Fibromialgia: cos’è, sintomi, cause e terapia manuale

fibromialgia e terapia manuale

Fibromialgia: di cosa si tratta

Forse non tutti sanno che la fibromialgia è nota anche come “Sindrome di Atlante”. Questo suo nome si deve al noto Titano, dalla mitologia greca: dopo il suo tentativo di invasione dell’Olimpo, Zeus lo condanna a portare il peso della Volta Celeste sulle sue spalle. La prima vertebra cervicale deve a lui il suo nome, in quanto sostiene il peso della testa, come Atlante quello della sfera celeste.
Il paziente affetto da fibromialgia, proprio come il Titano, porta il peso di questa patologia caratterizzata da oppressione e dolore protratto, spesso nella zona cervicale.

La fibromialgia è una patologia in costante aumento e della quale, purtroppo, conosciamo ancora poco. Ne sono affetti circa il 5% della popolazione, e maggiormente di sesso femminile.

Sintomi e cause della fibromialgia

I sintomi che caratterizzano la Sindrome Fibromialgica sono vari: i più frequenti sono dolori diffusi cronici (continui da almeno 3 mesi) a livello muscolare e articolari, disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi, sonno leggero con continue interruzioni, sensazione di stanchezza al risveglio) e la condizione di stress.
Ma si possono aggiungere anche: stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, disturbi dell’umore (irritabilità e depressione), problemi respiratori, disturbi gastro-intestinali, alla vescica, cardiaci, difficoltà circolatorie, perdita di capelli, ecc…

Tutti questi sintomi, però, nel paziente fibromialgico non sono riconducibili a nessuna patologia e gli esami diagnostici non mostrano nessuna alterazione della Salute.
Il paziente, quasi scoraggiato, vaga quindi per anni di medico in medico in attesa di una spiegazione per i suoi disturbi e, solo dopo vari esami negativi, per esclusione, arriva la diagnosi di fibromialgia.

Questa patologia, che sembra così nascosta, lascia però sintomi particolarmente fastidiosi ed oppressivi. I pazienti riferiscono la sensazione di costrizione, peso, data dalla continua rigidità muscolare avvertita in particolar modo a livello della schiena e del collo.

La fibromialgia è ritenuta parte della patologie reumatiche, cioè delle malattie che colpiscono il tessuto connettivo (un tessuto presente in tutto il corpo, nella cute, ma anche negli organi) e di cui spesso si ignora ancora la causa. Si presenta come una infiammazione di basso grado, ovvero una disfunzione diffusa in tutto l’organismo che non viene rilevata dai comuni esami medici perché sotto i livelli di allerta, pur dando dei sintomi molto fastidiosi.

Sulla causa della sindrome sono ancora in elaborazione alcune ipotesi. In realtà, la fibromialgia sembrerebbe dovuta ad una serie di motivazioni: tra i fattori più interessanti abbiamo la genetica, lo stress mentale e fisico, una carenza di alcune sostanze nutritive, la permanenza di tossine nel corpo ed il disinteresse verso una particolare patologia o dolore riscontrato.

Fibromialgia vs reumatismo psicogeno

A volte la fibromialgia viene confusa con una patologia simile, il reumatismo psicogeno. In questo caso, una patologia della psiche che scatena sintomi reali, simili a quelli della fibromialgia. Questo disturbo è pero gestibile, ed in alcuni casi risolvibile, tramite terapia psicologica, contrariamente alla fibromialgia.

Approccio multidisciplinare alla fibromialgia

La terapia utilizzata per la fibromialgia (che non porta risultati nel caso del reumatismo psicogeno) è caratterizzata da un approccio multidisciplinare.
Al momento, in Europa, non esiste un farmaco indicato per il trattamento della patologia, ma viene indicato un approccio a 360°.
Terapista e paziente collaborano per cercare un equilibrio nella salute di quest’ultimo.
Le terapie proposte vanno dalle tecniche di rilassamento e gestione del dolore, consigliate dalla psicoterapia, e dal Training Autogeno, alla nutrizione con alimenti disinfiammanti e, soprattutto, le tecniche manuali, che hanno mostrato una grande efficacia nell’affrontare questa sindrome.

Le terapie manuali in aiuto ai pazienti fibromialgici

terapia manuale e fibromialgiaIl Drenaggio linfatico manuale, nei momenti di maggior dolore, riesce a calmare e sedare il paziente, spesso anche conciliando il sonno ristoratore, aspetto che nel paziente fibromialgico manca.

Il Massaggio può essere usato per distendere le rigidità, dando sollievo immediato.
In particolare, il Massaggio del tessuto connettivo, oltre ad alleviare il dolore, può trattare in maniera riflessa alcuni disturbi di natura organica, come problemi circolatori, respiratori, gastrointestinali, e urogenitali, spesso associati alla patologia.

A queste terapie deve inoltre essere integrato l’esercizio fisico nell’ottica dell’elasticità e del potenziamento muscolare. Sono indicati tutti gli esercizi di stretching, come anche yoga e pilates, e gli sport come palestra (con programma apposito), aerobica, esercizio in acqua purché sia continuativo nei giorni e con inizio graduale per evitare di aumentare l’infiammazione.

Al momento non esiste una cura per eliminare questa patologia, ma con il trattamento multidisciplinare è possibile migliorare notevolmente la qualità di vita delle persone affette da questo disturbo altamente invalidante, consentendogli di ritornare padroni della loro vita, diminuendo i dolori ed i disturbi ad essa legati.

Perle di Salute: stretching e cure termali

Come anticipato, oltre all’uso delle terapie manuali, per alleviare il dolore ed il senso di rigidità è consigliato svolgere alcuni esercizi di stretching, come quelli indicati in figura.

Inoltre, il caldo e le cure termali sono ottimi per allentare le tensioni muscolari. È possibile, nei momenti di grande tensione, fare un bagno caldo aggiungendo sale grosso all’acqua, per ottenere un effetto antinfiammatorio.

Agopuntura e prostatite: cos'è, sintomi, trattamento e benefici con l'agopuntura

prostatite

La prostatite è un processo infiammatorio a carico della ghiandola endocrina dell’apparato uro-genitale maschile conosciuta come prostata.

Prostatite, acuta o cronica: i principali sintomi

Prima di tutto occorre specificare che, clinicamente, i sintomi variano a seconda della natura della patologia. Esiste infatti una prostatite acuta e una cronica che si presentano con sintomi diversi.

La prostatite acuta si manifesta frequentemente con difficoltà a iniziare la minzione, bruciore (stranguria), aumentata frequenza (pollachiuria), anche notturna (nicturia), senso di urgenza ad urinare e di vescica non vuota.
In alcuni casi ci può essere febbre con brivido e sangue nello sperma o eiaculazione dolorosa.
È una delle infezioni più comuni dell’apparato genito-urinario maschile.
Si presenta con maggior frequenza fra i 18 e i 50 anni

La prostatite cronica rappresenta una entità clinica di frequente riscontro ed è caratterizzata da sintomi dolorosi nella regione della prostata che perdurano per almeno 3 mesi.
È quasi sempre un esito della prostatite acuta.
Gli agenti eziologici sono gli stessi delle forme acute.
Ulteriore causa è anche un reflusso di urina infetta nei dotti prostatici che si riversano nell’uretra posteriore.

Altri fattori scatenanti dell’infiammazione sono:

  • disfunzioni intestinali
  • alimentazione irregolare
  • fumo
  • sedentarietà
  • emorroidi

Solitamente non c’è febbre, ma sono presenti sintomi irritativi (aumento delle minzioni, sensazione di incompleto svuotamento, bruciori e/o dolori durante la minzione) e dolore pelvico.

Trattamento farmacologico delle prostatiti

prostatite

Le prostatiti non trattate riducono la fertilità maschile e favoriscono l’insorgenza di ipertrofia prostatica.

La terapia farmacologica della prostatite cronica prevede l’utilizzo di varie categorie farmacologiche: antibiotici, antinfiammatori non steroidei, alfa litici e farmaci neuromodulatori.

In genere, visto che non si vedono risultati con 1 o 2 mesi di trattamento, la medicina ufficiale tende a prolungare per qualche altro mese il ciclo di antibiotici. Spesso, ancora con scarsi o addirittura pessimi risultati e palesi aggravamenti.
Le conseguenze sono un indebolimento generale dell’organismo a causa dell’antibiotico che, oltre a danneggiare la flora batterica intestinale, indebolisce fortemente il sistema immunitario il quale stava già combattendo l’infezione in corso.

Trattamento con la MTC: agopuntura e fitoterapici

La Medicina Cinese cura le infiammazioni della prostata sia con l’agopuntura sia con preparati fitoterapici per “calmare il Fuoco” che la genera.
In altre parole, la prospettiva cinese individua come causa della prostatite un accumulo di Calore con sviluppo di Fuoco tossico accompagnato da stasi di Sangue.
I rimedi e i trattamenti mirano quindi a purificare il Calore, promuovere la circolazione del sangue.

Dopo un’attenta osservazione delle manifestazioni che accompagnano il disturbo, come lingua rossa senza patina o con patina gialla appiccicosa alla base della lingua (zona dei reni), e dopo la lettura del polso e l’analisi dei precursori patologici, si avvia un trattamento finalizzato a tonificare il Qi, nutrire il Rene, drenare l’Umidità/Calore, muovere il Sangue.
In questo modo, più che curare la malattia, si stimola il sistema energetico e viene così ripristinato il suo funzionamento.
Il corpo energetico, infatti, si riflette sul corpo fisico. Questo trattamento può portare, nel tempo, alla guarigione totale di una prostatite cronica se vengono risolti completamente i conflitti biologici che stanno alla base.

Inoltre, il trattamento con agopuntura è in grado di alleviare notevolmente i sintomi, soprattutto per chi ha dolori molto forti.

Agopuntura e prostatiti: i meccanismi del trattamento

Una recente ricerca dell’ospedale San Raffaele di Milano, pubblicata sulla prestigiosa rivista “Urology“, mostra come il trattamento con agopuntura sia sicuro ed efficace nei pazienti con prostatite cronica – sindrome da dolore pelvico cronico – attraverso più meccanismi:

  1. decongestiona la prostata, eliminando l’edema
  2. migliora la circolazione all’interno della ghiandola
  3. normalizza le terminazioni nervose a livello genitale e vescicale
  4. migliora il tono muscolare della vescica.

Inoltre, l’agopuntura non mostra gli effetti collaterali dei farmaci e aiuta anche a risolvere altri disturbi, spesso associati al dolore pelvico cronico, quali la depressione, la stanchezza, il mal di schiena e la scarsa qualità del riposo notturno.

Perle di Salute: Sì a vitamina A+D+E – NO a caffè, fumo e alcool

Un’alimentazione equilibrata, cioè povera di grassi e ricca di frutta e verdura (in particolar modo di ortaggi, pomodori e peperoni, in quanto dotati di proprietà antiossidanti e sostanze ricche di vitamina A, D, E e di Selenio) contribuisce sia a migliorare i sintomi della prostatite sia a prevenirla.

Ricordate che le bevande con caffeina irritano la prostata, così come una scarsa idratazione, il tabacco e l’alcool.

Disturbi del sonno: cosa sono e cosa fare

disturbi del sonno
Quando si parla dei disturbi del sonno si associa subito il problema all’incapacità di dormire bene o di prendere sonno. In realtà la quantità di disturbi del sonno è veramente infinita, come le sue cause che possono assumere mille sfaccettature.
E’ necessario prendere in considerazione due aspetti fondamentali di questo argomento che sono:
  • la quantità di sonno
  • la qualità del sonno

Qualità e quantità del sonno: la Medicina del sonno

Quando andiamo a dormire, la buona educazione ci ha insegnato ad augurare agli altri un “buon riposo”, ciò perché riteniamo che attraverso un buon sonno riusciamo a trovare ristoro alle nostre fatiche quotidiane, consapevoli che altrimenti ci troveremmo ad affrontare un nuovo giorno già difficile al risveglio.
Quante volte vi sarà capitato di aver dormito parecchie ore e svegliarvi stanchi, oppure di aver fatto un breve riposo pomeridiano e di svegliarvi sentendovi rigenerati?

Un buon equilibrio tra quantità e qualità del sonno è fondamentale per ottenere una ricarica fisica e mentale del nostro organismo.

Per i disturbi del sonno esiste la Medicina del Sonno, branca della Neurologia che si occupa della diagnosi e della terapia.
Per arrivare ad una diagnosi corretta, finalizzata al riconoscimento della causa patogena, che può essere di varia natura (metabolica, vascolare, neoplastica, psichica, socio-patica…), ci si avvale di una valutazione sia qualitativa che quantitativa del sonno, attraverso la polisonnografia dinamica, esame strumentale che registra per 24 ore l’attività elettroencefalografica, insieme ad altri parametri come il tono muscolare, l’attività respiratoria, i movimenti oculari, la frequenza cardiaca…

Il compito del neurologo non è facile perché deve valutare molteplici fattori come, ad esempio, tutte le abitudini del soggetto affetto da insonnia: l’assunzione di caffè, alcool, fumo (nicotina), cibi pesanti, attività sportiva nelle 3-4 ore prima di coricarsi e l’utilizzo di dispositivi elettronici come computer, smartphone e tablet nelle ore serali.

Insonnia: alcune cause

Le cause dell’insonnia sono varie:

  • Molto spesso l’insonnia è causata semplicemente da rumori notturni che impediscono al soggetto di prendere sonno.
  • Alla base di una scarsa qualità del sonno possono esserci fattori esterni che alterano il normale ritmo sonno-veglia, come il rapido cambiamento del fuso orario a seguito di voli trans-meridiani e i turni di lavoro notturno a rotazione.
  • Le cause possono essere di origine psichica come il disturbo bipolare, la depressione, l’ansia, gli attacchi di panico, oppure legate a problematiche neurologiche come la sindrome delle “gambe senza riposo”, un’intensa irrequietezza motoria alle gambe che impedisce al paziente di iniziare il sonno notturno.
  • Altri fattori ancora sono riconducibili a determinate malattie sistemiche quali allergie alimentari, disturbi della tiroide, scompenso cardiaco o ipertensione arteriosa, nevralgie, dolori artrosici, disturbi gastrici, asma bronchiale.

La Sindrome da apnee ostruttive del sonno

Una delle cause frequenti è la sindrome da apnee ostruttive del sonno, condizione caratterizzata da pause nella respirazione durante il sonno, dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree.
Nel primo caso si determina ipopnea, cioè il ridotto passaggio del flusso dell’aria nelle vie aeree.
Nel secondo caso si determina apnea, cioè la sospensione temporanea dei movimenti respiratori associata all’interruzione completa del flusso d’aria, per un tempo superiore anche ai 15 secondi.

Questa condizione determina una riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue, variazioni della frequenza cardiaca, aumento dei valori della pressione arteriosa e frammentazione del sonno che è la causa di eccessiva sonnolenza durante il giorno.
Le persone affette da sindrome delle apnee ostruttive nel sonno in genere sono forti russatori. Il rumore del russamento è provocato dall’aria che cerca di passare attraverso le vie aeree parzialmente ostruite e può diventare sempre più forte, finché l’ostruzione diventa completa e l’individuo smette di respirare per alcuni secondi per poi riprendere di nuovo con un rumore improvviso.
Sicuramente anche chi dorme a fianco di un russatore potrà avere disturbi del sonno!

Trattamento e cura dei disturbi del sonno

Per la cura dell’insonnia esistono trattamenti farmacologici, purtroppo sempre compresi di effetti collaterali, spesso anche importanti.

Per evitare l’utilizzo di sedativi o farmaci ipnotici, esistono rimedi di origine erboristica come valeriana, camomilla, lavanda, luppolo, passiflora, escolzia, biancospino, fiori d’arancio e di tiglio.
Bere un buon bicchiere di latte tiepido prima di andare a letto, si dimostra sempre un valido rimedio tradizionale.

Per curare i disturbi del sonno occorre mettersi in buone mani, spesso serve anche un intervento multidisciplinare che coinvolga diversi specialisti, data la vastità delle cause che vanno indagate.

Le terapie con metodi naturali non vanno ignorate, funzionano e, soprattutto, sono prive di effetti collaterali. Qualche esempio:

  • l’agopuntura, che la ricerca clinica ha evidenziato essere molto efficace nel trattamento dell’insonnia
  • il Training Autogeno, che facilita il progressivo alleggerimento di tensioni e preoccupazioni, inducendo il raggiungimento di uno stato di calma e tranquillità e l’ingresso naturale nel sonno
  • la riflessologia plantare, che, fisiologicamente, svolge un ruolo di riequilibrio psiconeuroendocrinologico, con ampio spettro sui disturbi del sonno

Perle di Salute: qualche semplice rimedio per conciliare il sonno

Cerchiamo di non cenare tardi o con cibi pesanti.
Prima di coricarci, evitiamo l’uso di schermi luminosi (es. computer, cellulare, tablet) favorendo magari la lettura di un buon libro.
Una tisana calda o anche un buon bicchiere di latte tiepido sarà una coccola che predispone il buon riposo.
Ricordate che passiamo circa un terzo della vostra vita sul materasso… siamo sicuri che sia quello giusto? Non è arrivata l’ora di sostituirlo? E il cuscino?
Pensiamoci…

La Sindrome da Burnout o esaurimento da lavoro: cos'è, sintomi e trattamento con la TBS

A chi non è mai capitato, pensando al lavoro, di dire:
“Non ce la faccio più” – “Che stress!” – “Mi sento sfinito”?

Lo diciamo quando ci sentiamo troppo sotto pressione, quando il carico del nostro lavoro ci pesa troppo togliendoci il respiro.
Se questa sensazione dura per un certo periodo, senza darci tregua, e noi non riusciamo a gestire lo stress causato dalla situazione lavorativa, rischiamo di finire nella trappola della Sindrome da Burnout, sentendoci sopraffatti, emotivamente svuotati, e non in grado di soddisfare le nostre esigenze.

Sindrome da Burnout: di cosa si tratta

La parola “burnout” in italiano può essere tradotta come “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”.
Questo termine compare nel 1930 nell’ambito dello sport, per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di migliorare o mantenere i risultati raggiunti.

Negli anni Settanta il fenomeno di burnout si diffonde negli Stati Uniti d’America colpendo soprattutto i soggetti che praticano le professioni di aiuto alla persona (dipendenti del comparto sanitario, assistenti sociali, insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco, ecc…).

Nel 1975 il termine di burnout viene ripreso dalla psichiatra americana C. Maslach per definire una sindrome i cui sintomi evidenziano una patologia comportamentale a carico delle professioni ad elevata implicazione relazionale.

Successivamente diventa evidente che la sindrome da burnout non coinvolge solo le “helping professions”; numerose categorie di soggetti sono a rischio e tra queste troviamo anche i liberi professionisti quali, per esempio, gli avvocati, le segretarie, i dipendenti pubblici, i manager e molti altri ancora.

Tra le numerose manifestazioni della sindrome da burnout, sono sempre presenti tre caratteristiche principali:

  • senso di esaurimento
  • aumento della distanza mentale dal proprio lavoro
  • ridotta efficacia professionale

Le 4 fasi della Sindrome di Burnout

Il burnout insorge gradualmente e si aggrava a causa dei tentativi di gestire lo stress lavorativo in modo poco efficace o addirittura disfunzionale.

Nella sua evoluzione, si distinguono 4 fasi:

  • la PRIMA FASE è caratterizzata da “entusiasmo idealistico”: il lavoratore si sente motivato dalla sua scelta professionale e si crea delle aspettative alte e non molto realistiche di “onnipotenza”, di soluzioni semplici, di successo generalizzato e immediato, di apprezzamento, di miglioramento del proprio status e altre ancora
  • nella SECONDA FASE, detta anche di “stagnazione”, il soggetto continua a lavorare, ma si accorge che il suo lavoro non lo soddisfa del tutto e i risultati dei suoi sforzi lavorativi cominciano ad apparire inconsistenti. Inizia a farsi strada un sentimento di profonda delusione
  • la TERZA FASE è caratterizzata dalla frustrazione profonda: il lavoratore comincia a credere di non essere più in grado di aiutare nessuno. Questa sensazione è supportata dallo scarso apprezzamento del suo lavoro da parte dei suoi superiori o degli utenti stessi. In questa fase il soggetto frustrato potrebbe mettere in atto atteggiamenti aggressivi verso di sé o verso gli altri o atteggiamenti di fuga e ritiro
  • il graduale disimpegno emozionale, conseguente alla frustrazione, con passaggio dall’empatia all’apatia, costituisce la QUARTA FASE, durante la quale spesso si assiste a una vera e propria “morte professionale”.

Nelle ricerche più recenti si evidenzia come la Sindrome di Burnout, oltre alle difficoltà di gestire lo stress lavorativo a livello personale, può essere sostenuta anche da alcune inadeguatezze organizzative e socio-economiche che fanno perdere di vista i bisogni dei lavoratori.

I principali sintomi della Sindrome di Burnout

La sindrome da burnout è una situazione di forte disagio per il soggetto e può comportare diverse conseguenze nella sua vita quotidiana.

Dal punto di vista emotivo e cognitivo, i sintomi del burnout comprendono difficoltà di concentrazione, bassa stima di sé, senso di colpa, fallimento, rabbia e risentimento; agitazione, irritabilità e nervosismo; infelicità e preoccupazione costante.

Per quanto riguarda i sintomi fisici, il burnout può manifestarsi con stanchezza, insonnia, tachicardia, mal di testa, mal di stomaco, problemi digestivi, tensioni muscolari e mal di schiena, nausea, vertigini …

Il burnout può condurre il paziente ad un abuso di alcol, cibo, farmaci o sostanze psicoattive. In questo caso il problema si aggrava ulteriormente. Se non si interviene in modo professionale, si possono verificare isolamento, autolesionismo, impoverimento della vita di relazione, disturbi d’ansia, crisi di panico, depressione.

Affrontare il Burnout


Molte figure professionali possono venire in aiuto alla persona intrappolata nella rete di burnout.
Per esempio, con il Training Autogeno si impara a rimanere più calmi e distesi. Diventa così possibile scaricare le tensioni senza influire negativamente sui vari organi, ottenendo buoni risultati sui disturbi psicosomatici. Inoltre, consente un recupero più rapido di energie psico-fisiche, una riduzione dell’aggressività, un miglioramento dell’efficienza, della concentrazione nello studio e nel lavoro, una maggiore sicurezza e fiducia in se stessi e di conseguenza un accrescimento della capacità di affrontare lo stress lavorativo.

La persona sofferente può trovare un valido aiuto rivolgendosi a uno psicoterapeuta. Per esempio, un intervento di Terapia Breve Strategica, un approccio professionale di aiuto, molto concreto e pragmatico, guiderà il paziente a ristrutturare le sue percezioni, modificare i suoi pensieri e le sue azioni trasformando le tentate soluzioni precedentemente attivate, atte a gestire la situazione lavorativa stressante, da disfunzionali in modalità di gestione della realtà adeguata e adattiva.

Perle di Salute: impariamo a godere di ogni momento, uno alla volta

La vita di ogni persona ha molteplici aspetti, e quello lavorativo è solo uno di essi.
Per molti di noi il lavoro è molto importante perché, di solito, occupa almeno un terzo della nostra giornata, ci procura un sostegno economico e ci permette di percepire il nostro valore a livello sociale e individuale.
Tuttavia, l’attività lavorativa non deve diventare un aspetto preponderante o addirittura l’unico aspetto della nostra esistenza. Il nostro spazio personale e relazionale non deve essere trascurato.

Proviamo a proteggere di più il nostro spazio personale e relazionale e a non permettere alla dimensione “lavoro” di invaderlo!

Uscendo dal lavoro, alla fine della giornata, chiudiamo la porta dell’ufficio: cominciamo a chiuderla anche nella la nostra mente. Cominciamo a dare un’unica risposta a tutti i quesiti di contenuto lavorativo: “Bene, è una questione importante. Ci penserò domani, in ufficio alle 8:00. Ora, invece, torno alla mia occupazione del momento.”
Se, con costanza e con pazienza, impariamo a gestire i pensieri professionali, arrivati in un momento inopportuno, in questo modo, piano piano riusciremo a costruire un atteggiamento mentale e comportamentale che ci permetteranno di essere più presenti negli altri aspetti della nostra vita e, di conseguenza, goderli di più, sentendoci più soddisfatti e più rigenerati. L’indomani, le ore lavorative ci sembreranno meno pesanti!


Sei interessato all’argomento e ti piacerebbe approfondirlo?
Potrebbe interessarti il corso “Burnout: un problema manifestato dal paziente e vissuto dal terapista” 

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La Salute inizia dal carrello

Si dice che il tempo è un consigliere e un riparatore, ma a volte è anche un po’ nemico!
Oggigiorno si corre e si deve fare tutto di fretta sacrificando, troppo spesso, quei piccoli gesti utili per noi e per la nostra Salute.
Tra questi gesti c’è sicuramente quello di dedicare del tempo ad una corretta alimentazione.

Che sia per lavoro, famiglia e mille impegni oppure semplicemente perché non si ha tanta voglia di cucinare, il tempo dedicato alla preparazione dei cibi è oggi nettamente diminuito.
Solo 15 anni fa, almeno la metà degli ingredienti entrava in cucina non trasformata. Oggi 2/3 dei prodotti che acquistiamo sono già preparati.
Trascorriamo in cucina circa 70 minuti al giorno, contro i 140 minuti di 10 anni fa!

I sensi ci guidano

C’è una svariata offerta di cibi “non salutari”, promossi attraverso il marketing “creativo”, che trascura verdura e frutta.
Le nostre scelte alimentari sono influenzate da un aspetto emotivo ed i sensi entrano in gioco contribuendo sotto diversi aspetti:

  • sono il canale privilegiato di conoscenza corporea del cibo
  • permettono di identificare e di accettare, o scartare, in base alla nostra “esperienza/memoria” una pietanza o un ingrediente
  • i sensi favoriscono appetito e digestione e la loro attenuazione permette il raggiungimento del senso di sazietà

“L’uomo differisce dagli altri animali particolarmente in questo: non si accontenta di consumare i cibi, li pensa!”
da L’onnivoro di Claude Fischler

La spesa razionale e irrazionale: chi ci guadagna

Quando si fa la spesa alimentare c’è una componente razionale, “la lista”, ed una componente irrazionale, “il fuori lista”.

Le industrie alimentari e la grande distribuzione (supermercati ed ipermercati) cercano di agire sul “fuori lista”. Le prime, attraverso messaggi accattivanti che iniziano dalla televisione/giornali e continuano sul packaging dei prodotti sugli scaffali. Le seconde, invece, attivando diverse tecniche di persuasione quali:

  • posizionamento dei prodotti (es. biscotti per bambini ad “altezza bambino”, prodotti sicuramente “fuori lista” vicino alle casse dove si è fermi in attesa, isole separate con prodotti particolari…)
  • musica di sottofondo (si cerca di utilizzare musica che rientri nei 60 battiti al minuto, cioè i battiti del cuore, per rallentare le persone)
  • odori (pane fresco, dolci) che in alcuni casi sono reali, in altri potrebbero essere volutamente immessi.

Semplici regole per una spesa corretta

Se da un lato non sussiste nessun problema nel mettere qualche prodotto (pochi mi raccomando…) “fuori lista” nel carrello, la regola principale da seguire, invece, per il resto della spesa è la seguente:

  • guardare sempre la data di scadenza e l’integrità della confezione
  • guardare la tabella nutrizionale relativa ai 100g per confrontare i prezzi e i componenti
  • controllare la lista ingredienti scritta in piccolo ma unica vera fonte di informazione del prodotto:
    – gli ingredienti sono in ordine decrescente di quantità
    – la lista ingredienti dovrebbe contenere un elenco con nomi riconoscibili
    – evitare prodotti con coloranti o conservanti o con additivi (indicati, a volte, con la sigla E seguita da un numero)
    – evitare margarina, oli o grassi idrogenati e favorire olio di oliva
    – preferire la dicitura “aromi naturali” ad “aromi” (che sono sintetici)

Una piccola ma positiva nota è che attualmente molti più prodotti presenti sugli scaffali sono salutari.
L’industria alimentare segue le richieste dei consumatori che oggigiorno sono sempre più informati ed attenti: andiamo avanti così per noi stessi e per le generazioni future che potranno godere di queste nostre scelte alimentari attente ed importanti.

Perle di Salute: districarsi fra i vari prodotti e non fare una spesa sbagliata

Regola principale, quando si va a fare la spesa, è quella di evitare di andare a stomaco vuoto: quando si ha fame, nel carrello entrano alimenti “fuori lista” che sono normalmente… poco sani.

Seconda regola: non fatevi impressionare dalle dimensioni dei carrelli che sono sempre maggiori: più si visualizza il carrello “vuoto”, più si tende a riempirlo. Anche in questo caso il rischio è che entrino cibi “fuori lista”.

Terza regola: non andate mai di fretta, a meno che non conosciate perfettamente l’alimento che dovete acquistare (ossia che è stato già controllato precedentemente nei suoi ingredienti). Per acquistare nuovi alimenti occorre tempo, curiosità e…. occhiali da lettura! Gli ingredienti sono sempre scritti in piccolo e in una posizione quasi nascosta.

Ricordate che tutto ciò che è fresco, non confezionato e non trasformato, è generalmente più salutare.

Il tuo nutrizionista saprà sicuramente consigliarti su come organizzare la tua lista per una spesa sana e intelligente, partendo da un’organizzazione equilibrata dei pasti della giornata e della settimana.

Senza esagerare con le privazioni, è bene trovare un equilibrio che ci consenta di mantenerci in Salute!

Alluce valgo: non solo un problema estetico

L’alluce valgo non è solamente un problema di natura estetica, ma è una vera e propria patologia che può interessare chiunque. Provoca dolore a carico del piede di intensità variabile, da modesta a intensa, con eventuali difficoltà nell’indossare le calzature e nel camminare.

Cos’è l’alluce valgo

L’alluce valgo e caratterizzato da una deviazione più o meno marcata dell’alluce che si “storta” andando di lato, verso le altre dita del piede. In molti casi, vi è anche una deformazione “a cipolla” della base del primo dito del piede, meglio nota come testa del  primo metatarso.

L’alluce valgo affligge molte persone, soprattutto donne.
Il disturbo può essere invalidante sia da un punto di vista funzionale (dolore, difficoltà nel cammino…) sia da un punto di vista psicologico: per molte persone, infatti, il proprio piede diventa “brutto”, da nascondere, o inadatto a portare alcune tipologie di scarpa.

I sintomi dell’alluce valgo

Accanto alla deformità del piede, i principali disturbi sono:

  • Dolore locale anche di elevata intensità
  • Callosità anomale
  • Rigidità del primo dito e del piede
  • Gonfiore della parte interna della testa del primo metatarso, ossia la presenza della “cipolla” che è l’infiammazione (borsite) di una struttura denominata borsa
  • Difficoltà nell’indossare le scarpe e nel camminare
  • Possibili disturbi a carico della schiena poiché, nel tentativo di non sentire dolore (comportamento antalgico), il paziente tende a non distribuire il peso del corpo in modo equilibrato fra i due arti inferiori producendo disequilibri posturali strutturati

Il cattivo appoggio del piede può condurre a problemi a carico delle articolazioni della caviglia, del ginocchio, dell’anca e della colonna che si manifesteranno inizialmente con aumento di tensione, poi dolore e successivamente artrosi.

In alcuni casi, la persona lamenta anche un gonfiore dell’arto inferiore provocato da una deambulazione difficoltosa e dolorosa che non consente una corretta stimolazione della circolazione di ritorno.
Il paziente affetto da alluce valgo può anche soffrire di metatarsalgie, cioè dolori alla pianta del piede.

Cause dell’alluce valgo

Le ragioni che generano la deformità del piede non sono del tutto conosciute: spesso alla base vi sono fattori ereditari o familiari aggravati dall’utilizzo di calzature non adeguate. Ma il solo utilizzo di scarpe con i tacchi alti non giustifica la presenza o la formazione della patologia: infatti, non tutte le persone che li portano accusano il disturbo.

Alcune attività, che vanno dalla danza sulle punte fino ad uno stile di vita sedentario, possono essere considerate concause, come anche la rigidità e gli accorciamenti muscolari degli arti inferiori.

Un altro fattore predisponente è il piede piatto.

Pur riconoscendo concause, fattori di aggravamento e di predisposizione, in ambito osteopatico non sono considerati come l’origine del problema: esso va ricercato all’interno di un modello posturale nel quale il piede rappresenta l’elemento più basso, cioè il costituente che si trova alla base o all’inizio di un sistema più ampio.

Pertanto, una problematica può risiedere o nel piede stesso e da questi disturbare il resto del corpo, oppure trovarsi in qualunque altra parte del corpo e da questi manifestarsi nel piede.
In qualunque parte del corpo si trovi, inizialmente il problema si manifesta come una rigidità. Solo successivamente  evolve in una deformità in valgo dell’alluce, altre volte, invece, in una spina calcaneare, in una tendinite…

E’ possibile prevenire l’alluce valgo?

Prevenire l’alluce valgo è tutt’altro che semplice poiché la patologia si sviluppa lentamente, in modo progressivo e per un lungo periodo dà disturbi rilevabili solo da operatori esperti.

È utile praticare esercizi di allungamento ed effettuare  auto-massaggio dei muscoli della gamba e del piede e, ove possibile, eliminare i fattori predisponenti e le concause, compreso quello di utilizzare calzature comode e senza tacchi eccessivamente alti, evitare il sovrappeso.

Talvolta sono utili ortesi funzionali per ridurre i sintomi dovuti al sovraccarico o per divaricare le dita.
Tutori e plantari sono spesso indicati, anche se non sempre sono tollerati.

La valutazione ortopedica è essenziale per valutare il grado di severità del valgismo dell’alluce.

L’operazione chirurgica è da prendere in considerazione quando la terapia conservativa non ha prodotto risultati soddisfacenti, almeno a livello sintomatologico.

Il riequilibrio posturale è sempre indicato, sia a livello preventivo che per ridurre i sintomi dolorosi: la deformità, salvo che nelle primissime fasi, non è un obiettivo realmente perseguibile, mentre è possibile limitare un ulteriore peggioramento dell’alluce valgo.

Perle di Salute: autotrattamento per prevenire e alleviare i disturbi provocati dall’alluce valgo

Ti consiglio questi due semplici esercizi da eseguire almeno una volta al giorno:

Poni delicatamente le dita della tua mano fra quelle del piede ed effettua qualche rotazione: quest’esercizio rilassa i muscoli del piede, muove le articolazioni e allontana il primo dito dal secondo.
Fai almeno una decina di circonduzioni.

 

 


– poni un elastico fra i due alluci e una lattina fra i due piedi
– delicatamente, cerca di avvicinare i talloni generando una piacevole tensione fra i due alluci
– mantieni questa tensione per almeno 30 secondi
Ripeti 3-5 volte

Cosa si nasconde dietro il tuo mal di schiena?

Certo, la postura sbagliata, il materasso da cambiare, oppure …  le fatiche di Sisifo!  Ma cosa si nasconde dietro il tuo mal di schiena?

La schiena è sostegno e flessibilità, sorregge e sospinge. La strada davanti a sè è chiara, il bambino passa dal gattonare alla posizione eretta perché vuole esplorare il mondo.

Cosa dice la Medicina Cinese

Per la Medicina Tradizionale Cinese, il canale che percorre tutta la schiena è il meridiano della Vescica Urinaria, l’Ufficiale dei Territori e delle Città. Appartiene al Movimento ACQUA, fonte di vita e fondamento dello Yin Yang. I suoi 67 punti sono deputati al controllo di tutte le trasformazioni del Qi, l’Energia, alla regolazione dei Liquidi, delle Ossa di sostegno (le vertebre, per esempio) e alla Muscolatura Scheletrica Posturale.  In quanto movimento Acqua, è in relazione alle orecchie e alla facoltà dell’ascolto.

A livello psichico, il meridiano è associato a severità, rigore e determinazione. Rappresenta la Regola, il padre interiore, l’autorità senza autoritarismo, l’autocontrollo. Tutto il contrario del tipo smidollato, che si muove molto, ma non combina niente!

C’è tutto un mondo che la schiena esprime, circa il “farsi carico”

Eccole lì, quelle posture “a spalle in avanti”, rinforzate da chi sta molto tempo seduto, certo, ma che, accompagnate alla rigidità del trapezio, raccontano di qualcuno che non vuol chiedere a chi gli sta intorno, per paura del rifiuto alle richieste. Oppure quel dolore infrascapolare che narra di persone convinte che “essere amati” passi dal doversi sobbarcare la fatica.

Stima e autostima, sentirsi soli o incompresi … perché quel dolore tra la quinta e la settima vertebra dorsale?

È importante capire qual è il tipo di mal di schiena che ci tormenta, per affrontarlo, terapeuticamente, nei diversi aspetti che coinvolgono le aree infrascapolare, dorsale e lombo-sacrale.

Discalculia: cos'è, sintomi, cause e trattamento con la Terapia cranio sacrale

discalculia terapia craniosacrale

Tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), l’ultimo ad essere stato “scoperto” e sistematicizzato è la discalculia.

Discalculia: di cosa si tratta

La discalculia, ovvero la difficoltà di apprendimento del sistema dei numeri e dei calcoli, si presenta spesso in associazione alla dislessia ma, in alcuni più isolati casi, anche singolarmente.
La discalculia non si riferisce alle affinità più o meno spiccate che i discenti possano dimostrare nei confronti della matematica, bensì ad un disturbo vero e proprio che si presenta nonostante un’istruzione “normale”, capacità cognitive adeguate all’età di sviluppo, assenza di stress psicologici e di danni neurologici.

In particolare, la discalculia limita le abilità di scrittura e lettura del sistema dei numeri, la memorizzazione delle tabelline, l’esecuzione di procedure di calcolo.

La discalculia si distingue in:

  • discalculia primaria, che riguarda le sole abilità in campo aritmetico
  • discalculia secondaria, se associata ad altri Disturbi dell’Apprendimento come la dislessia o la disgrafia.

I sintomi della discalculia

Alla base della discalculia vi sono essenzialmente difficoltà:

  • di coordinazione motoria
  • di orientamento spaziale
  • di organizzazione spazio-sequenziale e spazio-visiva

che per uno studente discalculo sfociano in una lentezza generale di apprendimento e problematiche di vario tipo:

  • nell’identificazione dei numeri e nello scriverli anche sotto dettatura
  • nel riconoscimento delle unità che li compongono e del significato delle loro posizioni (un bambino discalculo non fa differenza tra 16 e 61, ad esempio)
  • nello stabilire i corretti rapporti tra le cifre, cui consegue la difficoltà nel numerare in senso progressivo o contare alla rovescia
  • nell’associare le quantità ai numeri
  • nel comprendere il significato dei segni delle operazioni di base

Il bambino discalculo, non avendo automatizzato le procedure di calcolo, completerà i compiti con molta fatica, a costo di moltissime energie e con scarsi risultati, spesso imputati ad un impegno non adeguato. Questo rischia di minare in maniera anche molto profonda la sua autostima e compromettere, talvolta irreversibilmente, la sua carriera scolastica.

Cause e diagnosi della discalculia

Vari studi specialistici hanno evidenziato come alla base della discalculia ci siano tanto carenze relative ad abilità motorie e percettive quanto un insufficiente repertorio di esperienze pratiche che consentono la traduzione di teorie in attività concrete ed esperimenti pratici.

La manipolazione di oggetti fin dalla piccola infanzia, ad esempio, riveste un ruolo essenziale per conoscere e concretizzare la realtà circostante e creare strutture di pensiero sempre più complesse.

L’iter diagnostico è di competenza del medico neuropsichiatra, spesso lungo e difficoltoso, data l’altissima variabilità di questi disturbi.
Quanto più precocemente viene individuata, tanto prima è possibile intraprendere percorsi di potenziamento e strategie compensative che possono rappresentare percorsi di apprendimento alternativi, tarati sulle specifiche caratteristiche individuali da associare con terapie anche manuali, che in primis consentono un recupero di autostima e conoscenza del proprio potenziale.

Terapia cranio-sacrale e disturbi dell’apprendimento

Ri-tarare la mobilità cranica e di conseguenza riequilibrare il “Movimento Respiratorio Primario che guida il fisiologico e naturale movimento delle strutture ossee craniche e la salute delle aree cerebrali ad esse correlate, consente all’organismo di riacquistare il proprio funzionamento ottimale, specialmente in quelle aree connesse all’elaborazione delle informazioni esterne; la capacità di riconoscere i numeri, ad esempio, dipende da un piccolo nucleo di cellule la cui localizzazione è stata individuata da neuroscienziati della Stanford University, in un’area della corteccia denominata giro temporale inferiore.
Questo studio dimostra come l’apprendimento sia in grado di plasmare i circuiti cerebrali, ma può suggerire anche, viceversa, come la salute della struttura di queste aree influenzi la loro funzionalità.
(Parvizi J. et al, A Brain Area for Visual Numerals, Journal of Neuroscience,  2013 Apr 17; 33(16): 6709–6715)

Posto che solo durante la seduta di terapia craniosacrale sia possibile individuare quali porzioni craniche presentino rigidità anomale o alterazioni denominate lesioni, un paziente affetto da discalculia, ad esempio, potrebbe dunque trovare giovamento nel trattamento delle zone della sfera cranica posteriore e di manovre che possano rilanciare movimenti eventualmente ridotti di queste strutture.

 

Perle di Salute: “Prediligere la conretezza!”

Un alunno affetto da discalculia fatica a rendere concrete le spiegazioni astratte e complesse riguardanti i numeri e loro funzioni: risulta quindi importante cercare di riportare ad un livello di estrema semplicità e concretezza queste teorie.
Una valida strategia potrebbe essere, quindi, quella di utilizzare materiale manipolabile per poter donare effettiva tangibilità a quanto esplicato, privilegiando dunque strategie didattiche pratiche.

Dolori mestruali addio, con l'agopuntura!

Le applicazioni dell’agopuntura in ginecologia rappresentano un vastissimo campo di studio, sia per la grande diffusione delle patologie trattate, sia per il numero potenzialmente enorme di pazienti trattabili.

L’agopuntura per contrastare il dolore mestruale è oggi riconosciuto anche dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in quanto risulta essere un trattamento efficace e senza effetti collaterali.
La dimostrazione, con i criteri dell’evidenza occidentale, di una reale efficacia dell’agopuntura in questo campo, prende spunto da numerosi studi clinici effettuati già a partire dagli anni settanta, che evidenziano come l’agopuntura sia in grado di controllare i livelli plasmatici dei principali ormoni sessuali (FSH, LH, estradiolo e progesterone).
In particolare, da un punto di vista squisitamente clinico, l’agopuntura è in grado di trattare efficacemente le donne sofferenti di dolori mestruali (o dismenorrea).

Questa condizione affligge la stragrande maggioranza delle donne durante l’età fertile.
Si tratta di un disagio fisico e psicologico di elevato interesse medico, spesso così fastidioso e debilitante da compromettere pesantemente le normali attività quotidiane.
In queste forme primarie o funzionali, prive di riscontro obiettivo all’esame ginecologico, il rilascio di una eccessiva quantità di prostaglandine causa contrazioni uterine dolorose.

Basandosi su un malinteso concetto che il dolore sia un inevitabile corollario della condizione femminile, diversi terapisti ancora oggi sostengono che sia un fenomeno naturale da tollerare, salvo poi consigliare l’assunzione di antidolorifici.

In realtà non è necessario, e tantomeno sano, convivere con tale sofferenza, che nella maggior parte dei casi la Medicina Cinese risolve con successo.

Rimedi naturali per contrastare i dolori mestruali

Se sul piano farmacologico si può fare ricorso ai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per contrastare i dolori, è tuttavia possibile adottare una serie di accorgimenti naturali per alleviare la sintomatologia.

È importante:

  • mantenersi idratate
  • seguire un’alimentazione equilibrata
  • praticare regolarmente attività sportiva
  • ridurre stress e ansia in modo drastico

Per ridurre il fastidio dei dolori mestruali, si possono:

  • applicare borse d’acqua calda sull’addome
  • bere bevande calde (infusi e tisane)
  • fare massaggi a livello del basso ventre
  • in alcuni casi, l’integrazione di sali minerali (soprattutto calcio e magnesio) possono apportare benefici

Solo dopo aver formulato una diagnosi puntuale del quadro clinico è possibile trattare questa sindrome in modo efficace e duraturo e non solo sintomatico.
L’agopuntura è una pratica medica che richiede studi approfonditi e molta esperienza, pertanto è fondamentale affidarsi a professionisti specializzati.

Microbiota, disbiosi e alimentazione

L’intestino è l’organo che per primo viene a contatto con sostanze nutritive e sostanze “estranee” al nostro corpo; esso è il fronte immunitario più importante!
Tutti sappiamo che una corretta funzionalità intestinale migliora la salute e previene molte malattie, ma sempre più forte è l’idea che questa azione non sia solo dovuta alle cellule intestinali, ma anche al nostro “coinquilino” microbiota.

Equilibrio vs disbiosi intestinale

Si parla spesso di flora batterica, ma nel nostro intestino convivono batteri (microbiota), funghi (micobiota), virus (virobiota) e protozoi.
Il loro equilibrio determina il corretto funzionamento intestinale.

Al contrario, se per ragioni diverse quali infezioni, trattamenti con antibiotici, operazioni, stress, vita disordinata o dieta non corretta, si altera questo equilibrio, ne deriva una condizione di disbiosi.

La disbiosi è quindi definita come un’alterazione importante nella quantità, tipologia e funzionalità dei microorganismi intestinali.

Il microbiota: che cos’è

Il microbiota è uno degli elementi fondamentali di tutto l’ecosistema intestinale; ci aiuta ad assimilare il cibo, ci protegge da molte malattie e ci fa stare meglio.

Il microbiota intestinale è costituito da circa 100 trilioni di microbi (10 volte superiore al numero delle nostre cellule umane) ed il loro peso è stimato attorno ad 1,5-2 kg.
I benefici principali sono da attribuire ai batteri, i più rappresentati, di cui vengono riportati 5 Phyla principali presenti nell’uomo:

  1. Firmicutes
  2. Bacteroidetes
  3. Actinobacteria
  4. Proteobacteria
  5. Fusobacteria

I primi due (Firmicutes e Bacteroidetes) compongono il 90% del microbiota intestinale.

Se dalla nascita e durante l’adolescenza la composizione del microbiota si modifica, nell’età adulta è piuttosto stabile, per poi modificarsi nuovamente negli anziani.
La vita intrauterina determina già una colonizzazione dovuta a batteri contenuti nel liquido amniotico; la modalità del parto (cesareo o naturale), così come il tipo di allattamento (latte materno vs formule per lattanti), modificano le specie che andranno poi a colonizzare il colon.
Nell’età adulta, le modificazioni sono principalmente dovute a stress, patologie, farmaci e stile di vita e/o alimentazione scorretti.

Oggi, sempre maggiori e autorevoli evidenze confermano quanto il microbiota sia correlato ad alcune patologie quali malattie cardiovascolari, steatosi epatica, malattie autoimmuni, malattie del sistema nervoso centrale e come l’alimentazione influisca favorevolmente sul microbiota intestinale, anche attraverso l’uso consapevole di probiotici, prebiotici e sinbiotici, oggetto di studi sempre più specifici.

I batteri che vivono nel nostro corpo quindi sono responsabili del nostro stato di salute: conoscerli e favorire le specie benefiche è fondamentale per raggiungere un migliore stato di benessere.