Il Massaggio Terapeutico Thailandese

Cos’è il Massaggio Terapeutico Thailandese (e in cosa si distingue dal massaggio rilassante)

Il Massaggio Terapeutico Thailandese – La tecnica per attenuare dolori, risolvere tensioni posturali e ristabilire l’equilibrio energetico

Il Massaggio Terapeutico Thailandese è una pratica millenaria che affonda le sue radici nella medicina tradizionale thailandese, intrecciando saperi dell’Ayurveda e della medicina cinese.

Non si tratta di un semplice massaggio da Spa, ma di un trattamento olistico e funzionale, indicato per chi desidera affrontare in modo naturale e completo dolori muscolari, rigidità articolari e stati di stress cronico.

Il trattamento si svolge a terra, su un materassino, con il ricevente vestito.
Il terapeuta applica pressioni profonde, stiramenti mirati e mobilizzazioni articolari lungo i canali energetici (i 10 Sen) e i punti energetici propri della medicina Thai, con l’obiettivo di stimolare l’organismo a ritrovare il suo equilibrio naturale.

Come funziona il Massaggio Terapeutico Thailandese: una tecnica che integra corpo, respiro ed energia

Basato appunto sul principio dell’esistenza dei Sen, i canali energetici, analoghi ai meridiani dello Shiatsu o della medicina cinese, questo massaggio mira a liberare i blocchi responsabili di dolore fisico, affaticamento, ansia, depressione, rigidità fisica o mentale e stanchezza cronica.

Durante il trattamento, il terapista:

  • applica pressioni graduali e profonde con mani, gomiti, ginocchia o piedi lungo i canali energetici
  • interviene su specifiche sequenze di punti, sia locali sia distali, per un’azione mirata e sistemica
  • esegue stretching passivo (simile a uno yoga assistito) per favorire la mobilità e la flessibilità
  • lavora su articolazioni e muscoli contratti per sciogliere le tensioni e riequilibrare la postura
  • favorisce il rilassamento del sistema nervoso grazie al suo ritmo lento, profondo e costante
  • ripristina la corretta direzione dei flussi, energetici e fisiologici, favorendo un riequilibrio globale.

Il Massaggio Terapeutico Thailandese, o Nuad Thai (conosciuto anche come Nuad Boran), è una pratica tradizionale riconosciuta come parte integrante della Medicina Tradizionale Thailandese e, dal 2019, inserita tra i patrimoni culturali immateriali dell’UNESCO.

L’espressione “Thai Yoga Massage” è stata introdotta in Occidente negli anni ’80-’90 da formatori come Asokananda e altri, per sottolineare l’aspetto di stretching assistito tipico di questa tecnica; tuttavia, questa denominazione non è mai stata utilizzata ufficialmente in Thailandia.

A chi è utile il Massaggio Terapeutico Thailandese? I benefici concreti

Per chi fa sport o palestra

  • Prima delle prestazioni o gare, prepara il corpo alla performance
  • Dopo l’allenamento, allevia indolenzimenti muscolari e rigidità
  • Migliora la mobilità e la flessibilità articolare
  • Previene infortuni, grazie alla postura più equilibrata
  • Supporta il recupero da infiammazioni o microtraumi
  • Notoriamente è alla base di chi pratica la Muay thai!

Per chi ha dolori cronici o posture scorrette

  • Allevia mal di schiena, cervicalgia e sciatalgie
  • Aiuta a correggere problemi posturali, contratture e tensioni dovute alla sedentarietà
  • È utile nel recupero da infortuni non acuti, anche in abbinamento alla fisioterapia
  • Indicato anche per chi conduce uno stile di vita sedentario o presenta squilibri posturali

Per chi cerca benessere energetico e mentale

  • Riduce stress, ansia e insonnia: riduzione di ansia e cortisolo
  • Ristabilisce il flusso energetico, migliorando vitalità e concentrazione, dona maggiore lucidità e centratura mentale
  • Favorisce un rilassamento profondo: utile nei percorsi di crescita personale o spirituale, per chi ha vissuto periodi di affaticamento emotivo o mentale o per chi deve sostenere periodi di prove intense.

Come scegliere un terapista in Massaggio Terapeutico Thailandese qualificato

Affidati a operatori con una formazione riconosciuta e specifica in Massaggio Terapeutico Thailandese.

Per ottenere benefici reali in modo sicuro ed efficace, evita i centri che lo presentano solo come un “massaggio esotico” o meramente rilassante: si tratta di una disciplina complessa, che richiede competenza, rigore e profondo rispetto per la sua tradizione

Controindicazioni: quando evitarlo o consultare un medico

Per via della sua intensità e natura profonda, il Massaggio Terapeutico Thailandese deve essere sempre personalizzato in base alle condizioni della persona.

È consigliabile consultare il medico prima di sottoporsi al trattamento nei seguenti casi:

  • gravidanza (in particolare il primo trimestre)
  • fratture recenti o lesioni articolari/muscolari in fase acuta
  • ernia del disco grave
  • problemi cardiovascolari non controllati
  • osteoporosi avanzata
  • febbre, infezioni o altre infiammazioni acute.

Tra precisione svizzera e saggezza thailandese: quando il corpo chiede qualcosa di più sottile

In una cultura come quella svizzera, dove ordine, qualità e precisione sono valori profondamente radicati, il Massaggio Terapeutico Thailandese si distingue come un’esperienza che unisce rigore tecnico e presenza interiore.
Ma va ben oltre l’aspetto fisico: questa disciplina affonda le sue radici in una tradizione in cui intenzione, non giudizio e gentilezza amorevole non sono semplici ideali, ma elementi concreti e integrati nella pratica stessa.

Anche in contesti efficienti e strutturati, il corpo può irrigidirsi, il respiro farsi corto, la mente sentirsi imprigionata. Questa pratica è pensata per chi cerca autenticità: una cura silenziosa e profonda, che non si limita a “sciogliere i muscoli”, ma accompagna verso un riequilibrio più ampio e consapevole.

Un tocco di Thailandia: forza, eleganza e cura

C’è qualcosa di profondamente simbolico nel Massaggio Terapeutico Thailandese: riflette simbolicamente la grazia e la resilienza dell’orchidea, fiore simbolo della cultura thailandese, radicato nella tradizione come emblema di bellezza, raffinatezza e capacità di adattarsi anche in condizioni difficili.
È come osservare un’orchidea: nasce da un gesto di cura, cresce con armonia e resiste con eleganza.

Il Massaggio Terapeutico Thailandese è una risposta concreta per chi soffre di dolori, tensioni, stress o ha bisogno di ritrovare vitalità ed equilibrio.
Che tu sia uno sportivo, una persona sedentaria o semplicemente in cerca di un benessere autentico, questa tecnica offre un’esperienza completa: strutturale, energetica e profondamente rigenerante.

Perle di Salute – Anche il corpo ha una soglia

Prenditi pause vere: cammina tra una riunione e l’altra, respira prima di prendere una decisione.
Anche alla scrivania, ogni due ore, esegui il “piegamento dell’anca in posizione seduta”: appoggia una caviglia sul ginocchio opposto, mantieni la schiena dritta e inclina lentamente il busto in avanti.
Respira.
Bastano due minuti per liberare il nervo sciatico!
Come nel Thai Massage, l’efficacia non sta nella forza, ma nella costanza e nell’ascolto.

Scopri il Massaggio Terapeutico Thailandese

Giornata Open Day sabato 13 settembre, orario 10-13, presso CSTM a Taverne.
Scrivici per riservare il tuo posto: info@cstm.ch
Oppure chiamaci al +41 91 924 92 92
Ti aspettiamo!

🌞 Chiusura estiva dal 1° al 10 agosto

Ci prendiamo una piccola pausa di… sole, relax e gelati:
la scuola sarà chiusa da venerdì 1° a domenica 10 agosto, compresi.

Riprenderemo le attività lunedì 11 agosto, pronti per un nuovo anno accademico ricco di energia!

Auguriamo a tutti una piacevole pausa estiva! ☀️

1200 volte GRAZIE!

Un traguardo che racconta il valore di un percorso condiviso

In questi anni di attività, il CSTM ha accompagnato più di 1200 studenti nel loro percorso formativo, con oltre 2400 corsi di formazione base erogati.
Un numero che non rappresenta solo una crescita quantitativa, ma soprattutto un cammino fatto di relazioni, fiducia, trasformazioni professionali e personali.

1200 storie diverse, un’unica visione

Ogni persona che ha scelto di formarsi con noi ha portato con sé un progetto, un desiderio di cambiamento, una vocazione da coltivare.
Abbiamo incontrato terapisti, operatori del benessere, futuri massaggiatori medicali, formatori, professionisti della salute: ognuno con un bagaglio unico, ognuno con la voglia di imparare e mettersi in gioco.

Abbiamo visto emergere storie di coraggio, passione, impegno.
Storie di chi ha creduto nel potere della relazione d’aiuto, nella terapia manuale come strumento di cura e trasformazione, in una manualità consapevole che accoglie e sostiene.

Formazione concreta, accompagnamento costante

Il CSTM non è solo un luogo di formazione: è uno spazio di crescita condivisa.
Negli anni abbiamo affinato un metodo che unisce solidità teorica, pratica applicata e attenzione alla persona.
Ogni studente viene seguito nel suo percorso con cura, ascolto e rispetto dei tempi individuali, dalla prima lezione fino al raggiungimento degli obiettivi professionali.

Per noi, la qualità della formazione va di pari passo con la relazione educativa.
Non offriamo solo corsi, ma costruiamo percorsi, sostenuti da una presenza attenta, costante, autentica.

Guardando avanti, con gratitudine

Questo traguardo non è un punto d’arrivo, ma uno slancio verso il futuro.
Un’occasione per dire grazie a chi ha camminato con noi fino a qui, e per rinnovare l’impegno verso chi sceglierà di affidarsi a CSTM nei prossimi anni.

Continuiamo a crescere insieme, con la stessa dedizione di sempre.

Balneologia: l’acqua che cura

balneologia

Un’antica saggezza, oggi confermata

La balneologia è la disciplina che si occupa di studiare e applicare l’uso delle acque a scopo preventivo e curativo. Viene impiegata per alleviare o trattare diverse condizioni, soprattutto patologie croniche o funzionali.

Fin dai tempi antichi, l’essere umano ha riconosciuto il potere benefico dell’acqua: pensiamo ai bagni termali dell’antica Roma, luoghi di cura, benessere e socializzazione.
Oggi, grazie agli studi moderni, sappiamo che queste intuizioni avevano solide basi: le acque minerali naturali, soprattutto quelle termali, possono avere effetti terapeutici significativi.

A differenza della semplice balneazione, la balneologia ha una valenza terapeutica, supportata da studi clinici e protocolli precisi.

I meccanismi d’azione della balneoterapia

I benefici della balneoterapia derivano dall’azione combinata di stimoli chimici, termici e meccanici:

  • l’acqua calda (tra 34 e 38 °C) rilassa la muscolatura, stimola la circolazione sanguigna e attenua il dolore.
  • l’acqua fredda o tiepida ha un effetto tonificante, vasocostrittore e utile per il recupero post-allenamento o post-trauma.
  • la pressione dell’acqua esercitata sul corpo (pressione idrostatica) favorisce il ritorno venoso e linfatico, aiutando il riassorbimento dei liquidi e stimolando la diuresi (è per questo che spesso si sente il bisogno di urinare dopo un bagno o un idromassaggio!).
  • il galleggiamento riduce notevolmente il peso corporeo percepito: immergendosi fino al collo, il corpo “pesa” circa il 10% rispetto al normale, rendendo più facile muoversi e riabilitare le articolazioni.
  • le sostanze contenute nelle acque termali (come zolfo, sodio, magnesio, bicarbonati, ferro) penetrano attraverso la pelle e le mucose, esercitando effetti antinfiammatori, disinfettanti, mucolitici o rilassanti, a seconda della loro composizione.

Tecniche e applicazioni dell’idroterapia

Oltre al classico bagno termale, esistono molteplici modalità di utilizzo dell’acqua a scopo terapeutico:

  • Bagni termali: immersioni parziali o totali della durata di 10–20 minuti (acqua calda) o pochi secondi (acqua fredda -10/20 secondi). Stimolano la circolazione, rilassano e riducono il dolore.
  • Docce e getti: con temperatura e pressione variabili, possono avere un effetto stimolante o decontratturante, utili nelle patologie muscoloscheletriche o per la ginnastica vascolare.
  • Idromassaggi: l’acqua in pressione agisce come un vero massaggio, alleviando dolori muscolari, attivando la circolazione e aiutando nei casi di cellulite o lipoedema.
  • Percorsi Kneipp: camminamenti in vasche con alternanza di acqua calda e fredda, ideali per migliorare la circolazione venosa e stimolare il metabolismo.
  • Aerosol e inalazioni termali: ottime per il trattamento di sinusiti, bronchiti, riniti croniche, grazie all’azione diretta sulle mucose respiratorie.
  • Fangoterapia: applicazione locale o total-body di fanghi termali caldi o freddi, usata sia per il benessere della pelle che per patologie articolari o muscolari.

Quando l’acqua cura: indicazioni terapeutiche

La balneoterapia può essere un ottimo coadiuvante al trattamento di numerose patologie:

  • Disturbi muscoloscheletrici e reumatici: artrosi, fibromialgia, cervicalgia, lombalgia, postumi di traumi o interventi.
  • Malattie dermatologiche: psoriasi, dermatite atopica o seborroica.
  • Problemi vascolari: insufficienza venosa cronica, linfedemi iniziali.
  • Patologie respiratorie croniche: bronchiti, sinusiti, riniti.
  • Disturbi gastrointestinali e ginecologici: grazie all’effetto rilassante e antinfiammatorio di alcune acque.

Alcuni rimedi sono così utili che vengono prescritti dal medico ed alcuni preparati sono disponibili in farmacia, come le acque solfuree utilizzate come spray nasali.

Benefici, limiti e buone pratiche

Nonostante i numerosi benefici, la balneoterapia non è adatta a tutti.
È controindicata in caso di tumori maligni attivi, gravi insufficienze cardiache o respiratorie e ferite aperte o infezioni cutanee.
Va usata con cautela e solo con alcuni tipi di applicazioni su febbre o infezioni e durante la gravidanza.
Se il proprio stato di salute è alterato dovrebbe essere sempre prima richiesto un parere medico.

Le cure termali si svolgono solitamente in centri specializzati, ma alcune tecniche possono essere replicate anche a casa con l’uso di acque termali confezionate, bagni caldi e getti d’acqua come anche il doccino.
Idealmente, un ciclo completo dura 12–15 giorni, con effetti progressivi e cumulativi, già visibili dopo pochi giorni.

I benefici sono sempre più documentati e descritti in vari studi clinici.
Gli effetti principali che si ottengono con la balneologia sono:

  • la riduzione del dolore e miglioramento della mobilità articolare
  • il miglioramento dell’umore e del benessere psico-fisico che comprende anche la riduzione dello stress e della tensione muscolare.

La balneologia è una terapia efficace alla portata di tutti che può essere eseguita da professionisti, ma anche da chiunque voglia dedicarsi alla cura di sé.

Perle di Salute – Pediluvio caldo e freddo: un rimedio ideale per le gambe gonfie

Riempite 2 bacinelle grandi con dell’acqua:
– nella prima versate acqua calda (36-38°C) 
– nella seconda acqua fredda (15-20°C).
A piacere, potete arricchire l’acqua con dei Sali (sale grosso) o qualche goccia di oli essenziali.

Immergete i piedi nella bacinella con acqua calda per circa 2 minuti, poi spostateli in quella con acqua fredda per circa 30 secondi.
Ripetete l’operazione per 3-5 volte, terminando sempre con l’acqua fredda.
È possibile avvertire un leggero formicolio: è segno della riattivazione della circolazione.
Questo semplice trattamento aiuta a sgonfiare le gambe e dona un’immediata sensazione di leggerezza e benessere.

Non eseguite l’applicazione in caso di problematiche vascolari gravi (trombosi venosa profonda, flebiti, insufficienza venosa cronica grave, …) o neuropatie periferiche (come diabete con perdita di sensibilità nella zona dei piedi).

Gli effetti terapeutici della scrittura

“Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire.” Fernando Pessoa

Dalla penna al digitale: l’evoluzione della comunicazione

Prima che la tecnologia prendesse il sopravvento nel mondo della comunicazione, si scriveva molto di più e soprattutto a mano.
Le persone tenevano diari e si scambiavano lettere, raccontando agli amici e ai parenti cosa succedeva nella loro vita, condividendo pensieri, opinioni e sentimenti.
Con l’arrivo dei nuovi mezzi tecnologici, la comunicazione a distanza è diventata sempre più veloce e immediata: telegrafo, telefono, posta aerea, fax, email, videochiamate e chat…
Purtroppo oggi, sempre meno persone scrivono lettere o tengono diari.

Il diario personale: uno spazio per sé

Il diario personale è un modo per raccontare gli avvenimenti più importanti, giorno dopo giorno. È un testo autobiografico e molto soggettivo, perché al centro ci sono i pensieri, le emozioni, gli stati d’animo e le esperienze di chi lo scrive.
È uno strumento utile per prendersi un momento per sé, ritrovare il contatto con i propri pensieri e le proprie emozioni.

Scrittura e benessere: i benefici dimostrati

Una ricerca condotta dal sociologo texano William James Pennebaker, durata 40 anni, ha dimostrato i numerosi benefici della scrittura autobiografica:

  • può aiutare a prevenire disturbi psicosomatici
  • riduce i sintomi del disturbo post-traumatico da stress
  • rafforza le difese immunitarie
  • migliora il tono dell’umore nel lungo periodo
  • permette di attribuire nuovi significati agli eventi importanti della vita e di ricollocare nel passato momenti ed emozioni dolorose, aiutando a elaborarli e a comprenderli meglio.

Ulteriori ricerche nell’ambito della psicologia clinica e sperimentale hanno confermato l’effetto positivo della scrittura sul benessere psicofisico delle persone.
Per questo motivo, in psicoterapia è abbastanza comune che lo psicologo chieda ai pazienti di scrivere, tra una seduta e l’altra, raccontando i loro pensieri, le emozioni e gli eventi che hanno vissuto.
La scrittura terapeutica, infatti, viene considerata una delle strategie più efficaci per rimettersi in contatto con il proprio sé e per riuscire a dare un senso a quelle emozioni non elaborate che spesso ci condizionano nella vita di tutti i giorni.

Scrivere per guarire: dalla narrazione alla terapia

È stato dimostrato che scrivere aiuta a elaborare i ricordi traumatici.
La scrittura permette di “mettere fuori” ciò che si ha dentro, come se si portasse alla luce qualcosa che prima era nascosto nel cuore.

Il dolore, la sofferenza, come emozione primaria, ha una funzione fondamentale: aiuta a superare le perdite e a guarire le ferite interiori. Non va eliminato cercando di ignorarlo, reprimendolo o sedandolo chimicamente. Al contrario, concedergli uno spazio, uno sfogo, ad esempio attraverso un appuntamento quotidiano con le proprie emozioni durante la scrittura, ne attenua progressivamente l’intensità e favorisce la cicatrizzazione delle ferite emotive. Quando si narra il trauma, si collegano tra loro ricordi sensoriali ed emotivi, e questo aiuta alcune parti del cervello a comunicare meglio.
Ripetere questo esercizio con regolarità aiuta a gestire meglio i ricordi difficili, rendendoli meno pesanti emotivamente.

La scrittura nella Terapia breve strategica

In Terapia Breve Strategica, molte prescrizioni mirate allo sblocco di meccanismi disfunzionali prevedono l’uso della scrittura. La scrittura, infatti, permette di esternalizzare le emozioni e i pensieri, creando uno spazio di riflessione e di contenimento.
Scrivere aiuta a far defluire emozioni intense come rabbia e dolore, specialmente in situazioni di tradimenti, separazioni, delusioni relazionali, professionali o familiari.

Ansia: un esercizio quotidiano di cura di sé

Alcune forme di ansia possono essere efficacemente gestite con la scrittura. 
In particolare, la Terapia breve strategica utilizza quello che viene definito “diario di bordo” nel trattamento degli attacchi di panico. Al paziente viene richiesto di compilare uno schema specifico proprio durante l’attacco: questo atto concreto di scrivere consente di interrompere il controllo disfunzionale sul proprio stato psicofisiologico, favorendo il ritorno dei sintomi ansiosi entro limiti gestibili.

Scrivere rappresenta un’azione concreta, tangibile, che permette al paziente di continuare anche a casa il lavoro terapeutico iniziato in seduta. In questo modo, la terapia risulta più efficace, richiede meno tempo e meno risorse, facilita il cambiamento terapeutico e il raggiungimento di un benessere stabile.

Perle di Salute – Sfogarsi con la scrittura

Se qualcosa ci provoca sofferenza, frustrazione o dolore, prendiamo un foglio di carta e una penna. Cominciamo a descrivere:

  • le situazioni in cui ci capita di sentirci in questo modo
  • le parole e gli atteggiamenti delle persone coinvolte
  • le nostre reazioni
  • i nostri tentativi di affrontare quelle situazioni
  • le nostre emozioni e i nostri pensieri.

Permettiamoci uno sfogo vero, pieno, sincero, senza censura, scrivendo anche le parole dure e irriverenti!
Mentre scriviamo, nessuno può bloccare, criticare, ostacolare il nostro sfogo: questo foglio non verrà consegnato ad altre persone, possiamo sentirci liberi di esprimere i nostri sentimenti.
Una volta completato lo sfogo, anche noi non dobbiamo rileggere la nostra lettera, per evitare di rimuginare sull’argomento.
Portare a termine la scrittura ci farà sentire più liberi, più leggeri. Lo sfogo emotivo potrebbe offrirci una nuova chiarezza sulla situazione vissuta, aiutandoci a trovare un modo più consapevole ed efficace per affrontarla.

L’alimentazione positiva: nutrire la mente e il corpo

alimentazione positiva

L’alimentazione non è solo una questione di nutrienti o calorie, ma un’esperienza quotidiana che incide profondamente sul nostro equilibrio fisico ed emotivo.
Promuovere un approccio consapevole e sostenibile al cibo significa costruire un rapporto più armonioso con ciò che mangiamo, trasformando ogni pasto in un gesto di cura verso noi stessi.
Questo è il cuore dell’alimentazione positiva, un modo di vivere che mette al centro il piacere, la varietà, la salute e la consapevolezza.

Homo dieteticus: la religione dell’alimentazione

Come scrive l’antropologo Marino Niola, autore del libro “Homo Dieteticus”, l’alimentazione è diventata una religione:
«Siamo entrati nell’era di Homo dieteticus. Crudisti, sushisti, vegetariani, vegani, gluten free, no carb: fra etica e dietetica la ricerca del modello alimentare virtuoso è diventata la nuova religione globale. E come tutte le religioni nascenti produce continue contrapposizioni, scismi, eresie, sette, abiure. Ciascun credo si ritiene l’unica via verso la salvezza. E verso l’immortalità. O almeno quel suo succedaneo salutistico che chiamiamo longevità.»

Spesso si ripone in una dieta specifica la speranza di trovare una soluzione semplice a problematiche complesse e radicate nel tempo. Si immagina che cambiare regime alimentare possa essere la chiave per risolvere tutto, come se bastasse seguire un determinato schema per ottenere risultati duraturi e profondi.
In questo processo, si finisce per attribuire a singoli alimenti la responsabilità delle difficoltà nel perdere peso, trasformandoli in “colpevoli” da evitare a ogni costo. Allo stesso tempo, ogni deviazione dal piano prestabilito, il cosiddetto “sgarro”, può generare sensi di colpa che, invece di aiutare, alimentano un rapporto disfunzionale con il cibo, rendendo il percorso ancora più faticoso.

Dalla privazione all’ossessione: il cibo tra etichette e contraddizioni

C’è stato un periodo in cui la parola “dieta” evocava immediatamente privazione e sacrificio: pasta rigorosamente in bianco, pollo ai ferri, verdure crude o al vapore, senza condimenti né spezie. Insomma, una vera e propria punizione.

Oggi questo pensiero si è in parte evoluto, ma si è spostato verso un altro estremo: l’ossessione nel classificare gli alimenti in “buoni” e “cattivi”.
Il problema è che queste etichette cambiano radicalmente da una dieta all’altra, generando confusione e disorientamento. Per i vegetariani, il “male” è la carne; per chi segue la paleo dieta, i “nemici” sono cereali e legumi. E così via, in una continua contrapposizione di verità alimentari.

La dieta mediterranea e la gioia del cibo

Alla base della piramide alimentare che rappresenta la dieta mediterranea sono state inserite immagini insolite e poco comuni negli altri modelli nutrizionali: non solo alimenti, ma momenti di convivialità, gioia nel condividere il cibo, socialità, festa.
Un invito a riscoprire il piacere di mangiare insieme, anche concedendosi, perché no, un bicchiere di vino in buona compagnia. È in questo contesto che si inserisce l’idea di alimentazione positiva, che valorizza il cibo non solo per il suo contenuto nutrizionale, ma per la sua capacità di unire, emozionare e sostenere il benessere complessivo.

Il piacere alimentare: i 5 colori del benessere

Sicuramente il ritorno ad uno stile di vita ed alimentazione positiva che riporti gioia, piacere e sapore nella quotidianità può aiutare a favorire la produzione di quegli ormoni che abbassano lo stress e che fanno stare realmente bene: serotonina, dopamina, endorfine che circolano sono le molecole del buonumore.
Quindi… facciamole circolare!
Come? Rendiamo l’alimentazione nostra alleata per la mente ed il corpo.

Innanzitutto, usiamo i colori: la natura offre fantastici colori presenti in ortaggi e frutti con cui abbellire i piatti e le nostre tavole.
I 5 colori del benessere apportano composti bioattivi estremamente benefici per la salute. Variando ad ogni pasto il colore, si favorisce, senza che venga percepito come un obbligo, il consumo di prodotti di origine vegetale.

Mangiare con equilibrio: energia e benessere

Un maggiore consumo di ortaggi e frutta orienta naturalmente verso le raccomandazioni della dieta mediterranea che, pur non escludendo alcun alimento, privilegia quelli di origine vegetale: verdura, frutta, legumi e cereali.

E che dire dell’energia, fisica e mentale, che deriva da pasti semplici ma completi? Cereali come orzo, farro, riso, frumento, mais, quinoa, grano saraceno, abbinati a proteine leggere provenienti da legumi, pesce, carni bianche, uova o formaggi magri, rappresentano un’ottima base quotidiana.
Mangiare in questo modo non è più un’imposizione, ma diventa un piacere che si traduce in una sensazione concreta di benessere fisico e psicologico.

Intestino, mente e consapevolezza a tavola – il mindful eating

Numerosi studi sull’asse intestino-cervello confermano quanto questi due organi siano strettamente connessi. Quando l’intestino è in buona salute e il suo microbiota è equilibrato, anche il cervello funziona meglio: migliorano l’umore, la concentrazione e le capacità di memorizzazione.

Entrare in un circolo virtuoso incoraggia a mantenere la rotta: il benessere che ne deriva si riflette in modo tangibile sia sul corpo che sulla mente.

Non conta solo cosa mangiamo, ma anche come lo facciamo: anche il modo in cui ci approcciamo al cibo contribuisce in modo decisivo all’equilibrio psico-fisico.
Un valido supporto in questo percorso è la mindful eating, un approccio che aiuta a riconoscere e interpretare i segnali del corpo mentre mangiamo, permettendoci di assaporare il cibo con consapevolezza.
Si tratta di un vero e proprio percorso di conoscenza che parte dalla percezione delle caratteristiche sensoriali del cibo nel momento presente, passa attraverso l’ascolto delle sensazioni corporee e prosegue con la consapevolezza dei segnali che ci spingono a mangiare o a desiderare di farlo.

La mindful eating insegna ad accogliere questi impulsi senza giudicarli, a osservare i pensieri legati al cibo con accettazione e curiosità, anziché con senso di colpa o rigidità.
L’alimentazione, così, smette di essere una punizione e si trasforma in un compagno di viaggio quotidiano: un alleato fidato che nutre e sostiene sia la mente che il corpo.

Perle di Salute – Cibo, mente e stile di vita: verso un equilibrio personale e sostenibile

Il pensiero positivo nei confronti del cibo non indica una dieta rigida ed uguale per tutti, ma un percorso individuale che può essere accompagnato ed aiutato da un bravo nutrizionista.
Insieme allo specialista, è importante trovare quel meccanismo che, da un lato, permetta di mangiare bene e, dall’altro, possa tenere conto delle necessità di ognuno di noi.
Famiglia, lavoro, pasti fuori casa, momenti di convivialità dovrebbero rientrare nel viaggio che porta verso uno stile di vita (quindi non solo cibo, ma attività fisica, divertimento, condivisione…) che sia permanente e radicato, in modo tale che non sia percepito come un “peso”, ma come un “equilibrio mente-corpo”.
Un approccio basato sull’alimentazione positiva consente di vivere il cibo come alleato e non come vincolo, armonizzandolo con la propria realtà quotidiana.

La via dei punti per combattere il mal di testa – la digitopressione

La classificazione delle cefalee: primarie e secondarie

Lo sapevi che esiste una vera e propria “classifica” dei mal di testa?
Secondo la IHS (International Headache Society), sussistono ben 13 tipi di cefalea che vengono suddivisi in due grandi categorie: primarie e secondarie.

Cefalee primarie

Con questo termine si intendono quei mal di testa che sono malattie vere e proprie e non hanno una causa unica che le scatena. Sono episodi che si manifestano da soli, senza un motivo apparente:

  • Emicrania
  • Cefalea tensiva
  • Cefalea a grappolo
  • Alcune altre cefalee si innescano a causa di fattori a volte imprevedibili

Cefalee secondarie

Queste, al contrario, sono dei mal di testa che indicano altre problematiche del corpo, fungendo da sintomi. Possono derivare da:

  • Traumi cranici
  • Malattie o disfunzioni nei vasi sanguigni del cervello
  • Patologie cerebrali o di strutture adiacenti, come tumori o meningiti.
  • L’assunzione o la sospensione di sostanze come alcol, caffeina o oppiacei
  • Infezioni virali o batteriche
  • Diabete o malattie renali
  • Dolori facciali causati da problemi al cranio, collo, orecchie, naso, denti e bocca
  • Nevriti e nevralgie del cranio

Digitopressione e diagnosi energetica: la risposta cinese alla cefalea

La Medicina Cinese, fedele al suo approccio olistico e millenario, affronta il mal di testa in modo unico: attraverso la digitopressione su agopunti specifici, selezionati in base a un’attenta diagnosi energetica.
Il punto Fengchi aiuta a curare non solo il mal di testa, ma anche il torcicollo e la cervicalgia.
Chiamato “Punto del Vento”, Fengchi è il punto della primavera, quando si alza una brezza fredda ed improvvisa.
Nel corpo umano, ciò corrisponde all’emicrania, o ai crampi improvvisi.

Siglato GB20, il punto si trova sul meridiano della Vescica Biliare (Gall Bladder, in inglese), il viscere che, con l’organo Fegato, è associato all’Elemento Legno, alla primavera e alla capacità di scegliere e agire con coraggio, quando la vita ci pone di fronte ad un bivio.
Vento è un movimento di aria che cambia rapidamente direzione. La medicina cinese lo associa a dolori che, come il vento, appaiono improvvisamente e con grande intensità, proprio come certe emicranie, o come certe neuropatie che si manifestano senza preavviso con dolore intenso , ora qui ora là.
La ricerca ha confermato l’efficacia del punto Fengchi (chiamato anche “palude del vento”) nel trattamento del mal di testa.

Agopunto mirato: Fengchi (GB20)

Dove si trova il punto GB20?
Semplice, si trova sul collo, dietro all’orecchio, proprio alla base del cranio, nella fossetta tra i muscoli trapezio e sternocleidomastoideo.

Questo punto è particolarmente efficace:

  • nel ridurre le tensioni muscolari
  • favorire la circolazione sanguigna
  • contribuisce a migliorare l’udito e la vista, liberando gli organi sensoriali da una sensazione di offuscamento
  • aiuta a calmare il Vento interno
  • apre gli orifizi
  • riequilibra lo Shen
  • e si rivela utile anche nei disturbi del sonno, come l’insonnia.

Nella medicina tradizionale cinese (MTC), il “Yang del Fegato che sale e genera Vento” è una delle cause più comuni di cefalea di tipo primario, spesso legata a squilibri interni energetici e a emozioni trattenute, come rabbia o frustrazione.

Qiuxu (GB40): il punto sorgente che libera e drena

È importante ricordare che, nella maggior parte dei casi, gli agopunti non si usano da soli, ma si accoppiano, così da amplificare i loro effetti.

Per favorire il corretto fluire dell’energia nella testa, si utilizza anche il punto Qiuxu (GB-40), conosciuto come “Campo sulla collina”.
Si tratta di un punto sorgente situato sul meridiano della Vescica Biliare, particolarmente indicato nei casi in cui si manifestano sensazioni di calore o infiammazione: emicranie, arrossamento o gonfiore agli occhi, vista offuscata, dolori alla gola o al collo.

Ma i suoi benefici non si fermano qui: è utile anche per alleviare disturbi alle ascelle, dolori toracici e difficoltà respiratorie.
Qiuxu è un punto che drena in profondità ed è un prezioso alleato per un’ampia gamma di disagi.

Tipi particolari di mal di testa

Altri tipi di mal di testa includono:

  • Il mal di testa da stress
    È di tipo tensivo, il dolore sordo, lieve, continuo, caratterizzato da una pressione da entrambi i lati, come una fascia stretta che circonda la testa, davanti, ai lati e dietro, senza nausea o sensibilità alla luce e al suono, come accade nell’emicrania
     
  • Il mal di testa meteoropatico
    Ne sono afflitti coloro che sembrano avere un “sesto senso” quando cambia il tempo. Sono persone molto sensibili, percepiscono variazioni barometriche di pressione e di umidità dell’aria
     
  • Il mal di testa che passa con la caffeina: quelli che si svegliano alle prime luci dell’alba o nel cuore della notte, percepiscono il mal di testa in arrivo e corrono a farsi un caffè (anche controvoglia) perché percepito come l’unico rimedio casalingo.
     
  • Il mal di testa dentro l’orbita oculare
  • Uno dei più invalidanti, costringe a stare al buio, possibilmente anche in assenza di suoni

Digitopressione: un gesto semplice per un sollievo immediato

Ci sono diverse modalità con cui praticare la digitopressione.
Si può esercitare la digitopressione con una pressione prolungata, che si approfondisce gradualmente, utilizzando il pollice (o il dito medio), oppure ricorrendo alla penna per agopunti: uno strumento simile a un uncinetto, con la punta arrotondata. Quest’ultima rappresenta una buona soluzione, soprattutto per l’autotrattamento.

Naturalmente, il terapista predilige la sensibilità che deriva dal contatto diretto con la mano, in particolare con il pollice o con le altre dita.

  • Per tonificare, si consiglia di eseguire piccoli cerchi con il pollice, ruotando in senso orario.
  • Per disperdere, specialmente se il punto è dolente, i cerchi vanno fatti in senso antiorario.

Perle di Salute – Acqua e benessere: il rimedio più semplice e potente

A volte, basta anche un semplice sorso d’acqua per percepire un immediato senso di leggerezza alla testa. Non va mai dimenticata l’importanza di una buona idratazione!
Bevi immaginando una sorgente di montagna: limpida, che scorre tra rocce e muschi, portando freschezza e sollievo.

Il bendaggio elastocompressivo: prevenzione e terapia efficace

bendaggio elastocompressivo

Quando le gambe si gonfiano: segnali da non ignorare

Dopo una giornata trascorsa seduti alla scrivania, in piedi senza muoversi, dopo un lungo volo o un’intensa attività sportiva, le nostre gambe possono gonfiarsi, risultare pesanti e, talvolta, doloranti. Il segno lasciato dai calzini è un chiaro segnale che non va ignorato!

Il gonfiore (edema) agli arti inferiori è un fenomeno comune dopo alcune attività, soprattutto se statiche, faticose o svolte in ambienti molto caldi.
La circolazione venosa, responsabile del ritorno del sangue al cuore, e quella linfatica, che gestisce i liquidi in eccesso, lavorano contro la gravità e si basano su forze deboli per spostare i fluidi. Per questo motivo, hanno bisogno di supporto per riportare i liquidi dalle estremità (piedi e mani) verso il cuore.

I principali meccanismi che facilitano questo processo sono:

  • le valvole unidirezionali, che impediscono il reflusso dei liquidi
  • la pompa muscolare, che comprime i vasi venosi e linfatici durante la contrazione dei muscoli, spingendo i liquidi verso il cuore
  • la pulsazione arteriosa e la peristalsi intestinale, che comprimono vene e vasi linfatici, facilitando il drenaggio, in modo simile alla pompa muscolare.

L’assenza di movimento ostacola questi meccanismi, favorendo il ristagno dei liquidi nelle zone periferiche del corpo. Questo spiega perché i piedi tendono a gonfiarsi a fine giornata, specialmente in condizioni di caldo, che aumenta la permeabilità capillare e la fuoriuscita di liquidi nei tessuti.

Anche un’attività sportiva intensa può contribuire al gonfiore: i microtraumi muscolari causati dall’esercizio rilasciano sostanze infiammatorie che rendono i capillari più permeabili, mentre l’accumulo di acido lattico e altre scorie ostacola il drenaggio linfatico.

Come prevenire l’accumulo di liquidi?

Il segreto sta nel limitare l’eccessiva fuoriuscita di liquidi dai vasi sanguigni e linfatici.
Pensiamo ai tessuti corporei come a una spugna: se lasciata libera, essa si espande e trattiene molta acqua. Se invece la comprimiamo, la sua capacità di assorbimento si riduce. Questo è il principio alla base dell’elastocompressione: indossando calze a compressione o bendaggi multistrato, i tessuti non possono dilatarsi, impedendo la fuoriuscita di liquidi e facilitando il ritorno venoso e linfatico.

E se il gonfiore è già presente?

Anche in questo caso, l’elastocompressione è efficace.
La compressione non solo previene la fuoriuscita di liquidi, ma migliora la funzione muscolare: impedendo al muscolo di espandersi verso l’esterno, la contrazione muscolare genera una pressione interna maggiore, aumentando l’efficienza del drenaggio venoso e linfatico e favorendo il riassorbimento dei liquidi già presenti nei tessuti.

Tipologie di tutori elastocompressivi

Esistono due principali tipi di dispositivi compressivi:

  • Calze compressive: pratiche e facilmente indossabili in autonomia. Sono ideali per la prevenzione e il mantenimento dei risultati ottenuti dopo un trattamento.
     
  • Bendaggi elastocompressivi: composti da più strati di bende e imbottiture, sono indicati per la riduzione di edemi già presenti, poiché, confezionati su misura dall’operatore, si adattano perfettamente alle necessità del paziente.

Le calze compressive, avendo misure standard, sono meno versatili rispetto ai bendaggi per la fase di riduzione dell’edema, ma risultano più comode e pratiche per la prevenzione e il mantenimento a lungo termine.

Questi due strumenti vengono usati spesso in abbinamento: partendo con il bendaggio, che ha efficacia maggiore nella riduzione dell’edema, e proseguendo con la calza quando l’edema è ridotto e stabile.

I benefici dell’elastocompressione

L’elastocompressione offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione dell’ultrafiltrazione capillare
  • Miglioramento della microcircolazione
  • Aumento del riassorbimento dei liquidi in eccesso
  • Mantenimento dei risultati ottenuti con il linfodrenaggio manuale.

L’elastocompressione è anche utile nella prevenzione e gestione di edemi causati da sedentarietà, sforzi intensi e patologie venose o linfatiche.
Inoltre, aiuta a prevenire vene varicose, trombosi e la formazione di tessuto fibrotico, ed è un valido supporto nel trattamento della cellulite e del lipedema.

Perle di Salute – Calze compressive: un alleato per la prevenzione e il benessere quotidiano

Il vostro medico e/o il vostro terapista specializzato in linfodrenaggio potrà consigliarvi l’utilizzo più adatto di calze e bendaggi elastocompressivi.

La prevenzione è fondamentale: chi svolge lavori sedentari o rimane a lungo in piedi dovrebbe utilizzare calze compressive di classe bassa per prevenire la formazione di edemi e alterazioni della circolazione. Inoltre, la sensazione di leggerezza a fine giornata è assicurata.
Esistono modelli discreti e simili a normali calzini o collant, adatti anche a chi desidera un supporto poco visibile.
Anche per gli sportivi, le calze compressive (anche solo il gambaletto) possono essere un valido alleato, riducendo il senso di affaticamento e accelerando il recupero muscolare. Si possono trovare vari modelli specifici per lo sport.

Gli ultrasuoni: come aiutano a guarire

ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni è una tecnica terapica ampiamente utilizzata per il trattamento di dolori muscolari e tendinei, infiammazioni e lesioni dei tessuti molli.
Questa metodica sfrutta onde sonore ad alta frequenza per stimolare la guarigione e ridurre il dolore, migliorando la circolazione sanguigna e promuovendo la rigenerazione cellulare.
Ma come funzionano esattamente gli ultrasuoni e in quali situazioni vengono utilizzati?
In questo articolo proveremo a rispondere a queste domande esplorando il meccanismo d’azione, i benefici e le principali applicazioni della ultrasuonoterapia.

Come funziona la terapia a ultrasuoni

La terapia con ultrasuoni utilizza onde sonore ad alta frequenza, generalmente comprese tra 1 e 3 MHz, che vengono trasmesse attraverso un dispositivo apposito chiamato manipolo o più semplicemente testina dell’ultrasuono.
Il manipolo, dotato di un trasduttore, viene posizionato sulla pelle del paziente e, grazie all’applicazione di un gel conduttore, le onde sonore (ultrasoniche) penetrano nei tessuti sottostanti.

Queste onde generano micro-vibrazioni nei tessuti, producendo due effetti principali:

  1. Effetto termico: l’energia ultrasonica causa un aumento della temperatura nei tessuti profondi, favorendo il rilassamento muscolare, l’aumento del flusso sanguigno e la riduzione della rigidità articolare.
     
  2. Effetto meccanico (cavitazione e “micromassaggio”): le onde sonore creano una sorta di “micromassaggio” a livello cellulare:
    – facilitando la riparazione dei tessuti
    – riducendo l’infiammazione
    – aumentando la velocità di riparazione di un tessuto incrementandone il metabolismo.

Grazie a questi effetti, la terapia con ultrasuoni è particolarmente efficace per accelerare i processi di guarigione e alleviare il dolore in molte patologie.

Quando si usa la ultrasuonoterapia

Gli ultrasuoni vengono impiegati in diversi ambiti della fisioterapia e della medicina riabilitativa. Alcune delle principali indicazioni terapeutiche includono:

  • Lesioni muscolari e tendinee: esiti di strappi muscolari, tendiniti e contratture possono beneficiare dell’azione degli ultrasuoni, che aiutano a ridurre il dolore e favorire la rigenerazione tissutale.
  • Infiammazioni articolari: alcuni disturbi e dolori delle articolazioni o le borsiti possono essere vantaggiosamente trattate per diminuire l’infiammazione e migliorare la mobilità articolare.
  • Dolore cronico: condizioni come la lombalgia o la cervicalgia o in generale l’artrosi possono beneficiare dall’effetto analgesico e decontratturante della terapia.
  • Recupero post-operatorio: dopo interventi chirurgici ortopedici, gli ultrasuoni possono favorire una guarigione più rapida delle cicatrici e dei tessuti operati.
  • Riassorbimento degli edemi: grazie al miglioramento della circolazione locale, la terapia con ultrasuoni aiuta a ridurre gonfiori ed ematomi post-traumatici.

Modalità di applicazione

Esistono due modalità principali di applicazione degli ultrasuoni:

  1. Ultrasuoni a contatto diretto 
    Il manipolo viene fatto scorrere sulla pelle del paziente con l’uso di un gel conduttore per facilitare la trasmissione delle onde sonore (ultrasuono a massaggio). È possibile anche mantenere il manipolo fisso sul punto di interesse terapeutico, in questo caso si parla di ultrasuoni fisso.
     
  2. Ultrasuoni in immersione 
    Utilizzati per trattare aree difficili da raggiungere, come le dita della mano o del piede, dove il manipolo viene immerso in acqua insieme alla parte del corpo da trattare.

A seconda della patologia e dell’obiettivo terapeutico, il terapista regola la frequenza e l’intensità degli ultrasuoni per ottenere il massimo beneficio.
È opportuno, quando ci si sottopone all’ultrasuono terapia, completare l’intero ciclo di trattamenti e non sospenderli al primo miglioramento.

Benefici della ultrasuonoterapia

L’utilizzo degli ultrasuoni in fisioterapia porta numerosi vantaggi, tra cui:

  • Riduzione del dolore: l’effetto termico e il micro-massaggio sui tessuti aiutano a ridurre il dolore e le tensioni muscolari.
  • Miglioramento della circolazione: l’aumento del flusso sanguigno accelera il processo di riparazione tissutale.
  • Effetto antinfiammatorio: gli ultrasuoni riducono l’edema e l’infiammazione, contribuendo al recupero più rapido da lesioni.
  • Favorisce la rigenerazione dei tessuti: stimolano la produzione di collagene, migliorando la riparazione dei tendini e dei legamenti danneggiati.
  • Maggiore elasticità muscolare e articolare: utile per chi soffre di rigidità articolare o ha subito un trauma.

Precauzioni e controindicazioni

Nonostante i numerosi benefici, la Terapia ultrasonica presenta alcune controindicazioni. Non deve essere utilizzata nei seguenti casi:

  • Presenza di Pacemaker: gli ultrasuoni possono interferire con il funzionamento dei dispositivi elettronici impiantati.
  • Gravidanza: è sconsigliato l’uso sugli addominali o nella zona lombare.
  • Neoplasie: gli ultrasuoni non devono essere applicati su tumori o aree sospette.
  • Fratture recenti: in fase acuta, possono ritardare la formazione del callo osseo.
  • Presenza di infezioni o ferite aperte: l’applicazione diretta potrebbe peggiorare la condizione.

Considerazioni finali

La terapia con ultrasuoni rappresenta uno strumento efficace e sicuro per il trattamento di molte patologie muscoloscheletriche e infiammatorie. Grazie ai suoi effetti benefici sulla riduzione del dolore, sulla stimolazione della guarigione e sul miglioramento della circolazione, è ampiamente utilizzata in fisioterapia e riabilitazione.

Tuttavia, come per qualsiasi trattamento, è fondamentale che venga eseguita da un professionista qualificato per garantire un’applicazione corretta e sicura.

Perle di Salute – Ultrasuoni terapeutici: un’alternativa ai farmaci per il dolore

Gli ultrasuoni vengono spesso utilizzati come parte di un approccio terapeutico multidisciplinare e non sempre sostituiscono completamente i farmaci.
Tuttavia, in alcuni casi, ad esempio quando si cerca di ridurre l’uso di antidolorifici a causa di effetti collaterali, o quando il dolore è principalmente muscoloscheletrico e infiammatorio, un ciclo di ultrasuoni può essere indicato.

La decisione di preferire questo trattamento rispetto alle medicine deve essere valutata attentamente da un medico che considererà il quadro clinico complessivo e le specifiche del caso

Comprendere e risolvere le difficoltà infantili: un approccio innovativo

paure infantili

“Tutti tranne i genitori sanno come si educano i figli!”  Robert Emil Lembke

Diventare genitori: una sfida senza manuale

Quando prendiamo la decisione di diventare genitori, assumiamo un impegno molto importante, ma spesso sentiamo la mancanza di strumenti, conoscenze, competenze per realizzarlo.
Purtroppo non esistono le “scuole guida” per genitori dove noi potremmo imparare “come si fa”. Ci facciamo guidare dall’esperienza vissuta personalmente nella nostra famiglia di origine, dalle nostre riflessioni, dai consigli proposti da parenti e amici, da informazioni che ci arrivano da professionisti con cui entriamo in contatto in quanto genitori (pediatra, maestra d’asilo, insegnante) o che possiamo trovare nei libri, nelle riviste, alla televisione, in internet…

Il ruolo dei genitori nella crescita del bambino

Ogni genitore desidera che il proprio figlio cresca sereno e forte, sicuro di sé e in grado di affrontare il mondo con autonomia e responsabilità.
Durante l’infanzia, infatti, il bambino costruisce le basi del proprio modo di essere e di vedere il mondo, e il ruolo dei genitori in questo viaggio di scoperta è molto importante: dobbiamo proporgli stimoli ed esperienze in linea con le sue crescenti competenze.
Tuttavia, accompagnare un bambino nella crescita non è sempre semplice. Ogni fase porta con sé nuove sfide, e spesso i genitori si trovano ad affrontare difficoltà senza avere risposte certe. Non sempre è immediato individuare la strategia migliore per affrontare un problema, e le soluzioni che sembrano più logiche possono rivelarsi inefficaci o addirittura controproducenti.
Mettiamo in atto una strategia che in quel momento ci sembra giusta da usare, ma talvolta non riusciamo a ottenere un risultato soddisfacente. Allora le difficoltà possono trasformarsi in complicati problemi da risolvere.
Per questo motivo, è importante avere strumenti adeguati e un approccio consapevole per affrontare il percorso educativo con equilibrio e serenità.

Le difficoltà nei bambini e negli adolescenti

Purtroppo oggi non è raro avere a che fare con bimbi insicuri, ansiosi, sovrappeso, iperattivi o apatici e con adolescenti privi di punti di riferimento, con difficoltà nello studio, con problemi nel comportamento alimentare, assidui fruitori di sostanze psicoattive e di dispositivi elettronici…
Di fronte a queste sfide, i genitori cercano di intervenire con le migliori intenzioni, ma non sempre riescono a ottenere i risultati sperati.
Quando il problema si aggrava, e noi genitori non riusciamo a ottenere un miglioramento con i nostri tentativi, è fondamentale considerare il supporto di un professionista, capace di offrire strumenti e strategie efficaci per affrontare e risolvere il problema.

La Terapia Breve Strategica in aiuto ai genitori

La Terapia Breve Strategica è un approccio terapico originale ed efficace che si differenzia da quelli tradizionali in quanto mira a risolvere problemi, anche invalidanti, in breve tempo. La modalità di intervento non prevede l’analisi delle cause del problema nel passato, ma consiste nell’attuare soluzioni nel presente, mirando a un cambiamento duraturo.

Nel caso dei bambini sotto i 12 anni d’età che presentano difficoltà o disturbi, l’intervento viene attuato attraverso la terapia indiretta e nella maggior parte dei casi dura anche poche sedute.
La terapia indiretta elegge i genitori come primi e principali artefici e protagonisti del cambiamento. Si lavora con loro senza portare il figlio in terapia e senza andare alla ricerca del “colpevole”.
Questa scelta è fatta per varie ragioni:

  • I genitori sono le persone che trascorrono più tempo con i loro figli e possono mettere in pratica, con regolarità e in prima persona, le modalità e strategie fornite dal terapeuta, che condurranno i figli al superamento del disagio e al riequilibrio dell’intero sistema familiare.
     
  • Andare dallo psicologo per un bambino potrebbe diventare anche controproducente, se prendiamo in considerazione il rischio di essere etichettato come “malato”. Causare un danno alla percezione di sé del bambino può amplificare la difficoltà che si cerca di risolvere.

Affrontare le difficoltà infantili con la Terapia Breve Strategica

Le problematiche che colpiscono i bambini sono numerose e spesso simili a quelle degli adulti. Tra le più comuni troviamo:

  • disturbi d’ansia
  • ansia da prestazione
  • fobia scolare
  • mutismo elettivo o selettivo
  • disturbo ossessivo-compulsivo
  • disordini alimentari
  • disturbo oppositivo-provocatorio
  • disturbo da isolamento

Per affrontare queste difficoltà, il terapeuta lavora direttamente con i genitori, analizzando la situazione problematica nel dettaglio: dove, quando, in quale modalità si manifesta il problema, come reagiscono i genitori e cosa provano a fare per risolverlo.

Un aspetto centrale della Terapia Breve Strategica (TBS) è l’individuazione e l’interruzione delle soluzioni tentate che si sono rivelate inefficaci o addirittura controproducenti. A queste, vengono sostituite strategie alternative, studiate per favorire un cambiamento concreto e positivo, restituendo equilibrio e benessere all’intero sistema familiare.

Comprendere e gestire le paure infantili

Superare quotidianamente piccole paure aiuta i bambini a crescere, diventare più sicuri e sentirsi più forti.
Quali sono le più comuni paure dei bambini? Alcune delle più diffuse includono:

  • La paura della separazione
  • La paura degli animali
  • La paura di certi luoghi
  • La paura del buio
  • La paura dei mostri e fantasmi
  • La paura della morte
  • La paura di rimanere da solo
  • La paura di andare a scuola

Quando un bambino manifesta una paura persistente, i genitori spesso cercano di aiutarlo, ma non sempre le strategie adottate si rivelano efficaci.
Con l’aiuto di uno specialista, i genitori verranno guidati, in una prima fase, a evitare le tentate soluzioni disfunzionali. Si consiglia di:

  • evitare le spiegazioni razionali che raramente risultano efficaci: i bambini preferiscono storie fantasiose, aneddoti o metafore
  • non costringere il bambino ad affrontare la paura in modo forzato, perché potrebbe trasformarsi in autentico terrore
  • evitare di assecondare le richieste del bambino dettate dalla sua paura (portarlo nel lettone, non portarlo a scuola…), poiché ciò conferma la validità della sua paura, la paura si rinforza positivamente
  • evitare di parlare costantemente della paura del figlio in famiglia o con altre persone, altrimenti la paura assume un’importanza maggiore e gli si ricorda che ha paura. 

Un esempio di strategie terapeutiche indirette

Una volta individuate e interrotte le strategie inefficaci, i genitori devono far sì che ogni giorno il bambino esprima a loro la sua paura, fino in fondo, esasperandone le fantasie.

  • I genitori devono limitarsi ad ascoltare il figlio senza commentare, al fine di aiutarlo a smontare le sue paure. La paura, come ogni emozione che proviamo, ha bisogno di essere espressa.
     
  • Nella seconda fase, i genitori devono esporre gradualmente il bambino alla situazione minacciosa. Se e quando la paura si manifesta, i genitori dovranno guidarlo a verbalizzare ciò che teme possa accadere e le sue sensazioni peggiori.

Di solito bastano poche settimane per condurre il bambino a superare la sua paura!

L’efficacia e l’efficienza della Terapia breve strategica

La Terapia Breve Strategica, grazie a stratagemmi e tecniche sviluppate in oltre 30 anni di ricerca, aiuta i genitori a potenziare le proprie abilità comunicative e relazionali. Questo approccio consente di passare da una realtà subita a una realtà consapevolmente gestita e costruita, offrendo strumenti concreti per affrontare e risolvere problemi complessi attraverso soluzioni semplici ed efficaci.

Dagli studi condotti dal gruppo di ricerca del Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo (che comprende più di 120 Centri affiliati in tutto il mondo), seguendo i parametri internazionali per la valutazione della efficacia ed efficienza delle psicoterapie, nell’arco di 10 anni, su un campione di 3.640 casi trattati, ben 86% con punte del 95% dei casi è stato risolto, mediante un trattamento di durata media pari a sole 7 sedute, senza l’uso di farmaci.

Perle di Salute – L’esempio dei genitori: il primo modello di apprendimento

Per essere genitori efficaci, dobbiamo impegnarci a diventare il miglior esempio possibile per i nostri figli: i bambini seguono l’esempio più di qualunque altra cosa. Non sono tanto influenzati da discorsi razionali o spiegazioni astratte, quanto dai comportamenti concreti degli adulti di riferimento.
In questo senso, non si può dunque pretendere che nostro figlio eviti di fumare se noi stessi lo facciamo, che diventi un lettore appassionato se non ha mai visto traccia di libri in casa o che non dica le parolacce se noi per primi le utilizziamo.
I bambini “respirano” l’atmosfera che regna in casa e questo sia in positivo sia, purtroppo, anche in negativo.
Per questo, se vogliamo crescere figli responsabili, sereni e consapevoli, dobbiamo essere noi i primi a incarnare quei valori e quei comportamenti che desideriamo trasmettere loro.