Integratori alimentari: servono veramente?

Il concetto di integrazione

Un pregiudizio comune è che il cibo di oggi non sia in grado di sopperire al fabbisogno quotidiano di nutrienti e che, quindi, vada integrato.
Il concetto di integrazione dà l’impressione di completezza, di un rimedio possibile all’idea che gli alimenti siano insufficienti ad assicurare la nostra funzionalità e, perciò, la nostra Salute.

Cosa sono esattamente gli integratori alimentari?

In Europa, la normativa di riferimento per gli integratori alimentari è la Direttiva 2002/46/CE.
Secondo tale normativa, gli integratori alimentari sono definiti come:
“Prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia mono-composti che pluricomposti, in forme predosate”.

Gli integratori alimentari possono essere sotto forma di compresse, compresse effervescenti, capsule, caramelle gommose, polveri (in contenitori dotati di misurino oppure in bustine monodose) e soluzioni liquide.

I principi attivi

Gli integratori alimentari contengono uno o più principi attivi tra i seguenti:

  • Vitamine
  • Sali minerali
  • Aminoacidi e derivati azotati (creatina, carnitina…)
  • Acidi grassi essenziali (più spesso omega 3)
  • Prebiotici e probiotici
  • Erbe, estratti e preparati vegetali (es. psillio, ginkgo, mirtillo, uva, valeriana, ginseng, eleuterococco, biancospino, curcuma, zenzero…)
  • Altre sostanze attive (coenzima Q10, fitosteroli, fitoestrogeni, melatonina, enzimi digestivi come lattasi…)

Gli eccipienti

A questi principi attivi, negli integratori alimentari si aggiungono altre sostanze chiamate eccipienti con i seguenti scopi:

  • Sostanze che consentono il mantenimento delle caratteristiche della formulazione
    Come accennato, gli integratori alimentari possono essere realizzati in forma di compresse, compresse effervescenti, tavolette, capsule, caramelle gommose, polveri, liquidi. Per far sì che queste formulazioni mantengano forma, consistenza, diluizione, rilascio delle sostanze attive dopo l’ingestione o altre caratteristiche chimico-fisiche, è necessario aggiungere alla formulazione particolari sostanze. Ad esempio, a compresse e tavolette vengono solitamente aggiunte sostanze che consentano di mantenerle sufficientemente compatte in modo da evitarne lo sbriciolamento con la manipolazione; alle compresse effervescenti vengono aggiunte sostanze che ne consentono la dissoluzione in acqua con effervescenza, appunto; alle caramelle gommose possono essere aggiunte sostanze in grado di mantenere la particolare consistenza e così via.
  • Coloranti: servono per conferire al prodotto una colorazione accattivante al fine di garantire un migliore aspetto visivo. Chiaramente, si utilizzano coloranti alimentari.
  • Agenti di rivestimento: vengono utilizzati per conferire alla superficie del prodotto un aspetto uniforme, liscio e talvolta lucido.
  • Aromi: utilizzati per conferire al prodotto un sapore gradevole.
  • Conservanti e antiossidanti: utilizzati per garantire la conservazione ottimale e la non degradazione del prodotto.

Gli integratori alimentari servono realmente

Sulle confezioni di questi prodotti è sempre riportata la frase:
“Gli integratori alimentari non vanno intesi come sostituiti di una dieta variata ed equilibrata e di un corretto stile di vita”.
Questo perché una persona in salute, che non presenta carenze di alcun tipo, che si alimenta correttamente e che adotta abitudini di vita sane, normalmente, non dovrebbe aver bisogno di ricorrere ad alcun tipo di integratore alimentare.

Quando ha senso prendere gli integratori alimentari

Quando si è in situazioni particolari quali:

  • stress
  • attività sportiva intensa
  • gravidanza
  • malnutrizione
  • malassorbimento
  • uso di farmaci e antibiotici
  • menopausa
  • anzianità
  • alcune patologie come osteoporosi o malattie cardiovascolari

in questi casi alcuni integratori possono essere d’aiuto.

Se ci sono condizioni che possono interferire con la corretta alimentazione, essa può diventare più pasticciata e carente in alcuni elementi.
Lo stress, mangiare velocemente, masticare male possono inoltre disturbare l’intestino e tutto il tratto gastrointestinale, provocando gonfiore, gastrite o reflusso.
In questi casi, integratori mirati, come uso di prebiotici e probiotici, oppure uso di vitamine quali vitamina D (di cui spesso si è carenti), o l’uso di enzimi digestivi, possono coadiuvare e fare superare meglio questi particolari momenti.

Perle di Salute – E gli effetti collaterali?

Va ricordato che alcuni integratori possono dare effetti collaterali. Per la maggior parte dei casi sono effetti blandi e molto rari proprio perché sono prodotti controllati nella loro composizione e nella quantità di principio attivo che si può inserire. Il legislatore è molto attento per garantire la sicurezza ai consumatori.
Ma va ricordato che:

  • è meglio assumere i loro ingredienti per vie naturali, attraverso una dieta equilibrata
  • non sono farmaci, quindi non hanno gli stessi effetti collaterali ma al contempo sono meno efficaci
  • non sono prodotti appartenenti a diete particolari
  • chi li usa non migliora il proprio stato di salute
  • chi non li usa non mette a rischio il proprio stato di salute
  • in caso di allergie o condizioni di salute particolari, come gravidanza o allattamento, è assolutamente necessario chiedere se è possibile utilizzare integratori alimentari al proprio medico curante
  • bisogna stare attenti ad assumerli se si sta seguendo una terapia farmacologica o se si hanno patologie

Gli attacchi interni al benessere: una visione della medicina cinese

“La Milza aiuta lo Stomaco a veicolare le sostanze liquide”
So wen cap. 15

I gonfiori del corpo: da cosa dipendono

Tra le cause di malattia, la Medicina Tradizionale Cinese individua gli attacchi interni.
Significa che, oltre a cause provenienti dall’esterno come gli eccessi del clima o i traumi, e ad errori che si possono fare, come quelli alimentari, ci sono delle condizioni che si generano all’interno del corpo stesso.

Tra le condizioni significative che si producono all’interno vi è quella che, in medicina cinese, è detta “la comparsa di umidità”.
Detta umidità si distingue dalle altre condizioni perché porta dei segni inequivocabili, primo tra questi il rallentamento e il senso di pesantezza, nel corpo e nella mente:

  • rallentano i movimenti, le gambe si fanno pesanti
  • rallentano i pensieri, si diventa più “lenti”
  • rallenta la circolazione nelle vie del corpo, per esempio il tipico mal di testa “a casco”.

Se la circolazione rallenta, si produce intasamento, l’energia e i liquidi sono ostacolati nella loro libera circolazione.
Il pensiero si ingarbuglia, l’energia Qi (o Ki), invece di dipanarsi e distribuirsi in tutto il corpo, condensa come una nebbia e confluisce verso il centro (così come i pensieri che rimbalzano sulle pareti senza trovare la via d’uscita).
L’area del plesso solare si appesantisce, diviene rigida, gonfia. È l’umidità interna: il rallentamento blocca tutto nel centro, compare il gonfiore addominale.

Gonfiore, edema e obesità androide

L’umidità tende ad accumularsi nella parte centrale e inferiore del corpo, provocando gonfiori all’addome e una condizione simile alla obesità detta “a mela” o andride, oltre che alle caviglie, condizione accompagnata dalla sensazione di avere le gambe pesanti.
Anche i pensieri si fanno lenti e aggrovigliano, si rimugina.

La medicina cinese tratta la radice comune di edema (liquidi) e obesità (grassi), quella responsabile del rallentamento che crea l’accumulo di umidità: l’organo Yin chiamato Milza-Pancreas.

Il ruolo della Milza-Pancreas nella MTC

Tra le funzioni della Milza – Pancreas all’interno del Movimento Terra in Medicina Cinese vi è quella di “trasportare e trasformare” ciò che lo Stomaco riceve: il nutrimento, sia definito come un alimento, sia come esperienze vissute. Ci nutriamo anche di conoscenze, di letture e  relazioni, di esperienze.
Qualsiasi cosa va prima digerito e poi trasportato e trasformato per divenire parte di noi. Infine, ciò che è sovrabbondante, inutile o dannoso andrà scartato, espulso.

Nella ritenzione dei liquidi, nell’obesità e nel gonfiore, se l’ origine è interna, devono innanzitutto essere rimosse le cause del deficit responsabile del rallentamento che causa l’accumulo di umidità.
Prima di rimuovere la stagnazione (sgonfiare) e ripristinare la circolazione dei liquidi e dell’energia, è necessario sostenere il metabolismo dei liquidi, aiutando e tonificando in primis la Milza – Pancreas, uno dei cinque organi Yin della Medicina cinese.
L’organo Milza, in MTC, è responsabile anche della tonicità dei muscoli!

Un praticante di Medicina Cinese è in grado di fare una valutazione energetica per individuare qual è l’organo responsabile di tutto il rallentamento: una lingua gonfia, patinata, con impronte dei denti sul bordo può indicare una difficoltà energetica della Milza-Pancreas, che non è in grado di gestire l’umidità interna.

Strategie di trattamento: alimentazione e stile di vita

In campo alimentare

Più che mettersi a dieta, sono necessarie delle scelte appropriate.
Le scelte alimentari giuste includono limitare i cibi che creano “muco” e umidità, come latticini, zuccheri, sughi, alimenti raffinati, alcool.
LA MILZA AMA IL SAPORE DOLCE, MA NON SI INTENDE IL DOLCE DELLE MERENDINE!

Va privilegiato il consumo di alimenti che “asciugano” l’umidità quali le verdure dolci, come le carote e la zucca, le patate con moderazione; tra i cereali privilegiare il miglio. 
Così come “asciuga” la cottura arrosto (da preferire ai lessi che conservano l’umidità) e la salvia, che asciuga l’umido delle carni (ma va tolta quando si serve in tavola).

L’obesità
In MTC la persona obesa è una persona indebolita per una carenza nel processo di assimilazione degli apporti nutritivi. E’ necessario quindi un apporto nutritivo ottimale e di facile assimilazione, che rafforzi, in prima istanza, tutta l’attività̀ funzionale dell’apparato digerente.
Il tuo coach nutrizionale saprà sostenerti nel ridipingere la tavolozza delle tue portate alimentari.

Attivare lo Yang con il movimento

Per attivare lo yang e contrastare gli eccessi yin, è essenziale:
– praticare lo stretching dei meridiani, per facilitare il fluire dell’energia e sciogliere ristagni: stare all’aria aperta facendo passeggiate, ossigenare i tessuti, eliminare tossine e stimolare il sistema linfatico (la Milza è un importante organo linfoide).
– fare ginnastica al cervello: cambiare qualcosa nella routine di ogni giorno ci allena a rimanere giovani.
– scegliere un terapista che ci sostenga nel percorso: il massaggio energetico che segue i fondamenti di medicina cinese individua una serie di punti di digitopressione super efficaci per smuovere, sia in caso di edema, sia in caso di obesità.

Autotrattamento: i punti di digitopressione

Il punto Shui fen, il nono punto del canale Vaso Concezione (CV9), situato un pollice sopra l’ombelico, è specifico per drenare e favorire la diuresi: tradizionalmente è il punto che regola “la via dell’acqua”, indicato per edema e ascite, armonizza gli intestini e dissipa gli accumuli.

Amico dei massaggiatori, ma anche di chi fa riflessologia plantare e dei terapisti in genere, Dadun (LV1), il primo punto del meridiano di Fegato (LV o LR 1), è il punto di raccolta per eccellenza di tutta la spazzatura dell’organismo, utilizzato per depurare l’organismo.

Perle di Salute – Parola d’ordine: alleggerire!

Tra i vari rimedi suggeriti dalla tradizione cinese per mobilizzare l’energia, vi sono i pediluvi
Un’efficace miscela per tali bagni consiste in erbe essiccate di boccioli di arancio amaro, citronella e foglie di verbena.

La parola d’ordine in questo processo è “alleggerire”, mirando a identificare e rimuovere ciò che è inutile, superfluo o superato, che si tratti di oggetti, comportamenti o relazioni.
La pratica di allontanare o eliminare questi elementi rende più leggeri e sollevati, facilitando il riconoscimento del valore di ciò che abbiamo deciso di mantenere e aiutandoci a ritrovare il nostro centro.

L’importanza del Problem Solving nel percorso educativo

problem solving nell'educazione

L’importanza dello studio e del Problem Solving nel percorso educativo

I primi due decenni della nostra vita sono dedicati principalmente allo studio: lezioni, esercizi, compiti, interrogazioni, verifiche, esami… dalla scuola elementare all’università, anno dopo anno.
Tante persone continuano a studiare anche in età adulta per diventare più efficaci e aggiornate nell’ambito lavorativo, per imparare una nuova professione, per interesse amatoriale verso alcune discipline (arte, musica, politica, informatica, storia…).
È importante studiare perché l’apprendimento non consiste nell’accumulare semplicemente le nozioni, ma ci consente di acquisire competenze, ovvero capacità di utilizzare nel mondo reale ciò che abbiamo appreso a scuola, per affrontare sfide e raggiungere i nostri obiettivi.

Studiare ci permette di sviluppare capacità di risolvere problemi, fondamentale per avere successo nella vita personale e professionale. L’efficacia delle nostre azioni aumenta significativamente quando sfruttiamo i principi di Problem Solving.

Il concetto di problem solving

Problem Solving significa letteralmente “risoluzione di problemi”, è un processo utilizzato in molti campi specifici, compresi l’intelligenza artificiale, l’informatica, l’ingegneria, la psicologia, le scienze cognitive… 
È utile non solo per scienziati e professionisti, ma fa parte della vita di tutti i giorni, per trovare soluzioni a problemi difficili o complessi.

Identificare e definire il problema

Quando possiamo dire che ci troviamo davanti a un problema?
Un problema esiste quando abbiamo un obiettivo e non sappiamo come raggiungerlo. Se lo sapessimo, non sarebbe un problema!

Non sempre ne siamo consapevoli, ma a scuola ci insegnano a risolvere problemi seguendo le fasi fondamentali di Problem Solving.
Ciò accade, per esempio, alle lezioni di matematica. Per risolvere problemi di matematica, dobbiamo:

  • definire il problema da risolvere
  • individuare le informazioni (dati del problema) in nostro possesso e le nostre conoscenze/risorse (teoremi o formule già appresi)
  • scegliere una strategia di soluzione che ci sembra più adatta
  • applicare la strategia scelta
  • valutare il risultato ottenuto grazie alle nostre azioni.

Questo metodo si applica alla soluzione di vari problemi, non solo quelli di matematica!

Affrontare le sfide dello studio

Grazie allo studio, acquisiamo molte conoscenze utili, ma è importante non dimenticare che lo studio è un’attività che richiede impegno, fatica, dovere e obbligo.
Nel percorso di studio, che comprende comprensione, memorizzazione, apprendimento e esposizione, è possibile incontrare alcune difficoltà che impediscono di ottenere risultati positivi. A volte, il superamento di tali difficoltà richiede semplicemente un maggiore impegno, mentre in altre situazioni è necessario colmare eventuali lacune didattiche precedenti.
Tuttavia, quando la difficoltà diventa insormontabile, si trasforma in un problema. In questo caso dobbiamo applicare il Problem solving appreso nel processo didattico, al processo didattico stesso!

Applicare il Problem solving al processo didattico

Nella maggior parte dei casi, la difficoltà nello studio non è legata alle capacità cognitive (memoria, intelligenza) o motivazionali (passione, interesse), ma è piuttosto riconducibile alle strategie disfunzionali utilizzate nell’affrontare lo studio e la performance scolastica.
In altre parole, è proprio il trattamento errato delle difficoltà di studio che contribuisce a perpetuare un basso rendimento o a bloccare sempre di più la performance dello studente.
In questo caso ci serve il Problem Solving Strategico!

Problem Solving Strategico nello studio

Prima di tutto, è necessario definire il problema.
Questa è una fase cruciale, poiché ciò che viene percepito come il problema evidente spesso non è il problema reale, ma solo il suo effetto o conseguenza.
Ad esempio, uno studente in difficoltà potrebbe affermare che il suo problema è non riuscire a superare un esame; tuttavia, questo potrebbe rappresentare la conseguenza negativa di un problema più profondo legato alla preparazione all’esame. Ma in cosa consiste veramente il problema? Lo studente potrebbe utilizzare un metodo di studio poco efficace o potrebbe provare un’ansia tremenda durante l’esame che gli impedisce di esporre le conoscenze acquisite.
Analizzare attentamente la situazione, approfondire e individuare la situazione critica originale rappresenta l’unico modo per giungere a una soluzione efficace.

Il secondo passo consiste nel comprendere e descrivere le strategie di studio e le strategie di gestione delle difficoltà adottate dallo studente.
Se il problema persiste, significa che le azioni intraprese non sono affatto efficaci, anzi, contribuiscono a mantenere la situazione problematica.
Consideriamo qualche esempio: lo studente mostra incapacità persino nel leggere, concentrarsi, comprendere o focalizzare l’attenzione sul materiale di studio? Si ritrova a dedicare ore ai libri, ma sembra continuare a non comprendere nulla? Forse si tratta di uno studente “evidenziatore seriale” che utilizza il metodo di studio appreso alla scuola elementare? Sottolinea, evidenzia, ripete più volte per imparare il testo a memoria, come quando studiava le poesie alla prima elementare? Oppure, lo studente pecca di perfezionismo scolastico, il suo impegno diventa pedanteria, impegnandosi eccessivamente nel concentrarsi su minimi dettagli? Dimostra una ricerca ossessiva di completezza, esaustività e impeccabilità nello studio? Potrebbe anche essere afflitto dal panico da esame, che lo paralizza durante le interrogazioni o lo spinge a fuggire, non presentarsi all’esame? Infine, potrebbe procrastinare lo studio fino all’ultimo momento, organizzando una maratona notturna prima di un esame?

Una volta identificate le strategie disfunzionali, è essenziale cercare di bloccarle, smettendo di adottare approcci che mantengono il problema invece di risolverlo, per poi iniziare a organizzare lo studio diversamente, apportando cambiamenti concreti nel modus operandi dello studente.

Applicando nuove strategie, è fondamentale valutare costantemente i loro effetti. L’obiettivo è migliorare l’efficacia dello studio e rafforzare la fiducia dello studente nelle proprie risorse. La strategia scelta deve corrispondere all’obiettivo prefissato e può essere modificata se risulta inefficace.

Risolvere problemi complessi: un approccio sequenziale e globale

Se il problema fosse così complesso da richiedere non una singola soluzione, ma un insieme di soluzioni in sequenza, è fondamentale non affrontare insieme tutti i problemi, iniziando invece ad affrontare quello più accessibile sul momento.
Una volta risolto il primo, si passa al secondo e così via, mantenendo però, fin dall’inizio, la visione della globalità. L’intento è quello di aggiustare progressivamente il tiro, tenendo sempre bene a mente dove vogliamo arrivare, fino a giungere alla soluzione del problema sorto nel percorso didattico.

Approcci efficaci allo studio: metodi, creatività e riflessione

Lo studio ci offre la possibilità di esplorare nuove discipline, ampliare i nostri orizzonti e soddisfare la nostra curiosità. È importante riflettere su come studiamo.
La scuola fornisce molte nozioni, ma non ci insegna come imparare ad apprendere. Studiare è un’attività che richiede metodo, tempistiche e creatività. Si studia per raggiungere obiettivi, utilizzando le proprie capacità critiche, evidenziando parole chiave, gerarchizzando e costruendo schemi. Dialogare con sé stessi e con l’autore del testo è parte integrante di questo processo.
La rielaborazione personale delle nozioni in modo creativo è alla base di un apprendimento efficace e duraturo.

Perle di Salute: distrazioni e ripassi strategici

Durante lo studio, via le distrazioni

Le distrazioni sono un problema serio, non solo per i ragazzi alle prese con lo studio, ma anche per gli adulti.
Per completare un compito in modo veloce ed efficiente, è essenziale evitare tutti i tipi di distrazione:

  • inizia trovando un ambiente tranquillo, privo di rumori o interruzioni
  • metti il cellulare in modalità silenziosa (meglio ancora se spento!) e lontano dalla tua portata
  • elimina tutte le notifiche che possono interrompere la tua concentrazione
  • concentrati solo ed esclusivamente sullo studio per massimizzare la tua produttività.

Ripassi strategici

Il ripasso è fondamentale per consolidare le informazioni nella memoria a lungo termine. Per raggiungere questo obiettivo:

  • programma sessioni di ripasso regolari, in modo da rivedere ciò che hai studiato in modo preciso e mirato
  • utilizza tecniche di ripetizione spaziata, come ripassare gli argomenti a intervalli di tempo sempre più lunghi (dopo un’ora, dopo un giorno, dopo una settimana, dopo un mese), per rafforzare la memorizzazione delle informazioni apprese
  • nel periodo più intenso di preparazione all’esame, prendi l’abitudine di ripassare velocemente, la sera, quello che hai studiato durante la giornata, mentalmente e/o sfogliando le pagine lette e i tuoi appunti.

Trattamento del linfedema con il Drenaggio linfatico manuale

Durante i corsi di formazione faccio spesso questa richiesta: “Alzi la mano chi conosce il sistema linfatico”.
Le mani alzate sono poche, soprattutto se non si è del mestiere.
La linfologia, la branca della medicina che si occupa del sistema linfatico e delle sue patologie, è infatti una delle più trascurate tra le scienze mediche. Questo non può che rispecchiarsi nella nostra quotidianità. Per renderlo più noto, parleremo del linfedema, la patologia principale che colpisce il sistema linfatico.

Il linfedema, di cosa si tratta

Il linfedema è considerato una patologia rara. 
In realtà l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che ne siano affetti oltre 300 milioni di individui. In svizzera ci sono circa 1’500 nuovi casi di linfedema secondario ogni anno, per il primitivo, invece, non si hanno dati certi. Nella vicina Italia i casi sarebbero sui 40.000 ogni anno.

Questa patologia è poco conosciuta e quindi, per questo motivo, le persone non si recano dal medico per una corretta diagnosi, e si rivolgono al curante solo per degenerazioni e casi gravi.

Cos’è il linfedema

Il linfedema consiste in un aumento di liquidi extra cellulari, ovvero tra i vari tessuti del corpo, dovuto ad una incapacità del sistema linfatico di eliminarli.
Il linfedema è una patologia cronico degenerativa, ovvero non può essere risolta e continua a peggiorare nonostante le corrette cure.

Il principale sintomo

Il principale sintomo, e quello più visibile, è il gonfiore. La zona colpita si gonfia ed aumenta le sue dimensioni. All’inizio le trasformazioni sono lente e, se si solleva l’arto colpito, questo riesce a tornare con dimensioni normali. Successivamente l’edema (gonfiore) aumenta velocemente e non si riduce, nonostante lo si sollevi, diventando sempre più duro.

La zona gonfia, solitamente un arto (inferiore) anche se può essere coinvolto tutto il corpo, appare pallida, fredda e dura. Queste caratteristiche distinguono il linfedema da altri tipi di gonfiori, che sono normalmente caldi, rossi e morbidi, come ad esempio quelli infiammatori o dovuti a stasi venosa.

Come agisce

Nel linfedema, liquidi, proteine, sostanze di scarto (per esempio tossine) e pericolose vengono lasciate tra i tessuti dove possono creare disturbi come infiammazioni e infezioni locali.
Il sistema linfatico si occupa di trasportare liquidi, proteine e scarti , li raccoglie dall’interstizio e li elimina. Analizza anche alcune sostanze pericolose e, grazie alle cellule immunitarie presenti in abbondanza nel sistema, le neutralizza.

Le cause del linfedema

Le cause del linfedema riguardano un malfunzionamento o la mancanza di una parte del sistema linfatico. Possono essere genetiche, e quindi alterazioni presenti dalla nascita, oppure esterne, come un trauma che colpisce il sistema linfatico o un’asportazione di linfonodi, che solitamente accade dopo un intervento chirurgico per asportazione tumorale.

Trattamento del linfedema

Il linfedema non può migliorare spontaneamente, ma deve essere trattato tempestivamente per ridurlo il più possibile e/o mantenerlo stabile.
In alcune condizioni possono essere prescritti alcuni farmaci, ma generalmente la terapia per questa patologia prevede un trattamento diviso in 4 parti:

  1. Igiene e cura della zona colpita, per evitare lesioni ed infezioni
  2. Drenaggio linfatico manuale
  3. Bendaggio o indumenti elastocompressivi, per evitare un ulteriore aumento del gonfiore
  4. Ginnastica apposita, per mobilizzare la zona ed attivare il sistema linfatico

L’intervento con il Drenaggio linfatico manuale

Punto cardine nel trattamento del infedema è il Drenaggio linfatico manuale. Questa tecnica, molto lenta e delicata, consente di poter meccanicamente spostare i liquidi e le sostanze in eccesso tra i tessuti e di convogliarle nel sistema linfatico in modo che vengano eliminate.
Le manualità leggere, infatti, consentono di spostare i liquidi fino alle regioni dove il sistema linfatico è ancora presente e performante e di aumentarne la sua efficacia nella gestione degli scarti.
Con questo tipo di massaggio si riescono a ridurre i gonfiori e a migliorare anche la difesa immunitaria della zona, diminuendo la possibilità di infezioni.

Il trattamento di linfodrenaggio consente anche di eliminare le proteine, che sono la causa principale del ristagno in quanto hanno la capacità di richiamare liquidi. Se le proteine rimangono nell’interstizio, continuano a richiamare liquidi e ad aumentare l’edema; eliminandole, invece, si arresta il processo vizioso, riportando l’organismo al giusto equilibro. Questo è uno dei motivi per cui i farmaci diuretici non sono efficaci su questa patologia.

Il linfodrenaggio manuale è la terapia più efficace sul linfedema e consente, quindi, a chi ne è affetto di migliorare la sua qualità di vita, motivo per cui è indispensabile nel trattamento della problematica.

Perle di Salute – prevenire il gonfiore

Prevenire è meglio che curare: se spesso, a fine giornata, vedi sulla caviglia il segno del calzino, potrebbe essere indicato il linfodrenaggio per eliminare i liquidi in eccesso.
È sempre consigliabile svolgere almeno 30 minuiti di attività fisica al giorno, il movimento infatti aiuta il drenaggio dei liquidi.
Chi, per lavoro o altri motivi, passa gran parte della giornata fermo (in piedi o seduto), dovrebbe indossare delle calze compressive che evitano l’accumulo di liquidi. Le calze a compressione graduata possono essere acquistate in farmacia.

La riflessologia facciale: tecnica e benefici

riflessologia facciale

Breve storia della Riflessologia facciale

La riflessologia del viso, o facciale, è originaria del Vietnam; non può essere definita propriamente come un massaggio poiché è una tecnica finalizzata alla stimolazione di punti specifici sul viso che riflettono ed influenzano lo stato di benessere degli organi.
Secondo la riflessologia facciale, sul volto di una persona sono rappresentate tutte le aree del corpo, compresi organi, ossa, muscoli, ecc.…
Questa tecnica è stata inventata in Vietnam grazie alle intuizioni del Professor Bùi Quôc Châu, un medico agopuntore che decise di presentarla agli inizi degli anni ’80; per questo motivo la riflessologia del viso, nota anche come “Dien Chan o Dien Chan Zone Massage”, se paragonato ad altri metodi tradizionali, è una novità!

Le radici di questo nuovo trattamento fu la ricerca nella cultura e medicina popolare vietnamita, tramandata di generazione in generazione, per arrivare ad una terapia alternativa all’utilizzo dei medicinali moderni.
Secondo questa cultura, guardando il viso di un individuo sarebbe possibile comprendere il livello di salute di una persona, in realtà tale percezione è comune in ogni popolo.

La guerra del Vietnam provocò un sovraffollamento degli ospedali ed una scarsa disponibilità di farmaci. In uno di questi ospedali lavorava il Professor Bùi Quôc Châu con un gruppo di agopuntori. Per tentare di recuperare un paziente con forti dolori alla schiena che non reagiva alle terapie di agopuntura, il Professore ebbe l’intuizione di cercare il punto corrispondente alla schiena su una zona del corpo ancora non trattata o scarsamente trattata con l’agopuntura: il viso.
Ovviamente il tentativo di cura fu fruttuoso e da quel momento iniziò lo sviluppo del metodo.

Il viso come specchio dello stato di Salute

Possiamo collocare la Riflessologia del viso nell’ambito delle discipline che si occupano della prevenzione, del riequilibrio e del recupero della salute della persona.

Come per la Riflessologia plantare, la riflessologia facciale consta nella stimolazione di specifici zone e punti riflessi del volto mediante le mani o tramite speciali strumenti. Intervenire sul viso del paziente era consuetudine in Cina ed in Giappone più di 5’000 anni fa, tuttavia i punti conosciuti erano piuttosto limitati.
Il Prof. Bùi Quôc Châu scopre numerosi punti riflessi sul viso partendo dalla constatazione che il volto è la principale sede dell’identità della persona, delle nostre espressioni e che in un qualche modo rappresenta lo specchio del nostro carattere, delle nostre abitudini e del nostro stato di salute.

La tecnica

Secondo la tradizione vietnamita, ogni punto riflesso, quando stimolato, ha effetto soltanto sull’organo sofferente o sulla parte del corpo in disfunzione e non sulle zone sane ed in equilibrio, poiché la malattia attiva la trasmissione riflessa.
Il sistema nervoso attiva il canale di trasmissione tra il punto corrispondente e la zona problematica. Pertanto, il trattamento è finalizzato al recupero dell’equilibrio tramite la stimolazione attraverso i punti riflessi.

I punti riflessi riconosciuti sono circa 600.
Solitamente in un trattamento ne vengono mediamente trattati da 5 a 10, a volte anche solo 2, altre volte qualcuno in più.

La stimolazione dei punti può essere effettuata o con le mani o tramite alcuni strumenti, come un “cercapunti” da agopuntura o strumenti simili a dei rastrelli in miniatura o dei piccoli rotori zigrinati, oppure ancora, con strumenti improvvisati come una punta smussa o arrotondata come quella del retro di una biro o di una matita.
Gli strumenti, soprattutto quelli specifici, hanno un’azione meccanica sulla pelle e sono stati sviluppati per regolarizzare il sistema circolatorio, il sistema nervoso periferico e stimolare la secrezione dei liquidi linfatici, con lo scopo di migliorare le risorse e le risposte del corpo umano.

I benefici

La stimolazione con la riflessologia facciale ha vari effetti, tra cui:

  • antistress
  • riequilibrio generale
  • disintossicazione
  • detoxificazione
  • combatte i dolori

La riflessologia del viso viene spesso utilizzata come azione di supporto alle terapie tradizionali ed è un ottimo analgesico e curativo per disturbi comuni, quali

La riflessologia facciale vietnamita può essere utilizzata come tecnica preventiva di base, con un semplice auto-trattamento quotidiano di pochi minuti.

Perle di Salute – un aiuto post festività

Per aiutare il fegato dopo le festività natalizie e di fine anno, frizionare la zona sotto la base dello zigomo destro.

Personalizzare le scelte alimentari: la dieta giusta dopo i 50 anni

alimentazione over 50

Con il passare degli anni è sempre più difficile rimanere in forma ed in salute. L’invecchiamento è infatti definito come un processo di “fragilizzazione” dell’organismo, che comporta una progressiva riduzione delle riserve funzionali di organi e apparati.

Quando si comincia ad invecchiare?

Alcuni studiosi dicono che si comincia ad invecchiare già nella vita intrauterina, ma preferisco la teoria di chi sostiene che si inizia ad invecchiare quando i processi catabolici-degenerativi prevalgono su quelli anabolico-ricostruttivi… cioè circa 50 anni (magari anche un pochino di più…)!

Cosa succede?
La pelle è più grinzosa e disidratata, il cuore fa più fatica, le arterie sono meno elastiche e quindi la pressione tende a salire, i muscoli diminuiscono, i dolori articolari compaiono e, nel caso delle donne, si può andare incontro a fenomeni di osteoporosi.
Inoltre, il metabolismo rallenta e si aumenta di peso più facilmente.

Come intervenire

L’età anagrafica (data di nascita) non sempre corrisponde all’età biologica (lo stato di “usura” del nostro organismo):

  • i fattori genetici incidono per un 20-40%,
  • mentre i fattori esterni, in parte controllabili, incidono per il 60-80% .

Alimentazione e stile di vita sono i 2 parametri su cui si può sicuramente intervenire.

Stile di vita

Innanzitutto, non farsi prendere dalla pigrizia anche se il tempo a volte ci è nemico e le energie sempre più scarse.
Svolgere almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana: nuotare, ballare, andare in palestra o altro compatibilmente con le proprie abitudini, possibilità e condizioni di salute.
Se possibile, una camminata di 30 minuti tutti i giorni migliora la circolazione e agisce sull’umore.
Yoga, pilates e ginnastica dolce sono utili  per rinforzare il tono muscolare e rendere più elastici i legamenti.

Alimentazione

Per quanto riguarda, invece, l’alimentazione è consigliabile distribuire i nutrienti principali secondo le linee guida europee:

  • 45-60% delle calorie sottoforma di carboidrati
  • 20-30% sotto forma di grassi
  • 15% sotto forma di proteine

Importante è anche seguire i criteri della dieta mediterranea secondo cui, alla base dell’alimentazione, si dovrebbero consumare verdura, frutta, cereali integrali e legumi.
Questi alimenti contengono:

  • sostanze antiossidanti
  • fibra per la corretta funzionalità intestinale
  • energia per la funzionalità di muscoli e cervello.

Prendersi cura del nostro intestino

Purtroppo l’intestino, man mano che si va avanti con l’età, non funziona al meglio, in particolare per le donne che vanno incontro alla menopausa: i cambiamenti ormonali interferiscono anche con la corretta funzionalità del tratto gastroenterico.
Assicurare alimenti vegetali e ricchi in fibra e bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno sono perciò consigliati e necessari per il benessere fisiologico.

Muscoli e proteine

Chi ha raggiunto questa età è anche consapevole della maggiore difficoltà nel mantenere un buon tono muscolare; quindi, insieme ad una adeguata attività sportiva, è anche molto  importante assicurare la giusta quantità di proteine, che possono aumentare dallo 0.9 g/Kg di peso corporeo/die del giovane adulto, all’1,1g/Kg di peso corporeo/die man mano che l’età avanza.

Ma quali proteine?
Le raccomandazioni sono di preferire:

  • pesce (3-4 volte a settimana)
  • legumi (3 volte a settimana)
  • massimo 2-3 uova a settimana
  • diminuire il consumo di carne (preferendo quella bianca) e formaggio (preferendo quelli più magri).

Qualche raccomandazione finale

  • Cucinare con olio di oliva extravergine, ma mi raccomando non fritto né soffritto a lungo 
  • limitare il sale, i dadi e le salse
  • usare spezie ed erbe aromatiche per rendere più appetibili le pietanze.

Si raccomanda, inoltre, di consumare più pasti nella giornata, mantenendoli leggeri: in questo modo si garantiscono tutti i nutrienti senza appesantire la digestione.

Il tuo nutrizionista saprà sicuramente consigliarti il modo migliore per gestire il tuo piano alimentare, partendo da un’organizzazione equilibrata dei pasti della giornata e della settimana. E ricordati che la Salute inizia dal carrello ed è bene trovare un equilibrio che ci consenta di mantenerci in Salute!

Chiusura natalizia 2023

Ricordandovi il periodo di chiusura natalizia:
da sabato 23 dicembre 2023
a mercoledì 3 gennaio 2024

auguriamo Buone Feste a tutti!
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Fibromialgia: il peso del dolore

Quando il dolore si manifesta in più zone contemporaneamente, dalle spalle al collo, dal torace alle cosce e braccia, ed è accompagnato da stanchezza, da fatica a concentrarsi, da fiacchezza già presente al primo mattino, nonostante un adeguato numero di ore di sonno, … di cosa si tratta?

Fibromialgia, la sindrome del nostro tempo

Negli ultimi anni, si parla sempre più frequentemente di fibromialgia. Questa sindrome si aggiudica addirittura un 2°/3° posto tra le malattie reumatiche più diffuse.
Il “peso del dolore” spinge a ritirarsi, a rinunciare. 

Cos’è la fibromialgia

La fibromialgia, detta anche Sindrome fibromialgica, è una malattia che colpisce prevalentemente le donne in età adulta e si manifesta con:

  • dolori diffusi e intensi che coinvolgono muscoli, tendini e legamenti
  • aumento della tensione muscolare e rigidità in numerose sedi dell’apparato locomotore
  • affaticamento

A questi sintomi possono essere associati anche disturbi psichici, dalla depressione all’ansia.

Poiché si tratta di una sintomatologia aspecifica e comune ad altre malattie, questa patologia è difficile da accertare e spesso si arriva alla diagnosi in seguito all’esclusione di altri disturbi, come l’artrite reumatoide.
Di specifico c’è che la fibromialgia non altera gli indici d’infiammazione (come la ves), né la struttura di muscoli e tessuti fibrosi.

La fibromialgia non è una malattia reumatica degenerativa; ma il dolore cronico intenso e gli altri sintomi associati non possono essere ignorati, peggiorando la qualità di vita di chi ne è soggetto e rendendo difficile lo svolgimento delle attività quotidiane e della vita sociale.

Fibromialgia e diagnosi

I sintomi della fibromialgia sono molti e di natura diversa.
Il dolore tipicamente aumenta se è esercitata una pressione con i polpastrelli in alcuni punti sensibili, o tender points.
In generale, la diagnosi di sindrome fibromialgica si basa sulla presenza di dolore diffuso in aree simmetriche da almeno tre mesi, unito alla positività di almeno 11 di 18 punti sensibili individuati sul corpo.

Predisposizione

Se le cause della fibromialgia non sono ancora del tutto note, pare invece evidente che, alla base dell’ipersensibilità al dolore, vi sia una reazione anomala del cervello agli stimoli dolorosi. 

Si tratta quasi sicuramente di una patologia a genesi multifattoriale, dove probabilmente sono chiamate in campo cause ormonali, con alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.
In Medicina Cinese ha molte implicazioni con i Meridiani Straordinari.

La cura

Ufficialmente non esiste una cura risolutiva alla fibromialgia, ma accadono remissioni spontanee, specie se diminuiscono i fattori di stress. Arrivare a conviverci, alleviandone significativamente i sintomi, è quindi possibile.

Secondo la severità del disturbo sicuramente è utile la combinazione di diversi approcci terapeutici, accanto agli eventuali farmaci prescritti dal medico.

In accompagnamento o in alternativa ai farmaci

Innanzitutto sono raccomandati:

  • L’esercizio fisico (soprattutto attività aerobiche e stretching per allungare i muscoli)
  • Le tecniche di rilassamento per gestire lo stress (terapia cognitiva comportamentale, meditazione, tecniche di respirazione profonda).

Sicuramente tali abitudini non possono che aiutare, ma attenzione, il patto è che si provi piacere nel farli: se il primo ostacolo da superare è lo stress, non è certo con l’atteggiamento di chi fa le cose “perché devono essere fatte” che si può migliorare.
Piuttosto, meglio andare a ballare o a cantare, fare camminate nei boschi, pagaiare o piantare fiori in giardino! L’importante è avere continuità nell’attività, mantenere la disciplina dell’appuntamento.

Il contributo della Medicina Tradizionale Cinese

La Medicina Tradizionale Cinese non riconosce nella fibromialgia un unico quadro patologico, ma uno squilibrio a livello di “sistemi organico – funzionali”, cui si sommano altri fattori tra i quali una dieta irregolare, stress emozionali e lavoro fisico eccessivo.

Si tratta di agire innanzitutto con

  • un’azione disperdente sui punti dolorosi, veicolando la stasi energetica lungo il meridiano bloccato.

Secondariamente bisogna

  • tonificare le Sostanze fondamentali indebolite.

Data la manifestazione del dolore e il coinvolgimento della sfera psico-affettiva, si guarderà allo stato energetico del Fegato organo, specie nel suo aspetto yin.
Per far ciò ci si avvale del massaggio terapeutico, ma non solo:

  • Tecniche di applicazione di calore
  • Ginnastiche di lunga vita
  • Colloqui con professionisti che ci aiutino a scegliere un punto di vista modificato
  • Un ruolo fondamentale lo gioca l’alimentazione

Cos’è la medicina energetica? 
La medicina energetica basa i suoi presupposti sull’idea che accanto al nostro corpo fisico e al nostro corpo mentale esiste anche un corpo vitale, costituito da energia, il Qi (o Ki come dicono i giapponesi), dove la salute è assicurata dal fluido, ordinato e armonico scorrere dell’energia, veicolata dai meridiani.

Per qualcuno tutto ciò si esprime in termini di movimento di elettroni, di campi magnetici, delle proprietà dello spazio e del ruolo della coscienza stessa, che esprime un’intenzione, alla luce delle teorie di fisica quantistica ed epigenetica.

La dieta appropriata

Con i sintomi della fibromialgia è utile seguire un’alimentazione equilibrata e sana. In presenza di dolori con gonfiori o di dolori con senso di pesantezza o di dolore con aumentato “ingarbugliamento” dei pensieri, la dietetica in Medicina Tradizionale Cinese consiglia di evitare vivamente il consumo di zuccheri raffinati, come quelli presenti nei dolci, nei biscotti e nelle bevande zuccherate, oltre a ponderare bene il consumo di latte e latticini e di salse con intingoli.

Perle di Salute – respirare e attenuare il dolore

Le tecniche respiratorie riescono a infondere un gran senso di pace.

  • Da seduti, con la spina dorsale ben dritta, il mento rivolto verso il petto, leggermente spostato in avanti.
  • In questa posizione tira fuori la lingua e respira profondamente con la bocca, per 3/5 minuti. La respirazione deve essere la più lenta e profonda possibile, ci deve essere una notevole espansione, sia del torace, sia dell’addome.
  • Al termine inspirare trattenendo il respiro per 15 secondi circa, mentre si preme la lingua sul palato superiore.

Ripeti al massimo per tre volte al giorno.

Dipendenza da Internet: detox e supporto del Training Autogeno

training autogeno e nuove dipendenze

La nuova tecnologia

Lo sviluppo delle nuove tecnologie cambia continuamente il modo di gestire la nostra realtà quotidiana.
I primi computer sono ingombranti e si usano solo per la ricerca e il lavoro.
Alla fine degli anni ’60, inizia l’epoca di Internet e l’ingegneria elettronica si impegna a progettare e costruire le impostazioni sempre più compatte, arrivando a creare il personal computer che rende possibile usare le sue funzioni anche nella vita privata.
Con lo sviluppo della connessione attraverso la rete, nella nostra quotidianità entra la telefonia mobile e anche i computer comunicano tra loro in modo sempre più veloce ed efficace.
Negli anni, il telefono cellulare continua ad arricchire le sue funzioni, compie una fusione con il computer e diventa un piccolo computer molto portatile: uno smartphone, che riesce a stare in una tasca!

Oggi avere uno smartphone è economico, conveniente, accelera i processi lavorativi, rende sempre ed ovunque reperibili, dà sicurezza.
Grazie alle varie applicazioni  che possono essere scaricate, diventa facile, pratico, immediato e gratuito avere accesso a tanti servizi: enciclopedie e biblioteche, posti di lavoro, banche, social network, biglietterie, Whatsapp, esperti della salute, ecc.
Indubbiamente tanti benefici!
Ma… smartphone ed internet possono creare dipendenza?

Le nuove dipendenze

Il termine “dipendenza” viene utilizzato in riferimento al compromesso controllo nell’utilizzo di una determinata sostanza psicoattiva e alla persistenza nella sua assunzione, nonostante le conseguenze negative derivanti dalla sua assunzione.
Accanto alle dipendenze patologiche che potremmo chiamare “tradizionali” (da sostanze psicotrope, da farmaci, da alcol, da cibo, da tabacco…), oggi troviamo nuove forme di dipendenza che si possono definire “dipendenze senza sostanza”. Tra queste troviamo:

  • la dipendenza da TV
  • la dipendenza da internet
  • la dipendenza dai videogiochi
  • il gioco d’azzardo patologico
  • lo shopping compulsivo
  • la dipendenza dal sesso e dalle relazioni affettive
  • la dipendenza dal lavoro.

Internet: benefici, abuso e dipendenza

Sono numerosi i benefici offerti da internet e smartphone: secondo numerose ricerche, aumentano il successo scolastico, consentono  a persone lontane di restare in contatto e di fare nuove conoscenze, favoriscono la crescita culturale e personale.
Paradossalmente, il pericolo che questi benefici possano rendere dipendenti è strettamente collegato ai vantaggi che offrono.
Si osserva, per esempio, come la troppa comunicatività possa portare all’incomunicabilità di chi ne abusa, il quale può arrivare a soffrire di solitudine e depressione.

Quando si passa dall’uso ragionevole delle funzioni utili offerte da internet all’abusarne, l’accesso alla rete diventa un eccesso di rete!
L’uso protratto da parte di quegli utenti che scoprono il magnifico mondo del web (shopping on-line, giochi, gioco d’azzardo, pornografia, chat, informazioni sempre aggiornate, ecc.), oramai divenuto sempre a portata di mano grazie ai telefonini cellulari, finisce per dettare le regole del gioco fino a rendere schiavi.
Internet e l’uso dei dispositivi portatili possono facilmente sfuggire al controllo del soggetto, diventando vere e proprie compulsioni.

Quando si preferiscono i social media alle persone reali, quando non si riesce a frenare l’esigenza di controllare e-mail, facebook, messaggi whatsapp, si può cominciare a parlare di dipendenza da Internet.

Comportamenti sintomatici della dipendenza da internet

Alcuni comportamenti che possono caratterizzare patologico l’approccio ad internet di una persona:

  • La persona resta davanti al pc per lassi di tempo molto lunghi, senza averne cognizione e non interromperebbe la sua attività se qualcuno non intervenisse dall’esterno
  • Quando viene distolto dalla sua attività on line, manifesta un evidente stato di nervosismo e insofferenza, arrivando ad essere aggressivo e, a volte, violento verso colui che interrompe la sua occupazione nel web
  • Passa su internet più tempo di quanto era stato preventivato e i tentativi personali di controllarne l’utilizzo falliscono
  • Quando è connesso al web, presenta uno stato di euforia ed eccitazione, resa nota da atteggiamenti verbali e non verbali come esclamazioni ad alta voce, espressioni di entusiasmo, …
  • Per raggiungere lo stato di eccitazione desiderata, necessita di intrattenersi più tempo possibile su internet. Nega, infatti, di trascorrere troppo tempo al computer e vorrebbe passarne sempre di più
  • Coglie ogni occasione per connettersi alla rete, anche durante quelle circostanze in cui un simile comportamento non è adeguato al contesto o alla situazione. Spesso lo fa di nascosto o inventa scuse.
  • Quando non riesce a raggiungere il suo obiettivo (il web), il soggetto si mostra stanco, irritabile, apatico, intollerante.
    Un adolescente può arrivare a minacciare i genitori di commettere gesti impulsivi e pericolosi
  • L’astinenza da internet può provocare ansia, fantasie o sogni su internet, agitazione psicomotoria, pensiero ossessivo riguardante la rete, movimenti volontari o involontari, per esempio, il tamburellare con le dita
  • Si trascurano doveri e piaceri non legati alla rete: impegni lavorativi, la scuola, l’igiene personale, gli impegni sportivi, le uscite con gli amici.
  • Si abbandonano altre forme di intrattenimento come la tv, la lettura, la musica, il gioco…
  • Quando qualcuno chiede informazioni sulle attività svolte on-line, non ottiene risposte congruenti ed esaustive, ma approssimative ed evasive.
  • Tutte le attività che non hanno nulla a che fare con internet sono vissute con noia, demotivazione e fastidio.

Sintomi psicofisici della dipendenza da internet

  • Alterazioni nel comportamento alimentare: inappetenza, pasti irregolari o frettolosi (saltare i pasti, mangiare fuori pasto, mangiare in fretta per tornare sul web)
  • Alterazioni del sonno: stanchezza, perdita di sonno, difficoltà ad alzarsi la mattina, affaticamento, sogni/incubi sulle attività svolte su internet che provocano sonno agitato.
  • Alterazioni della condotta di vita: irascibilità, nervosismo, opposizione, aggressività, ribellione, disobbedienza, ansia.

Cosa possiamo fare

Il primo passo è riconoscere a sé stessi di stare attuando questi comportamenti e cominciare a modificare alcune abitudini quotidiane.
L’uso eccessivo di internet può essere un modo per rispondere a problemi emotivi sottostanti quali ansia, depressione, stress o sentimenti di rabbia accumulati nel tempo. In questi casi il web è utilizzato come un “analgesico”, per sentire meno il disagio e cercare di uscirne. 
La dipendenza da internet, quindi, potrebbe essere connessa ad altri fattori psicopatologici che spingono la persona a cercare una soluzione immediata e “più breve”.
Il web sembra rispondere proprio a questa esigenza fornendo, però, solo un’apparente soluzione ai nostri problemi.

Quando la dipendenza diventa un vero e proprio disturbo, liberarsi da essa può risultare molto difficile. Capire come uscire da una dipendenza non è certo semplice, soprattutto una volta che si è coinvolti in prima persona. Per riuscirci, bisogna disporre di risorse mentali, di tempo e di forza di volontà.
Inoltre, è molto utile essere informati sull’esistenza di percorsi terapeutici efficaci nella cura delle dipendenze che possono fornire un supporto adeguato.

Il digital detox

Sono sempre più le persone che, per contrastare gli effetti negativi dell’uso eccessivo dello smartphone, ricorrono a una qualche forma di digital detox (letteralmente “disintossicazione digitale”), ovvero un periodo di tempo in cui si sceglie volontariamente di allontanarsi da social media, giochi e internet, smettendo di utilizzare ogni forma di dispositivo digitale.

L’obiettivo del digital detox è quello di rendere le persone più consapevoli del proprio rapporto con la tecnologia, in modo da renderlo più sano ed equilibrato. 

Il periodo di disconnessione può essere molto variabile, in base alle proprie esigenze e al tipo di approccio per cui si preferisce optare: 

  • chi ha bisogno solo di una piccola “spinta” per limitare l’utilizzo del proprio smartphone, può affidarsi a delle “digital detox” app, ovvero delle applicazioni per smartphone che incoraggiano a passare del tempo lontano dallo schermo oppure inviano una notifica nel caso in cui si stia facendo un uso eccessivo del telefono, indicando il tempo trascorso sulle singole app
     
  • per chi deve utilizzare quotidianamente lo smartphone per motivi di lavoro e ha difficoltà a mantenere un corretto equilibrio, con conseguenze negative sulla vita di coppia o di famiglia, una possibile soluzione è prendere l’abitudine di spegnere il cellulare ogni giorno dopo cena e fino al mattino seguente e/o disconnettersi nel weekend
     
  • per chi cerca una “disintossicazione” più importante e intensiva, esistono i digital detox hotel, un luogo in cui, lontani dalle distrazioni del mondo digitale, è possibile concedersi del tempo per rilassarsi, fare meditazione e riconnettersi con sé stessi.

Il Training Autogeno come supporto

Anche il Training Autogeno può risultare molto utile per affrontare il problema della dipendenza da Internet.
Uno dei capisaldi alla base del Training Autogeno è la connessione tra mente e corpo: è una tecnica positiva volta a migliorare e potenziare sé stessi.

Il suo obiettivo è portare il soggetto in uno stato di profondo rilassamento per renderlo maggiormente ricettivo alle emozioni, alle sensazioni corporee e psicologiche.
Il Training Autogeno consiste nell’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione che, man mano, permettono ai nostri sistemi organici di poter modificare in maniera positiva il loro funzionamento con l’effetto di scaricare tensioni, ansia e stress accumulati.

Dopo aver imparato gli esercizi base, con dovuto allenamento volto a rendere i loro effetti  sempre più evidenti e immediati, si passa all’utilizzo delle Formule Intenzionali (proponimenti) pronunciate ripetutamente dal soggetto in stato di profondo rilassamento. Le Formule Intenzionali svolgono la funzione di autosuggestione, particolarmente efficace proprio grazie alla distensione psicofisica totale e alla concentrazione focalizzata sulla formula, mentre la percezione del mondo esterno risulta fortemente ridotta.

Storicamente nell’ambito del Training Autogeno si è accumulata l’esperienza di trattamento delle dipendenze da sostanze (etilismo, tabagismo, cocainomania) che dimostra la sua efficacia nel caso in cui la persona abbia acquisito la consapevolezza del proprio problema e si senta motivato a risolverlo.

Non abbiamo ancora i dati statistici certi sull’efficacia del TA nel trattamento delle nuove dipendenze. Tuttavia, grazie al fatto di rendere il soggetto più tranquillo e capace di gestire gli stati emotivi, più sicuro di sé e più consapevole delle proprie risorse, che possono essere potenziate grazie all’uso delle Formule Intenzionali, il Training Autogeno agisce sui fattori psicologici che lo spingono all’abuso dell’Internet. 
Riducendo l’esposizione agli strumenti elettronici e il tempo di connessione, oltre a limitare l’esposizione ai raggi blu causa della riduzione del sonno e di un maggior affaticamento psicofisico, la persona riprende il controllo di sé, ritorna ad avere relazioni reali, conquista tempo. In sintesi, si riappropria della vita che stava sprecando.

Disturbi intestinali: trattamento con il Drenaggio linfatico manuale

La sensazione di gonfiore all’addome è sicuramente uno dei fastidi più comuni. Per quanto non se ne parli volentieri, i banchi frigo colmi di yogurt che promettono l’intestino felice, parlano chiaro: i disturbi intestinali sono un disturbo molto comune.

Trattamenti manuali che aiutano l’intestino e i disturbi intestinali

Sicuramente chi soffre di disturbi intestinali, dopo aver escluso problematiche di competenza strettamente medica, dovrà affidarsi ad un nutrizionista per stabilire la migliore dieta che riesca a conciliare le esigenze alimentari e quelle della vita quotidiana.
Non tutti sanno, però, che esistono anche altri trattamenti che possono aiutare i disturbi dell’intestino: le terapie manuali possono venire in soccorso alle strutture sofferenti e dare benefici, anche in brevissimo tempo, a volte istantanei.

Esistono tecniche riflesse, come il Massaggio delle zone riflesse del piede ed il Massaggio del tessuto connettivo, che possono agire sulla sede dei sintomi rimanendo a distanza: è possibile infatti sfruttare alcune connessioni neurologiche presenti nel nostro corpo per rafforzare le capacità di autoriparazione, il tutto senza toccare la sede del dolore.
Ma esistono anche tecniche dirette che possono dare sollievo immediato ad alcune problematiche intestinali, tra queste troviamo sicuramente il Drenaggio linfatico manuale, indicato per alleviare i sintomi e molti tipi di disturbi intestinali. 

Sistema linfatico e Sistema digerente

A livello dell’addome esiste il sistema linfatico mesenterico.
Il sistema linfatico è formato da vasi, che trasportano la linfa (un liquido che contiene sostanze di scarto e liquidi in eccesso), e linfonodi, ovvero delle piccole stazioni di filtraggio che si occupano di ostacolare eventuali agenti patogeni che vogliono invadere il nostro organismo. Nel sistema linfatico infatti circolano innumerevoli cellule immunitarie e hanno come scopo quello di proteggerci.

Il sistema digerente è la principale via d’ingresso per le sostanze provenienti dall’esterno. Il cibo che viene ingerito subisce delle modifiche fino ad essere ridotto in due tipologie di sostanze: quelle utili e quelle di scarto. Quelle utili, piene di nutrimenti, vengono assorbite dal nostro corpo e poi, tramite il circolo ematico, distribuite dove vi è bisogno. Le sostanze di scarto saranno eliminate tramite le feci.

L’intestino gioca un ruolo importante, sia come sede di assorbimento che come luogo dove vengono conservati i rifiuti fino alla loro espulsione. Proprio per questo, a livello dell’addome il nostro sistema di difesa si è specializzato particolarmente. La fitta rete di vasi e linfonodi circonda l’intestino in ogni sua parte, pronta a difendere l’organismo se qualche particella pericolosa dovesse riuscire ad entrare insieme ai nutrienti.
Il sistema linfatico, inoltre, si occupa anche di recuperare tutte quelle sostanze utili che durante l’assorbimento non sono riuscite ad entrare nella circolazione sanguigna, che vengono raccolte dai capillari linfatici, filtrate ed infine ricondotte alla circolazione ematica. A riprova di questo sappiamo che dopo i pasti, la linfa, nella zona dell’addome, assume un colore lattiginoso, quasi giallognolo, poiché raccoglie i lipidi (grassi). 

I disturbi intestinali e il Drenaggio linfatico manuale

I vari disturbi intestinali come stitichezza, meteorismo, diarrea e tensione addominale, possono provocare, o essere provocati, da un’infiammazione dei tessuti circostanti dovuta all’ingresso di alcune sostanze potenzialmente pericolose.
Ecco che il drenaggio linfatico manuale diventa una terapia utilissima: le manualità delicate e lente sono in grado di migliorare la circolazione linfatica e quindi l’attività del sistema immunitario. Il tutto senza causare dolore, ma anzi dando sollievo immediato.
Le sostanze irritanti, infatti, vengono smaltite attraverso il sistema linfatico che le elimina velocemente. I risultati possono essere subito riscontrati: oltre alla diminuzione del dolore, l’addome appare anche meno teso e gonfio per via dell’eliminazione dei liquidi in eccesso.
Il transito intestinale migliora nelle ore successive alla seduta.
Per queste ragioni il trattamento dell’addome tramite il Drenaggio linfatico manuale, ovviamente se non controindicato per altre ragioni, può essere considerato una terapia complementare al trattamento dei vari disturbi intestinali anche nei casi di sindrome del colon irritabile, disbiosi, stipsi, diarrea e meteorismo.

Perle di Salute – Il calore allevia il dolore intestinale

L’applicazione del calore può distendere la muscolatura dell’addome e quindi migliorare la sensazione di dolore dovuta alla tensione addominale.
La borsa dell’acqua calda, o un sacchettino di semi riscaldato possono essere d’aiuto per combattere momentaneamente i fastidi intestinali collegati al gonfiore.