Il bendaggio elastocompressivo: prevenzione e terapia efficace

bendaggio elastocompressivo

Quando le gambe si gonfiano: segnali da non ignorare

Dopo una giornata trascorsa seduti alla scrivania, in piedi senza muoversi, dopo un lungo volo o un’intensa attività sportiva, le nostre gambe possono gonfiarsi, risultare pesanti e, talvolta, doloranti. Il segno lasciato dai calzini è un chiaro segnale che non va ignorato!

Il gonfiore (edema) agli arti inferiori è un fenomeno comune dopo alcune attività, soprattutto se statiche, faticose o svolte in ambienti molto caldi.
La circolazione venosa, responsabile del ritorno del sangue al cuore, e quella linfatica, che gestisce i liquidi in eccesso, lavorano contro la gravità e si basano su forze deboli per spostare i fluidi. Per questo motivo, hanno bisogno di supporto per riportare i liquidi dalle estremità (piedi e mani) verso il cuore.

I principali meccanismi che facilitano questo processo sono:

  • le valvole unidirezionali, che impediscono il reflusso dei liquidi
  • la pompa muscolare, che comprime i vasi venosi e linfatici durante la contrazione dei muscoli, spingendo i liquidi verso il cuore
  • la pulsazione arteriosa e la peristalsi intestinale, che comprimono vene e vasi linfatici, facilitando il drenaggio, in modo simile alla pompa muscolare.

L’assenza di movimento ostacola questi meccanismi, favorendo il ristagno dei liquidi nelle zone periferiche del corpo. Questo spiega perché i piedi tendono a gonfiarsi a fine giornata, specialmente in condizioni di caldo, che aumenta la permeabilità capillare e la fuoriuscita di liquidi nei tessuti.

Anche un’attività sportiva intensa può contribuire al gonfiore: i microtraumi muscolari causati dall’esercizio rilasciano sostanze infiammatorie che rendono i capillari più permeabili, mentre l’accumulo di acido lattico e altre scorie ostacola il drenaggio linfatico.

Come prevenire l’accumulo di liquidi?

Il segreto sta nel limitare l’eccessiva fuoriuscita di liquidi dai vasi sanguigni e linfatici.
Pensiamo ai tessuti corporei come a una spugna: se lasciata libera, essa si espande e trattiene molta acqua. Se invece la comprimiamo, la sua capacità di assorbimento si riduce. Questo è il principio alla base dell’elastocompressione: indossando calze a compressione o bendaggi multistrato, i tessuti non possono dilatarsi, impedendo la fuoriuscita di liquidi e facilitando il ritorno venoso e linfatico.

E se il gonfiore è già presente?

Anche in questo caso, l’elastocompressione è efficace.
La compressione non solo previene la fuoriuscita di liquidi, ma migliora la funzione muscolare: impedendo al muscolo di espandersi verso l’esterno, la contrazione muscolare genera una pressione interna maggiore, aumentando l’efficienza del drenaggio venoso e linfatico e favorendo il riassorbimento dei liquidi già presenti nei tessuti.

Tipologie di tutori elastocompressivi

Esistono due principali tipi di dispositivi compressivi:

  • Calze compressive: pratiche e facilmente indossabili in autonomia. Sono ideali per la prevenzione e il mantenimento dei risultati ottenuti dopo un trattamento.
     
  • Bendaggi elastocompressivi: composti da più strati di bende e imbottiture, sono indicati per la riduzione di edemi già presenti, poiché, confezionati su misura dall’operatore, si adattano perfettamente alle necessità del paziente.

Le calze compressive, avendo misure standard, sono meno versatili rispetto ai bendaggi per la fase di riduzione dell’edema, ma risultano più comode e pratiche per la prevenzione e il mantenimento a lungo termine.

Questi due strumenti vengono usati spesso in abbinamento: partendo con il bendaggio, che ha efficacia maggiore nella riduzione dell’edema, e proseguendo con la calza quando l’edema è ridotto e stabile.

I benefici dell’elastocompressione

L’elastocompressione offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione dell’ultrafiltrazione capillare
  • Miglioramento della microcircolazione
  • Aumento del riassorbimento dei liquidi in eccesso
  • Mantenimento dei risultati ottenuti con il linfodrenaggio manuale.

L’elastocompressione è anche utile nella prevenzione e gestione di edemi causati da sedentarietà, sforzi intensi e patologie venose o linfatiche.
Inoltre, aiuta a prevenire vene varicose, trombosi e la formazione di tessuto fibrotico, ed è un valido supporto nel trattamento della cellulite e del lipedema.

Perle di Salute – Calze compressive: un alleato per la prevenzione e il benessere quotidiano

Il vostro medico e/o il vostro terapista specializzato in linfodrenaggio potrà consigliarvi l’utilizzo più adatto di calze e bendaggi elastocompressivi.

La prevenzione è fondamentale: chi svolge lavori sedentari o rimane a lungo in piedi dovrebbe utilizzare calze compressive di classe bassa per prevenire la formazione di edemi e alterazioni della circolazione. Inoltre, la sensazione di leggerezza a fine giornata è assicurata.
Esistono modelli discreti e simili a normali calzini o collant, adatti anche a chi desidera un supporto poco visibile.
Anche per gli sportivi, le calze compressive (anche solo il gambaletto) possono essere un valido alleato, riducendo il senso di affaticamento e accelerando il recupero muscolare. Si possono trovare vari modelli specifici per lo sport.

Gli ultrasuoni: come aiutano a guarire

ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni è una tecnica terapica ampiamente utilizzata per il trattamento di dolori muscolari e tendinei, infiammazioni e lesioni dei tessuti molli.
Questa metodica sfrutta onde sonore ad alta frequenza per stimolare la guarigione e ridurre il dolore, migliorando la circolazione sanguigna e promuovendo la rigenerazione cellulare.
Ma come funzionano esattamente gli ultrasuoni e in quali situazioni vengono utilizzati?
In questo articolo proveremo a rispondere a queste domande esplorando il meccanismo d’azione, i benefici e le principali applicazioni della ultrasuonoterapia.

Come funziona la terapia a ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni utilizza onde sonore ad alta frequenza, generalmente comprese tra 1 e 3 MHz, che vengono trasmesse attraverso un dispositivo apposito chiamato manipolo o più semplicemente testina dell’ultrasuono.
Il manipolo, dotato di un trasduttore, viene posizionato sulla pelle del paziente e, grazie all’applicazione di un gel conduttore, le onde sonore (ultrasoniche) penetrano nei tessuti sottostanti.

Queste onde generano micro-vibrazioni nei tessuti, producendo due effetti principali:

  1. Effetto termico: l’energia ultrasonica causa un aumento della temperatura nei tessuti profondi, favorendo il rilassamento muscolare, l’aumento del flusso sanguigno e la riduzione della rigidità articolare.
     
  2. Effetto meccanico (cavitazione e “micromassaggio”): le onde sonore creano una sorta di “micromassaggio” a livello cellulare:
    – facilitando la riparazione dei tessuti
    – riducendo l’infiammazione
    – aumentando la velocità di riparazione di un tessuto incrementandone il metabolismo.

Grazie a questi effetti, la terapia con ultrasuoni è particolarmente efficace per accelerare i processi di guarigione e alleviare il dolore in molte patologie.

Quando si usa la ultrasuonoterapia

Gli ultrasuoni vengono impiegati in diversi ambiti della fisioterapia e della medicina riabilitativa. Alcune delle principali indicazioni terapeutiche includono:

  • Lesioni muscolari e tendinee: esiti di strappi muscolari, tendiniti e contratture possono beneficiare dell’azione degli ultrasuoni, che aiutano a ridurre il dolore e favorire la rigenerazione tissutale.
  • Infiammazioni articolari: alcuni disturbi e dolori delle articolazioni o le borsiti possono essere vantaggiosamente trattate per diminuire l’infiammazione e migliorare la mobilità articolare.
  • Dolore cronico: condizioni come la lombalgia o la cervicalgia o in generale l’artrosi possono beneficiare dall’effetto analgesico e decontratturante della terapia.
  • Recupero post-operatorio: dopo interventi chirurgici ortopedici, gli ultrasuoni possono favorire una guarigione più rapida delle cicatrici e dei tessuti operati.
  • Riassorbimento degli edemi: grazie al miglioramento della circolazione locale, la terapia con ultrasuoni aiuta a ridurre gonfiori ed ematomi post-traumatici.

Modalità di applicazione

Esistono due modalità principali di applicazione degli ultrasuoni:

  1. Ultrasuoni a contatto diretto 
    Il manipolo viene fatto scorrere sulla pelle del paziente con l’uso di un gel conduttore per facilitare la trasmissione delle onde sonore (ultrasuono a massaggio). È possibile anche mantenere il manipolo fisso sul punto di interesse terapeutico, in questo caso si parla di ultrasuoni fisso.
     
  2. Ultrasuoni in immersione 
    Utilizzati per trattare aree difficili da raggiungere, come le dita della mano o del piede, dove il manipolo viene immerso in acqua insieme alla parte del corpo da trattare.

A seconda della patologia e dell’obiettivo terapeutico, il terapista regola la frequenza e l’intensità degli ultrasuoni per ottenere il massimo beneficio.
È opportuno, quando ci si sottopone all’ultrasuono terapia, completare l’intero ciclo di trattamenti e non sospenderli al primo miglioramento.

Benefici della ultrasuonoterapia

L’utilizzo degli ultrasuoni in fisioterapia porta numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione del dolore: l’effetto termico e il micro-massaggio sui tessuti aiutano a ridurre il dolore e le tensioni muscolari.
  • Miglioramento della circolazione: l’aumento del flusso sanguigno accelera il processo di riparazione tissutale.
  • Effetto antinfiammatorio: gli ultrasuoni riducono l’edema e l’infiammazione, contribuendo al recupero più rapido da lesioni.
  • Favorisce la rigenerazione dei tessuti: stimolano la produzione di collagene, migliorando la riparazione dei tendini e dei legamenti danneggiati.
  • Maggiore elasticità muscolare e articolare: utile per chi soffre di rigidità articolare o ha subito un trauma.

Precauzioni e controindicazioni

Nonostante i numerosi benefici, la Terapia ultrasonica presenta alcune controindicazioni. Non deve essere utilizzata nei seguenti casi:

  • Presenza di Pacemaker: gli ultrasuoni possono interferire con il funzionamento dei dispositivi elettronici impiantati.
  • Gravidanza: è sconsigliato l’uso sugli addominali o nella zona lombare.
  • Neoplasie: gli ultrasuoni non devono essere applicati su tumori o aree sospette.
  • Fratture recenti: in fase acuta, possono ritardare la formazione del callo osseo.
  • Presenza di infezioni o ferite aperte: l’applicazione diretta potrebbe peggiorare la condizione.

Considerazioni finali

La terapia con ultrasuoni rappresenta uno strumento efficace e sicuro per il trattamento di molte patologie muscoloscheletriche e infiammatorie. Grazie ai suoi effetti benefici sulla riduzione del dolore, sulla stimolazione della guarigione e sul miglioramento della circolazione, è ampiamente utilizzata in fisioterapia e riabilitazione.

Tuttavia, come per qualsiasi trattamento, è fondamentale che venga eseguita da un professionista qualificato per garantire un’applicazione corretta e sicura.

Perle di Salute – Ultrasuoni terapeutici: un’alternativa ai farmaci per il dolore

Gli ultrasuoni vengono spesso utilizzati come parte di un approccio terapeutico multidisciplinare e non sempre sostituiscono completamente i farmaci.
Tuttavia, in alcuni casi, ad esempio quando si cerca di ridurre l’uso di antidolorifici a causa di effetti collaterali, o quando il dolore è principalmente muscoloscheletrico e infiammatorio, un ciclo di ultrasuoni può essere indicato.

La decisione di preferire questo trattamento rispetto alle medicine deve essere valutata attentamente da un medico che considererà il quadro clinico complessivo e le specifiche del caso

Comprendere e risolvere le difficoltà infantili: un approccio innovativo

paure infantili

“Tutti tranne i genitori sanno come si educano i figli!”  Robert Emil Lembke

Diventare genitori: una sfida senza manuale

Quando prendiamo la decisione di diventare genitori, assumiamo un impegno molto importante, ma spesso sentiamo la mancanza di strumenti, conoscenze, competenze per realizzarlo.
Purtroppo non esistono le “scuole guida” per genitori dove noi potremmo imparare “come si fa”. Ci facciamo guidare dall’esperienza vissuta personalmente nella nostra famiglia di origine, dalle nostre riflessioni, dai consigli proposti da parenti e amici, da informazioni che ci arrivano da professionisti con cui entriamo in contatto in quanto genitori (pediatra, maestra d’asilo, insegnante) o che possiamo trovare nei libri, nelle riviste, alla televisione, in internet…

Il ruolo dei genitori nella crescita del bambino

Ogni genitore desidera che il proprio figlio cresca sereno e forte, sicuro di sé e in grado di affrontare il mondo con autonomia e responsabilità.
Durante l’infanzia, infatti, il bambino costruisce le basi del proprio modo di essere e di vedere il mondo, e il ruolo dei genitori in questo viaggio di scoperta è molto importante: dobbiamo proporgli stimoli ed esperienze in linea con le sue crescenti competenze.
Tuttavia, accompagnare un bambino nella crescita non è sempre semplice. Ogni fase porta con sé nuove sfide, e spesso i genitori si trovano ad affrontare difficoltà senza avere risposte certe. Non sempre è immediato individuare la strategia migliore per affrontare un problema, e le soluzioni che sembrano più logiche possono rivelarsi inefficaci o addirittura controproducenti.
Mettiamo in atto una strategia che in quel momento ci sembra giusta da usare, ma talvolta non riusciamo a ottenere un risultato soddisfacente. Allora le difficoltà possono trasformarsi in complicati problemi da risolvere.
Per questo motivo, è importante avere strumenti adeguati e un approccio consapevole per affrontare il percorso educativo con equilibrio e serenità.

Le difficoltà nei bambini e negli adolescenti

Purtroppo oggi non è raro avere a che fare con bimbi insicuri, ansiosi, sovrappeso, iperattivi o apatici e con adolescenti privi di punti di riferimento, con difficoltà nello studio, con problemi nel comportamento alimentare, assidui fruitori di sostanze psicoattive e di dispositivi elettronici…
Di fronte a queste sfide, i genitori cercano di intervenire con le migliori intenzioni, ma non sempre riescono a ottenere i risultati sperati.
Quando il problema si aggrava, e noi genitori non riusciamo a ottenere un miglioramento con i nostri tentativi, è fondamentale considerare il supporto di un professionista, capace di offrire strumenti e strategie efficaci per affrontare e risolvere il problema.

La Terapia Breve Strategica in aiuto ai genitori

La Terapia Breve Strategica è un approccio terapico originale ed efficace che si differenzia da quelli tradizionali in quanto mira a risolvere problemi, anche invalidanti, in breve tempo. La modalità di intervento non prevede l’analisi delle cause del problema nel passato, ma consiste nell’attuare soluzioni nel presente, mirando a un cambiamento duraturo.

Nel caso dei bambini sotto i 12 anni d’età che presentano difficoltà o disturbi, l’intervento viene attuato attraverso la terapia indiretta e nella maggior parte dei casi dura anche poche sedute.
La terapia indiretta elegge i genitori come primi e principali artefici e protagonisti del cambiamento. Si lavora con loro senza portare il figlio in terapia e senza andare alla ricerca del “colpevole”.
Questa scelta è fatta per varie ragioni:

  • I genitori sono le persone che trascorrono più tempo con i loro figli e possono mettere in pratica, con regolarità e in prima persona, le modalità e strategie fornite dal terapeuta, che condurranno i figli al superamento del disagio e al riequilibrio dell’intero sistema familiare.
     
  • Andare dallo psicologo per un bambino potrebbe diventare anche controproducente, se prendiamo in considerazione il rischio di essere etichettato come “malato”. Causare un danno alla percezione di sé del bambino può amplificare la difficoltà che si cerca di risolvere.

Affrontare le difficoltà infantili con la Terapia Breve Strategica

Le problematiche che colpiscono i bambini sono numerose e spesso simili a quelle degli adulti. Tra le più comuni troviamo:

  • disturbi d’ansia
  • ansia da prestazione
  • fobia scolare
  • mutismo elettivo o selettivo
  • disturbo ossessivo-compulsivo
  • disordini alimentari
  • disturbo oppositivo-provocatorio
  • disturbo da isolamento

Per affrontare queste difficoltà, il terapeuta lavora direttamente con i genitori, analizzando la situazione problematica nel dettaglio: dove, quando, in quale modalità si manifesta il problema, come reagiscono i genitori e cosa provano a fare per risolverlo.

Un aspetto centrale della Terapia Breve Strategica (TBS) è l’individuazione e l’interruzione delle soluzioni tentate che si sono rivelate inefficaci o addirittura controproducenti. A queste, vengono sostituite strategie alternative, studiate per favorire un cambiamento concreto e positivo, restituendo equilibrio e benessere all’intero sistema familiare.

Comprendere e gestire le paure infantili

Superare quotidianamente piccole paure aiuta i bambini a crescere, diventare più sicuri e sentirsi più forti.
Quali sono le più comuni paure dei bambini? Alcune delle più diffuse includono:

  • La paura della separazione
  • La paura degli animali
  • La paura di certi luoghi
  • La paura del buio
  • La paura dei mostri e fantasmi
  • La paura della morte
  • La paura di rimanere da solo
  • La paura di andare a scuola

Quando un bambino manifesta una paura persistente, i genitori spesso cercano di aiutarlo, ma non sempre le strategie adottate si rivelano efficaci.
Con l’aiuto di uno specialista, i genitori verranno guidati, in una prima fase, a evitare le tentate soluzioni disfunzionali. Si consiglia di:

  • evitare le spiegazioni razionali che raramente risultano efficaci: i bambini preferiscono storie fantasiose, aneddoti o metafore
  • non costringere il bambino ad affrontare la paura in modo forzato, perché potrebbe trasformarsi in autentico terrore
  • evitare di assecondare le richieste del bambino dettate dalla sua paura (portarlo nel lettone, non portarlo a scuola…), poiché ciò conferma la validità della sua paura, la paura si rinforza positivamente
  • evitare di parlare costantemente della paura del figlio in famiglia o con altre persone, altrimenti la paura assume un’importanza maggiore e gli si ricorda che ha paura. 

Un esempio di strategie terapeutiche indirette

Una volta individuate e interrotte le strategie inefficaci, i genitori devono far sì che ogni giorno il bambino esprima a loro la sua paura, fino in fondo, esasperandone le fantasie.

  • I genitori devono limitarsi ad ascoltare il figlio senza commentare, al fine di aiutarlo a smontare le sue paure. La paura, come ogni emozione che proviamo, ha bisogno di essere espressa.
     
  • Nella seconda fase, i genitori devono esporre gradualmente il bambino alla situazione minacciosa. Se e quando la paura si manifesta, i genitori dovranno guidarlo a verbalizzare ciò che teme possa accadere e le sue sensazioni peggiori.

Di solito bastano poche settimane per condurre il bambino a superare la sua paura!

L’efficacia e l’efficienza della Terapia breve strategica

La Terapia Breve Strategica, grazie a stratagemmi e tecniche sviluppate in oltre 30 anni di ricerca, aiuta i genitori a potenziare le proprie abilità comunicative e relazionali. Questo approccio consente di passare da una realtà subita a una realtà consapevolmente gestita e costruita, offrendo strumenti concreti per affrontare e risolvere problemi complessi attraverso soluzioni semplici ed efficaci.

Dagli studi condotti dal gruppo di ricerca del Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo (che comprende più di 120 Centri affiliati in tutto il mondo), seguendo i parametri internazionali per la valutazione della efficacia ed efficienza delle psicoterapie, nell’arco di 10 anni, su un campione di 3.640 casi trattati, ben 86% con punte del 95% dei casi è stato risolto, mediante un trattamento di durata media pari a sole 7 sedute, senza l’uso di farmaci.

Perle di Salute – L’esempio dei genitori: il primo modello di apprendimento

Per essere genitori efficaci, dobbiamo impegnarci a diventare il miglior esempio possibile per i nostri figli: i bambini seguono l’esempio più di qualunque altra cosa. Non sono tanto influenzati da discorsi razionali o spiegazioni astratte, quanto dai comportamenti concreti degli adulti di riferimento.
In questo senso, non si può dunque pretendere che nostro figlio eviti di fumare se noi stessi lo facciamo, che diventi un lettore appassionato se non ha mai visto traccia di libri in casa o che non dica le parolacce se noi per primi le utilizziamo.
I bambini “respirano” l’atmosfera che regna in casa e questo sia in positivo sia, purtroppo, anche in negativo.
Per questo, se vogliamo crescere figli responsabili, sereni e consapevoli, dobbiamo essere noi i primi a incarnare quei valori e quei comportamenti che desideriamo trasmettere loro.

La dieta mediterranea e altre diete a confronto

dieta mediterranea

La Dieta Mediterranea, dal 2010 riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, è un modello alimentare e culturale transnazionale che accomuna sette Paesi: Cipro, Croazia, Spagna, Grecia, Italia, Marocco e Portogallo.

La dieta mediterranea: uno stile di vita, non solo alimentazione

La Dieta Mediterranea va oltre il semplice concetto di cibo, rappresentando uno stile di vita che coinvolge abitudini sociali, culturali e gastronomiche.
La definizione tratta dal Dossier di Candidatura presentato all’UNESCO per il suo riconoscimento la presenta, infatti, nel seguente modo:
L’origine del termine (Dieta Mediterranea) deriva dalla parola greca “diaita”: stile di vita, ovvero la pratica sociale fondata su costumi, conoscenze e tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola e che coinvolgono, nel Bacino Mediterraneo, la coltivazione, il raccolto, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione, la cottura e, soprattutto, il modo stesso in cui si consumano gli alimenti.
Essa rappresenta un prezioso patrimonio culturale fortemente legato al territorio e alla cui base vi sono la convivialità, le pratiche sociali, gastronomiche e le celebrazioni, dove il cibo diventa un mezzo di relazione sociale, di unione e di condivisione, in grado di riunire persone di tutte le età e classi sociali.

Le peculiarità della dieta mediterranea

Le potenzialità salutistiche della Dieta Mediterranea si evidenziarono a partire dal 1960, quando lo scienziato Ancel Keys rilevò una ridotta mortalità per eventi cardiovascolari di una determinata popolazione che si affacciava sul bacino del Mar Mediterraneo.
A seguito di tale scoperta è stato identificato, per la prima volta, il ruolo protettivo della Dieta Mediterranea nei confronti della cardiopatia coronarica e di altre condizioni morbose.

Peculiarità della dieta Mediterranea (forse l’unica tra tutte le diete!) è il fatto di non eliminare alcun gruppo alimentare fondamentale, ma di lavorare sulle quantità e sulle frequenze di consumo.
Le indicazioni, infatti, sono di:

  • aumentare le frequenze di consumo di alimenti di origine vegetale (cereali integrali, legumi, verdura, frutta)
  • usare olio di oliva extravergine come fonte principale di grassi
  • diminuire il consumo di carne e latticini
  • avere un buon consumo di pesce e…
  • assumere un moderato uso di vino, legato al suo significato di convivialità.

L’aumento dell’interesse per le diete alla moda

Nonostante i comprovati benefici della Dieta Mediterranea, negli ultimi anni l’interesse globale verso altri regimi alimentari è cresciuto enormemente.
Programmi televisivi, video su internet, influencer e campagne pubblicitarie sui vari media e social network hanno contribuito a modellare le scelte alimentari della popolazione.
Allo stesso tempo, i progressi scientifici hanno approfondito la conoscenza dei processi biologici legati ai nutrienti e alle sostanze bioattive.
Di conseguenza, sempre più persone sono alla ricerca di “diete alla moda” o “soluzioni miracolose”, spesso percepite come rimedi rapidi e definitivi per il sovrappeso o l’obesità, senza una reale consapevolezza dei loro effetti a lungo termine.

Le diete alla moda: promesse e rischi

Sulla spinta commerciale, molte diete alla moda sono emerse negli ultimi decenni.

Una dieta alla moda, o in gergo anglosassone “fad diet”, è un regime alimentare restrittivo, in genere costituito da una lista molto limitata di alimenti o da una strana combinazione degli stessi, basata su teorie che non hanno spesso alcuna evidenza scientifica.
In genere vanta risultati rapidi e consistenti in termini di calo ponderale e in un brevissimo lasso di tempo. Dei veri e propri miracoli!

Le Diete Low Carb

Le diete più famose sono quelle “low Carb” a basso o bassissimo contenuto di carboidrati come la Atkins, la Dukan, la dieta a zona, la paleolitica e la più recente chetogenica. Tutte in grado di far perdere peso rapidamente e di far migliorare i parametri cardiovascolari ed infiammatori nel breve termine (forse legato più alla perdita di peso che non alla tipo dieta stessa).
Necessitano, però, di valutazioni sul lungo periodo.

Le varianti Vegetariane

Poi ci sono regimi vegetariani con diverse sfumature: dal latto-ovo-vegetariano al vegano (che esclude anche i derivati degli animali), ai pesco vegetariani, al fruttariano, al semi vegetariano …
Se correttamente bilanciati, possono essere regimi corretti; anzi, un’alimentazione ricca in prodotti di origine vegetale sembra essere protettiva verso alcune patologie.
Un’attenzione maggiore, però, va fatta verso i vegani che possono avere carenze di vitamina B12 e di alcuni minerali.

Le diete basate sul Timing

Infine, una nuova “moda” lega l’alimentazione al “timing”, cioè a quando ci si alimenta: per cui esistono diete in cui si mangia solo in una fascia limitata di tempo nella giornata (dieta a intermittenza) oppure ci sono regimi in cui si inseriscono 1 o più giorni di digiuno completo oppure al 25% delle calorie necessarie.
Anche per queste diete occorrono studi più approfonditi e soprattutto di lunga durata per comprendere la loro effettiva efficacia.

Perle di Salute – Come riconoscere una dieta inefficace o pericolosa

Se si decide di adottare un regime alimentare specifico, è fondamentale prestare attenzione a quelle diete che:

  • promettono la perdita di peso tramite un singolo ingrediente o prodotto, senza richiedere modifiche allo stile di vita
  • promettono una rapida perdita di peso di oltre 1 kg di grasso corporeo a settimana!
  • pubblicizzano magici effetti bruciagrassi degli alimenti (come la dieta del pompelmo) o ingredienti nascosti negli alimenti (la dieta del caffè)
  • promuovono l’esclusione, o una limitazione, di un intero gruppo di alimenti, come i latticini o un alimento base come il grano, senza alcuna ragione medica per farlo e suggeriscono di sostituirli con alternative costose, prodotti speciali o grandi dosi di integratori vitaminici e minerali
  • promuovono il consumo principale di un tipo di cibo (ad esempio: zuppa di cavolo, cioccolato o uova) o di evitare tutti i cibi cotti (la dieta di cibi crudi).
  • consigliano di mangiare cibi solo in particolari combinazioni, basate sulla tua genetica o gruppo sanguigno
  • suggeriscono che il sovrappeso è correlato a un’allergia alimentare o un’intolleranza al lievito
  • non forniscono prove concrete a sostegno, ma si basano esclusivamente su testimonianze di celebrità (attori, calciatori, cantanti…).

Parkinson: un cammino da affrontare insieme, con supporto e determinazione

parkinson

Quando si riceve una diagnosi di Parkinson, si può provare la sensazione di guardare una montagna altissima da scalare. È normale sentirsi spaventati o sopraffatti, ma è importante non concentrarsi unicamente sulla cima. Ogni piccolo passo è fondamentale: ogni miglioramento, anche se minimo, può fare una grande differenza nel cammino verso una vita migliore.

Che cos’è la malattia di Parkinson?

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale.In pratica, alcune cellule nervose nel cervello iniziano a degenerare. Queste cellule sono fondamentali per regolare i movimenti muscolari volontari, quindi quando vengono compromesse, i movimenti possono diventare più difficili da controllare.

I sintomi del Parkinson

I sintomi del Parkinson possono variare da persona a persona. Ecco alcuni segnali comuni legati alla performance motoria:

  • Deambulazione: rigidità muscolare che rende i movimenti più difficili e, a volte, dolorosi.
  • Scrittura: cambiamenti nel modo di scrivere, spesso con lettere più piccole.
  • Movimenti rallentati: una lentezza generale nei movimenti.
  • Espressione facciale ridotta: il viso può apparire meno espressivo.
  • Tremore: tremolio involontario che si manifesta a riposo e migliora con il movimento.

Oltre ai sintomi motori, si riscontrano anche:

  • Disturbi psicologici: depressione, ansia e alterazioni dell’umore.
  • Problemi cognitivi: difficoltà di memoria e concentrazione.
  • Disturbi del sonno: interruzioni, agitazione e movimenti involontari durante la notte.
  • Problemi digestivi: stitichezza legata alla ridotta motilità intestinale.
  • Alterazioni fisiologiche: abbassamento della pressione sanguigna in piedi, sudorazione eccessiva.

La buona notizia: la prevenzione può fare la differenza

Anche se i sintomi tendono a peggiorare nel tempo, una gestione attiva della malattia può rallentarne il decorso e migliorare la qualità della vita.
Studi dimostrano che trattamenti adeguati e una gestione integrata possono fare una grande differenza, rallentando i segni della malattia e migliorando la qualità della vita.

Massaggi, dieta e Tai Chi: un aiuto per il Parkinson

Uno degli aspetti più fastidiosi del Parkinson riguarda i disturbi del sonno e la sensazione di gambe senza riposo.

Parlando di sonno, c’è un disturbo chiamato Disturbo Comportamentale del Sonno REM (RBD), che si verifica durante la fase REM (quella dei sogni). In questa fase, il corpo si muove involontariamente.

Cosa accade?
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese (MTC), il sonno è il risultato dell’equilibrio tra energia yin e yang. Durante il giorno, l’energia yang ci mantiene attivi, mentre di notte si ritira, dando spazio all’energia yin per il riposo. Se l’energia yang non si ritira correttamente di notte, può portare a disturbi come il sonno agitato e i movimenti involontari, tipici della sindrome della gamba senza riposo.

Cosa fare in questi casi?
La MTC suggerisce massaggi mirati a stimolare specifici punti energetici per calmare l’energia yang e nutrire quella yin:

  • BL23: stimola l’energia dei reni.
  • SP10: stimola la produzione di sangue.
  • ST36 e SP6: migliorano la circolazione e nutrono le gambe.

L’approccio del terapista

Tra i meridiani straordinari, i Qiao (Yin Qiao Mai e Yang Qiao Mai) giocano un ruolo chiave. 
Qiao (pronuncia: ciao) significa “alzarsi sulle punte dei piedi”, movimento di sollevamento ma anche equilibrio.
I due Qiao Mai, lo Yin e lo Yang, controllano rispettivamente il movimento e la contrazione dei muscoli intrarotatori e adduttori, extrarotatori e abduttori.
Insieme regolano il ritmo sonno-veglia. Lo Yang Qiao Mai assorbe l’eccesso di yang, mentre lo Yin Qiao Mai interviene sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, favorendo l’equilibrio energetico.

L’importanza della dieta

Anche l’alimentazione può sostenere il percorso terapeutico.
Alimenti cotti, al vapore o bolliti sono ideali per nutrire l’energia yin.
Si consiglia di evitare cibi crudi o freddi (tipo insalate in inverno o yogurt) e ridurre l’uso di sale.

Un cammino da percorrere con cura e consapevolezza

Affrontare il Parkinson non è facile, ma con il giusto supporto, la prevenzione e un approccio terapeutico mirato è possibile rallentare i sintomi e migliorare la qualità della vita.
Che si tratti di terapie tradizionali, massaggi o discipline come il Tai Chi, ogni piccolo passo conta. L’importante è mantenere la determinazione e affrontare il cammino con consapevolezza e cura.

Perle di Salute – Il Tai Chi: una Via verso il Benessere

Il Tai Chi, antica arte marziale cinese, si rivela un’alleata preziosa per chi affronta la diagnosi di Parkinson. Grazie ai suoi movimenti lenti e armoniosi, questa disciplina è ideale per migliorare l’equilibrio e rafforzare la muscolatura.
Ogni gesto coinvolge in modo sincronizzato i quattro arti, andando oltre il semplice lavoro muscolare ed equilibrio: diventa un esercizio anche per la mente. La concentrazione necessaria per controllare i movimenti e percepire il corpo nello spazio stimola il cervello, promuovendo maggiore consapevolezza e coordinazione.

Un approccio dolce ma efficace per corpo e mente, capace di sostenere il cammino verso una migliore qualità della vita.

Drenaggio Linfatico Manuale: applicazioni e controindicazioni

drenaggio linfatico manuale

Probabilmente avete già sentito parlare di Drenaggio Linfatico Manuale; a qualcuno potrebbe essere stato persino consigliato.
Spesso il Drenaggio Linfatico Manuale (DLM) viene associato alla cellulite o ai gonfiori della gravidanza, ma il DLM presenta molte altre indicazioni, alcune delle quali meno conosciute.
Ma in quali casi può essere utile? Scopriamolo insieme!

Il Drenaggio Linfatico e il trattamento degli edemi

Il linfodrenaggio è particolarmente efficace in due ambiti:

  • il trattamento degli edemi (gonfiori causati da accumulo di liquidi) 
  • il miglioramento delle difese immunitarie

Gli edemi possono avere diverse cause:

  • alcuni sono di natura patologica, come il linfedema, un accumulo dovuto a un malfunzionamento del sistema linfatico,
  • o il flebedema, causato da difficoltà nella circolazione venosa.
    In entrambi i casi si possono osservare gambe gonfie, con segni lasciati da calze o vestiti. Tuttavia, nel linfedema la pelle appare pallida, fredda e dura, mentre nel flebedema è rossiccia, calda e più morbida, con possibile presenza di capillari visibili o vene sporgenti.
  • Un’altra patologia che causa edemi è il lipoedema, simile alla cellulite estetica.

Esistono anche edemi dovuti a cambiamenti ormonali come quelli legati al ciclo mestruale, alla gravidanza o alla menopausa.
In tutti questi casi, il linfodrenaggio può aiutare ad eliminare l’edema, migliorando l’efficienza del sistema linfatico.
I risultati possono essere sorprendenti: già dopo una seduta, gli arti possono ridursi di 1 o 2 centimetri grazie all’eliminazione dei liquidi in eccesso.

Edemi di origine traumatica o post-chirurgica

Oltre a questi tipi, possono presentarsi edemi di origine traumatica o post-chirurgica.
Dopo un trauma, il corpo reagisce con segni infiammatori: l’area si arrossa, si scalda, si gonfia, diventa dolente e risulta difficile da usare.
Una volta stabilita l’entità del danno, se non ci sono controindicazioni, si può utilizzare il linfodrenaggio per accelerare il recupero. In alcuni casi, è possibile iniziare il trattamento già 12-48 ore dopo il trauma, riducendo il gonfiore e rimuovendo le sostanze irritanti accumulate. Questo accelera i tempi di guarigione e migliora la qualità della riparazione.
Per questo motivo, il DLM è molto usato nello sport e nella riabilitazione.

Anche gli interventi chirurgici, pur finalizzati a migliorare la salute, rappresentano un trauma per il corpo. Il drenaggio manuale è consigliato, salvo controindicazioni, sia prima dell’intervento, per preparare i tessuti, sia dopo, per favorire il recupero.

Benefici del Linfodrenaggio per il sistema immunitario, l’apparato digerente e le affezioni respiratorie

Poiché il sistema immunitario è strettamente legato al sistema linfatico, il DLM può influenzarlo positivamente. Questo è particolarmente utile in ambito dermatologico, ad esempio per ridurre stati infiammatori cutanei come l’eritema. Il massaggio, applicato nelle immediate vicinanze dell’area interessata, elimina i rifiuti e le sostanze infiammatorie, riducendo così i sintomi.
 
Il DLM è utile anche per migliorare la peristalsi intestinale (i movimenti intestinali), aiutando a regolarizzare l’intestino in caso di stipsi o disturbi gastrointestinali.

Infine, il linfodrenaggio è nato per trattare affezioni respiratorie. Raffreddori, sinusiti e riniti allergiche possono trarre beneficio da trattamenti mirati al viso, sia come cura che in prevenzione, ad esempio, nel caso delle allergie stagionali.
Se correttamente eseguito, il DLM produce effetti rapidi e duraturi.

Controindicazioni e precauzioni del Drenaggio Linfatico Manuale

Come ogni terapia efficace, il drenaggio linfatico manuale non è indicato per tutti. Proprio per i suoi effetti significativi, va evitato in alcuni casi o applicato con cautela.

  • Un terapista esperto non tratterà mai un paziente con infezioni acute o malattie infettive, per evitare il rischio di propagare l’infezione.
  • Allo stesso modo, è controindicato in presenza di tumori maligni, salvo specifica indicazione medica, e in caso di trombosi venosa profonda recente.
  • In situazioni come insufficienze cardiache o renali, occorre particolare attenzione. Queste patologie, spesso associate ad edemi, richiedono un consulto medico prima di iniziare il trattamento, per valutare se il drenaggio sia sicuro e non rischi di affaticare cuore e reni.
  • Durante la gravidanza, è consigliabile evitare il drenaggio nei primi tre mesi, poiché il corpo della madre è sottoposto a numerosi e delicati cambiamenti. Dopo questo periodo, però, il linfodrenaggio diventa un grande alleato per ridurre gli edemi della gravidanza o eliminarli rapidamente dopo il parto.

Perle di Salute – L’importanza della valutazione preliminare

Il professionista esperto in drenaggio linfatico, prima di iniziare il trattamento, effettua un’attenta valutazione ponendo domande mirate per individuare eventuali controindicazioni e determinare l’idoneità del paziente alla terapia. Questo passaggio è cruciale non solo per garantire la sicurezza del trattamento, ma anche per comprendere a fondo la problematica e definire la strategia di intervento più efficace. La fase preliminare è un elemento imprescindibile che non dovrebbe mai essere trascurato.

In questo articolo ho presentato le principali indicazioni del linfodrenaggio. La decisione di applicarlo spetta comunque al terapista esperto e al medico curante, che valuteranno rischi e benefici per garantire la massima sicurezza e efficacia al paziente.

I principali traumi sportivi: come prevenirli e trattarli

trauma sportivo

Lo sport rappresenta un’attività fondamentale per il mantenimento di uno stile di vita sano ed equilibrato. Tuttavia, praticarlo, sia a livello professionale che amatoriale, comporta il rischio di traumi di varia entità.
Per questo motivo, è essenziale conoscere i principali traumi sportivi, adottare strategie efficaci per prevenirli e acquisire le competenze necessarie per gestirli in modo corretto.
Questo approccio consente di garantire una pratica sportiva sicura e sostenibile, promuovendo al contempo il benessere fisico e mentale degli atleti.

Traumi sportivi: classificazione, cause e caratteristiche principali

I traumi sportivi possono essere suddivisi in due categorie principali: traumi acuti e lesioni da sovraccarico. La loro comprensione è fondamentale per prevenire danni permanenti e garantire il recupero ottimale.

Traumi acuti

I traumi acuti sono lesioni improvvise causate da movimenti bruschi, cadute o impatti violenti.

1. Distorsioni
Le distorsioni, comunemente note come “storte”, si verificano a seguito di un movimento anomalo che coinvolge un’articolazione. Questo provoca una temporanea perdita di contatto tra i capi articolari che compongono la giuntura, causando danni di varia entità alla capsula articolare, ai tendini o ai legamenti, che possono essere stirati o lacerati.
In base alle strutture interessate, possono comparire ematomi di diversa entità.
Traumi distorsivi particolarmente gravi possono persino provocare fratture. Tra le più comuni vi sono quelle alla caviglia, frequenti tra i calciatori, e quelle al ginocchio, tipiche negli sciatori.

2. Strappi muscolari
Gli strappi muscolari si verificano quando le fibre muscolari si rompono a causa di un eccessivo allungamento o di un sovraccarico dovuto alla fatica.
Interessano frequentemente i muscoli posteriori della coscia, i quadricipiti e i muscoli della gamba, ma possono coinvolgere anche i muscoli degli arti superiori.
La gravità varia, andando progressivamente dallo stiramento alla distrazione muscolare, fino allo strappo vero e proprio, che può essere completo o parziale.
Il dolore è intenso e, a seconda dell’entità del danno, può essere accompagnato da un ematoma di dimensioni proporzionalmente importanti in base al danno subito.

3. Fratture
Le fratture possono essere causate da impatti violenti o da cadute.
Tra le più comuni in ambito sportivo si riscontrano quelle del polso, della clavicola e di tibia e perone.
In base al tipo di sport praticato, sono frequenti anche le fratture che coinvolgono le mani e i piedi, comprese quelle delle dita.

4. Lussazioni
Le lussazioni si verificano quando i capi articolari perdono in modo cronico il contatto rispetto alla loro posizione naturale. Tra le articolazioni più frequentemente interessate vi è la spalla, particolarmente vulnerabile a questo tipo di trauma.
Il danno a carico della capsula articolare e dei legamenti è generalmente grave e di entità superiore rispetto a quello causato da una distorsione.

Lesioni da sovraccarico

Le lesioni da sovraccarico derivano da movimenti ripetitivi o carichi eccessivi, causando danni progressivi a tendini, ossa e tessuti..

1. Tendiniti
Si tratta dell’infiammazione di un tendine, spesso provocata da movimenti ripetitivi o da un sovraccarico.
È una condizione comune tra i corridori, che possono sviluppare la tendinite del tendine d’Achille, e tra i tennisti, soggetti al gomito del tennista.

2. Borsiti
Sono infiammazioni delle borse sinoviali, strutture che, in seguito a microtraumi ripetuti, si irritano, si gonfiano e causano dolore intenso.

3. Sindrome da stress tibiale mediale (shin splints)
Dolore localizzato nella parte inferiore della gamba, causato da un utilizzo eccessivo e ripetitivo dei muscoli e delle ossa della zona.

4. Fratture da stress
Microfratture nelle ossa provocate da attività fisica ripetitiva e ad alta intensità, spesso dovute a carichi eccessivi senza adeguato recupero.

5. Sindrome della bandelletta ileotibiale
Un’infiammazione comune tra corridori e ciclisti, causata dallo sfregamento della bandelletta ileotibiale contro il femore. Si manifesta tipicamente con dolore localizzato nella parte laterale del ginocchio, soprattutto durante l’attività fisica ripetitiva.

Prevenzione dei traumi sportivi

La prevenzione è la miglior cura. Seguendo alcune linee guida, è possibile ridurre significativamente il rischio di infortuni.

  1. Riscaldamento e stretching
    Il riscaldamento prepara muscoli e articolazioni allo sforzo, migliorando la circolazione sanguigna e aumentando la flessibilità. È fondamentale eseguire esercizi di stretching dinamico prima dell’attività e stretching statico dopo.
     
  2. Uso di attrezzature adeguate
    Indossare scarpe specifiche per lo sport praticato e utilizzare protezioni come caschi, ginocchiere o paradenti riduce significativamente il rischio di lesioni.
     
  3. Progressività negli allenamenti
    Incrementare gradualmente l’intensità degli allenamenti consente al corpo di adattarsi in modo naturale, evitando sovraccarichi improvvisi.
     
  4. Tecnica corretta
    Apprendere e applicare tecniche corrette per i movimenti specifici dello sport praticato è essenziale per evitare sforzi errati che potrebbero causare lesioni.
     
  5. Ascoltare il proprio corpo
    Riconoscere segnali di affaticamento o dolore è fondamentale per prevenire lesioni da sovraccarico. Il riposo regolare è una componente indispensabile del recupero fisico.
     
  6. Condizionamento fisico
    Programmi mirati di rafforzamento muscolare e miglioramento della stabilità articolare aumentano la resistenza di muscoli e articolazioni agli stress meccanici.

Il Massaggio sportivo in ogni fase dell’allenamento

Il massaggio sportivo svolge un ruolo cruciale nella prevenzione e nella gestione dei traumi sportivi, offrendo benefici specifici per ogni fase dell’allenamento.

Durante la preparazione fisica, aiuta a migliorare la flessibilità muscolare e ridurre il rischio di infortuni, mentre dopo l’attività sportiva accelera il recupero, alleviando tensioni muscolari e favorendo la rigenerazione dei tessuti.

Questo approccio mirato permette agli atleti di mantenere elevate prestazioni fisiche riducendo significativamente l’incidenza di traumi e sovraccarichi funzionali, che rappresentano una delle principali problematiche nello sport.

Inoltre, il massaggio sportivo è concepito per aiutare a correggere i problemi e gli squilibri a carico di muscoli e tendini causati da un’attività fisica ripetitiva e faticosa.
Per rendere al meglio controlla quale “carburante immetti nel tuo serbatoio”! Per prestazioni ancora superiori e durature segui un’alimentazione corretta e personalizzata per uno sportivo!

Trattamento dei traumi sportivi

Una gestione tempestiva e appropriata è fondamentale per minimizzare i danni e accelerare il recupero.

1. Protocollo P.R.I.C.E. per traumi acuti
Protection (Protezione): applicare tutori, bendaggi o altri dispositivi in base al tipo di trauma e alle indicazioni mediche.
Rest (Riposo): sospendere immediatamente l’attività fisica per prevenire ulteriori danni.
Ice (Ghiaccio): applicare ghiaccio sull’area colpita per 15-20 minuti ogni ora per ridurre gonfiore e dolore.
Compression (Compressione): fasciare la zona interessata per contenere il gonfiore.
Elevation (Elevazione): sollevare l’area lesionata al di sopra del livello del cuore per favorire il drenaggio dei liquidi.

2. Terapia fisica
Dopo un trauma, la riabilitazione è fondamentale per recuperare forza, mobilità e funzionalità. Un terapista o fisioterapista specializzato può guidare in un programma di esercizi personalizzato per il recupero.

3. Terapie farmacologiche
Per gestire dolore e infiammazione, il medico può prescrivere farmaci antinfiammatori o analgesici, adattati alle esigenze specifiche del paziente.

4. Interventi chirurgici
Nei casi più gravi, come fratture complesse o lacerazioni significative di legamenti e tendini, può essere necessario un intervento chirurgico per riparare i tessuti danneggiati.

5. Riabilitazione psicologica
Gli infortuni sportivi possono avere un impatto significativo anche sul piano psicologico. Il supporto di uno psicologo dello sport può aiutare a gestire lo stress, mantenere la motivazione e affrontare il percorso di recupero con maggiore serenità.

Esempi di traumi specifici e gestione

  • Distorsione alla caviglia

Prevenzione: stimolazione propriocettiva, rafforzamento dei muscoli stabilizzatori della caviglia, utilizzo di calzature adeguate e applicazione di bendaggi sportivi preventivi.
Trattamento: applicazione del protocollo P.R.I.C.E., seguita da esercizi di equilibrio e stabilità quando indicato.

  • Tendinite al tendine d’Achille

Prevenzione: evitare aumenti improvvisi nell’intensità degli allenamenti, eseguire regolarmente stretching dei muscoli del polpaccio, e scegliere calzature adeguate in base allo sport praticato, al livello e alle proprie caratteristiche fisiche e tecniche.
Trattamento: riposo, terapia fisica (ad esempio, ultrasuoni), esercizi specifici e, se indicato da un medico specialista, utilizzo di plantari o solette ortopediche.

  • Lesione del legamento crociato anteriore (LCA)

Prevenzione: programmi di allenamento propriocettivo per migliorare l’equilibrio e rafforzare i muscoli che stabilizzano il ginocchio.
Trattamento: spesso richiede un intervento chirurgico, seguito da un lungo e strutturato percorso di riabilitazione.

Promuovere una pratica sportiva sicura

La pratica sportiva è una delle attività più benefiche per la salute, ma richiede consapevolezza dei potenziali rischi e delle strategie di prevenzione e trattamento.
Adottando un approccio prudente, utilizzando tecniche corrette e prestando costante attenzione ai segnali del corpo, è possibile minimizzare il rischio di traumi sportivi e massimizzare i benefici offerti dallo sport.

Perle di Salute – I “10 comandamenti” per prevenire un infortunio sportivo

  1. Fai sempre il riscaldamento prima di iniziare il tuo sport
  2. Fai sempre il defaticamento dopo aver terminato il tuo sport
  3. Ricordati di fare lo stretching
  4. Allenati in modo progressivo
  5. Correggi la tecnica del tuo sport
  6. Ascolta il tuo allenatore
  7. Ascolta il tuo corpo
  8. Utilizza l’attrezzatura corretta
  9. Mangia e bevi bene
  10. Segui un programma di allenamento personalizzato (con periodi di carico, scarico e riposo)

Cattiva digestione: consigli pratici per stare meglio ogni giorno

cattiva digestione

Chi di noi non ha mai detto “mi sento gonfia” oppure “ho acidità di stomaco”?
Succede a tutti, prima o poi, e con le festività natalizie alle porte è facile immaginare che queste sensazioni diventeranno comuni.
Pasti abbondanti, dolci in quantità e cibi più ricchi del solito possono metterci a dura prova, soprattutto il 25 dicembre, il 26 e a Capodanno.

Se si tratta di episodi sporadici, non c’è da preoccuparsi: una digestione un po’ lenta ogni tanto è assolutamente normale. Ma quando questi disturbi diventano frequenti e iniziano a interferire con la nostra quotidianità, è importante prestare attenzione e capire le cause.

Causa delle difficoltà digestive

Le ragioni per cui il nostro sistema digestivo può fare i capricci sono tante e diverse tra loro.
A volte c’entrano i cambiamenti ormonali, come quelli che si verificano durante il ciclo mestruale o la menopausa, che possono influire sulla motilità intestinale.

Altre volte sono condizioni mediche, come problemi all’esofago, allo stomaco, al duodeno o al colon, a modificare il funzionamento del sistema digerente, sia nella sua capacità di contrarsi sia nella produzione delle secrezioni necessarie.

Non dobbiamo dimenticare che anche i farmaci possono giocare un ruolo importante, alterando gli equilibri del nostro organismo.

E poi c’è il nostro stile di vita, spesso il principale responsabile di una digestione complicata. Fumo, alcol, stress, abuso di farmaci e un’alimentazione poco equilibrata sono tutti fattori che mettono a dura prova il nostro apparato digerente.

La dispepsia funzionale e i disturbi correlati

Tra i disturbi più comuni troviamo la dispepsia funzionale, un problema che si manifesta con dolore e malessere localizzati nella parte alta dell’addome, quella dello stomaco.

Le cause possono essere molte:

  • una motilità gastrica alterata
  • un ritardato svuotamento dello stomaco
  • un’ipersecrezione di acidi gastrici
  • una gastrite, in particolare accompagnata dalla presenza del batterio Helicobacter pylori.

Questo problema, spesso, si associa al reflusso gastroesofageo, causato da un indebolimento dello sfintere esofageo che dovrebbe impedire al succo gastrico di risalire dallo stomaco all’esofago. In altri casi, le difficoltà digestive possono essere legate a condizioni come l’ulcera duodenale, epatopatie, calcoli alla colecisti o pancreatiti.
Ogni parte del nostro sistema digestivo può contribuire, in misura maggiore o minore, a questi disturbi.

Un esempio interessante è quello del fegato e della colecisti: se il fegato produce meno bile o se la colecisti non la espelle correttamente, diventa più difficile digerire i grassi.
Lo stesso vale per il pancreas, che ha un ruolo fondamentale nella produzione degli enzimi digestivi. Se c’è un’infiammazione o un problema legato a questo organo, la digestione ne risente pesantemente.

Anche il colon, ultimo tratto del nostro apparato digerente, spesso causa fastidi.
La sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo molto diffuso, caratterizzato da dolore o tensione addominale, gonfiore, stipsi o diarrea. Anche se non è una vera e propria malattia, viene diagnosticata per esclusione di patologie più serie, come il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la celiachia o i tumori del colon.

L’importanza dello stile di vita

Se da un lato è più difficile intervenire su cause mediche specifiche, dall’altro possiamo fare molto per migliorare la nostra digestione agendo sullo stile di vita.
Come accennato, fumo, alcol, stress e cattive abitudini alimentari possono alterare il delicato equilibrio del sistema digerente.
Il fumo, ad esempio, aumenta la produzione di acidi gastrici, mentre lo stress cronico attiva il sistema nervoso simpatico, bloccando quei processi digestivi che richiedono invece un sistema parasimpatico in azione.

Vivere di fretta, mangiare velocemente o abusare di cibi poco sani sono tutti comportamenti che, alla lunga, peggiorano la situazione.
Alimentazione sana, attività fisica e sano riposo sono tutti modi per migliorare la digestione, agendo in parte anche sulla diminuzione dello stress.

Perla di Salute – Piccoli gesti quotidiani per una digestione serena

Ma allora cosa possiamo fare, concretamente, per aiutare il nostro apparato digerente?
Prima di tutto, niente sacrifici a Natale! Un giorno di stravizi non comprometterà la salute del nostro stomaco, ma è importante seguire alcune regole nella vita di tutti i giorni.

  • Mangiare pasti piccoli e frequenti è un primo passo fondamentale, perché permette di non sovraccaricare lo stomaco.
  • È altrettanto importante masticare bene: la digestione inizia già in bocca, sia dal punto di vista chimico, grazie agli enzimi presenti nella saliva, sia meccanico, con lo sminuzzamento del cibo.
  • Bisogna poi fare attenzione ai cibi grassi, che rallentano lo svuotamento gastrico, e moderare il consumo di fibre, che, sebbene utili, possono causare gonfiore se assunte in eccesso.
  • Bere acqua, almeno 1,5-2 litri al giorno, è fondamentale, ma senza esagerare durante i pasti.
  • Infine, una camminata di mezz’ora al giorno aiuta moltissimo i movimenti intestinali e, più in generale, il benessere dell’apparato digerente.

Ti fischiano le orecchie? La Medicina Cinese in caso di acufene

acufene e medicina cinese

Acufene, tinnito e er ming

Senti dei suoni? Si chiamano acufeni o tinnito, oppure, come detto in Medicina Tradizionale Cinese, er ming “orecchie che cantano come cicale”.

Il tinnitus è la percezione di un suono, spesso assimilabile ad un fischio, senza cause esterne. E’ un disturbo abbastanza frequente, si stima riguardi circa il 10% della popolazione.
Spesso ci si convive per la difficoltà di ottenere una corretta diagnosi e l’istituzione di un’adeguata terapia. In alcuni casi l’intensità dell’acufene è particolarmente rilevante da risultare invalidante.
Sia che tu senta dei ronzii, dei campanelli o delle cascate, sia che i suoni sembrino sibili, fruscii o uno stridore, che si manifestino in modo costante oppure intermittente, che siano deboli o forti, esiste un trattamento energetico mirato al sollievo dei sintomi dell’acufene.

Approccio della Medicina Tradizionale Cinese

Tutte le medicine tradizionali dell’area asiatica si concentrano sul trattamento dei canali, o meridiani energetici, responsabili della funzionalità uditiva. Conoscere il decorso e la modalità di trattamento di questi canali è importante per sostenere chi soffre di fischi alle orecchie e in caso di principio di perdita dell’udito.
Bisogna far circolare l’energia nei canali dell’area. Uno dei punti cardine della MTC è il punto Èrmen (TR21), affiancato da SI19 e GB2, fondamentali per stimolare la circolazione dell’energia nella zona.

La condizione energetica associata agli acufeni

Inoltre, si deve porre diagnosi energetica differenziata, distinguendo le forme da Vuoto da quelle da Pienezza, così da dare il giusto sostegno agli organi coinvolti nella disfunzione.
La diagnosi differenziale permette di distinguere tra le forme di acufene dovute ad una carenza di energia “corretta” e le forme d’acufene dovute a fattore patogeno, partendo proprio dal tipo di fischio accusato.
Ogni tinnito è diverso dagli altri e la Medicina Tradizionale Cinese ci aiuta a distinguere gli acufeni sulla base delle loro caratteristiche.

Acufene da Vuoto

Si tratta dell’acufene a bassa frequenza, il ronzio debole, con peggioramento nel tardo pomeriggio o la sera, oppure quando si è stanchi. Tipico dei deficit di energia, richiede un sostegno agli organi coinvolti.

Acufene da Eccesso

Acufene acuto e intenso, come un fischio, e di durata breve. Siamo nel campo degli Eccessi.
Associato a squilibri energetici, come il “Fuoco del Fegato” o disfunzioni legate a Umidità-Calore della Vescicola Biliare
Il meridiano Yáng Wéi Mài è un Meridiano Straordinario, influenza le orecchie e può essere utilizzato per quelle condizioni dovute alla “salita del Fuoco del Fegato” oppure per le malattie dell’orecchio provocate da uno squilibrio della Vescicola Biliare, come l’otorrea da Umidità-Calore.

Ogni tipo di tinnito è unico, e la MTC si distingue per la capacità di personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche specifiche del suono percepito.
Risulta molto importante trovare il trattamento adeguato che venga in  aiuto a chi soffre di acufene perché il fastidio procurato può, a sua volta, provocare altri sintomi come mal di testa, ansia, disturbi del sonno e della concentrazione.

Perle di Salute – Ritrova il silenzio interiore con l’armonia del respiro

Il respiro consapevole, praticato quotidianamente, può aiutare a calmare la mente e a ridurre l’intensità percepita dell’acufene.
Come fare:

  1. Trova un luogo tranquillo: siediti comodamente con la schiena dritta.
  2. Respira profondamente: inspira dal naso contando fino a 4, trattieni il respiro per 4 secondi e poi espira lentamente per 6-8 secondi.
  3. Visualizza il suono: immagina che il rumore nell’orecchio si dissolva dolcemente ad ogni espirazione.
  4. Punti di digitopressione: al termine, applica una lieve pressione sul punto TR21 (Èrmen) e sul punto SI19 per alcuni secondi, massaggiandoli delicatamente.

Ripetere questa pratica una o due volte al giorno può portare a un miglioramento nella percezione del tinnito, favorendo il rilassamento e una migliore gestione dello stress.

La TBS – Terapia Strategica Breve: cos’è e come funziona

terapia breve strategica

Ogni essere umano nel corso della propria vita attraversa momenti o periodi spiacevoli che provocano in lui un senso di malessere e sofferenza.
A volte, tali situazioni possono diventare sempre più difficoltose e trasformarsi, col tempo, in veri problemi. In tal caso, per superare adeguatamente i disagi, potrebbe essere utile un supporto di tipo psicologico.

E’ diffusa e radicata la convinzione che problemi e disagi che persistono da molto tempo, quali ad esempio depressione, fobie, panico, ossessioni, richiedano obbligatoriamente un trattamento terapeutico altrettanto lungo e sofferto. Non è sempre vero!

La Terapia Breve Strategica si differenzia da altri modelli terapeutici perché rappresenta un intervento breve e mirato per affrontare e risolvere le problematiche di tipo psicologico, utilizzando tecniche e tattiche molto efficaci ed efficienti.

Dove nasce la TBS – Terapia Strategica Breve

Nel 1990, con il primo libro di Giorgio Nardone e Paul Watzlawick, “L’arte del cambiamento”, diventato un bestseller della psicoterapia, nasce la moderna evoluzione della Terapia Breve Strategica.
Nel testo vengono presentati, per la prima volta, i protocolli specifici di trattamento per i disturbi fobici e ossessivo-compulsivi, delle sequenze di tattiche e manovre che, applicate durante la terapia con queste problematiche, ne favoriscono la soluzione in breve tempo.

Trent’anni di rigorosa ricerca empirico-sperimentale, portata avanti da Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, ha permesso di mettere a punto diversi protocolli di terapia specifici per specifiche patologie. Caratterizzati da estrema efficacia e rapidità di intervento, nei protocolli il rigore del problem solving si unisce all’estrema flessibilità dell’intervento, per adattare lo specifico protocollo all’unicità e originalità del singolo individuo.

Come funziona la TBS

L’intervento strategico è in grado di produrre significativi miglioramenti già a partire dalle prime sedute. Grazie all’utilizzo di tecniche sofisticate di conduzione del primo incontro (dialogo strategico) e all’utilizzo di compiti (“prescrizioni”) che il paziente dovrà mettere in pratica nell’intervallo tra le sedute.
La Terapia Strategica Breve non si occupa della ricerca delle cause dei problemi nel passato (che nessuno può cambiare), ma si focalizza sull’introdurre cambiamenti nel presente (non su perché c’è un problema, ma su come funziona il problema).
Il fine è la risoluzione del problema presentato, che costituisce l’obiettivo dell’intervento terapeutico.

La Terapia Strategica Breve nella pratica

Talvolta, per affrontare difficoltà personali nel rapporto con gli altri o nel lavoro, la soluzione che ci sembra giusta è quella di adottare una “strategia” che si è rivelata utile in un passato recente o remoto, in situazioni simili.
A volte questa soluzione funziona ma, a volte invece, le aspettative vengono deluse ed è proprio allora che si pensa di non essere stati sufficientemente incisivi nello sforzo di raggiungere uno scopo risolutivo.
Il “fare più di prima”, tuttavia, generalmente non solo non risolve le difficoltà originarie, ma le complica ulteriormente, trasformandole in un vero e proprio problema strutturato: le tentate soluzioni disfunzionali alimentano il problema, invece di risolverlo!

Con la TBS, il paziente, attraverso un intervento di tipo strategico, viene guidato a correggere questi tentativi rigidi e fallimentari di gestione della realtà, acquisendo, nel corso del trattamento, una maggiore elasticità mentale e la capacità di fronteggiare i problemi, sviluppando nei loro confronti, un più ampio ventaglio di strategie risolutive.
Si tratta pertanto di un intervento terapeutico breve e focale (circa dieci sedute), orientato ad eliminare la sintomatologia che induce il paziente a ricorrere al terapeuta, ma anche a rendere permanenti i risultati in funzione di un obiettivo ancora più importante: quello di cambiare le proprie abitudini disfunzionali, ossia tutti quegli atteggiamenti mentali che vanno ad incidere negativamente sulla vita quotidiana e di relazione.

La Terapia Breve Strategica non è quindi una terapia superficiale e sintomatica, ma si propone come una terapia radicale e duratura.

Di seguito vi propongo una breve sintesi dei risultati di efficacia dei vari protocolli di trattamento (Nardone, Balbi, 2008):

Con le parole di William Shakespeare, a Giorgio Nardone piace ricordare:
“non c’è notte che non veda il giorno”.

Un valido aiuto per dormire meglio ci viene offerto dal Training Autogeno, una tecnica di autodistensione sviluppata negli anni ’30 dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz.

Perle di Salute – Affidarsi a un professionista non è sbagliato!

Quando qualche difficoltà individuale o relazionale comincia a causarti molta insoddisfazione e sofferenza e condiziona troppo la tua vita, non esitare a chiedere un aiuto professionale!
Lo fai in tanti ambiti della tua vita: riesci bene da solo a disinfettare una piccola ferita e ad applicarvi un cerotto, però, nel caso di una lesione più profonda, vai dal chirurgo per farti mettere dei punti.
Riesci da solo a cambiare una ruota dell’auto bucata, però, nel caso di un guasto al motore, la porti dal meccanico.
Anche in quello che riguarda gli aspetti psicologici della tua vita può capitare di non riuscire a superare qualche difficoltà da solo! Anche in questo caso, puoi affidarti a un professionista.