Il colpo di frusta: cos'è, sintomi e rimedi

Il colpo di frusta: cos’è

Il colpo di frusta è un evento traumatico che interessa la parte alta della colonna vertebrale, chiamata cervicale.
Può interessare principalmente le vertebre, i muscoli e i legamenti del collo.
Dobbiamo ricordare che il tratto cervicale della colonna vertebrale è quello più mobile, pertanto è il più esposto; nonostante ciò, tutto il corpo del paziente subisce il colpo di frusta, dunque tutta la colonna, gli arti superiori ed inferiori, il torace ed anche i visceri.

Limitatamente al tratto cervicale, abbiamo il colpo di frusta quando il capo si flette bruscamente all’indietro per poi flettersi di nuovo, altrettanto bruscamente, in avanti; avviene, quindi, una distorsione della colonna cervicale.

Generalmente, il colpo di frusta è la conseguenza di:

  • un incidente automobilistico (soprattutto tamponamento)
  • una caduta accidentale
  • un trauma derivante da un urto
  • un colpo od un pugno
  • uno sport da contatto

Il colpo di frusta da tamponamento

Dobbiamo rilevare che la maggior parte dei colpi di frusta sono la conseguenza di incidenti automobilistici in cui le vetture subiscono un violento tamponamento.

Durante l’incidente, l’automobile viene tamponata: i sedili e gli occupanti subiscono una forte accelerazione che li proietta in avanti.
La testa, a causa del suo peso, tende a mantenere per inerzia la posizione iniziale mentre il resto del corpo, a causa dell’urto, subisce un’accelerazione verso l’avanti.
A questo punto la testa subisce un’accelerazione verso l’indietro, quindi va bruscamente verso il poggiatesta, arrecando potenzialmente un danno da iper-estensensione alla colonna cervicale.
Un istante dopo, come per rimbalzo, il capo viene proiettato in avanti con una velocità superiore rispetto al resto del corpo, provocando un danno da iper-flessione (vedi immagine).

Un tempo, le automobili erano sprovviste di poggiatesta, il quale fu introdotto non tanto per comodità quanto piuttosto per implementarne la sicurezza. Infatti, senza poggiatesta i danni alla colonna cervicale erano di maggiore gravità e talvolta letali o estremamente invalidanti, poiché causavano con relativa frequenza la frattura delle vertebre del collo, con conseguenze ben immaginabili.

La presenza del poggiatesta riduce, soprattutto se ben regolato, i danni da iper-estensione. Quanto più si troverà vicino o a contatto della nuca, quanto minori saranno le conseguenze dell’iper-estensione del collo.
Per quanto concerne la riduzione delle conseguenze dovute all’iper-flessione cervicale, la presenza di airbag frena la corsa della testa in avanti, diminuendo i danni dovuti a tale movimento.
Ovviamente, la cintura di sicurezza, mantenendo il corpo della persona ancorato al sedile, consente l’efficacia di airbag e poggiatesta. Infatti, senza di essa tutta la persona sarebbe proiettata in avanti, con conseguenze ben più gravi e tristemente note, come traumi cranici, e non solo, per impatti contro il parabrezza, il volante…

ll colpo di frusta in caso di sport da contatto

Il colpo di frusta può anche essere la conseguenza di traumi legati ad incidenti di altra natura, ad esempio domestica… o a gesti sportivi (soprattutto sport da contatto).
In questi casi, l’impatto avviene con maggior frequenza in direzione obliqua proiettando il capo non dal dietro all’avanti e viceversa, come descritto in precedenza, ma lateralmente, da un lato all’altro o da una direzione a quella opposta, causando comunque danni, vuoi ai muscoli, ai legamenti od alle  vertebre.

Talvolta le conseguenze possono essere molto gravi, poiché non in questi casi non ci sono dispositivi di sicurezza come nelle automobili.

I sintomi del colpo di frusta

Possiamo avere qualitativamente sintomi lievi, moderati o gravi, mentre temporalmente disturbi che possono insorgere a breve (subito o poco dopo il trauma), a medio e a lungo termine.
Quanto prima insorgono i sintomi e quanto più sono invalidanti, quanto più la situazione sarà grave.

Elenchiamo qui di seguito i sintomi e le lesioni principali:

  • Le lesioni muscolari, di varia gravità, dalla contrattura allo strappo, comportano dolore e limitazione di movimento.
  • Le lesioni legamentose, di varia gravità, comportano generalmente dolore, contratture muscolari, alterazione della mobilità, instabilità delle articolazioni e alterazioni posturali e propriocettive ovvero del senso della posizione, con possibili capogiri e nausea, vomito e tachicardia.
  • Le lesioni discali come protrusioni ed ernie che, oltre a rigidità e dolore di intensità spesso notevole, possono comprimere o meno radici nervose o il midollo, provocando radicolopatie, nevralgie, paralisi…
  • Le lesioni vertebrali (fratture) comportano generalmente problemi di mobilità e stabilità, oltre che dolore importante e rischi di lesioni vascolari, nervose o midollari.
  • Le lesioni nervose o del midollo che comportano disturbi della sensibilità come formicolio a carico degli arti (anche fino alle mani) o, in casi molto gravi, paralisi più o meno estese.
  • Sintomi trasversali a più discipline mediche come il mal di testa, le vertigini, la nausea, i ronzii alle orecchie (acufeni e tinnito), difficoltà a concentrarsi, disturbi della memoria e stanchezza.

Ci possono essere manifestazioni dolorose che oltrepassano la regione cervicale, provocando disturbi di varia gravità a carico della zona dorsale, della zona lombare e di quella sacrale.
In alcuni casi si hanno anche disturbi a carico dell’articolazione temporomandibolare e, di conseguenza, dell’occlusione (masticazione).

La diagnosi del colpo di frusta

A livello diagnostico, gli esami generalmente prescritti spaziano dalle radiografie, alle TAC alle RMN (risonanza magnetica), non escludendo visite specialistiche con ortopedici, fisiatri, neurologi, neurochirurghi, otorini, osteopati.

In ogni caso, è sempre fortemente consigliato recarsi in pronto soccorso per gli esami e le visite del caso dopo un colpo di frusta, anche in assenza di sintomi.
Questo perché molti sintomi compaiono solo diverse ore dopo il trauma. Solo tramite una visita specialistica e gli esami opportuni si potrà diagnosticare la reale entità del colpo di frusta e, di conseguenza, indicare le terapie più idonee.

I rimedi in caso di colpo di frusta

Il riposo, almeno inizialmente, è una delle direttive più indicate.
In questa fase è opportuno limitare i movimenti del collo e della testa, almeno all’interno del range del non dolore.
Spesso, fra i primi provvedimenti suggeriti dal medico vi è l’applicazione di un collarino, atto a sostenere e proteggere il collo da movimenti incongrui o da sollecitazioni eccessive.
Esistono vari tipi di collari cervicali in commercio: rigidi, semirigidi o morbidi, a seconda delle necessità.L’immobilità, se da un lato favorisce la stabilità e la riparazione delle varie componenti cervicali, dall’altro andrà mantenuta per il minor tempo possibile, poiché il prezzo da pagare è la perdita della funzionalità della muscolatura cervicale la quale, immobilizzata, perde di lunghezza e di forza/elasticità, allungando i tempi di recupero e rendendo inadatto il rachide cervicale ad affrontare la vita quotidiana.I farmaci più utilizzati, a seconda della momento e del caso, sono gli antidolorifici, gli antinfiammatori non steroidei, i miorilassanti, i cortisonici, …Superata la fase acuta del trauma, si possono introdurre terapie fisiche (TENS, tecar…), terapie manuali (massaggi, osteopatia …), kinesiterapia (movimento) attiva e passiva.

Perle di salute – Intervenire il prima possibile

A seconda della gravità del colpo di frusta, dopo qualche giorno è già possibile iniziare con le prime sedute terapeutiche.
Seguire il  percorso di recupero corretto è di fondamentale importanza perché assicura un recupero migliore dall’infortunio. In assenza di tale accorgimento, il dolore potrebbe cronicizzare, aggravarsi o comparire anche dopo diversi mesi, creando notevoli disagi al paziente.


Per approfondire…

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Training Autogeno in gravidanza: tecnica e benefici

Nella vita di ogni donna la gravidanza rappresenta un momento ricco di grandi cambiamenti e forti emozioni.
La donna si trova ad affrontare uno degli eventi maggiormente impegnativi della sua vita, sia a livello fisico che a livello emotivo: sta generando dentro di sé una nuova vita.
Tutto è in trasformazione: il suo corpo, il suo ruolo, le relazioni affettive, il rapporto con il partner, le sue aspettative circa il futuro e soprattutto nei confronti del bambino che si appresta a venire al mondo.
Tutti i cambiamenti vissuti portano ad un turbinio di emozioni, cui nessuna donna sembra essere immune.

Gravidanza: cambiare prospettiva

Spesso alla gioia e alla positività si affiancano il nervosismo e la sensazione di non essere all’altezza di quanto viene richiesto come future madri, influenzando l’umore e il benessere psicofisico della donna.
L’attesa di un bambino rappresenta quindi un periodo di grande felicità ma, come ogni cambiamento importante, può rappresentare anche una fonte di grande stress.

Fondamentale appare dunque, in questo evento di vita, imparare a vivere in una nuova modalità sia il rapporto con il proprio corpo, con tutto ciò che esso ci comunica, sia la propria sfera psichica e la propria emotività.

Una mamma in attesa sufficientemente in equilibrio con se stessa e con l’ambiente si relazionerà col suo futuro bimbo in modo più positivo, armonioso, accogliente e protettivo e ciò influirà costruttivamente sulla qualità del legame di attaccamento tra madre e bambino, anche dopo la nascita del piccolo.

Il Training Autogeno per accompagnare la futura mamma

Come ogni metodo che viene adottato per accompagnare le future mamme, anche il Training Autogeno, se condotto da un professionista esperto e seguendo un approccio idoneo alle necessità specifiche, dimostra di poter svolgere alcune funzioni importanti per il benessere psicofisico della gestante e del nascituro.

Avendo come uno dei suoi effetti importanti il miglioramento della capacità di autocontrollo emotivo di fronte agli eventi stressanti, il Training Autogeno può offrire un aiuto molto importante per le donne che devono affrontare una gestazione.

Grazie agli esercizi del Training Autogeno la gravidanza può essere vissuta con maggiore serenità: la paura del dolore fisico legato al parto, oltre alle altre paure e ansie che ogni futura mamma porta con sé durante la gestazione, possono essere ridimensionate e contenute.

Il Training Autogeno infatti permette di attenuare le oscillazioni degli stati emotivi e di umore della futura mamma, che accompagnano spesso tutto il periodo della gravidanza, ma anche le fasi che seguono il parto, svolgendo un’azione di protezione e di prevenzione delle problematiche più serie come i disturbi d’ansia e la depressione post-partum.

L’impiego del Training Autogeno in gravidanza inoltre ha mostrato di agevolare la riduzione di tutti i disturbi della gravidanza che hanno una componente psicologica che può aumentarne il malessere percepito (ad esempio, nausea, vomito, insonnia, irritabilità, stitichezza, piedi gonfi, stanchezza e dolori tensivi).

Travaglio e parto con gli esercizi di Training Autogeno

L’accompagnamento alla nascita è una delle applicazioni psico-educative del Training autogeno, indirizzata soprattutto a condurre la futura mamma al travaglio con la massima tranquillità.

È fondamentale che il Training Autogeno, in vista del parto, venga appreso ed interiorizzato in modo tale che si trasformi in un meccanismo automatico (autogeno).
Per questo è necessario un allenamento quotidiano che prevede un’esecuzione degli esercizi da 2 a 3 volte al giorno (gli esercizi durano da pochi minuti ad un massimo di 10-15 minuti).
Gli esercizi del Training Autogeno sono sei, ma per la preparazione al parto possono essere sufficienti i primi due (pesantezza e calore), più l’esercizio del respiro.

I benefici del TA in gravidanza in breve

Gli esercizi del Training Autogeno permettono:

  • la riduzione del tono muscolare
  • la riduzione della pressione sanguigna
  • attraverso il respiro autogeno, il corpo mantiene la capacità di svolgere la propria funzione respiratoria in maniera integrale, anche in presenza di fatica e difficoltà.

Il vantaggio che ne deriva è doppio:

  • da un lato è assicurata al bambino una migliore ossigenazione
  • dall’altro lato la madre ha la possibilità di sperimentare meno dolore.

Ovviamente, il Training Autogeno non elimina il dolore legato al parto, ma insegna a gestirlo e a controllarlo. Se l’ansia e la paura sono controllate, il dolore non diventerà pervasivo. Tutto si espleta in maniera più fluida, in tempi più brevi, in un’atmosfera generalmente del tutto serena e, dopo nove mesi di attesa, la mamma felice finalmente accoglie tra le braccia il suo bambino.

Perle di salute – Il rapporto speciale feto-mamma

Il legame madre-bambino si crea ben prima che quest’ultimo nasca.
Si dice sempre che tra mamma e bambino si instauri un rapporto speciale già dalle prime fasi di gravidanza: lo stretto contatto tra madre e figlio è infatti rafforzato da un canale di comunicazione privilegiato fatto di sussurri, carezze e parole che risuonano come un’eco nel pancione materno.
Il feto, infatti, percepisce questi suoni che si rispecchiano nel suo comportamento e nello stato di salute.

Numerosi studi hanno dimostrato che il feto non è un soggetto passivo. È attivo e sensibile già in una fase precoce della gravidanza ed è in grado di ricevere stimoli intra ed extra uterini.
È sensibile ai rumori corporei della madre e ai suoni dell’ambiente esterno. In particolare, la voce della mamma, udita nel periodo intrauterino, è riconosciuta dal neonato e faciliterà il suo attaccamento ad essa.

Cellulite o lipedema: davvero una patologia sconosciuta?

Avete mai sentito parlare di lipedema?

In questo articolo vorrei raccontarvi di questo sconosciuto, una patologia rara e poco diagnosticata.

Vi è mai capitato di notare delle figure femminili con la parte superiore esile e la zona dei fianchi particolarmente pronunciata? Insomma, un fisico “a pera”? Credo proprio che la risposta sia un deciso “sì”.

Nel sesso femminile la forma ginoide, comunemente definita “a pera”, è molto riscontrata in quanto gli ormoni femminili, gli estrogeni, predispongono ad un accumulo di adipe (grasso) e liquidi nelle zone di fianchi e glutei.
Inoltre, vi sarete accorti della presenza, su alcune di queste persone, di increspature della cute, piccole deflessioni tipiche di quella che viene definita “buccia d’arancia”.

Bene, se quello che vi ho appena descritto vi sembra davvero molto comune, sappiate che è così.

Lipoedema: non solo un inestetismo

Il lipedema (o lipoedema o cellulite) viene definito come disfunzione già negli anni 50 del 1900, ma solo tra il 2015 e il 2017 vengono inseriti, nei manuali medici, i criteri per la diagnosi di tale malattia.

Quello che per anni è stato definito solo come “inestetismo della cellulite”, ora invece diventa un sintomo di una vera patologia. Ed ecco che questo “sconosciuto” in realtà è una patologia molto comune, che viene definita “rara” a causa della poca informazione. Pochi, pochissimi sono i pazienti che si recano dal curante per chiedere un consulto riguardo questa patologia, in quanto di recente riconoscimento medico.
Questa difficoltà di diagnosi la fa rientrare tra le patologie rare.

Ma cerchiamo di capire qualcosa di più al riguardo.

I sintomi del lipoedema

I segni e sintomi del lipedema includono:

  • Disproporzione tra la parte superiore e quella inferiore del corpo, con aumento di volume nella zona di fianchi, glutei e cosce. Può coinvolgere tutto l’arto inferiore, ma mai il piede. A volte è presente anche sull’arto superiore (non sulla mano)
  • Presenza dei cosiddetti “noduli cellulitici” (buccia d’arancia)
  • Tessuto morbido e pastoso, che può anche oscillare durante la camminata
  • Dolore al tatto ed a volte anche spontaneo (inutile spiegare che un qualcosa che provochi dolore non possa solo essere una problematica estetica)
  • Presenza di lividi e/o capillari in evidenza
  • Sensazione di gambe pesanti o dolenti, che non varia sollevando gli arti.

Soggetti a rischio

Questa patologia colpisce principalmente le donne a causa della grande quantità di ormoni estrogeni. Sono rari gli uomini che presentano il disturbo ed in genere hanno un disequilibrio ormonale.
La patologia inizia a presentarsi dalla fase puberale e, essendo una patologia cronica e degenerativa, continua ad accompagnare la donna per tutta la vita, peggiorando se non si interviene.

Le cause del lipedema

Sebbene non si abbiano ancora dei dati certi a riguardo, sembrerebbe che il lipedema dipenda da una serie di fattori scatenanti.

In primo luogo il fattore genetico ed ereditario: pare infatti che vi sia una sorta di predisposizione famigliare.

Grande ruolo lo giocano gli ormoni, in particolar modo gli estrogeni: ritenuti responsabili di alterare la circolazione linfatica e sanguigna nelle zone interessate, favorendo un accumulo di liquidi che andrà a discapito delle cellule adipose locali. Gli adipociti (cellule di grasso) si ammalano e non riescono a svolgere la loro funzione di riserva energetica, accumulando lipidi senza cederli. Aumentano quindi le loro dimensioni andando ad alterare il decorso di vasi (sanguigni e linfatici) e dei nervi. Questo provoca un’infiammazione locale che si manifesta con dolore e alterazioni della temperatura, ed a volte sono visibili capillari o lividi. Da qui parte un circolo vizioso che tenderà ad alterare sempre più la circolazione, la conduzione nervosa e farà aumentare di volume le cellule adipose.
Il tessuto, sempre più compromesso, si organizzerà in formazioni fibrose che rendono visibili i noduli cellulitici e rendono, di fatto, impossibile gli scambi di liquidi e lipidi nella zona interessata.

Intervenire in caso di lipoedema

Il trattamento del lipoedema è un trattamento multidisciplinare.
È necessario intervenire su più fronti, con dieta ed attività fisica. Ma, poiché questi interventi possono essere poco produttivi da soli, bisogna andare ad intervenire anche su una delle cause principali della patologia, ovvero il disequilibrio dei liquidi.
A tal scopo, è possibile ricorrere alle tecniche manuali.Il denaggio linfatico manuale si occupa proprio di eliminare i liquidi in eccesso presenti nello spazio extracellulare, migliorando la circolazione locale.
Ha inoltre effetto sul dolore, riducendolo.
Nel trattamento del lipoedema vengono inoltre inserite alcune manovre apposite per migliorare la consistenza dei tessuti e rendere la cute omogenea, avendo effetto sia sull’estetica che sull’infiammazione interna.La battaglia contro il lipedema è soprattutto basata sul rendersi conto che il problema non è estetico, ma riguarda la nostra Salute. Non intervenendo si può rischiare un peggioramento della problematica fino a provocare un’invalidità nello svolgere le principali azioni quotidiane come camminare o vestirsi.Iniziamo a intervenire su questo “finto sconosciuto” per migliorare la nostra qualità vita.

Perle di salute – Altre tipologie di intervento

Oltre alle terapie manuali, per combattere il lipedema possono essere utili anche questi comportamenti:

  • Benvenuto lo sport, ma non la corsa. Tutti gli sport dove si salta o, in genere, si hanno degli impatti con il terreno sono da evitare, in quanto potrebbero peggiorare lo stato infiammatorio delle cellule adipose. Preferire lunghe passeggiate, allenamenti funzionali (senza salti) o sport acquatici.
  • Chiedere un consulto al nutrizionista per studiare una dieta equilibrata, povera di sale (responsabile della ritenzione dei liquidi) e di alimenti infiammatori.
  • Utilizzare indumenti compressivi adeguati, che possono aiutare il drenaggio dei liquidi.

Vitamine dalla A alla Z

La scoperta delle vitamine

La scoperta delle vitamine è stata una vera e propria rivoluzione.
Già nel periodo storico antico, che arriva fino al 1’500 a.c., sono state trovate descrizioni cliniche del beri-beri, che oggi sappiamo essere una malattia causata da carenza di vitamina B1, in scritti cinesi risalenti al 2’600 a.c.
Cenni di scorbuto, malattia causata da carenza di vitamina C, si leggono già nel 1’150 a.c., nel papiro di Eber (XVIII dinastia Egizia).
In questa era storica, però, non vi era alcuna conoscenza né sospetto della causa eziologica di queste malattie.

Nella successiva epoca, i primi medici intuirono un’interazione tra alcune malattie e sostanze presenti negli alimenti: di fatto, in papiri egizi risalenti al 1’500 a.c. si trovano descrizioni di cure dell’emeralopia (la cecità notturna) con succo di fegato che veniva applicato sugli occhi, anziché ingerito.

In epoche molto più recenti (nel XVI secolo) vi sono descrizioni riguardanti l’utilizzo di alcuni alimenti che, se consumati, possono proteggere dalle malattie, come l’efficacia di decotti di aghi di pino e del succo di limone per trattare lo scorbuto degli equipaggi di navi di lungo corso.

E’ solo alla fine del XIX secolo che i grandi scienziati iniziano a capire che la presenza di agenti esogeni (lavori di Pasteur su microbi e tossine) è responsabile di alcune malattie, tanto quanto l’assenza di alcuni fattori nutrizionali.
Nel 1890 Eijkmann trova il fattore nutrizionale che guarisce il beri-beri nella cuticola del riso; solo nel 1911 Funk lo chiamerà “VITAMINA”, cioè ammina della vita, creando un concetto rivoluzionario: la nozione di fattore nutrizionale indispensabile alla vita.

Nell’era dei chimici, tra il 1910 ed il 1950, gli scienziati isolano le vitamine ottenendo vari nobel in riconoscimento. E’ sempre in questo periodo che avviene il passaggio fondamentale tra la scoperta in laboratorio e la produzione industriale: T. Reichstein propone ad Hoffmann-La Roche di produrre, su scala industriale, la vitamina C.

Nel periodo attuale, le conoscenze relative alle proprietà delle vitamine, alle loro interazioni, ai meccanismi di funzionamento ed ai loro derivati metabolici sono sempre maggiori ed importanti.

Vitamine: due grandi gruppi

Le vitamine sono un gruppo eterogeneo di sostanze organiche, a basso peso molecolare, che:

  • non hanno un valore energetico proprio
  • sono necessarie al nostro organismo in piccole dosi
  • non vengono sintetizzate dal corpo
  • sono fornite dagli alimenti

Possiamo dividere le vitamine in due macro gruppi:

  1. Vitamine liposolubili: A, D, E, K
  2. Vitamine idrosolubili: B1, B2, B3, B5, B6, B8, B9, B12, C

Il primo gruppo, le vitamine liposolubili, è caratterizzato dal fatto che le molecole di cui sono composte si sciolgono nei grassi e di conseguenza vengono assorbite meglio in una matrice alimentare grassa.
Una volta assorbite, seguono la via linfatica e si dirigono verso diversi luoghi di deposito (fegato/muscoli/adipociti/lipoproteine).

Il secondo gruppo, invece, le vitamine idrosolubili, è caratterizzato da molecole che si sciolgono in ambiente acquoso e non sono immagazzinate nel nostro organismo.

Vitamine dalla A alla Z

Vitamina A

Presente in alimenti color arancione e verde scuro, nel fegato e nelle uova.
E’ necessaria per la visione, in particolare quella notturna, ma è stato recentemente scoperto il suo ruolo nella differenziazione cellulare con secchezza della pelle e ipercheratosi (ispessimento della pelle) in caso di carenza.

Vitamina D

E’ presente sostanzialmente nei pesci, ma si può produrre anche sulla cute, con l’aiuto delle radiazioni ultraviolette.
Interviene nel metabolismo del calcio e del fosforo, ma anche sulla differenziazione cellulare, sulla sensibilità all’insulina e sulla difesa immunitaria innata.

Vitamina E

E’ presente in oli e semi secchi come arachidi, mandorle e noci.
E’ un potente antiossidante che protegge le membrane cellulari dal danno ossidativo.
Viene ripristinata dalla vitamina C.

La vitamina K

Presente nei vegetali verdi, interviene nel processo di coagulazione del sangue.

Le vitamine del gruppo B

Sono coinvolte in diverse reazioni metaboliche come cofattori enzimatici ed intervengono in reazioni che coinvolgono il metabolismo dei glucidi, dei lipidi e delle proteine.

La vitamina C

Presente in diversi alimenti di origine vegetale quali arancia, kiwi, cavolfiore, ribes, peperoni, rucola, limone.
Ha molteplici funzioni: necessaria per la produzione di collagene, favorisce l’assorbimento intestinale del ferro, aiuta il sistema immunitario, protegge le cellule dai danni dei radicali liberi, ha un’azione antitumorale.

Alcune vitamine agiscono in sinergia (vitamina A e D, oppure vitamina D e K, oppure vitamina E e C) e sono indispensabili per il corretto funzionamento del nostro corpo.

Oggi, nei paesi sviluppati non sono più presenti evidenti carenze alimentari (beri-beri, pellagra, cecità…) anche se, in alcune situazioni particolari si possono instaurare lievi carenze determinate da:

  • situazioni di stress
  • difficoltà nell’assorbimento
  • privazioni di cibo da diete dimagranti eccessivamente drastiche
  • alimentazione non corretta, carente in cibi freschi, poco trattati e genuini.

Perle di salute – Regola d’oro: variare l’alimentazione

Le vitamine sono presenti in tutti gli alimenti, non solo in frutta e verdura come si è soliti pensare. Ma non esiste un alimento principe che le contenga tutte.
E’ perciò fondamentale applicare la regola più importante di una corretta alimentazione: variare.
In questo modo assicuriamo al nostro corpo tutte le sostanze che ci servono:

  • la vitamina E nei semi e negli oli
  • la vitamina D nel pesce
  • la vitamina B12 si trova solo in alimenti di origine animale
  • le altre vitamine del gruppo B si possono trovare sia in alimenti di origine vegetale che di origine animale
  • vitamina C in ortaggi e frutta.
Buona abitudine sarebbe quella di seguire la dieta Mediterranea (patrimonio Unesco) come esempio di regime alimentare che assicura tutti i nutrienti necessari al nostro corpo!
Il tuo nutrizionista saprà sicuramente consigliarti su come gestire il piano alimentare, partendo da un’organizzazione equilibrata dei pasti della giornata e della settimana. Perché, ricordandoci che la Salute inizia dal carrello, è bene trovare un equilibrio che ci consenta di mantenerci in Salute

Post parto: il supporto delle terapie manuali

Il periodo post parto

Tecnicamente con “post partum” ci si riferisce alle 2 ore successive al secondamento (ovvero l’ultima fase del parto, che corrisponde con l’espulsione della placenta).
Correntemente, invece, siamo soliti utilizzare il termine “post parto” per indicare un periodo senza limiti temporali precisi, compreso tra il parto e il fisiologico ritorno alla “normalità”.

Se è vero che molta attenzione sia rivolta, in termini di cura e assistenza per la futura mamma, al periodo dei 9 mesi della gravidanza, altrettanto non si può dire avvenga nel periodo successivo al parto, quando in realtà il corpo (ma anche lo spirito) della donna è sollecitato da una miriade di stress di natura differente per i quali spesso è molto difficile dare sostegno.

Gravidanza e poi

I cambiamenti intervenuti al fisico, e perdurati per un lasso di tempo piuttosto considerevole, sono arrivati al massimo della propria manifestazione. I tessuti coinvolti necessitano ora di assestamento per ritrovare un equilibrio ottimale.
Tutto questo mentre molte energie vengono costantemente spese per garantire la cura del benessere di un altro individuo completamente dipendente: spesso si tende a sottovalutare l’importanza della propria salute, proprio in nome di queste nuove responsabilità acquisite.

Senza contare che il processo di “ritorno allo status quo” potrebbe essere tutt’altro che lineare, specialmente in presenza di disturbi pregressi o creatisi durante la gravidanza.

L’iperlordosi residua

Durante la gravidanza grandi tensioni vengono, ovviamente, accumulate nell’area del bacino e degli arti inferiori, sottoposti alle tensioni create dall’aumento di volume dell’addome. Il peso del bambino e dell’utero fanno incrementare notevolmente la forza discendente e le linee di forza risultano pertanto essere sbilanciate, minando la stabilità del corpo.

Inconsapevolmente, la donna gravida corregge la sua postura, mettendo in atto degli adattamenti muscolo-scheletrici per rimanere in equilibrio, reagendo nella maniera più economica ed efficiente possibile.
I principali aggiustamenti sono a carico del rachide lombare e del bacino: con il progredire della gestazione, aumenta progressivamente la curvatura del rachide lombare e il sacro, a causa della iperlordosi, assume una posizione più orizzontale (nutazione) ampliando così l’area su cui gravano le pressioni del peso del tronco.

Questo atteggiamento posturale genera un’iperlordosi che potrebbe perdurare anche nel post partum (convenzionalmente inteso) sottoforma di “iperlordosi residua”.
Questo fenomeno è favorito anche dall’effetto degli ormoni che rendono i legamenti più rilassati e dalla riduzione di tono dei muscoli retti addominali, che agevolano ulteriormente un’antiversione del bacino. In questo modo il corpo ritrova il suo baricentro e quindi l’equilibrio.

I disturbi più comuni del post partum

Alcuni comuni disturbi tipici del post partum possono originare sia da disequilibri creatisi durante la gravidanza, che essere correlati a traumi avvenuti proprio durante il parto.
In questo senso, nella fase di riabilitazione post parto avrà grande rilevanza conoscere la modalità di parto (cesareo o vaginale) affrontata.

Le strutture che maggiormente potrebbero essere soggette a traumi (di varia entità) sono chiaramente quelle che vengono più sollecitate dal peso del bambino e dai cambiamenti che questo comporta:

  • torace
  • area del bacino
  • arti inferiori
  • rachide lombare

La diastasi dei retti addominali

Tra i vari disturbi correlati al post parto, merita menzione, in quanto molto diffuso ma relativamente poco conosciuto, la diastasi dei retti addominali, che comporta l’allontanamento permanente dei muscoli retti dell’addome (la diastasi si definisce non più  fisiologica se presente anche oltre sei mesi/un anno dal parto).

L’attività tonica dei muscoli dell’addome, che costituisce la parete addominale anteriore, supporta e protegge i visceri che sono presenti all’interno. Inoltre, questi muscoli svolgono un ruolo essenziale nel mantenimento della postura attraverso la stabilizzazione del bacino e della colonna toracica e lombare.

Sottoposti allo stress tensionale della gravidanza, i tessuti tendinei della Linea Alba (la struttura tendinea che connette i due retti longitudinalmente), perdono il proprio tono determinando un allontanamento permanente dei ventri muscolari.

Questo deficit funzionale, scarsamente conosciuto anche a livello medico, modificando l’assetto dell’area del bacino e del tronco, diminuisce di fatto la capacità contenitiva dei muscoli addominali e può, a sua volta, causare problemi di incontinenza, ernie, lombalgie croniche, disturbi digestivi, gonfiore addominale.

Terapia manuale in aiuto alle neomamme

Le terapie manuali costituiscono un approccio molto efficace per riequilibrare eventuali squilibri tensionali presenti e agevolare il recupero funzionale delle strutture coinvolte e, quindi, facilitare la transizione fisica e mentale della neomamma, in maniera non invasiva e totalmente positiva.

Nello specifico sarà possibile ridurre gli spasmi nell’area del bacino con massaggi lenti e profondi, mirati a restituire la fisiologica elasticità ai muscoli del comparto gluteo e lombare, all’ileopsoas, rilassare il diaframma e il pavimento pelvico, allungare i legamenti che potrebbero contribuire alla riduzione di funzionalità di importanti strutture vascolari e nervose contigue.

Interventi specifici possono inoltre essere eseguiti con ottimi risultati su eventuali cicatrici del cesareo, allo scopo di eliminare aderenze e restituire mobilità, nonché ridurre fastidi correlati al capoparto.

Recuperare le capacità fisiche contribuirà a mantenere alto anche il morale e l’efficienza generale della neomamma.

Perle di Salute – Affrontare la stanchezza cronica con la spazzolatura a secco

Con grande probabilità alla domanda “come stai?” una neomamma risponderà “stanca”.
Questo senso di spossatezza caratterizzerà interi periodi del post nascita, impegnate come si sarà a includere la gestione del bambino nella propria quotidianità.
Un buon rimedio, efficace e poco invasivo, per rendere più sopportabile questa nuova costante, potrebbe essere una pratica energizzante di facile realizzazione e sicuramente benefica: la spazzolatura a secco.
Questa tecnica, ripresa dall’idrobalneoterapia, consiste nell’eseguire, con movimenti prima lineari e poi circolari, a partire dalla pianta del piede fino alla punta delle dita delle mani, una completa spazzolatura della cute con una spazzola con setole di fibre naturali.
Se eseguita quotidianamente,  questa pratica genera un effetto rinvigorente, tonificante e purificante, stimolando il microcircolo e il metabolismo dei tessuti

Ipertensione e Medicina Tradizionale Cinese

La pressione sanguigna (o pressione arteriosa) è la forza con cui il nostro cuore “pompa”, spinge, il sangue nelle arterie e nelle vene, la forza del flusso sanguigno contro le pareti interne dei vasi.
La pressione è elevata nelle arterie, mentre si riduce nelle vene e nei capillari.
L’Ipertensione Arteriosa è tra le malattie cardiovascolari più frequenti, rappresentando uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di affezioni cerebro-cardiovascolari e renali.

Ipertensione arteriosa: i valori

50 anni

Sotto i 50 anni un buon valore per la pressione è intorno agli 80mmHg per la minima (diastolica, quando il cuore si rilascia) e 120 mmHg per la massima (sistolica, quando il cuore si contrae).

80 anni

A 80 anni i valori di riferimento mutano, oscillano fra 140/160 di massima e 70/80 di minima.

La crisi ipertensiva si ha con 180 mmHg di massima e/o 120 mmHg di minima

Possibili conseguenze

Spesso l’ipertensione è asintomatica: una certa stanchezza e mal di testa potrebbero essere dei campanelli d’allarme, così come ronzii nelle orecchie (acufeni, tinniti), alterazioni della vista (puntini luminosi davanti agli occhi), perdite di sangue dal naso (epistassi). Ma molte volte è solo la misurazione della pressione che può fornire dei dati certi.

Se non riconosciuta l’ipertensione può danneggiare:

  • le arterie: aorta, carotidi, arterie renali, arterie delle gambe

ma anche gli organi:

  • i Reni: insufficienza renale
  • il Cuore: insufficienza cardiaca ed infarto
  • il Cervello: ictus cerebrale e demenza

Per tale ragione è bene sapere quali sono le abitudini rischiose e quali potrebbero essere le azioni di prevenzione e lo “stile di vita” che può metterci al riparo da questo “killer silenzioso”.

Se una persona si sta sforzando, sia a livello di apparire o cercare di appartenere, sia a livello fisico, producendo, anche senza accorgersene, uno sforzo costante in qualsivoglia sfera d’influenza (mentale, fisica, psichica, affettiva o emotiva) beh… questa persona sta creando le condizioni ottimali affinché si generi “più pressione”.

Ipertensione e i punti della MTC

Secondo la Medicina Tradizionale Cinese l’ipertensione è un eccesso di yang, di energia maschile, di persone sempre in movimento, iperattivi che, anche nei momenti dedicati all’abbandono, non sanno lasciarsi andare.

LI-11 e ST-36

Un valido alleato, un “punto di esperienza”, che ha mostrato eccellenti rendimenti per ridurre la pressione arteriosa , è l’undicesimo punto del meridiano di Grosso Intestino, il punto Qu Chi, siglato LI-11.

LI-11 si trova sui gomiti (sia a destra che a sinistra), ma bisogna piegare il braccio per trovarlo. Il Punto si trova alla fine della piega del gomito, quando lo stesso è flesso.

Questo punto ben si accompagna al mitico Zu san lì, ST-36, confermando una delle ricette tipiche della digitopressione: i punti dell’alto (braccia/gomito) ben si accompagnano a quelli del basso (gambe/ginocchio).


ST-36 è a quattro dita dal bordo del ginocchio, vicino all’osso della tibia.
Con il ginocchio piegato, tocca la rotula. Ora senti il bordo inferiore della rotula. Appoggia quattro dita. Sei sopra l’osso della tibia. Spostati di lato di un pollice e ci sei!

Anche in questo caso, naturalmente, bisogna trattare il punto sia a destra che a sinistra.
Poiché i sintomi dell’ipertensione sono in alto… è importante massaggiare in basso!

Anche il punto KI-1

Un altro punto facile da localizzare è Yongquan, Fontana zampillante, KI-1 sulla pianta dei piedi, al centro.
Anche il primo punto del meridiano di Rene (KI-1) può aiutare ad abbassare la pressione sanguigna.
Facile da massaggiare, oppure da trattare con una pallina sotto i piedi, conferma un’altra delle regole nei trattamenti energetici: per trattare i problemi dell’alto (mal di testa, vertigini) si massaggia in basso (i piedi).
Tuttavia, se la pressione è talmente alta che inizia a provocare vertigini e sintomi più gravi, l’effetto della digitopressione potrebbe risultare troppo lento e non essere quindi appropriato in una situazione di emergenza.

Dieta: alleati e nemici dell’ipertensione

Nella dieta quotidiana, sono molti gli alleati utili per combattere l’ipertensione:

  • L’aglio crudo, ideale per dilatare i vasi sanguigni
  • Le banane e i pomodori, per bilanciare l’eccesso di sodio
  • Il pesce azzurro o il salmone, per regolarizzare la pressione
  • Il sedano e lo zafferano.

Purtroppo ci sono anche dei nemici:

  • Le carni rosse e/o le parti grasse delle carni
  • Gli insaccati e le carni salate
  • I formaggi stagionati
  • Gli alimenti in salamoia (olive) o sotto sale (capperi)

Attenzione anche alla frutta secca!

O alimenti da tenere sotto controllo:

  • Il vino, non più di un bicchiere a pasto (chiedere comunque al medico!); non più di uno al giorno per le donne o per chi ha più di 65 anni. Solo occasionalmente, se sovrappeso
  • Il caffè e il tè, non più di 2 tazze/ine al giorno, salvo esplicito permesso del medico
  • Il sale da cucina. È buona regola ridurre quello aggiunto alle pietanze ed evitare il consumo di alimenti che naturalmente ne contengono elevate quantità

La liquirizia: un suo abuso può innalzare i valori pressori.

RICORDA!
Più attività fisica, moderata e ripetuta: non solo corsa o bicicletta, ma anche ballare aiuta a tenersi in forma!

ATTENZIONE:
L’ipertensione arteriosa non è una patologia psicosomatica, ma può essere influenzata moltissimo dalla componente emotiva: una persona molto ansiosa può avere variazioni pressorie molto ampie che, in alcuni casi, possono favorire, ma non causare, lo sviluppo di una forma di ipertensione arteriosa.

Perle di salute – La Medicina Tradizionale Cinese in cucina

Il cuore ha bisogno di essere sostenuto, soprattutto d’estate.
I tre mesi dell’estate sono governati dall’energia del fuoco. È qui che ci si fa carico dei processi di crescita e maturazione. Il Qi (energia) di Cuore è abbondante di energia Fuoco, il suo sapore associato è l’amaro.
Secondo il ciclo “Nonno – nipote” (di dominazione nei cinque movimenti), il Fuoco può indebolire il Metallo; l’elemento che sarà più attivo in autunno.
L’energia del Metallo governa il Polmone; il sapore associato al Polmone è il piccante.
Durante la stagione estiva si dovrebbero diminuire i cibi amari e incrementare i cibi piccanti, per nutrire il Polmone.

RICORDA: lo zenzero è un sapore piccante!

Massaggio in gravidanza: benefici, controindicazioni e falsi miti

Affrontare una gravidanza comporta una serie di cambiamenti che il corpo della futura mamma deve sopportare e questo non succede sempre con molta facilità.
Alcune strutture anatomiche sono sottoposte a maggiori stress causati dall’aumento di carico e a modifiche del funzionamento di alcuni apparati, cui conseguono, quasi sempre, fastidi e dolori.
Ovviamente, un fisico con una buona “resistenza” e omeostasi di partenza avrà maggiori possibilità di rispondere a questi stress senza generare disturbi.

Principali cambiamenti del fisico in gravidanza

Articolazioni e legamenti

Articolazioni e legamenti del bacino si allentano e divengono più flessibili con il passare dei mesi. Questa consente di creare spazio all’utero ingrandito e prepara la donna al parto, ma comporta, al contempo, una leggera alterazione posturale.

Ormoni

L’equilibrio ormonale viene modificato:
  • la tiroide, stimolata da un ormone prodotto dalla placenta a divenire più attiva
  • i livelli di estrogeno e progesterone aumentano precocemente in gravidanza
  • le ghiandole surrenali aumentano la produzione di aldosterone e cortisolo, che contribuiscono alla regolazione dei liquidi escreti dai reni e di conseguenza vengono trattenuti più liquidi.

Cuore e sistema vascolare

Anche il cuore viene sovraccaricato: con la crescita del feto, il cuore deve pompare una maggiore quantità di sangue verso l’utero e, man mano che quest’ultimo ingrandisce, disturba il ritorno del sangue dagli arti inferiori e dalla regione pelvica al cuore.
Il reflusso ridotto di sangue provoca edema e aumenta il rischio di comparsa di vene varicose, preme contro la vescica, riducendone le dimensioni e quindi inducendo la donna ad urinare con maggior frequenza.

La difficoltà connesse alla gestione di tutte queste alterazioni potrebbe generare sconforto, ansia, frustrazione e anche disagio verso sé stesse.

Terapie manuali e gravidanza

Le terapie manuali rappresentano un’ottima modalità per migliorare lo stato sia fisico che psicologico della puerpera, influenzando la sua salute a diversi livelli, apportando benefici a tutti gli apparati e garantendo, al contempo, un momento di distensione e relax.Non esiste una specifica tecnica di massaggio per la gravidanza, alcune però possono essere più indicate di altre per specifici disturbi, ad esempio:

  • massaggio classico: utile soprattutto per ridurre gli stati di tensione muscolare eccessiva e il dolore
  • drenaggio linfatico manuale: è possibile assistere in gravidanza ad un aumento del ristagno di liquidi (soprattutto nelle ultime fasi della gravidanza) e in questo caso il DLM si rivela la tecnica elettiva
  • massaggio del tessuto connettivo: permette di contrastare, o comunque alleviare, disturbi localizzati all’area di trattamento, ma anche di esercitare effetti riflessi su organi e tessuti lontani, quindi utile per trattare disturbi di natura molto differente
  • massaggio delle zone riflesse del piede: consente di agire in maniera efficace su tutti gli apparati del corpo, quindi è particolarmente utile per trattare le problematiche di natura ormonale, digestiva, cardiocircolatoria.

Un trattamento che combini sapientemente più tecniche, consente di agire su problematiche di natura differente, sommando efficacia e potendo valutare ogni caso di possibile controindicazione proponendo una soluzione alternativa.

Rischi, controindicazioni e falsi miti

Sottoporsi ad un massaggio in gravidanza non comporta, generalmente, alcun rischio per la futura mamma e bambino; esistono tuttavia delle precauzioni da tenere in considerazione:

  • evitare massaggi prima dei 4 mesi: non è mai stata confermata scientificamente una relazione tra l’aborto spontaneo e i massaggi effettuati nei primi tre mesi di gravidanza. L’interruzione si verifica indipendentemente dal fatto che le donne si sottopongano al trattamento e non esistono documenti che citano esplicitamente i massaggi come possibile causa di interruzione spontanea di gravidanza.
    Ma ci guida sempre il principio di precauzione, quindi evitiamo di trattare la paziente in questo periodo così delicato e in cui la percentuale di aborto spontaneo è maggiore.
  • Considerare la posizione di operatore e paziente cercando un giusto equilibrio tra comfort della paziente (che potrebbe mal sopportare il mantenimento di alcune posizioni) ed ergonomia dell’operatore. L’utilizzo di alcuni supporti di posizionamento, cuscini, potrebbe essere indicato, come anche manualità in aree particolarmente sensibili (ad esempio l’addome). In ogni caso, la disponibilità ad adattarsi alle esigenze della paziente è fondamentale.
  • Accertarsi dello stato della paziente e verificare che la gravidanza proceda in modo fisiologico, senza complicazioni, che non sia, cioè, considerata “a rischio”. In questo caso sarà necessario consultarsi con il suo medico curante.
  • Vanno, come sempre, valutate possibili situazioni di allerta per definire indicato il trattamento che ci proponiamo di eseguire. La possibilità di variare tecnica, anche durante la seduta, potrebbe rivelarsi un’ottima strategia per evitare eventuali e possibili situazioni di controindicazione (meglio, in ogni caso, consultare lo specialista in presenza di disturbi particolari come pressione alta, diabete gestazionale, ipotensione, preeclampsia, edema cardiaco, condizioni di rischio che coinvolgono la placenta).

Benefici del massaggio prenatale

I principali benefici del massaggio prenatale riguardano svariate strutture appartenenti a diversi sistemi e apparati, apportando:

  • miglioramento delle funzioni del sistema immunitario
  • sensazione generale di rilassamento, che favorisce il sonno e aiuta a combattere lo stress
  • diminuzione del dolore e miglioramento delle funzionalità di muscoli e articolazioni sottoposti ad un carico aumentato come schiena, arti inferiori,…
  • stimolazione della circolazione sanguigna
  • riduzione delle problematiche connesse alle alterazioni posturali
  • riduzione del gonfiore localizzato
  • miglioramento delle problematiche digestive e di evacuazione
  • preparazione al parto

Perle di salute – Alleggerire il carico sulla schiena

Con l’aumento di volume della pancia, aumentano anche le tensioni che i muscoli, le articolazioni e la colonna lombare devono sopportare. Per ridurre le tensioni e il dolore percepito, che in qualche caso potrebbe risultare invalidante, è importante distendere la muscolatura paravertebrale.

Un semplice ed efficace esercizio che la futura mamma può eseguire in ogni condizione consiste nell’allungare la colonna vertebrale: da posizione seduta e con gli arti inferiori distesi, possibilmente in appoggio contro una superficie verticale, immaginiamo di avere un filo che dal vertice del cranio ci tira verso l’alto. Eseguito con costanza e per qualche minuto di seguito, riporta elasticità alle fibre muscolari irrigidite dall’ipersollecitazione del periodo.

Per approfondire…
Sei un terapista e vorresti approfondire l’argomento? Allora potrebbero interessarti questi corsi di formazione continua:

La pelle in Medicina Cinese: dove il corpo manifesta il suo disagio

Pruriti, eritemi, eczemi, dermopatie… le cause delle manifestazioni sulla pelle sono le più svariate.
La cute costituisce un territorio privilegiato dove il corpo-mente manifesta il proprio disagio interiore.
 

La pelle in Medicina Cinese

In Medicina Cinese è molto chiaro: la pelle è lo specchio della salute dei nostri Polmoni.
Se la pelle è secca, desquama o è grassa o arrossa, prude, diventa purulenta… è un “segno”! Più che utilizzare creme e lozioni è meglio interpretare il campanello d’allarme e portare armonia tra gli organi coinvolti o le sostanze fondamentali in disequilibrio.
 
La pelle è una barriera, fa parte delle nostre possibilità di proteggerci, è sistema immunitario.
Ma è anche il confine tra noi e il “fuori da noi”, è l’espressione del senso del tatto, quello che maggiormente ci mette in relazione con gli altri. Di più, la pelle reagisce alla malinconia, ma anche all’ingiustizia.
 

Organo Polmone

Com’è possibile tutto questo?
Nel meraviglioso mondo della Medicina Cinese, tutto ciò che ha la medesima vibrazione appartiene allo stesso Sistema: la pelle è espressione di Polmone Organo; i polmoni, a loro volta, fanno parte, assieme all’Intestino Crasso, del Movimento Metallo, che a sua volta è associato all’Autunno.

E’ in autunno che si passa dalla rigogliosità dell’estate ad una forma più essenziale: pian piano l’albero si spoglia di ciò che diviene superfluo e mostra la sua essenza. Anche l’uomo, in questa fase della vita, ma anche in questa stagione nell’arco dell’anno, ha l’occasione di eliminare ciò che è superfluo, per dare valore alle proprie qualità.

L’ideogramma Metallo 金 rappresenta un “tetto” messo a protezione di un sottosuolo ricco di pepite di metalli preziosi, che si solidificano nella terra. Le pepite dell’uomo sono la sua integrità, la fermezza e la capacità di giudizio.
Ma il Metallo è anche duttile: qualità fondamentale per bilanciare la durezza, affinché l’integrità non si trasformi in eccesso di intransigenza.

L’organo Polmone e l’organo Intestino Crasso sono associati perché entrambi raccolgono, condensano e gestiscono i liquidi e le impurità, regolando l’umidificazione e la secchezza del corpo.
Il Polmone raccoglie il Qi, l’energia vitale, fatto di aria ed energie cosmiche, e lo distribuisce a tutto il corpo. Poi elimina le impurità attraverso l’espirazione e la pelle.
Così l’Intestino Crasso, che raccoglie le scorie e le porta in basso, verso la terra.
Lo stato di salute della pelle riflette l’energia dei Polmoni, che ne comandano l’apertura e la chiusura dei pori.
Ecco perché allergie e dermatiti possono avere la stessa origine nella disarmonia!

 
Che sia un problema del dialogo Polmoni/Rene o magari un Sangue troppo “caldo”, che sia l’energia di difesa Wei carente o uno stato emotivo non risolto, la Medicina Cinese individua il trattamento per riequilibrare, con i canali energetici e i punti di accesso all’energia, e risolvere “dal fiore alla radice”.
 

Mal di schiena e muscolo ileopsoas: cause, sintomi, terapia e stretching

Possiamo definire il muscolo ileopsoas come un attore che di nascosto procura, fra le altre cose, mal alla schiena.
È un attore nascosto poiché svolge molte insospettabili funzioni ed è posizionato profondamente nel corpo, in una zona poco accessibile, dunque poco visibile e palpabile.

Da un punto di vista posturale e funzionale è ubicato in un punto strategico, per tanto una sua disfunzione lo rende frequentemente responsabile o, comunque, molto coinvolto nel provocare dolore.

Sintomi e dolore da ileopsoas

Il dolore causato dal muscolo ileopsoas si estende lungo la colonna vertebrale, dalla regione dorsale inferiore sino alla zona dell’osso sacro.
L’andamento tipico di questo dolore è caratterizzato da una particolare distribuzione che risulta essere verticale e laterale alla colonna lombare.

I sintomi che derivano da un suo disturbo riguardano, inoltre, dolori a carico dell’articolazione sacroiliaca e della parte superiore del gluteo.
Spesso il dolore si può estendere sino alla coscia, sia anteriormente che posteriormente; altre volte può coinvolgere l’inguine, simulando ad esempio un dolore da artrosi dell’articolazione dell’anca, oppure irradiarsi verso gli organi genitali.Questi dolori sono solitamente avvertiti dallo stesso lato del muscolo ileopsoas sofferente.

 

Come è fatto e dove si trova il muscolo ileopsoas

Il muscolo ileopsoas è composto da una parte iliaca, chiamata appunto muscolo iliaco, ed una parte denominata psoas o grande psoas.
Esiste anche un muscolo piccolo psoas, il quale si trova in vicinanza del muscolo ileopsoas stesso e svolge alcune funzioni simili ma è, tuttavia, un altro muscolo.

Il muscolo grande psoas è posizionato davanti alla colonna vertebrale ed è connesso nella sua parte superiore lungo i lati delle vertebre lombari e dei dischi intervertebrali posti fra una vertebra e l’altra.
Il muscolo iliaco riveste la parte interna o ventrale di quella parte del bacino chiamata osso iliaco.

Entrambi i muscoli terminano in un unico tendine che si connette ad una parte del femore denominata piccolo trocantere.

A cosa serve il muscolo ileopsoas

Le azioni principali di questo muscolo consistono:

  • nella flessione della coscia
  • nell’estensione della colonna lombare, ossia aumenta la lordosi
  • ha un ruolo posturale importantissimo nel mantenere la posizione eretta e nel controllare la colonna lombare da seduti
  • ruota e porta in fuori la coscia
  • durante il cammino, il jogging e la corsa, veloce o di fondo, questi muscoli sono attivi nel controllare la postura del tronco a livello lombare.

Caratteristiche dei sintomi dolorosi

I sintomi dolorosi aumentano con attività che richiedono trasporto di pesi e migliorano stando sdraiati; il sollievo maggiore lo si ottiene flettendo l’anca.
Alcuni sintomi possono simulare il dolore da infiammazione dell’appendice.

Il muscolo è anche attraversato da alcuni nervi, pertanto può determinarne la compressione. In particolare può arrecare disturbo al nervo femorale, al nervo femoro-cutaneo ed al nervo genito-femorale.
Inoltre, può disturbare i vasi sanguigni dell’arto inferiore, in particolare la vena iliaca, pertanto può provocare un rallentamento del ritorno venoso con conseguente gonfiore e pesantezza degli arti inferiori per edema.
Proprio a causa di queste connessioni, può causare un aumento del dolore durante il ciclo mestruale (dismenorrea).

Trattamento manuale del muscolo ileopsoas

Le cause che possono provocare disturbi al muscolo ileopsoas sono generalmente delle articolazioni dorso-lombari, lombo-sacrali o sacroiliache rigide o bloccate.
Altre volte ad irritarlo cronicamente potrebbe essere una lunghezza diversa degli arti inferiori, perciò potrebbe essere utile una correzione di tale asimmetria.
Un buon consiglio per evitare in parte questi problemi è evitare di stare seduti immobili per periodi di tempo troppo lunghi, soprattutto se la seduta è molto bassa con le anche che si flettono ad angolo acuto.

Utile è anche normalizzare il respiro poiché spesso non è corretto, altre volte risulta indispensabile regolarizzare l’intestino, poiché un colon irritabile può disturbare il muscolo ileopsoas.
Il muscolo ileopsoas può anche essere massaggiato direttamente nonostante la sua profondità, grazie a raffinate tecniche manuali.
L’allungamento, ovvero lo stretching, del muscolo ileopsoas è fondamentale per la risoluzione dei sintomi, solo successivamente si potrà intraprendere un programma di rinforzo degli ileopsoas e degli addominali.

Perle di salute – Stretching del muscolo ileopsoas

Per mantenere in salute i tuoi muscoli ileopsoas, esegui almeno due volte al giorno questo esercizio per allungarli e tenerli elastici.

La figura A rappresenta la posizione di partenza, la figura B quella di arrivo e dovrà essere mantenuta per circa 30 secondi.

 

Questo esercizio non è indicato per le persone che presentano problemi a carico delle spalle, al collo o alla schiena.

 

Ansia e rimedi naturali: il Training Autogeno

Chi di noi non ha mai provato uno stato di tensione, di preoccupazione, di agitazione?
Quando sentiamo il battito cardiaco accelerato, la frequenza respiratoria aumentata, i muscoli tesi, diciamo: “Che ansia!”.

I sintomi dell’ansia

L’ansia è multisfaccettata, si può manifestare con sintomi diversi, psicologici e fisici.
I sintomi fisici dell’ansia (tensioni, vertigini, mal di stomaco, affanno, attacchi di panico…) spesso spaventano, generando circoli viziosi, la cosiddetta “paura della paura”.
Tuttavia, essi dipendono dal fatto che, ipotizzando di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l’organismo in ansia ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare in modo più efficace possibile, scongiurando il pericolo e garantendosi la sopravvivenza.

In questo senso, l’ansia non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce una importante risorsa. E’ infatti una condizione fisiologica adattiva efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni (ad esempio sotto esame, durante una gara).

L’ansia disfunzionale

Proprio perché proiettata nel futuro, l’ansia spinge la persona ad attuare condotte preventive che le permettono di affrontare il pericolo rimanendo indenne.

Quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata, quando si tratta dell’anticipare, immaginare una minaccia futura che non presenta un pericolo immediato, siamo di fronte a uno stato d’ansia disfunzionale che fa scattare l’emergenza anche quando non serve. Tale situazione può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni.
Possiamo citare, come esempio, comportamenti prudenti o comportamenti di evitamento, che nei casi conclamati non si limitano ad ambiti specifici, ma diventano reazioni pervasive che invalidano fortemente l’autonomia della persona.

I disturbi d’ansia

In questo modo, una risorsa fondamentale per l’esistenza di ognuno di noi, ovvero la percezione di emozioni come messaggi che il corpo ci invia per proteggerci, si trasforma in qualcosa di disfunzionale che sfocia in veri e propri disturbi d’ansia caratterizzati da alcuni sintomi:

  • a livello cognitivo: un senso crescente di allarme e di pericolo, il senso di vuoto mentale, la sensazione di perdere il controllo, la presenza di immagini, ricordi e pensieri negativi
  • a livello fisico: tensione, tremore, sudore, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, nausea, difficoltà respiratorie.

Quando l’ansia diventa estrema e incontrollabile, sfociando in uno dei disturbi d’ansia, occorre un intervento professionale che possa aiutare la persona a gestire i sintomi così fastidiosi e invalidanti.

Rimedi naturali per gestire l’ansia

L’ansia, soprattutto quando non raggiunge livelli estremi tipici di un vero e proprio disturbo, può essere gestita con tecniche di rilassamento, strategie di meditazione e rimedi naturali.

Tra queste, il Training Autogeno è sicuramente la tecnica di rilassamento più conosciuta al mondo, perfezionata negli anni ’30 dal neurologo J.H. Schultz come metodo di autodistensione psichica.

Il Training Autogeno

Nella sua versione somatica, il Training Autogeno consiste nell’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione passiva (il “training”), centrati su alcune sensazioni corporee che portano ad ottenere spontanee modificazioni neurovegetative che andranno a riequilibrare i parametri alterati dalle situazioni di stress.
Queste modifiche sono autoindotte (“autogeno” significa “che si genera da sé”), differenziando questa tecnica da altre in cui serve necessariamente un terapeuta ogni qualvolta si utilizzino (ad esempio l’ipnosi oppure il rilassamento guidato).
Con la ripetizione degli esercizi diventa possibile ottenere l’associazione tra una formula ripetuta mentalmente e uno stato psicofisico di calma, distensione, equilibrio. Grazie a queste caratteristiche, il Training Autogeno è una tecnica molto utilizzata nel trattamento dei disturbi d’ansia.
Quando siamo sovrastati dall’ansia disfunzionale, che impedisce di pensare lucidamente e che può sfociare con facilità in un panico paralizzante, viviamo uno stato di allerta inutile ma non riusciamo ad “abbassare la guardia” anche se non sussiste (o non c’è ancora) un pericolo immediato.
Il Training Autogeno mira a smorzare lo stato fisiologico di allerta: i muscoli si rilassano, il respiro e il battito del cuore diventano più regolari, lo stomaco si distende, le tensioni emotive si sciolgono e la mente riacquista una sensazione di freschezza e di chiarezza. Una volta appreso, durante un percorso specifico, il Training Autogeno diventa uno strumento vincente contro i disturbi d’ansia che possiamo utilizzare in maniera completamente autonoma ogni volta che ne abbiamo bisogno.

Perle di salute – Allunga l’espirazione

Esistono tutta una serie di tecniche di respirazione che puoi provare per alleviare i sintomi d’ansia e iniziare a sentirti subito meglio.
Una delle tecniche più semplici è quella di allungare l’espirazione.
Invece di fare un respiro grande e profondo, prova a fare un’espirazione completa: spingi tutta l’aria fuori dai polmoni, poi lascia semplicemente che i polmoni facciano il loro lavoro, inalando aria.
Poi, prova a dedicare un po’ più di tempo sia all’espirazione che all’inspirazione: per esempio, prova ad inspirare per quattro secondi, poi espirare per sei secondi.
Prova a farlo per 2-5 minuti.

Questa tecnica può essere eseguita in qualsiasi posizione confortevole, in piedi, seduti o sdraiati.


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