Sovrappeso e obesità: affrontarli con alimentazione e stile di vita adeguati

Con il termine obesità si indica una condizione caratterizzata da un eccessivo contenuto di grasso corporeo.
Nel 2001 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha coniato il termine “Globesity” per sottolineare la gravità della situazione a livello mondiale. Si parla appunto di epidemia mondiale, dove circa 1 miliardo di persone sono sovrappeso e di queste 300 milioni obese.

L’indice di massa corporea IMC (body mass index BMI) è l’indice per definire le condizioni di sovrappeso-obesità più ampiamente utilizzato, anche se dà un’informazione incompleta (ad esempio non dà informazioni sulla distribuzione del grasso nell’organismo e non distingue tra massa grassa e massa magra).

L’IMC è il valore numerico che si ottiene dividendo il peso (espresso in Kg) per il quadrato dell’altezza (espressa in metri). Valori superiori a 30 Kg/m2 definiscono l’obesità (che ha 3 gradi differenti).

In alcuni momenti storici i canoni di “bellezza” associavano il sovrappeso a ricchezza e fertilità: i ricchi potevano mangiare, le donne corpulente erano maggiormente in grado di garantire una gravidanza sana.

Sovrappeso e obesità: un problema che va oltre l’aspetto puramente estetico

L’obesità non è un problema estetico, ma di Salute. Infatti è correlato a molte malattie quali:

  • metaboliche (ipertensione arteriosa, dislipidemia, diabete mellito, sindrome metabolica)
  • vascolari (ictus cerebrali, infarto del miocardio)
  • gastrointestinali (reflusso esofageo, colelitiasi, pancreatite, epatopatie)
  • respiratorie (apnee, insufficienza respiratoria)
  • oncologiche (maggior incidenza di tumori e peggioramento della prognosi)
  • osteoarticolari (artrosi, iperuricemia, gotta)

Aggiunto ai precedenti, vi è anche un problema psicologico: problematiche relazionali, bassa autostima, depressione.

L’obesità è una patologia multifattoriale: fattori dietetici, stile di vita e genetica sono tutti implicati nell’eziologia dell’obesità.
Se sulla genetica non si può intervenire, sicuramente sulla dieta e sull’attività fisica si può fare molto!

Seguire un regime dietetico corretto non è semplice!
Se nelle prime fasi della vita alimentarsi non è un problema, basta affidarsi al seno materno, dopo, la disponibilità e le pressioni  pubblicitarie non aiutano. A complicarci ulteriormente le cose ci sono poi gli odori, i colori, i sapori dei cibi, ma anche tutti gli altri infiniti significati di cui li abbiamo rivestiti e che poco o nulla hanno a che vedere con le loro caratteristiche nutrizionali.

Attualmente l’approccio verso questa malattia è multidimensionale (bio-psico-sociale), proprio per intervenire su vari aspetti che la caratterizzano.

Attraverso l’azione sinergica di alimentazione e stile di vita è possibile scardinare il circolo vizioso che sottende questi disturbi.

La Terapia Craniosacrale per attivare il sistema immunitario

Il nostro sistema di difesa

Il sistema di difesa del nostro organismo è formato da cellule diverse, ognuna con funzioni specifiche, e molecole circolanti che lavorano insieme per riconoscere ed eliminare gli agenti estranei all’organismo (come batteri, parassiti, funghi e virus, ma anche cellule infettate da agenti patogeni e cellule tumorali).
Alcune di queste strutture sono presenti già alla nascita, come ad esempio le barriere fisiche (naso, bocca, saliva…), mentre altre si acquisiscono in risposta ad attacchi esterni.
Quest’ultimo gruppo di cellule risiede nelle stazioni del sistema linfatico (linfonodi), costituito da un articolato sistema di vasi, la cui presenza anche nel cervello è stata provata recentemente, smentendo la convinzione consolidata (e radicata da oltre un secolo) dell’isolamento dell’encefalo dal sistema linfatico e quindi da quello immunitario (Louveau et al., Structural and functional features of central nervous system lymphatic vessels, in Nature 533, 278 (2016)).

L’approccio osteopatico

Il dottor Still, padre dell’osteopatia, fu molto probabilmente il primo a notare il legame fondamentale fra la salute, il movimento e la libera circolazione del fluidi nel corpo, ancor prima dello studio del team di Louveau:

“Il liquido cerebrospinale è il più nobile elemento conosciuto contenuto nel corpo umano e se il cervello non fornisce abbondantemente questo liquido, il corpo rimane in condizione di invalidità.
Chi è capace di ragionare si accorgerà che questo grande fiume della vita deve essere aperto e i campi che inaridiscono devono essere irrigati subito o il raccolto della salute andrà perso per sempre”.

La stimolazione della Terapia Craniosacrale

La Terapia Cranio Sacrale, nello stimolare le strutture craniche, sfrutta la potenza trofica del liquor, che ha “intelligenza innata con cui modella la testa” e che può essere indirizzato ovunque per correggere potenziali disfunzioni, eliminare le stasi di liquidi, rendendola in questo senso efficace nella stimolazione del sistema immunitario.

In particolare, le manovre di stimolazione del IV ventricolo cerebrale, consentono di modulare gli scambi vitali dell’organismo, utilizzando l’attività disintossicante del liquido cefalo rachidiano proprio a livello del IV ventricolo, sede di tutti i principali centri del parasimpatico.

Indirettamente, sarà possibile provocare effetti rilevanti sulla funzionalità globale del sistema immunitario (ad esempio, in caso di infiammazioni croniche, come la psoriasi).

La gestione dei disturbi otorinolaringoiatrici

Data la sua capacità di drenaggio dei liquidi, il cui ristagno non fisiologico potrebbe accompagnarsi a infiammazione, la Terapia craniosacrale risulta essere un valido aiuto anche per la gestione dei cosiddetti disturbi ORL (otorinolaringoiatrici), estremamente diffusi anche tra i bambini (si stima che almeno il 20% dei bambini sotto ai 3 anni abbia già sofferto di otite – Rovers et al., Otitis media, in Lancet 363, 2004).
Queste patologie sono causate principalmente dall’ipertrofia delle canalizzazioni previste per il transito aereo (i seni aerei) le cui mucose interne tendono perciò a congestionarsi.

Si stima che i bambini soffrano in media da 6 a 8 raffreddori all’anno e che dal 5 al 10% delle infezioni delle vie respiratorie superiori siano complicate da sinusite: il trattamento craniosacrale risulterà particolarmente efficace sia per gestire che per prevenire eventuali sinusiti riportando alla fisiologica funzionalità i seni arei.

La Terapia Cranio Sacrale si dimostra un valido aiuto, insomma, particolarmente in questo preciso momento storico di pandemia, per allenare e mantenere in perfetto funzionamento la nostra immunità innata e stimolare la risposta alle infezioni respiratorie.

Perle di Salute: un aiuto dall’acqua

Un rimedio particolarmente indicato per stimolare la risposta immunitaria globale dell’organismo e facilmente eseguibile a casa, consiste nell’eseguire delle spugnature parziali con acqua fredda (dapprima a temperatura ambiente e poi il più fredda possibile) della parte superiore del corpo (arti superiori e tronco).
Questo semplice gesto, ripetuto con costanza, stimola la circolazione periferica e contribuisce a rinforzare le difese immunitarie dell’organismo.

Il dolore all'anca: un approccio con tecniche manuali dolci

L’anca è l’articolazione prossimale dell’arto inferiore, è la seconda del corpo umano per dimensioni, dopo l’articolazione del ginocchio ed è dotata di grande mobilità ed allo stesso tempo di notevole stabilità. Queste due caratteristiche, contrapposte, la espongono a tensioni, dolori e consumo precoce.

Il dolore all’anca è un disturbo che può colpire chiunque, a qualunque età e per cause diverse: ne possono soffrire sia le persone sedentarie, come chi guida, sia gli sportivi, tanto chi corre quanto chi pratica hockey o calcio.

I sintomi tipici sono dolore e rigidità a carico di anca, inguine e glutei.
Le cause sono molteplici e vanno dal sovrallenamento alla sedentarietà, dai disequilibri posturali a quelli muscolari sino a microtraumi ripetuti ed all’artrosi.

Attraverso precise tecniche manuali, dolci e mirate, è possibile influenzare positivamente la salute di questa articolazione, ritardando o prevenendo, dove possibile, l’insorgenza dei processi degenerativi che la contraddistinguono.

Per il terapista attento diventa fondamentale apprendere come curare e prevenire i disturbi che affliggono l’anca, sempre più comuni tra i nostri pazienti.
Attraverso un intenso percorso formativo, vengono fornite precise indicazioni sull’utilizzo clinico delle tecniche manuali apprese.

Rafforzare il sistema immunitario con il Drenaggio Linfatico Manuale

Le foglie cominciano a cambiare colore, le giornate si accorciano, le stufe e i camini riscaldano le case. Siamo ormai in autunno e con le temperature più basse arriva anche l’influenza stagionale.
Fortunatamente il nostro corpo è dotato del sistema immunitario che ci protegge da eventuali malattie. Ma vediamo più nel dettaglio come funziona e come possiamo aiutarlo.

Come ci proteggiamo: la difesa immunitaria

Il sistema di difesa del nostro corpo si occupa di proteggerci da tutto quello che, dall’esterno o dall’interno, entra in contatto con il nostro organismo e che il sistema ritiene non utile o addirittura nocivo.
Questo “nemico” prende il nome di agente patogeno o antigene.
Per essere certi che l’antigene venga fermato, la difesa immunitaria ha 3 “scudi” protettivi.

La pelle e le mucose, insieme ai loro secreti (muco, saliva e succhi gastrici in particolare), si occupano di tenere i nemici lontani quando questi vogliono entrare nel nostro corpo. Se qualcuno di loro riesce a sfuggire, allora entrano in gioco delle cellule del sistema immunitario che “mangiano” qualsiasi invasore incontrino, in un processo definito fagocitosi. Se qualche antigene sfugge e continua a circolare, nonostante le prime due linee di difesa, entrano in gioco dei meccanismi più specifici, che combattono servendosi di “soldati speciali”, i linfociti T e i linfociti B. I linfociti riconoscono l’antigene e subito mettono in atto una vera battaglia per contenere il contagio ed eliminare virus o batteri tramite le loro armi, tra queste troviamo gli anticorpi.

Per quali motivi ci ammaliano?

Tutto questo ci fa capire quanto il nostro sistema immunitario sia davvero molto organizzato per proteggerci. In alcuni casi però, il nostro personale esercito immunitario non è in grado di resistere agli attacchi. Alcune malattie, le condizioni ambientali in cui ci troviamo, la dieta e più in generale lo stress di ogni tipo, abbassano le nostre difese e ci fanno diventare vulnerabili.

Perché ci ammaliano di più in inverno

A volte siamo sovraesposti ad un antigene; cioè la quantità di batteri, virus o altri patogeni, con cui veniamo in contatto, è davvero troppo elevata perché il nostro sistema immunitario riesca a bloccarla.
Questo è il caso della cosiddetta influenza stagionale. Rimanendo molto tempo al chiuso, le quantità degli agenti patogeni sono molto concentrate nell’ambiente. Una buona soluzione potrebbe essere quella di areare più spesso il locale, oppure, se possibile, trascorrere più tempo all’aria aperta.

Prevenire è sempre meglio che curare

In questo particolare anno, dove ammalarsi ci sembra qualcosa da evitare con tutte le forze, è fondamentale non farci cogliere impreparati e in molti sono già ricorsi alla prevenzione. Infatti, per restare in salute dobbiamo agire quando stiamo bene e le nostre difese immunitarie sono forti, per mantenerle tali.
Questo è il vero significato di prevenzione: agire prima!

Oltre alle cure omeopatiche, alla nutrizione,… anche le terapie manuali ci vengono in aiuto.
Il Drenaggio linfatico manuale è in grado di agire sul sistema immunitario.

Sistema linfatico e difesa del corpo vanno di pari passo. Le cellule immunitarie, infatti, sono presenti in tutto il corpo, ma per la maggioranza è presente in strutture che definiamo linfatiche. Tra queste troviamo:

  • le tonsille, accumuli di tessuto linfatico posti a formare un anello vicino alle vie di ingresso principali del corpo (naso e bocca),
  • ma anche i linfonodi, comunemente chiamati “ghiandole”, spesso in rilievo quando non ci sentiamo bene.

Proprio dei linfonodi si occupa il drenaggio linfatico manuale. I linfonodi sono delle vere e proprie stazioni di filtraggio attraverso le quali passa la linfa, un liquido trasparente presente nel nostro corpo che trasporta scorie e sostanze da eliminare.
Nei linfonodi risiedono moltissime cellule immunitarie; queste selezionano il contenuto della linfa ed attaccano eventuali nemici per eliminarli, o renderli inoffensivi.
Se siamo colpiti da un patogeno, le cellule immunitarie aumentano di numero, gonfiando il linfonodo e provocando nella persona sensazione di dolore e/o fastidio. Dopo che la battaglia viene vinta, i linfonodi ritornano alla normalità ed il dolore scompare. Per questo bisogna evitare di toccare un linfonodo dolente o ingrossato, non dobbiamo interferire con la risposta immunitaria.

Con il linfodrenaggio, e la sua manualità particolarmente leggera, riusciamo a stimolare i linfonodi sani a filtrare maggiormente la linfa, aumentandone la velocità di deflusso e, in pratica, ripulendo i filtri del nostro corpo. In questo modo, quando il sistema immunitario verrà nuovamente a contatto con un antigene, sarà pronto ad occuparsene, non dovendo smaltire i precedenti residui.

Eseguire qualche seduta di drenaggio linfatico manuale, a scopo preventivo, aiuta dunque il nostro sistema immunitario ad essere più performante nell’affrontare eventuali minacce.
Il trattamento risulta essere anche molto utile per eliminare gli strascichi di eventuali patologie pregresse, in tempi decisamente più veloci.

Perle di Salute: movimento e igiene di vita

La maggior parte dei linfonodi si trova nella regione del collo, del viso e vicino alle articolazioni (cavo ascellare, zona inguinale). Il movimento articolare è in grado di creare una leggera spremitura dei linfocentri; per questo motivo risulta sempre utile fare movimento, in particolare eseguire lo stretching del collo (come mostrato in figura) e gli esercizi di rotazione delle spalle.


E’ anche sempre consigliabile seguire una dieta sana, evitando bevande alcoliche e fumo, dormire 7/8 ore per notte e prestare attenzione all’igiene corporea.

Christmas Blues: combattere la tristezza natalizia

Oramai non manca molto alle feste di Natale…
I negozianti hanno già cominciato a esporre addobbi natalizi, leccornie tradizionalmente servite al cenone o al pranzo di Natale, articoli da regalo da mettere sotto l’albero… C’è aria di festa, nonostante tutto!Pensando al Natale, di solito prima immaginiamo un periodo di preparazione: decorare la casa, trovare regali, invitare ospiti, inventare un menu tradizionale sì, ma con qualcosa di speciale per lasciare una nostra impronta personale.

Tutto questo potrebbe fare appello alle nostre capacità organizzative, stimolare la nostra creatività, farci vivere una sensazione frizzante e gioiosa di attesa delle feste.

christmas bluesChristmas Blues: la “depressione natalizia”

Purtroppo per molte persone quello delle festività natalizie non è un periodo semplice da affrontare, bensì motivo di stress emotivo e malinconia che pervade l’anima.

La festa di Natale da secoli è il simbolo della famiglia unita, ma non tutte le famiglie vanno d’amore e d’accordo e il ritrovarsi tra i familiari a volte crea un clima di tensione; così alcune persone non riescono a condividere il piacere che è scontato per altri e vivono il tradizionale incontro con la famiglia come fonte di frustrazione e sofferenza, mentre le persone che non dispongono più di legami familiari nel periodo natalizio provano in maniera ancora più intensa il senso di solitudine.

In questi casi il calo di umore può sfociare in una lieve depressione, la cosiddettaChristmas blues”, ovvero la malinconia natalizia.
I sintomi della depressione natalizia, che è più frequente di quello che si possa pensare, non si discostano da quelli della depressione comune. I più ricorrenti sono:

  • ansia
  • insonnia
  • calo della libido
  • crisi di pianto
  • pensieri negativi

Un malessere diffuso che teniamo spesso nascosto, in una società in cui a Natale l’allegria è quasi d’obbligo.

Lo stato malinconico è ed è facilitato dai concomitanti cambiamenti stagionali quali la diminuzione delle ore di luce e il calo della produzione di serotonina, che possono incidere ulteriormente sullo stato di tristezza.

In aggiunta a tutto ciò, quest’anno per tutti noi le feste di Natale rischiano di essere influenzate negativamente dalla situazione di emergenza causata dalla pandemia COVID19. Stiamo vivendo alcune restrizioni negli spostamenti, nel frequentare altre persone, nell’organizzare il lavoro o il tempo libero. Qualcuno accusa inoltre uno stato d’ansia o angoscia pensando al nemico invisibile che tutto il mondo cerca di combattere.
Non sappiamo ancora se a Natale 2020 riusciremo a unirci realmente attorno a una tavola oppure dovremo affidarci all’aiuto tecnologico per poter stare insieme virtualmente, ma ciononostante la vita continua sempre a progredire e dobbiamo andare avanti nel migliore dei modi!

Come combattere la tristezza natalizia

In questo periodo di incertezze stiamo navigando a vista, giorno per giorno, e non è utile crearci le aspettative troppo concrete, nemmeno per organizzare una festa così tradizionale come lo è il Natale.

Dobbiamo invece sfruttare di più la nostra capacità di adattamento, la capacità di cambiare i progetti precedenti trovando soluzioni nuove. Soffermiamoci a pensare alle cose che abbiamo, non a quelle che mancano.

Proviamo a vivere le festività nel modo più sereno possibile, lasciando alle spalle problemi famigliari e liti, facendoci guidare dal rispetto, dalla tolleranza, dall’empatia.

Cerchiamo di non rinunciare a tutto ciò che tradizionalmente accompagna la festa di Natale:

  • decoriamo le nostre case usando luci colorate e candele profumate
  • addobbiamo l’albero di Natale
  • prepariamo i regali che quest’anno forse saranno più modesti, ma
  • comunicheranno ai nostri cari il nostro affetto
  • cuciniamo prelibatezze da consumare insieme o in compagnia virtuale

Tutto questo stimolerà positivamente i nostri sensi ed evocherà i ricordi piacevoli del passato facendoci vivere le emozioni più belle!

Secondo le ricerche eseguite da scienziati nell’ambito della PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI), vivendo le emozioni positive rafforziamo le difese immunitarie del nostro corpo, di conseguenza diventiamo più forti davanti alle minacce del virus.

Con i nostri gesti di attenzione e affetto verso le altre persone provochiamo in loro emozioni positive aiutandole a diventare più forti.

La situazione generale del momento ci insegna quanto possiamo essere pericolosi gli uni per gli altri.
Il Natale di quest’anno ci insegnerà quanto possiamo essere interconnessi positivamente, aiutandoci e sostenendoci a vicenda.

Crampo notturno: trattamento e benefici con la terapia manuale

Crampi: di cosa stiamo parlando

Il crampo muscolare è una contrazione massimale improvvisa di uno o più muscoli; tale contrazione è involontaria, intensa e dolorosa ma, generalmente, di breve durata.
Il crampo può manifestarsi a carico di qualunque muscolo, in persone sane e di ogni età.
Possono insorgere durante o successivamente ad un’attività fisica oppure a riposo, prediligendo la notte e colpendo le gambe.
Talvolta i crampi sono un aspetto di patologie sistemiche o neuro-muscolari degenerative.

I crampi notturni

I crampi notturni sopraggiungono comunemente durante il sonno, in persone tendenzialmente sane.
Le fitte che procurano sono molto intense e spesso immobilizzano momentaneamente la parte colpita. Questa è, con maggiore frequenza, la gamba, per cui i muscoli afflitti sono quelli del polpaccio, del piede e delle dita.

I crampi notturni durano di solito pochi minuti o poche manciate di secondi, tuttavia il dolore è tale che la durata appare maggiore.

Spesso determinano frequenti risvegli della persona, la quale accusa anche un po’ di apprensione prima di andare a riposare in quanto presume o teme che il crampo le farà una sgradita visita.
Inevitabilmente il riposo può essere disturbato e la persona stanca il giorno seguente.

Possibili cause dei crampi

All’origine dei crampi notturni ci possono essere numerosi fattori:

  • quelli più frequenti sono da ricercarsi in eventuali carenze o disequilibri negli elementi necessari al normale funzionamento della contrazione muscolare come il potassio, il magnesio, il calcio, la vitamina B1, gli zuccheri, l’ATP…
  • oppure possono essere favoriti da alcune sostanze chimiche come l’acido lattico che si accumula durante l’esercizio fisico intenso, la caffeina, la nicotina…
  • in altri casi la persona può assumere alcuni farmaci o avere delle patologie che alterano il metabolismo come l’ipotiroidismo, il diabete, l’alcolismo… che possono facilitarne l’insorgenza.

La valutazione dei crampi muscolari di origine “benigna”, in persone che sono sostanzialmente sane, si concentra principalmente sulla clinica e sul racconto del paziente.

I fattori che possono contribuire alla comparsa del crampo sono:

  • la perdita di sensibilità (formicolio)
  • la rigidità
  • gli accorciamenti muscolari
  • la debolezza muscolare
  • il dolore muscolare.

Un altro fattore da indagare ed eventualmente correggere è quello che riguarda la corretta idratazione; spesso molti soggetti afflitti da crampi non ripristinano i liquidi persi durante la giornata, sia che abbiano svolto attività fisica o che abbiano lavorato normalmente con sudorazione più o meno intensa,  sia che abbiano avuto disturbi, talvolta ricorrenti come episodi di diarrea (comune magari in chi soffre di colon irritabile) o vomito, magari in donne durante i primi mesi di gravidanza.

Il trattamento dei crampi con la terapia manuale

Nella nostra esperienza, escluse problematiche sistemiche, neurologiche o neuromuscolari, il trattamento manuale di contratture e accorciamenti a carico dei muscoli della gamba, come il tibiale anteriore, il soleo ed i gemelli, ha portato grande sollievo e spesso la completa risoluzione dei crampi notturni anche in persone che ne soffrivano da anni.

In altri casi abbiamo osservato come il trattamento dei disturbi dei tratti lombare o sacrale della colonna vertebrale abbiano contribuito alla soluzione definitiva del problema.

Prevenire i crampi notturni

A seguito di quanto sopra, la prevenzione è fondamentale e consiste nello stretching dei muscoli della gamba, da effettuarsi per qualche minuto prima di andare a letto, anche se sarebbe opportuno svolgerlo più volte nell’arco della giornata.
Inoltre, è sempre auspicabile una ginnastica di tipo aerobico per tutto il corpo almeno due volte la settimana.

Il massaggio delle gambe e della schiena, in chi soffre di questo disturbo, è sempre fortemente consigliabile. Le tipologie di massaggio che vengono consigliate in questi casi sono il massaggio classico, anche profondo, il massaggio miofasciale ed il massaggio del tessuto connettivo; quest’ultimo è particolarmente indicato per favorire il normale afflusso di sangue arterioso ai muscoli, in questo caso delle gambe, al fine di migliorarne l’ossigenazione.

Perle di Salute: ecco come prevenire i crampi notturni alle gambe ed al piede!

Ripetiamo più volte al giorno e, soprattutto, prima di andare a letto i seguenti due esercizi:

1- Nell’arco della giornata e per più volte al dì, utilizzando un gradino, allungare i muscoli del polpaccio per almeno 30 secondi, come mostrato nella figura.
È particolarmente utile effettuare questo esercizio prima di andare a dormire, ripetendolo almeno 3 volte.

 

 

2- Anche questo secondo esercizio risulta particolarmente utile; tuttavia, data la tecnica, è più facile eseguirlo la sera, prima di andare a letto, per almeno 30 secondi per piede, ripetendolo almeno 3 volte (vedi foto).

Affrontare l'inverno con l'alimentazione corretta

Con l’arrivo dell’inverno il nostro corpo deve fronteggiare le basse temperature che lo mettono a dura prova.
Quest’anno, più di altri anni, con l’emergenza in corso è necessario arrivare con un sistema immunitario ben preparato.

Rinforziamo il sistema immunitario con l’alimentazione

Alcuni micronutrienti (vitamine e minerali) sono particolarmente indicati per rinforzare il sistema immunitario con la loro azione antiossidante e protettiva, senza però trascurare il giusto ed equilibrato apporto energetico dei macronutrienti (proteine, carboidrati e lipidi) che durante l’inverno aumenta, in quanto il nostro corpo attiva la termoregolazione.

Ecco un breve elenco dei micronutrienti che non possono mancare nella nostra dieta invernale e nella lista della spesa :

Le vitamine A, E e C

Le vitamine A, E e C sono le vitamine con la maggiore azione antiossidante; in particolare la vitamina E e la vitamina C agiscono in sinergia tra loro difendendo così le nostre cellule in ogni loro parte strutturale.

  • LA VITAMINA A
    La vitamina A è presente in tutte le verdure e la frutta color arancio o verde scuro (sotto forma del precursore b- carotene che nel nostro corpo viene poi convertito).
    Quindi peperoni gialli o rossi, carote, zucca oppure tarassaco, spinaci, rucola, radicchi verdi e broccoli sono alcuni esempi di verdure ricche in questa provitamina.
  • LA VITAMINA E
    La vitamina E è presente invece negli oli vegetali (di germe di grano, nocciola, girasole, di oliva) e nei semi secchi oleosi (mandorle, noci, semi di girasole ecc..).
  • LA VITAMINA C
    La vitamina C è particolarmente presente negli agrumi, nei kiwi e nelle brassicaceae (verza, broccoli, cavolfiori, cavolo cappuccio, cavolini di bruxelles).

La vitamina D

Non dimentichiamo la vitamina D che modula il sistema immunitario e di cui dovremmo fare “il pieno” durante l’estate (stando al sole) per poter affrontare poi l’inverno.
E’ sempre più difficile fare questo carico estivo perché ci si espone sempre meno al sole e, quando lo si fa, si utilizzano creme protettive.

Se l’autunno lo permette, quindi, continuate a uscire alla luce del sole per 20-30 minuti (a maniche corte sarebbe meglio, ma solo se le temperature sono miti!) così da mantenere più elevata la quantità circolante di vitamina D.
Negli alimenti è presente soprattutto nei pesci.

Zinco e Selenio

Tra i minerali, molto importanti sono zinco e selenio che intervengono in aiuto del sistema immunitario in sinergia con la vitamina E.
Essi sono presenti nei semi secchi, ma anche nei legumi, nei cereali integrali e nei latticini.

Prevenzione prima di tutto

La preparazione inizia prima dell’inverno e dovrebbe essere fatta durante tutto l’anno.
Una corretta e completa alimentazione dovrebbe essere seguita tutti i giorni, come abitudine consolidata.
Consumare maggiormente i cibi che possono rinforzare le nostre difese può essere un buon accorgimento solo se fatto nei tempi giusti.

Un’attenzione all’assunzione delle vitamine e dei minerali sopra citati va quindi prestata con anticipo: la prevenzione con gli alimenti deve cominciare poco prima dell’autunno.
Infatti, la vitamina C, ad esempio, non può avere alcun effetto se abbiamo già preso l’influenza, mentre può essere preziosa se viene assunta quotidianamente prima dell’arrivo del freddo.

La prevenzione gioca un ruolo fondamentale per affrontare le sfide invernali, quindi non corriamo ai ripari a dicembre con litri di spremuta di arancia (che per altro non servirebbe…), ma diamo al corpo i giusti tasselli tutto l’anno affinché funzioni in armonia ed equilibrio.

Perle di Salute: come prepararsi all’inverno per resistere a freddo, batteri e virus?

Intanto, assicuriamo al nostro corpo prodotti il più freschi possibile, evitando tutto ciò che è confezionato e/o industrialmente trattato che li impoverirebbe di quei nutrienti di cui necessitiamo maggiormente.
Quindi frutta e verdure fresche, assicurando le 5 porzioni al giorno, crude o cotte in modo semplice.

Aggiungiamo qualche noce o mandorla o altro seme gradito da aggiungere, per esempio, ad un’insalata oppure ad uno yogurt.

Ricordiamoci dei cereali integrali come farro, orzo, kamut, riso e dei legumi come lenticchie, fagioli, ceci che ci garantiscono la giusta energia unitamente a zinco e selenio.

Infine utilizziamo le spezie per cucinare, ricche in minerali e vitamine, ed aggiungiamo germe di grano o soia ai piatti.

Il tuo nutrizionista saprà sicuramente consigliarti su come organizzare la tua dieta, partendo da un’organizzazione equilibrata dei pasti della giornata e della settimana. Perché, senza esagerare con le privazioni, è bene trovare un equilibrio che ci consenta di mantenerci in Salute, anche d’inverno!

Consigli dalla MTC per affrontare al meglio la stagione fredda

Arrivate le pioggie intense, la stagione calda comincia a scricchiolare e si entra a tutti gli effetti nel periodo autunnale, che inevitabilmente ci porta al pensiero i periodi più freddi dell’anno.
Ecco allora qualche consiglio proveniente dalla Medicina Tradizionale Cinese per affrontare al meglio la stagione fredda.

Quando fa freddo la natura rallenta, la linfa negli alberi si ritira in profondità, molti animali vanno in letargo.
La minor durata delle ore di luce e il freddo invogliano a rimanere a casa, stimolano attività di riflessione, di interiorizzazione. È la stagione Yin, a cui appartengono, oltre al freddo e al rallentamento, il basso, il buio, la femminilità con le sue istanze di ricettività.

L’inverno è il Regno dell’acqua

In Medicina Cinese l’inverno appartiene al Movimento ACQUA.
Simbolicamente questo movimento è associato alla profondità degli oscuri abissi marini, del buio da cui non si può che riemergere; è il nostro lato misterioso.
Acqua è fedele alla natura fluida dello scorre incessante, inarrestabile, sempre puro e vitale; regala la capacità di non fissarsi troppo, di scorrere in avanti.
E’ la capacità di adattarsi: l’acqua non avendo forma si adatta al recipiente che la ospita, senza però identificarsi con esso, senza perdere il proprio obiettivo. Ma è proprio il dono dell’adattabilità che contrasta lo stress!

Acqua è la capacità di accettazione, di sé e degli altri, la facoltà di non farsi spaventare dagli eventi della vita, la forza di tener duro; è l’empatia;  si può fare grazie alla connessione profonda tra il proprio Sé e l’immensità.

L’Acqua ci regala il senso del Sé e quello di appartenenza all’umanità e al pianeta.
Ogni organo del nostro corpo è sotto il controllo di una delle energie dei cinque elementi. Se manca o abbonda questa energia, quell’organo inizia a soffrire.

L’energia dell’acqua si rivela ai Reni, alle Ossa e alle Orecchie

L’Organo associato all’Acqua è il RENE, il “Ministro della Forza”,  la sede dello Yin-Yang di tutto il corpo. Il Viscere associato è la VESCICA URINARIA che ha l’incarico “dei territori e delle città”.

L’Acqua rappresenta la capacità di adattamento, la morbidezza, il cambiare forma facilmente.

Vescica, tramite il suo meridiano, organizza l’acqua sul territorio, ripartisce le acque e sovrintendere al loro assorbimento ed eliminazione; sceglie le regioni che restano a secco e i luoghi dove sono i laghi e i mari.
Regola, a tutti i livelli, ripartisce le informazioni, un compito paragonabile al  nostro midollo spinale.

Quando l’energia dell’Acqua è in salute abbiamo molta capacità di adattamento. Quando siamo spossati e ci sentiamo sopraffatti dagli avvenimenti, bisogna tonificare l’energia dell’Acqua.

Prevenire è meglio che curare

Come sempre, fondamentale per le difese immunitarie è l’azione preventiva, fatta di un cambio nelle nostre abitudini, nello stile di vita come a tavola nell’appropriata ginnastica per rinforzare i meridiani.

Quindi, innanzitutto, non permettere al freddo di penetrare in profondità, non è il freddo in sé che fa ammalare, ma il freddo improvviso che coglie impreparato l’organismo.
Proteggere in basso i piedi, in alto il collo e la gola, al centro l’area lombare.
È ora di mettere i calzini: spesso indugiamo ad infilarci le calze, nel vano tentativo di trattenere l’estate…
Per quei momenti in cui si alza un certo venticello oppure quando andiamo a correre è meglio mettere una bandana o una sciarpa sulla bocca e sul naso per riscaldare l’aria e prevenire la tosse.

Attenzione ai ragazzi con quei pantaloni con la vita così bassa da tenere scoperto tutto il tratto lombare!!

Cosa indebolisce l’Acqua?
La mancanza di sonno, la vita sregolata, le paure. Lo stress. La tensione continua e l’eccesso di stimolazioni.
I videogame per troppe ore, tutti i giorni, sono un concentrato di eccessi visivi, uditivi, di tensione.

Lo Stetching dell’Acqua

Il meridiano della Vescica Urinaria, con i suoi 67 punti è lungo dalla testa ai piedi.
È il primo Canale Energetico (insieme a quello di Intestino tenue) che si attiva per proteggere dalle aggressioni di Freddo e Vento. Svolge un’importante azione di difesa, antinfettiva.

È importante l’azione preventiva mirata a sostenere la coppia maggiormente sollecitata in inverno: il Rene e la Vescica Urinaria, responsabili di molte lombalgie e sciatalgie.
Stare per lungo tempo in piedi danneggia i reni, così come sollevare ripetutamente pesi.
Quando un dolore peggiora di notte, c’è di mezzo l’energia dei Reni. Rene e Vescica influenzano la capacità di agire con energia e risolutezza.

Autotest della Salute

Lo Yin deve essere bilanciato dallo Yang.
Troppo Yin equivale a troppo Freddo nel corpo. L’energia di difesa dipende strettamente dallo yang.
Più nell’organismo prevalgono calore e dinamicità, due caratteristiche dello yang, più anche il Qi difensivo sarà forte.

Ecco un semplice test per autovalutare il nostro stato di salute

  • spingere gentilmente la lingua contro il palato: è una delle più antiche e celebri pratiche esercitate in oriente.

Come si esegue?
Comodamente seduti con la schiena diritta, le piante dei piedi entrambe appoggiate a terra, portare la lingua contro il palato e respirare normalmente.
Mantenere per tre minuti.
Risultato: se al termine dei tre minuti si avverte un sapore amaro in bocca, qualcosa deve essere migliorato nel nostro stile di vita: alimentazione, abitudini o stato psico emotivo.

Perle di Salute

Stretching dei due meridiani Rene e Vescica Urinaria

In piedi, davanti ad un tavolo, appoggiare le mani al piano.
Piegare il busto, arretrando, in modo da formare un angolo di 90° tra schiena e gambe.
Lasciare che il peso del busto trascini verso il basso e mantenere la posizione.
Una maggior sollecitazione si ottiene avvicinando le caviglie (malleoli interni) ed allontanando le punte dei piedi: la schiena si allunga e i muscoli si rilassano alleviando i dolori.
Tornare nella posizione di partenza e ripetere tre volte.

Check-up per il Meridiano di Rene

Il punto KI1 o R1 è chiamato “Fontana zampillante”.
È  al centro del cuscinetto carnoso appena sotto le dita del piede, dove si poggia a terra ad ogni passo.
Se molto ispessito, calloso o semplicemente fa male alla pressione, potrebbe significare troppe proteine animali che danno difficoltà al Rene, il quale “scarica” il suo messaggio sulla pelle lungo il meridiano.

Nasce la collaborazione CSTM/UIS Istituto Upledger Svizzera

Nasce la collaborazione CSTM/UIS Istituto Upledger Svizzera
Insieme per la Terapia Craniosacrale

E’ un grande piacere oggi comunicare a tutti che nasce la collaborazione tra il CSTM e l’Istituto Upledger Svizzera, collaborazione fondata su valori comuni e filosofie condivise.

L’obiettivo primario su cui si fonda il rapporto è quello di sostenere e sviluppare le competenze di tutti gli studenti interessati a intraprendere il percorso didattico per raggiungere il Diploma professionale di Terapista Complementare Federale in Terapia Craniosacrale.

 

I campi di competenza della collaborazione sono stati ben definiti:

Il CSTM Centro Studi di Terapie Multidisciplinari erogherà la Formazione Accademica di base Tronco Comune  secondo le direttive approvate dall’OmL Terapia Complementare, dal quale abbiamo ottenuto il certificato d’accreditamento ufficiale già nel 2019

 

L’Istituto Upledger Svizzera accreditato dall’Associazione Svizzera Cranio Suisse® , si occuperà della formazione empirica nel metodo della Terapia Craniosacrale

 

Un’offerta formativa sinergica, in grado di potenziare e valorizzare le capacità e le competenze delle scuole di formazione a beneficio dei discenti.


Chiunque fosse interessato ad intraprendere il percorso per l’ottenimento del titolo di Terapista Complementare Federale in Terapia Craniosacrale può richiedere maggiori informazioni contattando le segreterie didattiche degli Istituti:

  • CSTM – Telefono: +41 91 924 92 92 – email: info@cstm.ch
  • UIS – Telefono: +41 91 780 59 50 – email: info@upledger.ch

Disgrafia: di cosa si tratta e intervento con la Terapia cranio sacrale

Il Disturbo Specifico di scrittura si definisce disgrafia o disortografia, a seconda che interessi rispettivamente la grafia o l’ortografia, e rientrano tra i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), disturbi che si manifestano nelle modalità di apprendimento, che comprendono, tra gli altri, dislessia, discalculia e disprassia.

Disgrafia e disortografia: di cosa si tratta

Con disgrafia si fa riferimento al controllo degli aspetti grafici, formali, della scrittura manuale, ed è collegata al momento motorio-esecutivo, che viene svolto con  minore fluidità e qualità.
La disortografia riguarda invece l’utilizzo, in fase di scrittura, del codice linguistico in quanto tale ed è all’origine di una minore correttezza del testo scritto, che viene fatta risalire ad un deficit di funzionamento delle componenti centrali del processo di scrittura, responsabili della transcodifica del linguaggio orale nel linguaggio scritto.
Entrambe, naturalmente, sono definite in rapporto alle prestazioni attese riferite all’età anagrafica dell’alunno.

Breve storia del termine “disgrafia”

Inizialmente la disgrafia fu definita agraphia, termine ideato dal medico austriaco Josef Gerstmann (1940).
Successivamente nel 1998, H. Joseph Horacek, nel suo libro Brainstorms, descrisse l’agrafia non come caratterizzata da una totale incapacità nello scrivere, ma dalla presenza di carenze nell’ambito della scrittura. In questo caso la persona affetta da tale patologia non mostra né un trauma cerebrale, che possa giustificare la problematica manifestata, né una perdita totale dell’uso della scrittura, per cui si trattava di qualcosa di diverso dall’agrafia.
Quindi era necessario effettuare una differenziazione: con agrafia si indica la perdita della scrittura derivante da un infarto o trauma cerebrale, mentre nella disgrafia la scrittura è mantenuta ma presenta delle anomalie e colpisce giovani, adulti e bambini.

Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali-5 (DSM-5) non è usato il termine disgrafia, ma questo deficit è definito tramite la frase “perdita di espressione scritta”, perché coloro che ne soffrono faticano molto in questo compito, sia a livello motorio sia cognitivo, ed è inserito nella categoria dei disturbi specifici dell’apprendimento.

Per scrivere sono necessarie una serie di complesse capacità motorie, riprodotte in sequenza, e una serie di processi volti alla elaborazione del linguaggio. Nei bambini disgrafici queste abilità non sono adeguatamente integrate. Infatti, risultano essere più lenti e hanno una serie di difficoltà nello scrivere.
Senza aiuto, un bambino con disgrafia farà sicuramente fatica a scuola, con tutte le conseguenze negative che possano verificarsi sia a livello emotivo sia comportamentale.

Classificazione e tipologia della disgrafia

Esistono sintomi riferibili a questo disturbo e nel tempo sono stati classificati in 6 diverse categorie:

  1. difficoltà visivo-motorie: si rilevano problematiche nel definire e riprodurre la forma delle lettere e la spaziatura tra le stesse all’interno delle parole, nell’organizzare la direzione delle parole all’interno della pagina, nello scrivere sulle righe ed entro i margini, nel riprodurre una forma.
  2. difficoltà motorie: nell’impugnare correttamente gli strumenti di scrittura o le forbici, nel posizionarsi comodamente.
  3. problemi di elaborazione linguistica: difficoltà di elaborare un testo e comprenderlo (come le regole di un gioco ad esempio), di mantenere la concentrazione.
  4. problemi ortografici e di scrittura a mano: le regole ortografiche sono di difficile comprensione (quindi non ci si accorge se una parola è errata nello scritto nonostante la si pronunci correttamente), difficoltà a leggere la propria scrittura che spesso risulta un insieme di corsivo e stampatello.
  5. grammatica: la punteggiatura, i tempi verbali non vengono utilizzati correttamente, le frasi non sempre sono complete.
  6. organizzazione della scrittura: difficoltà nel raccontare una storia dal principio alla fine tralasciando avvenimenti importanti, produzione di testi confusi o ripetitivi.

Esistono diverse tipologie di disgrafia, classificate in base ai sintomi emersi, con possibilità di presentarsi singolarmente o in associazione di più versioni:

  • Disgrafia dislessica: la scrittura propria è illeggibile, se copiata invece no, gravi errori di ortografia.
  • Disgrafia motoria: si associa ad un defict delle abilità motorie, a scarso tono muscolare, la scrittura è molto carente anche in fase di copiatura.
  • Disgrafia spaziale: correlata ad una difficoltà percettiva dello spazio, la scrittura ne risulta incomprensibile

Disgrafia e intervento con la TCS

Come già evidenziato per le altre DSA, la Terapia Craniosacrale può attivamente collaborare nella gestione anche di questo Disturbo Specifico dell’Apprendimento, stimolando il funzionamento di specifiche porzioni cerebrali attraverso la restituzione di mobilità alle corrispettive aree craniche.

Perle di Salute: “Videogiochi per l’attenzione!”

Non sempre, come si è soliti pensare, i videogiochi rappresentano per i bambini una forma di passatempo “tossica”.
Un recente studio dell’Università d Padova (Franceschini S., Bertoni S., Improving action video games abilities increases the phonological decoding speed and phonological short-term memory in children with developmental dyslexia in Neuropsychologia, 2018) ha infatti dimostrato come questi strumenti possano diventare un efficace strumento per gestire le DSA, elaborando un trattamento sperimentale effettuato per due settimane su alcuni bambini supervisionati da uno specialista esperto in riabilitazione neuropsicologica dello sviluppo.

Ai bambini sono stati proposti due videogiochi commerciali d’azione che richiedevano loro un rapido dispiegamento dell’attenzione visiva. Alla fine del training, i bambini sono stati suddivisi in due gruppi, in base all’andamento dei punteggi nei videogiochi. Dai risultati finali si è constatato che il gruppo con punteggi di gioco più elevati era anche quello che ha ottenuto benefici maggiori nella lettura e nella memoria.

“Questa strategia è efficace solo se i bambini, nel gioco, riescono a utilizzare efficacemente le abilità attentive e percettive che sono impiegate anche nella lettura. Il miglioramento nella velocità di lettura ottenuto dai bambini in grado di progredire nel videogioco corrisponde al miglioramento che otterrebbe un bambino con dislessia in un intero anno di sviluppo spontaneo” aggiunge Sandro Franceschini.