Training Autogeno e Sport

Ormai tutti sappiamo che mente e corpo non sono due realtà distinte: non solo si influenzano a vicenda in modo costante, ma costituiscono due facce della stessa medaglia, l’essere umano.

Il Training Autogeno in breve

Il Training Autogeno (TA) è una tecnica di auto-distensione elaborata dal medico tedesco Johannes Heinrich Schultz nella prima metà del secolo scorso che consiste nell’apprendimento graduale, sotto la supervisione di un operatore/trainer con adeguata preparazione, di una serie di esercizi (quelli di base sono in tutto sei) che generano apprezzabili benefici psicofisiologici.

Applicazioni del Training Autogeno

Il TA è applicabile in molti settori della vita quotidiana come il lavoro, lo studio, le relazioni, l’equilibrio sonno-veglia.
In generale, il Training Autogeno:

  • aumenta un benessere psico-fisico globale
  • migliora l’efficacia nella concentrazione
  • è utilizzato durante la gravidanza per prepararsi al parto
  • è utilizzato nell’ambito dello sport per migliorare la performance.

La volontà, la perseveranza, la resilienza e la capacità di controllare le proprie emozioni sono parte integrante della riuscita nel mondo dello sport, sia agonistico che amatoriale.

Il TA nello Sport

La pratica del Training Autogeno si è rivelata un aiuto eccellente per sostenere la prestazione psicofisica e per aiutare lo sportivo a sviluppare fiducia in sé stesso, migliorando tanto la performance esterna quanto il vissuto interiore associato ad essa.
Il TA è in grado di apportare molteplici benefici, sia al singolo atleta che alla squadra. I più importanti:

  • Il TA può essere usato come “pausa profilattica” tra un tempo e l’altro della gara oppure al termine della prestazione, per favorire il recupero delle energie psicofisiche.
  • Il Training Autogeno permette un miglior recupero dagli allenamenti e migliora la qualità del riposo notturno.
  • Il TA aiuta a scaricare la tensione e l’emotività e ad acquisire un maggior controllo su fattori emotivi (ansia, insicurezza, paura) che possono interferire negativamente con il buon esito di una prestazione sportiva; rappresenta quindi un valido aiuto contro la cosiddetta ansia da prestazione, come testimoniato da alcuni studi condotti a riguardo.
  • Il TA favorisce il rilassamento muscolare, riducendo così il rischio di contratture e di infortuni e rappresentando un importante ausilio nella riabilitazione degli infortuni.
  • Attraverso l’uso di opportuni proponimenti, attraverso il TA è possibile aiutare l’atleta ad aumentare la sicurezza in sé stesso e la convinzione di riuscire a ottenere buoni risultati.
  • Praticato prima di una gara, il TA favorisce una maggiore concentrazione durante la gara stessa.
  • Il TA migliora la concentrazione per il gesto tecnico imparando a stare nel “qui ed ora”.
  • Il TA favorisce un miglioramento del “clima di squadra”: maggiore armonia, superamento di rivalità e antagonismo e aumento del senso di appartenenza e di coesione.

L’introduzione del TA nello sport: qualche esperienza illustre

L’affermazione del TA nello sport è avvenuta in maniera graduale, a partire dai resoconti di alcuni atleti che si sono avvicinati all’allenamento autogeno per motivi personali.  Tra i tanti benefici, riferivano anche migliori prestazioni sportive, maggiore resistenza fisica e più rapido recupero delle energie.
Alla luce di queste constatazioni, molti allenatori della Federazione nazionale tedesca inserirono nei loro schemi di allenamento proprio il TA: il risultato fu che raggiunsero un notevole successo durante i giochi olimpici negli anni ’40 e ’50.

G. Naruse

Un primo studio scientifico sull’utilizzo del TA nelle discipline sportive è quello di G. Naruse: la ricerca intrapresa nel corso del 1960 presso l’Istituto di Tecnologia di Kyūshū (Giappone), ha dimostrato la validità della tecnica e la sua efficacia nella psicologia dello sport.
Il ricercatore osservò un gruppo di 125 sportivi giapponesi, tornati dalle Olimpiadi del 1960 a Roma, notando che quasi tutti gli atleti avevano sperimentato ansia da prestazione e disturbi correlati allo stress, sia prima che dopo le gare. Naruse sperimentò su 56 atleti un programma di allenamento che comprendeva il TA, che consentì di ottenere ottimi risultati riguardo alla paura di esibirsi in pubblico e la capacità di mantenere costante il livello delle performance.
In seguito il TA venne inserito come tecnica standard da applicare prima, durante e dopo le gare.

Hannes Lindemann

Fu davvero sorprendente l’esperienza di Hannes Lindemann, medico e atleta di alto livello, autore del libro “Training Autogeno. Il più diffuso metodo di rilassamento”: nel 1956 attraversò da solo l’Atlantico in 72 giorni, con un comune kayak pieghevole.
Lindemann attribuì al TA il successo di questa avventura, che prima di lui altre 100 persone hanno pagato con la vita.

Piero Gros

In Italia, la prima applicazione del Training Autogeno in ambito sportivo risale ai campionati mondiali di sci di St. Moritz del ‘73. Mario Cotelli, responsabile della Valanga Azzurra, in tale occasione contattò il Prof. L. Peresson per aiutare Pierino Gros. L’atleta dello sci azzurro, prima di ogni discesa veniva preso dall’ansia e dall’emotività, che gli impedivano di poter esprimere le sue doti di grande slalomista. Con l’utilizzo del Training Autogeno, in breve tempo l’atleta superò completamente l’ansia, gli ostacoli emotivi e l’insonnia per le tensioni prima della gara e diventò campione del mondo.

Oggi, il Training Autogeno è utilizzato con successo nella preparazione di atleti di varie discipline sportive: nuoto, sci, calcio, tennis, pentathlon… e potremmo continuare ancora questo elenco.

Grazie a questo ottimo metodo di rilassamento e auto-condizionamento, attraverso la costanza, la perseveranza e l’esercizio continuo si riescono ad ottenere miglioramenti psico-fisici tanto desiderati dagli sportivi.

Perle di Salute: cosa significa “recupero muscolare”?

Significa che il tuo corpo è in grado di recuperare dopo una gara o una sessione di allenamento.
Lo sviluppo muscolare del tuo corpo e il miglioramento delle prestazioni fisiche dipendono dalla qualità e dalla velocità con cui riesci a raggiungere il recupero muscolare completo. Con il giusto recupero, il corpo è molto più resiliente e meno soggetto a possibili infortuni.
C’è una connessione diretta tra corpo e mente: i nostri pensieri e stati emotivi influenzano le nostre reazioni corporee. Questa legge naturale è alla base di tutte le forme di rilassamento attivo, incluso il training autogeno, il rilassamento muscolare progressivo, la meditazione, lo yoga e molte altre discipline.
È stato dimostrato che un programma di rilassamento della durata di 10 minuti riduce la tensione e la concentrazione di acido lattico nei muscoli.

Scopri, con un professionista, quale metodo ti aiuta a recuperare più velocemente e quali tecniche di rilassamento sono più efficaci nel tuo caso!


Il Coach Nutrizionale: chi è e cosa fa

Quante volte abbiamo sentito queste frasi:

  • “Ho fatto tante diete, ma ho sempre ripreso il peso perso!”
  • “Vorrei fare una dieta, ma non ho proprio tempo per cucinare e lessare le verdure.”
  • “Mangio sempre in mensa o fuori casa e non riesco a tenere sotto controllo le quantità.”
  • “Non riesco a conciliare con serenità le mie esigenze alimentari con quelle della mia famiglia e ogni volta a tavola è uno stress.”
  • “Con la dieta non ho più il piacere di mangiare; è tutto insapore.”
  • “Vorrei seguire la dieta, ma purtroppo ci sono troppe occasioni, cene con amici, compleanni, festività, che mi impediscono di seguirla per bene e alla fine la bilancia non scende!”

A volte il problema non è avere una dieta, ma cercare di seguirla e di applicarla alla propria quotidianità.
Il tentativo è proprio quello di dare un regime alimentare che non sia un percorso di un mese, ma un vero e proprio cambiamento di stile di vita!

Il Coach Nutrizionale: chi è e cosa fa

Il Coaching Nutrizionale ha come obiettivo proprio quello di fornire alle persone gli strumenti per poter affrontare e superare, in modo SEMPLICE E DURATURO, tutti quei limiti che impediscono di mettere in atto una dieta sana ed equilibrata e di mantenerla nel tempo.

Il Coach Nutrizionale è competente e imposta un piano alimentare, con tipologia e grammature degli alimenti. Oltre a questo, è in grado di consigliare come:

  • scegliere gli alimenti tra tutti quelli disponibili
  • cucinare i cibi
  • conservare i prodotti
  • mangiare
  • organizzare la settimana e la giornata alimentare.

Il Coach diventa un vero e proprio supporto alla persona!

Durante il percorso formativo in Coaching Nutrizionale, l’alimentazione viene analizzata in tutte le sue sfaccettature, sia attraverso conoscenze teoriche che conoscenze pratiche. Obiettivo è rendere il professionista autonomo e critico nei confronti delle mille informazioni alimentari, per poter dare consigli e seguire nel tempo i suoi pazienti.
Messaggi come “i 10 cibi che ti fanno ingrassare”  o, al contrario, “i 5 cibi che ti fanno guarire”, vengono analizzati minuziosamente per comprenderne i confini del marketing e gli interessi economici che si nascondono.

Le sedute di Coaching Nutrizionale

Ogni Nutritional Coach sviluppa la propria modalità professionale ma, di base, un percorso di Coaching Nutrizionale è composto da almeno 6 incontri, di circa 45 minuti ciascuno, così impostati:

  1. Conoscenza della persona attraverso anamnesi alimentare, abitudini e necessità, con proposta di un regime alimentare. Misurazioni antropometriche e stima della spesa energetica.
  2. Consegna del piano alimentare personalizzato e di un diario alimentare, da compilare per tutta la durata del percorso.
  3. Analisi dei primi risultati ottenuti (misurazioni ripetute ad ogni incontro), lettura del diario, consegna di ricette di cucina sulla base dei gusti della persona.
  4. Analisi delle ricette portate dal paziente. Studio e lavoro su come organizzare i pasti, sui pasti fuori casa, gli eventi extra, le festività e gli incontri sociali.
  5. Valutazione dell’organizzazione “sociale”. Analisi dell’etichettatura dei prodotti e indicazioni su come fare la spesa, perché “la Salute inizia dal carrello“.
  6. Indicazioni pratiche sulla lettura delle etichette dei prodotti. Proposta di un ulteriore incontro, a lungo termine, per la valutazione del mantenimento.

Ad ogni incontro, il Coach è in grado di modulare, spiegare, modificare il regime alimentare, cercando di creare un vero e proprio stile di vita sano e corretto, a cui il paziente farà serenamente riferimento, rendendolo consapevole ed autonomo nelle scelte, senza far percepire che è a “dieta”

La tecnologia degli alimenti

La chimica e la tecnologia degli alimenti costituiscono quelle branche della scienza che vengono in aiuto per poter capire cosa succede veramente agli alimenti.
Per esempio, è possibile capire come mai un cereale ha un indice glicemico maggiore di un altro, valutando la composizione dei granuli d’amido (con strutture molto diverse tra cereale e cereale) e la tipologia di amido contenuto.
O ancora, ci possiamo difendere dai falsi miti come quello dello zucchero grezzo, integrale, raffinato… un grande pasticcio che vorrebbe far credere che non vi sia un passaggio nella calce… passaggio necessario per renderlo commestibile e che, quando poi viene lavata, rilascia… CALCIO, molecola non solo innocua, ma addirittura necessaria al nostro organismo.
Si può conoscere quali sono le molecole dannose presenti negli alimenti: per produzione (ad esempio l’acrilammide nelle patatine fritte) o perché naturalmente presenti (ad esempio l’avidina nell’uovo crudo).
Oppure è possibile conoscere le molecole che fanno bene (antiossidanti, vitamine, omega 3….), dove si trovano e in che modo ci aiutano.
Una biochimica applicata alla pratica!

Burnout e Medicina Tradizionale Cinese

Ti senti insoddisfatto e prostrato?
Sei arrivato il punto di “non farcela più?

La Sindrome da Burnout

Come accorgersi se si è a rischio di Burnout? La Medicina Cinese ci può aiutare?

La Sindrome da Burnout altro non è che una condizione in cui lo stress cronico è associato all’ambito lavorativo. Dagli anni ’70, definita come sindrome prevalente tra gli operatori dedicati alla cura (medici, infermieri, assistenti sociali,…), ha visto includere altre categorie di lavoratori, professionisti che hanno un contatto frequente con il pubblico, con l’utenza, non più solo gli “helper”.

Un segno caratteristico che deve mettere in allarme è che, nonostante si tenti di riposare, né il sonno né rimanere in poltrona fanno stare meglio: non si riesce a recuperare.

Ci sono degli step, dei passi inevitabili da compiere. Ci vuole un percorso per uscire dalla condizione di prostrazione e recuperare lucidità ed energie.
La Medicina Cinese, con i suoi meridiani, ci offre un valido sostegno!

Una via d’uscita dal Burnout con la MTC

Riconoscere “il problema”

Definire il disagio, capirlo e riconoscerlo. Dargli un nome, riuscire a raccontarlo. Stabilire il perimetro oltre il quale il filo si rompe!

In medicina cinese, il meridiano di Stomaco è quello che prende in mano la lanterna e si dirige al nostro interno, a rischiarare il cammino quando tutto diviene oscuro e non si trova la via da percorrere. Inoltre, il suo decorso, che in parte coincide con la fascia posturale anteriore, conferisce al meridiano di comandare al corpo “l’arresto”, specie se la postura diventa “testa in avanti che tira il resto del corpo che vuole fermarsi”.

Recuperare e irrobustire

Le poche energie sopravvissute vanno recuperate. Dagli antichi testi, due punti energetici centrali nel corpo: il primo tra seconda e terza lombare, il secondo circa quattro dita sotto l’ombelico. Sono VG4 e VC4, Ming men e Yuan guan, per la stanchezza cronica. Da scaldare, massaggiare, frizionare.

Proteggere

Poiché la Sindrome da Burnout è alimentata da un vissuto di demotivazione, delusione e disinteresse per il lavoro, il nostro Cuore energetico va rinfrancato.

Ci vuole il meridiano “angelo custode”, il protettore del cuore imperatore, il meridiano del Ministro del Cuore.

Sostenere

Solidificarsi e proteggersi è alla base della strategia. Ci vuole DU MAI, il meridiano di Vaso Governatore. Questo meridiano ci regala l’integrità, è il meridiano dell’autoaffermazione, dell’identità


La filosofia della medicina cinese: i meridiani energetici

I meridiani energetici

“La Terra ha 12 fiumi, l’Uomo ha 12 Meridiani”
(Lingshu, cap. 72)

Jing Mai è il nome cinese con cui sono chiamati i Meridiani, i canali energetici che solcano il corpo umano, metafore dei fiumi che attraversano il nostro pianeta. E, come i fiumi per la salute di tutto il territorio, è importante la quantità di acqua che vi scorre, così come è importante la navigabilità, che non vi siano intoppi lungo il decorso, che si produca una condizione di lento e ordinato fluire.

I Meridiani questo fanno: incanalano l’energia vitale, facendola scorrere nel corpo in modo ordinato, secondo regole prestabilite ed immutabili.

I meridiani sono la modalità con cui l’energia, i Soffi, si organizzano e danno vita all’uomo, alla sua salute o malattia.

Nel Ling Shu, antico testo medico cinese la cui prima versione fu probabilmente compilata nel I. secolo a.C. sulla base di testi precedenti, al capitolo 10 si legge: “Grazie ai Meridiani si diagnostica lo stato di salute, si trattano le malattie, si regolarizza il vuoto pieno”.

Regolarizzare il vuoto e/o il pieno è l’attività principale, per esempio, delle ginnastiche di lunga vita, come lo yoga, o il Tai Chi o le arti marziali.
Ed è il proposito con cui operano i terapisti, nell’intento di “arrivare prima” che la malattia si manifesti, o per sostenere il corpo-anima nei processi di autoriparazione.

A cosa servono i meridiani?

  1. I meridiani mettono in relazione l’Uomo con il mondo esterno, permettendo alle energie cosmiche di influenzare in modo benefico l’organismo.
  2. Difendono l’organismo, lo proteggono da fattori climatici troppo intensi, dai virus e batteri.
  3. Assicurano l’unità e il coordinamento tra interno ed esterno del corpo, tra alto e basso, tra organi e visceri.
  4. Nutrono gli organi e visceri, li alimentano di energia e sangue.
  5. I canali energetici regolano la temperatura dell’organismo.

I 5 elementi: la potenza del Vento

Certo, non è semplice per le nostre menti occidentali, razionali, accettare l’idea che una materia scientifica come la medicina possa essere spiegata ed insegnata utilizzando un linguaggio poetico e simbolico, aulico, che si serve di metafore e di “corrispondenze”, come i Cinque Elementi.
Spiegare le relazioni tra gli organi, la mente, lo spirito e i sistemi complessi, parlando di fiumi o monti, oppure di organi come Ministri del Regno, certo a noi suona straniante.

Nel Sowen, al capitolo 5 è detto: “L’Est genera il Vento. Il Vento genera il Legno. Il Legno genera l’Acido. L’Acido genera il Fegato. Il Fegato genera i Muscoli. I Muscoli generano il Cuore -l’organo che segue il Fegato nella ruota dei cinque elementi-. Il Fegato comanda il l’Occhio”.

Il Vento è la potenza dell’universo che crea il movimento stesso.
Quindi il Fegato si comporta come l’est, il sorgere del sole, il movimento rapido con cui, all’aurora, si passa dalla notte, dallo yin profondo dell’Acqua, al Fuoco del mezzogiorno, lo yang al suo splendente apice.
Ecco che nell’uomo, quando ci si mette in movimento, compaiono i dolori, come per esempio i dolori al risveglio, che poi passano a camminare; il responsabile è l’energia dell’Est, il Fegato.

Quindi, per analogia, nel caso in cui ci fosse un intoppo nel meridiano di Fegato: potrebbe venirmi mal di testa, alla sommità e all’occhio. È il libero fluire del Qi di Fegato che si muove controcorrente e sale in maniera incontrollata.
Oppure si manifesta singhiozzo, eruttazioni o vomito, a indicare che il Fegato insulta lo Stomaco, determinando un’ascesa patologica dell’energia.

Così come gonfiore addominale e diarrea potrebbero dipendere da un Fegato che si riverbera sulla Milza-Pancreas, danneggiando le sue funzioni.
In questo caso, attraverso il suo meridiano, o il suo meridiano yang, quello della Vescica Biliare, si può riacquistare la salute, sciogliere i ristagni lungo il decorso del meridiano e ripristinare il metabolismo.

Lo scompenso energetico di un organo

Lo scompenso energetico di un organo viene prima della manifestazione fisica di una patologia; si esprime anche attraverso aspetti psico-emotivi.

Fegato si rivela nella rabbia, nella frustrazione, negli scoppi incontrollati d’ira, nella tossicità emozionale.
Caratteristicamente, la persona non riesce a partire, a sbocciare, a compiere la propria primavera.
Ecco cosa può accadere a livello emozionale all’energia di fegato:

  • In ristagno (stasi o pieno), si manifesta con scatti d’ira e comportamenti violenti
  • In carenza (deficit), si esprime con depressione fino all’autolesionismo

L’autolesionismo è ciò che accade, per esempio, in alcuni adolescenti, quando ancora non si sanno riconoscere e gestire le proprie emozioni, i desideri e le frustrazioni si alternano a ritmo sfrenato.

La circolazione meridianica è il fondamento per cui, collegando le parti con il tutto, quando un meridiano non è in equilibrio, nel tempo si manifesteranno sintomi relativi a diversi organi.

Perle di Salute – Il mio organo è in deficit energetico?

Ma come è possibile stabilire se un organo è in deficit energetico?

  1. Valutando la tonicità ed elasticità del suo meridiano!
    Lo stretching dei meridiani permette sia la diagnosi che il trattamento del meridiano energetico.
    Stretching dei meridiani:
  2. Seguendo una semplice regola: se fa male, c’è ristagno.
    Rilassare il meridiano del fegato richiede, al terapista, una manualità particolare: fegato è materia e terra che si risvegliano, come magma che forma le cose. Il suo canale, anche nel tratto addominale, si preme ed impasta, si spinge espandendo, per poi tornare al centro. Bisogna togliere i blocchi, anche in autotrattamento.

Col cuore in tumulto, tra ansia e angoscia – la visione in MTC

Con la parola “ansia” si è soliti includere una complessa combinazione di sensazioni: dall’apprensione alla preoccupazione, dalla paura al panico.

Sterminata è la varietà dei sintomi che si manifestano:

  • alcuni sono parametri fisici, ben misurabili, come l’alterazione del battito cardiaco
  • altri sono solo sensazioni, come l’intolleranza ad abiti che stringono (cinture, reggiseno, cravatta) o la sensazione di farfalle nella pancia che genera inquietudine.

Una “classifica”, basata su stato di gravità e differenziazione dei sintomi, sigla i vari tipi di comportamenti:

  • DAG se si parla di disarmonia che persiste nei mesi
  • DP se si aggiungono panico e forti alterazioni metaboliche
  • FOBIA, tra cui ansia sociale
  • DOC coazione alla gestualità ripetuta

Cause e motivi che generano la reazione d’ansia

Le cause che generano la reazione d’ansia sono molte e diverse, tra le quali non vanno sottovalutate:

  • una “noia dell’esistenza”
  • la ricerca di significato in ciò che si fa
  • la coerenza con ciò che si è

Per contrastare l’atteggiamento dell’ansioso che si rovina la giornata perché pensa al futuro di certo possono rivelarsi utili le pratiche che riportano l’attenzione al presente proprio!

L’ansia classificata in Medicina Cinese

In un’ottica olistica, orientale, dove “tutto è parte del tutto”, anche l’ansia deve pur avere un suo perché!
L’ansia, come la rabbia, o la paura, sono manifestazioni della nostra emotività. Qualsiasi emozione, se adeguata in intensità e non persistente nel tempo, ha una propria funzione specifica, una sua utilità.

La Medicina Cinese, nella sua meravigliosa linearità, oltre a dedicarsi alla descrizione delle varie forme di ansia, concentra la propria attenzione su “cosa succede al movimento del Qi”, dell’energia, nella persona quando è preda di uno stato di ansia, di angoscia (lo stato intermedio tra ansia ed attacco di panico) o di inquietudine.

Pone così una prima interessante suddivisione, a cui corrisponderanno diversi tipi di trattamento:

  • nell’ansia l’energia, il Qi, si muove in modo disordinato, anarchico, in tutte le direzioni.
    In Medicina Cinese quando si parla di Ordine si parla innanzitutto del meridiano VESCICA URINARIA e dell’organo POLMONE, ovvero respirare in modo ordinato
  • nell’angoscia, il movimento del Qi è congelato, l’angoscia è un non movimento.
    Gli stimoli che provengono dall’esterno sono percepiti come un troppo intensi o ravvicinati, tali da non poter essere gestiti/digeriti. Qui si parte dallo STOMACO: lo stomaco produce il sangue e il sangue è la casa della nostra psiche
  • nell’inquietudine le persone riferiscono di aver sempre “il cuore in gola” o sognano di dover scappare, di essere inseguiti.
    È una perdita del proprio Centro; la sua comparsa si potrebbe accompagnare al momento in cui “ciò che è stato sepolto” torna a galla. Il meridiano della VESCICA BILIARE è un buon punto di partenza per affrontare questi casi, da associare all’organo CUORE, l’Imperatore.
Appare sempre più evidente che l’eccesso di un sentimento si ripercuote sul buon funzionamento degli organi; così come il cattivo funzionamento di un organo può essere sottolineato da un’alterazione dei sentimenti.

E se l’ansia compare senza motivo?

Spesso molti di noi cercano di capire, o si sforzano d’immaginare le ragioni razionali del proprio stato d’ansia. Ma, come detto, magari l’origine dello stato d’ansia deriva dal cattivo funzionamento di un organo.
A questo proposito, qualche interessante suggerimento lo si trova in “ORGANI ED EMOZIONI”:

  • il “vuoto” dell’energia del Fegato determina la paura / il “pieno” determina la collera
  • il “vuoto” dell’energia del Cuore determina il pianto / il “pieno” risa irrefrenabili
  • il “vuoto” dell’energia della Milza-pancreas si manifesta con depressione e astenia mentale / il “pieno” con ossessioni e idee fisse
  • il “vuoto” dell’energia (QI) del Polmone determina l’angoscia / il “pieno” la sovreccitazione
  • il “vuoto” dell’energia (QI) del Rene determina indecisione e apprensione / il “pieno” autoritarismo e stravaganza.

Perle di Salute: PC6 Neiguan – un solo Punto per ansia, nausea e aritmia

C’è un punto nel meridiano di MINISTRO DEL CUORE, si chiama PC6 Neiguan e si trova a tre dita dalla piega del polso, esattamente al centro del braccio, tra i tendini.

La stimolazione è molto semplice, può essere fatta con il pollice, cercando di “penetrare” un po’ tra i tendini, per poi esercitare
– delle pressioni ripetute ogni 3/5 secondi
– oppure delle pressioni rotatorie, in senso antiorario.

L’efficacia della stimolazione di questo Punto lo ha reso noto anche al di fuori dell’ambito della Medicina Cinese. È infatti lo stesso Punto che viene stimolato indossando il “polsino antinausea”, consigliato a chi soffre di mal di mare o mal d’auto, tutte circostanze dove la nausea ha radici nella psicoemotività.

Massaggi Terapeutici – la formazione

A partire dal 2022 il Registro di Medicina Empirica EMR/RME ha introdotto nella sua lista di metodi riconosciuti un nuovo numero, il metodo 33, ossia il nuovo metodo MASSAGGI TERAPEUTICI.
Ma di cosa si tratta? Scopriamolo insieme!

Nuovo metodo di massaggio: numerose possibilità

Con il metodo Massaggi Terapeutici, RME ha sviluppato un nuovo standard nel campo del massaggio, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la qualità nel settore del massaggio: un’ulteriore prospettiva professionale per i terapisti che già lavorano, una buona base per i futuri terapisti, un’opportunità per una formazione aggiuntiva per i fornitori di formazione e un’ulteriore opzione di servizi di qualità per gli assicurati.

Orientamento terapeutico e multidisciplinare del nuovo metodo

Il nuovo metodo Massaggi Terapeutici ha un orientamento chiaramente terapeutico. Tuttavia, non va in alcun modo in competizione con la qualifica professionale federale del Massaggiatore/Massaggiatrice Medico. Al contrario: questo nuovo standard può essere visto come un trampolino di lancio in quanto offre ai terapisti un ulteriore opportunità di evolversi e continuare a svilupparsi.

La formazione completa in Massaggi Terapeutici

Per ottenere il marchio di Qualità RME per il nuovo metodo 33, i terapisti dovranno dimostrare una formazione complessiva di 740 ore, che comprende:

La formazione integrativa come soluzione di transizione

Una soluzione alternativa, durante la fase di transizione disponibile fino a fine 2026, sarà quella di svolgere una formazione integrativa (Formazione Passerella) alla formazione di base.
La formazione passerella è rivolta esclusivamente ai terapisti che posseggono determinate caratteristiche, tra le quali la registrazione presso il RME – Registro di Medicina Empirica, in uno dei seguenti metodi, da almeno 2 anni entro il 31.12.2023:

I dettagli, in tal senso, sono stabiliti da una Direttiva e da una scheda del Regolamento RME.

Per informazioni in merito alla valutazione dei percorsi formativi pregressi, rivolgersi direttamente in segreteria didattica.

(fonte: newsletter EMR/RME Registro di Medicina Empirica – Basilea/Svizzera)

Maggiori informazioni:
“Massaggi Terapeutici” – il nuovo Metodo N. 33 – Novita’ da RME


Per qualsiasi ulteriore informazione necessaria, non esitate a contattare la segreteria didattica di CSTM, anche telefonicamente al numero +41 (0)91 924 92 92

Riflessologia Plantare: Cos'è, benefici e controindicazioni

Riflessologia plantare - Stimolazione del piede con pollice

Breve storia della riflessologia plantare

La riflessologia plantare fa parte di un istinto innato nell’uomo, un retaggio ancestrale che portiamo dentro di noi, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.  Contrariamente a quanto comunemente creduto, la riflessologia è sempre esistita, sia in Oriente che Occidente, sia in Africa che in America.

All’inizio del Novecento, per merito del Dott. William Fitzgerald, considerato il padre della tecnica moderna, si cominciano a codificare alcuni concetti in tema di riflessologia plantare. Al giorno d’oggi esistono più tecniche con diverse varianti e diverse scuole di pensiero (cinese, olandese, inglese, tedesca, israeliana).

Cos’è la riflessologia?

mappa del piede per benessere del corpo - riflessologia plantareLa riflessologia è una tecnica del benessere che rientra nelle discipline bio-naturali.

La riflessologia non è solo un massaggio, ma è una tecnica manuale di stimolazione, con il semplice uso delle mani dell’operatore, dei cosiddetti “punti riflessi”, che sono stati nel tempo mappati. Esistono punti riflessi in tutto il corpo e da qui diversi tipi di riflessologia: plantare, palmare, facciale, auricolare etc.

Nella riflessologia plantare, i piedi vengono considerati specchi del corpo e la pressione esercitata su particolari punti agisce sulle zone del corpo corrispondenti.

Alcuni principi della riflessologia plantare

A grandi linee, e secondo diverse teorie, l’azione riflessa su questi punti mappati, che corrispondono a organi, ghiandole o sistemi del nostro corpo, influisce sugli stessi, con l’intento di operare un riequilibrio dell’intero organismo, alfine di stimolarne le capacità di auto-guarigione. 

La stimolazione è eseguita principalmente mediante movimenti basculanti del pollice, digitopressioni, sfregamenti, pompaggi e, raramente, con l’utilizzo di particolari “bastoncini”. Dal punto di vista scientifico il funzionamento della riflessologia non è ancora del tutto compreso, ma sono stati proposti diversi modelli di trasmissione del messaggio.

La Riflessologia è una disciplina olistica e quindi considera l’individuo come un’entità inscindibile di corpo, mente e spirito. Il nostro corpo non è quindi un insieme di parti separate, ma una totalità indivisibile di parti ed il piede stesso è considerato come una “persona in miniatura”. Il massaggio delle zone riflesse del piede rientra nelle terapie complementari e può essere affiancata alle terapie convenzionali della medicina ufficiale. 

Benefici della riflessologia plantare

Benefici in tutto il corpo - riflessologia plantareSfatiamo innanzitutto la credenza popolare che la riflessologia serva solo a rilassare. 

In realtà il suo campo di applicazione è vastissimo al pari dell’agopuntura, tecnica scientificamente riconosciuta come terapeutica.  Spazia quindi in problematiche, ad esempio: neurologiche, endocrine, gastroenteriche, nefrologiche, oncologiche, ginecologiche, osteorticolari, autoimmuni, etc.

La riflessologia è indicata per persone di ogni età, bambini compresi. Gli anziani, in particolare, la trovano molto efficace per alleviare i dolori provocati da reumatismi e artriti.

Controindicazioni della riflessologia plantare

La riflessologia plantare è una pratica ampiamente sicura, proprio per il concetto riflesso, e i limiti di un trattamento riflessologico sono creati solo da particolari condizioni della regione in cui si effettua la stimolazione. La riflessologia plantare è controindicata nei casi in cui siano presenti vasculopatie degli arti inferiori (es. flebiti, varicosi), piede diabetico, verruche o infezioni micotiche. 

Se applicata in modo professionale e qualificato, grazie all’utilizzo di alcuni metodi, si può sviluppare la sua connotazione “diagnostica”, oltre l’effetto “terapeutico”, rendendo così la tecnica ambivalente e molto più centrata sulla risoluzione di una problematica; ecco perché risulta essere uno straordinario strumento di supporto per molte altre tecniche orientate al benessere e alla cura della persona.  

I compiti del riflessologo

Il riflessologo non guarisce, ma aiuta a riequilibrare i sistemi corporei, stimolando le zone meno attive e calmando quelle eccessivamente attive.  Il riflessologo non diagnostica malattie, prerogativa del Medico abilitato, ma può riconoscere uno squilibrio di un organo o di un viscere, una tensione sul piano mentale od emotivo.

Un trattamento completo di Riflessologia plantare è mirato al riequilibrio della persona dal punto di vista fisico, emozionale ed energetico.

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Cos'è il Training Autogeno: la tecnica di rilassamento più famosa al mondo

Donna si rilassa con esercizi di training autogeno

Mente e corpo non sono due realtà distinte. Non solo si influenzano a vicenda in modo costante, ma costituiscono due facce della stessa medaglia, l’essere umano.

La pratica del Training Autogeno, tecnica di auto-distensione molto usata contro ansia e stress, si basa proprio sul coinvolgimento dell’unità mente-corpo. Con i suoi numerosi utilizzi possibili costituisce uno strumento attuale ed efficace per incrementare lo stato di benessere della persona. 

Cos’è il Training Autogeno e le sue radici storiche

Il Training Autogeno è un metodo pratico che ognuno può apprende e utilizzare anche autonomamente, caratterizzato da un protocollo specifico e graduale che consente di riprodurre delle reali modifiche fisiologiche e psicologiche andando ad agire sul sistema neurovegetativo e sulla consapevolezza del proprio corpo.

Johannes Heinrich Schultz, medico psichiatra di origine berlinese, esperto in ipnosi e psicoanalisi freudiana, si è dedicato alla creazione di questa metodologia sistematica a partire dagli anni venti.

Il 1932 è l’anno della nascita ufficiale del Training Autogeno, tecnica presentata nella monografia “Das Autogene Training”, in cui sono stati raccolti i risultati di molti anni di studi condotti da Schultz.  Nelle sue ricerche Schultz comprende che i processi mentali possono provocare non solo modificazioni patologiche dell’organismo (es. malattie psicosomatiche), ma anche modificazioni positive che sono in grado di riportare armonia in funzioni organiche e psicologiche alterate. L’invenzione di Schultz ha come obiettivo quello di trasformare e integrare le parti disturbate del soggetto; secondo Schultz esiste un piano di vita più sano, chiamato bionomico, per lo sviluppo della propria individualità in armonia con le leggi della vita; il Training Autogeno aiuta a percorrerlo.

Dal 1932 questo allenamento psicofisiologico ha avuto un crescente successo, tanto da divenire una delle tecniche più conosciute e diffuse in tutto il mondo. La sua applicazione registra numerosi benefici in vari ambiti: sportivo, lavorativo, medico, psicoterapeutico, psicopedagogico, artistico, individuale. 

I principi e la pratica del Training Autogeno

Il termine “Training” significa letteralmente “allenamento” e “Autogeno” vuol dire “che si genera da sé”.
L’allenamento del Training Autogeno ha qualcosa di speciale, nel senso che i comportamenti risultanti non sono “appresi”, così come ad esempio si impara a giocare a pallone, ma sono comportamenti “autogenerati” ai quali la persona in un certo senso assiste man mano che, con costanza, migliora il suo grado di allenamento.

Dunque, se nell’esperienza quotidiana ci si allena a fare qualcosa, nel Training Autogeno, invece, in un certo senso ci si allena a non fare. Una caratteristica importante del Training Autogeno è la ripetizione sistematica, l’esercizio costante, l’allenamento degli esercizi che lo compongono.

Secondo Schultz, solo attraverso la ripetizione costante degli esercizi di concentrazione passiva è possibile ottenere sempre più consolidate risposte di distensione e calma, andando a influenzare determinate regioni remote del corpo apparentemente inarrivabili, che diventano accessibili solo grazie all’allenamento.

A cosa serve il Training Autogeno: i Benefici

Donna al lavoro calma ansia e stress con esercizi di training autogenoIl Training autogeno ci aiuta a ritrovare la forza in noi stessi e la distensione psicosomatica che l’accompagna. È una valida terapia contro nervosismo, stress, insonnia, stati di esaurimento, alcool, fumo e altro ancora. Ci aiuta a conoscerci intimamente attraverso la possibilità di affrontare le personali problematiche psicofisiche per sfruttare così le proprie potenzialità e ritrovare la giusta qualità di vita. 

Benefici fisici

  • L’autoinduzione alla calma, raggiungibile in pochi secondi
  • L’abbassamento dello stato d’ansia generalizzato
  • Il superamento dei momenti di stanchezza durante la giornata
  • La diminuzione e soppressione delle sensazioni di dolore
  • La soluzione dei disturbi del sonno quali l’insonnia
  • La normalizzazione di alcune funzioni organiche quali la digestione, la pressione arteriosa

Benefici psicologici

  • Il miglioramento della capacità di autocontrollo emotivo di fronte a eventi stressanti
  • Il potenziamento delle funzioni mentali quali la memoria, l’introspezione, l’autocoscienza
  • Il miglioramento delle prestazioni sportive, nello studio e al lavoro

Possibili Controindicazioni

Il Training Autogeno è un metodo di comprovata efficacia, adatto alla maggior parte delle persone, di tutte le età, dai bambini, alle gestanti fino agli anziani.

Ci sono tuttavia dei casi importanti in cui è controindicato. Si parla di:

  • situazioni psicopatologiche, quali gravi forme del disturbo ossessivo-compulsivo, grave ipocondria, grave depressione, psicosi
  • patologie organiche, minaccia di infarto o infarti recenti,  insufficienza cardiaca e scompenso cardiaco, gravi crisi ipotensive, diabete grave.

Le controindicazioni indicate devono essere sempre valutate nei singoli casi e nella grande variabilità che contraddistingue i diversi soggetti.

Curiosità

In molte culture e filosofie orientali (ad esempio il buddismo, l’induismo…) troviamo diversi aspetti che sono anche ripresi nel Training Autogeno:  i Mantra, la concentrazione e la meditazione profonda , il concetto di allenamento della mente e del corpo attraverso la disciplina.

Anche alcune culture tribali, del continente africano e sud americano, mostrano attinenze per cui in alcuni riti viene ricercato il distacco dal pensiero concreto.

Imparare il Training Autogeno è un investimento sul proprio Benessere, non perderà mai valore e darà frutti nel corso della nostra intera esistenza.

 

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Il massaggio tradizionale thailandese: tra energia, danza e benessere

Quando allarghi la tua mente e lasci andare, quando ti rilassi, lasci che il respiro vitale si espanda, quando il tuo corpo è calmo.

Li chiamano massaggi. Sono le “Antiche Arti Orientali per la Salute”, del corpo, della psiche e dello spirito. Sono discipline millenarie; quando se ne afferra la propensione diventano occasione di trasformazione e crescita evolutiva, per chi le riceve, ma anche per il massaggiatore che le pratica. Il Massaggio Thailandese è una di queste.

Breve storia del massaggio thailandese

Il massaggio tailandese è patrimonio culturale della Thailandia. Fa parte della Medicina Thailandese, ha una tradizione di oltre 2’500 anni ed è indissolubilmente legato al buddismo e alla sua diffusione nel continente asiatico. È cultura e stile di vita, è prendersi cura di sé e della famiglia. Originariamente praticato nei templi, è l’esercizio del Metta, un concetto buddista che significa accoglienza senza pregiudizio.

La sua origine è legata al leggendario fondatore Jīvaka Komarabhācca, detto Dottor Shivago. Tramandato grazie all’insegnamento orale e alle iscrizioni su fogli, Re Rama III ne ordina la sua codifica e l’insegnamento presso il Tempio Wat Pho di Bangkok.

In Europa la prima menzione del Massaggio Thai si deve all’ambasciatore francese Simon de La Loubère, nel 17° secolo, delegato del Re Sole nell’impero di Ayutthaia, la Venezia d’Oriente.

Cos’è il Massaggio Thailandese

Detto in parole semplici, il Thai Massage è una sequenza di manovre che lavora su tutto il corpo per ristabilire le migliori condizioni psicofisiche e attivare le capacità di auto guarigione insite nel nostro organismo. Il massaggio Thai opera sul corpo energetico, attraversato da linee che convogliano l’energia vitale.

Metodo di prevenzione e guarigione di antico lignaggio, con la dietetica e la fitoterapia, parte integrante della medicina thailandese, creano un mix che ha saputo integrare le pratiche e le conoscenze dei territori vicini: India e Cina.

È  un massaggio energetico quindi si applica su Canali energetici, i 10 SEN (pronuncia Sien), concetto comune ai Meridiani Giapponesi, alle Nadi indiane o i Canali della Medicina Cinese. La pressione dei punti situati sui Sen prevede la risoluzione dei più comuni disagi fisici e psicoenergetici. 

Gli stili di massaggio in Thailandia sono due:

  1. Lo Stile del Sud, che si caratterizza per un maggior lavoro con pollici e palmi, esercitando pressioni lungo i  Sen. È uno stile più forte, opera sui legamenti in modo piuttosto energico e profondo.
  2. Lo Stile del Nord che privilegia l’uso del palmo della mano e incrementa l’uso di gomiti, ginocchia e piedi rispetto al pollice. È uno stile dove è maggiore la parte di stretching e mobilizzazioni articolari, quindi più acrobatico e coreografico.

Gli ambiti in cui operare con il Massaggio Thai

Gli ambiti in cui operare con il Thai Massage sono molti. Ecco alcuni dei principali motivi: 

La sua ritmicità determina un’azione diretta e un effetto profondo sul sistema nervoso. Entra in risonanza con il sistema parasimpatico, determinando così un profondo rilassamento e un rallentamento di tutte le funzioni organiche. La coscienza è libera dall’influsso di pensieri, dai sentimenti perturbanti e dalle sensazioni corporee sgradevoli. Si instaura un senso di serenità profondissima. È uno stato di “apertura”, di abbandono fiducioso, in cui la persona lascia andare ogni tensione e rimane “senza difesa”, come accade nel sonno.

La sua completezza induce una potente azione sul Sistema del nervo vago, complessa via nervosa che lega il cervello agli organi interni. Oltre all’effetto legato all’equilibrio del sistema neurovegativo, possiede attività antinfiammatoria, misurato con la riduzione del TNF-alfa.

Gli stiramenti dinamici e lo yoga assistito eseguiti durante le sedute di Thai Massage, ne fanno lo strumento indispensabile per i boxer di muay thai, la box thailandese. In realtà tutti gli sportivi che si sottopongono ad allenamenti intensivi e che necessitano di preparazione atletica e riequilibrio post gara beneficiano degli effetti del massaggio thai. Il corpo di questi atleti tende a divenire compatto, le fibre ispessiscono. Il Thai massage ridona lievità e mette nelle migliori condizioni per affrontare le gare, anche da un punto di vista psicologico.

I benefici del massaggio thailandese

Flessibilità, riequilibrio posturale, sblocco dei canali energetici, impatto sul sistema immunitario, anti aging, ma anche calma la mente, aiuta la concentrazione, ridona fiducia in sé …

Il Massaggio Thailandese è utile non solo per problemi fisici muscolo-articolari, come cervicalgia, lombalgia, sciatalgia, ma anche per mal di testa, dolori articolari di varia natura, per insonnia, depressione, alterazioni della pressione, alterazioni metaboliche riguardanti gli organi, problemi femminili, alterazioni emotive e molti altri disagi, che se trascurati, originano malattie psicosomatiche.

  • Benefici fisici: il massaggio thai libera l’energia, aumenta la circolazione del sangue e, diminuendo la pressione sanguigna, favorisce l’eliminazione delle tossine aumentando il sistema immunitario, migliora la respirazione, rallenta il processo di invecchiamento e previene le malattie e allevia le malattie degenerative. Per il rilassamento muscolare, aumenta la flessibilità dei muscoli e aumenta la mobilità.
  • Benefici mentali: la liberazione dell’energia porta a un miglioramento della prospettiva verso la vita con la creazione di un equilibrio emozionale, aiuta a schiarire i pensieri e a calmare la mente oltre che a guadagnare la chiarezza mentale.
  • Benefici psicologici: questa tecnica riduce e allevia lo stress e l’ansia aumentando la salute e la vitalità. Aiuta le persone ad aumentare i loro livelli di energia interiori e la resistenza.

Ma il Massaggio Thai è anche relazione: scambio, fiducia, sostegno. È l’instaurarsi del dialogo non verbale che dà origine alla relazione di fiducia tra terapista e cliente. È l’atteggiamento, l’attenzione e l’ascolto, non solo la tecnica, a determinare i risultati nei vari ambiti di successo.

Le controindicazioni del Massaggio Thai

Nonostante i numerosi benefici che si possono ottenere attraverso il Thai Massage, ci sono casi in cui non è possibile praticare questo tipo di massaggio, come per esempio nel caso di ernia iatale, disturbi cardiaci o di fratture e gravi infiammazioni.

In qualsiasi caso, qualora si soffra di disturbi o malattie di qualsiasi tipo, è sempre bene chiedere il parere preventivo del proprio medico prima di sottoporsi a sedute di massaggio Thai.

Curiosità

Un massaggiatore thai professionista sembra un danzatore: il suo corpo si muove in armonia con chi sta ricevendo il massaggio. I due disegnano figure plastiche, proporzionate.

In effetti, i movimenti di questa tecnica sono molto coreografici e coinvolgono tutto il corpo: per effettuarli il massaggiatore utilizza palmi, pollici, avambracci, ginocchia e piedi.

Drenaggio linfatico manuale e linfodrenaggio: definizioni e pratiche

Drenaggio linfatico manuale

Breve storia del Drenaggio Linfatico Manuale

Il Drenaggio Linfatico Manuale, come lo conosciamo oggi, deve la sua diffusione soprattutto all’opera di sviluppo e divulgazione del biologo e kinesiterapista danese Emil Vodder (1896-1986), che nella prima metà del 1900 ne intuì la potenziale efficacia in maniera quasi visionaria.

Trasferitosi a Cannes nel 1929, aprì un centro terapeutico frequentato per lo più da pazienti provenienti dal nord Europa, con il loro carico di patologie croniche da raffreddamento.

Basandosi su alcune prime indicazioni di Alexander von Winiwarter, che nel 1892 aveva ipotizzato la possibilità di trattare con successo il sistema linfatico, Vodder si lasciò guidare dall’intuito nel trattare i linfonodi congestionati dei suoi pazienti. Convinto che il loro trattamento potesse contribuire a migliorarne lo stato generale di Salute.

I risultati ottenuti lo spinsero a definire una serie di manualità dalle caratteristiche ben precise, capaci di interagire positivamente con il sistema linfatico, a quel tempo ancora pressoché sconosciuto.

La definizione originale della tecnica risale al 1936 e da allora diverse scuole e correnti di pensiero si sono susseguite a livello internazionale, portando all’attuale evoluzione delle manovre, i cui effetti sono certificati da strumenti di analisi sempre più approfonditi e da nuove conoscenze anatomiche sul sistema linfatico. 

Principali manovre del linfodrenaggio

Le manovre del Drenaggio Linfatico Manuale, tendenzialmente lente e leggere, devono rispettare alcune caratteristiche fondamentali, basate soprattutto sulla consapevolezza che il sistema linfatico è per il 90% un sistema superficiale e suddiviso in territori specifici, nei quali la direzione della linfa è ben definita.

Le sequenze di manovre per ogni singolo territorio prevedono l’alternanza di movimenti lievi e di mobilizzazione, come le manovre circolari, con movimenti di raccolta e spinta, come il pompaggio e invio. Esistono anche manovre specifiche per tessuti fibrotizzati, impiegate per indurre una trasformazione del tessuto fibroso utile a favorirne il decongestionamento finale. 

Principali benefici del drenaggio linfatico manuale

Il linfodrenaggio ha una serie riconosciuta di effetti, oggi maggiormente certificabili grazie anche a strumenti sempre più evoluti come la linfo-fluoroscopia (una tecnica di imaging che consente di ottenere una mappatura della rete linfatica superficiale e di visualizzarne la risposta in tempo reale al trattamento manuale).

Gli effetti principali coinvolgono direttamente sia il sistema linfatico, costituito da vasi, linfonodi ed organi che migliorano la propria capacità fisiologica di trasporto ed elaborazione della linfa, sia, indirettamente, altri sistemi del corpo umano, come quello immunitario e quello nervoso.

Nello specifico, vengono riconosciuti i seguenti benefici:

  • effetti antiedematosi, da sfruttare in caso di linfedema o traumi (ad esempio in caso di distorsione alla caviglia)
  • effetti cicatrizzanti e rigeneranti, utili nella fase di cicatrizzazione dei tessuti o nella senescenza,
  • effetti antalgici ed immunitari, ideali nel trattamento di patologie croniche alle vie aeree superiori o ad affezioni cutanee come l’acne
  • effetti rilassanti del sistema nervoso, da impiegare nella gestione dello stress. 

Efficacia del linfodrenaggio

Le attuali scoperte e conoscenze anatomiche, unite allo sviluppo di tecniche di analisi sempre più approfondite, hanno indotto una vera e propria evoluzione delle manualità originariamente indicate da Vodder.

Poter vedere, in tempo reale, la risposta del tessuto trattato con le varie manualità e verificare l’efficacia della risposta del sistema linfatico ad una manovra piuttosto che ad un’altra, è la base odierna per la strutturazione di future nuove sequenze e manualità, che definiranno l’evoluzione futura della tecnica del Drenaggio Linfatico Manuale.

Nei prossimi anni, dunque, gli operatori del settore saranno invitati ad intraprendere un aggiornamento delle proprie competenze e ad affrontare un cambiamento delle proprie abitudini operative.

Controindicazioni del Drenaggio linfatico manuale

A livello generale, il Drenaggio Linfatico Manuale è controindicato, a scopo precauzionale, in una serie di condizioni nelle quali non è garantita la sicurezza del paziente conseguentemente al trattamento ricevuto.

Nello specifico, si evita il Linfodrenaggio in caso di infezioni in fase acuta, tubercolosi, tumori maligni sospetti o accertati, insufficienza renale, insufficienza cardiaca, asma, ipertiroidismo, vagotonia.

Le suddette controindicazioni sono ovviamente da considerarsi esclusivamente per l’operatore che non esercita sotto prescrizione medica e che opera al di fuori di percorsi di riabilitazione o dall’ambito ospedaliero.

Caratteristiche di un buon terapista

Il terapeuta che pratica il Drenaggio Linfatico Manuale deve possedere alcuni requisiti fondamentali, uniti a caratteristiche personali imprescindibili.

Esso deve agire esclusivamente con una comprovata competenza, certificata dalla conoscenza approfondita del sistema linfatico e delle sue fondamentali peculiarità.

Trattandosi di un sistema superficiale e “passivo”, è inoltre importante che il terapista possieda una buona capacità di interagire con il sistema linfatico, mantenendo lentezza, leggerezza e consapevolezza, alfine di entrare in comunicazione con un sistema suscettibile e piuttosto complesso.

Curiosità

Il Drenaggio Linfatico Manuale, definito anche Linfodrenaggio, è impiegato in ambiti molto differenti: sia a livello ospedaliero, ad esempio nella trattazione degli edemi post chirurgici, sia a livello estetico per le sue riconosciute capacità decongestionanti ed antiedematose.

I suoi campi di applicazione sono realmente talmente ampi e poco conosciuti da renderlo, a tutt’oggi, un metodo in realtà troppo poco utilizzato rispetto alle tante possibilità terapeutiche che possiede.

Quella del Drenaggio Linfatico Manuale è la tecnica maggiormente complementare a quella del Massaggio Classico, in quanto può interviene in ambiti esclusivi e con tempistiche molto più rapide del massaggio classico.

Il terapista che possiede la conoscenza di entrambe le tecniche riesce dunque a gestire con efficacia un maggior numero di casi particolari, interagendo con adeguatezza e tempismo anche in situazioni complesse come quelle legate al traumatismo, sportivo e non, nelle quali il Drenaggio Linfatico Manuale può interviene anticipatamente, accelerando i processi di guarigione e di cicatrizzazione dei tessuti.