Ti fischiano le orecchie? La Medicina Cinese in caso di acufene

acufene e medicina cinese

Acufene, tinnito e er ming

Senti dei suoni? Si chiamano acufeni o tinnito, oppure, come detto in Medicina Tradizionale Cinese, er ming “orecchie che cantano come cicale”.

Il tinnitus è la percezione di un suono, spesso assimilabile ad un fischio, senza cause esterne. E’ un disturbo abbastanza frequente, si stima riguardi circa il 10% della popolazione.
Spesso ci si convive per la difficoltà di ottenere una corretta diagnosi e l’istituzione di un’adeguata terapia. In alcuni casi l’intensità dell’acufene è particolarmente rilevante da risultare invalidante.
Sia che tu senta dei ronzii, dei campanelli o delle cascate, sia che i suoni sembrino sibili, fruscii o uno stridore, che si manifestino in modo costante oppure intermittente, che siano deboli o forti, esiste un trattamento energetico mirato al sollievo dei sintomi dell’acufene.

Approccio della Medicina Tradizionale Cinese

Tutte le medicine tradizionali dell’area asiatica si concentrano sul trattamento dei canali, o meridiani energetici, responsabili della funzionalità uditiva. Conoscere il decorso e la modalità di trattamento di questi canali è importante per sostenere chi soffre di fischi alle orecchie e in caso di principio di perdita dell’udito.
Bisogna far circolare l’energia nei canali dell’area. Uno dei punti cardine della MTC è il punto Èrmen (TR21), affiancato da SI19 e GB2, fondamentali per stimolare la circolazione dell’energia nella zona.

La condizione energetica associata agli acufeni

Inoltre, si deve porre diagnosi energetica differenziata, distinguendo le forme da Vuoto da quelle da Pienezza, così da dare il giusto sostegno agli organi coinvolti nella disfunzione.
La diagnosi differenziale permette di distinguere tra le forme di acufene dovute ad una carenza di energia “corretta” e le forme d’acufene dovute a fattore patogeno, partendo proprio dal tipo di fischio accusato.
Ogni tinnito è diverso dagli altri e la Medicina Tradizionale Cinese ci aiuta a distinguere gli acufeni sulla base delle loro caratteristiche.

Acufene da Vuoto

Si tratta dell’acufene a bassa frequenza, il ronzio debole, con peggioramento nel tardo pomeriggio o la sera, oppure quando si è stanchi. Tipico dei deficit di energia, richiede un sostegno agli organi coinvolti.

Acufene da Eccesso

Acufene acuto e intenso, come un fischio, e di durata breve. Siamo nel campo degli Eccessi.
Associato a squilibri energetici, come il “Fuoco del Fegato” o disfunzioni legate a Umidità-Calore della Vescicola Biliare
Il meridiano Yáng Wéi Mài è un Meridiano Straordinario, influenza le orecchie e può essere utilizzato per quelle condizioni dovute alla “salita del Fuoco del Fegato” oppure per le malattie dell’orecchio provocate da uno squilibrio della Vescicola Biliare, come l’otorrea da Umidità-Calore.

Ogni tipo di tinnito è unico, e la MTC si distingue per la capacità di personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche specifiche del suono percepito.
Risulta molto importante trovare il trattamento adeguato che venga in  aiuto a chi soffre di acufene perché il fastidio procurato può, a sua volta, provocare altri sintomi come mal di testa, ansia, disturbi del sonno e della concentrazione.

Perle di Salute – Ritrova il silenzio interiore con l’armonia del respiro

Il respiro consapevole, praticato quotidianamente, può aiutare a calmare la mente e a ridurre l’intensità percepita dell’acufene.
Come fare:

  1. Trova un luogo tranquillo: siediti comodamente con la schiena dritta.
  2. Respira profondamente: inspira dal naso contando fino a 4, trattieni il respiro per 4 secondi e poi espira lentamente per 6-8 secondi.
  3. Visualizza il suono: immagina che il rumore nell’orecchio si dissolva dolcemente ad ogni espirazione.
  4. Punti di digitopressione: al termine, applica una lieve pressione sul punto TR21 (Èrmen) e sul punto SI19 per alcuni secondi, massaggiandoli delicatamente.

Ripetere questa pratica una o due volte al giorno può portare a un miglioramento nella percezione del tinnito, favorendo il rilassamento e una migliore gestione dello stress.

La TBS – Terapia Strategica Breve: cos’è e come funziona

terapia breve strategica

Ogni essere umano nel corso della propria vita attraversa momenti o periodi spiacevoli che provocano in lui un senso di malessere e sofferenza.
A volte, tali situazioni possono diventare sempre più difficoltose e trasformarsi, col tempo, in veri problemi. In tal caso, per superare adeguatamente i disagi, potrebbe essere utile un supporto di tipo psicologico.

E’ diffusa e radicata la convinzione che problemi e disagi che persistono da molto tempo, quali ad esempio depressione, fobie, panico, ossessioni, richiedano obbligatoriamente un trattamento terapeutico altrettanto lungo e sofferto. Non è sempre vero!

La Terapia Breve Strategica si differenzia da altri modelli terapeutici perché rappresenta un intervento breve e mirato per affrontare e risolvere le problematiche di tipo psicologico, utilizzando tecniche e tattiche molto efficaci ed efficienti.

Dove nasce la TBS – Terapia Strategica Breve

Nel 1990, con il primo libro di Giorgio Nardone e Paul Watzlawick, “L’arte del cambiamento”, diventato un bestseller della psicoterapia, nasce la moderna evoluzione della Terapia Breve Strategica.
Nel testo vengono presentati, per la prima volta, i protocolli specifici di trattamento per i disturbi fobici e ossessivo-compulsivi, delle sequenze di tattiche e manovre che, applicate durante la terapia con queste problematiche, ne favoriscono la soluzione in breve tempo.

Trent’anni di rigorosa ricerca empirico-sperimentale, portata avanti da Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, ha permesso di mettere a punto diversi protocolli di terapia specifici per specifiche patologie. Caratterizzati da estrema efficacia e rapidità di intervento, nei protocolli il rigore del problem solving si unisce all’estrema flessibilità dell’intervento, per adattare lo specifico protocollo all’unicità e originalità del singolo individuo.

Come funziona la TBS

L’intervento strategico è in grado di produrre significativi miglioramenti già a partire dalle prime sedute. Grazie all’utilizzo di tecniche sofisticate di conduzione del primo incontro (dialogo strategico) e all’utilizzo di compiti (“prescrizioni”) che il paziente dovrà mettere in pratica nell’intervallo tra le sedute.
La Terapia Strategica Breve non si occupa della ricerca delle cause dei problemi nel passato (che nessuno può cambiare), ma si focalizza sull’introdurre cambiamenti nel presente (non su perché c’è un problema, ma su come funziona il problema).
Il fine è la risoluzione del problema presentato, che costituisce l’obiettivo dell’intervento terapeutico.

La Terapia Strategica Breve nella pratica

Talvolta, per affrontare difficoltà personali nel rapporto con gli altri o nel lavoro, la soluzione che ci sembra giusta è quella di adottare una “strategia” che si è rivelata utile in un passato recente o remoto, in situazioni simili.
A volte questa soluzione funziona ma, a volte invece, le aspettative vengono deluse ed è proprio allora che si pensa di non essere stati sufficientemente incisivi nello sforzo di raggiungere uno scopo risolutivo.
Il “fare più di prima”, tuttavia, generalmente non solo non risolve le difficoltà originarie, ma le complica ulteriormente, trasformandole in un vero e proprio problema strutturato: le tentate soluzioni disfunzionali alimentano il problema, invece di risolverlo!

Con la TBS, il paziente, attraverso un intervento di tipo strategico, viene guidato a correggere questi tentativi rigidi e fallimentari di gestione della realtà, acquisendo, nel corso del trattamento, una maggiore elasticità mentale e la capacità di fronteggiare i problemi, sviluppando nei loro confronti, un più ampio ventaglio di strategie risolutive.
Si tratta pertanto di un intervento terapeutico breve e focale (circa dieci sedute), orientato ad eliminare la sintomatologia che induce il paziente a ricorrere al terapeuta, ma anche a rendere permanenti i risultati in funzione di un obiettivo ancora più importante: quello di cambiare le proprie abitudini disfunzionali, ossia tutti quegli atteggiamenti mentali che vanno ad incidere negativamente sulla vita quotidiana e di relazione.

La Terapia Breve Strategica non è quindi una terapia superficiale e sintomatica, ma si propone come una terapia radicale e duratura.

Di seguito vi propongo una breve sintesi dei risultati di efficacia dei vari protocolli di trattamento (Nardone, Balbi, 2008):

Con le parole di William Shakespeare, a Giorgio Nardone piace ricordare:
“non c’è notte che non veda il giorno”.

Un valido aiuto per dormire meglio ci viene offerto dal Training Autogeno, una tecnica di autodistensione sviluppata negli anni ’30 dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz.

Perle di Salute – Affidarsi a un professionista non è sbagliato!

Quando qualche difficoltà individuale o relazionale comincia a causarti molta insoddisfazione e sofferenza e condiziona troppo la tua vita, non esitare a chiedere un aiuto professionale!
Lo fai in tanti ambiti della tua vita: riesci bene da solo a disinfettare una piccola ferita e ad applicarvi un cerotto, però, nel caso di una lesione più profonda, vai dal chirurgo per farti mettere dei punti.
Riesci da solo a cambiare una ruota dell’auto bucata, però, nel caso di un guasto al motore, la porti dal meccanico.
Anche in quello che riguarda gli aspetti psicologici della tua vita può capitare di non riuscire a superare qualche difficoltà da solo! Anche in questo caso, puoi affidarti a un professionista.

Hot Stone Massage: storia, applicazioni e benefici del calore nella terapia

Le giornate uggiose, i primi freddi, la diminuzione delle ore di luce… oltre alle foglie che cambiano colore, caratteristiche di questa stagione sono il senso di stanchezza e il forte desiderio di restare al caldo.
Non è un caso ricercare il calore quando ci si sente stanchi, affaticati, “scarichi”. Lo abbiamo sempre fatto, fin dall’antichità: i Romani si recavano alle terme, i Nativi Americani avevano le capanne sudatorie e le donne cinesi e hawaiane erano solite distendersi su pietre laviche scaldate dal sole, pratica ancora oggi molto diffusa. Mio nonno raccontava di quando andava a dormire con un mattone riscaldato nel camino, posto sotto le coperte, facendo molta attenzione a non toccarlo.

Il calore come energia vitale e strumento di guarigione

Il calore è una fonte di energia essenziale, indispensabile per consentire le reazioni chimiche che sostengono la vita. Quando ci raffreddiamo, infatti, sentiamo naturalmente il bisogno di calore per riportare il corpo a una temperatura ottimale.
Fin dall’antichità, le persone hanno utilizzato il calore in terapia: pensiamo all’istinto di riscaldare o raffreddare una zona lesionata per alleviare il dolore o accelerare la guarigione.
Tra i metodi tradizionali per applicare calore, uno consisteva nell’uso di oggetti riscaldati che, applicati sul corpo, trasferivano energia termica, contribuendo così al benessere e al recupero fisico.

Il potere del calore: dal trattamento tradizionale alle tecnologie moderne

Scaldare un corpo fa muovere più velocemente le particelle che lo compongono, aumentando così la velocità delle reazioni cellulari. Questo spiega perché il calore venga usato in terapia per accelerare alcuni processi di riparazione.
In oriente, per risolvere alcuni disturbi si scaldano aghi, composti di erbe o legni e pietre appuntite per poi passarli o premerli su specifici punti del corpo.
Oggi disponiamo di macchinari sofisticati, come la TECAR o gli ultrasuoni, che utilizzano il calore per favorire la guarigione e alleviare il dolore, impiegando tecniche moderne ma con il medesimo principio.
Sono comunque in uso altre terapie tradizionali legate all’idrobalneoterapia, molto apprezzate e diffuse, come impacchi caldi o freddi, bagni termali e bagni di paraffina. Tra queste, l’Hot Stone Massage continua a essere molto popolare per i suoi effetti benefici e rilassanti.

La nascita dell’Hot Stone Massage moderno

L’uso delle pietre calde per massaggiare il corpo è una pratica antica, da sempre integrata in varie metodologie di trattamento. L’Hot Stone Massage moderno nasce negli anni ‘90 grazie alla massaggiatrice Mary Nelson che ha sviluppato una tecnica chiamata LaStone Therapy.
La tecnica moderna prevede l’applicazione di pietre riscaldate o raffreddate sul corpo in modo statico, oltre all’utilizzo delle pietre per massaggiare la persona, offrendo una piacevole e avvolgente sensazione di calore.

Benefici del calore nella Terapia con le pietre

Alcune pietre, grazie alla loro forma particolare, possono essere utilizzate dal massaggiatore per raggiungere zone profonde ed eseguire manovre efficaci; il rilassamento dei tessuti indotto dal calore permette di lavorare in profondità.
Questo massaggio è ampiamente utilizzato nelle SPA per il suo potente effetto rilassante, ma i suoi benefici vanno ben oltre il semplice relax. Il calore applicato durante il massaggio stimola la circolazione, migliorando l’apporto di nutrienti e ossigeno ai tessuti. I tessuti si ammorbidiscono, diventano più elastici e quindi più facili da trattare; le tensioni muscolari si riducono, e con esse anche il dolore tende a diminuire.

L’applicazione di caldo o freddo esercita un’influenza significativa anche sul sistema nervoso, modulandone l’attività in base al tipo di trattamento.
Il calore ha un effetto calmante: abbassa la pressione sanguigna, rallenta il battito cardiaco e favorisce un respiro più profondo e rilassato.
Il freddo, al contrario, ha un effetto stimolante, risvegliando il corpo.
Le applicazioni fredde risultano particolarmente utili per problemi di circolazione venosa, per alleviare la sensazione di gambe gonfie o per ridurre infiammazioni locali.

L’Hot Stone Massage come strumento terapeutico completo

Un terapista, conoscendo a fondo gli effetti e le applicazioni dell’Hot Stone quale termoterapia, può utilizzare questo metodo per trattare numerosi disturbi o integrarlo come supporto ad altre terapie.
Ciò che spesso viene percepito come un semplice massaggio rilassante rivela, in realtà, un grande potenziale terapeutico. Nelle mani di un professionista, l’Hot Stone Massage diventa una risorsa versatile e preziosa in diversi ambiti terapeutici.

Perle di Salute – Hot Stone Massage “fai da te”

È possibile creare un kit “fai da te” per l’Hot Stone Massage.
Cercate pietre lisce, preferibilmente di fiume o di lago, assicurandovi che non abbiano bordi affilati. Lavatele accuratamente e poi scaldatele in una pentola d’acqua o su una superficie calda.
La temperatura deve essere moderata: testate sempre il calore sulla parte interna dell’avambraccio, e se troppo caldo, raffreddatele leggermente con acqua fredda.
Applicate un po’ di olio sia sulle pietre che sulla zona da trattare, e siete pronti per il massaggio! Sebbene le pietre di fiume trattengano il calore per meno tempo rispetto alle pietre basaltiche, offrono comunque un’esperienza piacevole e rilassante.

Mal di Schiena: tanti tipi di dolore, cause e trattamenti possibili

mal di schiena

Il mal di schiena è uno dei disturbi più comuni e diffusi a livello globale, colpendo persone di tutte le età e stili di vita: l’80% della popolazione mondiale ne è afflitto.
Il dolore alla schiena può variare in intensità e durata, con cause che vanno dalla tensione muscolare temporanea a condizioni più gravi e croniche.
In questo articolo, analizzeremo i diversi tipi di dolore alla schiena, le sue cause più comuni e le opzioni di trattamento disponibili.

Tanti tipi di dolore alla schiena

Esistono diverse tipologie di mal di schiena, classificate in base alla localizzazione e alla durata del dolore:

  • Dolore acuto: si manifesta improvvisamente e dura solitamente per un breve periodo, da pochi giorni a qualche settimana.
    Spesso è causato da uno sforzo fisico eccessivo, da un movimento brusco o da una lesione (muscolare, del disco …).
    Il dolore acuto può essere debilitante (cfr. “colpo della strega”); spesso tende a migliorare con il riposo e i trattamenti conservativi.
    Se persiste per oltre un mese, il dolore acuto diventa persistente, mentre dopo i tre mesi viene definito cronico.
     
  • Dolore cronico: questo tipo di dolore dura da più di tre mesi ed è spesso più difficile da trattare.
    Può essere continuo o intermittente e solitamente è il risultato di condizioni degenerative o problemi strutturali.
    A differenza del dolore acuto, che tende a risolversi con il tempo, il dolore cronico può essere più complesso da trattare.
     
  • Dolore localizzato: riguarda una specifica area della schiena, come la zona lombare, dorsale o cervicale.
    Il dolore può essere circoscritto e facilmente individuabile; può essere causato da uno sforzo muscolare o da una condizione specifica che colpisce quella specifica zona della colonna vertebrale.
     
  • Dolore irradiato: in questo caso il dolore si estende oltre la schiena, irradiandosi verso altre parti del corpo, seguendo il percorso dei nervi, come nel caso delle sciatalgie, nelle quali il dolore si irradia prevalentemente nella parte posteriore della coscia e della gamba seguendo il percorso del nervo sciatico.
    Questo tipo di dolore può indicare compressioni nervose come nel caso di un’ernia del disco.
     
  • Dolore riferito: questo tipo di dolore viene percepito nella schiena, ma non origina da essa, come ad esempio in caso di colica renale o di ciclo mestruale doloroso.

Le principali cause del mal di schiena

Le cause del mal di schiena sono molteplici e possono variare da condizioni lievi a problemi più seri:

  • Cattiva postura: è una delle cause più comuni, soprattutto in persone che passano molte ore sedute davanti al computer o con una postura errata durante le attività quotidiane o persino durante il sonno (materasso o cuscino non adeguati). La cattiva postura può portare a tensioni muscolari, rigidità, a compressioni vertebrali e mal di schiena cronico.
     
  • Tensioni muscolari: movimenti bruschi, sollevamento di oggetti pesanti o esercizio fisico intenso che superi le capacità del soggetto possono provocare vari tipi di lesione e dolori.
     
  • Problemi con i dischi intervertebrali: i dischi tra le vertebre fungono da ammortizzatori e possono degenerare con l’età o a causa di lesioni, portando a condizioni come ernia del disco, protrusioni o discopatie. Questi problemi possono comprimere i nervi spinali, causando dolore anche irradiato.
     
  • Scoliosi e altre deformità spinali: la scoliosi o altre condizioni che alterano l’allineamento della colonna vertebrale possono causare mal di schiena cronico mettendo sotto stress i muscoli e le articolazioni della schiena.
     
  • Artrosi e altre condizioni degenerative: con l’invecchiamento, le articolazioni della colonna vertebrale possono consumarsi e degenerare, causando condizioni come l’artrosi e la stenosi spinale (restrizione del canale in cui passano i nervi o il midollo). Queste condizioni possono provocare infiammazione, rigidità e dolore cronico.
     
  • Malattie reumatiche: esistono varie forme di artriti reumatiche che possono colpire la colonna vertebrale provocando infiammazioni intense, dolori elevati, alterazioni e deformità con gravi disabilità.
     
  • Osteoporosi: questa condizione causa l’indebolimento delle ossa, aumentando il rischio di fratture vertebrali, che possono causare un mal di schiena acuto e severo.
  • Altre cause meno comuni: infezioni spinali, tumori, problemi renali (come calcoli renali) o infezioni possono anch’essi causare mal di schiena, ma rappresentano cause meno frequenti

Trattamenti per il mal di schiena

Il trattamento del mal di schiena dipende dalla causa specifica e dall’intensità del dolore.
Esistono diverse opzioni terapeutiche, che variano dai rimedi casalinghi ai trattamenti medici più avanzati.

1. Trattamenti conservativi

  • Riposo e modifiche dello stile di vita: per il dolore acuto o causato da sforzi, il riposo può essere una delle prime opzioni. È importante, però, non prolungarlo eccessivamente, per evitare rigidità muscolare e riduzione della funzionalità o indebolimento muscolare.
     
  • Esercizio fisico e fisioterapia: programmi di ginnastica finalizzati possono aiutare a ridurre il dolore, recuperare la mobilità ed in alcuni casi a rinforzare i muscoli che si sono indeboliti. Le apparecchiature fisioterapiche (TENS, Tecar, …) sono spesso utilizzate per il controllo del dolore.
     
  • Terapia manuale: osteopatia, chiropratica e massoterapia (massaggi) possono essere impiegate per migliorare la mobilità della colonna vertebrale e ridurre la tensione muscolare.
     
  • Farmaci: i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene o naprossene sono spesso usati per alleviare il dolore e ridurre l’infiammazione. In casi più gravi, possono essere prescritti antidolorifici (oppiacei…) o antinfiammatori più potenti (cortisonici …) o miorilassanti.

2. Trattamenti medici e chirurgici

  • Infiltrazioni di corticosteroidi: per il dolore intenso, specialmente nei casi di compressione nervosa, le iniezioni di steroidi vicino ai nervi spinali possono aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore.
     
  • Interventi chirurgici: nei casi di ernia del disco, stenosi spinale o altre condizioni gravi non risolvibili con terapie conservative, può essere necessario un intervento chirurgico per risolvere il problema. La chirurgia è solitamente considerata come ultima opzione, dopo il fallimento delle altre terapie.

3. Altri approcci

  • Terapie complementari: alcune persone trovano sollievo attraverso l’agopuntura, il training autogeno, lo yoga, la meditazione che possono aiutare a rilassare i muscoli e alleviare il dolore.      
     
  • Cure termali: gli impacchi caldi o freddi a seconda dei casi o i fanghi possono essere d’aiuto.
     
  • Supporti ortopedici: In alcuni casi, l’uso di cuscini ortopedici, busti o fasce lombari possono fornire un supporto extra per la colonna vertebrale, aiutando a prevenire ulteriori danni o riducendo lo stress sulla schiena. Sono da utilizzare solo dietro prescrizione medica (ortopedico).

Gestione del mal di schiena: segnali di allarme e Buone pratiche

Il mal di schiena è un disturbo complesso che può variare molto in termini di gravità e cause.
Sebbene la maggior parte dei casi di mal di schiena si risolva con trattamenti conservativi, è importante riconoscere i segnali di allarme di condizioni più gravi, come dolori persistenti o irradianti, perdita di sensibilità o forza muscolare, oppure dolori pulsanti. In questi casi, una valutazione medica approfondita è essenziale per prevenire complicazioni e assicurare il miglior percorso diagnostico e terapeutico.

Prendersi cura della schiena attraverso una corretta postura, attività fisica regolare, controllo del peso e ascoltando i segnali del proprio corpo può ridurre significativamente il rischio di problemi futuri e migliorare la qualità della vita.

Perle di Salute – Alleviare il mal di schiena

Per alleviare il mal di schiena, mantieni una postura corretta e fai stretching regolarmente.
Evita di stare seduto troppo a lungo e fai brevi passeggiate.
Solleva i pesi, anche i più leggeri, in modo corretto,  piegando le ginocchia, come da immagine.

Per ulteriori informazioni o indicazioni personalizzate, consulta il tuo medico o terapista di fiducia, che saprà guidarti verso il miglior percorso di prevenzione e trattamento.

Celiachia: cos’è, sintomi e gli alimenti vietati!

celiachia

Celiachia: definizione e meccanismo

La malattia celiaca viene definita come un’intolleranza permanente al glutine.
Dal punto di vista scientifico, è una malattia infiammatoria cronica intestinale su base autoimmune, che insorge in soggetti geneticamente predisposti a seguito dell’ingestione del glutine.
Secondo tale caratteristica, il consumo di glutine causa, in un individuo predisposto, un’eccessiva risposta immunitaria che colpisce le cellule dell’intestino tenue deputate all’assorbimento dei nutrienti, determinando appiattimento dei villi e malassorbimento di sostanze nutritive necessarie al corpo.
La celiachia tende a regredire in seguito all’eliminazione del glutine dalla dieta.

Fattori di rischio e incidenza

Sono stati identificati diversi fattori di rischio per lo sviluppo della celiachia:

  • una predisposizione genetica
  • il consumo di cereali contenenti glutine (e loro prodotti derivati) 
  • avere genitori, figli e fratelli celiaci
  • la presenza di diabete mellito di tipo 1, tiroidite autoimmune, epatite autoimmune, Sindrome di Down, Sindrome di Turner, Sindrome di Williams

Questi fattori, sebbene necessari, da soli non sono sufficienti a determinare lo sviluppo della malattia.
Attualmente, non esistono prove definitive sulle cause scatenanti, sebbene le ricerche più recenti abbiano ipotizzato una correlazione con infezioni da rotavirus.

L’incidenza di questa malattia a livello mondiale è dell’1% e colpisce prevalentemente i soggetti di etnia caucasica in cui il consumo di cereali contenenti glutine è superiore rispetto ad altre popolazioni, come quelle africane od asiatiche. 
La celiachia è, inoltre, più frequente nelle donne, tanto che il sesso femminile viene colpito in misura doppia rispetto agli uomini.

Sintomi e varianti cliniche della celiachia

Non esistono sintomi tipici della celiachia:

  • si può manifestare senza sintomi
  • con sintomi lievi che un individuo trascura per anni
  • con sintomi gastrointestinali importanti, che però ricalcano quelli associati ad altre condizioni patologiche come la sindrome dell’intestino irritabile, ulcere gastriche o morbo di Crohn.

A volte i sintomi sono extraintestinali: afte, anemia, dermatite, tireopatie, per cui la malattia celiaca viene scoperta in età avanzata proprio perché evidenziata da altre problematiche.

In base al quadro clinico ed alle modalità di presentazione, distinguiamo 4 varianti di celiachia:

  1. Classica, caratterizzata da diarrea, steatorrea, calo ponderale e, nei bambini, difetto di accrescimento.
  2. Subclinica, caratterizzata da sintomi minori e spesso extraintestinali quali: alvo alterno, talvolta stipsi, dolore addominale, dispepsia, anemia sideropenica, disturbi dell’umore, tireopatie autoimmuni, stomatite aftosa ricorrente.
  3. Silente, caratterizzata da danno mucosale, in assenza di segni e sintomi di malassorbimento.
  4. Potenziale, caratterizzata dalle alterazioni immunologiche tipiche, in assenza del quadro endoscopico ed istologico.

Diagnosi e trattamento

Per fare diagnosi di malattia celiaca è necessaria non solo la positività anticorpale (anticorpi antitransglutaminasi) con l’esame del sangue, ma anche e soprattutto la biopsia intestinale che rappresenta il gold standard. L’esame istologico dovrà mostrare l’atrofia dei villi e la ipertrofia delle cripte.

Alcuni centri consigliano una seconda biopsia dopo un anno di dieta aglutinata, per valutare il grado di recupero morfologico.

L’unica strategia terapeutica per la celiachia è una dieta rigorosamente priva di glutine.

Il Glutine

Il glutine è un complesso proteico non solubile in acqua, formato dall’unione di gliadine e glutenine quando la farina di frumento (o di altri cereali contenenti queste proteine) viene impastata con acqua.
Questo processo genera una rete visco-elastica che conferisce ai cibi sofficità ed elasticità, migliorandone la consistenza e rendendoli più appetibili.

Cereali contenenti glutine:

  • frumento
  • farro
  • Kamut
  • segale
  • spelta
  • orzo
  • triticale
  • avena, è controversa: le indicazioni sono che si può inserire nella dieta se è pura (non contaminata) e se il paziente è da almeno 2 anni in dieta priva di glutine, avena compresa.

Cereali/pseudocereali naturalmente privi di glutine:

  • riso
  • mais
  • grano saraceno
  • miglio
  • amaranto
  • quinoa
  • manioca
  • teff
  • sorgo

E’ importante informare il paziente che l’aspettativa di vita o il rischio tumorale di un soggetto celiaco, specie se la diagnosi è effettuata in età pediatrica, è simile a quella della popolazione generale, se il soggetto segue correttamente le indicazioni dietetiche.
Se, invece, il paziente non si attiene strettamente alla dieta aglutinata o la osserva saltuariamente, l’aspettativa di vita si riduce ed il rischio tumorale (linfomi e tumori delle prime vie digestive) aumenta.

Perle di Salute – Celiachia e alimentazione: mantenere le abitudini alimentari tradizionali

E’ possibile mangiare correttamente anche se viene diagnosticata una celiachia?
E’ necessario eliminare i “primi piatti”?

La risposta è sì alla prima domanda e no alla seconda.
Infatti, come indicato precedentemente, è possibile mantenere le stesse abitudini alimentari (pane, pasta, biscotti) semplicemente sostituendo i cereali con cui vengono realizzati questi prodotti.
Oggi, infatti, In commercio esiste una grande varietà di prodotti che soddisfano le esigenze dei celiaci.

Ad esempio, si trovano paste realizzate con farina di avena o grano saraceno o farine miste di riso e mais… disponibili nei formati a noi più comuni come fusilli, penne, spaghetti. Inoltre, ci sono biscotti e prodotti da forno adeguati (e non è necessario rinunciare nemmeno al tradizionale panettone natalizio!).
L’importante è accompagnare questi alimenti con verdure e aggiungere un secondo piatto, come carne, pesce, legumi o formaggi, per evitare che alcuni di questi prodotti aumentino troppo rapidamente la glicemia.

Ba Guan: la terapia della coppettazione in Medicina Cinese

coppettazione in medicina cinese

Moxibustione e Coppettazione: antiche pratiche per la Salute

Due tecniche di comprovata efficacia e millenaria fama si stanno sempre più diffondendo in campo terapeutico, energetico, sportivo ed estetico: la moxibustione e la coppettazione.

La moxibustione, la pratica millenaria che prevede il riscaldamento dei punti di agopuntura e dei meridiani della Medicina Cinese, è riconosciuta non solo per i suoi benefici terapeutici, ma anche per il suo impatto culturale. Nel 2010, l’UNESCO ha dichiarato la Moxibustione Patrimonio Culturale dell’umanità, sottolineando la sua importanza storica, sociale e terapeutica.

La Moxibustione, attraverso il calore, allontana il freddo e migliora la circolazione, favorendo la tonificazione e il rilassamento. In questo modo, aiuta a ristabilire l’equilibrio energetico dell’organismo.
La coppettazione, invece, scioglie le tensioni muscolari e stimola la circolazione energetica, sanguigna e linfatica, contribuendo a contrastare le condizioni di ristagno.

La coppettazione era una pratica diffusa in Africa, Asia, Mesoamerica e, fino ai primi decenni del secolo scorso, anche in Europa. Nelle antiche culture, si utilizzavano strumenti semplici come corna d’animale, cilindri di bambù o tazze di terracotta. Applicati sulla pelle, questi strumenti creavano un vuoto che risucchiava il sangue, aiutando a drenare tossine e impurità.
Questa pratica terapeutica, semplice e istintiva, è stata sempre impiegata per alleviare il dolore, accelerare la guarigione e migliorare l’aspetto fisico, rispondendo al desiderio umano di benessere e bellezza.

Cos’è la terapia con le coppette?

Conosciuta anche come Cupping Therapy, in cinese Báguàn 拔罐, la coppettazione è un’antica tecnica che prevede l’applicazione di vasetti o coppette sulla pelle, creando il vuoto mediante il fuoco o una pompa meccanica (pistola).
L’effetto di aspirazione (suzione) che si determina è ritenuto assai benefico per l’organismo, generando un processo di detossificazione, antiaging e decontratturante.
In Medicina Cinese, sia la coppettazione che la moxibustione (come il “Guasha” o il “Martelletto fior di pruno”) sono strumenti utilizzabili da soli o in combinazione con il massaggio e l’agopuntura, per potenziare i benefici terapeutici.

Indubbiamente la coppettazione è una tecnica ritenuta di alto valore terapeutico. Oggi viene eseguita utilizzando coppette di vetro, PVC, silicone o bambù.
L’effetto “ventosa” risucchia i tessuti esterni del paziente, richiamando nell’area sangue e ossigeno. Lo scopo della coppettazione è stimolare la circolazione, drenare le scorie e favorire il nutrimento dei tessuti cosicché, oltre ad alleviare dolori e fastidi, si produca un effetto anti-invecchiamento.

Coppettazione: una pratica senza rischi?

“Nelle coppette vi è associazione di aria e fuoco, esse espellono il vento nocivo”
(Ben Cao Gang Mu Shi Yi)


Si è diffusa l’idea che la coppettazione possa essere fatta da chiunque, data la relativa semplicità di utilizzo. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli delle controindicazioni. Le coppette a fuoco, in particolare, richiedono una maggiore attenzione.
 
Tra le controindicazioni, ci sono alcune condizioni di salute che ne sconsigliano l’utilizzo:

  • Escludere dalla pratica le persone con  la tendenza a sanguinare, che soffrono di problemi di coagulazione del sangue o di disfunzioni delle piastrine (trombocitopenia o emofilia) poiché queste possono portare a sanguinamenti esagerati che potrebbero indurre un serio rischio di stati anemici.
  • Come sempre, estrema cautela va osservata in gravidanza e in persone fortemente debilitate.
  • Evitare l’applicazione su aree con fragilità cutanea, infezioni o malattie della pelle, nonché su zone con varici, dilatazione dei capillari o nei prominenti.

Richiamo sanguigno e diagnosi energetica

Il termine corretto da utilizzare  per descrivere questo processo è “effetto revulsivo”, che indica il richiamo del sangue verso la superficie della pelle. Questo fenomeno spiega perché il trattamento con le coppette lascia temporaneamente segni di colore rosso-violaceo. Tali segni scompaiono spontaneamente nel giro di pochi giorni, o al massimo entro una settimana, e risultano particolarmente utili per effettuare una diagnosi energetica.

Se non è presente stagnazione energetica, il segno sarà di un colore rosa tenue, che svanisce in pochi minuti o un paio d’ore.
Al contrario, quanto più il colore è scuro e persistente, tanto più significativa è la presenza di stagnazione, suggerendo un’area di blocco energetico che può essere la fonte del dolore.

La coppettazione funziona solo con la Medicina Cinese?

Una volta compreso il meccanismo d’azione, spetta al terapista scegliere in quale contesto usare la coppettazione.
La conoscenza dei Canali Energetici permette di scaricare il dolore lungo il decorso di un meridiano, oppure di selezionare uno o più agopunti (per esempio VC9 Shuifen, un centimetro sopra l’ombelico) da trattare, per migliorare l’effetto drenante e disintossicante di un massaggio.

Autotrattamento con le coppette

L’autotrattamento con le coppette può essere una tecnica efficace per favorire il benessere muscolare e migliorare la circolazione. 
Ecco i principali passaggi da seguire:

  • Iniziare pulendo accuratamente la pelle con acqua tiepida e il detergente abituale.
  • Scegliere con attenzione le aree su cui applicare le coppette, preferendo zone con muscolatura spessa.
  • Evitare le zone coperte da peli e capelli, quelle mobili o che presentano prominenze ossee o depressioni superficiali.
  • Selezionare le coppette in base alle dimensioni dell’area da trattare. Ricordarsi di non applicare le coppette dove la pelle ha subito ferite, abrasioni, reazioni allergiche, ulcere o dove ci sono gonfiori.
  • Circa il tipo di materiale, per chi è alle prime esperienze con la coppettazione è consigliabile iniziare utilizzando coppette in silicone o PVC.
  • Ricordarsi di sterilizzare sempre gli strumenti tra un utilizzo e l’altro.

Ogni coppetta può essere lasciata in posizione per 10-15 minuti, ad eccezione delle aree più sensibili come collo e décolleté, dove è consigliabile limitarne l’applicazione a 2 minuti.

In alternativa, le coppette possono essere fatte scorrere lungo i meridiani; in questo caso, è importante applicare un olio per il corpo per facilitare il movimento e ridurre l’attrito sulla pelle. Lo scorrimento è particolarmente utile in caso di contratture di vecchia data.

Se si sceglie lo scorrimento delle coppette, secondo i principi della Medicina Cinese è importante tener presente che, generalmente, si procede:

  • dall’alto verso il basso, per agire sul piano psicoemotivo, come ansia, tristezza o depressione
  • dal basso verso l’alto, per stimolare il drenaggio dei fluidi e l’eliminazione delle tossine.

IMPORTANTE: Ricorda che, a causa della natura fortemente disperdente di questo trattamento, è sconsigliato utilizzarlo su persone affette da stanchezza o in fase di convalescenza, su individui troppo magri, con pelle lassa o durante la gravidanza.

Ambiti d’azione della Coppettazione

La coppettazione è una tecnica versatile che trova applicazione in diversi ambiti terapeutici, grazie alla sua capacità di stimolare la circolazione e favorire il benessere generale:

  • Particolarmente indicata per le affezioni dell’apparato respiratorio (bronchiti e asma): movimenta il muco e i catarri stagnanti, favorendone la rapida eliminazione.
  • E’ efficace per contrastare i dolori articolari e i dolori muscolari, con  “effetto relax”, quindi riduzione dello stress e dei suoi effetti negativi.
  • All’interno della Medicina Cinese, è utilizzata anche in pazienti affetti da malattie del sangue, come l’anemia, malattie reumatiche come l’artrite, problemi di fertilità e disturbi mentali.
  • La coppettazione per il trattamento del viso è rilassante e piacevole, migliora il tono della pelle e attenua le rughe.
  • Anticellulite: rimuove tossine, aumenta la circolazione nella fascia, nel sangue e nella linfa.

La comunicazione efficace nel rapporto terapista-paziente

comunicazione efficace

Parlando di comunicazione

La comunicazione è un processo circolare che consiste nel trasmettere informazioni tra un emittente, ovvero chi produce il messaggio, e un ricevente, ovvero chi riceve e interpreta il messaggio.
La comunicazione serve:

  • per il raggiungimento di specifici obiettivi
  • per la creazione di reti e relazioni sociali
  • per conoscere, capire, creare e interpretare la realtà.

Esistono principalmente due tipi di comunicazione in ambito umano:

  1. la prima è la cosiddetta comunicazione di massa
  2. la seconda viene abitualmente definita comunicazione interpersonale.

La comunicazione interpersonale vede come interpreti due o più individui e si fonda su una relazione in cui gli interlocutori si influenzano reciprocamente, pur non rendendosene conto, nella maggior parte dei casi. L’atto pratico del comunicare, dunque, si basa sulla convinzione che ognuno di noi interagisca all’interno di un sistema di tipo circolare, dove il comportamento di ogni componente influenza l’altro.

Ogni comunicazione è composta da tre aspetti principali::

  • uno informativo
  • uno di contenuto
  • uno di relazione

Ciò che diciamo cambia di significato in base al modo in cui lo diciamo.
Creare una buona relazione facilita la comunicazione e reciprocamente comunicare bene favorisce la creazione di una buona relazione.

La relazione tra operatore sanitario e paziente

La comunicazione interpersonale è lo strumento principale di relazione che l’uomo ha a disposizione per creare e mantenere l’interazione con i suoi simili.

La relazione che si instaura tra operatore sanitario e paziente è complessa e particolare: porta due persone estranee tra loro alla condivisione di informazioni personali e a un contatto fisico, in situazione di sofferenza. ¨

Questo tipo di relazione presuppone:

  • sincerità
  • onestà intellettuale
  • l’uso di un linguaggio comune
  • la creazione di accordi terapeutici.

In un’ottica strategica e pragmatica, le abilità comunicative e relazionali vengono considerate ulteriori strumenti operativi che il professionista può utilizzare per rendere il suo lavoro più efficace ed efficiente.

Per comunicare in ambito sanitario, dunque, il professionista deve dimostrare competenza nella sua materia, per curare le patologie del corpo, ma deve anche conoscere le tecniche comunicative più idonee a favorire un buon rapporto con gli assistiti.

La comunicazione efficace

Una buona comunicazione nel contesto lavorativo é importante perché:

  • Aiuta a definire correttamente il problema del paziente
  • Aiuta a individuare gli stati di disagio emotivo nei pazienti e a dare risposta in modo appropriato
  • Consente di aumentare il livello di soddisfazione delle cure che il paziente riceve
  • Favorisce la partecipazione attiva del paziente alla terapia e dunque il suo successo

La comunicazione efficace tra terapista e paziente è essenziale per garantire una relazione paritaria e soddisfacente. La consapevolezza dei diversi livelli di comunicazione è fondamentali per una comunicazione efficace.

Tre livelli di comunicazione

La comunicazione interpersonale generalmente utilizza i tre linguaggi:

  • verbale
  • non verbale
  • paraverbale.

Questi tre linguaggi definiscono tre livelli di comunicazione.

La comunicazione verbale

Riguarda ciò che si dice o, nel caso della comunicazione scritta, ciò che si scrive. La comunicazione verbale comprende la scelta delle parole e la costruzione logica delle frasi, secondo le strutture grammaticali e sintattiche della lingua alla quale ci si riferisce.

La comunicazione paraverbale

Riguarda il modo in cui qualcosa viene espresso: la voce (tono, volume, ritmo), ma anche le pause, le risate, il silenzio ed altre espressioni sonore, come ad esempio schiarirsi la voce, emettere suoni…

La comunicazione non verbale

Viene chiamata anche Linguaggio del Corpo, ossia tutto quello che si trasmette attraverso postura e movimenti, ma anche attraverso la posizione che si occupa nello spazio e gli aspetti estetici.
Essa riguarda: mimiche facciali, sguardi, gesti, postura, andatura, abbigliamento, trucco, acconciatura…
Per una lettura più corretta del linguaggio non verbale, soprattutto quando si usano i gesti emblematici che sostituiscono le parole, risulta molto utile prendere in considerazione il contesto culturale del paziente: lo stesso gesto può assumere un significato diverso nel contesto culturale diverso dal nostro.

La congruenza dei tre linguaggi

Una buona comunicazione necessita, tra l’altro, che il livello verbale (il contenuto ovvero ciò che si dice con le parole) sia congruente con il livello paraverbale (ciò che qualifica il testo verbale: tono della voce, volume, ritmo delle parole, ecc) e con il livello non-verbale (ciò che il corpo “dice”: postura, prossemica, segnali neurovegetativi, mimica, ecc.).

Un presupposto per l’efficacia è che i tre livelli siano concordanti: ciò che si dice con le parole non deve essere svilito o contraddetto da “come lo si dice” né da “ciò che il corpo dice”.
In altre parole, tutto quello che fa parte del processo di comunicazione deve confermare e non contraddire il “livello di contenuto”.

La combinazione dei tre livelli di comunicazione

In ogni atto di comunicazione sono sempre presenti tutti i tre livelli.
Gli studi effettuati già negli anni ’70 hanno rilevato che nella comunicazione, soprattutto quella connotata da forte contenuto emotivo, la parte verbale della comunicazione non ha un ruolo centrale. Secondo tale studio, soltanto il 7% della comunicazione sarebbe costituito dal contenuto semantico delle parole, mentre una percentuale maggiore sarebbe veicolata dal linguaggio paraverbale e non verbale, particolarmente dalla mimica facciale, dalla gestualità, dai movimenti del corpo e dalle posture, dal contatto visivo e i movimenti oculari.

La differenza tra chi sa comunicare in modo efficace e chi, invece, non riesce a trasmettere bene il messaggio nel modo desiderato sta proprio nella capacità di sintonizzare questi 3 livelli della comunicazione.
Conoscere bene tutti i livelli, saperli gestire contemporaneamente e avere la consapevolezza della loro funzionalità è fondamentale per migliorare la propria comunicazione in modo più efficace.

L’ascolto attivo e il linguaggio non verbale

Per raggiungere l’obiettivo di una comunicazione efficace nel contesto sanitario, è necessario valutare la comunicazione non verbale del paziente per cogliere aspetti importanti del messaggio dell’interlocutore che possono non venire espressi esplicitamente per molteplici ragioni.

Il terapista deve perfezionare la capacità di ascoltare con partecipazione e senza giudicare, di essere empatico cogliendo vari segnali dello stato emotivo del paziente per capire che cosa influenza i suoi sentimenti, dimostrare di essere interessato a ciò che viene detto, sospendendo il giudizio sulle parole e sulla persona.

Grazie all’ascolto attivo e all’empatia si può costruire una relazione operatore sanitario-paziente positiva e bilaterale in cui ognuna delle due parti rispetta l’altra: il paziente rispetta la professionalità del terapista e il terapista rispetta la sensibilità del paziente perché, per ottenere una comunicazione efficace in ambito sanitario, è fondamentale restare umani.
Bisogna dare anche una giusta attenzione alla propria comunicazione non verbale, avere consapevolezza dei messaggi che si stanno inviando con il proprio linguaggio paraverbale e il linguaggio del proprio corpo per segnalare la disponibilità all’ascolto, inviare messaggi di accoglimento e segnali di comprensione.
Un paziente percepisce non soltanto cosa dice il terapista, ma soprattutto come lo dice e se i segnali del suo corpo sono allineati alle sue affermazioni.

I benefici di una comunicazione efficace

Il saper comunicare è una dote innata di alcuni, ma questo non vuol dire che gli altri non possano imparare a farlo. Soprattutto in un settore delicato e importante come quello sanitario, la comunicazione efficace non può essere affidata soltanto alle abilità comunicative innate in alcune persone, ma è necessario che tutti gli operatori sanitari acquisiscano specifiche abilità comunicative da mettere in pratica in situazioni e contesti lavorativi.

I benefici di una comunicazione efficace nella relazione operatore-paziente:

  • comunicare efficacemente e instaurare una relazione empatica con il paziente dà all’operatore un senso di efficacia e di gratificazione
  • comunicare efficacemente elimina il senso di fatica e di frustrazione
  • comunicare efficacemente fa sentire l’operatore più abile e capace

comunicare efficacemente significa avere pazienti più soddisfatti, meno assillanti e più disponibili.

In definitiva, saper comunicare efficacemente non promuove solo la salute del paziente, ma ha un impatto notevole anche sulla soddisfazione e sul benessere dell’operatore sanitario.

Perle di Salute – Le massime della comunicazione efficace

Per rendere più efficace la comunicazione verbale, al terapista possono essere utili Le massime della comunicazione efficace secondo Paul Grice

  1. QUANTITÀ: dare le informazioni necessarie per comprendere il messaggio.
    Dai un contributo che soddisfi la richiesta di informazioni in modo adeguato agli scopi della conversazione. 
    Non fornire un contributo più informativo del necessario.
  2. QUALITÀ: rendere credibile quanto affermi 
    Non dire ciò che credi falso. 
    Non dire ciò per cui non hai prove adeguate.
  3. RELAZIONE: rimanere nel tema che si sta trattando.
    Sii pertinente.
  4. MODO: cercare di essere chiari
    Evita espressioni oscure. 
    Evita le ambiguità.
    Sii breve.
    Sii ordinato nell’esposizione.

Gambe gonfie e pesanti in estate? Cause e rimedi

gambe gonfie

Arriva il caldo e le gambe si gonfiano

Finalmente, dopo il periodo di meteo instabile, è arrivato il caldo! Ma con esso è arrivato anche un sintomo meno piacevole: le gambe gonfie. A fine giornata, capita spesso di sentire le gambe gonfie o pesanti, un fastidio che tende a peggiorare con l’arrivo della bella stagione.
Vediamo insieme il motivo e come porvi rimedio.

L’acqua nel corpo umano

Il nostro corpo è formato per circa il 60% da acqua, che rappresenta circa i due terzi del nostro peso corporeo.
Per dare un’idea, un uomo di 70 kg è composto da circa 42 litri di acqua che vengono suddivisi in varie parti del corpo:

  • 28 litri all’interno delle cellule
  • 3,5 litri nel sangue
  • i rimanenti 10 litri nello spazio attorno alle cellule.

Ogni giorno beviamo, sudiamo, uriniamo, mangiamo, respiriamo e facciamo tantissime altre azioni che modificano il quantitativo di liquidi nel nostro corpo. Per questo motivo siamo dotati di moltissimi sistemi che controllano costantemente l’equilibrio dei liquidi ed agiscono di conseguenza per mantenerlo perfetto.

Il sistema circolatorio e linfatico

I due principali responsabili della circolazione e dello scambio di liquidi all’interno del corpo sono il sistema circolatorio e il sistema linfatico.
Questi sistemi, infatti, trasportano liquidi ed altre sostanze per tutto l’organismo, rilasciandole o riprendendole in base alle esigenze:

  • i vasi arteriosi (i capillari) rilasciano acqua e sostanze nutritive nell’interstizio, ovvero lo spazio tra le cellule, per nutrirle.
  • i vasi venosi portano via i liquidi in eccesso e gli scarti.

Tuttavia, questo processo non avviene in maniera perfetta: ogni giorno vengono lasciati nell’interstizio circa 3 litri di liquidi che potrebbero causare edema (gonfiore) e molti danni, se se non venissero rimossi.
Fortunatamente siamo dotati del sistema linfatico che è in grado di recuperare i liquidi in eccesso, sostanze di scarto ed altre sostanze preziose, abbandonati nell’interstizio. Dopo averli ripuliti, li invia al sistema cardiocircolatorio affinché tornino a far parte del sangue.

Effetti del caldo sulla circolazione

Fino a qui abbiamo visto come funziona un sistema sano ed in condizioni ambientali perfette; ma cosa succede quando arriva il caldo?
Il caldo crea vasodilatazione, ovvero i nostri vasi si dilatano e i capillari diventano più permeabili, cioè rilasciano più liquidi nell’interstizio e ne riprendono di meno.
Di conseguenza, rimangono molti più liquidi nello spazio tra le cellule, e questo comporta gonfiore. Per questo motivo, quando le temperature si alzano, ci gonfiamo.
A causa della forza di gravità, questi liquidi si dispongono alle estremità e quindi le zone più colpite sono sicuramente mani e piedi. In particolare, le nostre gambe sono le parti più gonfie.
Se indossiamo scarpe, calzini o pantaloni stretti, potremmo trovare i segni di questi indumenti sulle gambe anche quando li togliamo. Oppure, anche senza segni visibili, possiamo sentire le gambe pesanti e stanche. Nelle mani, invece, potremmo notare difficoltà a infilare o togliere anelli.

Il drenaggio linfatico manuale e i suoi benefici

Fortunatamente, il nostro sistema linfatico si occupa dei liquidi in eccesso, ma anche questo può essere rallentato dal forte calore, rendendo necessario un aiuto supplementare. Il drenaggio linfatico manuale serve proprio per questo scopo.
Le manualità delicate e lente di questo particolare tipo di massaggio sono in grado, senza dolore, di spostare i liquidi dell’interstizio e di farli riassorbire più velocemente dal sistema linfatico, per riportarli nella circolazione ematica, dove devono stare. Senza questi liquidi rischieremmo di avere una diminuzione del plasma, la parte acquosa del sangue, e quindi disidratazione.

Contrariamente a quanto affermato nelle pubblicità, l’acqua non elimina l’acqua in eccesso nell’interstizio, sebbene sia fondamentale idratarsi correttamente con l’aumento delle temperature. L’unico in grado di eliminare i liquidi in eccesso nell’interstizio è il sistema linfatico; pertanto, tutto ciò che lo supporta e ne aumenta le capacità di riassorbimento è utile a tale scopo. Per questo motivo, il drenaggio linfatico manuale è la terapia più consigliata per i vari tipi di gonfiore.

Perle di Salute – Sollievo per le nostre gambe

Per aiutare le capacità del sistema linfatico è utile evitare le posizioni statiche, sia seduti che in piedi.
È consigliabile fare delle brevi passeggiate, o addirittura le scale, per mobilizzare i tessuti e svuotare i linfonodi, come verrebbe fatto durante un linfodrenaggio manuale.
Per dare sollievo, a fine giornata o in qualsiasi momento, si possono alternare acqua tiepida e acqua fresca sugli arti durante la doccia, avendo cura di terminare sempre con l’acqua fredda. Questo serve a migliorare la vasodilatazione e la vasocostrizione dei vasi ematici. Terminando con il freddo si mantiene la vasocostrizione, evitando l’eccessiva perfusione dei liquidi.

Il Massaggio delle zone riflesse dell’orecchio

massaggio delle zone riflesse dell'orecchio

Il massaggio delle zone riflesse dell’orecchio, conosciuto anche come terapia auricolare, è una tecnica che sfrutta la stimolazione di punti riflessi presenti sul padiglione auricolare per trattare vari disturbi o per riequilibrare il corpo.

I principi della stimolazione riflessa dell’orecchio

Il massaggio delle zone riflesse dell’orecchio o, meglio, la stimolazione dei punti riflessi dell’orecchio, si basa sull’idea che l’orecchio sia una mappa miniaturizzata riflessa del corpo intero; tant’è vero che possiamo paragonare il padiglione auricolare ad un bambino nell’utero materno, capovolto.
Questa pratica ha radici molto antiche ed è divenuta popolare negli ultimi tempi grazie ai suoi potenziali benefici terapeutici, sia se praticata da un terapista esperto, sia se auto-praticata, seguendo le indicazioni del terapeuta.

Origini e storia del metodo

Le tracce più antiche del massaggio delle zone riflesse dell’orecchio le rinveniamo nella medicina tradizionale cinese che considera l’orecchio un microsistema rappresentativo di tutto il corpo.
Ad approfondire e sviluppare, in epoca moderna, il metodo è, negli anni ’50, un medico francese, Paul Nogier: notò che alcuni pazienti, con condizioni croniche, trovavano sollievo tramite la cauterizzazione di specifiche aree dell’orecchio, per cui iniziò a mappare il padiglione auricolare, identificando punti corrispondenti a varie parti del corpo.

Principi fondamentali del massaggio delle zone riflesse dell’orecchio

Il massaggio delle zone o dei punti riflessi dell’orecchio si basa sul concetto che l’orecchio contiene i punti riflessi collegati agli organi e alle funzioni corporee.
Ogni punto è associato a una specifica area del corpo e la stimolazione di questi punti può influenzare lo stato di salute dell’area stessa o di tutto il corpo.

Gli strumenti utilizzati per la stimolazione dei punti possono essere vari:

  • le mani
  • dei cercapunti
  • dei bastoncini
  • dei piccoli semi
  • dei micro-magneti
  • degli aghi di piccolissime dimensioni (aghi pulce)
  • la stimolazione elettrica
  • il laser
  • la moxibustione.

La Mappa Auricolare

La mappa auricolare di Nogier è la guida principale per i praticanti della terapia auricolare o auricoloterapia.
Immaginando il corpo umano in posizione fetale all’interno del padiglione auricolare, Nogier ha identificato punti che corrispondono alla testa, alla colonna vertebrale, agli arti e agli organi interni.
La stimolazione, ad esempio, del punto che rappresenta la colonna vertebrale può aiutare a alleviare il dolore alla schiena.

Le applicazioni terapeutiche

La metodica viene utilizzata per trattare una vasta gamma di disturbi fisici e psicologici. Alcune delle applicazioni più comuni includono:

  • La gestione del dolore inclusi il dolore cronico, il mal di schiena, le emicranie e i dolori articolari in generale.
    La tecnica è particolarmente utile per i pazienti che cercano alternative ai farmaci antidolorifici.
     
  • I disturbi “psicologici” come ansia, depressione e stress, in accordo con il medico psichiatra e con un percorso psicoterapeutico associato.  
    Alcuni punti auricolari sono noti per avere effetti calmanti sul sistema nervoso, aiutando i pazienti a gestire le loro condizioni emotive.
     
  • Le dipendenze. Infatti, la tecnica è stata utilizzata con successo per aiutare le persone a superare le dipendenze da sostanze come nicotina, alcol e droghe (questo, sia ben inteso, in associazione a per corsi di riabilitazione neuro-psicologica).
    La stimolazione dei punti auricolari può ridurre i sintomi di astinenza e supportare i pazienti nel processo di disintossicazione.

Le prove scientifiche

L’efficacia dell’auricoloterapia è stata oggetto di numerosi studi scientifici, con risultati contrastanti.
Alcuni studi hanno mostrato benefici significativi, mentre altri non hanno riscontrato differenze rispetto ai trattamenti placebo.
Tuttavia, molti praticanti e pazienti riportano esperienze positive, suggerendo che l’auricoloterapia possa avere un effetto benefico, anche se non completamente spiegato dalla scienza.

Casi clinici

Un esempio di studio clinico positivo è una ricerca pubblicata nel “Journal of Alternative and Complementary Medicine“, che ha riscontrato una riduzione significativa del dolore in pazienti sottoposti ad auricoloterapia rispetto a quelli trattati con placebo. 

Considerazioni finali

L’auricoloterapia rappresenta una promettente area della medicina alternativa, con potenziali applicazioni per una vasta gamma di condizioni.
Sebbene le prove scientifiche non siano ancora definitive, l’esperienza aneddotica dei terapisti affiancata dal racconto o dai feedback dei pazienti, unitamente ad alcuni studi clinici, suggeriscono che questa tecnica possa offrire benefici significativi.

Come per tutte le pratiche di medicina alternativa o complementare, è importante consultare professionisti qualificati e considerare il trattamento dei punti riflessi auricolari come parte di un approccio integrato alla salute e al benessere.

In conclusione, la terapia dei punti riflessi auricolari è una pratica affascinante che unisce antiche conoscenze a metodologie moderne, offrendo un’opzione terapeutica complementare per coloro che cercano alternative ai trattamenti convenzionali.
Con ulteriori ricerche e una migliore comprensione dei suoi meccanismi, l’auricoloterapia potrebbe diventare una componente sempre più accettata e integrata nella medicina contemporanea.

Perle di Salute – Shen Men allevia lo stress

Per contrastare l’ansia, o semplicemente per rilassarti, puoi provare a trattare da solo il punto indicato nell’immagine con i seguenti metodi:

  • Massaggio: usa il pollice e l’indice per massaggiare delicatamente il punto dell’orecchio che ti interessa sino a sentire una sensazione di calore o distensione
     

Pressione: applica una leggera pressione sui punti dell’orecchio per 1-2 minuti, fino a sentire un leggero calore o una sensazione di rilassamento.

Cosa vuol dire “corretta alimentazione”? Consigli dal Coach nutrizionale

corretta alimentazione

La Globesità

E’ ampiamente risaputo che il rapporto tra nutrizione, alimentazione corretta e Salute è molto stretto.
Nella storia recente del nostro continente, sul piano della Salute, si è passati dalla sottonutrizione di un terzo della popolazione in Europa negli anni Trenta, alla situazione attuale di sovrappeso.

La diffusione progressiva del sovrappeso e dell’obesità nel mondo rende ragione del termine globesità, coniato per indicare una vera emergenza globale, che minaccia la Salute della popolazione di tutto il mondo (anche in alcuni paesi in via di sviluppo).

Regole per una sana alimentazione

Non esiste un regime alimentare perfetto e adatto universalmente: ciascuno ha caratteristiche ed esigenze specifiche (età, attività fisica, stato di salute, orari, tipo di lavoro…) che devono essere prese in considerazione per formulare un piano nutrizionale ottimale.

Le fondamentali “regole” da seguire per una sana alimentazione, al fine di conservare un benessere prolungato per tutto l’arco della vita, sono poche e semplici.

La prima regola è che nessun alimento dovrebbe essere escluso da una corretta dieta, eccezion fatta per allergie o intolleranze (il termine deriva dal greco δίαιτα = abitudine, modo di vivere, regola) che, come la gloriosa “Dieta Mediterranea”, deve essere ricca di alimenti, completa e varia.

La seconda regola è che nessun alimento è completo; occorre quindi variare la scelta per assicurarsi tutti i nutrienti e limitare gli antinutrienti o le sostanze tossiche che potrebbero essere presenti.

Le raccomandazioni: i LARN

Esistono raccomandazioni nutrizionali accettate a livello globale che fissano le quantità di nutrienti e di energia in grado di soddisfare i relativi bisogni, nonché le quantità che, qualora in eccesso, potrebbero comportare effetti negativi sulla Salute.

Esse si trovano per esempio nei LARN – Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia, nei quali i principali macronutrienti sono così suddivisi, per avere il giusto bilanciamento delle sostanze nutritive:

  • Il 45-60% delle calorie totali deve essere costituito da carboidrati, meglio se complessi e integrali
  • Il 15% circa delle calorie deve provenire da proteine (precisamente 0,9 g/kg del peso corporeo)
  • Il 20-35% delle calorie deve essere rappresentato da grassi, di cui meno del 10% saturi  

All’interno dei LARN si trovano anche indicazioni sulla quantità minima da garantire al corpo relativamente a Sali minerali e vitamine.

Le linee guida per stare in Salute

Le Linee Guida del  Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione, danno indicazioni pratiche sulla scelta da fare per soddisfare le indicazioni dei LARN.
Esse consigliano:

  1. Controlla il peso corporeo e mantieniti attivo
    Un presupposto fondamentale per il raggiungimento di un benessere complessivo è sicuramente il mantenimento di un peso corporeo appropriato, raggiungibile combinando un’alimentazione equilibrata con uno stile di vita che comprenda un regolare esercizio fisico.
     
  2. Consuma più frutta e verdura
    Le evidenze scientifiche dimostrano che il consumo di frutta e verdura svolge un importante ruolo di protezione da condizioni di sovrappeso e patologie cronico-degenerative, in particolare malattie cardiovascolari, tumori e diabete di tipo 2.
    La loro assunzione consente di apportare acqua, vitamine, fibre e minerali ed elementi salutari quali i bioflavoni ad azione antiossidante e protettiva.
    Questi alimenti hanno una ridotta densità energetica, ma hanno un alto potere saziante.
     
  3. Consuma più cereali integrali e legumi
    Cereali e legumi sono essenziali all’interno di una dieta poiché contengono amido e fibra, vitamine, minerali e sono fonte di proteine vegetali.
     
  4. Bevi abbondante acqua
    Un consumo consistente di acqua è fondamentale per il corretto funzionamento dell’organismo; rappresenta la componente maggiore del corpo umano e interviene in tutti i processi fisiologici e in tutte le reazioni biochimiche.
    Si raccomanda di bere almeno 8 bicchieri di acqua al giorno.
     
  5. Limita i grassi saturi
    I grassi nella dieta sono necessari per fornire energia e svolgere importanti funzioni biologiche all’interno dell’organismo, ma devono essere introdotti nelle giuste quantità.
    Moderare i grassi di origine animale o ad alto contenuto di grassi saturi, cui preferire quelli di origine vegetale, a maggior contenuto di grassi insaturi, specie l’olio extravergine d’oliva.
     
  6. Riduci zuccheri, dolci e bibite zuccherate
    Un’assunzione eccessiva di zuccheri è correlata alla comparsa di carie dentali, obesità, malattie cardiovascolari e diabete mellito.
    Se si considera che l’apporto calorico giornaliero di zuccheri raccomandato è generalmente raggiunto con il consumo di frutta e latte, è facile dedurre che altre fonti di zucchero, quali dolci e bibite zuccherate, debbano essere introdotte solo occasionalmente.
     
  7. Limita le quantità di sale
    La nostra alimentazione è troppo ricca di sale, quindi evitare di utilizzarlo per insaporire le pietanze sarebbe buona regola.
    La quantità giornaliera di sale dovrebbe essere inferiore a 5 grammi, compreso quello già contenuto negli alimenti.
     
  8. Riduci il consumo di alcol
    L’alcol etilico  è una sostanza tossica, che non viene assimilata dall’organismo, come nel caso dei nutrienti, ma metabolizzata allo scopo di essere eliminata. Limitare ad uso occasionale anche le bevande alcoliche.
     
  9. Varia l’alimentazione
    Poiché non esistono alimenti che contengano tutte le sostanze necessarie e nelle opportune quantità, un’alimentazione sana e bilanciata è possibile solo tramite una combinazione di differenti alimenti, ciascuno con specifiche proprietà nutrizionali.

Perle di Salute – Il Coach Nutrizionale

Come anticipato, non esiste una dieta perfetta, ma il giusto regime individuale.
Un buon Coach Nutrizionale è in grado di intervenire sul singolo, adattando i criteri indicati dai LARN al paziente.
Esso perciò prescriverà un regime alimentare che:

  • garantisca i giusti apporti dei macronutrienti (carboidrati, proteine, lipidi)
  • dia la quantità energetica necessaria (che dipenderà, ovviamente, dalla richiesta del paziente in caso di dimagrimento oppure di aumento di massa muscolare, oppure se in gravidanza o menopausa).
  • stimerà il giusto apporto di vitamine e minerali
  • assicurerà la corretta quota di fibre e acqua per aiutare la funzionalità intestinale.

Obiettivo del coach nutrizionale è quello di soddisfare la richiesta del paziente, mantenendo però il focus sulla sua Salute.