La dieta mediterranea e altre diete a confronto

dieta mediterranea

La Dieta Mediterranea, dal 2010 riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, è un modello alimentare e culturale transnazionale che accomuna sette Paesi: Cipro, Croazia, Spagna, Grecia, Italia, Marocco e Portogallo.

La dieta mediterranea: uno stile di vita, non solo alimentazione

La Dieta Mediterranea va oltre il semplice concetto di cibo, rappresentando uno stile di vita che coinvolge abitudini sociali, culturali e gastronomiche.
La definizione tratta dal Dossier di Candidatura presentato all’UNESCO per il suo riconoscimento la presenta, infatti, nel seguente modo:
L’origine del termine (Dieta Mediterranea) deriva dalla parola greca “diaita”: stile di vita, ovvero la pratica sociale fondata su costumi, conoscenze e tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola e che coinvolgono, nel Bacino Mediterraneo, la coltivazione, il raccolto, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione, la cottura e, soprattutto, il modo stesso in cui si consumano gli alimenti.
Essa rappresenta un prezioso patrimonio culturale fortemente legato al territorio e alla cui base vi sono la convivialità, le pratiche sociali, gastronomiche e le celebrazioni, dove il cibo diventa un mezzo di relazione sociale, di unione e di condivisione, in grado di riunire persone di tutte le età e classi sociali.

Le peculiarità della dieta mediterranea

Le potenzialità salutistiche della Dieta Mediterranea si evidenziarono a partire dal 1960, quando lo scienziato Ancel Keys rilevò una ridotta mortalità per eventi cardiovascolari di una determinata popolazione che si affacciava sul bacino del Mar Mediterraneo.
A seguito di tale scoperta è stato identificato, per la prima volta, il ruolo protettivo della Dieta Mediterranea nei confronti della cardiopatia coronarica e di altre condizioni morbose.

Peculiarità della dieta Mediterranea (forse l’unica tra tutte le diete!) è il fatto di non eliminare alcun gruppo alimentare fondamentale, ma di lavorare sulle quantità e sulle frequenze di consumo.
Le indicazioni, infatti, sono di:

  • aumentare le frequenze di consumo di alimenti di origine vegetale (cereali integrali, legumi, verdura, frutta)
  • usare olio di oliva extravergine come fonte principale di grassi
  • diminuire il consumo di carne e latticini
  • avere un buon consumo di pesce e…
  • assumere un moderato uso di vino, legato al suo significato di convivialità.

L’aumento dell’interesse per le diete alla moda

Nonostante i comprovati benefici della Dieta Mediterranea, negli ultimi anni l’interesse globale verso altri regimi alimentari è cresciuto enormemente.
Programmi televisivi, video su internet, influencer e campagne pubblicitarie sui vari media e social network hanno contribuito a modellare le scelte alimentari della popolazione.
Allo stesso tempo, i progressi scientifici hanno approfondito la conoscenza dei processi biologici legati ai nutrienti e alle sostanze bioattive.
Di conseguenza, sempre più persone sono alla ricerca di “diete alla moda” o “soluzioni miracolose”, spesso percepite come rimedi rapidi e definitivi per il sovrappeso o l’obesità, senza una reale consapevolezza dei loro effetti a lungo termine.

Le diete alla moda: promesse e rischi

Sulla spinta commerciale, molte diete alla moda sono emerse negli ultimi decenni.

Una dieta alla moda, o in gergo anglosassone “fad diet”, è un regime alimentare restrittivo, in genere costituito da una lista molto limitata di alimenti o da una strana combinazione degli stessi, basata su teorie che non hanno spesso alcuna evidenza scientifica.
In genere vanta risultati rapidi e consistenti in termini di calo ponderale e in un brevissimo lasso di tempo. Dei veri e propri miracoli!

Le Diete Low Carb

Le diete più famose sono quelle “low Carb” a basso o bassissimo contenuto di carboidrati come la Atkins, la Dukan, la dieta a zona, la paleolitica e la più recente chetogenica. Tutte in grado di far perdere peso rapidamente e di far migliorare i parametri cardiovascolari ed infiammatori nel breve termine (forse legato più alla perdita di peso che non alla tipo dieta stessa).
Necessitano, però, di valutazioni sul lungo periodo.

Le varianti Vegetariane

Poi ci sono regimi vegetariani con diverse sfumature: dal latto-ovo-vegetariano al vegano (che esclude anche i derivati degli animali), ai pesco vegetariani, al fruttariano, al semi vegetariano …
Se correttamente bilanciati, possono essere regimi corretti; anzi, un’alimentazione ricca in prodotti di origine vegetale sembra essere protettiva verso alcune patologie.
Un’attenzione maggiore, però, va fatta verso i vegani che possono avere carenze di vitamina B12 e di alcuni minerali.

Le diete basate sul Timing

Infine, una nuova “moda” lega l’alimentazione al “timing”, cioè a quando ci si alimenta: per cui esistono diete in cui si mangia solo in una fascia limitata di tempo nella giornata (dieta a intermittenza) oppure ci sono regimi in cui si inseriscono 1 o più giorni di digiuno completo oppure al 25% delle calorie necessarie.
Anche per queste diete occorrono studi più approfonditi e soprattutto di lunga durata per comprendere la loro effettiva efficacia.

Perle di Salute – Come riconoscere una dieta inefficace o pericolosa

Se si decide di adottare un regime alimentare specifico, è fondamentale prestare attenzione a quelle diete che:

  • promettono la perdita di peso tramite un singolo ingrediente o prodotto, senza richiedere modifiche allo stile di vita
  • promettono una rapida perdita di peso di oltre 1 kg di grasso corporeo a settimana!
  • pubblicizzano magici effetti bruciagrassi degli alimenti (come la dieta del pompelmo) o ingredienti nascosti negli alimenti (la dieta del caffè)
  • promuovono l’esclusione, o una limitazione, di un intero gruppo di alimenti, come i latticini o un alimento base come il grano, senza alcuna ragione medica per farlo e suggeriscono di sostituirli con alternative costose, prodotti speciali o grandi dosi di integratori vitaminici e minerali
  • promuovono il consumo principale di un tipo di cibo (ad esempio: zuppa di cavolo, cioccolato o uova) o di evitare tutti i cibi cotti (la dieta di cibi crudi).
  • consigliano di mangiare cibi solo in particolari combinazioni, basate sulla tua genetica o gruppo sanguigno
  • suggeriscono che il sovrappeso è correlato a un’allergia alimentare o un’intolleranza al lievito
  • non forniscono prove concrete a sostegno, ma si basano esclusivamente su testimonianze di celebrità (attori, calciatori, cantanti…).

Parkinson: un cammino da affrontare insieme, con supporto e determinazione

parkinson

Quando si riceve una diagnosi di Parkinson, si può provare la sensazione di guardare una montagna altissima da scalare. È normale sentirsi spaventati o sopraffatti, ma è importante non concentrarsi unicamente sulla cima. Ogni piccolo passo è fondamentale: ogni miglioramento, anche se minimo, può fare una grande differenza nel cammino verso una vita migliore.

Che cos’è la malattia di Parkinson?

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale.In pratica, alcune cellule nervose nel cervello iniziano a degenerare. Queste cellule sono fondamentali per regolare i movimenti muscolari volontari, quindi quando vengono compromesse, i movimenti possono diventare più difficili da controllare.

I sintomi del Parkinson

I sintomi del Parkinson possono variare da persona a persona. Ecco alcuni segnali comuni legati alla performance motoria:

  • Deambulazione: rigidità muscolare che rende i movimenti più difficili e, a volte, dolorosi.
  • Scrittura: cambiamenti nel modo di scrivere, spesso con lettere più piccole.
  • Movimenti rallentati: una lentezza generale nei movimenti.
  • Espressione facciale ridotta: il viso può apparire meno espressivo.
  • Tremore: tremolio involontario che si manifesta a riposo e migliora con il movimento.

Oltre ai sintomi motori, si riscontrano anche:

  • Disturbi psicologici: depressione, ansia e alterazioni dell’umore.
  • Problemi cognitivi: difficoltà di memoria e concentrazione.
  • Disturbi del sonno: interruzioni, agitazione e movimenti involontari durante la notte.
  • Problemi digestivi: stitichezza legata alla ridotta motilità intestinale.
  • Alterazioni fisiologiche: abbassamento della pressione sanguigna in piedi, sudorazione eccessiva.

La buona notizia: la prevenzione può fare la differenza

Anche se i sintomi tendono a peggiorare nel tempo, una gestione attiva della malattia può rallentarne il decorso e migliorare la qualità della vita.
Studi dimostrano che trattamenti adeguati e una gestione integrata possono fare una grande differenza, rallentando i segni della malattia e migliorando la qualità della vita.

Massaggi, dieta e Tai Chi: un aiuto per il Parkinson

Uno degli aspetti più fastidiosi del Parkinson riguarda i disturbi del sonno e la sensazione di gambe senza riposo.

Parlando di sonno, c’è un disturbo chiamato Disturbo Comportamentale del Sonno REM (RBD), che si verifica durante la fase REM (quella dei sogni). In questa fase, il corpo si muove involontariamente.

Cosa accade?
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese (MTC), il sonno è il risultato dell’equilibrio tra energia yin e yang. Durante il giorno, l’energia yang ci mantiene attivi, mentre di notte si ritira, dando spazio all’energia yin per il riposo. Se l’energia yang non si ritira correttamente di notte, può portare a disturbi come il sonno agitato e i movimenti involontari, tipici della sindrome della gamba senza riposo.

Cosa fare in questi casi?
La MTC suggerisce massaggi mirati a stimolare specifici punti energetici per calmare l’energia yang e nutrire quella yin:

  • BL23: stimola l’energia dei reni.
  • SP10: stimola la produzione di sangue.
  • ST36 e SP6: migliorano la circolazione e nutrono le gambe.

L’approccio del terapista

Tra i meridiani straordinari, i Qiao (Yin Qiao Mai e Yang Qiao Mai) giocano un ruolo chiave. 
Qiao (pronuncia: ciao) significa “alzarsi sulle punte dei piedi”, movimento di sollevamento ma anche equilibrio.
I due Qiao Mai, lo Yin e lo Yang, controllano rispettivamente il movimento e la contrazione dei muscoli intrarotatori e adduttori, extrarotatori e abduttori.
Insieme regolano il ritmo sonno-veglia. Lo Yang Qiao Mai assorbe l’eccesso di yang, mentre lo Yin Qiao Mai interviene sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, favorendo l’equilibrio energetico.

L’importanza della dieta

Anche l’alimentazione può sostenere il percorso terapeutico.
Alimenti cotti, al vapore o bolliti sono ideali per nutrire l’energia yin.
Si consiglia di evitare cibi crudi o freddi (tipo insalate in inverno o yogurt) e ridurre l’uso di sale.

Un cammino da percorrere con cura e consapevolezza

Affrontare il Parkinson non è facile, ma con il giusto supporto, la prevenzione e un approccio terapeutico mirato è possibile rallentare i sintomi e migliorare la qualità della vita.
Che si tratti di terapie tradizionali, massaggi o discipline come il Tai Chi, ogni piccolo passo conta. L’importante è mantenere la determinazione e affrontare il cammino con consapevolezza e cura.

Perle di Salute – Il Tai Chi: una Via verso il Benessere

Il Tai Chi, antica arte marziale cinese, si rivela un’alleata preziosa per chi affronta la diagnosi di Parkinson. Grazie ai suoi movimenti lenti e armoniosi, questa disciplina è ideale per migliorare l’equilibrio e rafforzare la muscolatura.
Ogni gesto coinvolge in modo sincronizzato i quattro arti, andando oltre il semplice lavoro muscolare ed equilibrio: diventa un esercizio anche per la mente. La concentrazione necessaria per controllare i movimenti e percepire il corpo nello spazio stimola il cervello, promuovendo maggiore consapevolezza e coordinazione.

Un approccio dolce ma efficace per corpo e mente, capace di sostenere il cammino verso una migliore qualità della vita.

Drenaggio Linfatico Manuale: applicazioni e controindicazioni

drenaggio linfatico manuale

Probabilmente avete già sentito parlare di Drenaggio Linfatico Manuale; a qualcuno potrebbe essere stato persino consigliato.
Spesso il Drenaggio Linfatico Manuale (DLM) viene associato alla cellulite o ai gonfiori della gravidanza, ma il DLM presenta molte altre indicazioni, alcune delle quali meno conosciute.
Ma in quali casi può essere utile? Scopriamolo insieme!

Il Drenaggio Linfatico e il trattamento degli edemi

Il linfodrenaggio è particolarmente efficace in due ambiti:

  • il trattamento degli edemi (gonfiori causati da accumulo di liquidi) 
  • il miglioramento delle difese immunitarie

Gli edemi possono avere diverse cause:

  • alcuni sono di natura patologica, come il linfedema, un accumulo dovuto a un malfunzionamento del sistema linfatico,
  • o il flebedema, causato da difficoltà nella circolazione venosa.
    In entrambi i casi si possono osservare gambe gonfie, con segni lasciati da calze o vestiti. Tuttavia, nel linfedema la pelle appare pallida, fredda e dura, mentre nel flebedema è rossiccia, calda e più morbida, con possibile presenza di capillari visibili o vene sporgenti.
  • Un’altra patologia che causa edemi è il lipoedema, simile alla cellulite estetica.

Esistono anche edemi dovuti a cambiamenti ormonali come quelli legati al ciclo mestruale, alla gravidanza o alla menopausa.
In tutti questi casi, il linfodrenaggio può aiutare ad eliminare l’edema, migliorando l’efficienza del sistema linfatico.
I risultati possono essere sorprendenti: già dopo una seduta, gli arti possono ridursi di 1 o 2 centimetri grazie all’eliminazione dei liquidi in eccesso.

Edemi di origine traumatica o post-chirurgica

Oltre a questi tipi, possono presentarsi edemi di origine traumatica o post-chirurgica.
Dopo un trauma, il corpo reagisce con segni infiammatori: l’area si arrossa, si scalda, si gonfia, diventa dolente e risulta difficile da usare.
Una volta stabilita l’entità del danno, se non ci sono controindicazioni, si può utilizzare il linfodrenaggio per accelerare il recupero. In alcuni casi, è possibile iniziare il trattamento già 12-48 ore dopo il trauma, riducendo il gonfiore e rimuovendo le sostanze irritanti accumulate. Questo accelera i tempi di guarigione e migliora la qualità della riparazione.
Per questo motivo, il DLM è molto usato nello sport e nella riabilitazione.

Anche gli interventi chirurgici, pur finalizzati a migliorare la salute, rappresentano un trauma per il corpo. Il drenaggio manuale è consigliato, salvo controindicazioni, sia prima dell’intervento, per preparare i tessuti, sia dopo, per favorire il recupero.

Benefici del Linfodrenaggio per il sistema immunitario, l’apparato digerente e le affezioni respiratorie

Poiché il sistema immunitario è strettamente legato al sistema linfatico, il DLM può influenzarlo positivamente. Questo è particolarmente utile in ambito dermatologico, ad esempio per ridurre stati infiammatori cutanei come l’eritema. Il massaggio, applicato nelle immediate vicinanze dell’area interessata, elimina i rifiuti e le sostanze infiammatorie, riducendo così i sintomi.
 
Il DLM è utile anche per migliorare la peristalsi intestinale (i movimenti intestinali), aiutando a regolarizzare l’intestino in caso di stipsi o disturbi gastrointestinali.

Infine, il linfodrenaggio è nato per trattare affezioni respiratorie. Raffreddori, sinusiti e riniti allergiche possono trarre beneficio da trattamenti mirati al viso, sia come cura che in prevenzione, ad esempio, nel caso delle allergie stagionali.
Se correttamente eseguito, il DLM produce effetti rapidi e duraturi.

Controindicazioni e precauzioni del Drenaggio Linfatico Manuale

Come ogni terapia efficace, il drenaggio linfatico manuale non è indicato per tutti. Proprio per i suoi effetti significativi, va evitato in alcuni casi o applicato con cautela.

  • Un terapista esperto non tratterà mai un paziente con infezioni acute o malattie infettive, per evitare il rischio di propagare l’infezione.
  • Allo stesso modo, è controindicato in presenza di tumori maligni, salvo specifica indicazione medica, e in caso di trombosi venosa profonda recente.
  • In situazioni come insufficienze cardiache o renali, occorre particolare attenzione. Queste patologie, spesso associate ad edemi, richiedono un consulto medico prima di iniziare il trattamento, per valutare se il drenaggio sia sicuro e non rischi di affaticare cuore e reni.
  • Durante la gravidanza, è consigliabile evitare il drenaggio nei primi tre mesi, poiché il corpo della madre è sottoposto a numerosi e delicati cambiamenti. Dopo questo periodo, però, il linfodrenaggio diventa un grande alleato per ridurre gli edemi della gravidanza o eliminarli rapidamente dopo il parto.

Perle di Salute – L’importanza della valutazione preliminare

Il professionista esperto in drenaggio linfatico, prima di iniziare il trattamento, effettua un’attenta valutazione ponendo domande mirate per individuare eventuali controindicazioni e determinare l’idoneità del paziente alla terapia. Questo passaggio è cruciale non solo per garantire la sicurezza del trattamento, ma anche per comprendere a fondo la problematica e definire la strategia di intervento più efficace. La fase preliminare è un elemento imprescindibile che non dovrebbe mai essere trascurato.

In questo articolo ho presentato le principali indicazioni del linfodrenaggio. La decisione di applicarlo spetta comunque al terapista esperto e al medico curante, che valuteranno rischi e benefici per garantire la massima sicurezza e efficacia al paziente.

I principali traumi sportivi: come prevenirli e trattarli

trauma sportivo

Lo sport rappresenta un’attività fondamentale per il mantenimento di uno stile di vita sano ed equilibrato. Tuttavia, praticarlo, sia a livello professionale che amatoriale, comporta il rischio di traumi di varia entità.
Per questo motivo, è essenziale conoscere i principali traumi sportivi, adottare strategie efficaci per prevenirli e acquisire le competenze necessarie per gestirli in modo corretto.
Questo approccio consente di garantire una pratica sportiva sicura e sostenibile, promuovendo al contempo il benessere fisico e mentale degli atleti.

Traumi sportivi: classificazione, cause e caratteristiche principali

I traumi sportivi possono essere suddivisi in due categorie principali: traumi acuti e lesioni da sovraccarico. La loro comprensione è fondamentale per prevenire danni permanenti e garantire il recupero ottimale.

Traumi acuti

I traumi acuti sono lesioni improvvise causate da movimenti bruschi, cadute o impatti violenti.

1. Distorsioni
Le distorsioni, comunemente note come “storte”, si verificano a seguito di un movimento anomalo che coinvolge un’articolazione. Questo provoca una temporanea perdita di contatto tra i capi articolari che compongono la giuntura, causando danni di varia entità alla capsula articolare, ai tendini o ai legamenti, che possono essere stirati o lacerati.
In base alle strutture interessate, possono comparire ematomi di diversa entità.
Traumi distorsivi particolarmente gravi possono persino provocare fratture. Tra le più comuni vi sono quelle alla caviglia, frequenti tra i calciatori, e quelle al ginocchio, tipiche negli sciatori.

2. Strappi muscolari
Gli strappi muscolari si verificano quando le fibre muscolari si rompono a causa di un eccessivo allungamento o di un sovraccarico dovuto alla fatica.
Interessano frequentemente i muscoli posteriori della coscia, i quadricipiti e i muscoli della gamba, ma possono coinvolgere anche i muscoli degli arti superiori.
La gravità varia, andando progressivamente dallo stiramento alla distrazione muscolare, fino allo strappo vero e proprio, che può essere completo o parziale.
Il dolore è intenso e, a seconda dell’entità del danno, può essere accompagnato da un ematoma di dimensioni proporzionalmente importanti in base al danno subito.

3. Fratture
Le fratture possono essere causate da impatti violenti o da cadute.
Tra le più comuni in ambito sportivo si riscontrano quelle del polso, della clavicola e di tibia e perone.
In base al tipo di sport praticato, sono frequenti anche le fratture che coinvolgono le mani e i piedi, comprese quelle delle dita.

4. Lussazioni
Le lussazioni si verificano quando i capi articolari perdono in modo cronico il contatto rispetto alla loro posizione naturale. Tra le articolazioni più frequentemente interessate vi è la spalla, particolarmente vulnerabile a questo tipo di trauma.
Il danno a carico della capsula articolare e dei legamenti è generalmente grave e di entità superiore rispetto a quello causato da una distorsione.

Lesioni da sovraccarico

Le lesioni da sovraccarico derivano da movimenti ripetitivi o carichi eccessivi, causando danni progressivi a tendini, ossa e tessuti..

1. Tendiniti
Si tratta dell’infiammazione di un tendine, spesso provocata da movimenti ripetitivi o da un sovraccarico.
È una condizione comune tra i corridori, che possono sviluppare la tendinite del tendine d’Achille, e tra i tennisti, soggetti al gomito del tennista.

2. Borsiti
Sono infiammazioni delle borse sinoviali, strutture che, in seguito a microtraumi ripetuti, si irritano, si gonfiano e causano dolore intenso.

3. Sindrome da stress tibiale mediale (shin splints)
Dolore localizzato nella parte inferiore della gamba, causato da un utilizzo eccessivo e ripetitivo dei muscoli e delle ossa della zona.

4. Fratture da stress
Microfratture nelle ossa provocate da attività fisica ripetitiva e ad alta intensità, spesso dovute a carichi eccessivi senza adeguato recupero.

5. Sindrome della bandelletta ileotibiale
Un’infiammazione comune tra corridori e ciclisti, causata dallo sfregamento della bandelletta ileotibiale contro il femore. Si manifesta tipicamente con dolore localizzato nella parte laterale del ginocchio, soprattutto durante l’attività fisica ripetitiva.

Prevenzione dei traumi sportivi

La prevenzione è la miglior cura. Seguendo alcune linee guida, è possibile ridurre significativamente il rischio di infortuni.

  1. Riscaldamento e stretching
    Il riscaldamento prepara muscoli e articolazioni allo sforzo, migliorando la circolazione sanguigna e aumentando la flessibilità. È fondamentale eseguire esercizi di stretching dinamico prima dell’attività e stretching statico dopo.
     
  2. Uso di attrezzature adeguate
    Indossare scarpe specifiche per lo sport praticato e utilizzare protezioni come caschi, ginocchiere o paradenti riduce significativamente il rischio di lesioni.
     
  3. Progressività negli allenamenti
    Incrementare gradualmente l’intensità degli allenamenti consente al corpo di adattarsi in modo naturale, evitando sovraccarichi improvvisi.
     
  4. Tecnica corretta
    Apprendere e applicare tecniche corrette per i movimenti specifici dello sport praticato è essenziale per evitare sforzi errati che potrebbero causare lesioni.
     
  5. Ascoltare il proprio corpo
    Riconoscere segnali di affaticamento o dolore è fondamentale per prevenire lesioni da sovraccarico. Il riposo regolare è una componente indispensabile del recupero fisico.
     
  6. Condizionamento fisico
    Programmi mirati di rafforzamento muscolare e miglioramento della stabilità articolare aumentano la resistenza di muscoli e articolazioni agli stress meccanici.

Il Massaggio sportivo in ogni fase dell’allenamento

Il massaggio sportivo svolge un ruolo cruciale nella prevenzione e nella gestione dei traumi sportivi, offrendo benefici specifici per ogni fase dell’allenamento.

Durante la preparazione fisica, aiuta a migliorare la flessibilità muscolare e ridurre il rischio di infortuni, mentre dopo l’attività sportiva accelera il recupero, alleviando tensioni muscolari e favorendo la rigenerazione dei tessuti.

Questo approccio mirato permette agli atleti di mantenere elevate prestazioni fisiche riducendo significativamente l’incidenza di traumi e sovraccarichi funzionali, che rappresentano una delle principali problematiche nello sport.

Inoltre, il massaggio sportivo è concepito per aiutare a correggere i problemi e gli squilibri a carico di muscoli e tendini causati da un’attività fisica ripetitiva e faticosa.
Per rendere al meglio controlla quale “carburante immetti nel tuo serbatoio”! Per prestazioni ancora superiori e durature segui un’alimentazione corretta e personalizzata per uno sportivo!

Trattamento dei traumi sportivi

Una gestione tempestiva e appropriata è fondamentale per minimizzare i danni e accelerare il recupero.

1. Protocollo P.R.I.C.E. per traumi acuti
Protection (Protezione): applicare tutori, bendaggi o altri dispositivi in base al tipo di trauma e alle indicazioni mediche.
Rest (Riposo): sospendere immediatamente l’attività fisica per prevenire ulteriori danni.
Ice (Ghiaccio): applicare ghiaccio sull’area colpita per 15-20 minuti ogni ora per ridurre gonfiore e dolore.
Compression (Compressione): fasciare la zona interessata per contenere il gonfiore.
Elevation (Elevazione): sollevare l’area lesionata al di sopra del livello del cuore per favorire il drenaggio dei liquidi.

2. Terapia fisica
Dopo un trauma, la riabilitazione è fondamentale per recuperare forza, mobilità e funzionalità. Un terapista o fisioterapista specializzato può guidare in un programma di esercizi personalizzato per il recupero.

3. Terapie farmacologiche
Per gestire dolore e infiammazione, il medico può prescrivere farmaci antinfiammatori o analgesici, adattati alle esigenze specifiche del paziente.

4. Interventi chirurgici
Nei casi più gravi, come fratture complesse o lacerazioni significative di legamenti e tendini, può essere necessario un intervento chirurgico per riparare i tessuti danneggiati.

5. Riabilitazione psicologica
Gli infortuni sportivi possono avere un impatto significativo anche sul piano psicologico. Il supporto di uno psicologo dello sport può aiutare a gestire lo stress, mantenere la motivazione e affrontare il percorso di recupero con maggiore serenità.

Esempi di traumi specifici e gestione

  • Distorsione alla caviglia

Prevenzione: stimolazione propriocettiva, rafforzamento dei muscoli stabilizzatori della caviglia, utilizzo di calzature adeguate e applicazione di bendaggi sportivi preventivi.
Trattamento: applicazione del protocollo P.R.I.C.E., seguita da esercizi di equilibrio e stabilità quando indicato.

  • Tendinite al tendine d’Achille

Prevenzione: evitare aumenti improvvisi nell’intensità degli allenamenti, eseguire regolarmente stretching dei muscoli del polpaccio, e scegliere calzature adeguate in base allo sport praticato, al livello e alle proprie caratteristiche fisiche e tecniche.
Trattamento: riposo, terapia fisica (ad esempio, ultrasuoni), esercizi specifici e, se indicato da un medico specialista, utilizzo di plantari o solette ortopediche.

  • Lesione del legamento crociato anteriore (LCA)

Prevenzione: programmi di allenamento propriocettivo per migliorare l’equilibrio e rafforzare i muscoli che stabilizzano il ginocchio.
Trattamento: spesso richiede un intervento chirurgico, seguito da un lungo e strutturato percorso di riabilitazione.

Promuovere una pratica sportiva sicura

La pratica sportiva è una delle attività più benefiche per la salute, ma richiede consapevolezza dei potenziali rischi e delle strategie di prevenzione e trattamento.
Adottando un approccio prudente, utilizzando tecniche corrette e prestando costante attenzione ai segnali del corpo, è possibile minimizzare il rischio di traumi sportivi e massimizzare i benefici offerti dallo sport.

Perle di Salute – I “10 comandamenti” per prevenire un infortunio sportivo

  1. Fai sempre il riscaldamento prima di iniziare il tuo sport
  2. Fai sempre il defaticamento dopo aver terminato il tuo sport
  3. Ricordati di fare lo stretching
  4. Allenati in modo progressivo
  5. Correggi la tecnica del tuo sport
  6. Ascolta il tuo allenatore
  7. Ascolta il tuo corpo
  8. Utilizza l’attrezzatura corretta
  9. Mangia e bevi bene
  10. Segui un programma di allenamento personalizzato (con periodi di carico, scarico e riposo)

Cattiva digestione: consigli pratici per stare meglio ogni giorno

cattiva digestione

Chi di noi non ha mai detto “mi sento gonfia” oppure “ho acidità di stomaco”?
Succede a tutti, prima o poi, e con le festività natalizie alle porte è facile immaginare che queste sensazioni diventeranno comuni.
Pasti abbondanti, dolci in quantità e cibi più ricchi del solito possono metterci a dura prova, soprattutto il 25 dicembre, il 26 e a Capodanno.

Se si tratta di episodi sporadici, non c’è da preoccuparsi: una digestione un po’ lenta ogni tanto è assolutamente normale. Ma quando questi disturbi diventano frequenti e iniziano a interferire con la nostra quotidianità, è importante prestare attenzione e capire le cause.

Causa delle difficoltà digestive

Le ragioni per cui il nostro sistema digestivo può fare i capricci sono tante e diverse tra loro.
A volte c’entrano i cambiamenti ormonali, come quelli che si verificano durante il ciclo mestruale o la menopausa, che possono influire sulla motilità intestinale.

Altre volte sono condizioni mediche, come problemi all’esofago, allo stomaco, al duodeno o al colon, a modificare il funzionamento del sistema digerente, sia nella sua capacità di contrarsi sia nella produzione delle secrezioni necessarie.

Non dobbiamo dimenticare che anche i farmaci possono giocare un ruolo importante, alterando gli equilibri del nostro organismo.

E poi c’è il nostro stile di vita, spesso il principale responsabile di una digestione complicata. Fumo, alcol, stress, abuso di farmaci e un’alimentazione poco equilibrata sono tutti fattori che mettono a dura prova il nostro apparato digerente.

La dispepsia funzionale e i disturbi correlati

Tra i disturbi più comuni troviamo la dispepsia funzionale, un problema che si manifesta con dolore e malessere localizzati nella parte alta dell’addome, quella dello stomaco.

Le cause possono essere molte:

  • una motilità gastrica alterata
  • un ritardato svuotamento dello stomaco
  • un’ipersecrezione di acidi gastrici
  • una gastrite, in particolare accompagnata dalla presenza del batterio Helicobacter pylori.

Questo problema, spesso, si associa al reflusso gastroesofageo, causato da un indebolimento dello sfintere esofageo che dovrebbe impedire al succo gastrico di risalire dallo stomaco all’esofago. In altri casi, le difficoltà digestive possono essere legate a condizioni come l’ulcera duodenale, epatopatie, calcoli alla colecisti o pancreatiti.
Ogni parte del nostro sistema digestivo può contribuire, in misura maggiore o minore, a questi disturbi.

Un esempio interessante è quello del fegato e della colecisti: se il fegato produce meno bile o se la colecisti non la espelle correttamente, diventa più difficile digerire i grassi.
Lo stesso vale per il pancreas, che ha un ruolo fondamentale nella produzione degli enzimi digestivi. Se c’è un’infiammazione o un problema legato a questo organo, la digestione ne risente pesantemente.

Anche il colon, ultimo tratto del nostro apparato digerente, spesso causa fastidi.
La sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo molto diffuso, caratterizzato da dolore o tensione addominale, gonfiore, stipsi o diarrea. Anche se non è una vera e propria malattia, viene diagnosticata per esclusione di patologie più serie, come il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la celiachia o i tumori del colon.

L’importanza dello stile di vita

Se da un lato è più difficile intervenire su cause mediche specifiche, dall’altro possiamo fare molto per migliorare la nostra digestione agendo sullo stile di vita.
Come accennato, fumo, alcol, stress e cattive abitudini alimentari possono alterare il delicato equilibrio del sistema digerente.
Il fumo, ad esempio, aumenta la produzione di acidi gastrici, mentre lo stress cronico attiva il sistema nervoso simpatico, bloccando quei processi digestivi che richiedono invece un sistema parasimpatico in azione.

Vivere di fretta, mangiare velocemente o abusare di cibi poco sani sono tutti comportamenti che, alla lunga, peggiorano la situazione.
Alimentazione sana, attività fisica e sano riposo sono tutti modi per migliorare la digestione, agendo in parte anche sulla diminuzione dello stress.

Perla di Salute – Piccoli gesti quotidiani per una digestione serena

Ma allora cosa possiamo fare, concretamente, per aiutare il nostro apparato digerente?
Prima di tutto, niente sacrifici a Natale! Un giorno di stravizi non comprometterà la salute del nostro stomaco, ma è importante seguire alcune regole nella vita di tutti i giorni.

  • Mangiare pasti piccoli e frequenti è un primo passo fondamentale, perché permette di non sovraccaricare lo stomaco.
  • È altrettanto importante masticare bene: la digestione inizia già in bocca, sia dal punto di vista chimico, grazie agli enzimi presenti nella saliva, sia meccanico, con lo sminuzzamento del cibo.
  • Bisogna poi fare attenzione ai cibi grassi, che rallentano lo svuotamento gastrico, e moderare il consumo di fibre, che, sebbene utili, possono causare gonfiore se assunte in eccesso.
  • Bere acqua, almeno 1,5-2 litri al giorno, è fondamentale, ma senza esagerare durante i pasti.
  • Infine, una camminata di mezz’ora al giorno aiuta moltissimo i movimenti intestinali e, più in generale, il benessere dell’apparato digerente.

Ti fischiano le orecchie? La Medicina Cinese in caso di acufene

acufene e medicina cinese

Acufene, tinnito e er ming

Senti dei suoni? Si chiamano acufeni o tinnito, oppure, come detto in Medicina Tradizionale Cinese, er ming “orecchie che cantano come cicale”.

Il tinnitus è la percezione di un suono, spesso assimilabile ad un fischio, senza cause esterne. E’ un disturbo abbastanza frequente, si stima riguardi circa il 10% della popolazione.
Spesso ci si convive per la difficoltà di ottenere una corretta diagnosi e l’istituzione di un’adeguata terapia. In alcuni casi l’intensità dell’acufene è particolarmente rilevante da risultare invalidante.
Sia che tu senta dei ronzii, dei campanelli o delle cascate, sia che i suoni sembrino sibili, fruscii o uno stridore, che si manifestino in modo costante oppure intermittente, che siano deboli o forti, esiste un trattamento energetico mirato al sollievo dei sintomi dell’acufene.

Approccio della Medicina Tradizionale Cinese

Tutte le medicine tradizionali dell’area asiatica si concentrano sul trattamento dei canali, o meridiani energetici, responsabili della funzionalità uditiva. Conoscere il decorso e la modalità di trattamento di questi canali è importante per sostenere chi soffre di fischi alle orecchie e in caso di principio di perdita dell’udito.
Bisogna far circolare l’energia nei canali dell’area. Uno dei punti cardine della MTC è il punto Èrmen (TR21), affiancato da SI19 e GB2, fondamentali per stimolare la circolazione dell’energia nella zona.

La condizione energetica associata agli acufeni

Inoltre, si deve porre diagnosi energetica differenziata, distinguendo le forme da Vuoto da quelle da Pienezza, così da dare il giusto sostegno agli organi coinvolti nella disfunzione.
La diagnosi differenziale permette di distinguere tra le forme di acufene dovute ad una carenza di energia “corretta” e le forme d’acufene dovute a fattore patogeno, partendo proprio dal tipo di fischio accusato.
Ogni tinnito è diverso dagli altri e la Medicina Tradizionale Cinese ci aiuta a distinguere gli acufeni sulla base delle loro caratteristiche.

Acufene da Vuoto

Si tratta dell’acufene a bassa frequenza, il ronzio debole, con peggioramento nel tardo pomeriggio o la sera, oppure quando si è stanchi. Tipico dei deficit di energia, richiede un sostegno agli organi coinvolti.

Acufene da Eccesso

Acufene acuto e intenso, come un fischio, e di durata breve. Siamo nel campo degli Eccessi.
Associato a squilibri energetici, come il “Fuoco del Fegato” o disfunzioni legate a Umidità-Calore della Vescicola Biliare
Il meridiano Yáng Wéi Mài è un Meridiano Straordinario, influenza le orecchie e può essere utilizzato per quelle condizioni dovute alla “salita del Fuoco del Fegato” oppure per le malattie dell’orecchio provocate da uno squilibrio della Vescicola Biliare, come l’otorrea da Umidità-Calore.

Ogni tipo di tinnito è unico, e la MTC si distingue per la capacità di personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche specifiche del suono percepito.
Risulta molto importante trovare il trattamento adeguato che venga in  aiuto a chi soffre di acufene perché il fastidio procurato può, a sua volta, provocare altri sintomi come mal di testa, ansia, disturbi del sonno e della concentrazione.

Perle di Salute – Ritrova il silenzio interiore con l’armonia del respiro

Il respiro consapevole, praticato quotidianamente, può aiutare a calmare la mente e a ridurre l’intensità percepita dell’acufene.
Come fare:

  1. Trova un luogo tranquillo: siediti comodamente con la schiena dritta.
  2. Respira profondamente: inspira dal naso contando fino a 4, trattieni il respiro per 4 secondi e poi espira lentamente per 6-8 secondi.
  3. Visualizza il suono: immagina che il rumore nell’orecchio si dissolva dolcemente ad ogni espirazione.
  4. Punti di digitopressione: al termine, applica una lieve pressione sul punto TR21 (Èrmen) e sul punto SI19 per alcuni secondi, massaggiandoli delicatamente.

Ripetere questa pratica una o due volte al giorno può portare a un miglioramento nella percezione del tinnito, favorendo il rilassamento e una migliore gestione dello stress.

La TBS – Terapia Breve Strategica: cos’è e come funziona

terapia breve strategica

Ogni essere umano nel corso della propria vita attraversa momenti o periodi spiacevoli che provocano in lui un senso di malessere e sofferenza.
A volte, tali situazioni possono diventare sempre più difficoltose e trasformarsi, col tempo, in veri problemi. In tal caso, per superare adeguatamente i disagi, potrebbe essere utile un supporto di tipo psicologico.

E’ diffusa e radicata la convinzione che problemi e disagi che persistono da molto tempo, quali ad esempio depressione, fobie, panico, ossessioni, richiedano obbligatoriamente un trattamento terapeutico altrettanto lungo e sofferto. Non è sempre vero!

La Terapia Breve Strategica si differenzia da altri modelli terapeutici perché rappresenta un intervento breve e mirato per affrontare e risolvere le problematiche di tipo psicologico, utilizzando tecniche e tattiche molto efficaci ed efficienti.

Dove nasce la TBS – Terapia Breve Strategica

Nel 1990, con il primo libro di Giorgio Nardone e Paul Watzlawick, “L’arte del cambiamento”, diventato un bestseller della psicoterapia, nasce la moderna evoluzione della Terapia Breve Strategica.
Nel testo vengono presentati, per la prima volta, i protocolli specifici di trattamento per i disturbi fobici e ossessivo-compulsivi, delle sequenze di tattiche e manovre che, applicate durante la terapia con queste problematiche, ne favoriscono la soluzione in breve tempo.

Trent’anni di rigorosa ricerca empirico-sperimentale, portata avanti da Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, ha permesso di mettere a punto diversi protocolli di terapia specifici per specifiche patologie. Caratterizzati da estrema efficacia e rapidità di intervento, nei protocolli il rigore del problem solving si unisce all’estrema flessibilità dell’intervento, per adattare lo specifico protocollo all’unicità e originalità del singolo individuo.

Come funziona la TBS

L’intervento strategico è in grado di produrre significativi miglioramenti già a partire dalle prime sedute. Grazie all’utilizzo di tecniche sofisticate di conduzione del primo incontro (dialogo strategico) e all’utilizzo di compiti (“prescrizioni”) che il paziente dovrà mettere in pratica nell’intervallo tra le sedute.
La Terapia Strategica Breve non si occupa della ricerca delle cause dei problemi nel passato (che nessuno può cambiare), ma si focalizza sull’introdurre cambiamenti nel presente (non su perché c’è un problema, ma su come funziona il problema).
Il fine è la risoluzione del problema presentato, che costituisce l’obiettivo dell’intervento terapeutico.

La Terapia Strategica Breve nella pratica

Talvolta, per affrontare difficoltà personali nel rapporto con gli altri o nel lavoro, la soluzione che ci sembra giusta è quella di adottare una “strategia” che si è rivelata utile in un passato recente o remoto, in situazioni simili.
A volte questa soluzione funziona ma, a volte invece, le aspettative vengono deluse ed è proprio allora che si pensa di non essere stati sufficientemente incisivi nello sforzo di raggiungere uno scopo risolutivo.
Il “fare più di prima”, tuttavia, generalmente non solo non risolve le difficoltà originarie, ma le complica ulteriormente, trasformandole in un vero e proprio problema strutturato: le tentate soluzioni disfunzionali alimentano il problema, invece di risolverlo!

Con la TBS, il paziente, attraverso un intervento di tipo strategico, viene guidato a correggere questi tentativi rigidi e fallimentari di gestione della realtà, acquisendo, nel corso del trattamento, una maggiore elasticità mentale e la capacità di fronteggiare i problemi, sviluppando nei loro confronti, un più ampio ventaglio di strategie risolutive.
Si tratta pertanto di un intervento terapeutico breve e focale (circa dieci sedute), orientato ad eliminare la sintomatologia che induce il paziente a ricorrere al terapeuta, ma anche a rendere permanenti i risultati in funzione di un obiettivo ancora più importante: quello di cambiare le proprie abitudini disfunzionali, ossia tutti quegli atteggiamenti mentali che vanno ad incidere negativamente sulla vita quotidiana e di relazione.

La Terapia Breve Strategica non è quindi una terapia superficiale e sintomatica, ma si propone come una terapia radicale e duratura.

Di seguito vi propongo una breve sintesi dei risultati di efficacia dei vari protocolli di trattamento (Nardone, Balbi, 2008):

Con le parole di William Shakespeare, a Giorgio Nardone piace ricordare:
“non c’è notte che non veda il giorno”.

Un valido aiuto per dormire meglio ci viene offerto dal Training Autogeno, una tecnica di autodistensione sviluppata negli anni ’30 dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz.

Perle di Salute – Affidarsi a un professionista non è sbagliato!

Quando qualche difficoltà individuale o relazionale comincia a causarti molta insoddisfazione e sofferenza e condiziona troppo la tua vita, non esitare a chiedere un aiuto professionale!
Lo fai in tanti ambiti della tua vita: riesci bene da solo a disinfettare una piccola ferita e ad applicarvi un cerotto, però, nel caso di una lesione più profonda, vai dal chirurgo per farti mettere dei punti.
Riesci da solo a cambiare una ruota dell’auto bucata, però, nel caso di un guasto al motore, la porti dal meccanico.
Anche in quello che riguarda gli aspetti psicologici della tua vita può capitare di non riuscire a superare qualche difficoltà da solo! Anche in questo caso, puoi affidarti a un professionista.

Hot Stone Massage: storia, applicazioni e benefici del calore nella terapia

Le giornate uggiose, i primi freddi, la diminuzione delle ore di luce… oltre alle foglie che cambiano colore, caratteristiche di questa stagione sono il senso di stanchezza e il forte desiderio di restare al caldo.
Non è un caso ricercare il calore quando ci si sente stanchi, affaticati, “scarichi”. Lo abbiamo sempre fatto, fin dall’antichità: i Romani si recavano alle terme, i Nativi Americani avevano le capanne sudatorie e le donne cinesi e hawaiane erano solite distendersi su pietre laviche scaldate dal sole, pratica ancora oggi molto diffusa. Mio nonno raccontava di quando andava a dormire con un mattone riscaldato nel camino, posto sotto le coperte, facendo molta attenzione a non toccarlo.

Il calore come energia vitale e strumento di guarigione

Il calore è una fonte di energia essenziale, indispensabile per consentire le reazioni chimiche che sostengono la vita. Quando ci raffreddiamo, infatti, sentiamo naturalmente il bisogno di calore per riportare il corpo a una temperatura ottimale.
Fin dall’antichità, le persone hanno utilizzato il calore in terapia: pensiamo all’istinto di riscaldare o raffreddare una zona lesionata per alleviare il dolore o accelerare la guarigione.
Tra i metodi tradizionali per applicare calore, uno consisteva nell’uso di oggetti riscaldati che, applicati sul corpo, trasferivano energia termica, contribuendo così al benessere e al recupero fisico.

Il potere del calore: dal trattamento tradizionale alle tecnologie moderne

Scaldare un corpo fa muovere più velocemente le particelle che lo compongono, aumentando così la velocità delle reazioni cellulari. Questo spiega perché il calore venga usato in terapia per accelerare alcuni processi di riparazione.
In oriente, per risolvere alcuni disturbi si scaldano aghi, composti di erbe o legni e pietre appuntite per poi passarli o premerli su specifici punti del corpo.
Oggi disponiamo di macchinari sofisticati, come la TECAR o gli ultrasuoni, che utilizzano il calore per favorire la guarigione e alleviare il dolore, impiegando tecniche moderne ma con il medesimo principio.
Sono comunque in uso altre terapie tradizionali legate all’idrobalneoterapia, molto apprezzate e diffuse, come impacchi caldi o freddi, bagni termali e bagni di paraffina. Tra queste, l’Hot Stone Massage continua a essere molto popolare per i suoi effetti benefici e rilassanti.

La nascita dell’Hot Stone Massage moderno

L’uso delle pietre calde per massaggiare il corpo è una pratica antica, da sempre integrata in varie metodologie di trattamento. L’Hot Stone Massage moderno nasce negli anni ‘90 grazie alla massaggiatrice Mary Nelson che ha sviluppato una tecnica chiamata LaStone Therapy.
La tecnica moderna prevede l’applicazione di pietre riscaldate o raffreddate sul corpo in modo statico, oltre all’utilizzo delle pietre per massaggiare la persona, offrendo una piacevole e avvolgente sensazione di calore.

Benefici del calore nella Terapia con le pietre

Alcune pietre, grazie alla loro forma particolare, possono essere utilizzate dal massaggiatore per raggiungere zone profonde ed eseguire manovre efficaci; il rilassamento dei tessuti indotto dal calore permette di lavorare in profondità.
Questo massaggio è ampiamente utilizzato nelle SPA per il suo potente effetto rilassante, ma i suoi benefici vanno ben oltre il semplice relax. Il calore applicato durante il massaggio stimola la circolazione, migliorando l’apporto di nutrienti e ossigeno ai tessuti. I tessuti si ammorbidiscono, diventano più elastici e quindi più facili da trattare; le tensioni muscolari si riducono, e con esse anche il dolore tende a diminuire.

L’applicazione di caldo o freddo esercita un’influenza significativa anche sul sistema nervoso, modulandone l’attività in base al tipo di trattamento.
Il calore ha un effetto calmante: abbassa la pressione sanguigna, rallenta il battito cardiaco e favorisce un respiro più profondo e rilassato.
Il freddo, al contrario, ha un effetto stimolante, risvegliando il corpo.
Le applicazioni fredde risultano particolarmente utili per problemi di circolazione venosa, per alleviare la sensazione di gambe gonfie o per ridurre infiammazioni locali.

L’Hot Stone Massage come strumento terapeutico completo

Un terapista, conoscendo a fondo gli effetti e le applicazioni dell’Hot Stone quale termoterapia, può utilizzare questo metodo per trattare numerosi disturbi o integrarlo come supporto ad altre terapie.
Ciò che spesso viene percepito come un semplice massaggio rilassante rivela, in realtà, un grande potenziale terapeutico. Nelle mani di un professionista, l’Hot Stone Massage diventa una risorsa versatile e preziosa in diversi ambiti terapeutici.

Perle di Salute – Hot Stone Massage “fai da te”

È possibile creare un kit “fai da te” per l’Hot Stone Massage.
Cercate pietre lisce, preferibilmente di fiume o di lago, assicurandovi che non abbiano bordi affilati. Lavatele accuratamente e poi scaldatele in una pentola d’acqua o su una superficie calda.
La temperatura deve essere moderata: testate sempre il calore sulla parte interna dell’avambraccio, e se troppo caldo, raffreddatele leggermente con acqua fredda.
Applicate un po’ di olio sia sulle pietre che sulla zona da trattare, e siete pronti per il massaggio! Sebbene le pietre di fiume trattengano il calore per meno tempo rispetto alle pietre basaltiche, offrono comunque un’esperienza piacevole e rilassante.

Mal di Schiena: tanti tipi di dolore, cause e trattamenti possibili

mal di schiena

Il mal di schiena è uno dei disturbi più comuni e diffusi a livello globale, colpendo persone di tutte le età e stili di vita: l’80% della popolazione mondiale ne è afflitto.
Il dolore alla schiena può variare in intensità e durata, con cause che vanno dalla tensione muscolare temporanea a condizioni più gravi e croniche.
In questo articolo, analizzeremo i diversi tipi di dolore alla schiena, le sue cause più comuni e le opzioni di trattamento disponibili.

Tanti tipi di dolore alla schiena

Esistono diverse tipologie di mal di schiena, classificate in base alla localizzazione e alla durata del dolore:

  • Dolore acuto: si manifesta improvvisamente e dura solitamente per un breve periodo, da pochi giorni a qualche settimana.
    Spesso è causato da uno sforzo fisico eccessivo, da un movimento brusco o da una lesione (muscolare, del disco …).
    Il dolore acuto può essere debilitante (cfr. “colpo della strega”); spesso tende a migliorare con il riposo e i trattamenti conservativi.
    Se persiste per oltre un mese, il dolore acuto diventa persistente, mentre dopo i tre mesi viene definito cronico.
     
  • Dolore cronico: questo tipo di dolore dura da più di tre mesi ed è spesso più difficile da trattare.
    Può essere continuo o intermittente e solitamente è il risultato di condizioni degenerative o problemi strutturali.
    A differenza del dolore acuto, che tende a risolversi con il tempo, il dolore cronico può essere più complesso da trattare.
     
  • Dolore localizzato: riguarda una specifica area della schiena, come la zona lombare, dorsale o cervicale.
    Il dolore può essere circoscritto e facilmente individuabile; può essere causato da uno sforzo muscolare o da una condizione specifica che colpisce quella specifica zona della colonna vertebrale.
     
  • Dolore irradiato: in questo caso il dolore si estende oltre la schiena, irradiandosi verso altre parti del corpo, seguendo il percorso dei nervi, come nel caso delle sciatalgie, nelle quali il dolore si irradia prevalentemente nella parte posteriore della coscia e della gamba seguendo il percorso del nervo sciatico.
    Questo tipo di dolore può indicare compressioni nervose come nel caso di un’ernia del disco.
     
  • Dolore riferito: questo tipo di dolore viene percepito nella schiena, ma non origina da essa, come ad esempio in caso di colica renale o di ciclo mestruale doloroso.

Le principali cause del mal di schiena

Le cause del mal di schiena sono molteplici e possono variare da condizioni lievi a problemi più seri:

  • Cattiva postura: è una delle cause più comuni, soprattutto in persone che passano molte ore sedute davanti al computer o con una postura errata durante le attività quotidiane o persino durante il sonno (materasso o cuscino non adeguati). La cattiva postura può portare a tensioni muscolari, rigidità, a compressioni vertebrali e mal di schiena cronico.
     
  • Tensioni muscolari: movimenti bruschi, sollevamento di oggetti pesanti o esercizio fisico intenso che superi le capacità del soggetto possono provocare vari tipi di lesione e dolori.
     
  • Problemi con i dischi intervertebrali: i dischi tra le vertebre fungono da ammortizzatori e possono degenerare con l’età o a causa di lesioni, portando a condizioni come ernia del disco, protrusioni o discopatie. Questi problemi possono comprimere i nervi spinali, causando dolore anche irradiato.
     
  • Scoliosi e altre deformità spinali: la scoliosi o altre condizioni che alterano l’allineamento della colonna vertebrale possono causare mal di schiena cronico mettendo sotto stress i muscoli e le articolazioni della schiena.
     
  • Artrosi e altre condizioni degenerative: con l’invecchiamento, le articolazioni della colonna vertebrale possono consumarsi e degenerare, causando condizioni come l’artrosi e la stenosi spinale (restrizione del canale in cui passano i nervi o il midollo). Queste condizioni possono provocare infiammazione, rigidità e dolore cronico.
     
  • Malattie reumatiche: esistono varie forme di artriti reumatiche che possono colpire la colonna vertebrale provocando infiammazioni intense, dolori elevati, alterazioni e deformità con gravi disabilità.
     
  • Osteoporosi: questa condizione causa l’indebolimento delle ossa, aumentando il rischio di fratture vertebrali, che possono causare un mal di schiena acuto e severo.
  • Altre cause meno comuni: infezioni spinali, tumori, problemi renali (come calcoli renali) o infezioni possono anch’essi causare mal di schiena, ma rappresentano cause meno frequenti

Trattamenti per il mal di schiena

Il trattamento del mal di schiena dipende dalla causa specifica e dall’intensità del dolore.
Esistono diverse opzioni terapeutiche, che variano dai rimedi casalinghi ai trattamenti medici più avanzati.

1. Trattamenti conservativi

  • Riposo e modifiche dello stile di vita: per il dolore acuto o causato da sforzi, il riposo può essere una delle prime opzioni. È importante, però, non prolungarlo eccessivamente, per evitare rigidità muscolare e riduzione della funzionalità o indebolimento muscolare.
     
  • Esercizio fisico e fisioterapia: programmi di ginnastica finalizzati possono aiutare a ridurre il dolore, recuperare la mobilità ed in alcuni casi a rinforzare i muscoli che si sono indeboliti. Le apparecchiature fisioterapiche (TENS, Tecar, …) sono spesso utilizzate per il controllo del dolore.
     
  • Terapia manuale: osteopatia, chiropratica e massoterapia (massaggi) possono essere impiegate per migliorare la mobilità della colonna vertebrale e ridurre la tensione muscolare.
     
  • Farmaci: i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene o naprossene sono spesso usati per alleviare il dolore e ridurre l’infiammazione. In casi più gravi, possono essere prescritti antidolorifici (oppiacei…) o antinfiammatori più potenti (cortisonici …) o miorilassanti.

2. Trattamenti medici e chirurgici

  • Infiltrazioni di corticosteroidi: per il dolore intenso, specialmente nei casi di compressione nervosa, le iniezioni di steroidi vicino ai nervi spinali possono aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore.
     
  • Interventi chirurgici: nei casi di ernia del disco, stenosi spinale o altre condizioni gravi non risolvibili con terapie conservative, può essere necessario un intervento chirurgico per risolvere il problema. La chirurgia è solitamente considerata come ultima opzione, dopo il fallimento delle altre terapie.

3. Altri approcci

  • Terapie complementari: alcune persone trovano sollievo attraverso l’agopuntura, il training autogeno, lo yoga, la meditazione che possono aiutare a rilassare i muscoli e alleviare il dolore.      
     
  • Cure termali: gli impacchi caldi o freddi a seconda dei casi o i fanghi possono essere d’aiuto.
     
  • Supporti ortopedici: In alcuni casi, l’uso di cuscini ortopedici, busti o fasce lombari possono fornire un supporto extra per la colonna vertebrale, aiutando a prevenire ulteriori danni o riducendo lo stress sulla schiena. Sono da utilizzare solo dietro prescrizione medica (ortopedico).

Gestione del mal di schiena: segnali di allarme e Buone pratiche

Il mal di schiena è un disturbo complesso che può variare molto in termini di gravità e cause.
Sebbene la maggior parte dei casi di mal di schiena si risolva con trattamenti conservativi, è importante riconoscere i segnali di allarme di condizioni più gravi, come dolori persistenti o irradianti, perdita di sensibilità o forza muscolare, oppure dolori pulsanti. In questi casi, una valutazione medica approfondita è essenziale per prevenire complicazioni e assicurare il miglior percorso diagnostico e terapeutico.

Prendersi cura della schiena attraverso una corretta postura, attività fisica regolare, controllo del peso e ascoltando i segnali del proprio corpo può ridurre significativamente il rischio di problemi futuri e migliorare la qualità della vita.

Perle di Salute – Alleviare il mal di schiena

Per alleviare il mal di schiena, mantieni una postura corretta e fai stretching regolarmente.
Evita di stare seduto troppo a lungo e fai brevi passeggiate.
Solleva i pesi, anche i più leggeri, in modo corretto,  piegando le ginocchia, come da immagine.

Per ulteriori informazioni o indicazioni personalizzate, consulta il tuo medico o terapista di fiducia, che saprà guidarti verso il miglior percorso di prevenzione e trattamento.

Celiachia: cos’è, sintomi e gli alimenti vietati!

celiachia

Celiachia: definizione e meccanismo

La malattia celiaca viene definita come un’intolleranza permanente al glutine.
Dal punto di vista scientifico, è una malattia infiammatoria cronica intestinale su base autoimmune, che insorge in soggetti geneticamente predisposti a seguito dell’ingestione del glutine.
Secondo tale caratteristica, il consumo di glutine causa, in un individuo predisposto, un’eccessiva risposta immunitaria che colpisce le cellule dell’intestino tenue deputate all’assorbimento dei nutrienti, determinando appiattimento dei villi e malassorbimento di sostanze nutritive necessarie al corpo.
La celiachia tende a regredire in seguito all’eliminazione del glutine dalla dieta.

Fattori di rischio e incidenza

Sono stati identificati diversi fattori di rischio per lo sviluppo della celiachia:

  • una predisposizione genetica
  • il consumo di cereali contenenti glutine (e loro prodotti derivati) 
  • avere genitori, figli e fratelli celiaci
  • la presenza di diabete mellito di tipo 1, tiroidite autoimmune, epatite autoimmune, Sindrome di Down, Sindrome di Turner, Sindrome di Williams

Questi fattori, sebbene necessari, da soli non sono sufficienti a determinare lo sviluppo della malattia.
Attualmente, non esistono prove definitive sulle cause scatenanti, sebbene le ricerche più recenti abbiano ipotizzato una correlazione con infezioni da rotavirus.

L’incidenza di questa malattia a livello mondiale è dell’1% e colpisce prevalentemente i soggetti di etnia caucasica in cui il consumo di cereali contenenti glutine è superiore rispetto ad altre popolazioni, come quelle africane od asiatiche. 
La celiachia è, inoltre, più frequente nelle donne, tanto che il sesso femminile viene colpito in misura doppia rispetto agli uomini.

Sintomi e varianti cliniche della celiachia

Non esistono sintomi tipici della celiachia:

  • si può manifestare senza sintomi
  • con sintomi lievi che un individuo trascura per anni
  • con sintomi gastrointestinali importanti, che però ricalcano quelli associati ad altre condizioni patologiche come la sindrome dell’intestino irritabile, ulcere gastriche o morbo di Crohn.

A volte i sintomi sono extraintestinali: afte, anemia, dermatite, tireopatie, per cui la malattia celiaca viene scoperta in età avanzata proprio perché evidenziata da altre problematiche.

In base al quadro clinico ed alle modalità di presentazione, distinguiamo 4 varianti di celiachia:

  1. Classica, caratterizzata da diarrea, steatorrea, calo ponderale e, nei bambini, difetto di accrescimento.
  2. Subclinica, caratterizzata da sintomi minori e spesso extraintestinali quali: alvo alterno, talvolta stipsi, dolore addominale, dispepsia, anemia sideropenica, disturbi dell’umore, tireopatie autoimmuni, stomatite aftosa ricorrente.
  3. Silente, caratterizzata da danno mucosale, in assenza di segni e sintomi di malassorbimento.
  4. Potenziale, caratterizzata dalle alterazioni immunologiche tipiche, in assenza del quadro endoscopico ed istologico.

Diagnosi e trattamento

Per fare diagnosi di malattia celiaca è necessaria non solo la positività anticorpale (anticorpi antitransglutaminasi) con l’esame del sangue, ma anche e soprattutto la biopsia intestinale che rappresenta il gold standard. L’esame istologico dovrà mostrare l’atrofia dei villi e la ipertrofia delle cripte.

Alcuni centri consigliano una seconda biopsia dopo un anno di dieta aglutinata, per valutare il grado di recupero morfologico.

L’unica strategia terapeutica per la celiachia è una dieta rigorosamente priva di glutine.

Il Glutine

Il glutine è un complesso proteico non solubile in acqua, formato dall’unione di gliadine e glutenine quando la farina di frumento (o di altri cereali contenenti queste proteine) viene impastata con acqua.
Questo processo genera una rete visco-elastica che conferisce ai cibi sofficità ed elasticità, migliorandone la consistenza e rendendoli più appetibili.

Cereali contenenti glutine:

  • frumento
  • farro
  • Kamut
  • segale
  • spelta
  • orzo
  • triticale
  • avena, è controversa: le indicazioni sono che si può inserire nella dieta se è pura (non contaminata) e se il paziente è da almeno 2 anni in dieta priva di glutine, avena compresa.

Cereali/pseudocereali naturalmente privi di glutine:

  • riso
  • mais
  • grano saraceno
  • miglio
  • amaranto
  • quinoa
  • manioca
  • teff
  • sorgo

E’ importante informare il paziente che l’aspettativa di vita o il rischio tumorale di un soggetto celiaco, specie se la diagnosi è effettuata in età pediatrica, è simile a quella della popolazione generale, se il soggetto segue correttamente le indicazioni dietetiche.
Se, invece, il paziente non si attiene strettamente alla dieta aglutinata o la osserva saltuariamente, l’aspettativa di vita si riduce ed il rischio tumorale (linfomi e tumori delle prime vie digestive) aumenta.

Perle di Salute – Celiachia e alimentazione: mantenere le abitudini alimentari tradizionali

E’ possibile mangiare correttamente anche se viene diagnosticata una celiachia?
E’ necessario eliminare i “primi piatti”?

La risposta è sì alla prima domanda e no alla seconda.
Infatti, come indicato precedentemente, è possibile mantenere le stesse abitudini alimentari (pane, pasta, biscotti) semplicemente sostituendo i cereali con cui vengono realizzati questi prodotti.
Oggi, infatti, In commercio esiste una grande varietà di prodotti che soddisfano le esigenze dei celiaci.

Ad esempio, si trovano paste realizzate con farina di avena o grano saraceno o farine miste di riso e mais… disponibili nei formati a noi più comuni come fusilli, penne, spaghetti. Inoltre, ci sono biscotti e prodotti da forno adeguati (e non è necessario rinunciare nemmeno al tradizionale panettone natalizio!).
L’importante è accompagnare questi alimenti con verdure e aggiungere un secondo piatto, come carne, pesce, legumi o formaggi, per evitare che alcuni di questi prodotti aumentino troppo rapidamente la glicemia.