”. E ancora: “l’universo non è il prodotto di dei o uomini, ma un ordine universale unico ed eterno”.

Yin-Yang in Medicina Cinese

“L’origine della purezza risiede nell’impurità.
Il movimento è il fondamento della quiete.”

Tutto è pervaso dall’idea di yin-yang nella cultura taoista, in tutte le arti: dalla danza alla pittura, dal Feng shui, l’arte di arredare, alle arti marziali. E, naturalmente, anche in medicina.
I canali energetici che attraversano il corpo umano e che ospitano i punti di agopuntura, si suddividono in canali yin e canali yang.
I primi scorrono, come linfa, dal basso, dalla terra, verso l’alto.
I secondi, come pioggerella rinfrescante, dal cielo muovono verso terra.

Ma cosa significano nella vita di ciascuno?
Per il praticante di Medicina Cinese, se un punto porta il termine “yin” nel proprio nome, come il Punto SAN YIN JIAO SP6, avrà una spiccata funzionalità sullo yin. Per esempio fa salire il sonno agli occhi, o l’appetito allo stomaco.

Benessere: la capacità di adattarsi

La salute ed il benessere, la prosperità del nostro stato immunitario passano dalla capacità di adattarsi.
Il continuo mutamento e adeguamento a ciò che succede nella nostra vita, emotiva e psichica, ma anche esternamente con il cambio di clima meteorologico o sociale intorno a noi, richiede il nostro adattamento.
Si provi ad immaginare una persona che si trova ad essere sospinta dagli altri e pressata a prendere decisioni … altro che mal di testa!!! È come essere accerchiati dai quattro venti.
L’alternarsi di yin yang garantisce di rimanere in contatto con il proprio centro, la nostra integrità di persone.

 

Praticare il “non attaccamento”

Si può fare solo mantenendo il “Cuore Vuoto”; è la via attraverso la quale è possibile mantenere la propria salute. L’equilibrio dinamico dello Yin Yang è il manifestarsi di tutto ciò. È l’organismo che continuamente mantiene il suo equilibrio dinamico.Come una mongolfiera la parte aerea rappresenta le componenti yang dell’organismo, la zavorra rappresenta tutte le componenti yin.

Ogni momento è dedicato a compensare la variazione di temperatura (yang) del pallone e le controparti pesanti (nel corpo umano le ossa, i liquidi, ecc.) al fine di mantenere l’altezza prefissata.
Piccole oscillazioni intorno a questa linea possono essere controbilanciate dall’attività omeostatica dell’organismo, ma quando queste oscillazioni diventano troppo ampie è necessario intervenire con dei metodi di riequilibrio energetico, prima di vedere la mongolfiera volare via o precipitare.

Significato letterale del termine Yin


YIN è un termine formato da tre pittogrammi (collina, persone sotto un tetto, nuvole). Insieme danno vita all’ideogramma che indica il lato buio (in ombra) della collina. La parola, nella lingua cinese, è un concetto.
Per analogia YIN significa quindi oscurità, freddo, passività della notte, polo negativo, la terra (rispetto al cielo), la luna, i demoni, la sfortuna.
La femmina yin è la possibilità di concretezza, grazie all’ovulo.

Significato letterale del termine Yang


L’ideogramma YANG è composto dai due pittogrammi (collina e sole).
Indica il lato soleggiato della medesima collina.
È l’opposto da quanto espresso con lo yin, ma attenzione: si tratta pur sempre della medesima collina!
Il Giorno, o il sole, fa riferimento all’attività, al movimento, al calore.
Yang è luce, sole, giorno, attività, aria, fortuna, fuoco, positività…
Il maschio yang è potenzialità, quale portatore di spermatozoi.

L’universo è un continuo fondersi di forze, l’alternanza yin-yang bilanciata dà vita alla totalità del mondo, in modo armonico, come nelle arti marziali, dove la tecnica si affina nel rapporto tra tensione e flessibilità.

Allo stesso modo opera il terapista di tecniche orientali:
bilancia i vuoti e i pieni, gli yin e gli yang.

LA SALUTE È UN EVENTO DINAMICO:
È L’ARMONICO ALTERNARSI DI YIN-YANG

Valutare lo stato dello Yin Yang

Deficit dello Yang

Le caratteristiche del deficit di Yang sono sovrapponibili a quelle del deficit di energia: stanchezza, sonnolenza, debolezza, voce fioca.
Nel deficit di Yang si manifesta la sensazione di freddo in un’area o in tutto il corpo.

  • Lentezza nei movimenti e nell’ideazione
  • Introversione, depressione
  • Arti freddi, sensazione di freddo al corpo o in alcune sue parti
  • Desiderio di cibi caldi
  • Indolenzimento lombare
  • Dolori che migliorano con l’applicazione di caldo
  • La lingua è pallida

Deficit dello Yin

Nel corpo lo Yin è rappresentato dai liquidi, dalle strutture più compatte: denti e ossa; dagli ormoni e dai minerali. Dalla possibilità di rinfrescarsi.
Nel deficit di Yang si manifesta la secchezza.

  • Sete e gola un poco asciutta, mucose un poco asciutte, urine scarse
  • Lieve sudorazione notturna, risvegli notturni, un certo iperattivismo ed estroversione
  • Segni di falso calore: guance rosse, calore ai 5 centri (palmi, piante e fronte), febbre serotina
  • La lingua è rossa.

Perle di salute – Prevenzione: autoregolare lo Yin-Yang del corpo

Il RENE è l’organo che, da un punto di vista energetico, in Medicina Tradizionale Cinese rappresenta “la radice”, sostiene tutta l’impalcatura energetica, è origine e garante dello yin-yang nel corpo.

Lo Yang è l’aspetto funzionale, attiva Energia, riscalda (Fuoco del Rene).
Lo Yin è nutrimento (l’aspetto legato al Sangue) e raffreddamento (Acqua del Rene).

Se sei freddoloso tonifica lo yang!
Il pollo tonifica il Jing, l’Essenza Vitale, oltre alla Milza, l’organo, con i Reni, preposto alla prosperità dello Yang.

Se soffri il caldo, tonifica lo yin! per esempio con i frutti di bosco! Dal sapore acido e con natura tiepida, hanno impatto sugli organi Fegato e Reni. Utili contro le infiammazioni, sostengono il mantenimento dello Yin.

Post formazione e supervisione pratica

Durante la pratica professionale, soprattutto agli esordi, è pressoché normale incontrare situazioni “nuove” e problematiche. E’ quindi opportuno ricercare forme che permettano di apprendere dall’esperienza propria e altrui, attraverso una discussione e uno scambio di idee.
Gli incontri di Supervisione sono un importante strumento di lavoro per tutti i professionisti che operano anche nell’ambito delle terapie complementari.

La Supervisione pratica è un lavoro di confronto di gruppo supervisionato da un docente, con lo scopo di condividere le esperienze relative all’applicazione pratica quotidiana delle metodologie apprese durante i corsi di formazione di base in CSTM.
Risulta quindi indispensabile che le persone che partecipano al gruppo abbiano già praticato la tecnica e vogliano confrontarsi con i colleghi e con il supervisore in merito al proprio operato.

Obiettivo della supervisione è la condivisione, l’analisi ed il consolidamento delle competenze relative al metodo appreso, attraverso la valutazione di situazioni reali vissute nella pratica quotidiana, favorendo l’autonomia professionale di ogni terapista.
Le procedure utilizzate durante la supervisione permetteranno ai partecipanti di utilizzare i formatori come fonte di esperienza ed i colleghi del gruppo come risorsa, sviluppare nuove capacità di analisi dei casi per individuare le adeguate strategie d’intervento, avviare nuove procedure di autovalutazione.

Requisiti: gli incontri di Supervisione pratica sono rivolti ai terapisti che hanno concluso con successo le formazioni di base in CSTM delle tecniche proposte.

Maggiori informazioni disponibili in segreteria didattica.

Kinesio Taping: cerotto e terapia

Il kinesio tape è una realtà ormai diffusa … dalle Olimpiadi, ai calciatori professionisti, ai ballerini, ai nostri pazienti!
Saperlo utilizzare ed applicare in maniera corretta è una strategia terapeutica assolutamente utile per trattare, prevenire o contenere i dolori e i disturbi muscolo-scheletrici.

A cosa serve il kinesio tape?

Il kinesio tape è un nastro, un cerotto adesivo elastico, privo di farmaci, che si applica sulla cute del paziente, in corrispondenza di un muscolo, tendine o legamento sede della disfunzione.

Attraverso una modulazione della tensione con cui si applica e la sua direzione, si possono indurre diverse risposte rispetto ai tessuti del paziente: rilasciamento muscolare su muscoli contratti, facilitazione muscolare sui muscoli flaccidi, diminuzione veloce del dolore locale muscolare e fasciale, drenaggio linfatico e riassorbimento veloce ematomi.

Perché si usa il kinesio tape?

Il kinesiotaping viene utilizzato come completamento delle terapie classiche, per rinforzare e prolungare gli effetti del trattamento tradizionale e, talvolta, anche come unica arma terapeutica in fase acuta, sicura ed efficace

Dolore alla mano e Sindrome del Tunnel Carpale

Se l’evoluzione ha permesso all’uomo di alzarsi in piedi e liberare le mani, così dar poter costruire attrezzi, scrivere, accarezzare e modellare il mondo secondo le proprie necessità, la vita contemporanea costringe le mani a compiere azioni innaturali, ad avere posture e posizioni sbagliate.
Così le nostre mani si ammalano, si addormentano di giorno e ci tengono svegli la notte con formicolii e dolori: questi possono essere i segnali di una Sindrome del Tunnel Carpale (STC), che altro non è che una compressione, più o meno reversibile, a carico di un nervo: il nervo Mediano.

A seconda del grado di compressione, si distingue una sintomatologia iniziale caratterizzata da parestesie (formicolii, dolori simili a punture di spilli o aghi), a carico del palmo della mano. Quando i sintomi peggiorano, è possibile che il dolore si irradi anche all’avambraccio e si abbia una perdita di sensibilità alle dita e di forza della mano.

La Sindrome del Tunnel Carpale può colpire chiunque, ma è più frequente nei pazienti in età medio avanzata e nelle donne, verosimilmente riconducibile a cause ormonali.
Tuttavia, l’uso diffuso dei computer in ambito lavorativo, che ha permesso da una parte la velocizzazione della battitura con conseguente sovrautilizzo degli arti superiori, delle dita e all’assunzione di posizioni incongrue, ha purtroppo contribuito ad incrementare lo sviluppo delle Sindromi da intrappolamento, come la STC appunto.

Riequilibrare le tensioni a carico dell’arto superiore, ed in particolare del polso, diventa quindi una necessità nella prevenzione di questo disturbo, sempre più diffuso tra i nostri pazienti!

Il massaggio sportivo: cos'è, quando e perché utilizzarlo

il massaggio sportivo pre-gara post-gara

I microtraumi dello sportivo

L’apparato muscolo-scheletrico di un atleta può essere colpito, con una certa frequenza, da disturbi, sia acuti che cronici. Questi ultimi agiscono con un meccanismo cumulativo, interessando di volta in volta le strutture ossee, quelle articolari e periarticolari (muscoli, tendini, legamenti…) su cui generano traumi di piccola entità. Questi microtraumi, se sommati, possono comunque generare squilibri e patologie importanti che possono compromettere anche seriamente l’attività sportiva.

L’origine di questa tipologia di lesioni è legata alla ripetizione di alcuni gesti tipici del dato sport (microtraumi ripetuti) che espone gli atleti ad un rischio traumatico e ad usura notevole.

In questo senso l’atleta risulta essere un soggetto particolarmente bisognoso di costanti e specifiche attenzioni volte a manutenere al meglio le proprie risorse fisiche e la terapia manuale risulta un efficacissimo alleato nel perseguire questo obiettivo, soprattutto nella combinazione degli effetti specifici di diverse tecniche.

Il massaggio sportivo

In particolare, il massaggio sportivo è una tecnica del massaggio classico mirata a migliorare ed efficientare l’attività sportiva.

Per questo motivo, la terapia “segue” il paziente sportivo nella sua attività:

  • tra le sessioni di allenamento
  • prima e dopo la gara
  • nell’eventuale fase riabilitativa post trauma

I benefici del massaggio sportivo sono molteplici:

  • riduzione dell’affaticamento muscolare
  • eliminazione delle scorie metaboliche
  • ripristino dell’elasticità tissutale
  • prevenzione dei traumi e dei postumi da affaticamento
  • ripristino della corretta funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico
  • ripristino dell’omeostasi corporea
  • gestione delle lesioni indirette
  • accelerazione dei tempi di recupero

Il massaggio pre-gara

Il massaggio pre-gara ha l’obiettivo di preparare i muscoli all’intensa attività cui saranno sottoposti durante la prestazione sportiva, riscaldandoli e rendendoli così più facilmente eccitabili.
Questa pratica non sostituisce il riscaldamento, bensì si affianca ad esso con l’obiettivo di massimizzare l’effetto preparatorio sui muscoli.

Il massaggio di scarico

Il massaggio sportivo cosiddetto “di scarico” è da praticarsi nelle situazioni di grande affaticamento, quando i muscoli vengono resi particolarmente tonici da allenamenti molto intensi.
Si interviene in questo caso sugli strati più profondi della muscolatura, al fine di eliminare fibrosità, drenare i tessuti e riattivare adeguatamente la circolazione periferica.

Il massaggio post gara

Il massaggio post gara si effettua subito dopo una competizione sportiva per aiutare l’atleta ad accelerare il recupero muscolare, eliminando sostanze di scarto dei processi metabolici che risultano irritanti per i tessuti.

Le manovre, in questo caso, sono molto lente ma non troppo profonde, volte a favorire il rilassamento e la sedazione muscolare e generale (in alcuni casi potrebbe essere preferibile eseguire un trattamento di Drenaggio Linfatico Manuale).

L’intervento in maggior profondità viene rimandato almeno al giorno seguente (fino a 48 ore dopo), per agevolare il recupero, accelerare lo smaltimento della fatica ed evitare la comparsa dei DOMS (acronimo di Delayed Onset Muscle Soreness, ovvero l’indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata).

In caso di crampi muscolari e affaticamento

Nel caso in cui l’atleta sia stato colpito da crampi o sia molto affaticato, il massaggio deve essere leggero e di breve durata per poi passare a tecniche più profonde sulle fibre muscolari.

In questo caso, l’azione del massaggio ha lo scopo di:

  • ridurre il senso di stanchezza e di pesantezza fisica
  • rilassare e decontrarre i vari gruppi muscolari
  • favorire il drenaggio venoso e linfatico
  • favorire di conseguenza il riassorbimento i cataboliti prodotti dallo sforzo
  • migliorare l’apporto di sangue arterioso e la conseguente ossigenazione dei tessuti
  • creare indirettamente un piacevole effetto di rilascio endorfinico ed un rilassamento psico-fisico dell’atleta

Al termine del trattamento è utile che l’atleta resti ben riscaldato e coperto.

Molto utile al recupero risultano anche essere appropriati esercizi muscolari di allungamento attivo e di mobilizzazione articolare attiva/assistita, con l’assunzione di posture adeguate a massimizzare lo stiramento muscolare, senza ulteriori “microtraumi”.

L’utilizzo di oli e creme rinfrescanti è un ulteriore aiuto al recupero dell’atleta.

A distanza di 24-48 ore è possibile effettuare una nuova seduta, con manovre profonde e con esercizi e mobilizzazioni attive/assistite.
Questa tipologia di massaggio consente all’atleta un recupero più veloce ed una più rapida ripresa dei suoi allenamenti.

Terapia dell’acqua per un recupero più veloce

Per un recupero migliore e in tempi più brevi, è possibile utilizzare, e consigliare all’atleta, sedute di idroterapia a temperatura corporea, sauna o bagno turco.
Molto efficace risulta anche essere un leggero allenamento defaticante in piscina o a corpo libero, in forma leggera.

Perle di salute – Idroterapia a contrasto

Per ridurre i livelli di affaticamento e il rischio di lesioni che l’allenamento sportivo comporta, le sessioni di recupero dovrebbero essere accompagnate da adeguate terapie fisiche e manuali che mettano lo sportivo in grado di ridurre dolore e processi di infiammazione generati dall’allenamento.
A questo scopo potrebbe essere utile riferirsi alle indicazioni dell’idrobalneoterapia che prevede tecniche facilmente adottabili anche al proprio domicilio: per gli sportivi potrebbe risultare particolarmente utile l’idroterapia a contrasto, ovvero immersioni in acqua calda (38°C ca) seguite da immersioni in acqua fredda (15°C ca).

L’alterazione delle temperature, che genera vasodilatazione e poi vasocostrizione, aumenta la circolazione sanguigna e linfatica, migliorando il funzionamento del sistema circolatorio e riducendo i processi infiammatori.

Alcune ricerche hanno dimostrato come questa terapia abbia risultati superiori al recupero passivo o al riposo dopo l’allenamento.