Il Massaggio connettivale: tecniche e benefici di una pratica reflessogena

Breve storia sul Massaggio connettivo

Il Massaggio del tessuto connettivo o, più semplicemente, il Massaggio Connettivale, si sviluppa grazie alla signora Elisabeth Dicke, esperta in ginnastica medica, costretta a letto a causa di gravi problemi circolatori ad una gamba.

Di fronte alla drammatica eventualità di amputazione della gamba, la Dicke iniziò ad auto-massaggiarsi le zone in cui la cute sembrava più dura ed ispessita, in particolare a livello del sacro. Frizione dopo frizione, o meglio, trazione dopo trazione, iniziò nuovamente a percepire la circolazione nella gamba. Pian piano ridusse il dolore, recuperò la corretta temperatura ed infine, dopo quasi un anno dalla terribile proposta terapeutica, ottenne la guarigione completa.

La Dicke, tramite quello che sarebbe diventato il Massaggio connettivale, dapprima intuì e poi dimostrò i legami fra disturbi degli organi e determinate alterazioni cutanee. In particolare scoprì che attraverso lo stimolo meccanico esercitato da specifiche manovre e trazioni, su determinate aree della pelle e del tessuto connettivo sottocutaneo, era possibile provocare una reazione nervosa riflessa. Questa reazione era in grado di ridurre o eliminare disturbi funzionali di organi interni e di strutture dell’apparato locomotore: aveva scoperto i riflessi fra la pelle ed i visceri, così da poterne influenzare la salute.

Massaggio del tessuto connettivo fatto da uno specialista

La tecnica del Massaggio del tessuto connettivo

Il Massaggio del tessuto connettivo è una delle tecniche manuali in grado di trattare i disturbi di quello che, all’interno del corpo umano, viene considerato l’organo della forma: il connettivo. Esso collega, nutre e protegge ogni parte del corpo.

La tecnica del massaggio connettivale è caratterizzata da uno scorrimento della cute sul suo supporto, operando, così, una trazione stimolante sul tessuto connettivo sottocutaneo e interstiziale. In questo modo, si generano riflessi che migliorano lo stato di salute:

  • per via riflessa degli organi ad esso collegati
  • per via diretta tramite le strutture muscolari, tendinee connesse.

La manipolazione non è effettuata utilizzando tutta la mano. L’esecuzione manuale del terapista avviene quasi esclusivamente per mezzo delle dita indice-medio o medio-anulare. In alcuni particolari casi è possibile utilizzare anche gli avambracci o i gomiti.

Questo massaggio è anche noto come “reflessogeno connettivale” proprio perché agisce anche per via riflessa, riequilibrando, attraverso stimolazioni di specifiche zone della cute, note come dermatomeri, zone la cui esistenza è anatomicamente e scientificamente comprovata.

Lo scopo del massaggio connettivale è quello di stimolare una determinata area del corpo al fine di ottenere un effetto benefico sia locale (qualora ce ne sia bisogno), sia riflesso su funzioni viscerali o organi posti in profondità, anche in sedi distanti da quella in cui il massaggio viene effettivamente praticato.

Benefici del massaggio connettivale reflessogeno

L’azione del massaggio connettivale ha numerosi effetti benefici, non solo sul punto specifico ma, come detto, per via indiretta anche sul resto del corpo.
Tra i maggiori benefici troviamo:

  • la riattivazione della circolazione
  • la decontrazione e il rilassamento dei tessuti
  • una maggiore mobilità articolare
  • uno “scollamento” del tessuto dal muscolo con il risultato di sciogliere le tensioni.

Da notare come lo stimolo esercitato sulla cute agisca per via riflessa sia sulla muscolatura liscia che su quella scheletrica. Quindi sono indotti importanti effetti analgesici e decontratturanti che possono aiutare a superare anche diversi problemi ortopedici o reumatologici.
Di norma il massaggio connettivale viene abbinato anche ad esercizi di ginnastica ed a consigli nutrizionali.

Controindicazioni del massaggio connettivale

Vista la sua specificità e la sua modalità di esecuzione, il massaggio connettivale non può essere praticato su qualsiasi individuo e in qualsiasi situazione ma presenta alcune controindicazioni quando, ad esempio, siamo in presenza di alcune patologie acute, infezioni, problemi cardiaci gravi, ictus recenti, tumori, febbre.

Spesso e volentieri il massaggio connettivale è praticato su aree doloranti e infiammate in quanto massaggio terapeutico.

Curiosità

In alcuni casi, ricevendo un massaggio connettivale possiamo riscontrare sudorazione, palpitazioni, profonda sonnolenza o intenso rilassamento. Si tratta di reazioni neurologiche aspettate e legate a reazioni normali del sistema neurovegetativo . Un massaggiatore che utilizza questa tecnica deve necessariamente conoscere i rapporti che intercorrono tra le aree cutanee, l’innervazione e le patologie degli organi interni.

Il massaggio connettivale deve quindi essere effettuato solo da terapisti professionisti che conoscono a fondo le tecniche di manipolazione che lo caratterizzano e che operano in strutture serie e qualificate.

Il Massaggio Classico: benefici, tecniche e controindicazioni del più famoso massaggio occidentale

Massaggio classico

Breve storia del massaggio classico

Il massaggio è la tecnica di intervento manuale più antica che ci sia: basti pensare a qual è la prima cosa che facciamo nel momento in cui prendiamo un colpo da qualche parte. 

Il massaggio classico, nello specifico,  rientra nella vasta categoria delle tecniche di terapia fisica oggi codificate ed è anche comunemente conosciuto con il nome di massaggio svedese. Tale denominazione proviene dal nome del suo ideatore, il medico e fisioterapista svedese Pehr Henrik Ling (1776-1839) che per primo ha sistematizzato le tecniche di massaggio all’interno di un metodo, definendone indicazioni, controindicazioni e manualità.

Partendo dai metodi di Ling, diffusi in tutta Europa dai suoi allievi, l’ortopedico tedesco Albert Hoffa ed il medico olandese Johan Georg Mezger, ne svilupparono le tecniche di massaggio e manipolazione usate ancora oggi.

Il massaggio classico, a differenza di altre tecniche di manipolazione di origine orientale che contemplano concetti quali l’energia vitale (Qi) e i meridiani energetici, si basa sulle conoscenze della medicina occidentale relative all’anatomia ed alla fisiologia.

Le principali manovre e tecniche di massaggio classico

Tecnica di massaggio classicoI movimenti messi in atto dalle tecniche del massaggio vengono effettuati tramite precise manovre sequenziali, concentrate nella direzione delle fibre muscolari, con attenzione al senso della circolazione venosa.

Le tecniche principali del massaggio classico sono:

  • lo sfioramento
  • la frizione
  • l’impastamento
  • la percussione
  • la vibrazione.

Ognuna di queste manovre presenta caratteristiche ben definite, finalizzate a ottenere un preciso effetto fisiologico sull’organismo.

Benefici del massaggio classico

Il massaggio viene impiegato principalmente come misura preventiva o come rimedio contro le patologie o le disfunzioni dell’apparato locomotore. Il massaggio classico agisce rilassando o tonificando la muscolatura, riscaldandola prima di fare uno sport o defaticandola nella fase successiva. Riduce i tempi di recupero dopo allenamenti intensi od infortuni, cura il mal di schiena ed il torcicollo, la cefalea e la stanchezza. È utile in caso di strappi, stiramenti, colpi della strega e di molti altri dolori. Migliora la circolazione, aiuta il drenaggio dei liquidi corporei e persino l’intestino si giova di un massaggio.

Il massaggio classico persegue l’approccio diretto, poiché mira direttamente alla zona di azione, anche se, in realtà, i suoi effetti benefici si estendono oltre alla zona trattata, ristabilendo l’equilibrio globale psicofisico del paziente.

Efficacia del massaggio classico

Diversi studi sono stati condotti allo scopo di valutare la reale efficacia del massaggio classico in ambito clinico. Alcuni di questi hanno dato risultati positivi e confermato parte dei benefici attribuiti a questa tecnica.

La reale efficacia del massaggio dipende inoltre da alcune condizioni irrinunciabili:

  • la preparazione tecnica del terapista massaggiatore
  • le condizioni in cui viene svolto il massaggio
  • la posizione del paziente e del terapista
  • il tipo di patologia
  • la durata del ciclo dei trattamenti e del singolo trattamento

Controindicazioni del massaggio classico

Controindicazioni del massaggio classicoSolitamente il massaggio classico non presenta particolari controindicazioniTuttavia è opportuno considerare che in alcune situazioni, ad esempio in caso di lesioni e di patologie come stati febbrili, infiammazioni, cardiopatie e malattie infettive, sia opportuno evitarlo

Esistono anche zone interdette al massaggio, in quanto potrebbe risultarne fastidioso o dannoso il loro trattamento: tutte le salienze ossee e i punti di affioramento di organi vascolari, nervosi e linfatici, oltre naturalmente agli organi sessuali.

Caratteristiche di un buon massaggiatore

Il terapista massaggiatore deve necessariamente possedere qualità psico-fisiche ottimali ed acquisire, mediante la formazione e la pratica, una buona manualità e una buona coordinazione, per dosare al meglio la forza.

E’ altresì importante un buon equilibrio mentale e morale, in quanto tra paziente e terapista si crea spesso una sorta di intimità. Quindi è fondamentale avere molta discrezione e rispetto per permettere il più possibile di far sentire a proprio agio il paziente. 

Curiosità

Come anticipato, il massaggio classico è anche noto come “massaggio svedese” prevalentemente in Olanda, in Ungheria e nei paesi di lingua inglese.  Strano ma vero, in Svezia è invece semplicemente conosciuto come “massaggio classico“. Altri nomi con cui questa tecnica di massaggio viene indicata sono: “massaggio tradizionale standard“, “massaggio classico occidentale” o “massaggio base occidentale“.

Il massaggio tradizionale standard è attualmente la forma di terapia manuale più diffusa in Europa . Viene eseguita da massaggiatori o terapisti in possesso di una formazione specifica. E’ anche una delle prime tecniche di massaggio che viene insegnata a chi vuole diventare massaggiatore professionista, in quanto le sue manovre si ritrovano poi in tante altre tecniche di massaggio.

Il massaggio: rimedio allo stress e alle tensioni quotidiane

massaggio rilassante

L’epoca in cui viviamo impone ritmi sempre più elevati e richiede l’impegno in più attività, contemporaneamente. Questo accade, nel tempo, a discapito della nostra salute, generando sintomi anche nella sfera fisica, come dolori diffusi e tensioni muscolari, che possono trasformarsi in vere e proprie patologie, se non vengono adeguatamente affrontati e gestiti.

Il massaggio: la forma di terapia più antica

Il massaggio è probabilmente una delle più antiche forme di terapia esistenti, innata in noi, tanto che, quando ci feriamo, l’istinto ci porta a massaggiare la zona dolente al fine di alleviare il dolore.

Questa terapia, se correttamente eseguita, risulta molto efficace nella risoluzione di lesioni provocate non solo da traumi diretti sui tessuti, ma anche da vizi posturali, sovra e mal utilizzo, microtraumi ripetuti, stress.

Gli effetti benefici del massaggio

Massaggiare crea svariati effetti:

  • fisiologici, come la distensione dei muscoli scheletrici, l’eliminazione delle aderenze e l’aumento della circolazione sanguigna
  • emotivi, ad esempio la sensazione di benessere e rilassamento globale
  • biochimici, come l’aumento del rilascio di endorfine; questi neurotrasmettitori possono aiutare ad alleviare il dolore, ridurre lo stress e generare una sensazione di euforia e benessere.

In questo senso, è facilmente comprensibile come il massaggio possa, anche grandemente, influenzare in maniera positiva gli stati di stress.
Questi altro non sono che risposte dell’organismo, percepibili a livello fisico e psicologico, a stimoli esterni che modificano il normale e fisiologico funzionamento di diverse strutture. Queste condizioni sono mediate da particolari ormoni, come il cortisolo e l’adrenalina.

L’eccesso tensionale presente nei muscoli può quindi essere causato sia da situazioni stressogene dal punto di vista fisico che psicologico: il massaggio aiuta a ridurre, attraverso un’azione meccanica, le tensioni presenti e ad innescare reazioni a livello biochimico che riequilibrano la componente ormonale.
Il massaggio è un trattamento benefico da ricevere per aiutare a rilassare la persona, sia fisicamente che mentalmente

Gli effetti fisiologici del massaggio

Il massaggio può produrre effetti fisiologici molti importanti che inducono l’organismo a migliorare i processi metabolici e dare avvio all’autorigenerazione.

Gli effetti fisiologici del massaggio che favoriscono il rilassamento sono:

  • Aumento della temperatura locale. Un massaggio rilassante aumenta la temperatura dei tessuti molli a partire dallo stimolo meccanico dell’attrito generato dalle manovre: questo provoca vasodilatazione e aumento dell’afflusso ematico nell’area trattata, stimolando una profonda risposta di distensione nel corpo, rallentando la frequenza respiratoria e diminuendo la frequenza cardiaca. Questo permette al corpo e ai muscoli di rilassarsi.
    La circolazione sanguigna e linfatica si rinvigoriscono, accelerando i processi di nutrimento dei tessuti ed eliminazione delle tossine e dei prodotti di scarto presenti.
  • Aumento di endorfine, serotonina e dopamina, i cosiddetti “ormoni del benessere”, che stimolano il sistema nervoso parasimpatico, promuovendo emozioni quali calma, senso di benessere e felicità.
  • Diminuzione del cortisolo, conosciuto anche come l’ “ormone dello stress” che aumenta quando il corpo avverte pericolo o preoccupazione. Emozioni come stress e ansia vengono ridotte e sostituite da relax e serenità.

I vantaggi di ricevere un massaggio rilassante

Il massaggio a fini rilassanti ha molti vantaggi, tra questi:

  • Diminuzione della tensione nei muscoli
    L’eccesso di tensione muscolare può essere causa di effetti fisiologici negativi e può portare a dolori muscolari e diminuzione di funzionalità degli stessi.
    Lo stress può ridurre il flusso sanguigno ai tessuti molli, che può far diminuire l’apporto di sostanze che nutrono le fibre muscolari e aumentare l’accumulo di prodotti di scarto. Conseguentemente, quest’ultimi mantengono in essere l’infiammazione e gli spasmi muscolari che possono, a loro volta, intrappolare altre strutture (come nervi, vasi, etc.) e impedire il corretto apporto di nutrienti alle fibre contratte.
    Toccare la pelle o applicare pressione rilassa muscoli, tendini e legamenti: ciò può portare sia i tessuti superficiali che quelli profondi a trovare un migliore allineamento ed equilibrio.
  • Beneficio anche agli organi
    Anche gli organi possono trarre beneficio dal massaggio, poiché condividono le vie del dolore neurologico con muscoli, ossa e nervi.
    Quando muscoli, ossa o nervi sono tesi, gli organi a volte possono entrare in disfunzione (ad esempio, la lombalgia può intensificare i crampi mestruali e i crampi mestruali possono causare tensione ai muscoli lombari). Il massaggio può quindi migliorare i sintomi associati al funzionamento sia dell’organo che dei muscoli.
  • Riduzione dello stress
    Lo stress può avere effetti sulla sfera emotiva e fisica del corpo, come tensione muscolare, affaticamento fisico e mentale.
    Un massaggio aiuta a ridurre la sensazione di stress aumentando la temperatura dei tessuti molli e aumentando il rilascio di ormoni positivi. La risposta in termini di rilassamento può inoltre ridurre i rischi associati allo stress quali ipertensione, ansia, insonnia, aritmia cardiaca, fatica cronica, problemi digestivi.

Perle di salute – Riportare elasticità con spugnature calde e allungamenti

Al fine di massimizzare gli effetti di un buon massaggio, è possibile intervenire con semplici rimedi per riportare le fibre alle loro fisiologiche capacità elastiche.

Gli esercizi di allungamento attivo, se correttamente eseguiti, aiutano a:

  • efficientare la funzionalità muscolare
  • ridurre il rischio di infortuni e lesioni
  • aumentare il range di movimento dei muscoli, dei tendini e quindi delle articolazioni,
  • prevenire la naturale riduzione della flessibilità che avviene con gli anni
  • aumentare il senso di benessere relativo all’apparato muscolo-scheletrico che spesso è fonte di tensioni, fastidi e disagi.

Questi benefici sono tanto più percepibili se gli allungamenti vengono preceduti da un riscaldamento delle fibre muscolari, possibilmente con impacchi o spugnature calde parziali o su tutto il corpo.
Per la loro notevole azione tranquillizzante e sedativa, si usano le spugnature anche per combattere il nervosismo e l’insonnia (ripetibili anche un paio di volte durante la notte, a seconda della necessità).

Sopravvivere al colpo della strega: cos'è, cause, sintomi e rimedi

Il colpo della strega: che cos’è e principali sintomi

L’espressione popolare “colpo della strega” indica un episodio improvviso e lancinante di mal di schiena o, più propriamente, di lombalgia acuta.

I principali sintomi che caratterizzano il “colpo della strega” sono:

  • un dolore particolarmente intenso che si localizza a livello della schiena, nei tratti lombari e/o sacrali,
  • associato a rigidità e, spesso, a posizioni anomale del busto del soggetto colpito che appare curvo, storto, piegato in avanti o chino e pendente da un lato.

La persona, non appena colpita, lamenta sin da subito estrema rigidità lungo tutta la colonna, maggiormente a livello lombare e sacrale.
Il forte dolore costringe l’individuo a rimanere nella posizione in cui ha avvertito il “colpo”, talvolta percependo “come una scarica elettrica” che percorre la schiena, altre volte ritrovandosi a terra oppure alla ricerca di un punto di appoggio nel tentativo di rimanere in piedi.

Il colpo della strega: le reazioni

Il soggetto, che è rimasto bloccato o “stregato” dal dolore, cerca istintivamente di raggiungere un posto stabile, come una sedia, un divano od un letto, cercando di trovare una posizione per non sentire dolore.
In questo modo, grazie all’immobilità, riuscirà almeno in parte a rilassare i muscoli e a riprendere, in un tempo relativamente breve, un po’ di mobilità.

Altre persone tentano invece di sconfiggere subito la rigidità, cercando di allungare i muscoli o di recuperare l’ampiezza nei movimenti.
Questo approccio è da sconsigliare poiché pericoloso; potrebbe, infatti, causare dei danni, dato che non è noto il motivo per il quale il corpo ha dovuto irrigidire i muscoli; tale irrigidimento, ha uno scopo protettivo, finalizzato a ridurre o ad evitare ulteriori danni.

Condizioni che facilitano il colpo della strega

Il colpo della strega è un evento improvviso, meno comune del mal di schiena, ma rispetto ad esso è molto più doloroso e disabilitante.
A scatenarlo è di solito un movimento in flessione (piegarsi in avanti) associato ad una torsione del busto con conseguente raddrizzamento. Questo movimento pone fortemente sotto stress il disco intervertebrale, il quale può danneggiarsi sino a provocare un’ernia.
Altre volte, in una schiena già affetta da problemi, può essere causato da uno starnuto o da un colpo di tosse oppure da uno sforzo intenso o improvviso.

Le condizioni che facilitano l’insorgenza di un colpo della strega sono:

  • atteggiamenti posturali alterati o viziati
  • sollevare un peso o movimentare un carico eccessivo in modo errato
  • traumi, cadute o incidenti
  • colpi di freddo o effettuare esercizi a muscolatura “fredda”
  • presenza di sofferenze dei dischi (ernie, protrusioni), delle vertebre o artrosi.

I rimedi in caso di colpo della strega

La fase più intensa del colpo della strega si attenua usualmente nell’arco di 2/3 giorni. Ben più tempo occorre per la completa scomparsa dei sintomi, sia quelli dolorosi sia quelli posturali (posizioni del tronco in flessione e/o lateroflessione) a scopo antalgico, ossia per non sentire dolore.

Se si è colpiti dal colpo della strega:

  • la prima cosa da fare è cercare una posizione in cui non si senta dolore: questa è la posizione antalgica
  • la seconda cosa da fare è mettersi a riposo; quest’ultimo non dovrebbe durare più di 48 ore (salvo diversa indicazione medica). Il riposo eccessivo può avere effetti collaterali in quanto può provocare, fra le altre cose, un ulteriore irrigidimento e la perdita della forza muscolare.

In linea di massima, le strategie iniziali sono finalizzate alla riduzione del dolore ed al rilassamento muscolare; dunque, dopo un iniziale periodo di riposo assoluto (massimo 48h), massaggi e manipolazioni possono essere intrapresi, salvo controindicazioni particolari.
È opportuno rivolgersi a esperti professionisti del settore.

La terapia farmacologica più frequentemente prescritta consta in farmaci antinfiammatori non steroidei in associazione con rilassanti muscolari; nei casi più gravi, vengono utilizzati farmaci cortisonici ed antidolorifici maggiori.
Ovviamente i medicamenti devono essere prescritti dal medico ed è fortemente sconsigliato il fai da te.

Le terapie manuali, l’osteopatia, la fisioterapia ed i massaggi terapeutici sono molto utili così come gli esercizi attivi di ginnastica e di rieducazione posturale ove non controindicati.
Per stabilire il corretto intervento di recupero è opportuno stabilire la corretta diagnosi seguendo il percorso più indicato, poiché le cause di lombalgia acuta (colpo della strega) sono numerosissime e di varia gravità.

Perle di salute – 5 consigli per evitare il colpo della strega

5 semplici consigli per evitare il colpo della strega:

  1. Evitare il sovrappeso
  2. Sollevare pesi piegando le ginocchia
  3. Evitare carichi eccessivi
  4. Fare movimento per mantenersi in forma e flessibili
  5. Dormire su un materasso adeguato

La psicosomatica: il corpo che parla

La psicosomatica: che cosa è?

La psicosomatica è la disciplina che studia la malattia in termini di multifattorialità e complessità: nella malattia (come nella salute) entrano in gioco sempre diversi fattori biomedici e psicosociali che, a seconda delle caratteristiche uniche della persona (tratti di personalità e comportamenti), hanno influenze e pesi differenti.
Secondo questa visione, la malattia è una condizione che riguarda sia il corpo (Soma) che la mente (Psiche) intesi come unità inscindibile.

I disturbi piscosomatici

I disturbi psicosomatici coinvolgono il sistema nervoso autonomo e forniscono una risposta vegetativa a situazioni di disagio psichico o di stress.
Il malessere non è solo una manifestazione fisiologica della malattia, ha anche un aspetto emotivo che l’accompagna.

Chi soffre di malattie psicosomatiche prova dolore, nausea o altri sintomi fisici, senza però una causa fisiologica che possa essere diagnosticata.
Le malattie psicosomatiche sono proprio quei disturbi che prendono vita non dal fisico, ma dalla mente, sollecitata dallo stress, dall’ansia e da qualunque disagio psicologico.
Il corpo diventa il perfetto strumento di comunicazione di uno stato di sofferenza mentale o di disagio psichico.

La somatizzazione

Pensieri, emozioni ed esperienze hanno sempre un correlato biologico nell’uomo.
La somatizzazione è il processo alla base del disturbo psicosomatico. Infatti, con tale termine si intende il meccanismo che permette di trasformare i processi psichici in somatici, coinvolgendo il sistema endocrino ed immunitario.

Il ruolo del cortisolo e dello stress

All’origine dei disturbi psicosomatici c’è un meccanismo biologico particolare, legato all’azione del cortisolo, ovvero dell’ormone rilasciato in situazioni di forte stress e paura.
La sua funzione adattiva, sin dalla preistoria, è quella di mettere in allerta il corpo, mantenendo vigile il cervello, facendo in modo che il cuore invii più sangue in circolo e facendo aumentare la pressione, così da avere una buona ossigenazione del cervello e dei muscoli qualora sia necessario scappare.
Il problema è che noi abbiamo un cervello programmato per reagire a stress contingenti acuti, ma non abituato a gestire stress cronici.
In altre parole, il rilascio continuo di cortisolo finisce per usurare gli organi e per determinare disturbi di vario tipo.
Se pensiamo infatti ai meccanismi innescati dal rilascio di questo ormone è facile immaginare che esito possano avere alla lunga: la contrazione muscolare prolungata può dare origine a dolori e cefalee muscolo-tensive, ma anche a una riduzione della forza e a stanchezza cronica.
Immaginiamo, ad esempio, una situazione tipica in cui potrebbe verificarsi un disturbo psicosomatico: una rabbia non espressa, inibita, potrebbe essere gestita canalizzandola sul corpo attraverso un meccanismo di somatizzazione, producendo in questo modo un sintomo organico come il mal di testa ricorrente.

Le malattie psicosomatiche più comuni

I disturbi psicosomatici si possono presentare praticamente a carico di tutti gli organi e apparati del corpo umano.
Si può sospettare l’esistenza di un disturbo psicosomatico quando i fattori psicologici e gli stili comportamentali hanno un peso importante in rapporto alla condizione clinica.

I disturbi psicosomatici possono coinvolgere:

  • l’apparato gastrointestinale: gastrite, colite ulcerosa, ulcera peptica, colon irritabile
  • l’apparato cardiocircolatorio: tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione arteriosa
  • l’apparato respiratorio: asma bronchiale
  • l’apparato urogenitale: dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce o anorgasmia, enuresi
  • la cute: la psoriasi, l’acne, la dermatite atopica, il prurito, l’orticaria, la secchezza delle mucose, la sudorazione
  • il sistema muscolo-scheletrico: cefalea tensiva, crampi muscolari, torcicollo, mialgia e fibromialgia.

Il processo di consapevolezza: prevenire e curare

All’origine dei disturbi psicosomatici troviamo la mancanza di consapevolezza di quelli che sono gli stati d’animo negativi da cui scaturiscono i sintomi.
La persona che somatizza è più concentrata sul proprio corpo che sul proprio stato emotivo.

Il processo di consapevolezza, invece, permetterebbe al cervello di rendersi conto di quanto sta accadendo e di mettere in circolo delle sostanze benefiche che generano sensazioni ed emozioni positive.
Acquisire consapevolezza di quanto stiamo provando è dunque la chiave di volta per arginare i sintomi.
Prestare attenzione al dialogo interno, ovvero a quell’insieme di considerazioni, affermazioni e giudizi che ognuno di noi rivolge a sé stesso.

Spesso le somatizzazioni e l’ansia hanno origine proprio dai pensieri negativi che rivolgiamo a noi stessi: modificare questo approccio è dunque importantissimo.
L’obiettivo deve essere quello di diventare degli auto-motivatori, sostituendo i pensieri e i giudizi negativi con affermazioni positive.

Le tecniche di rilassamento per curare i disturbi psicosomatici

Sono molti i tipi di cura che suggerisce la psicosomatica, ma tutti sono accomunati dall’individuare nel difettoso equilibrio mente-corpo l’origine della malattia. Ne consegue che tutte le tecniche di cura sono tese al miglioramento di tale equilibrio.

A questo punto è indispensabile una precisazione: se siamo afflitti da una malattia (soprattutto se a un livello avanzato) è necessario seguire le indicazioni della Medicina. Non riconoscerne le potenzialità e la valenza per la propria sopravvivenza significherebbe commettere un grave errore di presunzione e una negazione della gravità della propria situazione.

Una volta stabilito che si tratta di sintomi psicosomatici, per tornare a stare bene è possibile intervenire con diverse tecniche, finalizzate a rilassare il corpo, liberare la mente dai pensieri negativi e persino ridurre il dolore.

Le persone che somatizzano tendono a focalizzarsi sul sintomo doloroso. Imparare le tecniche di rilassamento può essere utile per tornare a percepire il corpo come una fonte di benessere e non come una fonte di sofferenza.

Per gestire i disturbi psicosomatici anche le tecniche di rilassamento mentale come meditazione, Training Autogeno e tecniche di Grounding mentale possono fare la differenza.
Lo scopo deve essere quello di interrompere i pensieri stressanti che danno origine alle manifestazioni somatiche.

Perle di salute – La Terapia della Risata

Chi soffre di stress, o si sente un po’ depresso, può avventurarsi e sottoporsi alla Terapia della risata: non ci sono effetti collaterali e neppure controindicazioni!
La risata ha un potente effetto anti-stress perché aiuta a liberarci dagli atteggiamenti mentali chiusi, razionali e statici.
Non solo, la risata riduce i livelli di sostanze come il cortisolo, che vengono liberate in caso di stress, e stimola la produzione di endorfine, con un effetto benefico sul nostro corpo.

Chi ha provato la Terapia della risata ha potuto riscontrare un deciso miglioramento delle funzioni respiratorie e delle funzioni addominali, un aumento di autostima e una netta intensificazione delle relazioni sociali piacevoli.

Chi segue la Terapia della risata da anni, sostiene che rinforzi il sistema immunitario e combatta l’arteriosclerosi, aiutando anche in caso di problemi cardiaci.

Ridere non fa miracoli, ma senza dubbio non nuoce. I risultati ottenuti con questa terapia sono sempre più apprezzati e richiamano sempre di più l’attenzione anche dei più scettici.

Il Drenaggio Linfatico Manuale nel post operatorio

Chiunque abbia subìto un intervento di chirurgia, di qualsiasi tipo, si è dovuto confrontare con i disagi del post operatorio.
Un intervento chirurgico è sempre un momento faticoso per il nostro corpo: l’anestesia, le incisioni dei tessuti ed il processo di guarigione che ne consegue, richiedono tempo ed energie.
Ognuno di noi ha un diverso stato di salute, il periodo post operatorio quindi è sempre diverso da paziente a paziente e vanno considerate molte variabili tra cui l’età, la struttura corporea, l’alimentazione ed eventuali patologie pregresse.

Possibili complicazioni post operatorie

Indipendentemente dal tipo di intervento, ci sono delle complicazioni che sono molto ricorrenti. Eccone un elenco parziale:

  • Nausea, generalmente data dall’anestesia (totale)
  • Problematiche intestinali come costipazione o diarrea
  • Ematomi e sanguinamenti sottocutanei in prossimità della sede del trattamento o della ferita
  • Formazione di coaguli sanguigni che possono portare a trombosi o addirittura ad embolia polmonare
  • Gonfiore generalizzato ed in particolare vicino alla sede dell’intervento (edema post chirurgico)
  • Sanguinamenti, infezioni o riapertura della ferita chirurgica che rendono problematica la guarigione
  • Cicatrici problematiche (aderenze tissutali, fibrosi)
  • Danneggiamento dei nervi o di fibre nervose con alterazione della sensibilità
  • Atrofia o rigidità muscolo-articolare.

Ovviamente è necessario seguire le indicazioni mediche per ridurre l’impatto o evitare alcune di queste problematiche, anche se non tutte possono essere scongiurate.

La risposta infiammatoria dei tessuti

L’intervento chirurgico, nonostante abbia l’obiettivo di migliorare la salute dell’individuo, rappresenta un trauma per il corpo. Come tale, innesca una risposta infiammatoria dei tessuti, dove si manifesteranno necessariamente gonfiore, dolore, rossore e aumento della temperatura.
Tutto ciò andrà a compromettere le funzionalità della zona.

I tempi di guarigione di questa sintomatologia sono variabili da individuo a individuo, oltre che dal tipo di intervento, ma possono oscillare da alcune settimane fino ad anni.

Per accelerare i tempi di ripresa è possibile intervenire con le terapie manuali, in particolare con il drenaggio linfatico manuale.

Il Drenaggio Linfatico prima e dopo l’intervento

Il Drenaggio Linfatico Manuale è in grado di agire su molte complicazioni, riducendo notevolmente i tempi di recupero e ottenendo una riparazione di migliore qualità dei tessuti.

Le manualità delicate e lente del drenaggio sono in grado di recuperare i liquidi e gli scarti presenti nei tessuti. Questo consente quindi di fare “pulizia” e permette a nuovi nutrimenti di raggiungere le sedi dell’intervento, mettendo a disposizione materiale per la riparazione.
Ematomi e sostanze irritanti, che mantengono dolore ed infiammazione nella zona, vengono eliminati rapidamente dando sollievo ed agevolando i movimenti.

Inoltre, il sistema linfatico è sede di numerose cellule del sistema immunitario, quindi, ricevendo un linfodrenaggio dopo un intervento chirurgico si migliora la risposta immunitaria della zona, che potrebbe essere alterata per via della ferita.
A tal scopo il drenaggio linfatico manuale può essere usato anche come preparatorio ad un intervento, in quanto consente di preparare il tessuto al lavoro chirurgico, alfine di predisporlo ad una migliore guarigione.

Proprio per la sua delicatezza e superficialità, il DLM può essere eseguito già poco dopo l’intervento, a patto che non ci siano altre controindicazioni, consentendo di iniziare il recupero in anticipo.

Il trattamento della cicatrice

Le cicatrici, soprattutto quelle orizzontali, creano delle dighe alla circolazione e non è raro trovare dei piccoli gonfiori che le circondano. Il linfodrenaggio può intervenire anche a tal proposito, sgonfiando la cute attorno alla ferita, migliorandone l’aspetto e la sintomatologia, nel caso fosse ancora patologica.

Lo Stress post operatorio

Non da ultimo, può comparire anche dello stress post operatorio, che non deve essere minimizzato.
Le manovre lente e ritmate del drenaggio linfatico hanno un’importante azione sul sistema nervoso autonomo, inducendo la persona al rilassamento, il cui effetto non si esaurisce nel trattamento, ma può durare anche successivamente.

Alcune complicazioni post operatorie, soprattutto il gonfiore, se non vengono trattate possono continuare ad essere presenti e, a volte, persino peggiorare.

In estrema sintesi, il periodo post operatorio non va assolutamente sottovalutato, ma è essenziale per il successo del recupero.
Tutti i comportamenti positivi che si adottano in questo momento garantiranno la ripresa delle attività ed eviteranno possibili recidive.
Per tutti questi motivi è decisamente indicato e consigliato sottoporsi a un ciclo di trattamenti di Drenaggio Linfatico Manuale a seguito di un intervento chirurgico.

Perle di salute – Preparazione all’intervento

Prima di sottoporsi ad un intervento chirurgico programmato è utile adottare alcune azioni preventive: è bene rinunciare a fumo ed alcool ed è necessario assumere farmaci solo sotto stretta indicazione dei medici.

Inoltre, eseguire una seduta di Drenaggio Linfatico Manuale, prima di sottoporsi ad un intervento:

  • aiuta a preparare il tessuto
  • predispone ad una migliore guarigione
  • ha un discreto effetto antidolorifico ed antiinfiammatorio locale

La disbiosi intestinale: cos’è, cause e dieta da seguire

L’enorme importanza dell’intestino sulla salute umana era già stata intuita da Ippocrate circa 2.500 anni fa, al punto da spingerlo ad affermare che: “Tutte le malattie cominciano nell’intestino”.

Si sa che una corretta funzionalità intestinale migliora la Salute e previene molte malattie, ma sempre più forte è l’idea che questa azione non sia solo dovuta alle cellule intestinali, ma anche al nostro “coinquilino” microbiota.

Intestino: il confine tra dentro e fuori

Oggi sappiamo che l’intestino rappresenta uno dei più importanti baluardi immunitari dell’organismo. Basti pensare che con la sua superficie, di circa trecento metri quadrati, quest’organo ospita qualcosa come centomila miliardi di microrganismi e produce grossomodo il 60-70% delle cellule immunitarie dell’organismo.

Tutto questo perché, aldilà della nota funzione digerente, l’intestino rappresenta un’importante linea di demarcazione tra il mondo esterno e quello interno.

La comunità scientifica sta prestando sempre più attenzione alla conoscenza ed allo studio delle specie microbiche che popolano l’intestino, tanto che le pubblicazioni scientifiche sono aumentate esponenzialmente negli ultimi 10 anni.

Il microbiota

Il microbiota è considerato un organo a tutti gli effetti perché ha profonde azioni sulla nostra Salute.

I componenti del nostro microbiota sono:

  • Batteri (in quantità maggiore)
  • funghi
  • virus
  • protozoi.

Le sue principali funzioni sono:

  • stimolare il transito intestinale
  • trofismo delle cellule intestinali
  • mantenere intatta la barriera intestinale
  • modulare l’attività immunitaria
  • controllare/contrastare i batteri patogeni
  • avere funzioni metaboliche importanti.

Quando il microbiota è in equilibrio si ha una migliore funzionalità intestinale che si riflette sulla Salute in generale.
Questa condizione viene chiamata EUBIOSI.
Quando si è in eubiosi, il nostro intestino ha un microbiota con elevata biodiversità di specie che impedisce il prevalere di poche specie, mantenendo un’armonia che si riflette sulla barriera intestinale che rimane integra e perfettamente funzionante.

La disbiosi intestinale

Al contrario, quando vi è uno squilibrio della microflora e quindi il numero di specie batteriche diminuisce e prevalgono quelle patogene (dette patobionti), si va incontro alla DISBIOSI.

La disbiosi determina una serie di problematiche tra le quali:

  • cattiva digestione
  • gonfiore ed aria addominale
  • infiammazioni dell’apparato digerente
  • allergie/intolleranze alimentari
  • cistiti ricorrenti

L’evolversi di questi disturbi fastidiosi, ma non preoccupanti, però è verso patologie correlate alla disbiosi quali:

  • obesità
  • patologie epatiche come ad esempio la steatosi non alcolica
  • alcune forme di cancro
  • aterosclerosi
  • malattie autoimmuni
  • alterazioni del tono dell’umore

Cosa può alterare o modificare il microbiota?

Intanto, già alla nascita il tipo di parto, l’allattamento e lo svezzamento influiscono sulla composizione batterica del neonato.

Malattie, uso di farmaci ed età sono altri fattori che modificano il microbiota.
Ma se su questi elementi poco si può fare, possiamo invece agire sull’attività fisica e soprattutto sull’alimentazione.

La Western Diet

Nei paesi avanzati si è andata sviluppando quella che viene definita “Western diet”, ricca di grassi saturi, sale, zucchero, carni e formaggi e povera di fibre ed alimenti di origine vegetale…
Questa dieta alimentare è estremamente gustosa… ma poco salutare!

Il nostro coinquilino microbiota ne risente moltissimo; così, con questo tipo di dieta selezioniamo quelle specie microbiche chiamate “putrefattive” … il termine stesso rende già l’idea che, in effetti, non sia proprio un coinquilino che vorremmo avere nel nostro corpo.

La Dieta Mediterranea

La dieta Mediterranea, patrimonio Unesco, è un esempio di regime alimentare che è in grado di spostare l’equilibrio batterico da “putrefattivo” a “fermentativo” (quello “buono”).

In grandi linee, la dieta mediterranea prevede:

  • il consumo di alimenti di origine vegetale alla base, quindi frutta, verdura, cereali integrali.
  • L’uso di olio d’oliva come principale fonte di condimento
  • la diminuzione di latticini
  • il consumo di pesce e legumi
  • una riduzione importante di prodotti carnei e salumi, oltreché di dolci e prodotti pasticciati o fritti.

Ma la forza di questa dieta risiede anche nel fatto che promuove l’uso di prodotti locali, poco trattati, e favorisce la biodiversità e la stagionalità degli alimenti.

In tutto questo, come già consuetudine delle popolazioni mediterranee, si cerca di favorire la convivialità, la tradizione e la trasmissione alle generazioni successive di questo stile alimentare.

Perle di salute – Applicare la Dieta Mediterranea nella nostra quotidianità

Dobbiamo partire da una buona organizzazione: la spesa intelligente è la prima azione da compiere.
L’ideale sarebbe quello di poterla fare 2 volte a settimana, così da avere in casa prodotti freschi che non vadano a male.
Soprattutto in estate, se acquistiamo troppa frutta e verdura rischiamo che marcisca o che comunque perda parte del suo patrimonio vitaminico.
Se fattibile, si può anche cercare un produttore in zona, da cui acquistare prodotti di stagione e magari con cui concordare una consegna che agevolerebbe chi non ha tanto tempo durante la settimana.

Una volta acquistati i prodotti, giocate con la varietà ed i colori: dalla colazione con le fragole e lo yogurt, al pranzo con riso venere zucchine e pomodori, alla cena con legumi in un’insalata mista.
Il tutto intervallato da frutta e da semi secchi come noci o mandorle negli spuntini!

Artrosi – la forza delle ossa è la nostra Salute

La Medicina Cinese e le ossa

Nella visione olistica della Medicina Tradizionale Cinese, le ossa appartengono al movimento Acqua, insieme all’Organo Rene.
Il Rene è il Ministro della Forza; significa che dallo stato di salute dell’energia renale dipende la nostra forza d’animo, la convinzione e la perseveranza che ci spinge ogni mattino ad alzarci e metterci in moto, a viaggiare verso le nostre mete.  E, logicamente, l’impalcatura su cui si erge la nostra casa, le nostre ossa, dev’essere solida.
L’acqua è il fondamento della vita, le ossa sono la base per ospitare la vita che cresce

E se ho dolori alle ossa?

A volte le normali attività di tutti i giorni possono diventare un campo minato. Il medico dice che hai l’artrosi. O meglio, l’osteoartrosi.
Trovare una soluzione a lungo termine per i dolori articolari non è semplice, perché sono tante le cause che possono accrescere il dolore: dall’uso prolungato o eccessivo di un’articolazione, così come accade nello sport, oppure delle lesioni che ci procuriamo con dei movimenti ripetitivi al lavoro, per consunzione ed età, o a causa di malattie autoimmuni.

Cos’è e cosa causa il dolore articolare

Il dolore articolare è una condizione degenerativa delle cartilagini articolari: coinvolge l’osso e la membrana sinoviale.

Può verificarsi a qualsiasi età, ma è più comune con l’avanzare del tempo. Quindi l’usura è una tipica causa del dolore articolare. Col tempo ne deriva, a livello articolare, una deformità delle giunture, o una tumefazione, un gonfiore che si localizza in un punto preciso dello scheletro.
Tale gonfiore può interessare il tessuto osseo (in particolare il midollo), la cartilagine, i tessuti vicini all’osso o parte dell’articolazione, con un aumento del liquido sinoviale.
Il gonfiore determina  riduzione della mobilità. Se si infiamma, diventa caldo, si arrossa e/o si gonfia; è la fase artritica dell’artrosi e fa male!

Le cause possono derivare da una miriade di fattori, tra cui lesioni, uso ripetitivo, cattiva alimentazione, borsite, condizioni autoimmuni come l’artrite reumatoide.

La Medicina Energetica ci può sostenere nel percorso di riportare il corpo al punto più in equilibrio possibile, in modo naturale, attraverso i suoi canali e punti specifici energetici, oltre che suggerire abitudini alimentari e ginnastiche ad hoc.

Un po’ di chiarezza – artrite vs artrosi

L’artrosi è una malattia degenerativa cronica che colpisce le articolazioni e può causarne una grave limitazione funzionale dolorosa.
L’artrite è quando si evidenzia l’aspetto infiammatorio e doloroso.

Artrosi, la prospettiva dalla Medicina Energetica

Come sempre, di fronte a patologia la Medicina Energetica si interroga circa lo squilibrio del Qi (o Ki), dell’energia.
Un detto cinese recita: “bú tōng zé tòng”, non libero passaggio allora dolore.La frase descrive il meccanismo del dolore per cui un blocco della circolazione di Qi di Sangue nei Meridiani ne è la causa. Si potrebbe aggiungere che, ogni volta che la fornitura di Qi alle cellule diventa irregolare (o il Qi “perde il suo equilibrio”), le cellule iniziano a funzionare male. E ciò vale anche per le ossa e la cartilagine.
Lavorare con i Meridiani, sia che lo facciano gli agopuntori, sia che lo facciano i massaggiatori, significa proporre una metodica capace di liberare i meridiani ostruiti, ristabilendo così il normale flusso di Qi e Sangue, all’interno del corpo umano.

La vita in cinque movimenti

Il pensiero cinese osserva tutti i fenomeni della vita e dell’uomo sotto una lente d’ingrandimento fatta di cinque spicchi. E li nomina:

  1. Legno
  2. Fuoco
  3. Terra
  4. Metallo
  5. Acqua

Ciclicamente queste cinque stagioni si ripetono nel tempo, come si susseguono il giorno e la notte. Così come ci sono cinque colori, cinque organi, e così via.

L’elemento Acqua

Come detto, le ossa fanno parte dell’Elemento Acqua, come l’inverno, il freddo, il nero o il blu scuro, degli abissi marini, la profondità, l’introspezione.

Qui tutto rallenta, gli animali vanno in letargo. È la fase in cui l’energia è più densa, più yin.
È ciò che nell’uomo è più materico (le ossa) e che sopravvive sulla terra, anche post mortem. È la perennità, è la fertilità.
I tipi Acqua sono persone profonde, dalle ossa grandi, che amano la tranquillità.

E le cartilagini?
Per la fisiodisarmonia energetica, sono 3 le circostanze che caratterizzano l’artrosi:

  • Turba del Metallo: prevede tutti i processi di rarefazione, disfunzione delle cartilagini che colpiscono le superfici articolari (assottigliamento).
  • Turba dell’Acqua, specie del Rene Organo: l’osso da un lato si addensa e dall’altro subisce erosioni e rarefazioni
  • Turba dei Liquidi Ye, i nutrimenti più profondi: la loro riduzione determina secchezza intrarticolare che produce rigidità o riduzione del movimento e, sul piano clinico, “scrosci articolari”.

Obiettivo del terapista sarà quello di rinforzare il Metallo, sostenere il Rene massaggiando il suo meridiano, specie nel tratto piede-ginocchio, umidificare l’interno, per esempio con i punti energetici attivi sui Liquidi Ye.

Come sfuggire ad una vita segnata dai farmaci

Movimento: i cinesi dicono ruotare polsi e caviglie 200 volte al giorno! Movimento senza forzature o eccessi.

Nutrimento: non solo cibo, ma, per esempio, consultati con il medico o il nutrizionista per sapere qual è l’acqua migliore per te.

Programmare dei cicli di massaggi: non c’è bisogno di arrivare a sentire il dolore per rivolgersi al proprio terapista! È una buona pratica avvalersi del supporto di massaggiatori qualificati e programmare un ciclo (o più) all’anno in sostegno, in prevenzione all’artrosi.

Perle di salute – Donna, curare le ossa con l’Acqua

Nelle donne in post-menopausa, un aumento di 100 mg/die di calcio dall’acqua potabile è stato associato a un aumento dello 0,5% della densità ossea femorale.
La disponibilità di calcio nelle acque minerali è almeno paragonabile, e forse migliore, a quella dei prodotti lattiero-caseari o preparati farmaceutici.
Le acque minerali ricche di calcio possono essere consumate come “alimenti funzionali“, sia una fonte dietetica di calcio che un’adeguata idratazione.
L’acqua, scorrendo dalle pietre, assorbe i nutrienti dalla madre terra. Specialmente le acqua minerali che apportano la scritta Ca+++.

E per trattare i Reni dal punto di vista energetico, si può lavorare con lo Stickwood sull’area corrispondente all’elemento Acqua sui piedi:

Impacchi e compresse: curarsi con l'acqua

“L’acqua è la forza che ti tempra,
nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi”.
(Eugenio Montale, Falsetto, da Ossi di seppia, 1925)

Senza acqua non esisterebbe la vita!
Non c’è bisogno di arrivare ai giorni nostri per affermare questa semplice verità: era nota ai nostri nonni, ai nostri avi, a tutti i nostri antenati più remoti, anche se in termini solo intuitivi.

Dai graffiti rupestri alle opere postmoderne, l’acqua si è sempre dimostrata fonte di ispirazione per artisti e letterati di ogni epoca; ma non solo, tutte le grandi culture del passato ne sfruttavano le proprietà benefiche e praticavano variamente quella che anche oggi denominiamo “idroterapia”, ossia la cura dell’acqua (dal greco therapeía, procedura verso la guarigione e hydro, acqua).

Ben prima della nascita di Cristo, il grande medico greco Ippocrate, la cui indagine medica si sofferma su più campi del sapere, indagati in nome di uno spirito unitario finalizzato a ricostruire le origini di tutte le connessioni fra i fenomeni, prescriveva cataplasmi di fango, docce, impacchi, compresse calde e fredde, bagni e vapori per curare il corpo.

Come funziona l’idroterapia

L’idroterapia agisce sfruttando gli stimoli termici, meccanici, reattivi e di riflesso innescati dall’acqua, che può essere applicata su tutto il corpo o su zone ristrette, seguendo diverse modalità.

Le applicazioni di idroterapia rafforzano la stabilità e la capacità di regolazione del sistema circolatorio e nervoso. In questo modo l’organismo si rivitalizza e così il corpo diventa in grado di aiutare a gestire disturbi ed evitare interferenze da stimoli esterni.

È fondamentale, per il terapista che decida di utilizzare i benefici connessi all’idroterapia, conoscere in dettaglio i principi di azione delle applicazioni al fine di calibrare, rispetto alle capacità di tolleranza del paziente, le terapie più adeguate.

Gli stimoli portati dall’acqua sono applicati secondo uno schema determinato e dosati con precisione, tenendo sempre presente la reazione del corpo, la sua temperatura iniziale e il suo equilibrio termico.
Questo è particolarmente importante nel caso delle malattie reumatiche, di problemi di pressione bassa e di sensibilità alle infezioni.

Concetto di stimolo e sua intensità

Per intensità dello stimolo si intende:

  • di lieve intensità: questi stimoli sostengono le funzioni vitali,
  • di media intensità: questi rinforzano le attività e capacità dell’organismo,
  • stimoli sovradosati: sono dannosi.

Consideriamo che, se il corpo si trova in una condizione di difficoltà, le applicazioni ristabiliscono l’equilibrio termico del corpo, per esempio fornendogli il calore che da solo non riesce a produrre.
Per questo motivo un dato fondamentale da valutare è la temperatura dell’acqua nell’applicazione, che va regolata specificatamente in modo da innescare una reazione positiva.
Ad esempio: più il fisico è “forte”, più la temperatura dell’acqua può discostarsi da quella del corpo.

Fondamenti delle applicazioni idroterapiche

Esistono alcuni principi fondamentali su cui basare la progettazione delle applicazioni idroterapiche:

  • i processi infiammatori acuti richiedono stimoli piuttosto freddi, ma se sono cronici meglio utilizzare stimoli caldi
  • reazioni avverse o fastidiose, come palpitazioni, abbassamenti pressori, sensazione persistente di freddo, vanno assolutamente evitate
  • ogni stimolo freddo va applicato solo se il corpo è stato precedentemente adeguatamente riscaldato
  • dopo ogni applicazione il corpo va nuovamente riscaldato, attivamente o passivamente
  • evitare applicazioni in concomitanza con i pasti, tranne per quelli che hanno una specifica azione digestiva
  • discutere con il proprio medico in caso di malattie in corso.

Gli impacchi

Questa tecnica veniva utilizzata da Sebastian Kneipp, cui dobbiamo la traslitterazione in chiave moderna della maggior parte dei rimedi idroterapici tradizionali, non tanto per la prevenzione e il rinvigorimento quanto per la cura vera e propria di molti disturbi acuti e cronici, infezioni di vario genere, tosse e catarro, sinusite, influenza, polmonite, febbre, mal di testa, vertigini, malattie infettive.

Gli impacchi possono essere:

  • parziali, quindi eseguiti su alcune aree ristrette del corpo
  • oppure totali

Per l’applicazione, si può utilizzare solo acqua (calda o fredda) oppure è possibile aggiungere altri elementi (oli, ricotta, fango, erbe, semi, argilla…) con cui vengono imbevuti panni in tessuto permeabile, rigorosamente di origine naturale (lino o cotone grezzo).

Obiettivi degli impacchi

Ogni tipo di impacco ha precisi obiettivi:

  • distendere muscoli e organi interni
  • calmare i nervi e alleviare infiammazioni
  • espellere tossine attraverso la pelle
  • aumentare la circolazione senza sforzare il cuore.

Materiale necessario ed esecuzione di un impacco

Per confezionare un impacco sono necessari:

  • un panno bagnato
  • un panno asciutto
  • una coperta di lana
  • eventuali additivi naturali per rafforzare gli effetti terapeutici desiderati.

Il primo panno va immerso nel liquido caldo o freddo e poi strizzato e ripiegato più volte. Quindi, lo si avvolge attorno al corpo, o alla parte da trattare, facendolo ben aderire, senza pieghe.
Il panno asciutto è disposto a copertura del precedente.
Al di sopra, si pone almeno una coperta di lana, in modo da trattenere il calore provocato dall’impacco.

Perle di salute – La prevenzione come chiave della Salute: i 5 pilastri

La terapia dell’abate Sebastian Kneipp aveva come primo obiettivo il mantenimento della Salute e la prevenzione attraverso una corretta igiene di vita regolata da precise indicazioni, i cosiddetti 5 pilastri:

  1. la terapia della regolarità: la cronobiologia spiega secondo quale “orologio interno biologico” si regola l’organismo considerando che quasi tutte le funzioni vitali del corpo presentano un andamento ritmico.
  2. La terapia nutrizionale, finalizzata a integrare con una dieta equilibrata tutti i nutrienti fondamentali per garantire la salute dell’organismo.
  3. La terapia del movimento, composta da una componente attiva (eseguire cioè attività fisica di resistenza come trekking, nuoto, ginnastica, bicicletta…) e da una passiva, ovvero le terapie manuali (soprattutto massaggi e riflessologia plantare).
  4. L’idroterapia, che utilizza l’acqua come mediatore di stimoli di origine meccanica, chimica, legati alla temperatura: questi rafforzano l’equilibrio fisico e mentale dell’individuo, in modo da sostenere le capacità di autoregolazione complessiva, il processo di guarigione e il funzionamento del sistema immunitario.
  5. La fitoterapia, come alternativa o sostegno alle cure tradizionali.

Queste semplici regole appaiono ancora oggi ottime indicazioni, facilmente applicabili, su cui regolare un approccio olistico e veramente efficace per la nostra Salute.

“L’acqua è comunque il miglior mezzo per fare ginnastica, mantenere la salute e rinforzare l’organismo, rimettere in sesto la circolazione del sangue, mantenere e aumentare il calore del corpo, proteggere dal freddo e dal caldo”

(Sebastian Kneipp, La mia cura dell’acqua, 1886)

Dolore al gomito: cos'è, sintomi, cause, prevenzione e trattamento con la Terapia Manuale

Il gomito del tennista e del golfista

Il gomito è l’articolazione intermedia dell’arto superiore: si trova fra braccio ed avambraccio, due lunghe leve che agiscono sul gomito. Qualunque attività che coinvolga molto l’uso del gomito può provocarne usura, dolori, infiammazioni e altre patologie.

Il più famoso disturbo del gomito è il “gomito del tennista” anche noto come epicondilite.
Un po’ meno conosciuto, ma ugualmente diffuso, è “suo fratello”: il “gomito del golfista” o epitrocleite.

Queste patologie causano dolore e infiammazione in varie parti del gomito; possono inoltre provocare debolezza a carico della mano.
Nonostante la notorietà gli derivi dall’affliggere tipicamente alcune categorie di sportivi, i dolori al gomito possono colpire chiunque come, ad esempio, chi svolge lavori manuali quali operai, muratori, elettricisti, idraulici, etc.

I sintomi dei disturbi del gomito

I sintomi più comuni che caratterizzano maggiormente i disturbi a carico del gomito sono:

  • dolore locale in una sua parte
  • debolezza della mano
  • in alcuni casi gonfiore

In caso di disturbi particolarmente severi, si riscontra spesso debolezza persino nello stringere la mano, causando quindi difficoltà nelle attività quotidiane della vita, nel lavoro e nello sport.

Principali disturbi che coinvolgono il gomito

I principali disturbi che riguardano il gomito sono:

  • l’epicondilite (gomito del tennista) che comporta dolore e infiammazione nella parte laterale del gomito
  • l’epitrocleite (gomito del golfista) le cui caratteristiche sono simili all’epicondilite ma coinvolge la parte mediale o interna del gomito
  • la borsite che comporta l’infiammazione, dolore e gonfiore di una struttura del gomito chiamata borsa
  • le tendiniti dei muscoli bicipite e tricipite del braccio, caratterizzate da infiammazione e dolore a carico dei loro tendini
  • artrite e artrosi, che comportano infiammazione, rigidità, dolore ed usura di almeno una delle tre articolazioni che compongono il gomito
  • le distorsioni, le lussazioni e le fratture sono eventi traumatici che comportano lesioni e dislocazioni a carico di strutture che compongono l’articolazione del gomito (legamenti, capsula articolare, ossa).
    Una menzione speciale va fatta per la lussazione del gomito nel bimbo. Questa può avvenire più facilmente poiché le articolazione del bambino sono ancora troppo elastiche a causa della sua giovinezza e movimenti apparentemente innocui possono invece risultare dannosi.

Principali cause dei disturbi al gomito

Eccetto che per distorsioni, lussazioni e fratture, le cui cause sono da imputarsi ad un trauma, l’origine delle altre patologie del gomito sono molteplici ed in terapia manuale vanno ricercate nei disequilibri delle articolazioni del gomito stesso, nel polso, nella spalla ed almeno nella colonna cervicale.

Per quanto concerne i pazienti sportivi, difetti nella preparazione tecnico-atletica e l’utilizzo di attrezzature non idonee possono innescare i sintomi.

Nel caso in cui lo sport non sia la causa, alcune professioni sono maggiormente a rischio rispetto ad altre. In questo caso si parla di patologie professionali. Esempi in questo ambito sono i già citati lavori manuali pesanti come quelli svolti da operai, muratori, elettricisti, idraulici, giardinieri che utilizzano spesso attrezzi da lavoro che producono vibrazioni come trapani, martelli pneumatici, decespugliatori, etc.

Anche altri lavori non sono esenti da rischi: ad esempio un mouse od una postazione di lavoro non ergonomici possono, nel tempo, essere concause di algia al gomito.
In ogni caso, la componente comune è la ripetitività di un movimento stressante che produce, in un periodo di tempo variabile, il problema al gomito.

Intervenire con la Terapia Manuale

Individuate le cause, ove possibile si deve intervenire per rimuoverle.
Nel caso di soggetti a rischio, o professioni particolarmente esposte, si agisce in maniera preventiva utilizzando degli appositi tutori da posizionare sull’avambraccio (seguendo le indicazioni del professionista dedicato). In tutti i casi, curata l’ergonomia del posto di lavoro, lo stretching è essenziale per prevenire i disturbi da sovraccarico.

Il trattamento nell’ambito della terapia manuale è finalizzato inizialmente alla riduzione del dolore, poi al riequilibrio dell’articolazione del gomito, al controllo ed al bilanciamento del polso, della spalla e della cervicale, regioni del corpo spesso implicate nel favorire l’insorgere di un dolore al gomito.
La manipolazione dei tessuti molli, tramite varie tecniche di massaggio, e il riequilibrio delle articolazioni sono spesso risolutive.

L’agopuntura e la moxibustione sono spesso di grande aiuto, così come l’utilizzo del ghiaccio per controllare il dolore nelle fasi acute.

Perle di Salute: stretching e auto trattamento

Per prevenire le tensioni muscolari e la maggior parte dei dolori a carico del gomito, ancora una volta lo stretching è fondamentale.
Effettualo 2 o 3 volte al giorno, o prima e dopo l’attività sportiva, per 30 o 40 secondi di fila, come mostrato nella figura 1.


Per sciogliere invece le tensioni è utile un auto massaggio sui muscoli con una pallina, per esempio da tennis, come mostrato nella figura 2.