Kinesio Taping: cerotto e terapia

Il kinesio tape è una realtà ormai diffusa … dalle Olimpiadi, ai calciatori professionisti, ai ballerini, ai nostri pazienti!
Saperlo utilizzare ed applicare in maniera corretta è una strategia terapeutica assolutamente utile per trattare, prevenire o contenere i dolori e i disturbi muscolo-scheletrici.

A cosa serve il kinesio tape?

Il kinesio tape è un nastro, un cerotto adesivo elastico, privo di farmaci, che si applica sulla cute del paziente, in corrispondenza di un muscolo, tendine o legamento sede della disfunzione.

Attraverso una modulazione della tensione con cui si applica e la sua direzione, si possono indurre diverse risposte rispetto ai tessuti del paziente: rilasciamento muscolare su muscoli contratti, facilitazione muscolare sui muscoli flaccidi, diminuzione veloce del dolore locale muscolare e fasciale, drenaggio linfatico e riassorbimento veloce ematomi.

Perché si usa il kinesio tape?

Il kinesiotaping viene utilizzato come completamento delle terapie classiche, per rinforzare e prolungare gli effetti del trattamento tradizionale e, talvolta, anche come unica arma terapeutica in fase acuta, sicura ed efficace

Dolore alla mano e Sindrome del Tunnel Carpale

Se l’evoluzione ha permesso all’uomo di alzarsi in piedi e liberare le mani, così dar poter costruire attrezzi, scrivere, accarezzare e modellare il mondo secondo le proprie necessità, la vita contemporanea costringe le mani a compiere azioni innaturali, ad avere posture e posizioni sbagliate.
Così le nostre mani si ammalano, si addormentano di giorno e ci tengono svegli la notte con formicolii e dolori: questi possono essere i segnali di una Sindrome del Tunnel Carpale (STC), che altro non è che una compressione, più o meno reversibile, a carico di un nervo: il nervo Mediano.

A seconda del grado di compressione, si distingue una sintomatologia iniziale caratterizzata da parestesie (formicolii, dolori simili a punture di spilli o aghi), a carico del palmo della mano. Quando i sintomi peggiorano, è possibile che il dolore si irradi anche all’avambraccio e si abbia una perdita di sensibilità alle dita e di forza della mano.

La Sindrome del Tunnel Carpale può colpire chiunque, ma è più frequente nei pazienti in età medio avanzata e nelle donne, verosimilmente riconducibile a cause ormonali.
Tuttavia, l’uso diffuso dei computer in ambito lavorativo, che ha permesso da una parte la velocizzazione della battitura con conseguente sovrautilizzo degli arti superiori, delle dita e all’assunzione di posizioni incongrue, ha purtroppo contribuito ad incrementare lo sviluppo delle Sindromi da intrappolamento, come la STC appunto.

Riequilibrare le tensioni a carico dell’arto superiore, ed in particolare del polso, diventa quindi una necessità nella prevenzione di questo disturbo, sempre più diffuso tra i nostri pazienti!

Il massaggio sportivo: cos'è, quando e perché utilizzarlo

il massaggio sportivo pre-gara post-gara

I microtraumi dello sportivo

L’apparato muscolo-scheletrico di un atleta può essere colpito, con una certa frequenza, da disturbi, sia acuti che cronici. Questi ultimi agiscono con un meccanismo cumulativo, interessando di volta in volta le strutture ossee, quelle articolari e periarticolari (muscoli, tendini, legamenti…) su cui generano traumi di piccola entità. Questi microtraumi, se sommati, possono comunque generare squilibri e patologie importanti che possono compromettere anche seriamente l’attività sportiva.

L’origine di questa tipologia di lesioni è legata alla ripetizione di alcuni gesti tipici del dato sport (microtraumi ripetuti) che espone gli atleti ad un rischio traumatico e ad usura notevole.

In questo senso l’atleta risulta essere un soggetto particolarmente bisognoso di costanti e specifiche attenzioni volte a manutenere al meglio le proprie risorse fisiche e la terapia manuale risulta un efficacissimo alleato nel perseguire questo obiettivo, soprattutto nella combinazione degli effetti specifici di diverse tecniche.

Il massaggio sportivo

In particolare, il massaggio sportivo è una tecnica del massaggio classico mirata a migliorare ed efficientare l’attività sportiva.

Per questo motivo, la terapia “segue” il paziente sportivo nella sua attività:

  • tra le sessioni di allenamento
  • prima e dopo la gara
  • nell’eventuale fase riabilitativa post trauma

I benefici del massaggio sportivo sono molteplici:

  • riduzione dell’affaticamento muscolare
  • eliminazione delle scorie metaboliche
  • ripristino dell’elasticità tissutale
  • prevenzione dei traumi e dei postumi da affaticamento
  • ripristino della corretta funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico
  • ripristino dell’omeostasi corporea
  • gestione delle lesioni indirette
  • accelerazione dei tempi di recupero

Il massaggio pre-gara

Il massaggio pre-gara ha l’obiettivo di preparare i muscoli all’intensa attività cui saranno sottoposti durante la prestazione sportiva, riscaldandoli e rendendoli così più facilmente eccitabili.
Questa pratica non sostituisce il riscaldamento, bensì si affianca ad esso con l’obiettivo di massimizzare l’effetto preparatorio sui muscoli.

Il massaggio di scarico

Il massaggio sportivo cosiddetto “di scarico” è da praticarsi nelle situazioni di grande affaticamento, quando i muscoli vengono resi particolarmente tonici da allenamenti molto intensi.
Si interviene in questo caso sugli strati più profondi della muscolatura, al fine di eliminare fibrosità, drenare i tessuti e riattivare adeguatamente la circolazione periferica.

Il massaggio post gara

Il massaggio post gara si effettua subito dopo una competizione sportiva per aiutare l’atleta ad accelerare il recupero muscolare, eliminando sostanze di scarto dei processi metabolici che risultano irritanti per i tessuti.

Le manovre, in questo caso, sono molto lente ma non troppo profonde, volte a favorire il rilassamento e la sedazione muscolare e generale (in alcuni casi potrebbe essere preferibile eseguire un trattamento di Drenaggio Linfatico Manuale).

L’intervento in maggior profondità viene rimandato almeno al giorno seguente (fino a 48 ore dopo), per agevolare il recupero, accelerare lo smaltimento della fatica ed evitare la comparsa dei DOMS (acronimo di Delayed Onset Muscle Soreness, ovvero l’indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata).

In caso di crampi muscolari e affaticamento

Nel caso in cui l’atleta sia stato colpito da crampi o sia molto affaticato, il massaggio deve essere leggero e di breve durata per poi passare a tecniche più profonde sulle fibre muscolari.

In questo caso, l’azione del massaggio ha lo scopo di:

  • ridurre il senso di stanchezza e di pesantezza fisica
  • rilassare e decontrarre i vari gruppi muscolari
  • favorire il drenaggio venoso e linfatico
  • favorire di conseguenza il riassorbimento i cataboliti prodotti dallo sforzo
  • migliorare l’apporto di sangue arterioso e la conseguente ossigenazione dei tessuti
  • creare indirettamente un piacevole effetto di rilascio endorfinico ed un rilassamento psico-fisico dell’atleta

Al termine del trattamento è utile che l’atleta resti ben riscaldato e coperto.

Molto utile al recupero risultano anche essere appropriati esercizi muscolari di allungamento attivo e di mobilizzazione articolare attiva/assistita, con l’assunzione di posture adeguate a massimizzare lo stiramento muscolare, senza ulteriori “microtraumi”.

L’utilizzo di oli e creme rinfrescanti è un ulteriore aiuto al recupero dell’atleta.

A distanza di 24-48 ore è possibile effettuare una nuova seduta, con manovre profonde e con esercizi e mobilizzazioni attive/assistite.
Questa tipologia di massaggio consente all’atleta un recupero più veloce ed una più rapida ripresa dei suoi allenamenti.

Terapia dell’acqua per un recupero più veloce

Per un recupero migliore e in tempi più brevi, è possibile utilizzare, e consigliare all’atleta, sedute di idroterapia a temperatura corporea, sauna o bagno turco.
Molto efficace risulta anche essere un leggero allenamento defaticante in piscina o a corpo libero, in forma leggera.

Perle di salute – Idroterapia a contrasto

Per ridurre i livelli di affaticamento e il rischio di lesioni che l’allenamento sportivo comporta, le sessioni di recupero dovrebbero essere accompagnate da adeguate terapie fisiche e manuali che mettano lo sportivo in grado di ridurre dolore e processi di infiammazione generati dall’allenamento.
A questo scopo potrebbe essere utile riferirsi alle indicazioni dell’idrobalneoterapia che prevede tecniche facilmente adottabili anche al proprio domicilio: per gli sportivi potrebbe risultare particolarmente utile l’idroterapia a contrasto, ovvero immersioni in acqua calda (38°C ca) seguite da immersioni in acqua fredda (15°C ca).

L’alterazione delle temperature, che genera vasodilatazione e poi vasocostrizione, aumenta la circolazione sanguigna e linfatica, migliorando il funzionamento del sistema circolatorio e riducendo i processi infiammatori.

Alcune ricerche hanno dimostrato come questa terapia abbia risultati superiori al recupero passivo o al riposo dopo l’allenamento.

Ti fischiano le orecchie? Intervento con la MTC in caso di acufene

Acufene, tinnito e er ming

Senti dei suoni? Si chiamano acufeni o tinnito, oppure, come detto in Medicina Tradizionale Cinese, er mingorecchie che cantano come cicale”.

Il tinnitus è la percezione di un suono, spesso assimilabile ad un fischio, senza cause esterne. E’ un disturbo abbastanza frequente, si stima riguardi circa il 10% della popolazione.
Spesso ci si convive per la difficoltà di ottenere una corretta diagnosi e l’istituzione di un’adeguata terapia. In alcuni casi l’intensità dell’acufene è particolarmente rilevante da risultare invalidante.

Sia che tu senta dei ronzii, dei campanelli o delle cascate, sia che i suoni sembrino sibili, fruscii o uno stridore, che si manifestino in modo costante oppure intermittente, che siano deboli o forti, esiste un trattamento energetico mirato al sollievo dei sintomi dell’acufene.

I canali energetici coinvolti

Tutte le medicine tradizionali dell’area asiatica offrono il trattamento dei canali, o meridiani energetici, che servono per la funzionalità uditiva. Conoscere il decorso e la modalità di trattamento di questi canali è importante per dare un sostegno a chi soffre di fischi alle orecchie e in caso di principio di sordità.

Bisogna far circolare l’energia nei canali dell’area, per esempio con uno dei punti cardine che si chiama proprio èrmen, siglato in Medicina Tradizionale Cinese TR21, affiancato da altri due punti fondamentali: SI19 e GB2.

La condizione energetica associata agli acufeni

Inoltre, si deve porre diagnosi energetica differenziata, distinguendo le forme da Vuoto da quelle da Pienezza, così da dare il giusto sostegno agli organi coinvolti nella disfunzione.

La diagnosi differenziale permette di distinguere tra le forme di acufene dovute ad una carenza di energia “corretta” e le forme d’acufene dovute a fattore patogeno, partendo proprio dal tipo di fischio accusato. Ogni tinnito è diverso dagli altri e la Medicina Tradizionale Cinese ci aiuta a distinguere gli acufeni sulla base delle loro caratteristiche.

Acufene da deficit

L’acufene a bassa frequenza, il ronzio debole, con peggioramento nel tardo pomeriggio o la sera, oppure quando si è stanchi, denota un acufene da Deficit.

Acufene da eccesso

Acufene acuto come un fischio e di durata breve? Siamo nel campo degli Eccessi.
Il meridiano Yáng Wéi Mài è un Meridiano Straordinario, influenza le orecchie e può essere utilizzato per quelle condizioni dovute alla “salita del Fuoco del Fegato” oppure per le malattie dell’orecchio provocate da uno squilibrio della Vescicola Biliare, come l’otorrea da Umidità-Calore.

Risulta molto importante trovare il trattamento adeguato che venga in  aiuto a chi soffre di acufene perché il fastidio procurato può, a sua volta, provocare altri sintomi come mal di testa, ansia, disturbi del sonno e della concentrazione.

Ritenzione idrica e drenaggio dei liquidi

Ti è mai capitato, togliendo il calzino o i pantaloni stretti, di vedere un segno sulla gamba? Oppure di sentire le gambe pesanti, stanche e gonfie anche senza realmente vedere un aumento di volume?

Idratazione corporea e il segno sospetto

Con il caldo estivo sempre più persone raccontano di questi segni o sensazioni. Spesso sono trascurati, ma in realtà ci danno un indizio sulla nostra salute, in particolare sulla nostra idratazione.

L’acqua è un elemento fondamentale per la nostra composizione corporea. I liquidi corrispondono circa dalla metà ai due terzi del nostro peso: per essere più precisi circa il 55% nella donna, il 60 % nell’uomo, e circa il 70% nel bambino.
Questa acqua si trova ovviamente distribuita in tutti i liquidi corporei, e anche nei tessuti, in particolar modo in quello muscolare (presente maggiormente nell’uomo, per questo l’uomo ha una percentuale più alta).

I liquidi corporei si trovano sia all’interno delle cellule che nell’interstizio (lo spazio tra le cellule) e dovrebbero essere distribuiti in maniera precisa in questi spazi. Se accumuliamo liquidi nell’interstizio (extracellulare) andiamo incontro alla formazione di edema, cioè il gonfiore, sintomo cardine della ritenzione idrica.

La ritenzione idrica e le abitudini sbagliate

La ritenzione idrica è un disturbo molto diffuso e colpisce sia uomini che donne, ma principalmente quest’ultime.

Le cause di questo disturbo possono essere diverse: patologie cardiache, renali, linfatiche, infiammazioni e anche reazioni allergiche.
Ma la maggior ragione per cui si presenta questo disturbo sono le abitudini sbagliate:
  • abiti stretti
  • scorretta idratazione
  • vita sedentaria
  • consumo eccessivo di sale e di sostanze alcoliche

possono causare ritenzione di liquidi.

A volte, migliorando questi aspetti può essere utile alla risoluzione del problema.

In alcuni casi, nonostante tante accortezze, il problema persiste. Risulta necessario intervenire in maniera più mirata e decisa, per evitare peggioramenti. Infatti, la ritenzione di liquidi può causare un vero e proprio edema, diventando una patologia che prende il nome di linfedema o flebedema. In questi casi, l’intervento con trattamenti di drenaggio linfatico manuale risulta molto utile.

Il Drenaggio Linfatico per combattere la ritenzione

Il Drenaggio Linfatico Manuale è una tecnica di massaggio delicata e avvolgente che riesce, tramite le sue manovre, a eliminare i liquidi in eccesso facendoli riassorbire tramite il sistema linfatico.
Questa particolare tipologia di massaggio è quella maggiormente indicata per:

  • eliminare la ritenzione di liquidi
  • il trattamento di edemi traumatici o linfatici
  • il trattamento della temutissima cellulite

tutte disfunzioni caratterizzate da uno squilibrio idrico e dal malfunzionamento del sistema di riassorbimento.

Una causa frequente di ritenzione è la cattiva circolazione periferica, che si può evidenziare tramite la presenza di ematomi o di piccoli capillari, visibili sulla cute specie a livello degli arti inferiori, chiamati teleangectasie.
Questi ultimi sono dovuti alla dilatazione dei vasi capillari sanguigni, che quindi diventano maggiormente permeabili e tendono a rilasciare grandi quantità di liquidi nell’interstizio, riprendendone sempre meno.
Anche in questo caso, il drenaggio linfatico aiuta il microcircolo, eliminando i liquidi in eccesso dall’interstizio e prevenendo la formazione di nuove teleangectasie.

Un semplice test

Possiamo provare a capire la gravità del problema facendo un semplice test, comprimendo la zona dello stinco, a livello della tibia (l’osso che troviamo facilmente nella porzione di gamba che va dal ginocchio alla caviglia).
Proprio sopra la sporgenza ossea, facciamo una pressione con il dito, per circa una decina di secondi.
Se al termine di questa pressione rimane una fossetta sulla cute (segno della Fovea, vedi immagine), è il caso di chiedere un consulto presso il nostro terapista per una seduta di drenaggio linfatico manuale.

Il linfodrenaggio risulta essere utile anche quando non si evidenziano dei segni così importanti: anche un semplice segno del calzino o  la sensazione di gonfiore sono dei campanelli d’allarme da non trascurare.
Intervenendo in questo stadio, è possibile contenere il problema ed addirittura risolverlo, senza arrivare ad avere la sgradevole sintomatologia descritta in precedenza.

Perle di Salute: alimentazione e attività sportiva

Per eliminare i liquidi in eccesso, oltre al linfodrenaggio può essere utile seguire una corretta idratazione ed alimentazione, riducendo il sale e i prodotti alcolici.

Inoltre, diventa importante svolgere con regolarità attività fisica, in base alle proprie possibilità, preferendo l’attività aerobica, che comporta sforzi di bassa intensità, ma mantenuti per un lungo periodo.
Gli sport consigliati sono: le lunghe camminate (almeno 45 minuti), il nuoto e il movimento in acqua (per esempio acquagym).

Il dolore al gomito: il gomito del tennista e del golfista

Il più famoso disturbo del gomito è quello del tennista anche noto come epicondilite, o gomito del tennista.
Meno conosciuto, ma ugualmente diffuso è “suo fratello”: il gomito del golfista o epitrocleite.
Queste patologie causano dolore ed infiammazione a carico di diverse zone del gomito.
Nonostante la notorietà gli derivi dall’affliggere tipicamente alcune categorie di sportivi, i dolori al gomito possono colpire chiunque, sportivo e non.

Sintomi del dolore al gomito

I sintomi tipici sono dolore e rigidità a carico dell’articolazione del gomito e delle sue sporgenze ossee.
In casi particolarmente severi, si riscontra spesso debolezza persino nello stringere la mano, causando quindi difficoltà nelle attività quotidiane della vita, nel lavoro e nello sport.

Possibili cause del dolore al gomito

Le cause dell’epicondilite sono molteplici e vanno ricercate in disequilibri nelle articolazioni del gomito stesso, ma anche di polso e spalla!
Naturalmente, per quanto riguarda gli sportivi i difetti nella preparazione tecnico-atletica e l’utilizzo di attrezzature non idonee possono far precipitare la situazione.
Nella popolazione non sportiva, i fattori aggravanti possono essere un’erronea postazione di lavoro o l’utilizzo di uno strumento, come il mouse, non ergonomico.

La terapia manuale nel trattamento del dolore al gomito

Con la Terapia Manuale è possibile valutare la tipologia e il grado della disfunzione e, attraverso tecniche di mobilizzazione e massoterapia, riequilibrare il complesso articolare del gomito, prevenendo e curando il dolore al gomito.

La nevralgia del trigemino: cos’è, sintomi e trattamento con la riflessologia plantare

Il nervo Trigemino: cos’è

Il Nervo Trigemino è il quinto paio di nervi cranici dei dodici presenti nel corpo umano.
Costituisce un singolare complesso anatomico con una componente sensitiva tra le più articolate, in virtù della varietà di connessioni presenti all’interno della faccia.
Cornea, mucose nasali e paranasali, tessuti mucogengivali della bocca, lingua e polpa dentaria, muscoli masticatori, articolazione temporomandibolare, cute del volto, compongono una consistente quota di stimoli che giungono alla parte corticale del cervello e l’interconnessione con altri nervi cranici come il Glossofaringeo (IX) e il Vago (X) fanno sì che la quantità di stimoli legati a quest’area e danni alla trasmissione degli stessi, possono condurre a effetti più gravi rispetto ad altri distretti.

Tutta questa descrizione suggerisce i meccanismi del comune dolore acuto che si può verificare.

Anatomicamente il nervo trigemino si divide in tre branche principali:

  • la branca oftalmica che innerva prevalentemente la zona sopra le orbite degli occhi;
  • la branca mascellare che innerva la zona della mandibola e la branca mandibolare quella della mandibola.

La nevralgia del Trigemino: cause e incidenza

La nevralgia del trigemino è una sindrome dolorosa di tipo cronico a carico del nervo Trigemino. L’incidenza di tale patologia è stimata in circa 1/10.000 pazienti, anche se i numeri veri potrebbero essere significativamente maggiori per via di diagnosi frequentemente errate.
La fascia di età maggiormente interessata dal disturbo è quella degli over 50, prediligendo le donne.
La nevralgia provoca l’insorgenza di forte dolore nelle aree del volto innervate dal nervo trigemino, cioè: fronte, occhio, orecchio, naso, regione anteriore del cuoio capelluto, mento, bocca e mandibola.

La nevralgia del trigemino si manifesta con acuti attacchi di dolore, delle vere crisi di solito di breve durata (1-2 minuti), ma sono molto intensi e compaiono senza alcun preavviso.
La precisa causa della nevralgia del trigemino è ancora sconosciuta. Una delle ipotesi più attendibili, sarebbe la compressione del nervo trigemino esercitata da uno dei vasi sanguigni che vi scorrono accanto, alterando l’invio di segnali anomali al cervello.
Particolari condizioni patologiche legate all’invecchiamento come: le malattie del sistema nervoso centrale (sclerosi multipla), lesioni cerebrali, traumi, anomalie dei vasi sanguigni (aneurismi), infezioni (herpes zoster con nevralgia post-erpetica) ecc.

Manifestazione della nevralgia

Spesso convivere con la nevralgia del trigemino può risultare alquanto difficile, specie quando la sintomatologia è intensa e i rimedi terapeutici sono poco efficaci, portando a quadri di depressione e disperazione, addirittura in casi di estrema intensità al suicidio.
Gli attacchi dolorosi di nevralgia del trigemino possono interessare una o più delle tre branche; più frequentemente risultano coinvolte la branca mascellare e quella mandibolare, da sole oppure in combinazione. Soltanto una piccola parte dei soggetti colpiti da nevralgia del trigemino riferisce di dolori alla branca oftalmica.
La parte del volto che risulta colpita con più frequenza è la destra.
Alcuni soggetti possono avvertire dolore sia a destra che a sinistra, ma è rarissimo che la sensazione dolorosa si manifesti contemporaneamente in entrambe le parti.

Cura e trattamento della nevralgia del nervo Trigemino

La cura della nevralgia del Trigemino può essere farmacologica e/o chirurgica.

La terapia farmacologica consiste nell’uso di farmaci spesso usati anche per le crisi di epilessia. La cura si basa sulla loro regolare e disciplinata assunzione. Circa la metà dei casi non tollera i farmaci o non sono efficaci, quindi si deve ricorrere al trattamento chirurgico.

La terapia chirurgica consiste in alcune procedure percutanee, oggi poco invasive.
In alcuni casi si può ricorrere alla radiochirurgia, seppur risulti meno efficace rispetto al trattamento chirurgico.

Al di là di una corretta diagnosi, è necessario ricercare la causa della nevralgia per rendere qualunque terapia più efficace.

La capacità “diagnostica” di una tecnica naturale come la riflessologia plantare è praticamente sconosciuta; anche gli operatori stessi non sempre ne comprendono la potenzialità, probabilmente perché nel loro percorso formativo non hanno avuto un metodo che ha adeguatamente sviluppato il vero “check-up riflessologico”.
Grazie ad una buona tecnica riflessologica è possibile indagare circa le origini di questo disturbo, rendendo i trattamenti riflessologici più efficaci. La nevralgia del Trigemino è annoverata tra le patologie che la riflessologia cura con efficacia.

Perle di Salute – Interventi naturali

Con una terapia naturale si possono utilizzare localmente olio o infuso di sambuco, vetiver, enotera, pepe di cayenna o arnica.
Generalmente d’inverno è meglio proteggere il volto con una sciarpa, il freddo spesso scatena le crisi, anche se ad alcuni invece è proprio una borsa del ghiaccio ad attenuare il dolore, altri la borsa dell’acqua calda.

Metodi di terapia naturale come la riflessologia plantare e/o facciale, in modo complementare, possono supportare l’efficacia della medicina convenzionale.


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Sciatalgia: sintomi, cause e terapie

Sciatalgia: di cosa si tratta

Con il termine sciatalgia viene indicato un dolore che la persona avverte lungo il territorio innervato dal nervo sciatico (vedi figura a lato).

Il nervo sciatico è un nervo spinale, ossia origina dalla colonna vertebrale; in particolare appartiene a quei nervi della regione lombare che si dirigono verso l’arto inferiore innervandolo al fine di controllarne movimenti e sensibilità.

 

Sciatica o sciatalgia: sintomi e complicazioni

I sintomi peculiari di una sciatica sono un dolore che origina nella colonna lombare e che si estende o si irradia generalmente alla regione glutea, alle parti posteriori e talvolta anche anteriori o laterali, della coscia, della gamba e del piede.

I sintomi non si limitano solo al dolore ma possono comprendere disturbi della sensibilità, la quale può essere:

  • aumentata, perciò si parla di iperestesia
  • diminuita (ipoestesia)
  • disturbata: pertanto il paziente può percepire, nel territorio dello sciatico, sensazioni tipo formicolio, bruciori, sensazioni di punture di spillo, etc…

Questi disturbi di tipo percettivo cadono sotto il nome di disestesie o parestesie.

In alcuni casi  si può arrivare alla completa mancanza di sensibilità in parte od in tutto il territorio del nervo sciatico. In queste situazioni si parla di anestesia.

Altri sintomi, decisamente più gravi, possono riguardare la forza, la quale può diminuire sino alla perdita totale; in questo caso si parla di paralisi dei muscoli innervati dallo sciatico.
Il paziente può manifestare una difficoltà/impossibilità a rimanere o camminare in punta di piedi, sui talloni o manifestare una zoppia o uno “steppage”, ossia un cammino caratterizzato dal dover sollevare in modo eccessivo il piede dal pavimento poiché non più funzionanti i muscoli che sollevano la punta del piede.

Principali cause della sciatalgia

Solitamente le cause che provocano una sciatalgia sono da ricondurre ad una compressione del nervo sciatico in un punto del suo percorso.

Molto spesso questa compressione avviene a livello lombare, presso le strutture dalle quali origina; queste vengono chiamate “radici”.

Le cause più frequenti comprendono:

  • erniazione (figura) del disco intervertebrale
  • artrosi complicata dalla presenza di particolari sporgenze ossee (osteofiti) che si generano vicino alle radici dello sciatico comprimendolo
  • restringimento del canale vertebrale (stenosi spinale).

 

Altre cause possono essere problematiche legate alla mobilità delle articolazioni della colonna lombare o a carico dell’articolazione fra sacro e bacino (articolazione sacro-iliaca), oppure patologie reumatiche.

 

Persino i muscoli possono provocare un dolore di tipo sciatico, in particolare il muscolo piriforme (figura), i muscoli piccolo e medio gluteo ed i muscoli posteriori della coscia.
Questi muscoli possono essere semplicemente induriti o contratti, oppure possono ospitare dei “trigger point”, ossia dei punti grilletto miofasciali che fra le loro caratteristiche hanno quelle di proiettare il dolore a distanza e vanno opportunamente trattati.

Valutazione e terapia della sciatica

Come si può comprendere facilmente, la sciatalgia è un disturbo piuttosto complesso e che interessa parecchie strutture, dalla zona lombare sino al piede.
Quindi, al fine di impostare la cura migliore è essenziale una corretta diagnosi.

Oltre alla valutazione clinica del medico (soprattutto ortopedico, reumatologo, anestesista, neurologo o neurochirurgo), i mezzi diagnostici strumentali normalmente utilizzati vanno dalla semplice radiografia alla  TC, alla Risonanza Magnetica sino ad un esame della funzionalità del nervo chiamato Elettro-Mio-Grafia (EMG).

Le terapie, a seconda della gravità, si dividono essenzialmente in:

  • chirurgiche
  • conservative

Fra quelle conservative, una menzione particolare la si deve alle terapie manuali, e nello specifico all’osteopatia, che, quando indicata, può  apportare rapidi benefici, migliorando il dolore, la mobilità del paziente ed infine la qualità della vita del paziente.
L’osteopatia consta di tecniche manuali che si rivolgono sia ai tessuti molli che alle articolazioni, ripristinandone l’equilibrio funzionale.

Recenti studi scientifici incoraggiano inoltre a ricorrere all’agopuntura in caso di sciatalgia, dato gli ottimi risultati in termini di efficacia e l’assenza di effetti collaterali.

Perle di Salute – Sciatica e autotrattamento

Quando siamo in presenza di un dolore in regione glutea di origine muscolare, è spesso utile eseguire un autotrattamento con una pallina da tennis, secondo le seguenti indicazioni:

  • Sdraiati e individua il punto dolente nei tuoi glutei o sulla schiena.
  • Posiziona la palla da tennis in quel punto.
  • Rilassati e muovi lentamente la palla con il tuo corpo.
  • Premi la palla sul punto prescelto per 30-60 secondi o fino a quando il dolore inizia ad attenuarsi.

La terapia dell'acqua

L’acqua è uno strumento valido per aiutare ognuno a ritrovare consapevolezza del proprio corpo, poiché aiuta a porre attenzione su alcuni effetti che gli stimoli provocano in noi e, da qui, procedere per migliorare alcune delle sue fisiologiche funzioni.

La cura dell’acqua, come tradizionalmente intesa e poi più recentemente rifondata a partire da Kneipp in poi, è più di un semplice ciclo di trattamenti complementari ad altre tecniche, è un vero e proprio stile di vita in cui il soggetto paziente è altamente responsabilizzato nell’assunzione della cura quotidiana del proprio stato di salute.

La maggior parte delle applicazioni consigliate possono essere facilmente riprodotte e personalizzate a seconda del grado di intensità degli effetti che vogliamo indurre e adeguabili alle condizioni e possibilità di reazione della persona; i benefici sulla regolazione dei processi che guidano il corpo sono sempre più evidenti.

Come terapisti contemporanei possiamo riprendere alcune delle indicazioni delle tecniche idroterapiche (tradizionali e della recente trasposizione in chiave scientifica) di questa affascinante disciplina come coadiuvanti delle tecniche manuali e come utili consigli di igiene quotidiana da proporre ai nostri pazienti.

Sfruttando le capacità chimiche, meccaniche e termiche dell’acqua è possibile definire il percorso di trattamento più adatto per la gestione di alcune tra le più comuni patologie, combinando in maniera adeguata uno o più delle reazioni causate da questi stimoli, dosando accuratamente la somministrazione nel tempo e nell’intensità.

Dentizione e Terapia Craniosacrale

Le disfunzioni craniche possono influenzare la posizione dei denti e perciò un’accurata ispezione della dentatura può, di riflesso, fornire numerose informazioni riguardanti la condizione del cranio.

Lo sviluppo della forma delle arcate dentarie e del volto è significativamente influenzato anche dalla muscolatura che le circonda, internamente ed esternamente (le ossa del bambino sono ancora molto deformabili). Se, durante la crescita, questi muscoli non vengono adeguatamente stimolati, l’intero sistema potrebbe risentirne.
In questo senso, l’alimentazione riveste un’importanza assoluta: l’allattamento al seno contribuisce ad uno sviluppo armonico delle strutture ossee e condiziona positivamente la deglutizione. La suzione richiede al neonato uno sforzo che, creando pressioni notevoli all’interno del cranio, aiuta al corretto e fisiologico posizionamento delle strutture e alla gestione di eventuali lesioni.

Questo è un fattore molto importante per lo sviluppo del sistema craniomandibolare in generale.

Intorno al quinto anno di vita comincia il riassorbimento della prima dentizione: si formano diastasi fisiologiche (soprattutto tra gli incisivi) per creare spazio sufficiente per la dentizione permanente. Questo momento presenta un’alta variabilità temporale riguardante la sequenza tipica di comparsa dei denti.
Parallelamente allo sviluppo dei denti avviene una crescita coordinata delle lunghezze delle arcate dentali, delle ossa del palato e, conseguentemente, di altre ossa del cranio a queste relazionate.

Le terapie manuali, e nello specifico la Terapia Cranio Sacrale, consentono un monitoraggio di tutti quegli elementi chiave che possono determinare la salute della dentizione, prevenire e ridurre eventuali disfunzioni presenti, soprattutto se cominciate già in tenera età

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