Massaggi Terapeutici e Formazione passerella – news

In un momento in cui tutti stiamo trattenendo il fiato, nella speranza di tornare presto alla normalità, è un piacere poter condividere con voi la nostra soddisfazione per aver raggiunto un altro piccolo grande traguardo, che ci distrae, per un attimo, dalle preoccupazioni legate a questa eccezionale situazione: oggi ci è giunta la conferma ufficiale da parte di RME in merito all’idoneità e ottima qualità della Formazione Passerella proposta da CSTM, pertinente al nuovo metodo 33 – Massaggi Terapeutici!
Il Registro di Medicina Empirica RME, ha da poco provveduto a pubblicare, su myRME, la lista delle scuole abilitate ad erogare tale formazione integrativa. Fieri di farne parte!
Il nostro ringraziamento va a tutti i collaboratori che, uniti da un sano spirito di collaborazione orientato all’eccellenza, hanno permesso di raggiungere anche questo importante traguardo!

Per maggiori informazioni sul nuovo metodo 33 Massaggi Terapeutici, leggi anche l’articolo “Massaggi Terapeutici – il nuovo Metodo N. 33 – Novita’ da RME

Cellulite sotto esame: non solo un inestetismo

Inutile dirlo, lo specchio è un elemento fondamentale delle nostre vite, che però ci inganna molto più di quello che pensiamo! L’immagine esterna riflessa non sempre corrisponde a come ci sentiamo davvero: non sempre un bel viso o un bel corpo sono indice di Salute, ed ovviamente vale anche il contrario.
Soprattutto la parte femminile della popolazione si ritiene insoddisfatta del suo aspetto. Per molti il problema sta nei chili di troppo.
Negli anni ci è stato passato il messaggio che il grasso, chiamato in gergo “adipe”, sia sempre qualcosa di negativo, da eliminare.
Ma è veramente così? Il grasso, o adipe, è quindi un nostro nemico?

L’adipe è veramente un nostro nemico?

L’adipe è un tessuto connettivo che forma il nostro corpo e, come tutto quello che lo costituisce, ha delle funzioni particolari.

È infatti in grado di:

  • isolare il corpo dagli urti e dalle temperature pericolose
    sostiene gli organi interni
  • è un’importante riserva energetica
  • inoltre, ha una funzione endocrina, ovvero è capace di incidere sulla regolazione ormonale

Considerate le sue notevoli funzioni, l’adipe è un tessuto vitale per l’essere umano!
Questo ci permette di guardare sotto una nuova luce i nostri chili di troppo, vero?

Ma attenzione, non tutto il grasso è uguale!

Quando il tessuto adiposo è in buona salute e le sue dimensioni sono nella norma, è in grado di svolgere tutte le sue funzioni in maniera efficace, può scambiare con facilità energia ed ormoni.
Se le dimensioni degli adipociti (le cellule di “grasso”) sono normali, e le persone appaiono fisicamente normopeso, la cute è distesa, rosea ed al tatto non presenta zone con temperatura diversa.

A causa di uno stile di vita poco sano, anche l’adipe può ammalarsi, perdendo così le sue funzioni.
Le cellule, non riescono più a cedere i loro scarti e le sostanze utili: in questo modo gli adipociti aumentano le loro dimensioni e si infiammano.
Questa situazione degenera velocemente!
I sintomi iniziali possono essere sensazione di gambe gonfie, segno della calza o del pantalone.
Presto si tendono ad accumulare liquidi e chili di toppo, il colorito si spegne, diventano visibili alcuni piccoli capillari, la temperatura non è più omogenea ed infine compaiono i noduli cellulitici, ovvero la cosiddetta “buccia d’arancia”, sintomo principale della “cellulite”.
Ne risente anche l’attività ormonale e intestinale.

Spesso le persone indicano gonfiore e dolore agli arti, sia comprimendo il tessuto che nell’indossare i vestiti, fino a diventare spontaneo.
Questo disturbo si presenta sempre in concomitanza di ritenzione dei liquidi, data proprio dalla presenza di infiammazione del tessuto.

adipe
La cellulite: non solo inestetismo

La cellulite, meglio definita panniculopatia edemato-fibro-sclerotica, non è dunque un semplice inestetismo, ma un’infiammazione del tessuto adiposo, un sintomo che i nostri adipociti non riescono a lavorare nella maniera corretta.
Questa infiammazione è degenerativa, ovvero ha tendenza ad aumentare se non si fa qualcosa per interromperla.

È possibile intervenire, specie nelle prime fasi, per riportare il tessuto in condizioni di salute, migliorando anche l’estetica.
È necessario, a tal proposito, modificare prima di tutto le proprie abitudini di vita: la dieta, l’attività fisica ed eventualmente anche il modo di vestire devono essere riviste e adeguate!.

DLM
Il drenaggio linfatico manuale nel contrasto della cellulite

Un intervento utile arriva dalle terapie manuali.
Il drenaggio linfatico manuale è in grado di ridurre ed eliminare l’infiammazione cronica presente nel tessuto, eliminando i liquidi in eccesso e, con delle manovre destrutturanti, modificare l’aspetto e la consistenza della zona.
Fin dalle prime sedute i risultati sono ben visibili e permanenti, a condizione che si mantenga lo stile di vita consigliato.

Perle di salute: strategia di lotta alla cellulite

La lotta alla cellulite non può essere combattuta con un solo gesto!
È importante mantenere una dieta sana ed equilibrata, povera di sale (una delle maggiori cause di ritenzione di liquidi).
Dedicate 30 minuti al giorno all’esercizio fisico. Sono da preferire le camminate a ritmo sostenuto e gli sport in acqua. La corsa, soprattutto sui terreni duri, è da evitare poiché potrebbe aumentare l’infiammazione degli adipociti.
Trovate una scusa per camminare… parcheggiate lontano, portate a passeggio il cane, scegliete le scale al posto dell’ascensore…
Evitate i vestiti stretti che potrebbero ostacolare il naturale drenaggio dei liquidi e quindi aumentare il gonfiore e le infiammazioni.
Evitate anche di tenere le gambe incrociate, accavallate: questa postura, se troppo trattenuta, potrebbe far aumentare il ristagno di liquidi.

Chiedete una valutazione al vostro terapista che saprà consigliare la strategia che vi si adduce di più.

Il nostro specchio può farci notare solo la parte estetica del problema, ma sta a noi comprendere che questa è solo un riflesso di una disfunzione interna alla quale bisogna porre rimedio.

L’adipe non è quindi un nemico, ma è necessario imparare a trattarlo con cura perché sia un nostro alleato!

Agopuntura: cos'è, come funziona e cosa cura

Agopuntura… da diversi anni se ne sente parlare sempre più spesso e sicuramente tutti conosciamo qualcuno che almeno una volta si sia sottoposto ad una seduta. Scopriamo insieme di cosa si tratta…

Cos’è l’agopuntura, in breve

L’agopuntura è una pratica che proviene dalla Medicina Cinese ed è stata portata in Occidente intorno al 1’600 da alcuni missionari portoghesi che avevano viaggiato in estremo oriente.
È un metodo antichissimo, che si basa su testi che risalgono al 2’500 a.C.
La teoria che sta alla base riguarda lo Yin e lo Yang: la Salute del nostro corpo è legata all’equilibrio fra queste due forze vitali, l’energia legata alla materia e quella mentale. Entrambe scorrono all’interno di una rete di canali, detti “meridiani”. Quando le vie si ostruiscono, si crea un disequilibrio all’interno dei flussi energetici del corpo e per questa ragione si prova dolore.
Ma è solo in tempi recenti che l’agopuntura si è radicata nel nostro sistema sanitario ed è stata accettata così bene dalla medicina convenzionale al punto da essere praticata anche all’interno del sistema ospedaliero della lombo-sciatalgia.

Come funziona l’agopuntura

Il compito dell’operatore è quello di inquadrare il disturbo all’interno della costituzione del singolo individuo, cercando di capire qual è l’origine dell’affezione, di distinguere tra i sintomi secondari (magari quelli che vi hanno condotto nel suo studio) e quelli primari (l’origine profonda della malattia), di decidere se sia più utile dedicarsi inizialmente ai primi oppure concentrarsi fin dal principio sui secondi.

L’agopuntura consiste nel pungere con aghi dei punti specifici collocati lungo una complessa struttura di canali energetici, chiamati meridiani, che percorrono tutto il nostro corpo.
L’inserimento di piccoli aghi in punti specifici aiuta a riequilibrare le forze vitali e a riportare l’organismo alla sua funzionalità ottimale.
La medicina orientale, disciplina olistica per antonomasia,  mira infatti a curare la persona nel suo insieme e non le singole malattie, in modo isolato.
Ogni punto di agopuntura, quando stimolato, produce uno specifico effetto terapeutico grazie alla produzione di endorfine, ma è anche mediato dall’attivazione di una corrispondente area a livello del sistema nervoso centrale.

L’inserzione dell’ago ha molteplici effetti biologici.
Oltre al ripristino delle connessioni cerebrali, dimostrato di recente, sappiamo infatti che l’agopuntura, andando a stimolare zone più ricche di vasi e nervi rispetto alle aree vicine, comporta il rilascio di sostanze endogene, rilassa i muscoli, ha un effetto antinfiammatorio locale e un’azione sulla conduzione elettrica nervosa.

Cosa cura l’agopuntura

L’agopuntura è utilizzata soprattutto per curare problemi muscolo scheletrici, ginecologici, disturbi emotivi e malattie psicosomatiche.

Utile in sostanza contro:

L’agopuntura può essere utilizzata nel caso il feto sia in posizione podalica, per stimolare una rotazione e il suo posizionamento in favore del canale del parto. Se vengono toccati e stimolati altri punti, si può indurre il parto.

Quali benefici può portare l’agopuntura?

L’agopuntura è un ottimo strumento terapeutico per il controllo del dolore senza impiego di farmaci e pressoché senza effetti collaterali.

L’agopuntura guarda alla persona nel suo insieme.
Immaginatevi di osservare una pianta: ciò che si vede, rami e foglie, sono i sintomi che vengono riferiti al medico, ma quell’albero ha delle radici, che rappresentano la reale disfunzione nascosta, origine del malessere.

L’agopuntura non è un’alternativa alle terapie tradizionali, ma si integra con esse.
Si può dire che dove non arriva la biomedicina, arriva l’agopuntura! Si pensi, solo ad esempio, ad alcune manifestazioni dermatologiche legate a momenti di stress.
O ancora… si tenga conto del fatto che una persona che soffre di un malessere psicologico o psicofisico, possa anche soffrire di bruxismo (il digrignare i denti di notte) le cui ripercussioni si risentono a livello cervicale, alle spalle o in sede lombare: queste sedi risulteranno dolenti durante la notte o al risveglio.


L’agopuntura è una pratica medica che richiede studi approfonditi e molta esperienza, pertanto è fondamentale affidarsi a professionisti specializzati.

Depurare il corpo partendo dalle buone abitudini e dai piedi, con la Riflessologia Plantare

Mai come nelle riviste del settore del benessere si spendono articoli sulla depurazione del nostro organismo.

Partiamo dal concetto di depurazione: operazione atta ad eliminare da una sostanza altre sostanze che ne diminuiscono la purezza o ne pregiudicano le qualità, attraverso processi meccanici, chimici e fisici.

Quindi, fondamentalmente, pensiamo al nostro organismo come l’elemento puro che ha la necessità di smaltire tutti i prodotti di scarto, che altrimenti, contribuirebbero ad una intossicazione ed un cattivo funzionamento del sistema.
In effetti, una deficitaria gestione della nostra complessa industria chimica spesso è l’anticamera di una malattia.  Si evince quindi la necessità di trattare bene il nostro corpo, affinché resti il più a lungo possibile efficiente.

Però spesso sbagliamo a concepire la depurazione, pensandola solo come atto del “buttare fuori”, senza tenere strettamente associato ciò che “portiamo dentro”, che introduciamo.

Per fare un paragone, sarebbe come portare la vostra auto a far pulire il filtro antiparticolato senza preoccuparsi minimamente delle condizioni del motore, magari pessime e quindi altamente inquinanti. Il filtro si sporcherebbe precocemente… senza pensare all’inquinamento!

Impariamo a depurarci a partire dalla nostra alimentazione, dall’acqua che beviamo, dall’aria che respiriamo, dalla nostra igiene personale, con un sano stile di vita, ricordando che siamo fatti anche di mente e spirito.

I sistemi di depurazione del corpo

L’ambiente “corpo” durante le fasi di smaltimento delle sostanze di scarto prodotte dai processi che lo fanno funzionare, risulta altamente efficiente nel riciclare tutto ciò che è possibile, praticamente un’incredibile macchina ecologica. Quindi, anche le operazioni di recupero sono subordinate all’efficienza dei sistemi di depurazione.

Prendiamo ad esempio uno dei filtri più importanti del nostro corpo: il rene.
Tutti sappiamo che ciò che scarta questo filtro esce dal nostro corpo attraverso l’evacuazione delle urine, composte prevalentemente di acqua. Quindi è facile immaginare che uno scarso apporto di acqua, influisca negativamente sulla funzionalità renale, condizione molto frequente nei soggetti anziani, dove il senso della sete si assopisce.
Si riduce così la capacità filtrante, dove l’organo perde della sua efficienza nel selezionare accuratamente quali sostanze eliminare e quali recuperare.
L’acqua carente in volume veicola con maggiore difficoltà le sostanze minerali, favorendone il deposito e quindi il rischio di calcolosi. La scarsa introduzione di acqua riduce complessivamente la quantità di liquidi corporei influenzando, tanto per fare un altro paragone automobilistico, l’intero “volano” che regola la nostra pressione arteriosa, sviluppando una maggior difficoltà a compensare sbalzi pressori.

I reni interagiscono con l’apparato cardio-vascolare, il controllo elettrolitico dei minerali sodio, potassio, calcio e magnesio presenti sotto forma di ioni positivi, modifica le prestazioni del sistema muscolare e nervoso, metabolizzano la vitamina D nella forma attiva necessaria per l’assorbimento del calcio, assorbito attraverso l’intestino facente parte dell’apparato digerente.
Influenzati, a loro volta, da ormoni prodotti all’apparato endocrino finalizzati alla regolazione della pressione sanguigna, i reni producono anch’essi l’ormone eritropoietina che agisce sulla produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo.

Oltre all’equilibrio idro-salino mantengono anche quello acido-basico (pH) del sangue, condizione di vitale importanza per il nostro organismo. Tutti i prodotti a base azotata, scarti dei processi catabolici, risultano tossici per il corpo e devono essere efficientemente scartati.

La riflessologia plantare per depurare il corpo

Nel palmares delle tecniche naturali, la Riflessologia Plantare è regina della depurazione proprio perché agisce ad ampio raggio, agendo su meccanismi fisiologici anche complessi.
Secondo concetti energetici, agisce sui meridiani ed utilizza concetti olistici della Medicina Tradizionale Cinese (MTC), per il riequilibrio del corpo.
Se sviluppata con concetti organici, si distingue per l’azione su organi o apparati per migliorarne l’efficienza grazie a una complessa stimolazione psiconeuroendocrinoimmunologica, mirata all’omeostasi dell’organismo.

La riflessologia plantare ha quindi in sé enormi potenzialità circa la depurazione: riesce ad agire su organi come i reni, dove la complessità e l’interazione con altri sistemi e apparati, risponde alle logiche della fisiologia umana.

Perle di Salute – Attenzione al sale in cucina

Abituatevi a ridurre o eliminare il sale da cucina nei vostri piatti; presto vi abituerete e potrete sentire meglio i veri sapori.
Soprattutto nei cibi già pronti, il sale viene addizionato per insaporirli e conservarli meglio.
In molti alimenti è già presente in dosi naturali, quindi non serve aggiungerne.
Il sale è nemico dei vostri reni, alza la pressione sanguigna e aumenta la ritenzione dei liquidi!

Attacchi di panico: cosa sono e come intervenire con la Terapia Breve Strategica

paura

Mani che tremano, tachicardia, groppo in gola, nausea, sudorazione, difficoltà nel respirare, confusione, paura di impazzire e perdere il controllo o di morire, paura che i soccorsi non arrivino in tempo e che tutti scoprano quanto si è vulnerabili…
Benvenuti nel mondo del… panico!

Cosa ci succede dopo il primo attacco di panico

Una volta vissuto il primo attacco di panico, cambia tutto!
Da questo primo momento critico in poi, potrebbe cronicizzarsi una vera e propria patologia mentale, poiché quella situazione di forte paura rimarrà talmente impressa nella nostra mente da sviluppare la credenza che, in condizioni simili, quelle sensazioni si possano nuovamente verificare.

La sicurezza durante gli spostamenti diventa solo un lontano ricordo, la spensieratezza nel fare le cose quotidiane e anche banali diventa un miraggio sempre più distante…
Un’ombra sinistra è sempre dietro l’angolo, pronta a tendere un agguato quando meno lo si aspetta.

Spesso ci si sente dire: “è tutto nella tua testa, non è niente! Rilassati e non ci pensare!”, come se fosse facile seguire questo consiglio…
Gli amici e i parenti assistono, ma non capiscono, le pagine dei social dedicati all’argomento sono solo un rifugio per non sentirsi soli, ma in realtà lo si è, perdendo sempre di più la speranza di tornare alla vita di una volta.

Cosa sono e cosa fare per affrontare gli attacchi di panico

pauraln genere, il tentativo di liberarsi dagli attacchi di panico riguarda, almeno inizialmente, il ricorso a farmaci per ridurre la reazione psicofisiologica dell’ansia.
Questa strategia tuttavia, si trasforma, dopo qualche tempo, in una tentata soluzione che alimenta il problema, poiché abitua la persona a delegare al farmaco la capacità di resistere alle reazioni di panico e incentiva così la sfiducia nelle proprie risorse personali.

Analizzando le reazioni più usuali a una percezione di intensa paura, si osservano alcune modalità di comportamento tipiche per le persone che soffrono di attacchi di panico:

  • la tendenza a evitare le situazioni associate alla paura
  • la ricerca di aiuto e protezione
  • il tentativo di tenere sotto controllo le proprie reazioni fisiologiche.

Purtroppo queste tentate soluzioni non solo non permettono di sconfiggere il problema, ma lo rendono anche più persistente.
Infatti, i parametri fisiologici che indicano l’innalzarsi del livello d’ansia sono funzioni spontanee dell’organismo e il tentativo di controllarli razionalmente altera la loro naturale espressione.

Evitare le situazioni temute conferma certamente la loro pericolosità percepita e fa aumentare la sensazione di inadeguatezza del soggetto, il quale finirà per costruire una spirale progressiva di diversioni, fino ad arrivare alla completa inattività.
Addossare agli altri la responsabilità di aiutare, costruendo in questo modo dei legami affettivi morbosi, basati sul bisogno e sulla dipendenza, mantiene e fa crescere la paura.
Se tale modalità relazionale non viene interrotta, condurrà sicuramente la persona alla totale incapacità sia di stare da sola che di affrontare qualunque ostacolo.

La reiterazione nel tempo dei comportamenti di questo tipo incrementa la percezione della paura e rafforza il disturbo.
Se si riesce, al contrario, a interrompere tali interazioni disfunzionali, la paura rientra nei limiti della funzionalità.

 

L’approccio risolutivo della Terapia Breve Strategica agli attacchi di panico

Nell’approccio di Terapia Breve Strategica – TBS, già negli anni ‘80 è stata realizzata la prima applicazione di un protocollo terapeutico specifico per gli attacchi di panico con agorafobia, basato su una sequenza strategica di stratagemmi terapeutici per bloccare le tentate soluzioni disfunzionali e portare i soggetti prima a sperimentare l’esperienza emozionale correttiva che cambia la percezione della paura, per poi venire esposti gradualmente alle situazioni temute, riscoprendo le proprie capacità di gestirle.

Il problema da attacchi di panico e le varianti ad esso collegate rappresentano l’area di maggior efficacia terapeutica della Terapia Breve Strategica (95% di casi risolti).

Ma il dato più stupefacente è che i pazienti si liberano dell’invalidante disturbo nel giro di 3-6 mesi con la durata media dei trattamenti di 7 sedute, e che tali risultati, come dimostrano le misurazioni di follow-up (controlli effettuati a distanza di 3, 6 e 12 mesi dopo la fine delle terapie), si mantengono nel tempo in assenza di ricadute e spostamenti del sintomo.

Come scrive Giorgio Nardone nel suo libro “La terapia degli attacchi di panico” (2016): “La vita inesorabilmente pone difficoltà e tranelli sul nostro cammino, e noi stessi siamo decisamente abili a scavarci sotto i piedi le trappole nelle quali poi cadiamo, ma spetta comunque a noi, in prima persona, magari con l’aiuto di uno specialista, venirne fuori e riorientare in positivo anche la direzione più maligna del destino.”

Perle di Salute – Scegliete bene con chi confidarvi

Quando abbiamo una forte preoccupazione, spesso ci viene “naturale” parlarne con altre persone. Raccontiamo il nostro problema a un amico, un parente, un collega o un vicino di casa per sentire il loro parere, per avere un consiglio, per essere capiti, rassicurati, consolati.
Ora anche Internet non si presta più solo come una fonte di informazioni, ci propone anche la possibilità di condividere i nostri stati d’animo e le nostre difficoltà con altre persone, anche sconosciute, e specialmente con quelli che dichiarano di vivere i nostri stessi problemi.
Così facendo, ci aiutiamo per davvero?
Non vi è mai successo, dopo aver parlato della vostra difficoltà, di sentirvi anche peggio di prima?
Non solo di non avere risolto il vostro problema, ma anche arrabbiarvi perché il vostro interlocutore cerca di sdrammatizzarlo o ridicolizzarlo facendovi sentire incompresi e poco rispettati?
Oppure talvolta rimanete con il vostro problema, anche arricchito, alimentato da esempi che le persone vi raccontano: “Sai, a mio cugino è successo anche di peggio!”
Potrebbe esservi d’aiuto solo un vero sfogo, quando riuscite ad esprimere tutto quello che vi si era accumulato sul cuore e vi sentite ascoltati, accolti, non giudicati. Solo in questo caso poi vi sentirete sollevati.

Tra le persone che conoscete, scegliete bene quella con cui sfogarvi: deve essere capace di ascoltare in silenzio! Una saggezza antica ci insegna: “La Madre Natura ci ha dato due orecchie e una sola bocca non a caso, ma per parlare meno e ascoltare di più!”.

Naturalmente, per ottenere i benefici sperati, più che ad un amico sarebbe estremamente opportuno rivolgersi ad un professionista, serio e specializzato, in grado di affrontare e consigliarci il percorso terapeutico più appropriato.

Come afferma Giorgio Nardone all’interno del libro “Non c’è notte che non veda il giorno – La terapia in tempi brevi per gli attacchi di panico” (2003): “La paura, o si supera in prima persona, o non si supera. Nessuno può affrontare la paura che proviamo al posto nostro, nemmeno un farmaco.”.


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Lombalgia: sintomi, cause e trattamento

dolore lombare

A carico del segmento lombare della colonna vertebrale, la lombalgia rappresenta oggi un problema che interessa trasversalmente tutte le età, da quella adolescenziale a quella dell’anzianità, con un preoccupante incremento dei casi che coinvolgono anche bambini in età sempre minore, conseguenti all’alternanza “schizofrenica” tra la postura statica della scuola e le richieste prestazionali delle varie attività sportive che affrontano.

Caratterizzata da una molteplicità di sintomi che si manifestano con gradi, tipologie e frequenze differenti di caso in caso, la lombalgia può comportare l’interessamento del nervo sciatico, assumendo il nome di sciatalgia ed il tipico andamento del dolore dall’area sacrale-glutea fino al piede.

Lombalgia: di cosa stiamo parlando

Con il termine lombalgia si definisce un quadro sintomatologico complesso a carico del segmento lombare del rachide vertebrale, con presenza di tipologie e gradi di sofferenza variabili come indicato dal suffisso -algia (dolore generico).
Il segmento lombare interessato dai disturbi è costituito dalle 5 vertebre denominate L1-L5, che continuano il tratto dorsale fino a congiungerlo a quello sacrale, snodo chiave per la distribuzione delle forze ascendenti e discendenti tipiche della deambulazione e della statica in posizione bipede.

La curva costituita dalle vertebre lombari, definita lordosi, rappresenta per l’animale uomo una curva di adattamento evolutivo rispetto alla sua condizione di partenza di quadrupedia. Una curva che, alla stessa maniera di quella cervicale, risulta ancora in fase di conformazione ed alla ricerca di un equilibrio adeguato alle condizioni di vita cui è sottoposta.

Le posture tipiche della maggior parte delle attività lavorative svolte oggi dall’uomo rappresentano un continuo elemento di disturbo rispetto alla normale fisiologia del rachide, comportando problematiche che possono interessare tessuti e strutture strettamente connesse a livello vertebrale come il nervo sciatico, soggetto a compressione in caso di processi artrosici o degenerativi e protagonista della lombo-sciatalgia.

Lombalgia e sciatalgia: sintomi e cause

I sintomi

Il quadro sintomatologico della lombalgia e della sciatalgia è variabilmente complesso e comprende una serie di disturbi differenti.

La condizione che accomuna la maggior parte dei casi è certamente la presenza di dolore, che può essere riferito ad un singolo punto oppure esteso a tutta l’area lombare, di forte intensità in caso di evento acuto o di intensità moderata o debole nel cronico.

Oltre al dolore, la lombalgia può essere associata a:

  • sensazione di rigidità scheletrica
  • tensione muscolare eccessiva
  • variazioni di sensibilità a livello della cute
  • spasmi muscolari, debolezza
  • formicolii o intorpidimenti
  • disturbi del sonno, irritabilità
  • disfunzioni viscerali

Se il quadro sintomatologico è relativo ad una lombo-sciatalgia, allora il dolore riferito segue un percorso ben preciso, quello di irradiazione del nervo sciatico, che parte dall’area sacrale ed attraversando la coscia postero-laterale raggiunge il piede.
In questo ultimo caso, va sempre evidenziata l’eventuale differenza tra lombo-sciatalgia e sindrome del piriforme accorciato, nella quale il dolore riferito si ferma nell’area posteriore del ginocchio e non scende fino al piede.

Le cause

Le cause della lombalgia possono essere molteplici.
Le posture quotidiane, mantenute o ripetute, statiche o dinamiche, cui viene sottoposta la colonna vertebrale, comportano inevitabilmente continui adattamenti dei precisi assetti scheletrici che la costituiscono, il cui equilibrio è garantito solo da un continuo e variato movimento.

Ogni posizione assunta e mantenuta a lungo, ogni gesto ripetitivo comporta inizialmente un accorciamento a livello dei muscoli tonici, che si occupano della postura; la loro tensione di adattamento tende a trasformarsi ben presto in compensazione scheletrica, con conseguenti rischi dal punto di vista del conflitto tra lo scheletro, i muscoli ed i tessuti ad esso correlati, come nel caso della sciatalgia o della sindrome del piriforme accorciato.

Oltre a questo, possono incorrere alla generazione di un dolore lombare anche altre condizioni, come le sindromi da irritazione del colon, stipsi, candidosi, processi artrosici a carico dei dischi intervertebrali, movimenti inadeguati del corpo, stress o depressione.

massaggiare schienaIl massaggio nella cura della lombalgia

Considerando quali possano essere le cause dei disturbi legati all’area lombare, va da sé che il massaggio venga considerato, ancora oggi, come un ottimo strumento di intervento sia a livello terapeutico che preventivo.

Ogni manifestazione di dolore che possa essere associata ad un quadro di disfunzione muscolo-scheletrica o viscerale, giova degli effetti di un trattamento in terapia manuale.

Le manovre del massaggio sono applicate per raggiungere una serie di obiettivi utili alla risoluzione di questo tipo di dolori, soprattutto quando a generarli sono tensioni muscolari, blocchi articolari o irritazioni.
Il massaggio, con le sue frizioni gradualmente profonde, con gli impastamenti localizzati, con le manipolazioni tissutali, contribuisce a decontrarre le fibre muscolari, a liberarle dal connettivo “fibrotizzato” e ad allungare quelle accorciate, consentendo ai segmenti articolari interessati maggiori capacità di movimento e, di conseguenza, maggior nutrimento e benessere.

Il massaggio, la più antica forma di terapia conosciuta dall’uomo, accompagna ancora oggi i professionisti del settore, siano essi terapisti, fisioterapisti, osteopati o posturologi, nella terapia contro il dolore lombare e sciatalgico.
Unito allo stretching, alla rieducazione funzionale globale, ad una corretta alimentazione e ad un minimo di attività fisica, ripristina la corretta fisiologia della colonna mantenendola giovane e priva di dolori.

Perle di salute: prevenzione, alimentazione e movimento

Per chi soffre di mal di schiena, non esiste rimedio migliore della prevenzione.
Una volta risolto l’eventuale episodio acuto, che per livelli di dolore comporta spesso una inabilità al movimento, diviene necessario lavorare in maniera olistica per evitare il ripetersi delle condizioni scatenanti.

Un sicuro contributo proviene dall’abitudine ad un regolare movimento, sia esso camminata o altra attività “cardio”, così come una particolare cura nell’alimentazione.

Di fondamentale importanze è anche lo stretching, eseguito soprattutto per l’allungamento dei muscoli tonici (squadra a terra), o attraverso l’impiego di semplici posizioni prese dallo Yoga, molto efficaci nella risoluzione e gestione del dolore lombare e sciatico.

Dislessia: sintomi, cause e trattamento con la Terapia cranio sacrale

dislessia

Tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione, la dislessia è sicuramente il più noto e diffuso, con una frequenza del 5% (si stima la presenza di almeno uno studente dislessico per classe).

Si tratta di problematiche che non pregiudicano l’attività cognitiva ma, se non correttamente riconosciuti e affrontati, possono generare in primis disagio e senso di frustrazione nel bambino o nel ragazzo, che può sentirsi non compreso nelle sue difficoltà e vivere con disagio la scuola.

I DSA possono presentarsi da soli, associati tra loro, oppure con altri tipi di disturbo, come la difficoltà di coordinazione motoria e/o associati a disturbi dell’attenzione o del linguaggio.

Dislessia: di cosa si tratta

La dislessia è definita come “l’incapacità di integrare i requisiti linguistici della lettura, scrittura e del sillabare con le capacità intellettuali del bambino” (World Federation of Neurology, 1986), ovvero un bambino/ragazzo con DSA generalmente manifesta delle difficoltà nella conversione grafema/fonema all’inizio della prima elementare, che si trasforma successivamente in una lettura lenta e frammentaria, con molte omissioni, inversioni, sostituzioni di fonema, invenzione di parole, scarsa comprensione del significato delle singole parole e poi dell’intero testo scritto.

I sintomi della dislessia

Spesso i bambini con disturbi specifici dell’apprendimento sono poco precisi anche nei gesti e in alcune attività manuali: ogni attività, artistica e manuale, infatti, presuppone il riaggiornamento della memoria di lavoro (working memory), la pianificazione e l’organizzazione, funzioni attentive ed esecutive fondamentali per allenare e gestire al meglio una tra le funzioni più complesse come il problem solving.

Le cause della dislessia

La dislessia è causata da differenze di funzionamento nelle aree del cervello che si occupano di linguaggio, che non sono ancora pienamente comprese. Diverse aree cerebrali interagiscono in modo complesso per coordinare la manipolazione delle parole necessaria per la lettura, la scrittura e l’ortografia.

Per questo motivo, le caratteristiche della dislessia in ogni persona dipendono da quali aree sono interessate e come: ci possono essere problemi, per esempio, nel ricevere informazioni sensoriali attraverso la vista o l’udito, nel catturarle e strutturarle nel cervello, o nel recupero in un secondo momento, oppure ci possono essere problemi con la velocità di elaborazione delle informazioni.

Scansioni cerebrali di immagini mostrano che quando le persone dislessiche tentano di elaborare le informazioni, il loro cervello funziona in modo diverso da quello delle persone non affette da dislessia.

Posto che un corretto sviluppo neuromotorio consente un corretto sviluppo cognitivo e relazionale, è possibile ipotizzare come molte imposizioni effettuate dai genitori nelle fasi di crescita del bambino e nella gestione delle proprie funzioni (che portano ad esempio alla tendenza ad utilizzare solo o in modo predominante una mano, un occhio, un emisfero) possano alterare questo equilibrio.

Terapia cranio-sacrale e disturbi dell’apprendimento

Sebbene le tecniche osteopatiche, e nello specifico la Terapia cranio sacrale, non rappresenti una cura o una soluzione per questi disturbi, preme sottolineare come possa essere considerata un possibile metodo di prevenzione e talvolta di miglioramento di queste condizioni, da affiancare sicuramente alle tecniche di supporto consolidate in ambito scolastico.

Questo anche in virtù delle esperienze di molti studiosi e terapeuti, i quali evidenziano come ai disturbi del linguaggio corrispondano spesso le medesime restrizioni e rigidità craniche: se corrette, l’individuo sarà in grado di poter accedere alle risorse necessarie per rivitalizzare e dare slancio all’intero sistema.

In presenza di uno o più sintomi o comunque di dubbi specifici riguardanti eventuali ritardi nello sviluppo del linguaggio, sarebbe utile procedere quanto prima ad inquadrare la problematica presente, considerando che i DSA non diagnosticati possono condizionare fortemente lo sviluppo emotivo, la vita di relazione, il comportamento e l’acquisizione degli apprendimenti scolastici del bambino.

Perle di Salute: “Un aiuto grafico: le mappe concettuali”

Organizzare lo studio di un bambino o ragazzo dislessico può risultare complicato. Non esistendo poi un’unica tipologia di dislessia, è necessario tentare diverse strategie e infine adottare quella che risulta alla fine più efficace e adatta alle specifiche particolarità di ognuno.

Un valido supporto per rielaborare e comprendere un testo scritto, può essere dato dalla rappresentazione grafica dei concetti e della loro relazione. Questa rielaborazione consente innanzitutto di prendere coscienza dei propri processi mentali, di controllarli e regolarli (la cosiddetta metacognizione), nonché di favorire quei processi di organizzazione strutturale delle informazioni che sono alla base della memoria.

Osteopatia: scopriamo insieme cos'è, cosa cura e i suoi benefici

L’osteopatia, nata come medicina manuale alternativa, oggi è da considerarsi la terapia manuale complementare per eccellenza: ha da sempre un approccio olistico e scientifico.

Si differenzia rispetto alla gran parte della medicina tradizionale poiché guarda l’individuo nella sua totalità, considerandolo come un’unità funzionale e non come la somma di tante parti affette o meno da un disturbo. I suoi fondamenti sono basati sull’anatomia, sulla fisiologia e sulla ricerca.

L’approccio osteopatico al paziente

L’osteopatia è una forma terapeutica incentrata sulla salutogenesi, ossia volta a ritrovare la salute e l’equilibrio del corpo stimolandone, da un lato, la capacità di autoguarigione, dall’altro eliminandone tensioni e disfunzioni. L’osteopatia non è invasiva e gli unici strumenti utilizzati dall’osteopata sono le sue mani.

L’innovazione del metodo di cura va individuata nell’approccio al paziente: l’osteopatia cerca la causa primaria che ha provocato un disturbo, che può risiedere in una zona lontana da quella che accusa dolore. L’osteopata, colui che pratica l’osteopatia, ha nella sensibilità delle proprie mani gli strumenti per ristabilire l’armonia e la normalità della Salute nelle attività della vita quotidiana.

Campi d’applicazione dell’osteopatia

L’osteopatia può curare e prevenire molti disturbi, nel bambino, nell’adolescente, nell’adulto e nell’anziano. Spesso collabora con altre figure sanitarie appartenenti a varie discipline mediche o con i dentisti, poiché, assieme, risolvono problematiche riguardanti occlusione, masticazione e postura. In altri casi ancora partecipa a percorsi fisioterapici o riabilitativi complessi.

Il trattamento osteopatico può  altresì essere indirizzato:

  • alla riduzione ed al controllo del dolore,
  • alla riduzione ed al controllo dell’infiammazione
  • al trattamento delle cicatrici, anche di origine chirurgica, che siano disfunzionali o problematiche, dato che possono persino alterare il movimento delle articolazioni, della colonna vertebrale o la postura.

I principali disturbi trattati dall’osteopatia

Il trattamento osteopatico si rivolge ad un gran numero di disturbi. Opera sul corpo umano con l’obiettivo di ristabilirne la salute tramite trattamenti manuali volti a ritrovare le funzioni e la fisiologia normali, liberando e sciogliendo le tensioni delle articolazioni di tutto il corpo, della colonna vertebrale e degli arti, riequilibra gli scambi energetici, la circolazione dei fluidi recuperando globalmente la vitalità della persona.

Può curare disturbi a carico del sistema muscolare e dello scheletro, occupandosi di semplici ma dolorose contratture dei muscoli, dei trigger point, dei dolori cervicali, del dorso o della schiena, compresi torcicollo e colpo della strega.

Inoltre tratta efficacemente anche problematiche:

  • degli sportivi
  • dovute a traumi o microtraumi
  • dolori intercostali
  • da incidenti automobilistici come i colpi di frusta,
  • legate a ernie del disco, scoliosi, iperlordosi e ipercifosi,
  • come artrosi, artrite e problemi della postura

Tramite raffinate tecniche manuali, l’osteopatia può risolvere:

  • disturbi funzionali della digestione, quali mal di pancia o gonfiore, quindi acidità dello stomaco, reflusso, colite e stitichezza
  • problemi dell’apparato genito-urinario come dolori o irregolarità del ciclo mestruale, disturbi post-parto, alcuni tipi di incontinenza o di cistite ricorrente sono agevolmente affrontati e risolti.

L’osteopatia, inoltre, tratta:

  • problematiche a carico del sistema nervoso come le parestesie ed i formicolii alle mani o ai piedi, le sciatiche e le sindromi del tunnel carpale
  • alcuni disturbi del sonno o legati all’irritabilità
  • disturbi che interessano il sistema della circolazione dei liquidi o del sangue come congestioni venose o linfatiche, gambe pesanti o sempre stanche, senza riposo.

Un altro settore in cui si ottengono ottimi risultati riguarda quello del naso e dell’orecchio, potendo trattare riniti, sinusiti croniche e vertigini.

Nel novero dei disturbi che riguardano il capo l’osteopatia affronta con successo:

  • le cefalee, il mal di testa da stress, da tensione
  • il digrignamento dei denti o bruxismo
  • le emicranie
  • i problemi di nevralgie del trigemino

Utilissimo il trattamento osteopatico anche durante e post gravidanza: per i tipici mal di schiena o sciatiche od anche per la preparazione al parto, mentre, dopo quest’ultimo, il trattamento è finalizzato a riequilibrare il bacino od  al trattamento delle cicatrici da cesareo.

Osteopatia: a chi è rivolta

I pazienti che si rivolgono all’osteopata hanno qualunque età, giovani, adulti, anziani e bambini, anche neonati. In quest’ultimo tipo di paziente, si preferisce un approccio molto dolce che è quello della Terapia cranio-sacrale, disciplina appartenente al patrimonio terapeutico osteopatico, che risulta di grande utilità in caso di dislessia, colichette gassose dell’intestino, rigurgito, disturbi della dentizione ed in caso di bambini ipercinetici.

Naturalmente, per ottenere i benefici sperati, è opportuno rivolgersi ad un professionista serio, che si avvalga, in caso di necessità, della collaborazione con medici specialisti o di esami strumentali, poiché il solo uso delle mani, in clinica, può non essere sufficiente.

Perle di salute

“Una persona è giovane quanto lo è la sua schiena!”

La colonna vertebrale necessita di movimento per mantenersi in Salute: la sedentarietà è una causa nascosta di dolore alla schiena. Quindi anche una corretta posizione non ci salva dal mal di schiena!

L’unica arma efficace per combatterlo è la prevenzione e questa avviene tramite il movimento. Quale? Fai lo sport che ti piace ed aggiungici un pizzico di stretching! Fallo più che puoi e soprattutto divertiti, magari in compagnia. In caso avessi qualche tensione di troppo, puoi provare a rilassare la zona con un auto massaggio, con l’aiuto di una pallina da tennis (come in foto).

esercizio decontratturante spalla

Epicondilite o "Gomito del tennista": trattamento con l'agopuntura

L’epicondilite, o “gomito del tennista”, è un disturbo assai diffuso ad andamento cronico e recidivante. Si stima che ogni anno 7 persone su 1.000, di età compresa tra 35 e 50 anni, si trovano con il gomito bloccato dal dolore. Colpisce particolarmente soggetti che sottopongono a sforzi ripetuti i muscoli estensori dell’avambraccio e della mano oppure, invece, coloro che, per motivi lavorativi, stanno molto tempo con gli arti superiori fermi nella medesima posizione.

Per tali motivi l’epicondilite si può considerare una malattia professionale, che spesso ostacola gravemente l’espletamento delle normali attività lavorative. È bene precisare che questo disturbo ha assunto ultimamente la denominazione di epicondilopatia o epicondilalgia (dolore alla superficie laterale del gomito) e non più di epicondilite. Si credeva, infatti, che la causa fosse di tipo infiammatorio mentre, con le ultime evidenze scientifiche, si è scoperto che è invece preponderante il processo degenerativo a carico dei tendini coinvolti.

Diagnosi e trattamento dell’epicondilite

La diagnosi è squisitamente clinica, anche se un’ecografia tendinea consente di identificare le aree di degenerazione a livello dei tendini e un’aumentata vascolarizzazione dei tessuti circostanti. Generalmente questa patologia è molto ostica ed il trattamento orale, mediante antidolorifici, risulta spesso insufficiente.

Di fondamentale importanza è il riposo: inizialmente va assolutamente allontanata la causa del dolore, sia essa di origine lavorativa oppure correlata all’attività sportiva, in quelle discipline definite “stressanti” per le articolazioni, come il tennis ed il golf.

Se le terapie convenzionali dimostrano scarsa e incostante efficacia, l’agopuntura, in virtù non solo delle sue potenzialità terapeutiche ma anche dall’assenza di controindicazioni e di effetti collaterali, può rappresentare una valida soluzione e apportare benefici in brevissimo tempo.

Un trattamento precoce con l’agopuntura può ridurre la sintomatologia dolorosa, evitare la cronicizzazione del sintomo e quindi ridurre i tempi di guarigione. L’agopuntura, oltre ad avere un effetto antidolorifico, interviene e tratta anche la causa del dolore. E’ inoltre consigliata la terapia fisica e strumentale, associata a sedute di stretching della muscolatura dell’avambraccio.

Ogni singolo caso merita un’approfondita analisi ed un trattamento mirato in base alla specifica fisiopatologia. Concludendo possiamo dire che l’agopuntura, associata ed integrata agli altri metodi, contribuisce ad un migliore e più rapido recupero dalla maggior parte delle epicondiliti. L’agopuntura è una pratica medica che richiede studi approfonditi e molta esperienza.  È pertanto fondamentale, come per tutte le terapie, affidarsi a un professionista specializzato in tecniche orientali.

I Percorsi di Training Autogeno: rilassarsi per ritrovarsi

rilassamento tecnica di

“Fermati, respira, prenditi del tempo per te stesso!”

Il Training Autogeno è il metodo di auto-distensione e rilassamento più famoso al mondo, utilizzato da quasi un secolo in medicina e in psicologia.
Dalle sue origini a oggi è stato oggetto di numerose ricerche che ne hanno validato l’efficacia dal punto di vista scientifico.
Con la pratica del Training Autogeno è possibile:
  • ridurre gli effetti dello Stress
  • aumentare il tono del proprio umore e lo stato di benessere generale
  • attenuare o risolvere molti disturbi legati ad una condizione di stress cronico come insonnia, mal di testa muscolo tensivi, disturbi psicosomatici (gastriti, coliti ecc.)…
  • affrontare meglio situazioni cariche emotivamente o fonte di ansia
  • recuperare velocemente le energie
  • migliorare il rendimento fisico e mentale, aumentando la concentrazione e l’apprendimento
  • modificare la percezione del dolore fisico
  • sviluppare una più profonda e funzionale esperienza di sé stessi e del proprio corpo
 
Il Training Autogeno permette a chiunque lo impari di poterlo poi gestire in maniera autonoma in qualsiasi situazione e luogo; l’apprendimento del metodo, però, ha regole precise e necessita di allenamento.
Il Training consiste da un lato nell’esperienza guidata degli esercizi con la supervisione di un professionista e, dall’altro, in un allenamento quotidiano che viene svolto autonomamente su quanto appreso durante gli incontri.
L’allenamento non richiede alcuno sforzo fisico e, con pochi minuti al giorno, assicura validi e comprovati risultati!
Un aspetto importante dell’apprendimento è dato anche dalla ritualità, per cui gli incontri avverranno sempre nello stesso giorno e allo stesso orario. Tale ritualità andrà conservata anche nelle esercitazioni a casa.
 
Imparare il Training Autogeno è un investimento sul proprio Benessere, non perderà mai valore e darà frutti nel corso della tua intera esistenza!
 
Scopri i Percorsi di Training Autogeno, singoli o di gruppo, per imparare gli esercizi del TA e applicarli in ogni momento della tua giornata.

I Percorsi di Training Autogeno di gruppo di CSTM sono così strutturati:
9 incontri, da 90 minuti ciascuno (totale 13 ore e mezza)
– 1 incontro a settimana (il mercoledì)
– massimo 8 partecipanti per ogni gruppo

Il vantaggio del TA di gruppo riguarda la possibilità di condivisione e di rispecchiamento con gli altri partecipanti.
Ogni incontro prevede l’esperienza guidata degli esercizi, uno spazio per la condivisione e analisi dell’esperienza e la supervisione professionale dell’allenamento.
Nella parte pratica degli incontri i partecipanti sperimenteranno su di sé i benefici effetti di questo utilissimo e collaudato metodo.
Docente: Dott.ssa Olga Igochina – Psicologa, Psicoterapeuta, Specializzata in Terapia Breve Strategica-TBS, Consulente in Salute Olistica

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